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zanetti giulio matricola: 272344 corso di laurea magistrale in architettura anno accademico 2012-2013 sessione di laurea 29 luglio 2013 relatore: arch. gundula rakowitz correlatori: arch. aldo lamparelli arch. cristiana eusepi arch. matteo guardini arch. michele barbiero





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progetto di riqualificazione dell’ex-idroscalo s. Andrea all’isola delle Vignole


questo volume è dedicato a Sara e alla mia famiglia.


introduzione..................................................9 intenti..........................................................9

sommario

analisi dell’area di progetto descrizione generale....................................10 storia del forte S. Andrea.............................10 fondazione.................................................10 la fabbrica..................................................11 stato attuale dell’isola..................................12 aspetti naturali significativi...........................13 ambito floristico..........................................13 ambito faunistico.........................................14 v-plus: progetto culturale........................................17 programma.................................................17 temi di progetto..........................................20 progetto d’intervento:..................................23 progetto d’intervento complesso polifunzionale..............................23 residenze/alloggi..........................................26 centro per lo sport.......................................27 rapporto con l’isola abitata...........................29 parco ovest................................................29 edifici militari preesistenti.............................30 valorizzazione del forte di S. Andrea...............30 parco est....................................................31 bibliografia...................................................32 tavole di progetto..........................................35

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introduzione L'area di progetto si colloca nell’arcipelago insulare veneziano, in un'isola che attualmente necessita di una trasformazione urbana consistente. Il contesto è quello della laguna nord di Venezia,oggi al centro dell'attenzione grazie ai progetti di controllo delle maree, e specificamente dell’isola delle Vignole con riferimento specifico all’area del ex-siluripedio, trasformato poi in idroscalo ed ora sede e campo di esercitazione del corpo dei lagunari. L'isola si pone in stretta connessione con la quasi contigua isola della Certosa, ad ovest, in una sorta di relazione diretta ma fisicamente separata. Esiste inoltre un rapporto rilevante con l'isola di S. Erasmo ad est e con la fascia del Lido a sud. Attualmente, con la costruzione del progetto Mose, il territorio andrà a confrontarsi direttamente anche con questo nuovo apparato artificiale. Si può affermare quindi che il sito d'indagine appartenga molto più al contesto prettamente lagunare veneziano piuttosto che esclusivamente alla sola città di Venezia. intenti L’obiettivo principale di questo progetto è la riqualificazione del waterfront dell’ex idroscalo di S. Andrea. Tuttavia durante la fase analitica della storia e delle potenzialità dell’area si sono sollevate questioni più allargate. Non è sufficiente dotare l’isola delle Vignole di un edificio dalle dimensioni rilevanti senza prima collocarlo nel contesto di un programma più esteso che comprenda residenze e servizi ma soprattutto le opportunità di attrazione di un futuro fruitore. Di fatto risulterebbe inutile e, anzi, controproducente introdurre un manufatto di scala geografica che non aiuti l’isola, ormai in stato di abbandono, a rivivere e a diventare un punto di riferimento nel

panorama più esteso della laguna nord. L’intento principale viene così circondato da un corollario di intenti minori e spesso puntuali che aiutino, attraverso questo manufatto geografico, a tenere a sistema un programma unitario ma complesso. Un altro elemento importante da tenere continuamente in considerazione, anche se non soggetto ad un vero e proprio intervento architettonico, è il forte di S. Andrea ed il suo ruolo strategico e storico per tutta la storia dell’isola (ed anche per la sua morfologia). Si tenterà di sviluppare un programma stando sempre attento ad essere il più onesto e rispettoso possibile e di garantire per l’isola solamente ciò che per essa risulti opportuno, senza sottolineare elementi superflui e senza aggiungere nulla che non sia necessario per conseguire il programma principale. Il maxi obiettivo per il waterfront dell’idroscalo alle Vignole si può perseguire solamente per stadi e in seguito ad una approfondita analisi degli elementi naturali, sociali e storici presenti. A livello compositivo si tenterà di introdurre un elemento regolatore che tenga le redini del sistema e che vada a completare la figura del grade vuoto dell’idroscalo. Più essenziale è questo elemento, maggiore sarà la sua capacità di ordinare un sottosistema insediativo e funzionale che si collochi nel contesto chiuso di un’isola, senza risultare ridondante o troppo invasivo.

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analisi dell’area di progetto descrizione generale L’isola delle Vignole, assieme a La Certosa ed a S. Erasmo rappresentano il territorio residuo di un litorale che chiudeva la laguna a nord-est di Venezia fino al cinquecento. Si sviluppa per circa 93 ettari ed è di proprietà sia pubblica che privata. Oggi il complesso Vignole e La Certosa è delimitato a nord dal canale di S. Erasmo, ad ovest dal canale delle Navi o dei Marinai e ad est dal canale portuale del Lido, dove è stato costruito, a metà cinquecento, il forte di S. Andrea. L’isola delle Vignole, detta anche delle “sette vigne” ha da sempre, assieme a S. Erasmo, una caratterizzante impronta agricola e, più specificatamente, orticola. L’antistante isola della Certosa, attualmente in previsione di riqualificazione a parco naturale, è fondata come sede di un monastero agostiniano (1199-1422) fino all’arrivo da Firenze dei monaci Certosini che vi rimasero fino al 1806; Napoleone Bonaparte a quel punto destinò l’isola ed i suoi manufatti ad uso militare per la lavorazione degli esplosivi e come poligono di tiro. Quest’isola è destinata ora a parco naturale della laguna e punto d’accesso per la navigazione da diporto alla città di Venezia. storia del forte S. Andrea fondazione Il Forte di S. Andrea è una delle più importanti opere di difesa militare della laguna di Venezia. Viene costruito nel 1576 ad opera dell’architetto Veronese Michele Sanmicheli e rappresenta, assieme al più vecchio castello di S. Nicolo del Lido, il presidio ultimo della città di Venezia attraverso le bocche di porto del Lido. 12

