Volume celebrativo 25 anni IATT

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Il viaggio di IATT attraverso Venticinque anni di Trenchless



i presidenti la storia

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Paolo Trombetti La meraviglia e lo stupore di fronte al mondo nutrono il filosofo che si configura, quindi, come uno scienziato che non mira a raggiungere qualche utilità pratica ma che è unicamente mosso dall’amore per la conoscenza (Aristotele).

L’incontro dal

2001

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Quando, nel 1994, mi venne proposto in Telecom Italia di occuparmi di quelle che al tempo erano chiamate “nuove tecnologie per la posa di infrastrutture di reti”, mai avrei immaginato che un giorno sarei entrato a far parte dell’associazione italiana che promuove queste tecnologie né tantomeno che ne sarei stato prima segretario e poi presidente. Il mio incontro con la IATT ha inizio nel 1996, più o meno, quando cominciai ad affiancare Franco Roscini,

uno dei soci fondatori, all’interno del Comitato Organizzatore del XX International no dig di Genova che si sarebbe tenuto nel 1997. Iniziò così la mia esperienza in ambito associativo. IATT all’epoca si era da poco costituita, non era ancora strutturata, stava muovendo i suoi primi passi e fu messa subito alla prova organizzando un evento internazionale in un settore che era agli albori non solo in Italia ma anche in molti altri Paesi del mondo. In IATT, però, c’erano alcuni grossi player nazionali che avevano abbracciato la “rivoluzione industriale del trenchless” e che stavano avviando un lento ma continuo processo di sensibilizzazione e di cambio di mentalità che ha poi portato al conseguimento di importanti obiettivi. Fu una’esperienza entusiasmante, non ero ancora associato alla IATT, ero lì in rappresentanza di Telecom Italia ed ero un outsider, se vogliamo. Partecipai così a riunioni con rappresentanti di vari gestori di servizi (tra cui Snam, Eni e Amga), come erano chiamate all’epoca le utility, e con il mondo universitario e dell’imprenditoria, con cui per più di un anno ci


saremmo incontrati periodicamente fianco a fianco per organizzare quello che sarebbe poi stato ricordato come uno dei più belli, interessanti e partecipati no dig International della storia. Personalmente ero già abituato alle attività dei gruppi di lavoro che svolgevo in ambito aziendale, ma queste di norma vedevano la partecipazione di soli colleghi o di società fornitrici di Telecom Italia, dove i rapporti e le dinamiche seguivano logiche abbastanza consolidate. Nel caso di IATT fu un’esperienza nuova che mi permise di interagire e confrontarmi con soggetti nazionali o locali rappresentanti di altri servizi che non fossero di TLC. Certo, c’è da dire che anche il contesto era sicuramente dei più stimolanti: organizzare un evento internazionale. Si trattava di proporre e decidere programmi, pianificare i cantieri “live” e molto altro ancora, come IATT ma anche e soprattutto come Telecom Italia, che in qualità di socio fondatore partecipò con un ruolo da protagonista.

Socio IATT, da sherpa a Presidente Con il rinnovo del Consiglio Direttivo nel 1998 prende la presidenza Telecom Italia nella persona dell’ing. Renato Polidoro, ed è segretario Generale Franco Roscini. In quell’anno entro a far parte a tutti gli effetti della IATT come socio ordinario. Per ragioni lavorative

dopo appena un anno l’ing. Polidoro è sostituito dal dott. Feliciano Esposto, che mi chiede di subentrare a Roscini, nel frattempo andato in pensione, nel ruolo di Segretario Generale.ì Entro così a far parte del Consiglio Direttivo in un ruolo strategico per cominciare a capire le logiche e i processi che ci sono dietro la gestione delle associazioni. Peraltro, come ebbe a dire Esposto nel presentarmi al CD, io sarei stato uno “sherpa”, non nel significato giornalistico del termine (funzionario che prepara incontri politici internazionali ad alto livello), bensì facendo riferimento ai portatori nepalesi ingaggiati nelle spedizioni himalayane, cioè colui su cui sarebbe ricaduto tutto il lavoro per portare avanti e gestire l’associazione, a disposizione del CD e degli associati. Umilmente mi sono calato nel ruolo, rimboccato le maniche e ho iniziato a occuparmi di tutti gli aspetti che impattano nella gestione di una’associazione. Iniziai da quelli amministrativo contabili (gestivo la 5


prima nota con il supporto del dott. Pescatori, nostro commercialista), cominciai a redigere il bilancio e il budget, i pagamenti all’erario, l’emissione delle ricevute delle quote associative e delle fatture verso i fornitori e le banche, a cui si aggiunsero negli anni gli aspetti legali, contrattuali, normativi, la gestione dei progetti finanziati, la definizione di accordi, protocolli , collaborazioni, le proposte normative e quelle tecniche e molto altro ancora. Nel frattempo anche il dottor Esposto dovette spostarsi all’estero e questo significò per me muovermi con un mandato più ampio: avevo avuto dal CD la delega a rappresentare il Presidente, come previsto dallo Statuto. Incominciammo a definire gli obiettivi di IATT, cioè raggiungere tutti gli stakeholder che rientrano nel processo decisionale relativamente all’applicazione delle tecnologie. Quindi avviamo una sorta di road map per sensibilizzare sia i soggetti politici sia i tecnici (assessori, sindaci, funzionari, ecc.) degli Enti locali, delle utility, le ferrovie, le autostrade, Anas, gli studi di progettazione, le imprese, gli ordini professionali, il mondo accademico e le associazioni di categoria, ministeri, Governo centrale, autorità. Iniziò così la trasformazione della IATT che l’ha poi portata a essere quella che oggi è. Si decise di assumere una segretaria presso la sede di Genova. Come 6

dicevo, la IATT era agli albori ed era tutto da costruire, certo il no dig di Genova aveva avuto un grande successo ma bisognava battere il ferro finché era ancora caldo; lo scopo istituzionale di IATT è promozione e divulgazione, vennero dunque avviati i lavori per istituire un sito web, pubblicare newsletter (all’epoca in formato cartaceo) organizzare seminari e convegni in tutta Italia, in modo da far conoscere la IATT e le tecnologie no dig. Con l’assemblea del 4 maggio 2001 venni nominato presidente e da lì ho continuato a ricoprire l’incarico per i successivi 18 anni. Ad ogni rinnovo di mandato mi sono sempre preoccupato di confrontarmi in primis con i colleghi del settore delle TLC, per valutare l’intenzione a entrare nel CD ed eventualmente a ricoprire incarichi in tale ambito, e poi con i colleghi delle altre aziende di servizi. Mi sono sempre sentito rispondere “bene, così rimani tu”. Sinceramente, non ho mai capito se prenderlo come un complimento: stavo lavorando bene e quindi perché cambiare l’allenatore se la squadra vince? O, piuttosto, era consapevolezza che soprattutto nei primi anni l’attività era decisamente impegnativa e richiedeva una articolare disponibilità a muoversi, peraltro non solo in Italia ma anche all’estero? IATT, infatti, fa parte della ISTT (International Society for Trenchless


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Technology), e almeno una volta l’anno è richiesta la partecipazione al board dei Chairmen che si tiene in occasione degli International no dig. In tale incontri si approvano le modifiche di statuto, il bilancio e il budget, si eleggono i rappresentanti dell’ESC (Esecutiv Sub Commitee), l’organismo di controllo della ISTT, si vota sul paese che dovrà ospitare i futuri no dig International, si definiscono i criteri e le regole circa la gestione dei progetti e ogni associazione presenta anche un breve resoconto delle iniziative che ha portato avanti nell’anno. Sta di fatto che in questi anni ho sempre avuto l’endorsement del settore TLC e non solo.

demico, liberi professionisti, studenti ed enti locali. Questo rende IATT diversa da qualsiasi altra associazione di categoria, spiccatamente monotematiche, consentendo per altro di avere al proprio interno la possibilità di un confronto tra i vari soggetti. In questo senso, sono un convinto assertore del “fare rete uguale fare sistema” e dell’idea che condividere sia più efficace che imporre; ecco che così IATT ha dato corso a tutta una serie di accordi e protocolli con molteplici associazioni ed enti (ANCI, Formedil, Unindustria, ordini professionali, ANCE), oltre che collaborazioni varie che contribuiscono alla crescita del “no dig pensiero”.

