TuttoFellini

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nonché di battute e dialoghi dei film; quasi 300 fotogrammi, in gran parte a colori, tratti dalle pellicole; e, in appendice, una serie di corposi materiali aggiuntivi (approfondimenti, ritratti, testimonianze, ricordi). Vi hanno collaborato, con articoli e saggi perlopiù appositamente scritti, circa 40 studiosi italiani e francesi, tra cui anche gli ultimi testimoni diretti dell’arte del regista, amici, collaboratori e coautori (da Gianfranco Angelucci a Dominique Delouche, da Gérald Morin a Moraldo Rossi e Sonia Schoonejans). Doveroso omaggio, nel centenario della nascita, a un maestro che resta ancora oggi, in tutto il mondo, l’icona per eccellenza del secolo d’oro del cinema italiano e del cinema

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A cura di Enrico Giacovelli

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libri su Fellini sono così tanti che si potrebbero scrivere (c’è chi lo ha fatto) interi libri sui libri su Fellini. Questo

TuttoFellini, per semplificare vita e lettura a studiosi, appassionati e semplici curiosi, li sintetizza tutti in uno solo, proponendosi come la pubblicazione più vasta e completa al mondo sul regista italiano per antonomasia e sui suoi film. È un’opera unica non soltanto per via delle

Prefazione di Michel Ciment

dimensioni monumentali (circa 600 pagine), ma perché è al tempo stesso enciclopedia e volume collettaneo, libro di consultazione e di lettura. Comprende un Dizionario enciclopedico con centinaia di voci dedicate ai più svariati temi, personaggi e aspetti della vita e dell’arte di Fellini, oltre che a tutte le sue opere per il grande schermo; una vastissima scelta di citazioni di Fellini e su Fellini,

Con scritti originali di Gianfranco Angelucci • Claudio Bartolini • Ennio Bìspuri Clizia Centorrino • Paolo Ceratto • Roberto Chiesi • Michel Ciment Rosita Copioli • Maurizio Costanzo • Alberto Crespi Oreste De Fornari • Luciano De Giusti • Steve Della Casa Dominique Delouche • Paolo Di Paolo • Emanuele Enria • Ilaria Feole Giampiero Frasca • Diego Gabutti • Enrico Giacovelli • Jean A. Gili Patrice Lajus • Stefan Liberski • Nuccio Lodato • Caroline Masoch Jean-Max Méjean • Gérald Morin • Audrey Norcia Jean-François Pioud-Bert • René Prédal • Moraldo Rossi Patrick Saffar • Sonia Schoonejans • Marcello Seregni • Fulvia Serra Paolo Silvestrini • Piero Spila • Caterina Taricano

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A cura di

enrico Giacovelli

Con scritti originali di Gianfranco Angelucci * Claudio Bartolini * Ennio Bìspuri * Clizia Centorrino * Paolo Ceratto * Roberto Chiesi * Michel Ciment * Rosita Copioli * Maurizio Costanzo * Alberto Crespi * Oreste De Fornari * Luciano De Giusti * Steve Della Casa * Dominique Delouche * Paolo Di Paolo * Emanuele Enria * Ilaria Feole * Giampiero Frasca * Diego Gabutti * Enrico Giacovelli * Jean A. Gili * Patrice Lajus * Stefan Liberski * Nuccio Lodato * Caroline Masoch * Jean-Max Méjean * Gérald Morin * Audrey Norcia * Jean-François Pioud-Bert * René Prédal * Moraldo Rossi * Patrick Saffar * Sonia Schoonejans * Marcello Seregni * Fulvia Serra * Paolo Silvestrini * Piero Spila * Caterina Taricano Prefazione di

Michel ciMent

Traduzioni dal francese di Pierfrancesco ProsPeri


collana diretta da enrico Giacovelli

Avvertenza per il lettore Tutte le citazioni del presente volume sono segnalate con l’uso di virgolette basse doppie («») e Le citazioni virgolettate sono letterali, ma in qualche caso sono state leggermente ritoccate nella forma là dove gli originali – per imprecisione degli autori o delle testate e delle case editrici – presentavano errori o comunque costruzioni che vanno contro le più elementari regole di grammatica e sintassi della lingua italiana. sono comunque inediti. appositamente scritti (o compilati, a seconda dei casi) dal curatore dell’opera.

