Gli ultimi giorni della Serenissima in Istria - 1a parte

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sua imbarcazione a Castelnuovo283. Di fronte a quel cambiamento straordinario, che si prestava a molteplici interpretazioni, da Venezia, il 10 giugno 1797, fu inoltrato ai comuni dalmati un foglio a stampa in cui si comunicava quanto era avvenuto nella vecchia capitale e al tempo stesso quelle comunità venivano informate sulla volontà di tenere salde le tessere che formavano i domini di San Marco. Si evidenziava altresì che la città lagunare non ambiva ad alcun predominio, ma auspicava solo l’attuazione della “Fraterna unione” definita “il vero carattere dello spirito Democratico”284. Per evitare che la regione cadesse nelle mani austriache, la Municipalità provvisoria inviò in Dalmazia il cittadino Giovan Luca Garagnin e l’avvocato Angelo Calafati, entrambi dalmati, rispettivamente di Traù e di Lesina, con il compito di democratizzare quella provincia, ed assicurarsi la fedeltà del provveditore generale Andrea Querini285. Tale delicato compito fu affidato ai due in quanto la Municipalità provvisoria, dopo aver vagliato attentamente le loro qualità, caratterizzate da “puro civismo” e patriottismo, li ritenne i più pertinenti a svolgere quell’incarico e confidava nella buona riuscita dell’unione286. La missione, però, fu piena d’insidie, infatti, non poterono approdare a Zara in quanto ostacolati dalla popolazione287, la quale, eccetto uno sparuto numero di intellettuali, non era per nulla attratta dalle idee democratiche. La spedizione, benché fosse partita senza 283

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“Notizie”, 7 giugno 1797, p. 398. Il Comitato di salute pubblica accettò l’offerta del detto Giovovich “onde tentare la tranquilla democratizzazione di que’ Popoli, ch’erano addetti all’ex Governo Veneto” e per l’impresa, cioè per “organizzare la Democrazia, e conservare l’unione fraterna” fu prescelto il cittadino Niccolò Zicovich, vedi Id., 10 giugno 1797, p. 409; Verbali, vol. I/1, p. 190. Non possediamo altre informazioni in merito alla missione, che, tra l’altro, non si concretizzò a causa dell’occupazione austriaca. La Municipalità democratica, però, continuò a vigilare con una certa attenzione sull’area delle Bocche di Cattaro e, per quanto le fu possibile, cercò di assecondare le richieste provenienti da quelle comunità. Il 23 giugno 1797, nonostante l’invasione austriaca in corso, a Venezia si ritenne doveroso annullare l’aggravio che i marinai di Castelnuovo dovevano sborsare per ogni viaggio che facevano e che rimase in vigore sino alla fine della Serenissima, nonostante le petizioni presentate per revocare il balzello. Infine si stabilì che quella popolazione dovesse godere “[…] di tutte le esenzioni, concessioni e privilegi delle altre comunità al pari di quelle di Perasto, Dobrota e Perzagno, in vista al merito conciliatosi da questi fedelissimi cittadini nella difesa del territorio di quella città contro le armi nemiche, in occasione di viva guerra e ad’ogni Pubblico Servizio, ASV, Democrazia, b. 25, f. 1, Arsenal e Marina da 18 maggio 1797 sin 15 novembre, c. 97r. Anche da tale provvedimento si coglie l’illusione si potesse ancora organizzare una resistenza contro i nemici e così custodire almeno parte di quella importante provincia. Ivi, b. 120, La Municipalità provvisoria di Venezia a diverse comuni della Dalmazia, foglio a stampa n. 72. Il testo integrale viene proposto in appendice. Verbali, vol. I/1, p. 57. L’ex provveditore generale fu avvisato dei cambiamenti avvenuti a Venezia nonché della missione affidata ai due dalmati. Il medesimo ottenne anche l’incarico di comandare la flotta ivi ancorata e di eseguire la democratizzazione. ASV, Democrazia, b. 172, fasc. Atti relativi alla Dalmazia, lettera 27 maggio 1797. G. Sforza, La caduta della Repubblica di Venezia cit., p. 94.


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