Questa scelta si è rivelata vincente, spiegare i pregi ma anche i limiti delle tecnologie trenchless in modo traspaIn questi anni in IATT, confrontandomi rente ha contribuito ad ottenere un apanche con altre associazioni di caproccio da parte dei vari interlocutori, tegoria a livello nazionale e non, ho che hanno riconosciuto in IATT onestà maturato la consapevolezza che sia e trasparenza, spingendoli a iniziare a un unicum. Infatti al suo interno ragvalutare con il giusto avvicinamento il gruppa l’intera catena del valore, tra i propri associati annovera i gestori delle ricorso a queste tecnologie. Certo non è stato un percorso semplireti, i general contractor, le imprese, i ce, soprattutto in diversi di quei casi costruttori di macchine e materiali, gli dove il modo di operare di alcune studi di progettazione, il mondo acca-

IATT: un “unicum” nello scenario associativo

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aziende o di pseudo “guru” del no dig, finalizzato a fare ad ogni costo i lavori con tecnologie trenchless, ha di fatto causato più danni al settore che altro. Se ti bruci, poi sei portato a stare lontano dal fuoco. In questi casi, che aimè ci troviamo ad affrontare ancora oggi, diventa estremamente difficile rappresentare che la tecnologia in realtà funziona se correttamente impiegata ed eseguita ad opera di imprese opportunamente “skillate” e adeguatamente retribuite; questo soprattutto in un contesto in cui il ricorso a queste soluzioni sicuramente porta a destabilizzare una serie di modi di fare e di lobby, pronte a sostenere che “il no dig non funziona”. Quanti danni sono stati fatti in tal senso da vari soggetti, danni che hanno sicuramente comportato un ritardo nello sviluppo del trenchless in Italia fino a ottenere, purtroppo, in alcuni ambiti il suo categorico rigetto. Generando così conseguenze anche pesanti dal punto di vista economico per quanti in questo settore hanno investito in modo considerevole. La mia non vuol certo essere retorica, basti confrontarsi con alcuni Paesi europei e vedere che talune tecnologie sono


oramai impiegate regolarmente da molto tempo e che rappresentano la scelta principale nella progettazione. Per fortuna anche da noi, in alcuni comparti, siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo, pur con alcuni limiti per talune tecnologie. Questo a voler rappresentare che l’attività non si ferma mai: raggiunto un risultato bisogna puntare poi al successivo, soprattutto perché non parliamo solo di diffondere le tecnologie ma anche di inserirle nei vari settori dei servizi a rete (TLC, acqua, fogne, energia, gas, ecc.), dove le logiche, in alcuni casi, e la parcellizzazione della gestione, per alcuni di questi servizi, rendono complicato il tutto, senza contare il ruolo degli enti locali. Insomma, una sfida continua, se a questo vogliamo inoltre aggiungere le istanze provenienti dai vari settori delle imprese e dei costruttori dei produttori di materiali. Non ci si riposa mai in IATT.

Donne e uomini eccezionali In considerazione dell’attività svolta in questi 18 anni, ho avuto modo di incontrare, conoscere e lavorare con molte persone sia interne a IATT, pensiamo ai vari componenti dei consigli direttivi che ho presieduto e agli associati stessi, sia facenti parte di strutture pubbliche e private a vari livelli, ministri, amministratori delegati, presidenti, direttori generali, sindaci,

assessori, segretari generali, capi di gabinetto, senatori, parlamentari, funzionari e/o dirigenti pubblici o privati, sia a livello nazionale che internazionale. Alcuni di questi hanno sicuramente lasciato un’impronta importante nella mia vita personale e professionale, sono stati incontri e collaborazioni che mi hanno fatto crescere, sia nel mio ruolo in IATT sia anche in quello aziendale. Ritengo quindi doveroso spendere alcune parole per queste donne e uomini, esprimendo il mio ringraziamento. Avevo da poco avuto la delega come presidente IATT e ricordo che l’ing. Pileri, all’epoca Direttore Generale di Telecom Italia, mi chiamò per chiedermi di sottoscrivere un accordo con l’ANCI con cui dare diffusione e promozione delle tecnologie no dig. Ebbene io ero abbastanza dubbioso: come sarei potuto arrivare a sottoscrivere un accordo con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani? La risposta di Pileri fu: “Lei è il Presidente della IATT, chiami e fissi un incontro con il presidente di ANCI”. Così feci e così fu. Nel 2000 siglai il primo protocollo d’intesa con ANCI, all’epoca rappresentata dal dott. Dominici, sindaco di Firenze. Da allora, alla scadenza delle convenzioni si rinnova oramai quasi automaticamente e con ANCI è nata una reciproca collaborazione. Voglio ringraziare Mauro Savini, il nostro riferimento operativo di ANCI, una 9


persona estremamente competente con cui si è stabilito un rapporto di collaborazione che ci vede partecipi anche su altri tavoli tecnici finalizzati a normare l’impiego delle tecnologie no dig e non solo. Un’altra persona che stimo molto è Enrico Seta, che ho avuto occasione di conoscere nel suo ruolo di Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Infrastrutture, in occasione della rivisitazione delle categorie specialistiche al codice dei lavori pubblici. In quel periodo era in corso la rivisitazione di questo elenco, con la finalità di ridurre le categorie. Durante l’incontro capii che avevamo di fronte una persona estremamente disponibile ad ascoltare e soprattutto a voler capire le tecnologie no dig e le nostre posizioni, cercando di coniugare gli aspetti tecnici con la volontà politica. Capacità che ebbi modo di apprezzare in modo più approfondito in occasione della redazione del cd. Decreto Scavi. Peccato che non sia stato possibile portare a termine il lavoro con il dott. Seta, che a seguito della nomina di un altro Ministro dovette lasciare il ruolo. Rimanendo nell’ambito della “cosa pubblica”, non posso non parlare di Marco Raffaldi, conosciuto in qualità di Dirigente della Regione Lombardia, l’uomo che 10

è stato precursore e apripista a livello nazionale delle tematiche del sottosuolo, facendo sì che la Regione Lombardia divenisse punto di riferimento per questi aspetti. Con Marco è stato un “colpo di fulmine”, gli obiettivi di IATT erano in sintonia con quelli della Regione Lombardia, Marco è una persona estremamente preparata e con un’apertura mentale tipica dei filosofi. Ricordo che mi parlava di “realtà aumentata” ancora più di 10 anni fa, quando in Italia non si conoscevano le applicazioni legate all’internet delle cose. Con Marco sono stati portati avanti progetti importanti, primo fra tutti la realizzazione di un vero e proprio catasto delle infrastrutture, gli studi e i progetti fatti sono stati poi alla base della realizzazione delle linee guida per il SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture). E ancora un regolamento scavi condiviso con Regione, ANCI Lombardia, Unione delle Provincie Lombarde e IATT, che a mio modesto parere dovrebbe essere ripreso ed elevato a normativa nazionale. Per il suo importante contributo allo sviluppo delle tecnologie no dig e del tema sottosuolo più in generale, Marco ha ricoperto anche il ruolo di Vice Presidente di IATT.

Quando ho conosciuto Marco Raffaldi ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere ancheil suo Direttore Generale, il dott. Raffaele Tiscar, altra figura capace di avere una visione fuori dal comune, con la consapevolezza di una preparazione e conoscenza che gli consentiva di non piegarsi alla ragione di Stato. Un altro uomo a cui voglio dedicare un pensiero è Massimo Calzoni, conosciuto nel suo ruolo di Presidente Formedil, in occasione della sottoscrizione dell’accordo per l’avvio dei corsi per i patentini operatori macchine complesse. Di lui mi ha colpito la sua calma serafica, da buon padre di famiglia, è l’onesta espressa nel suo ruolo, unico rammarico è di non aver avuto più occasioni di lavorare insieme. All’interno della IATT tanti sono stati i volti di consiglieri e associati con cui ho avuto e ancora oggi ho il privilegio di collaborare, non volendo fare torto a nessuno mi limiterò a ringraziare Milco Anese e Vittorio Petrucco, che in questi anni hanno rappresentato - e ancora lo sono - una sorta di consiglieri a latere, persone con cui mi confronto su vari aspetti e che mi hanno sempre supportato. Naturalmente, anche di Consigli Direttivi ne ho visti tanti, senza remore vi posso dire che quello con


cui c’è maggior affiatamento è l’attuale. Il titolo riporta donne e uomini eccezionali. Parliamo allora di donne e, naturalmente, non posso che parlare del nostro Segretario Generale, Paola Finocchi. Una donna estremamente capace e preparata, che è entrata in IATT in punta di piedi, guadagnandosi a poco a poco il ruolo di Segretario Generale (il più importante in associazione, non dimentichiamolo) in un contesto lavorativo a vocazione prettamente maschile. Paola ha gestito negli anni importanti tavoli di lavoro presso la Regione Lombardia e i Ministeri, solo per cintarne alcuni, svolge una moltitudine di attività che non in molti conoscono, perché lavora dietro le quinte, in quanto non ha manie di protagonismo. Ma è una persona fondamentale per IATT e ho anche il piacere di condividere con lei l’attività in Telecom Italia. Con lei mi confronto costantemente, anche perché ci compensiamo caratterialmente e come approccio alle attività lavorative. Grazie Paola. Ne approfitto per rivolgere un personale ringraziamento anche a Marzia Turolo e a Letizia Rinaldini. IATT non sarebbe nulla senza la nostra Segreteria che rappresenta l’albero motore che dà movimento alla macchina associativa.