Copertina e impaginazione: Francesco Partesano Stampa: ?????

di risalire al nome del loro autore così da darne la doverosa menzione, ma le ricerche si sono rivelate infruttuose. Nel chiedere dunque scusa per qualunque eventuale omissione, l’Editore si dichiara sin d’ora disponibile a revisioni in sede di

© Gremese International s.r.l.s. – Roma Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere registrata, riprodotta o trasmessa, in alcun modo e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore.


Sommario

Prefazione di Michel Ciment ............................................................................................. 1. vita breve di Federico Fellini da riMini ........................................................ 2. dizionario enciclopedico Felliniano ............................................................... Agenzia matrimoniale, 24

Boccaccio

La dolce vita, 129 Amarcord, 33

Antonioni, Michelangelo,

Assurdo universo

Il Casanova di Federico Fellini, 79

2 Fellini 2 E il Casanova di Fellini?,

C’eravamo tanto amati

E la nave va, 147

Che strano chiamarsi Federico

Avanspettacolo e varietà,

Beluzzi, Maria Antonietta,

Citazioni La città delle donne, 106 I clowns, 116

Fellini: A Director’s Notebook

Fellini black and white Il bidone, 60 Block-notes di un regista, 67

Fellini-Satyricon, 168


6

sommario

, 321

Fortunella

Nine Le notti di Cabiria, 254 Notti magiche Omaggi, citazioni, Ginger e Fred, 198

Lo sceicco bianco, 344

Opera lirica e operetta,

Giulietta degli spiriti, 209 8 donne e ½ / 8½ Women, 8½, 273 Hello Jeep!

La strada, 366

In Search of Fellini

Sulle tracce di Fellini Sweet Charity

Intervista, 219

Le tentazioni del dottor Antonio, 379

Il leone dalla barba bianca,

Luci del varietà, 232 Il lungo viaggio

Toby Dammit, 388 Prova d’orchestra, 304 Tre passi nel delirio


sommario

Ultimi giorni (di Fellini), Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet

I vitelloni, 406 La voce della luna, 414

3. zibaldone ............................................................................................................................ ................................................................... ................................................................................................... .................................................................................................. ................................................................................. ..................................................................................................... ...........................................................................................................................

4. Materiali ............................................................................................................................

F.F. – L’uomo dei sogni ............................................................................................................... Un ricordo di Maurizio Costanzo ........................................................................................... Fellini al ristorante ..................................................................................................................... Fellini al telefono ........................................................................................................................ La conversazione continuamente interrotta ...................................................................... Due articoli su 8½....................................................................................................................... Intervista inedita ad Alberto Moravia su 8½........................................................................ A proposito di Prova d'orchestra – Intervista a Fellini........................................................ e Don Giovanni ....................................................................................................................... Fellini come un'infanzia. Regista maggiore vietato ai minori..........................................

.........................................................................................

Indice analitico sintetico ................................................................................................. .............................................................................................................

I fotogrammI daI fIlm ....................................................................................................

