Il cinema di Michael cimino

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Giampiero Frasca

GIAMPIERO FRASCA

Il cinema IL CINEMA DI di

MICHAEL

CIMINO


N.B. Fino a diversa indicazione (ossia fino all’attuale pagina 18 del capitolo IV) si può stampare in bianco e nero.

IL CINEMA DI

Salvo che nel gioco dei sedicesimi “avanzi” la disponibilità MICHAEL di ulteriori pagne a colori: nel CIMINO qual caso alcune immagini anche dei primi 4 capitoli potrebbero essere stampate a colori.


«CineAlbum» Monografie di cinema e spettacolo per la scuola e l’università Collana diretta da Enrico GiacovElli


Giampiero Frasca

IL CINEMA DI

MICHAEL CIMINO


May beauty be before me. May beauty be behind me. May beauty be above me. May beauty be below me. May beauty be all around me. [Possa la bellezza essere davanti a me. Possa la bellezza essere dietro di me. Possa la bellezza essere sopra di me. Possa la bellezza essere sotto di me. Possa la bellezza essere intorno a me.]

THE SUNCHASER / VERSO IL SOLE, 1996

Copertina: Francesco Partesano

Fonti iconografiche: La gran parte delle immagini è tratta da fotogrammi delle pellicole citate. Quanto alle altre foto, per quanto possibile l’Editore ha cercato di risalire al nome del loro autore così da darne la doverosa menzione, ma le ricerche si sono rivelate infruttuose. Nel chiedere dunque scusa per qualunque eventuale omissione, l’Editore si dichiara disposto sin d’ora a revisioni in sede di eventuali ristampe e al riconoscimento dei relativi diritti ai sensi dell’art. 70 della legge n. 633 del 1941 e successive modifiche. Stampa: Peruzzo Industrie Grafiche – Mestrino (PD) 2019 © Gremese International s.r.l.s. – Roma Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, registrata o trasmessa, in qualsiasi modo e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-6692-024-3


Il cinema di Michael Cimino ragione dei tempi stabiliti per realizzare il film. Convinzione per di più aggravata da una megalomania, resasi patologicamente evidente durante le riprese, che lo condusse a concepire il film come un modo per conquistare l’eternità. Un’incoscienza (o ingenuità) tale da impedirgli di comprendere come l’argomento trattato fosse troppo ardito e pericoloso per non subirne le conseguenze, specie all’alba di una nuova era per gli Stati Uniti, quella di Reagan. Cimino fallì per un infelice connubio di disparità: troppo diverso affinché lo si potesse comprendere, abbastanza arrogante per far sì che qualcuno si schierasse al suo fianco, ossessivo al punto da sfiancare qualunque resistenza. Potremmo aggiungere anche fastidiosamente ambizioso per non generare negli altri la speranza di una sua rovinosa caduta e candidamente anacronistico, con una sontuosa concezione della Settima arte che andava in netta controtendenza rispetto alla disciplinata inclinazione del cinema americano degli anni Settanta (cui aderiva nell’amore per lo sfruttamento delle scenografie naturali ma dal quale si distaccava inevitabilmente per la comunione mistica con esse, per le ampie strutture narrative adottate e per l’imponente orchestrazione di personaggi e comparse). Inevitabile lo scollamento, che progressivamente si è tramutato in ostracismo. In questo modo, Cimino si è trasformato da regista di immenso talento in un piantagrane perennemente insoddisfatto, indocile e ormai – dopo l’epocale danno alla United Artists che tutti gli ascrissero – assolutamente sterile e infruttuoso. Eppure, guardando dalla giusta distanza l’intero percorso di Cimino, non si può non riconoscere che l’eccezione è stata proprio il grande successo del Cacciatore, perché lo introdusse in un mondo che non gli era mai appartenuto veramente. Pur essendo stato spesso citato insieme ai più celebri nomi della “Hollywood Renaissance” degli anni Settanta, Cimino non fece mai parte del gruppo degli Scorsese, dei Coppola, dei De Palma o degli Spielberg. Per sua stessa ammissione, non è mai stato un cinefilo. Ai film, fin dagli anni dell’adolescenza preferiva la pittura, la letteratura e la musica. Non aveva studiato cinema all’università come i registi sopracitati, ma aveva seguito corsi di arte e architettura. Non si era fatto le ossa nei serial televisivi, non aveva mai svolto un ruolo da assistente per nessun regista. Cimino è figlio di un tempo lontano e probabilmente anche di un altro luogo, in cui la visione del cinema poteva convivere in assonanza con il visionario, in un’accezione geniale del termine, non problematica. Ma così non è stato e il non essersene reso conto è innegabilmente una colpa. Cimino si è sempre paragonato a Howard Roark, il protagonista del romanzo La fonte meravigliosa di Ayn Rand, che da sempre avrebbe voluto portare sullo schermo, per una sorta di autobiografia ideale che nessuno, ovviamente, fu mai interessato a produrgli: un personaggio geniale, quello di Roark, non a caso un architetto, come lui, in anticipo sui tempi ma profondamente incompreso, capace di sacrificare la propria intera opera per non accettare nessun tipo di compromesso. Anche Cimino non ne avrebbe voluti accettare, ma nessuno, di certo, gli ha mai fatto sconti. Nessuno tra i suoi film, compresi i primi, segnati dal successo, ha accontentato tutti. Di sicuro Cimino non

