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La corrente che costa meno è quella che non si consuma
Sapere quale e quanta corrente si consuma, e quando lo si fa, non è un’informazione superflua per addetti ai lavori, anzi: fa risparmiare fior di quattrini. Günther Obrist, dell’azienda specializzata in elettrotecnica Obrist Srl di Velturno, spiega qual è il modo migliore per tenere sotto controllo il consumo di elettricità.
Günther Obrist, ingegnere, classe 1983, ha studiato tecnologie di produzione e automatizzazione a Vienna e, mentre lavorava, ha completato un percorso di laurea in economia e management a Bolzano. Nel 2013 ha superato l’esame di stato per l’abilitazione all’esercizio della libera professione di perito industriale (elettrotecnica e automazione). Ha cominciato a lavorare presso la Obrist Srl di Velturno, l’azienda dei suoi genitori specializzata in elettrotecnica, occupandosi inizialmente di progettazione tecnica dettagliata nella costruzione di impianti elettrici. Dal 2014 è direttore tecnico e dal 2016 fa parte della direzione della Obrist Srl.
Signor Obrist, l’energia è diventata un fattore di costo fondamentale. Gli imprenditori e le imprenditrici sono consapevoli di come usano l’energia nella loro azienda?
Günther Obrist: Dipende molto dal settore. Le grandi aziende produttrici con un elevato fabbisogno energetico sono obbligate a limitare i consumi, li analizzano in tempo reale tramite sistemi di monitoraggio e quindi conoscono con precisione i flussi energetici legati ai processi. Questo obbligo non sussiste per le piccole e medie imprese.

Quali sono i vantaggi di sapere quali processi consumano quanta energia?
In sostanza, il monitoraggio energetico basato sui processi tiene sotto controllo i margini di un’azienda. Esso permette di analizzare i flussi di energia negli impianti, di confrontarli con l’attuale mercato dell’energia e i costi del personale, e quindi di reagire in tempo reale grazie all’intelligenza artificiale.
Quali sistemi di monitoraggio esistono e come funzionano?
Il monitoraggio intelligente dell’energia elabora singolarmente i dati di produzione e confronta il fabbisogno energetico dell’azienda con il prezzo dell’energia sul mer- cato. Esso crea rapporti, tabelle e diagrammi considerando diversi fattori, come l’ora, i prezzi dell’energia, lo stadio della produzione o i costi del personale. Questo è sempre legato ai singoli processi, quindi è rapportato ai singoli impianti, edifici, o anche al piano a cui ci si trova. Più si entra nel dettaglio, tanto più efficace sarà il monitoraggio.
Sono richieste competenze specifiche o si può capire il risultato del monitoraggio anche in modo intuitivo?
I risultati dei rapporti sono intuitivi perché sono preparati in modo molto personalizzato. Per questo motivo, chiunque abbia conoscenze tecniche di base può lavorarci. Per poter impostare misure di ottimizzazione, invece, è necessaria una conoscenza dettagliata del processo specifico e una comprensione di ciò che serve all’azienda e di ciò a cui si può rinunciare.
Il monitoraggio fornisce approcci per il risparmio energetico. Quali sono i passi da seguire affinché si possa effettivamente risparmiare energia?
Il risparmio energetico è un processo continuo. Le misure vengono pianificate, attuate, riviste e ottimizzate. Esse comprendono, ad esempio, l’installazione di sistemi di recupero del calore, la sostitu- zione di propulsori e pompe. Tuttavia, anche delle semplici misure organizzative aiutano a risparmiare energia, ad esempio pause uniche per i dipendenti della produzione o lo spostamento dei turni.
Qual è il potenziale di risparmio del monitoraggio energetico in termini di consumo ed economici?
Ciò dipende soprattutto dallo sta- to attuale della tecnologia installata. Secondo degli studi dell’Agenzia tedesca per l’energia, oltre al potenziale di risparmio fino al 60 percento per l’illuminazione, c’è anche quello fino al 30 percento per il riscaldamento, il raffreddamento, le pompe e i motori, fino al 50 percento per gli impianti dell’aria compressa e al 25 percento per quelli di ventilazione.
