Reporter Giornale 3 Settembre 2010

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3 settembre 2010 - REPORTER

BASKET

“Segnare è il mio mestiere” Parla Romel Beck, il primo messicano nella storia della Pallacanestro Reggiana GABRIELE CANTARELLI g.cantarelli@reporter.it DI

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ono nato per segnare. Ai miei compagni dico di passarmi l’ultimo pallone dell’azione, che poi a fare canestro ci penso io. Non ho paura di prendermi delle responsabilità. Sono qui a Reggio per vincere e per portare la squadra in serie A”. Alla faccia della diplomazia, ecco le prime parole reggiane di Romel Roberto Beck Castro, 28 anni, primo messicano nella storia della Pallacanestro Reggiana. Lo abbiamo incontrato il giorno del suo sbarco a Reggio, seguito come un’ombra dal ds Pierluigi Betti. Timido, quasi fuori posto nel nuovo contesto reggiano, Beck si è rivelato di poche parole. Ma di allettanti promesse. Quanto meno alle orecchie dei tifosi reggiani.

Buongiorno Beck, ben arrivato a Reggio Emilia. “Grazie. Non conoscevo questa città, ma il primo impatto è stato buono. La società mi sembra molto organizzata e non vedo l’ora di conoscere i miei nuovi compagni”. Da lei i tifosi reggiani si aspettano grandi cose. Ci presenti le sue caratteristiche? “Sono uno a cui piace attaccare il canestro. Non ho paura di prendermi delle responsabilità, anzi direi che sono nato per questo. Ai miei compagni dirò di darmi la palla all’ultimo passaggio, a segnare ci penso io, no problem”. Parole impegnative. Lo sa che qui tutti chiedono di tornare in serie A? “Quello dev’essere il nostro obiettivo. Non conosco il campionato di Legadue, ma ho giocato in serie A con Varese e Capo d’Orlando e posso dire che è un bel campionato di livello europeo. Voglio tornarci. Magari con la maglia della Trenkwalder. A proposito volevo il numero 9, ma era già impegnata (è la maglia di Fultz, ndr). Ho scelto il 7, speriamo porti bene”. A proposito di serie A, è vero che è stato a un passo dalla firma con Sassari? “Sì, mi aveva cercato il mio ex

coach Sacchetti. Ma quando me lo hanno proposto io ero impegnato con i camp della Nba. Il campionato americano professionistico rimane il mio obiettivo, è il sogno di tutti i giocatori. Quando ho capito che non c’erano chanche, Sassari aveva già trovato un sostituto. E quindi eccomi qui a Reggio, una società che mi ha consigliato il mio agente Manuel Cavicchioni”. Qual è il suo giocatore preferito? “Michael Jordan, il numero 1”. Cosa si prova a segnare in faccia a Kobe Bryant un canestro da 4 punti? “Nulla di eccezionale. In campo è stato un avversario come tanti altri”. Lei è nato in Messico, a Magdalena de Kino, ci parli della sua cittadina natale? “E’ una cittadina della regione di Sonora. Mio padre era un giocatore americano della locale squadra di baseball. Si è sposato con mia madre, io sono nato lì, ma vivo a Las Vegas da quando avevo 7 anni”. E’ religioso? “Sì, molto”. Fidanzato? “Sì, da 7 anni con Dora Lee”. La sua serata tipo? “Una cena italiana e un bel film in dvd”.

UN CAMPIONE COL SANGUE CALIENTE Un sereno Romel Beck alla presentazione ufficiale. Sotto, l'inizio della rissa scatenata contro l'Uruguay

MA QUELLA RISSA CON L’URUGUAY… Nella carriera di Romel Beck, c’è una “macchia”. E’ la partita “amichevole” tra Messico e Uruguay del 28 agosto 2009, una delle pagine più vergognose del basket sudamericano. Durante un’azione di gioco il nuovo straniero della Trenkwalder, innervosito da una marcatura stretta dell’uruguagio Martin Osimani, diede infatti il via a una maxi rissa che presto è degenerata in “fasolada” collettiva con tutti i giocatori, tecnici e dirigenti delle due squadre impegnati sul parquet a darsele di santa ragione. Nell’impietoso filmato presente

Ascensore Sportivo

su Youtube (ma l’avranno visto Betti and company?, ndr) si vede Beck brandire una sedia alla caccia degli avversari uruguagi. Quella partita è costata a Beck una lunga squalifica con la maglia bianco-verde del Messico di cui fino a quel momento era

Così per Sport

MIRKO STEFANI

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a bandiera della Reggiana a uno dei tanti con la maglia della Cremonese. Non sarà facile per Mirko Stefani ripartire da zero nel conquistare l’amore dei proprio tifosi. A Reggio era diventato, con pieno merito, un “totem” difficilmente criticabile. Un po’ come Totti e Del Piero. A Cremona la concorrenza in reparto è agguerrita. E l’espulsione di domenica contro l’Alessandria non lo aiuterà di certo.

ANDREA CATELLANI

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proposito di Del Piero, continua il magic moment di Andrea Catellani. Dopo l’eurogol segnato alla prima giornata di campionato contro il Livorno, ecco una seconda perla contro il Grosseto che evita al Sassuolo la prima clamorosa sconfitta interna stagionale. Tutto il calcio italiano (e anche europeo) comincia ad accorgersi del valore di Cate-gol. Vuoi vedere che arriva in serie A prima del previsto?