Non è tutto rose e fiori Da quanto riportato nelle pagine precedenti sembra emergere un’immagine della IATT bucolica ma nella realtà non è così, purtroppo devo rappresentare come in questi anni si siano verificati anche diversi problemi, alcuni dei quali non nego mi hanno anche preoccupato. Quello che maggiormente mi ha deluso è che alcuni di queste difficoltà sono legate a un comportamento scorretto di persone su cui avevo riposto la mia fiducia, parliamo non solo di associati ma anche di consiglieri. Purtroppo a volte gli interessi personali prevaricano quelli associativi, ancora oggi mi trovo a dover fronteggiare tali casi, che vanno anche a ledere il lavoro fatto negli anni. Abbiamo avuto fuoriusciti da IATT che hanno creato una loro associazione del trenchless, oppure associati che dall’interno remano contro lo sviluppo di queste tecnologie o cercano di condizionarne il mercato. Anche in IATT, dunque, non è tutto rose e fiori, ma immagino, anzi ne sono sicuro, succeda lo stesso in altre realtà associative, anzi forse in misura peggiore. Ma IATT non si sconforta, reagisce circoscrivendo i casi e migliorando i rapporti tra gli associati, costringendo queste figure a uscire dall’associazione.

Conclusioni Che dire, dopo 21 anni di IATT, di cui 18 nel ruolo di Presidente, posso solo dire che gli aspetti positivi hanno sicuramente prevalso su quelli negativi, che non rinnego perché comunque hanno costituito un’occasione di crescita. Sono una persona curiosa per natura e questa curiosità la riverso sia sul lavoro sia sulla mia vita privata, essendo in sostanza un filosofo. 11


Feliciano Esposto

1999 2001

Il mio avvicinamento al mondo delle trenchless technology non è stato il frutto di un esercizio teorico ma la risposta a un’esigenza pratica. Negli anni ’90 avevamo la missione di realizzare una grande quantità di chilometri di rete TLC, molto spesso con l’esigenza di evitare lo scavo invasivo. Il tutto mentre in altri Paesi si parlava già di internet veloce, come negli USA o in Giappone. Proprio per questo motivo noi pionieri del no dig siamo andati in questi Paesi per vedere in prima persona come stessero perseguendo queste innovazioni, anche attraverso l’uso di soluzioni trenchless. Fu quella l’occasione in cui si cominciò a capire per la prima

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volta che queste tecnologie potevano risolvere i tanti problemi che stavamo affrontando in Italia. Cercammo così di portare a casa quelle conoscenze e quelle competenze nuove che poi hanno costituito, nel tempo, le basi della cultura del no dig nel nostro Paese. Fu anche il modo per entrare in contatto con le associazioni internazionali e con l’International Society for Trenchless Technology (ISTT). La mia fortuna è stata quella di poter essere sempre sul campo a imparare questa materia, che poi ho portato con me per tutta la vita, avendo l’onore di essere nominato terzo presidente nella storia di IATT. Uno dei momenti più importanti del mio mandato è stato sicuramente quando capimmo che sarebbe stato necessario spostare la sede dell’Associazione da Genova a Roma per dare ulteriore slancio alla nostra azione.


Ricordo l’entusiasmo con cui portammo avanti il progetto, anche con l’allora Segretario generale Paolo Trombetti, oggi Presidente. Contattammo i gestori di rete, le ditte esecutrici e tutti i soggetti che potevano essere interessati alle trenchless technology. Questa è stata la nostra forza: coinvolgere tutta la filiera e non solo una parte. Abbiamo lavorato per diffondere la conoscenza di queste soluzioni, sempre con un taglio estremamente pratico, e siamo riusciti a portare il “Sistema di Imprese Italia” anche all’estero, dove il no dig era più avanzato, per far capire concretamente di cosa si trattasse. Dopo non mancarono gli investimenti. Dagli anni 2000 decidemmo di dare un taglio industriale all’Associazione per promuovere al meglio le trenchless technology. Ricordo grandi successi e anche qualche errore, come è inevitabile. IATT e il settore del no dig sono cresciuti in maniera interdipendente. A ogni assemblea dell’Associazione si ripeteva “cento soci” e nel tempo è stata

una grande soddisfazione vedere come IATT sia riuscita a raggiungere gli obiettivi che si era prefissata. Una delle strategie vincenti è stata sicuramente quella di istituire gruppi tecnici, le Commissioni, che pian piano, grazie alla collaborazione con l’UNI, hanno dato vita all’esperienza fondamentale delle Prassi di riferimento, documenti che hanno dato regole e sicurezza a tutto il sistema. La nostra Associazione è tra le poche che non ha mai mancato gli appuntamenti internazionali della ISTT e in queste occasioni ha sempre raccolto grandi apprezzamenti sulle proprie iniziative, come nel caso delle prassi. Successi che sono valsi anche il mandato per l’organizzazione dell’International No-Dig 2019 di Firenze. Tutto ciò grazie a un gruppo di persone tenaci che hanno dato vita a un’esperienza esaltante.

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Pietro Lonardo

1994 1998

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La Italian Association for Trenchless Technology è stata costituita a Genova il 12 dicembre 1994. A giugno di quell’anno avevo partecipato a Copenhagen all’11° International No-Dig organizzato dalla Società danese di tecnologie trenchless, ove ebbi l’occasione di conoscere i dirigenti della International Society for Trenchless Technology (ISTT) con sede a Londra, a cui le varie Società nazionali di trenchless erano affiliate. Al rientro fui sollecitato da alcuni delegati italiani, tra i quali i rappresentanti di AMGA e Snam, a valutare l’opportunità di costituire anche in Italia una società che si occupasse di queste tecnologie innovative e che fosse affiliata alla ISTT.

Prendemmo immediatamente contatti con questa Associazione che si mostrò molto favorevole al nostro progetto e disponibile a concederci eventualmente l’affiliazione. Incoraggiati dal supporto di ISTT, decidemmo di procedere e il 14 luglio 1994 si tenne il primo incontro ufficiale presso l’Istituto di Tecnologie della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova, che fu promosso dall’Ing. Paolo Del Gaudio dell’AMGA. Da allora si susseguirono incontri, scambi di fax e di lettere sia tra noi sia con i dirigenti di ISTT, finché il 29 novembre si ebbe la prima Assemblea costituente che portò all’atto costitutivo, che fu poi firmato il 12 dicembre davanti al notaio. Furono nominati il Chairman nella mia persona, il Segretario nella persona dell’Ing. Del Gaudio e i membri del Consiglio direttivo di IATT. Per me fu veramente un grande onore diventare il primo Presidente dell’Associazione. Qui finisce la preistoria. Tre


Rimasto evidentemente bene impressionato, al suo ritorno ci offrì la possibilità di proporci per ospitare a Genova il XII International No-Dig da tenersi nel 1997. Questa possibilità molto ambita e prestigiosa, in quanto vi sono sempre molte candidature in competizione tra loro, ci entusiasmò e ci mobilitò al fine di ricevere l’assegnazione, cosa che avvenne il 17 gennaio 1995. Nella stessa data fu anche ratificata dall’ISTT l’affiliazione della IATT alla Società internazionale. Nel frattempo si perfezionarono le iscrizioni all’Associazione, che ai primi di febbraio poteva contare

8 Soci collettivi e 27 Soci ordinari, tutti in regola con il versamento delle quote sociali. In quel periodo organizzammo la segreteria, con tutti gli adempimenti necessari, e disegnammo il logo di IATT, sollecitato da ISTT, che fu approvato il 23 febbraio 1995. Nelle intenzioni il logo, che è ancora quello attuale, rappresentava quattro tubi contenuti in un altro tubo. Il 29 febbraio si tenne la prima Assemblea dell’Associazione. I mesi che seguirono ci videro all’opera in un gran numero di attività organizzative, di promozione e culturali, ma quella certamente più impegnativa è stata l’organizzazione dell’International No-Dig ‘97.