Deve il suo nome al convento eretto nel 1199 nella zona che ora è la testa dell’attuale idroscalo. Ai tempi veniva chiamato anche “Castel Novo”. La conformazione attuale deriva dal periodo napoleonico, quando venne adibito a presidio militare e dotato di una polveriera, caserme e dormitori per le truppe. Ciò che resta della sua fondazione è l’antico mastio centrale. Fino all’epoca di fondazione del forte, la difesa del territorio veneziano è sempre stata affidata alla sua forma urbis. Canali, velme e la laguna in sé formano un intricato sistema di ostacoli naturali che scoraggiano le invasioni e rappresentano un’ottima zona di rifugio dai barbari. All’inizio del cinquecento però, con la minaccia alla Serenissima di un’invasione turca, si decise che Venezia non poteva difendersi esclusivamente con la sua “forma ideale” ma andava protetta con fortificazioni collocate sulla laguna. Sino a questo momento le bocche di porto a nordest erano difese dal castello di S. Nicolò, detto anche “Castel Vecchio”, un fortilizio a pianta rettangolare eretto nel XII secolo. Nel 1401 venne decisa la costruzione di un presidio fronteggiante il Castel Vecchio in uno scanno di sabbia dall’altra sponda del canale delle navi. Nel 1536 venne affidato il rinnovamento di questi due avamposti alla collaborazione fra Antonio Da Castello, un tecnico militare, e Michele Sanmicheli, uno dei più importanti architetti dell’epoca. Mentre il primo curò la scelta della struttura e dell’ubicazione, il secondo si occupò della realizzazione del forte e della decorazione della facciata. La condizione imposta dalla municipalità fu che questo manufatto, così a diretto contatto con la città-repubblica di Venezia, non venisse percepito come una minaccia alla libertà che caratterizza la


Serenissima, in quanto segno di imposizione urbanistica di un’autorità. Pertanto il Sanmicheli ha dovuto risolvere in un unico manufatto due aspetti che si alternano in tempo di pace ed in tempo di guerra. Quindi, da una parte un manufatto assolutamente non ostile verso lo spazio urbano di un punto così nevralgico (“porta da Mar”) per l’accesso a Venezia; dall’altra una fortezza in grado di scoraggiare gli invasori dal mare: forte e con i segni iconici della potenza marina della Serenissima. Per questo motivo il forte ha due facce: una gentile, naturale e discreta verso la città ed una autoritaria e prettamente difensiva verso le bocche di porto. Il Vasari la descrive come “una terribile fortezza e maravigliosa, immobile scoglio”. la fabbrica La fortificazione affacciata sul canale si sviluppa a pelo d’acqua per una lunghezza di 300 metri ed un’altezza di 7 metri. Il mastio

centrale, l’apparato più visibile della fabbrica, raggiunge un’altezza di 16,50 metri. La fortificazione che si affaccia sul canale si sviluppa principalmente in senso orizzontale, per venire incontro alla caratteristica linearità del paesaggio lagunare e presenta una struttura a bugnato ritmata da 42 archi a livello dell’acqua contenenti ognuno cannoniere. La pietra è lavorata a bugnato e parla col linguaggio dell’architettura classica militare. La porta centrale presenta una struttura in pietra con tre archi ed un ordine dorico che la incornicia. L’arco centrale è una vera e propria porta mentre le due laterali erano bocche di fuoco per le cannoniere. Dentro la porta centrale era agganciata la catena di ferro, collegata con il forte di S. Nicolò, che veniva tesa sopra il filo dell’acqua in caso di invasione via mare per bloccare le navi entranti. Sopra ogni arco, a livello del terrapieno, era posta un’altra fila di cannoniere di supporto. Tuttavia erano le cannoniere a filo d’acqua che avevano un grosso vantaggio: sparando a filo d’acqua non avevano necessità di calibrare la gittata poiché la traiettoria è quella orizzontale del pelo d’acqua e l’eventualità di centrare lo scafo era molto probabile.. 13


Il terrapieno edificato dietro alla fortificazione longitudinale serviva come recesso e punto di ricovero per le milizie. E tutte le edificazioni retrostanti, ricavate sotto il terrapieno, fungevano da veri e propri quartieri per le truppe. In seguito alla caduta della Serenissima, nel settecento, vengono recuperate le murature del mastio, fortemente esposte al salso marino e soggette a forte degrado. Vengono inoltre edificati l’edificio a sud su tre piani e le lunghe stecche ed ovest, con funzione di deposito e magazzini. Durante la dominazione austriaca la morfologia del forte viene ulteriormente modificata: nel 1840 la lunetta viene separata dal corpo del forte per mezzo di un canale e collegata ad essa con un ponte. Questo ponte cambia notevolmente la morfologia, visto che fornisce il forte di un accesso via a terra da ovest, mentre fino a quel momento era sempre avvenuto attraverso la porta centrale da mare. Tra il nuovo ponte e le lunghe stecche di depositi settecenteschi viene realizzata una nuova polveriera ed un edificio minore antistante ad essa. Nel 1866 il forte viene dato in uso alla Marina italiana che, per aggiornare gli armamenti del forte, realizza elementi cementizi all’interno delle casematte sul fronte lagunare. Infine già dai primi del 1900 si realizzano bunker e depositi in calcestruzzo armato negli spalti posteriori. (fonte: relazione illustrativa del progetto preliminare per il recupero con finalità turistiche dei forti S. Andrea e S. Felice, Studio Tobia Scarpa e C+S Associati)

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stato attuale dell’isola Attualmente l’isola si trova in un preoccupante stato di abbandono. I 65 abitanti sono principalmente dediti all’agricoltura e la pesca, eccezion fatta per un piccolo cantiere navale e due agriturismi. Le case presenti sono molto distanti tra loro e scarsamente collegate a terra. Tuttavia ogni abitazione gode di un attracco nautico nei pressi vicino alla propria abitazione. Ognuna di queste comprende delle costruzioni antigue adibite a serre o depositi. Dei pochi edifici notevoli troviamo la chiesetta ed il piccolo campanile di Sant’Erosia, affacciata sul canale interno che separa le due parti dell’isola. Oggi è quasi sempre chiusa. Vi si trova un’altra piccola chiesa, nell’area retrostante il forte di S. Andrea e affacciata sulla punta del bacino dell’idroscalo, oggi chiusa per pericolo di atti vandalici. L’isola non ha accessi preferenziali, sono perlopiù privati. Solo un accesso pubblico è garantito da un attracco per il vaporetto, i cui orari sono comunque inadatti nell’ottica di un progetto di riqualificazione. Gran parte del bordo dell’isola è quasi reso impermeabile dalla vegetazione spontanea, eccetto l’esteso bordo dell’idroscalo, liberato dalle forze militari per l’utilizzo dell’area. Il carattere principale dell’isola è definito dalla fruizione militare dell’idroscalo, senza il quale l’isola sarebbe praticamente privata. Le varie vicissitudini storiche e le successioni di corpi armati che si sono alternati nell’area dell’idroscalo, hanno impedito uno sviluppo unitario e con qualche regola. Man mano che gli edifici esistenti non servivano all’attuale destinazione venivano demoliti e, man mano che ne servivano di nuovi, non ci si preoccupava di studiarne una forma o una collocazione che tenesse conto del passato dell’isola.Inoltre il forte insabbiamento a cui è soggetta l’isola ne cambia repentinamente l’aspetto quasi annualmente. Il forte di S. Andrea ad oggi si presenta nella sua potenza solo nella facciata che guarda il canale delle Navi. Tutta l’area del forte,