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Prefazione di Michel Ciment

Federico Fellini, oGGi il più popolare tra i Grandi reGisti italiani e il più analizzato da critici e storici di tutto il mondo, non ha sempre goduto di tale unanimità. Ad esempio, diversamente da Amelio, Antonioni, Castellani, Monicelli, Pontecorvo, Rosi, Rossellini, Visconti e Zurlini, non ha mai ottenuto Senso di Visconti e i marxisti si scagliavano contro la spiritualità della Strada. Qualche anno dopo, «L’Osservatore Romano» condannerà La dolce vita Fellini, il suo abbandono di una narrazione lineare, il suo ricorso a grandi blocchi narrativi sganciati Satyricon e dello sconcerto di molti davanti a Roma a Cannes. Fellini si è progressivamente indirizzato verso un cinema visionario, e come tutti i grandi visionari (Kubrick, Tarkovskij, Buñuel, Resnais) ha ottenuto meno adesioni immediate rispetto ai pittori della turare la realtà ma reinventarla». In effetti il suo cinema non è né letterario né narrativo, è pittorico. Fellini viene dal fumetto, dai disegni satirici che illustravano le pagine del «Marc’Aurelio» all’i-

partenza una delle chiavi di questo regista che ha osato trasformare le proprie fantasie e i propri bisogna dimenticare che Fellini non ha girato una sola inquadratura nella sua città natale, Rimini. Proveniva peraltro dal neorealismo e l’incontro con Roberto Rossellini fu determinante. Più anziano di lui, Rossellini lo fece collaborare alle sceneggiature di Roma città aperta, di Paisà, del Miracolo, di Francesco giullare di Dio, di Europa ’51. Nel libro-intervista a Grazzini [GRA], Fellini confessa che «è così, vedendo Rossellini al lavoro su Paisà, che ho scoperto per la prima volta che era possibile fare del cinema nello stesso rapporto intimo, diretto, immediato con cui uno scrittore scrive o un pittore dipinge». Ma ciò che qualcuno ben presto non gli perdonerà è aver tradito l’estetica realista con La dolce vita, lasciando sempre più spazio all’improvvisazione per non essere schiavo della sceneggiatura. Più che Rossellini, che gli sembrava sempre di passaggio sul set, fu Lattuada (co-regista Luci del varietà) a incarnare per lui l’autorità del cineasta. Se Fellini entrò in depressione già durante le riprese della Strada, al punto che Giulietta Masina crisi creativa, da cui trasse peraltro uno dei suoi capolavori, 8½. Incontrò in quell’epoca un medico berlinese ebreo e allievo di Jung, Ernst Bernhard, che si era stabilito a Roma e che lo curò per quattro anni al ritmo di tre sedute a settimana facendogli anche conoscere intrattenuto rapporti con la psicanalisi, prima che una nouvelle vague (Bellocchio, Bertolucci) vi attingesse a piene mani. L’importanza dell’attività onirica si ritrova nei disegni del diario dei sogni Le tentazioni del dottor Antonio, colori, e poi soprattutto da 8½ e le fantasie che acquistano un’importanza sempre maggiore (anche se già La dolce vita, costruito in blocchi monumentali, aveva aperto la strada alle opere audaci – Roma, il Casanova – che arrive-