Cerimonia di apertura, International NO DIG 1997, Genova

giorni dopo la firma dell’atto avemmo il piacere di ricevere per una visita a Genova il Segretario di ISST, Colonnello Sutro, che ebbe così modo di conoscere i soci fondatori. Con lui firmammo l’Affiliation Agreement tra IATT e ISTT, che consentiva alla nostra Associazione di entrare nel loro circuito internazionale.

C’era da definire la sede, la programmazione di tutti gli eventi, le cerimonie, la selezione dei paper, la pubblicazione degli atti, le sessioni, l’esposizione, i budget, ecc. Allo scopo il 16 ottobre 1996 fu costituto con atto notarile un Comitato organizzatore che si mise subito all’opera. 15


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Foto: Anese

Intanto, il 23 luglio 1996 avevamo avuto un incontro con i dirigenti di ISTT per definire alcune linee guida. In particolare si stabilì che vi sarebbero state traduzioni simultanee in inglese e giapponese e che gli articoli degli atti sarebbero stati in inglese. Per il “Gala dinner” occorreva un edificio storico e per gli ospiti giapponesi era gradito disporre di un campo da golf. Arrivammo a definire tutto: l’evento si sarebbe tenuto nel Centro congressi Magazzini del Cotone nell’area del Porto antico di Genova; la cena di gala nel Palazzo Ducale preceduta da una visita all’esposizione del Presiente ISTT Van Dyck; la cena del Board nello storico Palazzo San Giorgio con musica del Conservatorio statale “Niccolò Paganini” e, per gli accompagnatori, una visita al nuovissimo Acquario. Avevamo anche

trovato la disponibilità del campo da golf a Rapallo! Il Congresso si aprì il 21 aprile 1997 con una conferenza stampa sul progetto del tunnel sotto il porto di Genova, tema all’epoca di grande attualità, che interessò molto la stampa. Dopo un paio d’anni fui invitato ad Amburgo e il Presidente della Associazione tedesca di trenchless technology, che aveva presenziato alla conferenza a Genova, mi chiese se il nostro tunnel fosse già finito. Fui molto imbarazzato nel dirgli che non si era ancora deciso di farlo. Il No-Dig ‘97 fu un grandissimo successo, anche grazie all’organizzazione e all’impegno che profuse tutta la nostra Associazione. La IATT ormai aveva dato prova di essere diventata grande ed era pronta ad affrontare il suo futuro.


International NO DIG di Genova, 1997. Rolf Bielecki (Presidente ISTT) e Pietro Lonardo (Presidente IATT)

International NO DIG di Genova, 1997. Rolf Bielecki (Presidente ISTT), Pietro Lonardo (Presidente IATT) e Sandro Pontremoli (Rettore UniversitĂ di Genova)

Genova 1996. Riunione di presentazione dell’ International NO DIG 1997. Pietro Lonardo (Presidente IATT) e Alessandro Olcese (Componente del Comitato Organizzativo)

International NO DIG di Genova, 1997. Rolf Bielecki (Presidente ISTT), Pietro Lonardo (Presidente IATT)

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l’associazione i numeri

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L’Associazione conta:

I SOCI FONDATORI Soci Commerciali/Collettivi

100 soci commerciali 28 soci collettivi 25 soci ordinari 1 ente affiliato (Regione Lombardia) arrivando così a essere la 4° affiliata nazionale ISTT al mondo IL CONSIGLIO DIRETTIVO (2016 – 2020) Paolo Trombetti, Presidente Paola Finocchi, Segretario Generale Giammario Giurlani, Vice Presidente Feliciano Esposto, Consigliere e Coordinatore CTP Edoardo Cottino, Consigliere Enzo Rizzi, Consigliere Karl-Heinz Robatscher, Consigliere Stefano Tani, Consigliere DIRETTORE SCIENTIFICO Alessandro Olcese LA SEGRETERIA Letizia Rinaldini Marzia Turolo

Luigi Criscuolo, PratoVerde Paolo Del Gaudio, Amga Pierluigi Lelli, Vermeer Italia Vittorio Petrucco, Icop Giuseppe Pozzi,Società italiana per il gas Paolo Tabani, Impresa Ingegner Renzo Giovannelli Marco Massimo Kessler, Atros

Soci Ordinari Roberto Bergamino (AMGA) Alessandro Bruzzone (Università di Genova) Vittorio Coruzzi (M.T. Microtunnelling) Pietro Giribone (Università di Genova) Antonio Invernizzi (Fiorentina GAS) Ugo Lazzarini (SNAM) Pietro Lonardo (Università di Genova) Mario Maragliano (Quadro) Adriano Morando (Dirigente) Alessandro Olcese (SNAM) Franco Roscini (Telecom Italia) Raffaele Savi (Ellettari Geotecnica)

I PRESIDENTI Pietro Lonardo (Università di Genova) Renato Polidoro (Telecom Italia) Feliciano Esposto (Telecom Italia) Paolo Trombetti (Telecom Italia)

12/12/1994 - 20/10/1998 20/10/1998 - 19/2/1999 19/2/1999 - 4/5/2001 4/5/2001- in corso

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le tecnologie

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Le tecnologie No Dig 24

Foto: in alto da sinistra Icop, IATT, IATT; in basso da sinistra Anese, Idroambiente e Codevintec


Trenchless Technology (No-dig)

Indagini conoscitive

Georadar Telecamere Cercatubi Cercaperdite PIGS intelligenti

Perforazioni orizzontali guidate

Trivellazione orizzontale controllata Scudo Direzionale aperto Scudo Direzionale chiuso Microtunneling TBM (tunnel boring machine) Rod pushers Pilot system Direct pipe Pipe jacking

Tecnologie associate

Minitrincea Microtrincea Vacuum Posa in fogna Aratri

Perforazioni orizzontali non guidate

Impact moles Raise borer Mole (siluro) Pipe ramming Pressotrivella Talpa a percussione, a dislocamento Martello fondo foro Rammer Augers

Riutilizzo o sfruttamento di infrastrutture esistenti

Compact Pipe/U-liner Roll-down Slip – lining Swage lining Pipe cracking Subline Rivestimento con resine Slim – liner Pipe – coating Cement mortar lining Cured in place pipe Risanamento NO – DIG dei verticali negli edifici Pipe bursting Pipe splitting

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ese : An Foto

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Una storia che nasce sotto la Lanterna Fabrizio De André

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... per chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione ...


L

a storia di un’associazione che rappresenta uno specifico settore tecnologico potrebbe essere fatta per lo più di ferro e cemento.

Ripercorrendo i passi di IATT in questi 25 anni, invece, ci si accorge subito che c’è molto di più. Questa è una storia costruita prima di tutto sulla tenacia e sulla passione, sulla voglia di emergere partendo dal nulla e arrivando più in alto degli altri. Quella di IATT è soprattutto una storia di persone che hanno intrecciato la loro vita professionale e spesso anche privata al no-dig. Questo aspetto profondamente umano che caratterizza il percorso dell’Associazione si vede nelle tante fotografie raccolte in questo libro. Osservando l’immagine di un cantiere o di un evento ciò che colpisce sono prima di tutto i volti, le espressioni, gli sguardi di chi mette tutto se stesso per raggiungere l’obiettivo. Sudore e sorrisi sono l’anima vera di questa storia cominciata a Genova nel 1994 che testimonia la capacità tecnica, imprenditoriale e industriale dell’Italia. E poi ci sono i legami personali, le amicizie, le esperienze di vita condivise e l’orgoglio di chi c’era quando tutto è iniziato e ora, dopo tanto tempo, ripensando al cammino fatto, si commuove nella consapevolezza di aver contribuito a qualcosa di importante. 29


La Italian Association for Trenchless Technology è stata fondata il 12 dicembre 1994 a Genova grazie all’impegno di alcuni “pionieri” che all’epoca si occupavano di no-dig. Bisogna fare qualche passo indietro, però, per capire il contesto in cui è nata la scintilla per creare questa Associazione.

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Ene

Le prime applicazioni trenchless in Italia risalgono agli anni ’80 quando la Snam, gestore dell’infrastruttura nazionale di trasporto gas, era nel vivo della sua grande campagna di sviluppo dei gasdotti. Se nel 1980 la rete sfiorava i 15.000 km di lunghezza complessiva, oggi ha raggiunto i 32.500 km. Questa crescita è avvenuta con un grande sforzo tecnico che ha reso necessario anche l’uso di soluzioni nodig per raggiungere zone impervie, dove era difficile far passare le pipeline. Nel 1982, ad esempio, è stato eseguito in Italia il primo cantiere con directional drilling, come ricorda uno dei soci fondatori di IATT, Ugo Lazzarini (Snam).