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Introduzione risulta mai indifferente, ma spesso compare nelle cronache per i motivi sbagliati e non per la qualità estetica dei suoi lavori, a quel punto assolutamente accessoria. Il picco lo si raggiunge con Il cacciatore e I cancelli del cielo: al primo si riconosce l’enorme valore artistico e lo si premia con il successo, ma al gradimento si accompagna la polemica per la deriva destrorsa che il film avrebbe assunto e per le scene di violenza esasperata così poco aderenti alla cruda realtà del sudest asiatico. Il secondo è invece polverizzato dalla polemica e da un certo gusto sadico nel demolirlo, anche a causa del volo pindarico compiuto da Cimino per realizzare un film che andava oltre ogni limite imposto dalla produzione e dalla logica. Il tutto condito, poi, da aneddoti iperbolici per catalizzare l’attenzione del pubblico ancor prima che la pellicola uscisse in sala, dove poi, quando vi approderà, verrà disprezzato e deriso dai pochi che si arrischieranno a vederlo. Dopo I cancelli del cielo lo schema si ripete sempre identico a se stesso. Esaltazione per l’uscita del film, interviste entusiastiche da parte dei periodici francesi, illusione che la carriera possa ripartire, critiche negative americane (con rare eccezioni per L’anno del dragone e Verso il sole), accese polemiche su qualche aspetto trattato dalla pellicola (il razzismo dell’Anno del dragone, il revisionismo storico del Siciliano, la violenza di Ore disperate, lo spiritualismo new age di Verso il sole), insuccesso di pubblico, nuova messa ai margini. La marginalità di Cimino con il tempo è diventata una sorta di duplice marchio dai risvolti antitetici: da un lato un orgoglioso brand antisistema per i cinefili più oltranzisti; dall’altro, un autentico stigma per quello stesso sistema non più disposto a riporre la propria fiducia in una causa che si reputa ormai irrimediabilmente persa. La passione dei cinefili conduce direttamente alla condizione di mito, il discredito agli occhi del sistema impedisce l’azione, la paralizza, la frustra e la procrastina all’infinito nella sua possibilità di riuscita (come avviene ad esempio per il progetto su La condizione umana di Malraux, che Cimino ha cullato inutilmente fino alla morte). Il paradosso del regista, dopo I cancelli del cielo e in seguito sempre di più, è stato questo: essere – suo malgrado – una leggenda non riconciliata man mano che aumentavano i periodi di inattività. L’introduzione nel mondo a lui sconosciuto del cinema, comprensibilmente, era avvenuta in punta di piedi, anche se l’adattamento risulterà abbastanza rapido da permettergli di assumere presto la sfrontatezza necessaria per esordire dietro la macchina da presa. Cimino inizia con la scrittura, insieme a Deric Washburn (che ritroverà poi per Il cacciatore), rielaborando una sceneggiatura poco convincente di Steven Bochco, che diventerà in seguito uno dei più stimati autori di serie televisive (Hill Street giorno e notte, Colombo e N.Y.P.D. tra queste). Si tratta di un film di fantascienza, sicuramente poco consono alle sue corde, 2002: la seconda odissea (Silent Running). È l’esordio alla regia del mago degli effetti speciali Douglas Trumbull e si pone come un ideale (molto ideale) seguito dell’Odissea kubrickiana cui lo stesso Trumbull aveva lavorato. È il 1972. Osservando alcune piante finte nell’aeroporto di Los Angeles a Cimino viene in mente l’idea della preservazione della vita in condizioni estreme. È il preludio della

