Cementificazione del Lido di Ostia

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Lunedì 30 Novembre 2009 - Pagina 10

di GIUSEPPE COCCO* *FOTOGRAFO TERRITORIALE AMBIENTALE

fotografia può mentire “L aperché basta cambiare illu-

minazione (o punto di vista), per ottenere risultati diversi. Detto questo, rimane strumento importante per capire la realtà e per coglierne i mutamenti”. Nella sua sintesi non poteva dire meglio Gabriele Basilico, fotografo di professione e architetto per formazione, da sempre attento alla struttura urbanistica. Aggiungerò che la fotografia di architettura e urbanistica, è strumento estremamente valido per cogliere le mostruosità causate da una cattiva gestione del territorio. Ne sono testimonianza questi scatti, realizzati nella zona nord di Ostia. Il quartiere di Ostia Lido, nasce da un progetto urbanistico fascista che, avendone deciso il destino di spiaggia di Roma (nel 1933 prese ufficialmente il nome di “Lido di Roma”), iniziò col collegarla alla città attraverso la costruzione del primo servizio metropolitano su rotaia: la ferrovia che da Porta San Paolo (Piramide) portava al centro storico, in seguito prolungata fino ai confini con la tenuta presidenziale; affiancandola poi nel 1927 da una delle prime autostrade italiane, la Via del Mare, seguita, poco prima della guerra, dalla strada dedicata a Cristoforo Colombo, al tempo chiamata “la Via Imperiale”, per collegare, anch’essa, Roma con il mare. Tali infrastrutture viarie e ferroviarie, congiungendo Ostia a Roma, le fanno acquisire indubbi benefici. Eppure Ostia, che dopo l’edificazione del nuovo approdo turistico per imbarcazioni private, denominato “porto di Roma”, è tornata ad essere il “Mare di Roma”, con i suoi 10 km di costa, i suoi 30 km che la separano dalla Capitale, il quartiere più popoloso della capitale con i suoi trecentomila abitanti, che la pongono tra i medi comuni italiani, ha subito, negli anni, un decadimento d’immagine che l’ha portata ad sul piano turistico. Lo testimonia la presentazione negativa fatta dal TCI nella sua “Guida Rossa”, Bibbia del turista italiano, che così recita: “... Dopo la ricostruzione post-bellica (nel 1943 la cittadina venne evacuata dai Tedeschi) fu chiamata Lido di Ostia e, nel 1961 divisa in

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Lido di Ponente, Lido di Levante e Castel Fusano, assumendo sempre più i connotati di quartiere residenziale e caratterizzandosi anch’essa – a causa della speculazione e dell’abusivismo – per la squallida e desolante periferia. ...”. Proprio la costruzione del porto, che ha trascinato il quartiere di Nuova Ostia a una riqualificazione urbanistica e sociale, è l’ultima testimonianza, in ordine di tempo, di queste affermazioni. La zona popolare, che circa quaranta anni fa, vide lo spostamento coatto dei baraccati dell’Acquedotto Felice, nel quale per anni vigeva il coprifuoco notturno anche per la polizia, a causa della violenza malavitosa, è rinato a nuova vita. Ma amareggia il saccheggio operato da una combriccola di palazzinari e politici, senza colore politico, privi di scrupoli che, da alcuni decenni hanno violentato il territorio e l’ambiente di quella che avrebbe potuto essere una “città giardino” e che è stata trasformata in una “città casino”, nella quale, verde ed equilibrio ambientale vengono depauperati, e l’unica cosa che continua a crescere sono i palazzi. Le foto illustrano le ultime “invenzioni” e contraddizioni di questo piano scellerato, al quale i cittadini assistono impotenti: da una parte, la costruzione di una quinta di cinque piani per 265 appartamenti in residence, a perpendicolo e a pochi metri dal mare, a ridosso della riserva affidata naturale; un fazzoletto di zona umida e dune che lo separano da un bubbone di illegalità: l’area abusiva dell’Idroscalo che, pur nell’assoluto divieto di costruzione, causa esondazione del Tevere e delle mareggiate, ha visto la proliferazione di “villette” abusive, una baraccopoli costruita fin sul mare che non hanno ottenuto neanche il condono, per la quale, il Comune, non solo non ha fatto nulla per eliminarla, ma ha fornito agli abusivi, tutti i servizi dalla luce all’acqua fino ad una linea di autobus che lì ha il capolinea; la conseguenza, una vergognosa arroganza e prepotenza di chi sta nel torto, che crea anche un Comitato per difendere il proprio diritto a delinquere.

LA CEMENTIFICAZIONE DEL LIDO DI OSTIA “La fotografia può mentire perché basta cambiare illuminazione per ottenere risultati diversi. Detto questo, rimane strumento importante per capire la realtà e per coglierne i mutamenti” GABRIELE BASILICO


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