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Una piccola impresa sportiva: 50 anni fa, la medaglia d’argento della nostra squadra di basket ai Giochi della Gioventù di Roma

Q’ uest’anno ricorre il 50° anniversario di una piccola impresa sportiva. Nell’estate del 1971 la Castel Sant’Angelo, Fontana di Trevi, zone archeologiche e a piedi nel centro – e il Vaticano. Fu in Piazza San Pietro che il 29 giugno assistemmo al discorso di Paolo VI dalla finestra dei suoi appartamenti, assieme con gli altri ragazzi giunti nostra squadra da tutta Italia. Al pomeriggio iniziammo di pallacanestro (UGG targata Splügen la seconda fase eliminatoria, affrontando Bräu) vinse la medaglia d’argento alla Reggio Calabria nella Sala Scherma del fase nazionale dei Giochi della Gioventù, Foro Italico. Fu un avversario ostico, a Roma, laureandosi di fatto vice cam- anche perché vi giocava colui che alla pione nazionale di categoria (“Ragazzi”, fine vinse la classifica dei marcatori, con 12-13 anni). 32 punti di media. Stringemmo i denti e Fu un’avventura iniziata con fiducia e conclusasi clamorosamente. Nei mesi precedenti avevamo vinto praticamente tutto, arrivando primi nella fase comunale e in quella provinciale. Trovammo qualche resistenza solo in quella interzona, che terminammo battendo l’Inter 1904 di Trieste e guadagnando così il palcoscenico nazionale, sul quale avremmo cambiato casacca per indossare “Gorizia” – si rappresentava la provincia di appartenenza. La scuola era ormai terminata e Bruno Gubana, nostro leggendario allenatore, ci convocava anche al mattino, per abituarci all’orario delle gare e per affinare la difesa – “Noi dobbiamo vincere in difesa” è stato sempre il suo motto. Il 25 giugno partimmo in treno per viaggiare di notte: un gruppo di dieci giannizzeri con Gubana, suo figlio Mauro, che avrebbe tenuto le note statistiche, e il mitico Joe Palla come accompagnatore. Il mattino dopo scendemmo alla stazione Termini per alloggiare alla pensione Athena, in via Pasquali 3, dove era acquartierata tutta la delegazione goriziana – compresi, cioè, i praticanti gli altri sport presenti a quella piccola vincemmo 56-50 – e di quei 50 l’amico Olimpiade (ginnastica, atletica leggera, ne fece 41. pallavolo, ciclismo, nuoto). Quarti di finale il 30 giugno al PalazzetQuello stesso giorno ebbe luogo il primo to dello Sport di Pier Luigi Nervi, sede, incontro del girone eliminatorio: alla pa- undici anni prima, delle Olimpiadi. Aflestra dell’Acqua Acetosa 1 sconfiggem- frontammo Ragusa, squadra di elementi mo Perugia 71-39. Col senno di poi, si fisicamente superiori a noi e fatti quasi trattò della squadra più debole fra quelle con lo stampo. Fu una partita difficile da noi incontrate. Il giorno dopo secon- che facemmo nostra per 48-42, dopo da partita, alla palestra di viale Parioli, aver sputato sangue. A quella età si può contro Cremona, squadra più quadrata giocare una partita al giorno e al tempo contro la quale vincemmo 54-45. Con- stesso girare per la città e dedicarsi ad cludemmo la fase il giorno successivo amenità tipiche degli anni. Lucio Gruimponendoci nella medesima palestra su den dovette pagare pegno ai più vecchi Potenza per 52-43 e guadagnando così il replicando da una finestra dell’albergo primo posto. il discorso di Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia del 10 giugno 1940. Il Quando non impegnati nelle partite davanzale dava su un cortile interno e fummo sempre a zonzo per visitare la l’unica spettatrice fu un’anziana signora capitale – Colosseo, Piazza di Spagna, seduta sulla terrazza di fronte, probabil-

di Bernardo Bressan

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Bruno Gubana, coach della squadra mente dura d’orecchi e testimone oculare dell’evento originale. Non ho mai visto una persona rotolarsi sul letto dalle risate come Carlo Fabbricatore in quell’occasione: non riusciva a stare fermo.

Fu lui, il 1° luglio, data della semifinale, a contribuire notevolmente alla vittoria contro Vicenza – e contro tutte le altre squadre. Fra i veneti giocava un pivot di oltre un metro e novanta, e dovemmo cercare in tutti i modi di tenerlo lontano dal canestro. Riuscimmo a farcela anche in quella occasione, grazie al lavoro in difesa e a Carlo, che ne mise 34 nel canestro avversario. Risultato finale 46-42.

Quella mattina fummo tutti ricevuti dal presidente Saragat nel cortile del Quirinale, dove ascoltammo il suo indirizzo di saluto e alcuni di noi misero a dura prova l’aplomb dei corazzieri.

Dopo un giorno di riposo eccoci alla finale, sempre al Palazzetto dello Sport, contro Pesaro, accompagnati anche da Konstantinos, un giovane greco che studiava o insegnava a Roma e che divenne nostro amico.

È presto detto. Avversari in gamba, e noi giocammo la nostra buona partita, in vantaggio per quasi tutto l’incontro. Alla fine avemmo i due minuti di follia e i pesaresi vinsero 52-48. Carlo disse giustamente che l’avevamo persa noi, non vinta loro.

Livio Valentinsig era in lacrime, altri in preda alla delusione o alla rabbia per gli errori commessi. La premiazione ebbe luogo poco dopo, per mano di Giancarlo Primo, allenatore della Nazionale.

La cerimonia di chiusura dei Giochi si tenne quello stesso 3 luglio allo Stadio dei Marmi, in occasione della quale prese la parola anche Aldo Moro, allora ministro degli Esteri.

Rientrati a casa assieme con il resto della delegazione goriziana, Gubana disse ad un convenuto che prima della trasferta avrebbe messo la firma per un secondo posto. Ma da come si erano messe le cose…

La squadra: Bernardo Bressan, Carlo Fabbricatore, Riccardo Franzon, Marino Golob, Lucio Gruden, Claudio Makuc, Maurizio Sala, Fabio Massimo Stacchi, Marco Tintori, Livio Valentinsig.

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