sebbene vi siano dei lavori di bonifica e di mantenimento, è lasciata all’abbandono, nonostante sia stato nella storia l’avamposto difensivo più vicino all’isola di Venezia. aspetti naturali significativi L’isola delle Vignole, come la vicina S. Erasmo, presenta le caratteristiche del paesaggio agricolo lagunare. Il tratto significativo è rappresentato dai terreni orticoli suddivisi da siepi, anche arborate, e canali. La trama che si va a delineare richiama una sorta di centuriazione agricola con orientamento principalmente nordest-sudovest, dovuto all’esposizione delle colture al sole. Questo tratto diventa caratterizzante nella grande scala, disegnando quasi tutta la superficie del territorio e rendendone chiara la sua vocazione agricola. L’isola rappresenta, assieme alla Certosa, una sorta di habitat prossimo allo stato naturale dell’ambito lagunare. Questo è dovuto sia al poco significativo sfruttamento del territorio sia alla prossimità di un ambiente in crescita, grazie ai depositi sabbiosi portati dalle

correnti marine, che vanno ad aumentare il terreno per vegetazione da velme prima e, successivamente, arboree. I depositi recenti di sabbia si distendono sopra stati sovrapposti di limi e argille che in alcune zone formano strati impermeabili che innalzano la falda acquifera di 20-30 cm dal suolo. Vi è nell’isola una forte componente selvatica dovuta più che altro ad uno stato di recente abbandono di alcune zone, tra le quali quella dell’area di progetto. Ciò rende le Vignole un parco naturale autonomo ed autoctono che sviluppa una propria fauna e flora caratteristici dell’ambito naturale in cui è collocata. ambito floristico Le presenze arborate maggiori appartengono al pruno selvatico (Prunus spinosa), acero oppio (Acer campestre) e olmo comune (Ulmus minor), presente anche con piccoli alberi. Nei ghebi dei canali cresce vegetazione alofita a salicorneto ed è diffusa anche la tamerici comune (Tamarix gallica) con filari ribordanti i canali interni. 15


Nelle aree dove la falda corre a filo del terreno cresce la cannuccia di palude (Phragmites australis) ed il giunco nero comune (Schoenus nigricans). Dove il livello della falda è più profondo crescono alberi come l’ olmo comune (Ulmus minor), biancospino comune (Crataegus monogyna) e orniello (Fraxinus ornus). Nella parte orientale dell’isola della Certosa si è formato un pioppeto a pioppo bianco (Populus alba) con pioppo nero (Populus nigra) e olmo comune (Ulmus minor). Nella stessa zona si trova una stazione di frassino meridionale (Fraxinus angustifolia oxycarpa) esteso per circa un terzo del territorio. Alcune specie arboree sono state introdotte dall’uomo: gelso comune (Morus alba), bagolaro comune (Celtis australis) e robinia (Robinia pseudoacacia). Si trovano inoltre il ligustro lucido (Ligustrum lucidum), l’eponimo giapponese (Euonymus japonicus) e l’ontano (Alnus). Dove la vegetazione è erbacea, si presentano piante psammofile come lo sparto pungente (Ammophila littoralis) e il muschio (Tortula ruralis).

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ambito faunistico Le formazioni arborate nell’isola sono un ottimo requisito per sviluppare una rilevanza faunistica autonoma e naturale. Durante lo svernamento si possono osservare rapaci come sparviere (Accipiter nisus) e poiana (Buteo buteo). Tra gli altri anche picchio rosso maggiore (Picoides major), gufo comune (Asio otus), averla piccola (Lanius collurio), gruccione (Merops apiaster), upupa (Upupa epops) e beccaccia (Scolopax rusticola), qui svernante. È probabile sede di nidificazione di specie rare nell’ambito lagunare quali allocco (Strix aluco), torcicollo (Jinx torquilla) e assiolo (Otus scops). Per gli anfibi e rettili è segnalata la presenza di lucertola campestre (Podarcis sicula), rana verde (Rana synkplepton esculenta) e rospo smeraldino (Bufo viridis), presente soprattutto nei ghebi interni e nelle peschiere dell’isola delle Vignole. (fonte: Zanetti M., Marcolin C., Laguna di venezia. Ambiente, naturalità, uomo, Provincia di Venezia, 2007)



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V plus: progetto di riqualificazione dell’exidroscalo s. Andrea all’isola delle Vignole progetto culturale Le attuali trasformazioni della laguna nord hanno permesso di pianificare una serie di interventi per riqualificare un’area molto importante a livello naturale, storico e turistico. Da una parte, la riqualificazione dell’isola della Certosa, adibita a parco naturale e con destinazioni d’uso legate alla navigazione a vela e ad alloggi per studenti, ha introdotto al suo intorno un valore naturalistico e di svago che ha portato influenza anche nell’ambito delle Vignole. Dall’altro lato la cessione allo stato del territorio militare affidato ai lagunari a sud dell’isola (comprendente anche lo storico forte di S. Andrea) ha imposto uno sguardo sul futuro di tutto l’apparato insulare. Per arrivare alla stesura di un progetto molto più ampio rispetto alla sola area proposta per l’intervento, si è resa necessaria un’attenta analisi morfologica e dello sviluppo storico del contesto lagunare orientale, considerando sia la scala urbana estesa che quella più ristretta insulare. Da questa operazione è emersa una forte destinazione agricola ed orticola, con presenze naturali rilevanti ed autoctone. L’isola ha assunto la sua forma attuale nell’ultimo secolo, sia grazie ad ingenti interventi artificiali che ad un lento insabbiamento portato dalle maree. Assieme alla Certosa, si sta delineando una necessità di introdurre il concetto di parco urbano a servizio della città di Venezia e di aree di sosta temporanee per imbarcazioni da diporto. La proposta d’intervento vorrebbe considerare dei punti saldi per la riqualificazione dell’area, attraverso la valorizzazione delle qualità

