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Donne coraggiose di ieri e di oggi
from April 2021
Con i semi dell’”albero dei rosari” si possono confezionare collane e bracciali: ma attenzione, la pianta è tossica
Gorizia possiede alberi davvero particolari. Possiamo ammirarli percorrendo le vie della città: sono piantati lungo le strade, nelle piazze o nei parchi, abbelliscono le aree spartitraffico o alcune zone antistanti edifici pubblici. Nelle abitazioni private ornano giardini, piccoli orti, cortili, giardini pensili. Succede che alcuni di questi alberi risultino sconosciuti oppure ci facciano innamorare tanto da volerli piantare nel nostro giardino. A me succede ogni tanto di possederne qualcuno che poi coltivo nel mio giardino in campagna, dove posso sperimentare, osservare e far crescere nuove specie arboree… tra cui questo albero.
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Per quanto concerne l’albero di cui vi parlerò, mi è stato “presentato” - se così si può dire - da Gianfranco, un ex forestale che continua ad amare la Natura e la sua città.
Un albero da scoprire: albero dei rosari - Melia azedarach. Ubicazione: Gorizia, via del Monte Santo n. 17, giardino di edificio pubblico.
Tra storia, botanica e curiosità: la Melia azedarach è un albero spogliante originario dell’Asia, e in particolare dell’Himalaya, ma già in epoca antica la pianta venne messa in coltura estendendosi così a tutti i paesi dell’Asia e di altre zone tropicali. L’albero raggiunge i 10-15 metri di altezza. Ha foglie composte da tante foglioline frastagliate che cadono in autunno. Il bello è che, in inverno, sull’albero spoglio rimangono i semi che pian piano maturano diventando di colore dorato e rendendo l’albero ancora piacevole. In primavera spuntano le nuove foglie e all’inizio dell’estate si schiudono fiori, riuniti in grandi pannocchie, profumati, bianco-lilla, a forma di stella con cinque petali. Dopo la caduta dei fiori seguono i nuovi frutti, che sono delle drupe ovoidali di colore verde con dentro un seme scannellato. La particolarità del nocciolo, facilmente perforabile, si presta a confezionare rosari e collane, cosa che avviene nel suo paese d’origine. Deve a questa particolarità il nome comunemente usato di “albero dei rosari“ o “albero di perline”.
In natura alcune piante sono tossiche o addirittura velenose. La Melia è tossica in tutte le sue parti se ingerita da animali e dall’uomo. Eppure veniva utilizzata nella farmacopea per i suoi principi attivi. Infatti nel suo luogo d’origine viene utilizzata per la sue proprietà antielmintiche; le foglie e la corteccia per il trattamento della malaria, l’olio ottenuto dai suoi semi per curare le eruzioni cutanee. Una domanda può sorgere tra i lettori: come mai a Gorizia è arrivato un albero così particolare? Il merito è proprio di Gianfranco, l’amico forestale che, al ritorno da un viaggio in Messico, aveva portato alcuni semi di alberi tra cui quelli di Melia azedarach. L’edificio presso cui lavorava era la sede dell’Ersa, (Ente Regionale dello Sviluppo Rurale) di Via del Monte Santo. Seminati in vaso, bagnati, curati i semi si erano trasformati in giovani alberelli. Uno di questi venne piantato dove lo vediamo ora, ed è un albero di ormai 25 anni.
Se si approfondisce la nostra storia locale sotto il profilo botanico, si scoprono tante notizie interessanti. Già all’inizio della seconda metà dell’Ottocento questa tipologia di albero era presente a Gorizia
L’albero si trova nel giardino dell’Ersa di via Montesanto. 25 anni fa un dipendente ne aveva portato i semi di ritorno da un viaggio in Messico
di Liubina Debeni
in quello che nel 1850 era lo “Stabilimento orticolo Antonio Seiller”, primo vivaio di piante a Gorizia. Il vivaio era famoso all’epoca perché venivano coltivate migliaia di piante, alberi da frutta, alberi e arbusti ornamentali, piante da aranciera che avevano mercato in tutto l’Impero Austro-Ungarico. All’interno di In primavera spuntano le nuove foglie, mentre i fiori si schiuderanno nei mesi estivi una pubblicità del vivaio Seiller, datata 1865, troviamo tra gli altri alberi anche la Melia azedarach. Si vede che era destino che a distanza di tanti decenni un albero così particolare venisse piantato presso lo storico vivaio, che era ubicato a fianco e che cessò l’attività nel 1884. Vi consiglio di fare una passeggiata in primavera in via del Monte Santo per vedere questo albero in fiore. Si sa che la vita di un albero dipende da vari fattori, malattie, vecchiaia, eventi atmosferici che lo possono danneggiare: quindi, una passeggiata per ammirarlo merita farla. Una curiosità: possiamo anche noi confezionare bracciali, collane o rosari con i semi dell’albero dei rosari. Basta avere pazienza di togliere la polpa dal seme e poi lavarlo. Quando è ancora bagnato sarà necessario usare un grosso ago per allargare il buco naturalmente presente. Lasciare asciugare i semi e poi infilarli con un filo sottile. Attenzione a non mettere le mani in bocca mentre si lavorano i semi perché, come ricordato, si tratta di una pianta tossica. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