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Prefazione

Unico, inoltre, tra i grandi registi della sua generazione (Antonioni, Visconti), che vivevano in un circolo chiuso, Fellini ha coperto l’intero spettro del cinema italiano. Lavorò come sceneggiatore per registi quali Lattuada e Germi; collaborò strettamente con grandi sceneggiatori quali Flaiano, Pinelli e Zapponi; si rivolse a Pier Paolo Pasolini per scrivere Le notti di Cabiria e a Tonino Guerra (lo sceneggiatore di Antonioni, Rosi, Angelopoulos e Tarkovskij) per Amarcord. Agì insomma come trait d’union tra le componenti più diverse del cinema italiano e tutte alimentarono in qualche modo la sua ispirazione. Banditi a Orgosolo, Il posto e Accattone Dino De Laurentiis o Alberto Grimaldi. Sia pure con percorsi molto accidentati, trovò sempre un Casanova criticava il maschio mediterraneo, Prova d’orchestra l’anarchia del Sessantotto dieci anni dopo il Sessantotto, La città delle donne il femminismo, E la nave va il naufragio della società, Ginger e Fred la volgarità Block-notes di un regista, I clowns, Intervista l’immaginario regnava sovrano. «Mi sono inventato una vita per non doverla raccontare» confessava, e i progetti che non ha mai potuto realizzare, Viaggio con Anita, Moraldo in città, Il viaggio di G. Mastorna suo scopo ultimo, come lo esprime in Prova d’orchestra: «Il segreto per sopravvivere è riuscire a suonare bene il proprio strumento». emotiva fatta di ossessioni e fantasie ricorrenti – si presta più facilmente alle accuse di ripetitività. Ma osservando le sue metamorfosi si scopre invece una varietà immensa, insieme a un senso non comune del rischio e della scommessa. I clowns e Amarcord, Prova d’orchestra e Casanova, E la nave va e Ginger e Fred: quante diverse avventure, quanti registri a volte del tutto opposti! Fellini con la sua progressione drammatica. Ma non ha accompagnato tale modernità di concezione con una teorizzazione autoassolutoria (nelle interviste giocava brillantemente al gatto e al topo con il suo interlocutore), né con una ricerca formale univoca. Al contrario, ha voluto restare un uomo di spettacolo, con il circo come metafora del suo universo. Non ha esitato più di tanto davanti alla deformazione del tratto, ricordandosi delle sue prime esperienze di caricaturista. Ha mescolato il ritratto intimo e l’affresco della società, l’orientalismo e il ritorno alle radici (Rimini), il disagio contemporaneo e la farsa, la nostalgia e la critica. Io ho avuto il privilegio di frequentare Fellini per diversi anni. Come molti artisti, apprezzava come Satyricon, Roma o Casanova. Ricordo una serata romana in cui gli ospiti si stupivano che io fossi venuto per discutere con lui di Roma all’aeroporto restai bloccato per cinque ore in un mostruoso imbottigliamento stradale degno dei mento la sera prima e diceva al telefono, stringendosi il naso e facendosi passare per la propria domestica, che il Maestro non era disponibile. L’indomani pranzavo con lui da Cesarina, come semuna libertà molto rara tra i registi. Un aneddoto forse apocrifo può darne una idea. A un giornalista “ini” avevano tutti poco talento, rispose: «È Viscontini che ve lo ha detto?». Era la differenza tra un aristocratico comunista infatuato della cultura borghese e un regista popolare amante dei fumetti e del teatro di varietà.



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1. Vita breVe di Federico Fellini da rimini

1926 e dintorni Il suo tran tran di bambino anonimo, provinciale, apparentemen-

te senza grandi qualità, si accende di qualche salutare fantasia in occasione delle vacanze estive in campagna nella vicina Gambettola, a casa della nonna paterna. Al cinema Fulgor di Rimini, in Maciste all’inferno di Guido Brignone, colpito soprattutto «da una popputa Proserpina, con gli occhioni bistrati, che con un segno della mano fabattezza gli angoli del letto con i nomi dei quattro cinema di Rimini (Fulgor, Savoia, Sultano, Opera Nazionale Dopolavoro). Sogna spesso di volare, come farà anche da adulto nella vita e nel cinema. Si diverte a disegnare con le matite colorate, ama il Natale e la cioccolata, gioca con le marionette di cartapesta, sogna di fare da grande il burattinaio, legge il «Corriere dei Piccoli», l’«Avventuroso» e i romanzi di Salgari. Non si interessa di sport e non sa nemmeno nuotare.

1927

Nell’estate un circo approda a Rimini: quando leva le tende, il piccolo Federico – affascinato dai clowns – è tentato di fuggire con la carovana. Ma, anche se da grande amerà raccontare il contrario, non lo fa, se non forse per qualche ora.

