DAILY LUXURY • 1 febbraio 2009

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Enrico Prampolini

Bozzetto della scenografia dell’atto I per “Tamburo di fuoco”, 1922

quell’anno Marinetti entra in contatto con un gruppo di giovani artisti italiani pronti ad elaborare e praticare l’idea futurista, tra essi Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini, che inizieranno ad organizzare esposizioni di scultura e pittura e spettacoli di teatro e poesia, perchè i futuristi esplorarono ogni forma artistica senza trascurare la musica, l’architettura, la danza, la fotografia, il nascente cinema e persino la gastronomia. Un secolo è passato da quel lontano 1909, e Milano, “la città che sale”, dove questa corrente è nata ed ha vissuto la sua prima stagione, dedica al centenario di questa avanguardia rivoltosa e visionaria una mostra unica e prestigiosa che occupa eccezionalmente l’intero pianterreno del Palazzo Reale e che si afferma come evento centrale di un ricco programma di iniziative promosso dal Comune del capoluogo lombardo che faranno della città per tutto il 2009 la capitale del Futurismo. “Futurismo 19092009. Velocità + Arte +Azione”, accoglie circa 400 opere di cui oltre 240 sono dipinti, disegni, sculture, mentre le restanti spaziano dal paroliberismo ai progetti e disegni d’architettura, alle scenografie e costumi teatrali, alle fotografie ed ai libri-oggetto fino agli arredi, alla moda, alla pubblicità, in sintesi a tutto ciò che fu toccato dall’impronta innovatrice di questa corrente. A rendere unica l’esposizione, il desiderio di documentare l’intero campo d’azione del movimento focalizzando l’attenzione sulla sua volontà di ridisegnare l’intero ambito dell’esperienza umana in una chiave inedita, poiché infatti, ridurre il suo esame alla sola pittura e scultura rischia di snaturarne il volto cancellando quella che resta la sua più evidente e ineguagliata caratteristica. La rassegna poi, non si limiterà ad esaminare i soli anni Dieci, il periodo più celebrato in cui il Futurismo operò, ma ne rileggerà l’intera estensione, almeno un trentennio, arrivando fino agli anni Trenta ed ampliando ulteriormente il suo orizzonte temporale per sottolineare le eredità che raccolse e i lasciti che affidò alle generazioni future, spaziando così dall’ultimo decennio dell’800 fino alla seconda metà del ‘900 con alcuni dei protagonisti di quella stagione (Burri, Fontana, Dorazio, Schifano, i poeti visivi) che ad esso guardarono o resero omaggio. Particolare anche l’allestimento. Così come i futuristi volevano porre lo spettatore “al centro del quadro”, una presentazione fitta ed incalzante pone il visitatore “al centro del Futurismo” nel contesto di una mostra vitale, esuberante ed incalzante che rispecchia l’anima dell’avanguardia cui è dedicata. Dell’autentica folla di artisti che vi parteciparono, vengono poi proposti solo quelli che diedero un più importante contributo sul piano della qualità della loro ricerca o sul versante del dibattito teorico, i cui lavori danno vita alle molteplici sezioni in cui si articola la rassegna. ›› n°1 febbraio 2009

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