La mutilazione sacrificale e l'orecchio mozzato di Vincent Van Gogh - da Documents di G.Bataille

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La mutilazione sacrificale e l’orecchio mozzato Documents Georges Bataille di Vincent Giuseppe Palumbo Van Gogh da

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adattamento a fumetti di

“Gaston F., di anni 30, disegnatore di ricami, entrato nel manicomio di Sainte-Anne, il 25 gennaio 1924...” “Il mattino dell’ 11 dicembre, arrivato all’altezza del Père-Lachaise, si mise a fissare il sole e, ricevendo dai suoi raggi l’ordine categorico di strapparsi un dito, senza esitare...”

Il giovane automutilatore, nel tempo libero pittore, Aveva letto saggi di critica d’arte di Mirbeau, di mistica indù e di Nietzsche.

ci si domanda ancora se non sia stato influenzato dalla biografia di Van Gogh nella quale aveva letto che il pittore, preso da un accesso di follia, si era tagliato un orecchio e l’aveva mandato ad una ragazza in un bordello.

Nessuna biografia di Van Gogh poteva spingere il mutilatore del Père-Lachaise - nel compiere un sacrificio di cui nessuno avrebbe potuto sopportare la vista senza gridare - a ricorrere assurdamente ai raggi accecanti del sole...

invece, E’ relativamente facile appurare fino a che punto la vita di Van Gogh sia stata dominata dai rapporti sconvolgenti da lui intrattenuti con il sole. I dipinti di sole sono posteriori alla mutilazione. Il sole appare “in tutta la sua gloria” nel 1889 durante il soggiorno del pittore nel manicomio di Saint-Rémy, cioè dopo la mutilazione.

< Vincent Van Gogh


Ma per capire l’importanza e lo sviluppo dell’ossessione di Van Gogh, è necessario accostarsi ai girasoli, il cui largo disco aureolato di corti petali richiama il disco del sole, che d’ altra parte lo stesso fiore non cessa di fissare, seguendolo dall’inizio alla fine del giorno.

sconvolgente incarnazione del girasole, van gogh fissava al suo cappello una corona di candele accese e usciva di notte per Arles a dipingere paesaggi notturni. prova dell’impulso di dislocazione al quale obbediva, ogni volta che era suggestionato da una fonte di luce.

Per esempio quando ritraeva un candeliere sulla poltrona vuota di Gauguin...

Questi due quadri sono tanto più significativi in quanto risalgono all’epoca della mutilazione. essi non rappresentano semplicemente una poltrona o una sedia, ma piuttosto le persone virili dei due pittori.

Paul Gauguin> Gauguin ha giocato di fronte all’amico il ruolo di un ideale che assume le aspirazioni più esaltate dell’io fino alle conseguenze più dementi: l’umiliazione odiosa e disperata con la sua contropartita sconcertante, la identificazione di ciò che umilia con ciò che è umiliato.

In tal senso, i rapporti fra van gogh (che si identificava con fragili candele, con girasoli ora freschi ora appassiti) e un ideale di cui il sole è la forma più folgorante, sarebbero analoghi a quelli che gli uomini intrattenevano un tempo con gli dei...


la mutilazione interverrebbe normalmente in questi rapporti come un sacrificio e rappresenterebbe l’intenzione di somigliare perfettamente a un termine ideale, caratterizzato - nella mitologia, come dio solare per mezzo della lacerazione e dell’estirpazione di parti del corpo. Il tema si avvicina a quello della mutilazione di Gaston F. e il suo significato può essere messo in rilievo con l’aiuto di un terzo esempio. un uomo di fuoco comanda a una donna di strapparsi le orecchie per offrirgliele; una infermiera la trova intenta a strapparsi gli occhi, enucleazione edipica, la forma più orrenda del sacrificio.

nelLe orge sanguinose di alcune sette mussulmane, i partecipanti al colmo della frenesia religiosa si gettano tanto nell’orribile sacrificio omofagico quanto nella mutilazione o nella enucleazione degli occhi.

La rottura dell’omogeneità personale, la proiezione fuori di sé di una parte di se stessi, con il loro carattere insieme violento e doloroso, appaiono regolarmente legati ai cerimoniali di ingresso nella società degli adulti. Meno diffusa della circoncisione, la pratica della ablazione di un dito. in Grecia, una pietra a forma di dito, veniva chiamata la tomba del Dattilo (dito); si narra che Oreste, preso da furore, divorò un dito della sua mano sinistra: solo allora le Eumenidi che volevano fargli perdere la ragione, gli apparvero tutte bianche e, a questa vista, egli rientrò in sè.


“il dio che si sacrifica si dona incondizionatamente”, scrivono Hubert e Mauss. Il dio che è allo stesso tempo il sacrificante, fa tutt’uno con la vittima e a volte persino con il sacrificatore. Non vi è, in effetti, alcuna ragione di separare l’orecchio di Arles o l’indice di Père-Lachaise dal celebre fegato di Prometeo. l’aquila che può fissare gli occhi nel sole, l’essere icaresco che va a cercare il fuoco del cielo non è in fondo nient’altro che un automutilatore, un Vincent Van Gogh, un Gaston F. incredibile scena del fegato di prometeo senza sosta divorato e vomitato.

come in molte situazioni della vita quotidiana (lutti, iniziazioni ecc.) abbiamo qui a che fare con una alterazione radicale: il sacrificio è rigetto di ciò che era appropriato a una persona o a un gruppo. Libertà di vomitare il proprio essere, di scagliarsi fuori di sé.

E’ lecito dubitare che perfino i più furiosi di quanti si sono mai feriti e mutilati in mezzo alle grida e ai colpi di tamburo abbiano abusato di questa meravigliosa libertà come ha fatto Vincent Van Gogh: andando a portare l’orecchio che si era tagliato precisamente nel luogo che ripugna di più la buona società. il bordello.

l’orecchio mostruoso inviato nel suo involucro esce bruscamente dal cerchio magico all’interno del quale abortivano stupidamente i riti di liberazione. Ne esce con la lingua di Anassarco di Abdera troncata con i denti e lanciata sanguinante sulla faccia del tiranno Nicocreone, con la lingua di Zenone di Elea sputata in faccia a Demylos...

fine


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