1929 Nasce la sorella Maddalena, soprannominata in famiglia “Bàgolo”. Intanto, a partire dall’i-

nizio del decennio, la famiglia Fellini ha già traslocato più volte e adesso abita nella palazzina Dolci

1930 Federico entra al ginnasio-liceo Giulio Cesare di Rimini (che però, all’inizio, si chiama ancora Giosuè Carducci). Suo compagno di banco sarà per molti anni Luigi Benzi detto Titta, ben riconoscibile nel futuro protagonista di Amarcord. Intanto arriva anche al Fulgor il cinema sonoro, Rogers & Fred Astaire, oltre a quelli – prediletti da Fellini – dei fratelli Marx, di Charlie Chaplin e di Stanlio e Ollio.

1933 Durante il suo primo viaggio a Roma consapevole, in compagnia del padre, si perde per un

quarto d’ora nelle catacombe di San Callisto.

1935 In occasione dell’inaugurazione di una mostra d’arte a Forlì fa parte della scorta d’onore di Vittorio Emanuele iii, il re piccolo (sotto tutti i punti di vista) che assomiglia a certe sue caricature e futuri personaggini. 1936 Si innamora di una vicina di casa quattordicenne, Bianca Soriani detta Bianchina, che gli

ricorda Barbara Stanwyck: è un amore puntualmente contrastato, che giunge al culmine con una chi anni sposerà un altro uomo). Nel campeggio estivo di Verucchio, a una ventina di chilometri da balilla moschettieri, pubblicati pochi mesi dopo da un giornale fascista locale.

1937 Esegue per il cinema Fulgor alcune caricature di attori celebri; e apre con l’amico pittore

Demos Bonini, presso il bar Diana, una “bottega del ritratto” di nome feBo (dalle prime lettere dei cognomi dei due soci) specializzata in caricature anche a domicilio.

1938 Consegue la maturità (funestata dal suicidio di un compagno che non vi è riuscito), pubblica alcune vignette umoristiche sul settimanale «La Domenica del Corriere» (nella rubrica dei


1. Vita breVe di Federico Fellini da rimini

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la propria fede fascista e anche squadrista; ma lui, così come non si interessa di calcio, non si interessa nemmeno di politica: le sue battute e le sue vignette si librano a mezzo metro da terra, in un Zavoli [CRO], è da collocarsi in questo anno anche l’iniziazione sessuale di Federico, che sarebbe avvenuta in un bordello di Firenze e gli avrebbe lasciato brutti ricordi – nonché una vita sessuale incerta e ambigua – per sempre.

1939 A gennaio compie anche lui, come il padre e come quell’altro conterraneo più celebre e

funesto di nome Benito Mussolini, la fatale marcia su Roma: non da solo come vuole la leggenda, modellata sul copione dei Vitelloni e di Roma, bensì in compagnia della madre e della piccola Maddalena. Partono un mattino d’inverno, probabilmente non in treno ma in camion, e si stabiliscono madre, benché romana, senta impellente la nostalgia della Romagna e vi torni in capo a pochi mesi; ma non frequentai mai. Non avevo promesso che avrei seguito i corsi» [CHA]). Ritrovatosi da solo nella grande città, è deciso a diventare giornalista e, grazie all’aiuto di un redattore conosciuto sulla spiaggia di Rimini, Ferrante Alvaro De Torres, inizia a collaborare con il quotidiano «Il Piccolo», un giornale che dedica molto spazio allo spettacolo. Dopo qualche mese di stenti e bohème, importante rivista umoristica dell’epoca, il «Marc’Aurelio»: vi porterà, da solo o con l’amico Rugcospicuo numero di vignette. Entra anche nel cinema, ma dalla porta di servizio: come gagman non pure nel teatro, dalla porta di servizio, come comparsa in un’Aida alle Terme di Caracalla.

