Fracci & Nureyev

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Roberta Albano Elisabetta Testa

Fracci & Nureyev Prefazione di

Flavia Pappacena

Le due stelle che hanno illuminato la danza del secondo Novecento


Biblioteca delle Arti

Fracci & Nureyev



Roberta Albano Elisabetta Testa

Fracci & Nureyev ( Le due stelle che hanno illuminato la danza del secondo Novecento

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Prefazione di

Flavia Pappacena


BiBlioteca delle arti Sezione Danza Collana di testi e strumenti per la scuola e per l’università Direttore: Flavia PaPPacena (Accademia Nazionale di Danza, Roma) Comitato scientifico: Michaela BöhMig (Università “L’Orientale”, Napoli) Tiziana leucci (Centre National de la Recherche Scientifique, Parigi) Bruce Michelson (Accademia Nazionale di Danza, Roma) annaPaola Pace (Accademia Nazionale di Danza, Roma) lorenzo Tozzi (Conservatorio di musica Santa Cecilia, Roma; Romabarocca Ensemble)

Copertina: Francesco Partesano In copertina: Fracci e Nureyev ne La Bella addormentata, Teatro alla Scala, 1966 (foto di E. Piccagliani) In quarta di copertina: Fracci e Nureyev in sala prove alla fine degli anni Sessanta Fotografie: nell’eventualità di omessa o errata menzione dell’autore di taluna delle fotografie pubblicate nel volume, l’Editore si scusa dichiarandosi disposto sin d’ora a revisioni in sede di ristampa e al riconoscimento dei relativi diritti ai sensi dell’art. 70 della legge n. 633 del 1941 e successive modifiche. Stampa: AGL – Pomezia (Rm) Copyright Gremese 2020 © Gremese International s.r.l.s. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere registrata, riprodotta o trasmessa, in alcun modo e con qualsiasi mezzo, senza il preventivo consenso formale dell’Editore. ISBN 978-88-6692-100-4


Sommario

Prefazione di Flavia Pappacena ......................................................................................... 7 Premessa............................................................................................................................................................... 9 Il balletto in Italia nel dopoguerra (di R. Albano)..........................13 Carla Fracci, una stella di prima grandezza (E. Testa)..........29 L’infanzia e gli anni di studio alla Scala................................................................31 L’inizio della carriera internazionale e la famiglia ..................................37 I partner, gli incontri, i media..............................................................................................51 Gli anni più recenti .............................................................................................................................57 Rudolf Nureyev, il Tartaro volante (di R. Albano) ........................67 La fuga in Occidente e la nuova star del balletto........................................80 Una nuova vita, una nuova danza................................................................................94 Nureyev coreografo e direttore, gli ultimi anni ...........................................113 Fracci e Nureyev, un’alchimia irripetibile (di E. Testa) .....123 Il primo incontro .................................................................................................................................133 Un repertorio da rivitalizzare ...........................................................................................137 Incontri e ricordi ..................................................................................................................................150 Bibliografia..............................................................................................................................................157



Prefazione

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hi ha avuto la fortuna di vedere Carla Fracci e Rudolf Nureyev in scena custodisce gelosamente l’esperienza esaltante di quelle serate in cui, incollato alla poltrona, era ipnotizzato dal carisma, dalla bravura tecnica e dalla profondità interpretativa dei due artisti. Peraltro era quello un periodo fecondo della danza europea, contraddistinto da rispetto e osservanza delle tradizioni ma anche proteso verso il nuovo. E Fracci e Nureyev erano i testimoni più intensi di questo magico connubio. Sui due artisti molto è stato scritto (ricordiamo con stima e affetto la recente pubblicazione di Alberto Testa) e molto si scriverà, ma questo testo di Roberta Albano ed Elisabetta Testa ha il particolare pregio non solo di farci entrare nelle vite di Carla e di Rudy, ma di inserire anche la loro esperienza nel grande affresco della danza italiana, contribuendo a tramandare storie e tradizioni del nostro Paese, di cui si rischia di perdere la memoria. È, questo, uno degli aspetti più originali e interessanti della presente pubblicazione, soprattutto se si considera che tra i suoi destinatari vi sono giovani ballerini e studenti per i quali questo testo può costituire un valido riferimento per ampliare le loro conoscenze e perfezionare i loro aggiornamenti. Flavia Pappacena


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Carla Fracci e Rudolf Nureyev ne La Bella addormentata, Teatro alla Scala, 1966. (Foto di E. Piccagliani)


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Premessa

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el panorama del balletto italiano, l’esplosione divistica di Carla Fracci degli anni Sessanta è un evento che rinnova l’intero mondo coreutico nazionale, proiettandolo in uno scenario internazionale che non aveva visto una ballerina italiana così celebre dall’epoca dei successi di Maria Taglioni, Fanny Cerrito e Carlotta Grisi, nel secolo precedente. L’incontro con un’altra stella di fama mondiale, diventata vera e propria icona pop, Rudolf Nureyev, ha rappresentato un binomio esplosivo per le platee che hanno avuto il privilegio di vederli danzare insieme. Sono gli anni del boom economico, della televisione “generalista” e di massa che contribuisce a creare fenomeni culturali omogenei, diffusi su tutto il territorio nazionale, per un pubblico esteso, appartenente a tutte le fasce sociali. Carla Fracci è Giselle, al fianco di vari partner, Erik Bruhn e Rudolf Nureyev in particolare. È la Silfide del XX secolo, è Giulietta, Cenerentola; riprende con nuova linfa le principali eroine del balletto romantico ed è l’interprete di personaggi femminili del teatro e della lettera-


