1_Gli ospiti sconcertanti_Heinrich Böll

Heinrich Böll

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GLI OSPITI SCONCERTANTI Fraktur Edizioni

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Fraktur Edizioni

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1 Gli ospiti sconcertanti 2 La pecora nera 3 L’immortale Teodora

Heinrich Böll

GLI OSPITI SCONCERTANTI

4 La stazione di Zimpren 5 Il destino di una tazza senza manico 6 Qualcosa accadrà

Tradotto da Lea Ritter Santini

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Non è che io sia nemico degli animali, anzi mi piacciono e la sera — mentre il gatto mi sta accovacciato sulle ginocchia — godo a far il solletico al nostro cane. Mi diverto a guardare i bambini che danno da mangiare alla tartaruga nell’angolo del soggiorno. Ha un posticino nel mio cuore persino il piccolo ippopotamo che teniamo nella vasca da bagno e i coniglietti che girano liberi per casa da tempo non mi rendono più nervoso. E poi, la sera sono abituato a trovare visite inattese: un pulcino pigolante o un cane senza padrone a cui mia moglie ha concesso asilo. Perché mia moglie è una donna buona e gentile, non manda nessuno fuori di casa, né uomini né bestie e già da molto tempo alla preghiera serale dei nostri bambini è aggiunta la postilla: “Signore, mandaci mendicanti e animali!” Il peggio è che mia moglie non sa resistere né ai rappresentanti di commercio, né ai venditori ambulanti e cosí a casa nostra si accumulano cose che io ritengo superflue: sapone, lamette da barba, spazzole e lana da rammendare; in giro nei cassetti ci sono polizze di assicurazione e contratti di compravendita del genere più disparato. I miei figli sono assicurati per la durata del loro studio, le mie figlie per la loro dote, ciononostante di qui al matrimonio o agli esami di abilitazione e laurea non possiamo nutrirci esclusivamente di lana o di sapone, e le lamette da barba vengono sopportate dall’organismo umano solo in casi eccezionali.

Si capirà quindi come mi vengono qualche volta degli attacchi di leggera impazienza, sebbene sia generalmente conosciuto come un uomo tranquil-

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lo. Mi sorprendo spesso con invidia ad osservare i

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bottoni e lamette da barba in lontani sobborghi,

conigli che stanno comodi sotto il tavolo e rosic-

perché la nostra situazione è diventata preoccu-

chiano beati le loro carote, e lo sguardo stupido

pante. Possediamo però ancora alcuni quintali di

dell’ippopotamo che accelera nella nostra vasca

sapone, migliaia di lamette da barba, bottoni di

da bagno la formazione del fango, qualche volta

ogni tipo e assortimento e io, verso la mezzanotte,

mi provoca tanto che gli faccio le boccacce. An-

barcollo verso casa, metto insieme tutti i soldi che

che la tartaruga che mordicchia stoica le foglie di

tiro fuori dalle tasche. I miei bambini, i miei animali,

insalata non ha la più pallida idea delle pene del

mia moglie mi stanno intorno con gli occhi lucenti

mio cuore: la nostalgia di un profumato caffè, di

perché di solito per la strada ho fatto la spesa:

tabacco, di pane e di uova e del calore benefico

pane, mele, lardo e margarina, caffè e patate, un

che il cognac sa provocare nelle gole degli uomini

genere di cibo d’altronde desiderato ardentemen-

afflitti da pensieri. La mia unica consolazione è al-

te dai bambini come dagli animali. Cosí nelle ore

lora Bello, il nostro cane, che sbadiglia dalla fame

notturne ci riuniamo tutti per un allegro pasto: mi

come me.Se poi arrivano ospiti inattesi, contem-

circondano animali contenti, bambini soddisfatti,

poranei dalla barba lunga come la mia, oppure

mia moglie mi sorride e noi lasciamo anche aperta

madri coi loro bambini, a cui diamo da bere latte

la porta del soggiorno perché l’ippopotamo non

caldo con i biscotti inzuppati dentro, devo tenere

si debba sentire escluso, e il suo allegro grugnito

duro per mantenere la calma. Ma la conservo

risuona dal bagno fino a noi. Per lo più mia moglie

perché è rimasta forse l’unica cosa che possie-

mi confessa di aver nascosto in dispensa ancora

do. Ci sono giorni in cui la sola vista delle patate

un ospite supplementare, che mi viene presentato

giallognole, appena cotte, mi fa venire l’acquo-

solo dopo che i miei nervi sono stati rinforzati da

lina in bocca perché già da tempo, e questo lo

un pasto. Gli ospiti sono uomini timidi dalla barba

ammetto solo esitando e arrossendo violentemen-

lunga che prendono posto alla tavola fregandosi

te, la nostra cucina non merita più la definizione

le mani, donne che si spingono fra i nostri bambini

di borghese. Circondati da ospiti e da animali,

per sedersi sulle panchettine mentre si riscalda il

in piedi, facciamo solo di tanto in tanto spuntini

latte per gli urlanti bebé. In questa maniera imparo

improvvisati. Per fortuna mia moglie — ormai da

a conoscere animali di cui non sapevo molto:

molto — non può piú comprare cose inutili perché

gabbiani, volpi e maiali, solo una volta un piccolo

non abbiamo più denaro liquido. Il mio stipendio

dromedario. “Non è carino?” chiese mia moglie, e

è pignorato sino a tempo indeterminato e io sono

io, costretto, per necessità dissi di sí, che era carino,

costretto — travestito perché nessuno mi riconosca

mentre osservavo preoccupato l’instancabile ritmo

— a vendere sottocosto, in ore serotine, sapone e

ruminante di questo animale color pantofola che

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ci guardava dai suoi occhi di lavagna. Per fortu-