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Il cinema di Michael Cimino storia che Cimino racconta tutto d’un fiato davanti a Trumbull stesso, incontrato negli uffici della produzione: un’astronave viaggia nello spazio con il compito di conservare la flora che sulla Terra rischia l’estinzione a seguito di una catastrofe che ha sconvolto l’intero ecosistema terrestre. A un tratto giunge l’ordine di distruggere tutto il carico, ordine al quale uno degli astronauti si oppone fermamente. Ma Cimino ha voglia di dirigere un film. Su consiglio di Joann Carelli, produttrice e amica di sempre, scrive la sceneggiatura di Una calibro 20 per lo specialista e la invia a uno dei grandi divi del momento, Clint Eastwood. Non un divo qualunque: Cimino sceglie una star che abbia la possibilità di produrre direttamente il film con la sua casa, la Malpaso. A Eastwood la sceneggiatura piace e intende comprarla, ma a questo punto l’arroganza ancora acerba di Cimino inaugura una storia parallela lunga quanto la sua carriera: dice a Eastwood con fermezza che intende girare lui stesso il film che ha scritto. Divertito da tanta audacia, Eastwood concede a Cimino tre giorni di riprese, dopo i quali, se avrà dimostrato di saperci fare, realizzerà il film. Ma gli chiede anche di completare la sceneggiatura di Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan (Magnum Force, Ted Post, 1973), perché John Milius, che l’ha iniziata, ha dovuto interrompere il lavoro per girare il suo primo lungometraggio, Dillinger. Cimino non vorrebbe, non ama particolarmente i giustizieri del cinema poliziesco, ma accetta, sapendo che non potrà ottenere la regia di Una calibro 20 se non passerà attraverso il favore che Eastwood gli chiede. La futura leggenda fa il suo primo necessario compromesso. Tutto ciò che segue si è originato da qui.

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BIOFOTOGRAMMI Il film della vita

1939 - Michael Cimino nasce il 3 febbraio 1939 a New York. Suo padre è un editore musicale, sua madre una stilista. Cresce nel lussuoso quartiere di Old Westbury, contea di Nassau, nella parte nordoccidentale di Long Island. Poco si conosce della sua infanzia e quel poco lo si deve ai suoi stessi racconti. Anche la sua data di nascita è stata a lungo avvolta dal mistero: secondo altre fonti sarebbe nato il 16 novembre 1943. È uno studente particolarmente dotato ma indocile e ribelle. 1956 - Si diploma alla Westbury High School di Long Island, New York. 1959 - Si laurea in arti grafiche alla Michigan State University di East Lansing, Michigan. Nell’annuario dell’università c’è scritto che i suoi gusti includono Thelonious Monk e gli architetti Ludwig Mies van der Rohe e Frank

Una dimora di Old Westbury nel 1939.

Il Guggenheim Museum, progettato da Frank Lloyd Wright, nel 1959.

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Il cinema di Michael Cimino Manifestazione pacifista a Fort Dix a fine anni Sessanta.