AYA RAMZI

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causa di un effetto ottico, l’autogol dello Spezia che manda in vantaggio la Reggiana è erroneamente assegnato in diretta al difensore granata Aya Ramzi. Il quale sa benissimo in cuor suo di non aver neppure sfiorato il pallone che poi scivolerà nella rete spezzina. Questo non gli impedisce di presentarsi a fine gara in Sala stampa dedicando la segnatura a mezzo mondo. Più tenero che bugiardo…

stato un leader. Due anni prima, infatti, durante una partita contro gli Stati Uniti ai Campionati Panamericani, Beck giocò un grande match prendendosi il lusso di segnare in faccia a Kobe Bryant un canestro da 3 punti con fallo aggiuntivo del fuori-

classe dei Lakers. Una gara che gli valse l’interessamento della Nba, con cui Beck ha avuto una esperienza vestendo la maglia degli Houston Rockets: “Mi tagliarono perché quell’anno una serie di infortuni dei lunghi li costrinse a cercare sul mercato qualcuno più alto di me”, dice Beck. Ma forse nella Nba certi “raptus” di follia come quello contro l’Uruguay non si perdonano così facilmente. E al buon Romel Roberto non è rimasto che accasarsi in Legadue. Sperando che Reggio possa essere il suo trampolino di lancio per riproporsi ad alti livelli.

Il giocattolino si è rotto DI

ENRICO LUSETTI

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he vi piaccia oppure no, le trattative si fanno così. Il passaggio di consegne sembra ormai fatto, ma ad oggi i nomi degli acquirenti sono ancora top secret. La commedia è finita, i miei rimpianti no. Già, perchè adesso è ufficiale: le Coop hanno deciso di uscire dalla Reggiana. E' il crollo di un sogno. Muore così quella super potenza nata dal fallimento di quel bagolone di Foglia che, non ve lo nego, immaginavo ci potesse far gustare nuovamente il profumo della gloria. La storia la conoscete. Otto industriali di prestigio europeo, l'impero cooperativo più alcuni industriali di valore. Il tutto sotto la regia della politica, con la benedizione del sindaco e il placet dei salotti buoni reggiani. I nipotini della falce e martello insieme a liberali che preferirebbero un week-end col Berlusca piuttosto che una notte di porcate con Paris Hilton. Un colosso che aveva comprato la società di calcio senza cacciare un euro, un gruppo con potenzialità da Champions League. Poi...beh, poi il giochino non ha funzionato. Sì, lo so che tutti

sono lì a ricordare la promozione e i tre play-offs ottenuti. Certo, è cronaca. Ma è cronaca di quarta e terza serie, quando questi signori avrebbero potuto competere coi Moratti e coi Sensi. Non hanno funzionato troppe cose. Nessuno si è innamorato del giocattolino. La città ha risposto tiepida. Il sindaco, si dice, ha fatto il diavolo a quattro per far nascere il matrimonio e poi se ne è tirato fuori. Poi la crisi economica. Poi le lotte di poteri tra industriali e coop per la Fondazione Manodori. Basta. Il giochino è finito. E purtroppo, col giochino finito, perdiamo anche un grande presidente come il Fiorello dei poveri, quel Fontanesi che le sue promesse le ha sempre mantenute, che è persona seria e perbene, che nell'avventura ci ha messo entusiamo, competenza e passione. Ora, anche se la firma ancora non c'è, si volta pagina. La Regia passa al gruppo Barilli. Io lo so che voi vorreste un mio parere in merito. Ma come faccio? Da dove spunta fuori 'sto Barilli? Okay, è un grande amico del sindaco. Perfetto, è uno stimatissimo professionista. Ma col calcio? Eppoi, perdonate, chissenefrega di Barilli. Chi c'è dietro il professionista reggiano? Un petroliere

di Abu Dhabi? Perfetto, allora ragioniamo. Intanto, bravi a tenere segreti i nomi di chi si legherà il moschettone alla vita per la cordata granata. Coi bravissimi segugi che bazzicano in città non è impresa di poco conto. Le trattative si conducono così, nel riserbo, e non certo con gli show circensi che hanno inscenato gli Agnello e i Santarelli. Riserbo da applausi, anche perchè una fuga di notizie forse ben diretta da una regìa occulta riuscì a far scappar via l'unico gruppo che ci avrebbe potuto far davvero sognare, quello dei bresciani. Però prima o poi il velo dovrà esser tolto. Chi c'è dietro Barilli? Okay, Campani e Villirillo li sappiamo. Ma gli altri? Dicono Merlatti. Ma, perdonate, non ha appena preso il Castellarano? Sussurrano Gaudì. Mah, voi che dite? Le Cooperative hanno sempre promesso che avrebbero ceduto solo a chi garantiva continuità. Per questo dissero no a Farina. Però, finchè non mi dicono se dietro l'amico del sindaco c'è quello là di Abu Dhabi o chi per lui, beh, alzo le mani al cielo e che faccio? Attendo gli eventi. Proprio come voi.


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