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che abbiamo adesso in cantina.” Debbo con-

na il dromedario rimase solo una settimana, e i

fessare di essere rimasto sconcertato e anche la

miei affari andavano bene: si era sparsa la voce

mia confusione sarà comprensibile. L’animale più

della buona qualità della mia merce e dei prezzi

grande che avevamo ospitato era stato il drome-

sottocosto. Qualche volta riuscivo a vendere an-

dario e io trovavo troppo grande l’elefante, troppo

che stringhe da scarpe e spazzole, articoli di solito

grande per la nostra casa dato che non godiamo

non richiesti. Vivemmo — per cosí dire — un certo

le provvidenze delle case popolari. Mia moglie e

periodo di apparente prosperità e mia moglie

bambini, nemmeno lontanamente turbati come

— misconoscendo completamente la situazione

invece ero io, mi informarono: il direttore di un circo

economica — tirò fuori una frase che mi preoc-

fallito aveva messo da noi al sicuro l’animale. Per

cupò: “Siamo in ascesa!” Io invece vedevo sparire

mezzo dello scivolo con cui facciamo rotolare il

le nostre provviste di sapone, diminuire le lamette

carbone, è arrivato in cantina senza fatica. “Si è

da barba e nemmeno la provvista di spazzole e di

arrotolato come una palla,” disse mio figlio mag-

lana da rammendo era più così rilevante. Proprio a

giore, “davvero una bestia intelligente.” Non ne

questo punto, quando mi avrebbe fatto bene una

dubitai, accettai la presenza di Wollo e venni por-

specie di conforto spirituale, una sera, mentre se-

tato in cantina in trionfo. L’animale non era poi più

devamo tutti insieme, tranquilli, si sentí nella nostra

grosso del normale, agitava le orecchie e sembra-

casa una scossa, che assomigliava a un terremoto

va sentirsi a suo agio da noi, tanto più che aveva a

di media

sua disposizione un sacco di fieno. “Non è carino?”

intensità. I quadri oscillarono, il tavolo tremò e un

domandò mia moglie, ma io mi rifiutai di rispon-

rocchio di salsiccia scivolò dal mio piatto. Stavo

dere affermativamente. Carino non mi sembrava

per saltar su, cercare la ragione di tanto disordine,

la parola adatta. La famiglia pareva addirittura

quando notai sul viso dei bambini un riso soffoca-

delusa del minimo grado del mio entusiasmo e mia

to. “Cosa sta succedendo, qui?” gridai e per la

moglie disse, lasciando la cantina : “Sei cattivo,

prima volta nella mia vita cosí ricca di imprevisti

vuoi che finisca al mattatoio ?” “Che mattatoio e

ero realmente fuori di me. “Walter,” disse piano

mattatoio, cosa vuol dire cattivo, e poi è proibito

mia moglie — e posò la forchetta, “ma è soltanto

nascondere parte di beni fallimentari.” “Non mi in-

Wollo!” Cominciò a piangere e io di fronte alle sue

teressa, ma all’animale non deve succedere nien-

lacrime mi sento indifeso perché mi ha dato sette

te.” Nella notte ci svegliò il proprietario del circo

figli. “Chi è Wollo?” domandai stanco, e in quel

— un uomo timido, scuro di capelli — per chiederci

momento la casa fu scossa da un nuovo tremito.

se avessimo ancora posto per un animale. “È tutto

“Wollo,” disse mia figlia, la più piccola, “è l’elefante

quello che ho, l’ultima cosa che mi resta. Solo per

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una notte. Come sta l’elefante?” “Bene,” rispose

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bestie feroci erano minime; cosi mi limitai a guar-

mia moglie, “mi dà pensiero solo la sua digestio-

dare acutamente il leone, mi asciugai e tornai in

ne.” “Si metterà a posto,” disse il proprietario del

camera da letto. Mia moglie era già sveglia, stava

circo, “è il cambiamento. Gli animali sono cosi

per dire qualcosa, ma io le tolsi la parola e gridai :

sensibili. E allora? Prendete anche il gatto, per una

“Perché parlare ?” Mia moglie cominciò a pian-

notte?” Guardava me e mia moglie mi diede quasi

gere e io misi la mano sulla sua testa e dissi : “In

una gomitata e disse : “Su, non essere cosí duro.”

fondo è pur fuori dal comune, lo devi ammettere.”