«In questo progetto era richiesta la posa di molti cavi, possibilmente senza scavo», conferma Paolo Tabani (Impresa Ingegner Renzo Giovannelli). «Ci sentivamo fondatori di un’Associazione che portava una ventata di novità nelle TLC ma anche negli altri servizi». Non solo gestori di rete. Mentre l’interesse per il no-dig cresceva tra chi stava costruendo le principali infrastrutture nazionali, anche i fornitori di macchine e gli esecutori di lavori cominciavano a comprendere l’opportunità delle trenchless technology. «In quegli anni stavamo facendo molte sperimentazioni a livello nazionale», racconta Pierluigi Lelli di Vermeer. «Poi siamo venuti a conoscenza del progetto di costituzione di IATT, che abbiamo sostenuto con tenacia».

Gas e telecomunicazioni, dunque, sono stati i terreni fertili per la crescita del no-dig in Italia, grazie all’impegno e alla visione del futuro di alcuni precursori in diverse città. Nei primi anni ’90 a Genova il gestore locale della distribuzione gas AMGA (Azienda municipalizzata gas e acqua) aveva l’esigenza di rinnovare le reti cittadine, ormai vetuste in molti punti, oltre che di estenderle ad alcuni territori montani limitrofi. Si trattava di progetti onerosi dal punto di vista economico e della complessità tecnica. «All’epoca avevamo rapporti con British gas, ci spiega Roberto Bergamino di AMGA. Il colosso UK era attivo nel settore trenchless e tramite questa realtà siamo venuti a contatto con altre società inglesi che facevano no-dig». Come spesso accade a chi affronta problemi con lungimiranza, questi primi sostenitori del trenchless hanno saputo gettare lo sguardo oltre i confini nazionali imparando da chi all’estero era molto avanti in questo settore, come nel caso di Inghilterra e Giappone.

Delegazione italiana in Giappone, 1992

Parallelamente anche nel settore delle telecomunicazioni si stava portando avanti uno sviluppo veloce e ad avvicinarsi al no-dig furono perlopiù i tecnici della SIP, poi divenuta Telecom Italia nel 1994, stesso anno di nascita di IATT. Sono i prodromi del progetto Socrate (Sviluppo ottico coassiale rete accesso Telecom) che a metà degli anni ‘90 ha dato grande slancio all’uso del trenchless, secondo un altro socio fondatore dell’Associazione, Raffaele Savi (Ellettari Geotecnica).

Passaggi fondamentali per la nascita di 31


IATT sono state le varie manifestazioni internazionali organizzate sotto l’egida della International Society for Trenchless Technology (ISTT), a cui ha preso parte proprio chi in Italia si occupava di questa materia dalla prima ora. L’International no-dig 1990 organizzato in Olanda, a Rotterdam (23-25 aprile), l’edizione francese di Parigi del 1992 (12-14 aprile) e soprattutto quella in Danimarca, a Copenaghen, nel 1994 (31 maggio-2 giugno), furono l’occasione per far incrociare interessi e opportunità. «Pensavamo di essere gli unici italiani presenti e invece incontrammo vari connazionali», ricorda Paolo Del Gaudio (AMGA). «Questo fu il seme. Concordammo che nel nostro Paese mancava la conoscenza delle tecnologie e l’aggancio con chi invece era più avanti negli altri Stati». Nella ISTT, dunque, «c’erano persone da tutto il mondo che si erano prese carico di diffondere la conoscenza delle trenchless technology con spirito divulgativo, non commerciale, e questo ci piacque molto». Ricordi che si sovrappongono con quelli degli altri soci fondatori, come Luigi Criscuolo (PratoVerde): «Eravamo a un evento internazionale e sono andato allo stand della ISTT, a cui ero associato. Lì ho trovato persone dell’AMGA e di altre ditte». Dunque, «c’è stato un ritrovarsi di italiani in seno all’Associazione internazionale e da quell’incontro è arrivata l’idea di creare la nostra realtà nazionale». 32

Foto: PratoVerde


IATT nasce nel 1994 proprio come Associazione affiliata alla ISTT. Il suo stesso atto costitutivo ricalca quello dell’Associazione internazionale. Tra i vincoli che erano stati posti per creare questa affiliazione nazionale alla ISTT c’era l’obbligo di avere un numero minimo di imprese partecipanti ma nel 1994, in Italia, questo non era un problema se si pensa che IATT è stata creata da diciannove soci fondatori e tra questi c’erano anche gestori di rete molto grandi, oltre a realtà accademiche, come l’Università di Genova. E proprio il capoluogo ligure fu indicato per la sede di IATT. Il primo Presidente dell’Associazione è stato Pietro Lonardo, all’epoca professore presso l’ateneo ligure, mentre come Segretario Generale fu scelto Paolo Del Gaudio di AMGA. I primi anni di attività sono stati un mix di entusiasmo e tenacia mentre si cercava di capire quale fosse la strada

migliore da seguire in un Paese dove il no-dig, di fatto, era ancora di nicchia. Genova divenne un laboratorio delle trenchless technology in cui sperimentare tecniche e soluzioni, acquisendo le esperienze più avanzate che c’erano all’estero. «Abbiamo dovuto lavorare sulla mentalità», spiega Vittorio Coruzzi (M.T. Microtunnelling). «In quegli anni facevo la spola da un cliente all’altro per convincerli sull’utilità del no-dig. Alcuni anni dopo erano le aziende che ci chiamavano perché interessate». Un lavoro di informazione e diffusione della conoscenza «in cui l’Associazione ha fatto la sua parte». IATT, in particolare, «ha dato l’opportunità per far capire ai committenti e alla Pubblica Amministrazione che si potevano realizzare le opere in maniera differente», come sottolineano vari soci fondatori.

TOC live in occasione dell’ International NO DIG di Genova, 1997

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Non un lavoro facile perché si partiva quasi da zero e se non ci fosse stato un grande spirito di collaborazione, oltreché un profondo entusiasmo, tra chi ha dato vita a questa storia di successo, sarebbe stato impossibile superare le inevitabili difficoltà della partenza. «All’inizio è stata dura anche perché le opere con macchine tradizionali costavano meno rispetto a quelle eseguite tramite trenchless technology», ricorda Franco Roscini (Telecom Italia). «Però siamo riusciti a lavorare bene e a convincere molti a seguirci». Forse l’ostacolo principale è stato rappresentato dal fatto che negli anni ’90 «eravamo a zero in materia di cultura del no-dig», secondo Vittorio Petrucco (ICOP). «Il nostro obiettivo iniziale era proprio costruire questa cultura mettendo insieme soggetti differenti, anche se non era semplice. Volevamo riunire committenti, imprese e professionisti. Una modalità differente da quella adottata da altre associazioni».

Workshop a Tel Aviv, dicembre 2006

Ma il no-dig era oggetto di forte interesse anche per il mondo accademico, che ha nello sguardo al futuro il suo stesso DNA: «Stavamo lavorando su questi temi, in particolare sugli aspetti economici per capire cosa comportasse usare le trenchless technology rispetto alle soluzioni tradizionali», racconta Alessandro Bruzzone (Università di Genova), anch’egli tra i soci fondatori dell’Associazione. International NO DIG di Budapest 1999 34


IATT Dunque l’innovazione non era presente solo nell’oggetto di IATT ma anche nella sua stessa strategia operativa, con il preciso obiettivo di fare sistema, di fare squadra, tra tutti i soggetti che a diverso titolo erano coinvolti o potevano essere coinvolti nell’ambito delle trenchless technology: Pubblica Amministrazione, gestori di rete, ditte esecutrici di interventi, Università e centri di formazione, senza dimenticare i liberi professionisti.

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Un approccio di filiera che è risultato vincente se si pensa che oggi IATT conta 100 soci commerciali, 28 soci collettivi, 25 soci ordinari e 1 ente affiliato (Regione Lombardia); arrivando così a essere la 4° realtà nazionale aderente alla ISTT nel mondo, dietro soltanto ad America (blocco unico Canada, USA e Messico), Germania e Gran Bretagna. Soprattutto, un modo di fare associazionismo che andava controcorrente già negli anni ’90 sia all’interno delle diverse realtà nazionali ISTT sia nel mondo della rappresentanza in Italia. Questo tratto distintivo non è mai cambiato ed è alla base dei grandi successi che IATT ha saputo cogliere nei suoi 25 anni di vita.