proprie dell’isola ma anche l’introduzione di nuove attrattive. L’operazione si delinea attraverso due obiettivi principali: introdurre capacità e generare opportunità. Il primo obiettivo si ottiene esaltando e dotando di servizi le principali prerogative dell’isola (ambito naturale lagunare, agricolo ed orticolo). Il secondo obiettivo necessita l’introduzione di apparati che rispondono a requisiti di funzionalità, servizio, fruibilità ed attrattiva. Questi due aspetti vanno messi a sistema attraverso una rete di comunicazioni ed accessi che si tramutano in insieme di relazioni: relazioni tra ambiti naturali ed artificiali, tra terra e mare, tra spazio costruito e spazio aperto. L’area dell’idroscalo, e più precisamente il suo bordo a contatto con il resto dell’isola, rappresentano quindi il luogo ideale per mettere in atto tutte queste operazioni. programma Per raggiungere gli obiettivi di generare opportunità ed introdurre capacità si sceglie di fissare nove temi che il progetto di riqualificazione mira a sviluppare: - parco naturale l’area, ora pressoché disabitata (64 abitanti), necessita una trasformazione: dalla natura selvaggia ed infestante, deve diventare un parco fruibile e dotato di servizi, che lo collochino nell’arco più esteso del parco lagunare. Vanno mantenuti e valorizzati gli ambiti 19


autoctoni e degni di valore floristico e faunistico attraverso zone verdi e zone boschive, zone di sosta e zone di percorrenza, aree naturali e aree costruite. - turismo Sfruttare l’apporto turistico generato dalla città di Venezia diventa indispensabile. Offrendo delle opportunità di sosta e di permanenza in un contesto naturale prossimo ad una delle mete più visitate al mondo garantisce un flusso turistico rilevante. Si può coinvolgere inoltre un turismo “alternativo”, legato all’ambito naturalistico e della bicicletta. L’isola delle Vignole potrebbe addirittura diventare il punto di partenza, prossimo a Venezia, di un percorso naturale che collega tutto l’arcipelago lagunare. - mobilità Per generare relazioni tra le parti occorre un adeguato e misurato sistema di connessione ed accessi all’isola, tema importantissimo nel territorio veneziano. L’isola, allo stato attuale, è collegata al resto della laguna da una sola fermata di vaporetto (con tempistiche totalmente inadeguate). Ripristinando la funzione di idroscalo si può puntare sul turismo ultraleggero degli idrovolanti, andando ad implementarne il traffico aereo, gestito ad oggi solamente dall’idroscalo di Como. Sarebbe opportuno introdurre un secondo attracco per il vaporetto, tale da poter garantire un flusso più proporzionato e misurato in base alle nuove destinazioni dell’area. Per quanto riguarda le imbarcazioni, si rende necessario fornire l’area di attracchi temporanei e fissi, per poter permettere un accesso autonomo sia ai residenti veneziani che vogliono utilizzare i servizi dell’isola, sia ai turisti più in generale, che intendono soggiornare in un luogo alternativo rispetto alla città di Venezia.

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- sport questo tema verte esclusivamente sull’obiettivo di generare opportunità. Il contesto veneziano si presenta attualmente inadeguato sul piano delle strutture sportive e del contesto sociale legato allo sport. Questa carenza può trasformarsi in un ottimo vantaggio introducendo un centro sportivo diffuso che funga da catalizzatore ed attiri sia turisti che abitanti del territorio in un unico contesto sociale e pubblico. Questo tema permette di introdurre anche la possibilità di manifestazioni sportive, eventi pubblici, eventi legati all’ambito scolastico o dell’istruzione in generale e occasioni di svago domenicale per famiglie. Infine merita una particolare attenzione, data la morfologia del bacino artificiale, la possibile introduzione di attività di canottaggio e di nuoto, importante per gli abitanti di Venezia. - cultura/storia Non si può escludere dal progetto il contesto storico in cui si colloca l’isola: il forte di S. Andrea è stato dal XVI secolo uno dei primi manufatti che si potevano scorgere accedendo a Venezia. Tuttora occupa una posizione importante nel sistema lagunare e rappresenta un simbolo della potenza militare della Serenissima e della raffinatezza del suo architetto, Michele Sanmicheli. Inoltre la forma dell’isola nel bordo antistante le bocche di porto si è andato a delineare grazie a vari interventi artificiali (tra i quali una palificazione, la “garzina”); com’è anche artificiale è lo svuotamento del lembo di terra che è andato a trasformarsi nell’odierno idroscalo. - istruzione La crescita e il miglioramento di un luogo o di una società non avvengono senza cultura, formazione ed istruzione. Il progetto d’intervento introduce una principale destinazione spor-


tiva e di svago, perciò si sceglie di introdurre una scuola aeronautica ed una di nautica, che possano interagire fra loro ed usufruire di laboratori pratici e lezioni “sul campo”. Questi apparati possono diventare anche occasione per corsi e incontri con ragazzi e bambini. - residenza / alloggio temporaneo Introducendo residenze sia per turisti che per studenti si porta più capacità alle Vignole. Si tratta di una capacità prettamente ricettiva ma che può svilupparsi per un progressivo e controllato ripopolamento selettivo di un’isola che si presenta, allo stato attuale, pressoché abbandonata. Le tipologie di alloggio saranno perlopiù camere per il pernottamento, per venire incontro al turismo mordi e fuggi. Si introducono comunque anche residenze più ampie per famiglie ed alloggi singoli per studenti e turisti alternativi. - opportunità per l’isola Per proporre un progetto che introduca nuove destinazioni e funzioni, occorre considerare il rapporto con il resto dell’isola ed suoi

abitanti. Non si può inserire prepotentemente un complesso sistema di funzioni senza venire incontro alle problematiche già esistenti sull’isola. Molte aree sono trascurate e soggette a vegetazione infestante; alcuni collegamenti sono appena segnalati e tutti in terra battuta; gli abitanti sono costretti ad erigere recinzioni per evitare le razzie dei loro prodotti agricoli. Per migliorare il rapporto con il resto dell’isola sarà opportuno rivisitare la rete dei collegamenti tra i principali edifici esistenti ma anche per un percorso ciclabile esteso su tutta la superficie insulare. Questo permette il controllo del proprio terreno ma anche una possibilità di poterlo raggiungere comodamente per attivare un commercio diretto con il consumatore. inoltre si può introdurre nel progetto uno spazio pubblico per il mercato giornaliero, dove gli abitanti locali possono portare i loro prodotti e venderli direttamente ad abitanti e turisti, alimentando così anche una cultura legata all’agriturismo.

