F. De Tomasi

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DIPLOMAZIA E ARCHEOLOGIA NELLA ROMA DI FINE OTTOCENTO

Signor Ministro. I giornali coloniali italiani hanno parlato, in questi giorni, di marmi preziosi trafugati dall’Italia e regalati da John Pierpont Morgan al Metropolitan Museum di Nuova York. Dalle loro informazioni pareva la stampa italiana si meravigliasse che il grande banchiere, il quale, a mia domanda, restituì all’Italia la coppa di Nicolò II, involasse, in certo qual modo, al nostro Paese altri cimeli proibiti, per arricchirne questo. Il New York Herald di oggi contiene, al riguardo, un comunicato del Direttore del Metropolitan Museum Sir Caspar Purdon Clarke, che invio qui annesso. Questi stabilisce in linea di fatto che, da qualunque parte provengano cotali marmi, dal Foro Traiano o da altri luoghi, essi furono comprati, non per la storica loro importanza, ma per lo squisito loro lavoro; che furono esaminati dalle importanti autorità italiane ed esportati senza obiezioni; e che l’acquisto loro non ha nulla che fare con quello della coppa di Ascoli, che pare essere stato da certi giornali nostri rievocato. Sin dal dicembre 1902 segnalai a codesto Ministero un cospicuo legato fatto, in aggiunta ad altri non pochi, al Metropolitan Museum per acquisto di opere artistiche all’estero. Il signor J.P. Morgan che del detto Museo è trustee e direttore, il cui buon gusto conosciuto, e che, a suffragarlo, dispone del parere di parecchie persone intelligenti, pronte ad ogni suo cenno, è assai probabilmente investito del potere di fare acquisti (oltre quelli per proprio conto) per il Museo stesso, nei frequenti suoi viaggi in Europa. Il suo dovere, come egli lo intende, non è certamente di risparmiare noi e il nostro patrimonio artistico, sì bene di favorire il suo Museo ed arricchirlo. Non dobbiamo, quindi, fare troppo assegnamento sovra nuovi scatti di generosità da parte sua a nostro riguardo. Non assicurerei, ma non negherei neppure che non sia suo principio, come di altri uomini di affari, che chi si lascia danneggiare non deve imputare ad altri il suo danno. Nel dubbio, quando il Signor Morgan, ed altri opulenti americani, percorrono l’Italia, consiglierei si invigilassero i nostri tesori artistici, ed i loro custodi ed i custodi dei custodi. Che, se, poi, nonostante la nostra vigilanza, qualche pezzo di marmo è trafugato, non forse lo si potrò attribuire loro a merito, ma certo lo si dovrà ascrivere a qualche magagna nostra. E, per chi vede e giudica da questo Paese, il silenzio, in tal caso, è preferibile alle inani recriminazioni. Gradisca, Signor Ministro, gli atti della mia profonda osservanza. Horti Hesperidum, III, 2013, 2

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