Il futuro dell’alpicoltura in Alto Adige

L’alpicoltura nel territorio alpino ricopre tuttora molte importanti funzioni economiche, ecologiche e sociali. L’IRE ha analizzato i dati strutturali attuali, le principali sfide e le opportunità per un’alpicoltura sostenibile.
L’IRE - Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano ha valutato i dati secondari disponibili (in particolare quelli dell’Ufficio Sistemi informativi agricoli - SIAF) e nella primavera del 2022 ha condotto un sondaggio online rappresentativo tra 420 aziende alpicole attive (il 29,4 percento del totale).
Dati sull‘alpicoltura
Nel 2021, in più di 1.500 malghe altoatesine in totale sono stati estivati in alpeggio oltre 86.000 bovini, caprini e ovini su una superficie netta di pascolo corrispondente a circa 70.000 ettari. Le malghe sono gestite da 1.400 aziende alpicole, suddivise in modo seguente: il 78,4 percento da agricoltori e allevatori ovvero aziende, il 17,5 percento da associazioni agrarie (ad esempio interessenze) e il 4,1 percento da enti pubblici (ad esempio i Comuni).
La maggior parte delle aziende alpicole si trova in Val Pusteria, nella Comunità comprensoriale Salto-Sciliar e in Valle Isarco. Appare sorprendente che un terzo delle aziende alpicole gestisca una superficie di pascolo inferiore a cinque ettari, d’altro canto un’azienda alpicola su dieci ha una superficie superiore a cento ettari.
Nel 2021, le aziende alpicole altoatesine hanno realizzato un fatturato di circa 33,1 milioni di euro, ma risultano di fondamentale importanza le sovvenzioni pubbliche, che ammontano a circa 15 milioni di euro. Un quarto
"Qu ali son o attualmente le sfide principali ch e deve affrontare n ella gestione della Su a m alga?"
Incidenza percentuale delle aziende alpicole; possibilità di risposta multipla
Ritorno dei grandi predatori
Spese per manutenzione pascoli e recinzioni
Problemi con escursionisti e ciclisti
Spese per la manutenzione degli edifici
Mancanza di rendita economica
Mancanza di pastori
Accesso difficoltoso per i veicoli
Carenza di bestiame
Scarsità d'acqua
Mancanza di personale sui pascoli
0% 20% 40% 60% 80% 100%
Fonte: IRE (rilevazione propria)
© 2023 IRE del reddito, considerato nel suo insieme, proviene dall’estivazione di bestiame e un quinto dalla somministrazione di alimenti e bevande.
Dalle interviste alle aziende alpicole emerge che le sfide principali da affrontare sono rappresentate dal ritorno dei grandi predatori e la mole di lavoro richiesta per la cura del pascolo.
Percezione esterna
La percezione delle aziende alpicole intervistate chiarisce che queste si trovano attualmente ad affrontare due principali sfide. Un risultato inaspettato è che il 78,8 percento delle aziende alpicole ha difficoltà a prendersi cura del pascolo in maniera sufficiente. Di conseguenza, più della metà delle aziende dichiara che negli ultimi anni sui pascoli alpini sono aumentati i fenomeni di inarbustimento e rimboschimento.
L’80 percento delle aziende alpicole ritiene che il ritorno dei grandi predatori sia una delle maggiori criticità. Come misure di tutela dai grandi predatori, le aziende alpicole chiedono soprattutto la regolazione della popolazione, la rimozione degli animali problematici e la realizzazione di zone senza la pre- senza del lupo, mentre ritengono che le misure per la salvaguardia del bestiame siano meno rilevanti.
Prospettive
Pensando in prospettiva, un’azienda alpicola su quattro ritiene che tra dieci anni non gestirà più la propria malga a causa dei suddetti motivi. Gli agricoltori e allevatori nonché le imprese che gestiscono principalmente aziende più piccole risultano più pessimisti rispetto al futuro e alle interessenze/associazioni agrarie o agli enti pubblici. Tuttavia, le aziende alpicole credono vi siano anche delle opportunità, soprattutto nella commercializzazione dei propri prodotti di malga di alta qualità o nella realizzazione di nuove offerte turistiche.
INFO
IRE – Ricerca economica
Camera di commercio di Bolzano tel. 0471 945 708 ire@camcom.bz.it www.ire.bz.it