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- sostenibilità per proporre un progetto per il futuro occorre considerare tutte le variabili che possano permettere di economizzare gli sforzi, gli interventi ed i costi per la gestione. Questo punto supplementare si colloca al fondo della mappa programmatica, in quanto dovrebbe valere come principio guida da utilizzare in tutti i punti precedenti. La sostenibilità è infatti un principio che dovrebbe essere utilizzato per ogni progetto d’architettura dei nostri giorni. Per un attento e consapevole sfruttamento del sito d’intervento occorre considerare gli apporti che arrivano naturalmente in aiuto: il bacino dell’idroscalo permette uno scambio di calore gratuito sia d’estate che d’inverno; si può utilizzare l’orientamento nord-sud dell’area per gestire la progettazione delle facciate; si possono considerare le correnti di venti da sud per una produzione eolica. Per quanto riguarda il complesso da realizzare, si deve considerare una sapiente progettazione degli involucri e delle coperture, da destinarsi possibilmente anche a collettori solari. temi di progetto L’operazione progettuale si articola attraverso due macro-temi: il concetto di limite ed il rapporto tra “natura” ed “artificio”. Il primo punto si concentra, sia nella scala del bacino artificiale che in quella più territoriale dell’arcipelago veneziano, sul tema del bordo e della cucitura tra ambiti diversi e/o non relazionanti fra loro. Il limite è ostacolo, è segno di cambio, ma diventa anche porta o ponte tra due aree. Si tratta di indagare dove sia più opportuno apportare una cesura o dove sia necessario invece ricucirla. Considerando il più esteso territorio lagunare, il limite effettivo è lo spazio insulare. Il limite naturale decide, in questo caso, la forma dell’isola e il carattere che gli si dovrà dare, generando così suddivisioni naturali ed effettive. 22

Questo macro-tema si può affrontare dividendolo in tre aspetti: - limite di accesso: infrastrutture di terra, acqua e aria Questo aspetto opera una configurazione del limite partendo dalla sua accezione negativa: un limite “isola” l’isola. Si rende quindi necessaria una ramificazione di trasporti su vari livelli (biciclette e pedoni, barche, aerei) che colleghino le isole tra loro e permettano scambi e rapporti interlacciati. - limite come porta/ponte Limite è anche soglia, ciò che segnala un passaggio da un mondo ad un altro. La soglia è la porta della città di Venezia. Nell’ambito dell’accesso navale, dopo la porta più impropria del progetto Mose, si può considerare l’area d’intervento come l’ingresso ufficiale della Serenissima Venezia e definirne il dialogo che può instaurare con essa. - bordo come limite lagunare: “spazio incerto” o “periferia interna” All’interno del bordo che definisce l’isola di progetto vi è il limite interno dell’idroscalo. Allo stesso modo, il perimetro delle Vignole è una periferia interna dell’arco più esteso lagunare, in una sorta di metonimia geografica. In uno sguardo dall’alto si può altresì notare come la superficie del bacino dell’idroscalo influisca sull’intera forma dell’isola, anche se da esso separato per natura storica e funzionale. Il rapporto tra “natura” ed “artificio” è un tema che si vuole sviluppare attraverso un aspetto principalmente compositivo. Non essendovi in queste condizioni alcun requisito di carattere programmatico o di destinazione, si cerca di stabilire un rapporto tra ciò che già appartiene all’isola e ciò che manca, attraverso una proposta architettonica unitaria e di grande scala. È tuttavia indispensabile instaurare il dialogo con gli elementi naturali e con quelli artificiali caratterizzanti l’isola.


Si può quindi dividere la complessità di questo tema in categorie più specifiche e mirate:

lità e sulla presenza di un fatto territoriale connotato da un grande “vuoto artificiale”.

- rapporto pieno/vuoto In questo contesto, il rapporto tra il “vuoto” (svuotato) del bacino ed il “pieno” della vegetazione incolta va a definire uno “spazio di risulta” che diventa “figura architettonica”, luogo di forte tensione e di possibili relazioni. In questo luogo, quello del bordo, ci si può confrontare con le situazioni del territorio che sono andate a definirsi nel percorso storico. Qui si trova un vuoto che non è proprio di un ambiente naturale: è più un vuoto antropizzato, un vuoto che in altre circostanze apparterebbe ad un ambito periferico urbano. Si potrebbe parlare di un vuoto inteso come un “pieno in potenza”, che si carica di una tensione compositiva monumentale. Per poter redimere questa periferia senza forma né ragione, si rende necessario un “pieno artificiale” che si metta in relazione, attraverso il bacino, con il “pieno naturale” dell’entroterra. In questo luogo, quindi, si possono tenere insieme le redini di sistema insulare con dei forti connotati naturali ma caratterizzato anche da una rilevante componente insediativa.

- edificazione “del” paesaggio, collocazione “nel” paesaggio La gestione di una proposta d’intervento così estesa richiede una regola compositiva che si interponga nella casualità naturale che si è sviluppata nell’area. Operando così con una costante attenzione alle preesistenze (in questo caso, principalmente naturali) e con strumenti ordinatori del planning, si cerca di cucire una rapporto di relazioni attraverso una “concinnitas” attenta tanto al nuovo edificato quanto (e forse ancor più) all’intorno. Da un lato, il bacino dell’idroscalo esiste ad una scala che è quella territoriale e si presenta totalmente avulso da una scala umana o abitativa. Dall’altro lato ci si trova di fronte ad una vegetazione spontanea e senza regola, trattenuta solo dalle rive artificiali del bordo dell’isola. A questo punto, trovandosi tra due versanti poco conciliabili, si può operare ad una scala intermedia, che collimi la distanza di questi due ambiti pur rispettando l’ormai radicata indipendenza di entrambi. Il progetto si può quindi rappresentare come una sorta di grande manufatto di scala geografica che, a livello del terreno, cerca di stabilire una rete di legami e relazioni fra due zone non dialoganti fra loro.