Lloyd Wright, oltre alle bionde e alla vodka. È direttore della rivista umoristica universitaria «Spartan». 1962 - Si arruola nei riservisti dell’esercito degli Stati Uniti. Si addestra per cinque mesi a Fort Dix, New Jersey, e per un mese a Fort Sam, Houston, Texas. Tale periodo diventerà in seguito fonte di controversie, quando in un’intervista al «New York Times» – rilasciata nel corso della lavorazione del Cacciatore – dichiarerà di aver partecipato alla guerra del Vietnam nel 1968 al seguito di un’unità medica dei Berretti Verdi (ma le successive indagini dell’intervistatore lo costringeranno a ritrattare l’affermazione). Studia comunque recitazione all’Actors Studio con John Lehne, insegnante anche di Meryl Streep, Al Pacino e Dustin Hoffman. 1963 - Dopo aver studiato pittura, storia dell’arte e architettura, ottiene il Master of Fine Arts a Yale.

Thelonious Monk nel 1959.

Take Me Along, spot pubblicitario della United Airlines (1967).

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Biofotogrammi 1964 - Si trasferisce a Manhattan per lavorare nelle agenzie pubblicitarie. I responsabili ricordano il suo enorme talento, ma anche l’enorme quantità di tempo richiesto da ogni spot da lui realizzato a causa della grande meticolosità con cui curava tutti gli aspetti visivi del lavoro. Questi sono anche gli anni in cui conosce Joann Carelli, che sarà produttrice dei suoi film e fedele amica per tutta la vita. 1967 - Realizza lo spot Take me Along per la United Airlines, con una coreografia dinamica ispirata ai musical di Broadway e ai numeri di Busby Berkeley. 1971 - Decide di trasferirsi a Hollywood per tentare la carriera cinematografica. Scrive con Deric Washburn e Steven Bochco la sceneggiatura di 2002: la seconda Odissea (regia di Douglas Trumbull, 1972) e, con John Milius, quella di Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan (regia di Ted Post, 1973), secondo capitolo della saga interpretata da Clint Eastwood.

Foto di scena da 2002: la seconda Odissea (1972).

1974 - Esordisce alla regia con Una calibro 20 per lo specialista grazie alla Malpaso di Clint Eastwood. 1978 - È l’anno della consacrazione. Realizza Il cacciatore, grandissimo successo che lo espone però a una serie infinita di critiche per aver affrontato l’argomento Vietnam, ritenuto ancora spinoso. 1979 - Il 9 aprile Il cacciatore, dopo 11 nomination, trionfa alla notte degli Oscar, vincendone 5: miglior film, miglior regia, miglior attore non protagonista, montaggio e suono. La settimana successiva, in Montana, hanno inizio le riprese de I cancelli del cielo.

Riprese della prima sequenza di Una calibro 20 per lo specialista (1974).

Riprese de Il cacciatore (1978).

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Il cinema di Michael Cimino 1980 - Il 18 novembre la prima newyorchese de I cancelli del cielo è un disastro: gli spettatori abbandonano la sala, mentre il giorno dopo la stampa stronca senza appello il film. 1981 - Il 24 aprile esce negli Stati Uniti la versione rimontata e ridotta de I cancelli del cielo ma è comunque un fallimento: l’incasso è solo di un milione e trecentomila dollari. La United Artists, anche a causa delle ingenti perdite, è assorbita dalla Metro Goldwyn Mayer e la responsabilità è attribuita al flop del film. 1982 - Il 29 marzo vince il Razzie Award come peggior regista per I cancelli del cielo. Il film era stato nominato anche per le categorie di peggior film, peggior attore (Kris Kristofferson), peggior sceneggiatura e peggior colonna sonora (David Mansfield).

L’Oscar per Il cacciatore, 9 aprile 1979.

1985 - Dopo diversi progetti accarezzati ma mai realizzati, Cimino ottiene da Dino De Laurentiis la possibilità di girare un nuovo film, L’anno del dragone, la cui sceneggiatura viene scritta insieme a Oliver Stone. Il film non è un successo ed è travolto dalle polemiche per il presunto razzismo contro la comunità cinese. 1987 - Sempre con De Laurentiis, realizza Il siciliano, tratto da un romanzo di Mario Puzo e incentrato sulla controversa figura del bandito Salvatore Giuliano. Anche in questo caso, il film è un flop. 1990 - Realizza il remake del film di William Wyler Ore disperate (1955): è il suo primo film quasi completamente girato in interni. Gli incassi sono un’altra volta deludenti.

