Copertina Piante medicinali:Sovraccoperta/copertina piante medicinali
24-11-2009
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Rimbocchi x accoppiato
Segni di taglio x sovraccoperta
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Rimbocchi x accoppiato
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mia Sardegna, con il piroscafo, come ancora Q nellasi diceva in quel tempo, la prima sensazione,
on sono medico, non sono un botanico, non mi N intendo di fitoterapia e, per dirla tutta, non mi intendo proprio di piante. Neanche il mio lavoro di
all’ingresso della nave nel golfo di Olbia, era olfattiva. La terra che ci circondava, riscaldata dai primi raggi del sole, emanava una serie di odori, profumi direi, che, apparentemente dissonanti, si univano in realtà a formare una precisa identità fragrante. Il vento tiepido ci portava gli aromi del cisto, del lentischio, del mirto, del ginepro ad un tempo individuabili e fusi in unico riconoscibilissimo sentore. Ebbene il libro di Enrica Campanini mi ha rievocato quelle antiche sensazioni fisiche, ma anche cariche di stupore, di piacere e di aspettativa per un mondo, per me bambino, carico di suggestioni e di promesse. Il profumo delle piante della Sardegna emana da ogni pagina del libro scaturendo dalle parole e dalle immagini in gran parte familiari alla memoria. Ma superata questa emozione ecco che se ne presenta un’altra, anche essa costituita da molteplici componenti: Enrica Campanini, in tempi non più vicinissimi, è stata una mia allieva, ha discusso con me la tesi di laurea, abbiamo lavorato assieme accomunati dalla passione per la storia della Medicina. Adesso da allieva è diventata maestra nel campo della fitoterapia come dimostrano abbondantemente le sue pubblicazioni, i libri di successo, l’attività di insegnamento. E allora la prima componente affettiva è l’orgoglio, la soddisfazione di avere tenuto a battesimo una persona che, come si diceva un tempo, “si è fatta onore”. Di questo onore mi sento, seppure in piccola parte, responsabile. Orgoglio quindi, ma anche una punta di malinconia per il tempo che fugge, per i ragazzi che diventano adulti, per gli adulti che invecchiano. Infine ammetterò sinceramente anche un pizzico di invidia: un libro come questo mi sarebbe piaciuto averlo scritto io. Ma come è questo libro? In sintesi estrema lo definirei informatissimo, chiaro senza essere banalmente divulgativo, divertente se non addirittura affascinante per colui che si diletti, superficialmente o approfonditamente, di antropologia e di storia; storia non degli eventi eroici che studiamo a scuola, ma dei piccoli quanto fondamentali accadimenti, problematiche, usi ed abitudini del vivere quotidiano: la tecnica antica di intrecciare canestri col gambo dell’asfodelo al posto del Congresso di Vienna e delle sue conseguenze. Ma al di là delle definizioni un tantino riduttive testé elencate, segnalerò la brillantezza, l’abbondanza e la precisione delle annotazioni storiche su ciascuna pianta, la collocazione del loro uso nell’ambiente della Sardegna di ieri e di sempre; ambiente che emerge a tutto tondo dalle parole dell’autrice (ormai sarda per annosa ed affettuosa consuetudine), imponendosi icasticamente e prepotentemente, con la capacità di evocare l’interesse di chi non conosce l’isola e la nostalgia di chi ne è lontano: non è forse vero che la parola nostalgia significa il dolore per il (mancato) ritorno? Sorvolerò di proposito sull’utilizzo medico, passato e presente, delle singole piante: conosco talmente bene Enrica Campanini da poter dare per scontate la precisione e la completezza del suo lavoro, ma mi devo soffermare sulla iconografia ricchissima, piacevole e accattivante anche per colui che guardi con semplice intento estetico, evocativa, come già si è accennato, per colui che vi si accosti con un patrimonio di ricordi. Insomma un libro da non lasciarsi sfuggire, senza il timore, per chi non è del mestiere, di essere sopraffatto da esoteriche comunicazioni tecniche; un libro per tutti, quindi, ma per tutti coloro che sono capaci di provare un interesse genuino per questa bella famiglia d’erbe e d’animali. Attendo fiducioso il prossimo libro di Enrica.