- anti-mimesi Il costruito non si può porre in sostituzione della natura, la diversità tra il contesto naturale e l’artefatto devono manifestarsi con chiara semplicità. Il gesto compositivo tiene conto di un grado di astrazione che è dettato dalla scala dell’intervento e dalle circostanze di confine/periferia che caratterizzano l’area d’intervento. In questo luogo è necessario costruire un punto di riferimento attraverso un manufatto che possa permettersi di stabilire relazioni fra realtà così differenti e al limite dell’artificialità. Si richiede perciò al progetto di operare un salto di scala, per poter entrare a sistema con un territorio improntato sulla forte orizzonta-

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progetto d’intervento: complesso polifunzionale La catalizzazione di tutti i temi e gli aspetti introdotti nel precedente capitolo prende forma e si traspone in un manufatto di scala geografica che si lega in stretto rapporto con il bacino artificiale dell’ex siluripedio. Il controllo di un manufatto di queste dimensioni diventa complesso e richiede la stesura di un programma funzionale che introduca nuove opportunità ma che non s’imponga violentemente sull’isola come un’astronave calata nella campagna. Gran parte dello sforzo progettuale si è concentrato nella forma e nell’involucro che questo complesso andrà ad assumere. Le domande che hanno coordinato la delineazione di un edificio con un forte sviluppo lineare sono state principalmente: Come metto a sistema il grande vuoto del bacino artificiale con l’aspetto naturale del’isola? Cosa credo sia opportuno che si veda dal bacino? E cosa credo sia opportuno che non si veda dall’isola? Quanto dev’essere alto? E quanto largo? Come posso occupare un waterfront ed allo stesso tempo renderlo permeabile e fruibile? Come posso fare in modo che non si perda l’unità di un gesto progettuale ma anche che non diventi un intervento troppo pesante per l’area? Data la molteplicità delle funzioni che andrei a proporre, come posso fare in modo, soprattutto in facciata, che l’integrità compositiva dell’edificio non vada compromessa?

Si sceglie quindi di fissare nell’ipotesi di progetto tre aspetti principali che, in quanto generali, si addentrano fino ad un certo punto della progettazione, lasciando aperti quesiti e dubbi su certe scelte formali: - aspetto Si deve fare in modo che l’immenso complesso venga letto come un gesto unico e chiaro, tale da non appesantire il sistema isola-bacino artificiale. Le facciate possono rimanere quanto più cieche possibile, prendendo luce zenitale ; si prevedono anche aperture verticali nella facciata che però si perdano nella texture della facciata, per enfatizzare l’integrità e la plastica del complesso. Il materiale della facciata ricorda quello dell’arenaria o di una sabbia scura e mantiene le irregolarità di un manufatto sbrecciato. L’artificialità della facciata viene scandita dalle giunture dei pannelli che, in questo modo, segnalano sia la scala dell’edificio che la natura del rivestimento. I volumi aggettanti, le superfetazioni funzionali, dal punto di vista del materiale devono staccarsi completamente dall’edificio lineare. Devono relazionarsi con l’edificio principale come fossero i suoi parassiti, attaccati ad esso come concrezioni successive. Avranno un aspetto totalmente ridotto al minimo: le finestre saranno pressochè invisibili in facciata verranno trattati con un unico colore: il bianco. E tutti i volumi aggettanti, diversi per posizione e dimensione, vengono trattati allo stesso modo, così da pulire il prospetto ovest da linee e materiali ridondanti. I volumi vogliono parlare un altro linguaggio rispetto all’edificio principale, per cui si mantengono staccati anche fisicamente e il collegamento tra volume ed edificio 25


avviene tramite un diaframma mobile che ne esalta il distacco. I blocchi per i sistemi di collegamento, rari e distanti tra loro, vengono trattati con un calcestruzzo a vista, per cui si introduce un altro materiale ma il più discreto possibile. Questo trattamento assume un aspetto quasi “grezzo”, “non finito”, e gerarchicamente si pone sotto la matericità più raffinata e definita del complesso lineare e dei suoi volumi aggettanti. - funzioni Per far funzionare questa lunga “macchina” per l’isola è necessario introdurre funzioni e destinazioni d’uso, per renderla operativa e conveniente. Per ovvie ragioni di qualità dello spazio dovuta alla sua forma, il complesso è stato diviso principalmente in due tronconi. Il primo è definito nel muro abitato che va dall’imbocco dell’idroscalo fino al punto in cui l’edificio si torce. Qui dentro si colloca una biblioteca mutimediale. Gli scaffali sono situati in un lato del muro, introducendo la figura del muro di libri, del luogo della cultura. Questo apparato si mantiene sopraelevato rispetto al piano di campagna e l’ingresso avviene sempre dal piano terra attraverso scale e ascen26

sori. I volumi aggrappati al muro principale, ma da esso staccati tramite diaframmi, ospitano i servizi che offre il centro multimediale: delle sale lettura, sia per i libri che per le riviste, una sala proiezioni, delle sale relax, un ristorante/bar, una sala per la cartografia nautica e non, uno spazio misto dove il visitatore può godere della vista sul parco. L’altro troncone ospita le funzioni più pubbliche, quelle legate sia al sistema di residenze ed alloggi sia all’accesso tramite l’idroscalo. Nel punto di torsione, la forma dell’edificio lascia immaginare uno spazio interno adatto ad ospitare un auditorium, grazie alla forma rastremata generata dalla torsione. Da questo punto in poi, fino alle fine dell’edificio, le funzioni si distribuiscono linearmente e, per scandire il ritmo sia dei sistemi di collegamento che dell’intero piano pubblico, si dota il complesso di corti interne. Tutto l’edificio, in questa parte, si mantiene dell’altezza di un piano, ma a nove metri dal suolo: le corti interne prendono la luce direttamente dall’alto ed alleggeriscono la massa volumica del complesso. Inoltre, dotando le corti di una vegetazione intensiva, si fa in modo