1940 e dintorni. Inizia a scrivere anche per la radio, che è la televisione di quegli

anni, a quattro mani con Ruggero Maccari; e con l’amico pittore Rinaldo Geleng disegna pubblicità Il mio amico Pasqualino “Federico” come le sue rubriche sul «Marc’Aurelio»: è il ritratto di un ometto che per certi versi assomiglia a lui. Conosce fra gli altri il comico Aldo Fabrizi, che forse se lo porta appresso in tournée, e Aldo Palazzeschi. Collabora, non accreditato, ad alcune sceneggiature per Mario Mattoli (la prima è probabilmente Il pirata sono io!) e altri registi. Il lavoro abbonda, al punto che per qualche tempo deve ricorrere alla simpamina: è la sua prima e non ultima esperienza con la droga. In ogni caso riesce a non andare in guerra, «corrompendo medici e simulando le malattie più misteriose», soprattutto mentali («Sono stato anche tre giorni in un manicomio, in mutande e con un asciugamano in testa, come un marajà»): lo aiuta, nella fuga dal servizio di leva, una bomba che distrugge l’archivio militare di Bologna.

1941 1942

la trilogia popolare di Aldo Fabrizi (Avanti c’è posto..., Campo de’ Fiori, L’ultima carrozzella). Si reca l’incompiuto I cavalieri del deserto di Gino Talamo e Osvaldo Valenti, da un romanzo di Salgari: costretta a sbaraccare e tornarsene in Italia «con l’ultimo aereo in partenza da Tripoli» (Federico perde pure quello, per mancanza di posti disponibili, ma riesce poi a trovar posto su un velivolo


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1. Vita breVe di Federico Fellini da rimini

sulla rubrica Terziglio, in cui tre diversi autori sono chiamati a confrontarsi su uno stesso argomen-

lio». La vita dei due innamorati di carta ed etere si incrocia strettamente con quella del loro autore: dar la voce a Pallina arriva in un giorno d’autunno una ragazza emiliana di origini saldamente borIl futuro regista ne rimane colpito, forse perché assomiglia ai suoi schizzi umoristici, e cerca di Ogni giorno è domenica scenario via delle Botteghe Oscure, presso il palazzo che di lì a poco diventerà sede del Partito Comunista Italiano.

1943

a causa dell’emergenza di guerra (il fratello Riccardo canta l’Ave Maria di Schubert, come dieci anni dopo nei Vitelloni; fra i testimoni, Rinaldo Geleng e l’attore Vittorio Caprioli). Il viaggio di nozze ha come meta il teatro Galleria, in piazza Colonna, dove il presentatore del varietà di turno, Alberto Sordi, invita il pubblico a salutare gli sposi con un applauso; la luna di miele si svolge nella casa della rastrellamento dei nazisti e caricato a forza su un camion senza ritorno, Federico si salva da guai

1944 Inaugura a Roma con alcuni amici una catena di negozi, i Funny Faces Shop, dove si fan-

no ritratti e caricature ai soldati americani in dieci minuti per tre dollari. Inizia a collaborare con Roberto Rossellini, regista dai trascorsi moderatamente fascisti, alla sceneggiatura di Roma città aperta autori – la storia del cinema italiano. Intanto la natìa Rimini, importante nodo ferroviario e stradale, viene meticolosamente distrutta dagli americani liberatori.

1945

due settimane, meno di una quaresima, e morirà di broncopolmonite la domenica di Pasqua nel doloroso cuore di Roma città libera. I coniugi Fellini non avranno mai più bambini.

1946 Partecipa alla sceneggiatura di Paisà

per l’Italia dirigendone anche qualche inquadratura a Firenze. L’incontro casuale davanti a un’edicola di giornali romana con l’avvocato torinese Tullio Pinelli inaugura una nuova collaborazione Fellini: il primo risultato di rilievo è Senza pietà, per Lattuada, che costituisce anche l’esordio – a parte una fugace apparizione in Paisà – della Masina attrice. Federico ritorna dopo parecchi anni a Rimini, per qualche giorno, e la trova «”ricca di macerie prime”, come dicevano dell’Italia i miei amici del “Marc’Aurelio”. Un cratere lunare. Una distesa sterminata di rovine. Dopo Cassino era stata la città più bombardata d’Italia». Alla radio riscuotono un rinnovato successo, la domenica, Le avventure di Cicco e Pallina.