Riprese de I cancelli del cielo (1979, con Kris Kristofferson).

1996 - Dopo sei anni, torna sugli schermi con Verso il sole, presentato al Festival di Cannes dove suscita grande entusiasmo. È tra i favoriti per la Palma d’oro, ma la giuria, presieduta da Francis Ford Coppola, non lo premia. Malgrado parte della critica gli sia favorevole, il film è il più grande fiasco del regista: solo trentamila dollari incassati. 1997 - In giugno, sulle pagine di «Variety», Army Archerd scrive un articolo per confutare le voci sempre più insistenti che il regista stia per cambiare sesso. Ma l’articolo sortisce l’effetto di rafforzare maggiormente le dicerie, avvalorate dall’aspetto assunto da Cimino dopo alcuni interventi di chirurgia estetica cui si è sottoposto per addolcire i suoi tratti.

Con Kris Kristofferson e Isabelle Huppert al Festival di Cannes 1981.

2001 - Riceve in Francia l’onorificenza dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Pubblica in Francia il suo primo romanzo, Big Jane.

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ichael Cimino è stato uno dei nomi più celebri del cinema americano a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Ma a una rapidissima ascesa è seguita un’altrettanto repentina caduta, tutto nell'arco di un paio di anni, il che ha fatto di lui prima un miracolato, poi un reietto. Il cacciatore ha attirato l'attenzione del grande pubblico e quella dell'Academy, che lo ha premiato con cinque Oscar, mentre l’insuccesso commerciale dei Cancelli del cielo è stato talmente rilevante da essere usato per sancire simbolicamente la chiusura di un’epoca, causando all'autore un ostracismo inflessibile da parte dei produttori e accelerando la fine della sua carriera. Eppure, Cimino incarnava una figura di artista molto particolare, colto e visionario, un perfezionista che sconfinava nella paranoia, fautore di un cinema che era frutto di una sintesi suprema tra l'enfasi spettacolare della Hollywood classica e una concezione personale di grandissima originalità. Eccentrico e testardo, Cimino ha fallito per la sua diversità rispetto ai grandi nomi della New Hollywood: isolato e ambizioso, arrogante perché orgogliosamente convinto dei propri mezzi, ossessivo al punto da rasentare la patologia. Il suo cinema candidamente anacronistico, fatto di ampie strutture narrative e di una maniacale direzione di attori e comparse, non ha lasciato mai indifferenti ma ha determinato sempre aspri dibattiti e polemiche, perfino nei pochi anni del grande successo internazionale. Questo libro – arricchito da numerose illustrazioni e concluso da un’intervista al regista, inedita in volume – non ha lo scopo di rivalutare l’opera di un autore che avrebbe potuto diventare immortale e invece è finito in un mesto dimenticatoio, bensì quello di tentare un’accurata analisi del suo lavoro per andare oltre l’aneddotica scandalistica che da I cancelli del cielo in poi ha condizionato l’obiettività di molti giudizi sul suo cinema e sulla sua vita.

In copertina: dall’alto, Una calibro 20 per lo specialista; I cancelli del cielo; Il cacciatore. In quarta di copertina: un’immagine da L’anno del dragone.

€ 24,00 (i.i.)

GIAMPIERO FRASCA scrive di cinema, tiene corsi, cura rassegne. Su Cimino, per questa casa editrice ha già pubblicato – nella collana “I migliori film della nostra vita” – una monografia dedicata a I cancelli del cielo. Tra gli altri suoi libri: Road Movie (2001), C’era una volta il western (2007), Il cinema va a scuola (2011), Storia e storie del cinema americano (2013) e La suspense (2015). 978-88-6692-058-8


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