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I primi tempi sono stati utili a far capire a tutto il mondo delle trenchless technology che in Italia c’era un’associazione con scarpe abbastanza grandi per raggiungere i propri sogni. Un periodo in cui prima di tutto si è cercato il migliore assetto organizzativo interno per poi lavorare con gli stakeholder di riferimento a livello nazionale e all’estero. Proprio grazie al rapporto con la ISTT e alla capacità di cogliere le occasioni senza porre limiti alle prospettive di crescita, IATT ha avuto l’opportunità di fare un passo in avanti molto lungo candidandosi all’organizzazione della XIV edizione dell’International nodig del 1997. Si tratta della principale manifestazione promossa dall’Associazione internazionale che ogni anno si svolge in uno dei Paesi membri ISTT. Un vero e proprio esame di maturità per l’Italia, che ha realizzato l’evento dal 21 al 24 aprile a Genova, nella suggestiva cornice dei Magazzini del cotone. La città ha avuto così 36

l’occasione di mettere in mostra tutto il know-how di competenze su questo comparto, raccolto non solo nei primi anni di vita della IATT ma anche negli anni precedenti con l’impegno dei pionieri italiani del trenchless. «Il no-dig del ‘97 ha avuto un enorme successo», racconta Alessandro Olcese (Snam), e ha rappresentato «un passaggio fondamentale per la IATT». La partecipazione è andata ben oltre le attese, come confermano anche gli altri soci fondatori che presero parte alla manifestazione, con delegazioni provenienti da tutto il mondo per toccare con mano quel laboratorio delle trenchless technology che Genova e l’Italia erano riuscite con fatica e tenacia a diventare. «Fu molto interessante perché presentavamo aspetti veramente innovativi», secondo Pietro Giribone (Università di Genova). «All’atto costitutivo c’erano delle idee e all’atto dell’evento c’erano in mo-


stra i frutti di quelle idee. È stata una pietra miliare su cui poi l’Associazione è andata avanti». L’esame di maturità fu dunque superato a pieni voti e si decise che il modo migliore per valorizzare i proventi di quell’esperienza fosse trovare una sede per la IATT, presso il grattacielo Corte Lambruschini a Genova. Fino ad allora, infatti, l’Associazione aveva avuto sede presso alcuni spazi messi a disposizione dall’Ateneo ligure ma era giunto il tempo di camminare con le proprie gambe per dare un’immagine di sé più solida e per assicurare a tutti gli addetti ai lavori un luogo fisico dove fare sistema.

Da allora, infatti, con il contributo di tutti i consiglieri che nel tempo hanno sostenuto fattivamente IATT, si è consolidata un’intensa attività di divulgazione e di sensibilizzazione verso i gestori di reti e le istituzioni affinché i primi riconoscessero i vantaggi di queste tecnologie e le seconde rimuovessero gli ostacoli della loro attuazione della loro attuazione. Le iniziative sono state molteplici ed eterogenee ma sicuramente la creazione di un sito Internet, cosa che può sembrare banale ai giorni nostri ma che all’epoca non era così scontata tra gli organismi di rappresentanza, è stata una scelta vincente per abbattere le distanze. Divulgazione, informazione, formazione e mediazione divennero concetti applicati quotidianamente. Soprattutto, tenendo il baricentro

Foto: Rotech

La macchina era stata messa in moto e correva veloce. Genova ha rappresentato una vera vetrina dove le trenchless technology hanno potuto mettersi in mostra per far capire a tutti le loro potenzialità. Proprio per questo motivo, però, il nuovo millennio portò con sé l’esigenza di trasferire l’azione della IATT più vicina ai centri decisionali del Paese. Roma

era la candidata naturale per ospitare l’Associazione e nel 2001 si decise di fare questo passo importante per disegnare nuovi scenari e cogliere nuove opportunità di crescita.

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Foto: IDS Georadar

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saldo a Roma, IATT decise di non abbandonare la vocazione territoriale che l’aveva contraddistinta nel tempo continuando a organizzare momenti aggregativi in tutta Italia, da Torino a Palermo, provando a fare un ampio e difficile lavoro di raccordo e coordinamento tra le molte realtà a vario titolo interessate a questo settore. Un’azione che, inevitabilmente, si è intrecciata a quella di altre associazioni di rappresentanza poste su binari paralleli a quelli di IATT, destinati prima o poi a incrociarsi.

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Foto: IG R

«La nostra filosofia non è imporre la tecnologia no-dig ma rappresentarla nei suoi aspetti positivi e negativi, sedendoci al tavolo con i nostri interlocutori in maniera estremamente trasparente», spiega il Presidente Paolo Trombetti. «Da qui tutti gli accordi di collaborazione con tantissime realtà, che certificano la nostra serietà e il valore altissimo di queste tecnologie».

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Associazione Nazionale Comuni Italiani

2011

2000

UTILITALIA - Associazione delle im-

prese idriche energetiche e ambientali

Roma Capitale Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna

2012 Ministero dello Sviluppo Economico

UPI

Unione Province d’Italia

2006

Comune di Milano FILLEA CGIL

2013

UNINDUSTRIA

Unione degli Industriali e delle Imprese ROMA – FROSINONE – LATINA - RIETI - VITERBO

UNI

2007

Ente Nazionale Italiano di Unificazione

Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Dei

Tipografia del Genio Civile

2014

2008

AGID

Agenzia per l’Italia Digitale

2015 Regione Lombardia

2009

Regione Lombardia e Anci Lombardia The Jordan Enviroment Society Provincia Autonoma di Bolzano

2018 2010

Il network IATT

ANCI

mazione e l’addestramento professionale nell’edilizia

avvio collaborazioni

FORMEDIL - Ente nazionale per la for-

ANCE Sicilia

Collegio Regionale dei Costruttori Edili Siciliani

UNITEL

Unione Nazionale Italiana dei Tecnici degli Enti Locali

EURSAFE

European Interdisciplinary Applied Research Center for Safety

Ordine degli Ingegneri di Milano

2019

ANCE

Associazione Nazionale Costruttori Edili

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roprio con l’ascolto dei territori, degli associati e di tutte le imprese è stata messa a fuoco una delle esigenze fondamentali del comparto: far nascere una categoria specialistica per le opere no-dig che fosse riconosciuta nell’ambito dei lavori pubblici. Un’attestazione, dunque, che evitasse il più generico inserimento dei lavori trenchless nella categoria “OG6”. A partire dal 2003, IATT si è impegnata con estrema tenacia per far sì che le trenchless technology potessero avere questo riconoscimento utile per favorire le scelte dei gestori di rete e l’organizzazione dei bandi pubblici. Non un percorso semplice, fatto di interlocuzioni con tutti i Ministeri competenti e con le Autorità di riferimento. Tutto questo sforzo è stato premiato quando la IATT è riuscita a ottenere l’inserimento da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti della categoria “OS35” all’interno del Regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice dei

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Contratti Pubblici (decreto del Presidente della Repubblica del 5 ottobre 2010 n. 207, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 288 del 10 dicembre 2010 – Supplemento Ordinario n. 270). Se è vero che un successo non è altro che la fine di una serie di tentativi non riusciti, anche una bella storia di crescita e di affermazione come quella della IATT mostra dei momenti di difficoltà legati, inevitabilmente, alle sorti del Sistema Italia. Intorno al 2005, come è accaduto per molti soggetti di rappresentanza, l’Associazione ha visto un raffreddarsi dell’interesse industriale vero i temi più innovativi. Per fortuna, e per bravura, le difficoltà sono state affrontate con visione lungimirante e, già nel 2007, trasformate in un’opportunità. IATT ha cominciato a capire prima e meglio di altri che nel mondo sempre più globalizzato un’azienda, qualunque sia la sua

natura, non può guardare esclusivamente ai confini nazionali per far fruttare le proprie attività. Lo sguardo internazionale e soprattutto sul bacino del Mediterraneo è apparso come un naturale sbocco per le imprese italiane delle trenchless technology e l’Associazione si è mossa in questo senso con convinzione. Per questo motivo la IATT chiese espressamente alla ISTT un mandato per farsi promotrice del nodig tra le coste del Mediterraneo e, pur dovendo fare i conti con le resistenze di Paesi tradizionalmente orientati al dialogo con il nord Africa, l’Associazione italiana è riuscita ad aprire una stagione di grande dialogo internazionale. Grazie a una collaborazione con il Ministero degli Esteri e con l’ICE si diede vita a una specifica “Road map del Mediterraneo” con convegni a Tripoli in Libia, al Cairo in Egitto, Beirut in Libano, Tel Aviv in Israele, Amman in Giordania e Tunisi in Tunisia.


International NO DIG & NO DIG show Washington, 2017

Da sinistra in alto Jari Kaukonen, Vice Presidente ISTT, Enrico Boi, Presidente ISTT, Paolo Trombetti, Presidente IATT, e Peter Smeallie, Direttore Esecutivo ISTT.