che la natura penetri quasi all’interno dell’edificio, come dei giardini pensili babilonesi. Queste corti permettono un maggior ingresso di luce negli ambienti (data anche la luce di più di 15 metri tra le facciate) e la possibilità di mantenere delle facciate più chiuse verso l’esterno. All’interno dello spazio pubblico troviamo in seguito due auditorium minori, utilizzabili anche dalla scuola di nautica e aeronautica. Questo è comunque lo spazio più pubblico ed esteso e può ospitare un maggior numero di persone. La caratteristica peculiare di questi due spazi è che sono scavati nel solaio ed escono nel vuoto sottostante come appesi dall’alto, per godere della vista diretta sull’idroscalo e sulla laguna di Venezia Adiacente a questo spazio si collocano sei aule per la scuola nautica, aeronautica o di canottaggio, dotate di uno spazio comune per il ritrovo. Viene ricavato uno spazio per l’associazione dei canottieri, così da rendere invitante la proposta di spostare alle Vignole il gruppo di canottaggio. In tal modo possono meglio usufruire del bacino dell’idroscalo e portare più persone a riconquistare l’isola. I canottieri andrebbero così ad occupare uno spazio per l’associazione all’interno del complesso, un deposito nella ex-polveriera e nella “cavana”

per il lancio dei siluri. Per introdurre opportunità nell’isola si è scelto di puntare anche sulle Vignole come isola del divertimento e del relax. Per cui viene inserita una palestra utilizzabile sia dagli studenti che dai turisti o i veneziani. A questa viene affiancata una piccola spa per la sauna ed i trattamenti di salute. Questo è un posto speciale poiché è dotato di due vasche d’acqua in cui immergersi e godere, ad un’altezza di oltre nove metri sul mare, della vista diretta sulla laguna di venezia. Adiacente alla spa si ricava lo spazio, allo stesso modo, per una piscina da 25 metri, sempre scavata nel solaio per implementare i servizi del centro sportivo dell’isola. Avere una piscina sospesa è un fattore di attrattiva che si spera porti all’isola molti fruitori. In testa all’edificio, verso la laguna nord, si affaccia un ristorante bar che chiude la composizione del complesso polifunzionale. Il locale ha un ampio spazio interno ma anche un’ampia terrazza che incornicia la vista sull’isola di S. Erasmo. In questo modo, il nuovo intervento alle Vignole riesce anche a mettere in collegamento la città di Venezia con l’arcipelago lagunare nord.

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- fruibilità e collegamenti Volendo mantenere il complesso polifunzionale separato dal suolo, sia per alleggerirne l’impatto sia per permettere un chiaro rapporto dell’idroscalo con l’entroterra dell’isola, è stato necessario ridurre al minimo gli accessi dal suolo all’edificio. Vi si può accedere attraverso sistemi di scale ed ascensori collocati a distanze ragionevoli e ben servite da sistemi di collegamento al suolo. In questo modo si può liberare completamente la permeabilità del waterfront dall’isola e viceversa. Eccezione va fatta per la testa a sud dell’edificio: qui si vuole sottolineare la continuità del complesso come se questa forte e categorica linea andasse a terminare direttamente nella laguna. Perciò si rende necessario un collegamento di esso con l’acqua, che avviene tramite una zattera fornita di scala a chiocciola.Inoltre, per segnalare una sorta di piegamento dell’edificio, prima di scendere nella laguna, si introduce una rampa che permette di accedere direttamente alla biblioteca multimediale dal pianterreno. Per i disabili si prevede che nessun volume aggettante e spazio pubblico siano inaccessibili. Grazie ad un sistema di ascensori collocati tatticamente si riesce a ridurre quasi a zero il numero di rampe ed a semplificare i percorsi di collegamento. residenze/alloggi L’apparato residenziale viene introdotto per soddisfare il bisogno ricettivo che viene a delinearsi in seguito alla proposta di un complesso pubblico per il waterfront dell’idroscalo. Questo però significa che non è stato possibile fissare un target di utenza e nemmeno il tempo di sosta di questi all’interno del nuovo sistema delle Vignole. Perciò il termine “residenze/alloggi” resta unito e non scindibile e si sceglie di proporre una varietà di tipologie in base al numero di persone, tipo di gruppi e tempo di soggiorno. A livello compositivo si è guardato, più che alla città di Venezia, 28

alle residenze circostanti e simili per destinazione, non trovandone. Tutte le residenze presenti sono di tipo agricolo o comunque legate ad un contesto più campestre di proprietà fondiarie. Nel caso del progetto si sceglie di posizionare le residenze in uno spazio nel limite tra l’intervento nel waterfront, con il lungo complesso lineare, e l’esistente contesto agricolo. In questa zona si hanno i benefici di essere in prossimità di servizi pubblici pur mantenendosene distanti e maggiormente vicini ad un contesto più naturale e bucolico. Questo aspetto ha però ristretto la disponibilità di utilizzo di superficie e risulta indispensabile introdurre il maggior numero di abitazioni possibile senza corrompere l’originaria connotazione naturale dell’isola. A questo punto, data anche la rilevante densità residenziale che si sarebbe dovuta introdurre, si è ritenuto di tornare a cercare esempi abitativi nella città di Venezia. Le corti veneziane infatti, strette e circondate da alte mura, permettono di usufruire di uno spazio intimo e indispensabile, che può diventare giardino, playground, orto… Nel caso delle Vignole, i setti dividono gli spazi tra le case e sono organizzati assecondando il tessuto esistente dell’isola, diventando punto di contatto tra il nuovo intervento ed il tessuto morfologico dell’isola. I setti fungono anche da apparato strutturale poiché portano l’intera copertura delle abitazioni, garantendo una maggiore libertà organizzativa degli interni. Il tessuto insediativo, confrontandosi con quello della centuriazione agrico dell’isola, va a delinearsi con una trama dalle caratteristiche “tessili”. Perciò si sono ricercati riferimenti artistici nei lavori sui pattern tessili di Anni Albers, ai tempi della scuola del Bauhaus. La trama e l’ordito assumono nel caso del progetto, connotati gerarchici che vanno a disegnare il sistema dei volumi delle abitazioni, dei setti che le dividono e dei percorsi di accesso. Questo sistema inoltre permette di avere abitazioni separate solo da un muro, pur restando completamente indipendenti, aumentando così la superficie utile effettiva. Data la quantità di alloggi da costruire, si rende necessario opera-


re con un’economia di strumenti, almeno in questo ambito, dove è possibile avere elementi riproducibili in serie e modulabili. Per questo è stato scelto un passo strutturale di 6 metri tra i due muri delle corti, all’interno dei quali, le varie tipologie si modificano in lunghezza, permettendo di ospitare dal singolo utente a gruppi di cinque persone. Si possono inoltre, per gruppi maggiori, affittare alloggi contigui all’interno dello stesso “sandwich”, così da avere due alloggi comunicanti attraverso una corte. centro per lo sport Uno dei temi principali da introdurre nel masterplan per l’area delle Vignole è sicuramente quello dello sport, che interviene a proporre un valore sociale ed aggregativo ma anche di sensibilità verso il recupero di una vita sana ed a contatto con la natura, cosa che storicamente manca all’interno della città di Venezia. Per questo, sfruttando anche il fatto che la tipologia di centro sportivo non è presente nell’arco insulare veneziano, si considera di far diventare