psicoterapeuta sembra avere molte connessioni con la ricerca di Enrica Campanini, se non per la nostra frequente collaborazione professionale, perché dunque propormi di scrivere una prefazione al suo lavoro? Poi ho capito: mi invitava a “viaggiare” nel suo mondo, e per uno scrittore di viaggi questo è un richiamo irresistibile. Il corpus fondamentale del libro è un viaggio nella natura, nella scienza, nell’antropologia e nella cultura sarda, guidati dalle piante, e con le piante entriamo in un mondo sconfinato di notizie. Sapevo che la ferula era usata per battere gli studenti senza lasciare traccia, ma non che fosse considerata un afrodisiaco e forse anche un anticoncezionale, accoppiata opportuna. Non sapevo che Prometeo avesse nascosto il fuoco rubato agli dei all’interno del suo fusto, pratica purtroppo tuttora usata da qualche piromane. Scopriamo poi che i pastori sardi avevano già scoperto che poteva essere tossica per il bestiame e facevano un rito propiziatorio la notte di San Giovanni, «notte magica e propiziatoria per la raccolta delle piante, mangiavano formaggio con fette del fusto della ferula per scongiurare gli avvelenamenti dei propri capi di bestiame». E poi scopriamo la connessione delle fave, proibitissime da Pitagora ai suoi discepoli, con il culto dei morti, ma anche con la nascita (le fave come embrioni dei bambini). Il tabù dell’attraversare i campi di fave non portò fortuna a Pitagora. «La leggenda … narra che il grande filosofo venne assassinato da sicari, dopo essersi trovato dinanzi ad un campo di fave che avrebbe rifiutato di attraversare. La supposta pericolosità della pianta non era del tutto infondata: in alcuni soggetti predisposti causa una malattia molto grave detta favismo o anemia emolitica». Naturalmente, come negli altri testi di Campanini, vi sono tutte le notizie indispensabili per il fitoterapeuta, ove si confronta il sapere popolare con la ricerca scientifica, evidenziando indicazioni e controindicazioni. Ma è anche un viaggio nel tempo, con lo straordinario “Dizionarietto biografico”, che ci racconta di medici e studiosi delle più svariate discipline: alchimia, astronomia, teologia, farmacologia …, testimoni di un tempo in cui il sapere non era parcellizzato e scisso, e la medicina era forse più olistica. Di ognuno di questi personaggi verrebbe voglia di saperne di più, di indagare, di scriverne la storia. Alcuni sono notissimi, Avicenna e Ippocrate, Pitagora e Malpighi, Raimondo Lullo, figure straordinarie che ci ricordano, come nella famosa frase attribuita erroneamente a Newton, che oggi vediamo più lontano perché siamo nani che stanno sulle spalle di giganti. O la mistica Hildegarda di Bingen: o «santa Ildegarda (Bermeshein 1098-presso Bingen 1179), badessa e naturalista. Sebbene sia spesso chiamata santa, non fu mai canonizzata. Scrisse il Liber semplicis medicinae o Physica ove parlava dei poteri curativi delle erbe, delle pietre e degli animali e il Liber compositae medicinae dove disquisiva sulle cause naturali delle malattie. Lasciò anche scritti di carattere mistico (Liber scivias)». Fu anche musicista, aggiungo, e il suo pensiero è rilevante nel descrivere le esperienze mistiche di coscienza. È curioso scoprire il Vissani o il Pellegrino Artusi della latinità, «Apicio, Marco Gavio (25 a.C. ca.37 d.C. ca.), famoso gastronomo romano, autore del più antico testo di cucina, il De re coquinaria, che rappresenta un’importante testimonianza sulle abitudini culinarie della latinità». Ed è divertente scoprire che Thomas Willis, autore nel 1661 del Cerebri Anatome, passa alla storia non solo per la scoperta del circolo di Willis o per la descrizione del diabete mellito, ma anche perché si trasferì a Londra dove «… nessun medico mai lo sorpassò e guadagnò più denaro di lui». Per ultimo sottolineo che, per lo splendido apparato iconografico, è un piacere estetico sfogliare il libro ed entrare con la guida garbata dell’autrice, nelle meraviglie della natura. D’ora in poi guarderò le piante con più attenzione, e attraverserò i campi di fave, sia pure con rispetto.
Pier Luigi Cabras Professore ordinario di psichiatria, Università di Firenze
Andrea Bocconi Scrittore, psicoterapeuta didatta di psicosintesi
uando, bambino, tornavo in estate per le vacanze
Segni di taglio x sovraccoperta
Enrica Campanini
Enrica Campanini
PIANTE MEDICINALI IN SARDEGNA
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