International NO DIG Cairo, 2000

Delegazione IATT con il Consigliere Economico Augusto Massari dell’Ambasciata italiana a Pechino in occasione della candidatura di IATT all’organizzazione della 37 esima Edizione dell’International NO DIG avvenuta durante l’ International NO DIG di Pechino, 2016

Da sinistra Luca Giacomello Telecom Italia, Fabiana Oliviero (IATT), Paolo Trombetti (IATT), Delegato dell‘UNEP, Gert Fischer - Presidente ISTT

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In ognuno di questi appuntamenti le imprese italiane hanno dialogato con quelle estere riuscendo a intercettare le esigenze dei diversi mercati a cui le trenchless technology possono dare risposta. Il passo in più fu l’apertura di due desk a Tunisi e ad Amman con personale ICE che aveva il mandato di promuovere il no-dig italiano. Il successo dell’iniziativa non si fermò e spinse la IATT a organizzare eventi anche dove molte altre associazioni non sono riuscite ad arrivare, come in occasione di un momento di confronto realizzato a Erbil, nel Kurdistan Iracheno. Questa grande Road map del Mediterraneo ha avuto il pregio di attivare un’enorme quantità di contatti, esperienze e relazioni, facendo nascere l’opportunità di invitare i rappresentanti di imprese e istituzioni straniere in Italia per vedere da vicino cantieri no-dig, così come avevano fatto le delegazioni italiane in Giappone o negli Stati Uniti prima della nascita della IATT. Foto: PratoVerde

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L’occasione per fare sintesi di tutto il lavoro svolto e culminare nel migliore dei modi l’opera di internazionalizzazione della IATT è stato l’evento Mediterranean no-dig che l’Associazione italiana, su mandato della ISTT, ha ospitato a Roma nel 2007 (dal 10 al 13 settembre), a dieci anni esatti dall’International no-dig realizzato a Genova.


Foto: IATT

La partecipazione alla manifestazione di Roma è andata ben oltre i confini del Mare Nostrum, con delegazioni arrivate fin dal Giappone, dall’India e dagli USA. Di sicuro, però, il Mediterranean NO-DIG ha avuto un doppio vantaggio: consolidare fortemente l’immagine della IATT in seno alla ISTT come Associazione nazionale molto attiva, più di tante altre, con forti capacità organizzative e propositive; dare l’opportunità al movimento italiano delle trenchless technology di approcciare concretamente molti mercati alternativi. Questo lavoro con l’estero è durato circa tre anni e IATT si è potuta rafforzare ancora una volta. Da quel momento una serie di intuizioni illuminate e di progetti di successo le hanno consentito di raggiungere traguardi solo immaginati in quel lontano 12 dicembre del 1994.

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Rimanendo nel solco dei grandi eventi, molte delle associazioni nazionali affiliate alla ISTT, ad esempio, organizzano annualmente una propria manifestazione interna per riunire gli stakeholder del loro Paese. Una scelta che è stata replicata anche in Italia ma, come già successo in passato, con una declinazione del tutto innovativa e lungimirante.

Foto: Impresa La Falce

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Mediterranean NO DIG Roma, 2007

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ROMA07 MEDITERRANEAN

NO-DIG 45


N

el 2008 a Valsavignone, frazione del Comune di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, IATT ha realizzato il suo evento nazionale dal titolo “Network Services Technology” con un taglio del tutto particolare. L’idea era di far toccare con mano l’applicazione delle trenchless technology, il rischio era di invitare i propri interlocutori in un piccolo centro e non in una grande città. La risposta fu a tratti sorprendete. Circa cinquecento persone decisero di partecipare alla manifestazione che si è svolta in un luogo raggiungibile solo in auto, tra Toscana, Emilia-Romagna e Abruzzo. Un evento spartano, nel mezzo di un grande campo con dei gazebo dove trenta imprese esecutrici hanno messo in mostra il meglio che il no-dig poteva offrire all’epoca, con le macchine che eseguivano lavori davanti agli occhi di moltissime persone interessate, decise ad assistere alla manifestazione nonostante le condizioni meteorologiche in qualche frangente avverse. L’evento si è evoluto nei suoi quattro anni di vita (tre edizioni a Valsavignone e una a Roma, dal 2008 al 2011), aggiungendo a ogni passo un tassello, come la parte convegnistica che ha abbracciato tutti i campi di applicazione (gas, elettricità, idrico, TLC) e assicurando partecipazioni eccellenti, ad esempio quella della Banca europea degli investimenti.

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Non solo eventi, la forza di questa Associazione è cresciuta nel tempo anche grazie alla capacità di agire su più fronti. Tra questi merita certamente una citazione la realizzazione, a partire dal 2008, di un Prezzario nazionale delle trenchless technology promosso dalla IATT con la DEI (Tipografia del Genio Civile). Il Prezzario è stato inserito nel volume “Urbanizzazione, infrastrutture, ambiente” della collana “Prezzi informativi dell’edilizia” e viene aggiornato semestralmente. Dal 9 gennaio 2018, inoltre, grazie a una collaborazione con ANCE Sicilia, è stata possibile una declinazione locale con l’uscita del Prezzario regionale per i lavori pubblici in Sicilia, relativo a TOC e Microtunnelling. Un’iniziativa che testimonia ulteriormente la capacità dell’Associazione di essere attiva su tutto il territorio nazionale, non concentrandosi sulle sole aree a maggiore vocazione industriale o istituzionale. Se da un lato sapere quanto investire è fondamentale, dall’altro sapere come agire è altrettanto importante. In quest’ottica va la decisione di realizzare delle Prassi di Riferimento (PdR). Si tratta di un’idea e di un primato tutto italiano per qualità e quantità di documenti elaborati tra il 2014 e il 2018, frutto del lavoro delle cosiddette Commissioni Tecniche Permanenti create in seno a IATT a partire dal gennaio 2013.


Tutto parte dalla felice intuizione di creare dei volumi tecnici che, con assoluta chiarezza, indicassero passo dopo passo quali sono le migliori procedure da attuare sul campo per eseguire una specifica tecnica no-dig. Un’opera portata avanti con la preziosa collaborazione dell’UNI (Ente italiano di normazione) che ha prodotto documenti capaci di colmare dei vuoti normativi, regolatori e legislativi. Grazie alle prassi, in particolare, chiunque ha accesso a un riferimento certo e standardizzato frutto dell’esperienza e delle conoscenze degli esperti principali, oltretutto gratuitamente poiché tali documenti sono liberamente scaricabili dal sito dell’ UNI.

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Più in generale, secondo Gianmario Giurlani, attuale vice Presidente di IATT, «Il lavoro dell’Associazione, l’uso di queste soluzioni da parte di varie realtà e la loro esposizione presso gli Enti competenti ha fatto sì che venissero inquadrate come tecnologie sostenibili nell’ambito delle leggi dedicate all’ammodernamento del Paese, oltre a godere dell’apprezzamento delle associazioni ambientaliste per via dell’abbattimento dei costi socio-ambientali».

Even

Un’iniziativa che ha facilitato la visibilità del Sistema Italia anche all’estero, visto che alcune PdR sono state pubblicate in italiano e in inglese, rendendole accessibili dentro e fuori i confini nazionali.


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PRYSMIAN 2012-2019


prassi di riferimento

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Presentazione Prassi di Riferimento con UNI, 2018


Il 2 febbraio 2017 sono state pubblicate le seguenti PdR relative alle Tecnologie di realizzazione delle infrastrutture interrate a basso impatto ambientale: PdR 26.01:2017 – Sistemi per la localizzazione e mappatura delle infrastrutture nel sottosuolo PdR 26.02:2017 – Posa di tubazioni a spinta mediante perforazioni orizzontali PdR 26.03:2017 – Sistemi di perforazione guidata: Trivellazione Orizzontale Controllata (TOC) Inoltre sono state pubblicate le seguenti Prassi di Riferimento: PdR 37:2018 pubblicata il 22 marzo 2018: Risanamento senza scavo di tubazioni sotterranee rigide per acqua potabile mediante

Sul sito www.iatt.it, infine, è disponibile il documento redatto dalla CTP – Sfruttamento e Risanamento Infrastrutture riguardante le Tecnologie di riabilitazione e rinnovamento di infrastrutture a rete con limitato ricorso a scavi con metodi tradizionali – classificazione ed inquadramento normativo. In coerenza con tale documento, nel marzo 2017 dopo un intenso lavoro, durato alcuni mesi, vede la luce il Disciplinare tecnico per il rivestimento di tubi a gravità (max. 0,5 bar) con tecniche trenchless CIPP (Cured In Place Pipe). Il documento, redatto dalla Commissione Tecnica Permanente IATT – Relining CIPP, ha lo scopo di fornire indicazioni procedurali e normative utili a chi debba progettare, o seguire in cantiere, lavori di risanamento o rinnovamento non distruttivo di tubazioni mediante l’ utilizzo di tubolari impregnati con resine da polimerizzarsi in loco.

