Ciò che qui c’è, lo si può trovare anche altrove; ma ciò che qui non si trova, non esiste in nessun

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CIÒ CHE QUI C’È, LO SI PUÒ TROVARE ANCHE ALTROVE; MA CIÒ CHE QUI NON SI TROVA, NON ESISTE IN NESSUN LUOGO Un progetto di Graziano Meneghin e Jacopo Trabona


Questo progetto mira alla reinvenzione, al riuso e alla reinterpretazione dello studio d’artista come ambiente fisico e mentale. Nello specifico, intervenendo in maniera scultorea e architettonica nello spazio, si intende produrre un’inversione della canonica funzione dello studio da luogo di produzione a luogo di sola esposizione. Se storicamente l’analisi del sistema dell’arte deve essere condotta in termini di studio come spazio unico di produzione e di museo come spazio unico di esposizione1 il progetto comporterà la collisione di questi due momenti, portando le nozioni di contenitore e contenuto a confondersi e relazionandosi così a una tradizione che si è progressivamente affermata nel corso degli ultimi vent’anni. L’origine fisica delle componenti scultoree che troveranno spazio nel luogo di esposizione sarà dislocata a centinaia di chilometri di distanza dallo studio stesso, nel luogo dove risiede una delle due parti del collettivo (Jacopo Trabona). La funzione creativa sarà quindi ripartita attraverso due esperienze soggettive: una che si relazione all’editing2 dell’esposizione (Graziano Meneghin) e l’altra che si astrae da questa, ma che è origine primaria del processo di produzione (Jacopo Trabona). A tale scopo adotteremo diverse tipolo-

gie e strategie di comunicazione e coabitazione fisica e virtuale, lavorando in maniera tale da volgere un luogo che si dà come statico verso una struttura che si trasforma entropicamente3 in uno spazio dinamico. Il progetto vivrà di due fasi distinte. La prima, che troverà la sua conclusione in concomitanza con l’apertura de La 14a Mostra Internazionale di Architettura della biennale di Venezia (6 Giugno 2014), verrà caratterizzante dalla progressiva accumulazione di materiale scultoreo regolarmente inviato da un componente all’altro del collettivo. In coincidenza con le diverse opportunità di “studio visit” (Open Studios, Bevilacqua la Masa) si darà vita a una serie coerente di esposizioni autonome del materiale presente, come capitoli di una narrazione in divenire4. La seconda, coincidente con La Biennale stessa, sarà contraddistinta da unico momento espositivo (da sabato 7 giugno a domenica 23 novembre 2013) che vedrà uno svuotamento fisico, progressivo e coerente dello spazio. Il materiale scultoreo verrà infatti via via rispedito alla sua origine, facendo diventare l’editor della prima fase (Graziano Meneghin), nuova origine dell’esposizione, attraverso la scelta del materiale da preservare che verrà riattualiz-


zato mediante la perdita del suo contesto precedente. Gli oggetti rimanenti vivranno di una loro nuova vita venendo privati del precedente legame che li univa alle loro controparti ora assenti e, trovando parallelamente una loro nuova significazione attraverso l’accordo con gli altri oggetti rimasti. Questa fase vive quindi di uno sviluppo basato sulla contrapposizione tra assenza e negazione, ricollegandosi alla relazione già in atto tra i due componenti del collettivo. Successivamente, in un contesto espositivo nuovo, che trova luogo nello studio londinese di uno dei due artisti coinvolti (Jacopo Trabona), il materiale verrà ricomposto per mano del termine origine della prima fase, dando un nuovo valore all’oggettualità presente, che vive una sua trasformazione basata, non solo sulla sua ricollocazione nel suo spazio d’origine e luogo di produzione, ma anche dell’inevitabile sviluppo dato dalla sua precedente presenza sul territorio veneziano. Questa ultima fase darà vita ad una mostra finale che si terrà a Londra dopo la chiusura e lo svuotamento dell’atelier a noi assegnato. 1 Daniel Buren, The function of the studio (1973) in October, n.10, MIT Press, Boston 1979.

2 Con editing si intende il processo attraverso il quale una narrazione preesistente diventa materia viva andando a costituire una nuova narrazione non più dipendente dalla prima. In termini di linguaggio artistico la parola editing appare intraducibile nell’italiano montaggio che rimanda a una questione primariamente allestitiva. Il termine inglese comprende invece le seguenti significazioni: annotare, compilare, editare, montare, redarre, revisionare, che nel loro insieme appaiono coerenti con la processualità adottata. Con la parola editing intendiamo inoltre rifarci alle teorie di Jean Baudrillard per il quale ‘l’editing ha una funzione primaria nel processo di simulazione della realtà [...] determinandone il senso” tanto che ‘il processo contraddittorio del vero e del falso, del reale e dell’immaginario è abolito in questa logica iperreale del montaggio’. Jean Baudrillard, L’Échange symbolique et la mort, Gallimard, Paris 1976 (trad.it Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano 2006). 3 La nozione di entropia è qui intesa in quanto agente che intercorre fra le distinte entità spaziali che compongono il progetto. La connessione, sia concreta che astratta, è interpretata come un ponte sulla superficie entropica, per il quale l’alterazione di due luoghi è sviluppata secondo un processo univoco di sottrazione e addizione. L’attenzione è però concentrata sulla componente puramente visibile del processo, che, all’interno della cornice espositiva, si relaziona per assenza con quella astratta, indicizzandone lo svolgimento secondo la stessa relazione che linguisticamente intercorre fra significante e significato. 4 In questa prima fase daremo vita ad un insieme organico di mostre che assumeranno una denominazione in capitoli: la prima, ad esempio, si chiamerà Ciò che c’è qui, lo si può trovare anche altrove; ma ciò che qui non si trova, non esiste in nessun luogo - Capitolo Primo / First Chapter. Vorremmo in tal modo porre l’accento sul carattere narrativo del progetto..


Graziano Meneghin nasce a Sacile (PN) nel 1982. Si laurea nel 2012 in Arti visive e dello spettacolo presso lo Iuav di Venezia dove attualmente svolge il secondo anno di laurea magistrale in Arti visive e teatro. Partecipa a diverse mostre collettive tra le quali: 97ma Collettiva Giovani artisti Bevilacqua la Masa, Venezia (2013); Art Stays 11, a cura di Marika Vicari, Ptuj, Slovenia (2013); Ecology of mind, a cura di Cristina Fiore e Andrea Penzo, Forte Marghera, Venezia (2012); 94ma Collettiva Giovani artisti Bevilacqua la Masa,Venezia (2010). E’ borsista alla 97ma Collettiva Giovani artisti Bevilacqua la Masa. Vive e lavora a Venezia. Jacopo Trabona nasce a Vicenza nel 1989. Nel 2009 si trasferisce a Venezia dove consegue il diploma di Laurea triennale in Arti Visive presso l’università IUAV di Venezia e partecipa, per due anni consecutivi, alla Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa. In seguito si trasferisce a Londra dove consegue il Master of Fine Arts presso il Chelsea College of Art and Design. Partecipa a diverse esposizioni di livello internazionali fra le quali lo YICCA (Young International Contest of Contemporary Art) (2011), presso la Factory Art Gallery a Berlino e Open Cube (2013) curata da Adriano Pedrosa presso White Cube a Londra. Vive e lavora a Londra.


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