1947

L’amore, in cui esor-

l’opera prestata, una Topolino amaranto, la sua prima e più memorabile automobile («Sulla Topoliprobabilmente ignaro dell’episodio). Avrebbe anche una prima occasione di esordire nella regia,


1. Vita breVe di Federico Fellini da rimini

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accanto ad Aldo Fabrizi, con Emigrantes, da girarsi in Argentina, ma il viaggo oltreoceano lo turba,

1948 Al Teatro delle Arti conosce un giovane attore molto promettente che recita accanto a Giulietta, Marcello Mastroianni.

1949 e dintorni È in pieno fervore sceneggiatorio: oltre a continuare a scrivere per Lattuada (Il delitto di Giovanni Episcopo, Il mulino del Po) e per Rossellini (Francesco giullare di Dio, Europa ‘51), inizia a scrivere per Germi (In nome della legge, Il cammino della speranza, La città si difende, Il brigante di Tacca del Lupo). 1950 Vorrebbe conseguire il brevetto di pilota di aliante, forse per intraprendere voli silenziosi

come quelli di 8½ e Intervista, ma il rischio di causare un infarto alla madre lo dissuade: dovrà accontentarsi dei voli della fantasia. Più con i piedi per terra, ma non troppo, la fondazione con Alberto Lattuada e le rispettive mogli Masina e Del Poggio di una casa produttrice di nome Capitolium.

1951 Nonostante un certo diffuso scetticismo intorno all’operazione, la Capitolium riesce a pro-

Luci del varietà, girato a quattro mani con l’amico Lattuada durante l’estate: il sogno del piccolo Federico di fare il burattinaio si sta realizzando.

1952 Debutta nella regia a due sole mani con Lo sceicco bianco, originariamente destinato ad di realizzare La strada I vitelloni, le cui riprese iniziano a dicembre e saranno ultimate nella primavera successiva. Dirige per Rossellini, in altre faccende affaccendato, la scena del processo di Dov’è la libertà...?: è per lui l’unica occasione di lavorare con l’amato Totò.

1953 Gira Agenzia matrimoniale, episodio breve del collettivo L’amore in città

meno visti dell’anno e del decennio. Intanto I vitelloni agosto), vi ottiene un Leone d’argento e con il suo successo anche di pubblico spiana la strada a La strada

1954

tura extraconiugale di non breve durata con una signora prosperosa incontrata fuori dallo studio, Lea Giacomini. La strada tutto il mondo: gli abitanti di un paesello olandese, Nierbëeg, offrono a Fellini un posto di sindaco; in Svizzera viene creato un sigaro chiamato Zampanò; un po’ dappertutto proliferano pupazzetti di stoffa e di gomma a forma di Gelsomina; e il produttore anglo-ungherese Alexander Korda propone a Fellini La strada 2 o Le avventure di Gelsomina. In casa Fellini un’intera stanza viene riservata ai premi che giungono da ogni dove e che sempre più, anno dopo anno, faranno l’effetto di una cappella di ex voto. Tra agosto e dicembre la rivista «Cinema» pubblica il soggetto di un sequel dei Vitelloni, Moraldo in città, che non verrà mai realizzato ma sfocerà in parte nella Dolce vita.

1955

chezza del protagonista Broderick Crawford) Il bidone, che viene poi montato e doppiato in gran

di malavoglia e che resterà il meno felliniano di Fellini, Goffredo Lombardo convince il regista a


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libri su Fellini sono così tanti che si potrebbero scrivere (c’è chi lo ha fatto) interi libri sui libri su Fellini. Questo

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