Prassi di riferimento e normativa tecnica

In data 19 Giugno 2014 è stata pubblicata la PdR rivestimento con malte cementizie o resine 7:2014 relativa alla Tecnologia di realizzazione delle infrastrutture interrate a basso impatto ambien- PdR 38:2018 pubblicata il 6 aprile 2018: tale: sistemi di minitrincea nell’ambito della CTP – Tecnologie Associate.

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U

na delle caratteristiche che deve contraddistinguere un’associazione è sicuramente la capacità di saper sfruttare il traino di fatti importanti, anche se non direttamente connessi alla propria attività di riferimento. È questo il caso dell’Expo 2015 ospitato a Milano. Nella prospettiva di questa grande manifestazione, tra 2010 e 2012, IATT, Regione Lombardia e ANCI Lombardia decisero di realizzare il primo vero catasto del sottosuolo attraverso l’iniziativa “Progettazione partecipata dei sottoservizi nei territori dei Comuni di Milano, Rho, Pero a Arese”, nell’asse metropolitano dell’area Expo 2015. Sul piano pratico sono stati prima acquisti tutti i dati sulla collocazione delle reti da parte dei gestori e successivamente sono state fatte delle verifiche con indagini georadar. Un’attività interessante se si considera che il 47% delle informazioni in mano alle utility è risultato non corretto.

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Il progetto, con il suo carattere “operativo”, è stato il punto di partenza di una collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico per il quale IATT è diventata uno degli interlocutori principali in tema di catasto delle infrastrutture del sottosuolo. Con un lavoro partito nel 2009 e terminato nel 2017, inoltre, Regione Lombardia e IATT hanno definito anche un “Regolamento scavi tipo” condiviso con gli enti locali e pubblicato sul Bollettino Ufficiale regionale del 13 luglio 2017. L’Associazione, dunque, è riuscita in un’opera di mediazione con le istituzioni molto importante, che è andato nella direzione tracciata dai soggetti fondatori di IATT, come conferma Giuseppe Dorigo (PratoVerde): «C’era bisogno di avere un’associazione per promuovere, anche dal punto di vista normativo, tante esigenze nostre e dei clienti. Il percorso di IATT è stato positivo e non bisogna fermarsi. In futuro, ad esempio, occorrerà intervenire sulla

necessità di qualificare meglio le aziende e fare formazione sempre più adeguata». L’elenco delle iniziative promosse dalla IATT, che meglio di ogni altra cosa possono descrivere l’impegno profuso per la promozione delle trenchless technology, è molto lungo. Si va da un progetto di consulenza affidato dalla Provincia autonoma di Bolzano per redigere documenti tecnici e prezzi di riferimento in un bando di gara nel settore TLC con applicazioni no-dig (2011), alla collaborazione con Aeroporti di Roma per intervenire sulle reti nel sottosuolo dei terminal capitolini senza bloccare il traffico aereo (2019). Non si tratta di esempi banali perché il rilievo degli interlocutori interessati e la complessità dei progetti testimoniano del grande know-how e della forte credibilità che viene riconosciuta a IATT. Una competenza che il 7 luglio del 2011 ha contribuito, tra le altre cose, anche alla realizzazione di una puntata della trasmissione scientifica Superquark sul tema delle trenchless technology.


7 luglio 2011

superquark

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Un percorso avviato nel 2013 quando IATT ha preso in gestione per un anno la rivista bimestrale “SottoSopra _UPSIDEDOWN” della Regione Lombardia. In totale sono stati pubblicati sei numeri con l’impegno dell’Associazione che ha posto l’accento sulla gestione del sottosuolo, sulla pianificazione degli interventi, sul management dei dati informativi relativi alle reti e alle infrastrutture, in generale sulle trenchless technology. Importante è stato anche il contributo di primari esponenti del mondo accademico, imprenditoriale e della Pubblica Amministrazione.

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IATT, in qualità di partner dell’iniziativa, ha collaborato all’analisi delle infrastrutture critiche in caso di attacchi terroristici per promuovere, tra le varie finalità, lo sviluppo di tecnologie per la protezione di tali obiettivi sensibili. Il progetto è

In questa ricostruzione storica dei passi e dei percorsi che ha intrapreso IATT negli ultimi venticinque anni non possono mancare due iniziative che rappresentano un vero tratto distintivo di questa Associazione; il segno tangibile della volontà di fare sistema trovando modi sempre nuovi di tenere tutta la filiera unita, connessa e informata. In questo caso attraverso progetti a carattere editoriale.

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“Upsidedown Project – Spatial Metadata Protection for the underground Critical Infrastructures”, invece, è un progetto sulla sicurezza delle infrastrutture del sottosuolo, lanciato nell’ambito del programma europeo CIPS - “Prevention, Preparedness and Consequence Management of Terrorism and other Security related Risks for the Period 2007-2013”.

stato coordinato dalla Regione Lombardia (Associata IATT) tra il 2013 e il 2014, quando si è concluso con una conferenza il 28 novembre.

T, P aolo nte PFT Preside , 2012 kowski lo an P ao j Kulicz Andrze nal NO DIG S tio Interna

Due progetti ulteriori, anche perché di carattere comunitario, meritano una citazione. Ez Line (Novel Technology for Low Cost Re-lining of Pipe Infrastructure), ad esempio, è un’iniziativa di ricerca che ha visto partner provenienti da Italia, Polonia, UK, Belgio e Olanda. L’obiettivo ha riguardato la progettazione e la realizzazione di un nuovo sistema di “pipe relining”. L’iniziativa, partita a ottobre 2010 e chiusa a settembre 2013, è stata finanziata con 1,6 milioni di euro da fondi europei ed è stata coordinata da IATT.

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le pubblicazioni

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SOTTOSOPRA


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l 2013 ha fatto da prova generale per realizzare qualcosa di più grande. Nel 2019, infatti, IATT si è fatta promotrice della pubblicazione di “Italia NO DIG – la rivista nazionale delle tecnologie a basso impatto ambientale”. Si tratta di una testata editoriale fruibile in formato cartaceo e on-line, stampata con cadenza trimestrale. Di fatto, questa rivista è il riferimento nazionale nell’editoria tecnica per il tema delle trenchless technology; con un aspetto qualificante in più. Italia NO DIG, infatti, per volontà della IATT ha il compito di non rivolgersi esclusivamente agli addetti ai lavori ma di portare queste tecnologie all’attenzione di chi ha meno confidenza con questo settore, soprattutto per quanto riguarda i decision maker. Tutti i progetti fin qui descritti, che sono solo una parte dei moltissimi realizzati a tutti i livelli e in tutti i campi possibili, danno il senso dell’importanza di avere un’Asso-

ciazione rappresentativa come IATT, il cui impegno è ben sintetizzato nelle parole dell’attuale Presidente, Paolo Trombetti: «C’è chi è convinto che la nostra Associazione abbia una struttura di oltre cento persone data la grande quantità di azioni che riusciamo ad avviare e a portare a termine con successo». La storia di IATT è la riprova di come la qualità batta la quantità. E il futuro? «È ricco di progetti e iniziative da portare avanti», secondo Paola Finocchi, attuale Segretario generale dell’Associazione. Il no dig è in continua evoluzione e allo stesso modo anche IATT non deve smettere mai di guardare avanti. Penso, ad esempio, alla qualificazione delle imprese, che deve crescere ulteriormente per dare certezze al mercato, ma anche alla costruzione di una maggiore cultura del trenchless, indispensabile in un mondo sempre più attento alla sostenibilità e all’impatto am-

bientale». Senza dimenticare un appuntamento fondamentale che caratterizza il 2019: la 37° edizione dell’International no-dig, ospitato a Firenze dal 30 settembre al 2 ottobre nella suggestiva cornice della Fortezza da Basso. Come successo in passato, questo tipo di eventi dall’alto valore tecnico e di networking rappresenta una tappa fondamentale per lo sviluppo di IATT, per la sua affermazione in seno alla ISTT e per il consolidamento della cultura delle trenchless technology all’interno del Sistema Italia. L’appuntamento di Firenze potrebbe essere inteso come un punto di arrivo e di coronamento di questi venticinque anni di impegno e successi dell’Associazione ma IATT ha sempre avuto la capacità di guardare avanti. Dunque, anche questo evento è da considerarsi come una nuova partenza verso ulteriori obiettivi che saranno certamente raggiunti.

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