“Duro,” dissi io, “no, non voglio essere duro. Per

“Cos’è fuori del comune?” disse mia moglie, e io

conto mio, metti pure il gatto in cucina.” “È fuori in

non seppi cosa rispondere. Intanto si erano sveglia-

macchina,” disse l’uomo. Lasciai che mia moglie

ti i conigli, i bambini facevano chiasso nel bagno

aiutasse a sistemare il gatto e ritornai a letto. Mia

e l’ippopotamo — si chiama Gottlieb — strombaz-

moglie era un po’ pallida quando si mise a letto

zava già; Bello si stirava, solo la tartaruga dormiva

e io ebbi la sensazione che tremasse un po’. “Hai

ancora, del resto lei dorme quasi sempre. Lasciai i

freddo?” domandai. “Sí,” disse lei, “ho degli strani

conigli in cucina, dove hanno la loro cassettina per

brividi.” “Sarà la stanchezza.” “Forse sí,” disse mia

il cibo sotto l’armadio: i conigli annusarono il leone,

moglie — ma mi guardava in una maniera cosí

il leone i conigli e i miei bambini, disinvolti e abituati

insolita. Dormimmo tranquilli, solo che in sogno ri-

a trattare gli animali, erano già venuti in cucina. Mi

vedevo l’insolito sguardo di mia moglie rivolto a me

sembrava quasi che il leone sorridesse: il mio figlio-

e come costretto da qualcosa di strano mi svegliai

lo, il terzo, gli aveva trovato un nome: Bombilus. E

prima del solito. Decisi di radermi. Sotto il nostro

gli restò. Alcuni giorni più tardi il leone e l’elefante

tavolo di cucina c’era un leone di media grandez-

vennero ritirati dal padrone. Devo confessare che

za, dormiva tranquillo, solo la coda la muoveva

vidi sparire l’elefante senza rimpianto: lo trovavo

un po’ e faceva un rumore come di chi giocasse

stupido, mentre la tranquilla, gentile allegria del

con una palla molto leggera. Mi insaponai accu-

leone aveva conquistato il mio cuore, tanto che

ratamente e tentai di non far rumore, ma quando

la dipartita di Bombilus mi addolorò. Mi ero cosí

voltai a destra il viso, per radere la guancia sinistra,

abituato a lui: era veramente il primo animale che

vidi che il leone teneva gli occhi aperti e mi fissava:

avesse goduto tutta la mia simpatia.

“Sembrano davvero gatti,” pensai. Quello che

Testo per quarta di copertina: L’animale più gran-

pensava il leone, lo ignoravo: continuava ad osser-

de che avevamo ospitato era stato il dromedario e

varmi ed io a radermi senza tagliarmi, ma debbo

io trovavo troppo grande l’elefante, troppo grande

aggiungere che è una strana sensazione radersi in

per la nostra casa dato che non godiamo le prov-

presenza di un leone. Le mie esperienze in fatto di

videnze delle case popolari. Mia moglie e bambi-

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ni, nemmeno lontanamente turbati come invece ero io, mi informarono: il direttore di un circo fallito aveva messo da noi al sicuro l’animale. Per mezzo dello scivolo con cui facciamo rotolare il carbone, è arrivato in cantina senza fatica. “Si è arrotolato come una palla,” disse mio figlio maggiore, “davvero una bestia intelligente.”

Gli ospiti sconcertanti di Heinrich Böll dalla raccolta Racconti umoristici e satirici © 1964, Casa editrice Valentino Bompiani & C. S.p.A via Pisacane, 26 – Milano con racconti tratti da: Erzälung hörspiele aufsätze © 1961, Verlag kiepenheuer & Witsch, Köln-Berlin Doktor murkes gesammeltes schweigen und satiren © 1958, Verlag kiepenheuer & Witsch, Köln-Berlin Die schwarzen schafe © 1959, Verlag Friedrich Middelhauve Opladen In copertina: Progetto grafico di Grazia Coppolecchia Testo composto in Century Gothic (Monotype Foundry 1991)

Heinrich Böll visse a Colonia ed è stato

20 probabilmente l’autore tedesco più

popolare del dopoguerra. Nelle sue opere ha descritto la guerra, la falsità dei suoi valori e gli anni difficili della ripresa.

Cattolico di un moralismo intransigente, pacifista e democratico, ha incentrato la sua narrativa sui temi civili della denuncia e della lotta contro un sistema tedescooccidentale che sotto la facciata liberale nascondeva, a suo parere, una vocazione autoritaria.

L’animale più grande che avevamo ospitato era stato il dromedario e io trovavo troppo grande l’elefante, troppo grande per la nostra casa dato che non godiamo le provvidenze delle case popolari. Mia moglie e bambini, nem meno lontanamente turbati come invece ero io, mi informarono: il direttore di un circo fallito aveva messo da noi al sicuro l’animale. Per mezzo dello scivolo con cui facciamo rotolare il carbone, è arrivato in cantina senza fatica. “Si è arrotolato come una palla,” disse mio figlio maggiore, “davvero una bestia intelligente.”

9 780201 379624

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