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tura che il marito, Beppe Menegatti, creerà per lei in numerosi spettacoli. Diventa il volto di un’importante campagna pubblicitaria di sapone che individua nel suo viso fresco, angelico e soave l’immagine perfetta della bellezza italiana, di una donna che, da figlia del popolo (il padre era tranviere), è diventata una diva. Simbolo di una società italiana in movimento e in fase di modernizzazione dal punto di vista sia culturale che dei costumi, la Fracci interpreta pienamente questo cambiamento scegliendo di non restare chiusa nei teatri d’opera ma portando il balletto in tutta Italia, a tutte le classi sociali, ballando ovunque nelle piazze e nei teatri all’aperto. È la star della danza classica che appare in televisione e al cinema, e la sua popolarità contribuirà alla crescita del movimento complessivo del balletto italiano. Rudolf Nureyev è il nuovo mito del balletto russo dopo Vaclav Nižinskij che, per un pubblico più elitario ed esclusivamente teatrale, aveva sconvolto il balletto francese ed europeo all’inizio del Novecento. Nureyev vive in un’epoca diversa, quella della comunicazione di massa, e la sua fuga dall’Unione Sovietica, in piena Guerra Fredda, verrà sfruttata, al di qua della Cortina di Ferro, per esaltare i modelli culturali occidentali. In realtà il suo talento straordinario e la sua cultura coreutica di formazione russa saranno un volano unico per la tradizione del balletto del suo paese d’origine. Diventerà un divo mondiale e il suo stile, con il caratteristico taglio di capelli a caschetto, influenzerà addirittura i Beatles. Analizzando il valore simbolico delle performances di Nureyev e di Fracci, si può senz’altro dire che entrambi, oltre a essere i personaggi che interpretavano – che fossero Albrecht


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Premessa

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e Giselle, o Romeo e Giulietta – li arricchivano di ulteriore significato con il proprio carisma e la propria personalità individuale. Così, nella percezione degli spettatori, la Giselle di Fracci o il Sigfrido di Nureyev acquistavano caratteristiche espressive uniche, inconfondibili. Solo pochi artisti nel mondo del balletto, e del teatro in generale, hanno potuto creare un fenomeno comunicativo di questo tipo. Si tratta di coloro che cambiano la storia della propria arte e che sono capaci di attualizzare personaggi creati in epoche precedenti e in altri contesti, che altrimenti rischierebbero di diventare espressione di mero virtuosismo, o di una vuota e artificiosa convenzione. Per meglio apprezzare il valore artistico e culturale che il loro incontro ha rappresentato per il balletto italiano e internazionale, è necessario capire in quale contesto esso abbia avuto luogo. Il racconto a più voci presentato in questo libro narra sia dei loro numerosi incontri artistici sia della loro diversa e straordinaria biografia personale, e si propone di rendere nuovamente vivi e attuali anni ormai trascorsi del balletto in Italia. In tale maniera si potranno meglio apprezzare l’atmosfera in cui brilla la carriera di Carla Fracci e l’accoglienza riservata dal pubblico e dalla cultura italiana a Rudolf Nureyev.


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Carla Fracci e Rudolf Nureyev ne Il Lago dei cigni, Teatro alla Scala, 1973. (Foto di E. Piccagliani)


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Il balletto in Italia nel dopoguerra

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di Roberta Albano

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el dopoguerra, molti dei teatri lirici allora presenti in Italia ricominciarono lentamente, e in subordine alla produzione operistica, a dare vita a una programmazione di danza, raccogliendo nelle loro file gli allievi delle scuole di ballo attive in quegli anni, ossia quella della Scala di Milano e quella del Teatro Reale dell’Opera di Roma, aperta nel 1928. La scuola del Teatro di San Carlo di Napoli fu riaperta solo nel 1950 sotto la direzione di Bianca Gallizia, ballerina di formazione scaligera e protagonista della danza di quegli anni. Il San Carlo di Napoli aveva visto annullata la stagione lirica del 1942 per l’intensità dei bombardamenti di cui la città era stata vittima, sostituita da una serie di concerti che ebbero luogo dal gennaio 1943. Grazie alla prematura liberazione della città dall’occupazione nazista dopo le “quattro giornate” del settembre del 1943, il teatro ricominciò la propria attività dopo essere stato requisito dal Comando della 56a Area Inglese. Nella stagione che ebbe inizio nel dicembre successivo, con la Bohème, andarono in scena ben undici opere


«Il pubblico avverte sempre quando un artista è autentico, è sincero, e dedicato fino in fondo. Soltanto a queste condizioni può nascere, nell’interpretazione, la magia».

«La danza è tutta la mia vita. Esiste in me una predestinazione... Devo portare fino in fondo questo destino: è la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità».

Carla Fracci

Rudolf Nureyev

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