parte integrante del progetto una spiccata destinazione verso questa tipologia. L’edificio pubblico principale si presta a contenere funzioni per la collettività, quindi dovrà proporre destinazioni che vengano utilizzate sia da un utenza legata al centro sportivo che ad una alternativa (residenze, turismo, scuola, orticoltura). Si pensa perciò di introdurre, nel volume sopraelevato, una palestra ed un sistema di piscine servite da un centro benessere e relax. Le piscine fungeranno da grande attrattore per il pubblico, dato che saranno collocate in un volume non a contatto con il suolo, per cui saranno sospese e godranno di una vista subacquea verso l’idroscalo. La vista dalla palestra, d’altro canto, spazierà su tutta la laguna veneziana con un effetto mozzafiato. Ordinato sulla griglia compositiva generata dall’idroscalo, andranno a collocarsi i campi sportivi, serviti da due serie di edifici per gli spogliatoi, i magazzini e i locali tecnici. Si doterà quest’area di una torre per il freeclimbing, dalla forma libera, che diventerà un landmark per il territorio. Si sceglie di collocare i campi sportivi all’interno dell’area boschiva 29


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del parco ovest per due grandi motivi: il primo è rappresentato dalla naturale barriera acustica che impedisce ai rumori generati dalle attività sportive di raggiungere il complesso pubblico e viceversa; il secondo è legato ad un aspetto più intimo del bosco ed una naturale difesa dai raggi solari, soprattutto in estate. Il percorso ciclabile progettato per coprire tutta l’isola attraverso i suoi punti salienti, diventa anche utilizzabile per corse a piedi o in mountain bike, regalando allo sportivo un panorama unico di tutto l’arco lagunare veneto settentrionale. rapporto con l’isola abitata L’obiettivo di generare opportunità rende necessario il confronto con le possibilità esistenti per gli abitanti e i sistemi naturali radicatisi nel corso degli anni. Il rapporto con un ambito già presente s’instaura non solo fisicamente, attraverso collegamenti, cesure e riferimenti visivi, ma anche su un piano più funzionale, per rendere utile il nuovo progetto agli utenti dell’isola. La prima fase di questo tema consiste nel garantire opportuni e chiari collegamenti fra le varie parti dell’isola, con percorsi pubblici ciclabili e pedonali, semi-pubblici e privati. Questo permette una gerarchizzazione dello spazio misto di un sistema concluso, permettendo di raggiungere gran parte dell’apparato pubblico dell’isola, mantenendo comunque il rispetto della parte abitativa attuale. La seconda fase coinvolge direttamente il residente attraverso la possibilità di inclusione in un programma di vendita dei propri prodotti (quasi tutti gli abitanti sono agricoltori) all’interno del sistema pubblico del nuovo intervento. Nella “piazza coperta” che viene ricavata sotto il complesso sull’idroscalo s’inserisce la possibilità di mercati coperti e temporanei, magari quotidiani, dove residenti, turisti e cittadini veneziani possono arrivare in barca e comprare i prodotti locali dell’isola “degli orti”. Questo sistema porta punti di contatto anche con la parte est, dove vengono inserite zone adibite

a orti sociali, consentendo un altro apporto per l’economia funzionale del progetto. Per un altro aspetto, totalmente differente da quelli precedenti, l’inserimento di nuove funzioni di indirizzo terziario, permette agli abitanti di usufruire di molte nuove opportunità di impiego e lavorative. Infine, per quanto riguarda lo svago, gli abitanti possono approfittare una nuova e varia rete di servizi che include: centro sportivo, piscine, bar e ristoranti, auditorium, teatro all’aperto ed un parco urbano per il relax. parco ovest Il progetto richiede anche che l’intervento si ponga in modo discreto e rispettoso nei confronti di un ambito delicato ed esposto come l’isola delle Vignole. Per conciliare un ambiente agricolo e naturale esistente con un sistema di nuove funzioni ed edifici occorre proporre una sorta di filtro tra le due parti, dato che queste non sono molto portate a compenetrarsi ed intrecciarsi. Un limite è anche la forte presenza del bacino artificiale, che s’impone come direttrice obbligatoria per un masterplan d’intervento. Risulta perciò necessario introdurre questo filtro adoperando gli elementi appartenti all’isola, quelli naturali. Il parco ovest assume questo ruolo di filtro, utilizzando un’area che, allo stato attuale, è dismessa ed abbandonata, lasciata alla crescita spontanea. La proposta è quella di mantenere le tipologie arboree esistenti, curando un sistema dei percorsi per poter usufruire di tutta l’area ora inaccessibile per via della vegetazione. Inoltre si possono inserire degli elementi puntuali, piccoli padiglioni o chioschi, disposti secondo una griglia compositiva ordinata sul complesso pubblico affacciato sull’idroscalo. Questi elementi vanno a misurare lo spazio, tenendo a sistema il parco con l’area centrale di progetto. Il parco si colloca anche come “porta d’accesso” che collega le due 31


zone dell’isola separate dal canale centrale. Tramite un ponte ed un percorso che giunge direttamente al complesso pubblico, si riesce a mettere a sistema l’area di progetto con due ambiti delle Vignole, ora isolati: quello naturale verso la Certosa e l’ambito agrituristico all’estrema appendice ovest. In questo modo si riesce a coinvolgere nel progetto l’intera isola, con possibilità di contatto anche con il parco naturale della Certosa e, quindi, con il nuovo apparato nautico e residenziale proposto nel nuovo masterplan per l’isola. edifici militari preesistenti La presenza di manufatti ad uso militari, derivata dalla storica fruizione dell’idroscalo, ha generato un sistema disomogeneo e non controllato di “baracche e caserme” utile solamente allo scopo militare e di deposito. Lo sviluppo della fase progettuale ha portato alla scelta di demolire gran parte dell’apparato militare e a preservare solamente edifici di valore storico e di utilità al progetto di riqualificazione. Nello specifico si sceglie di abbattere gli edifici adibiti ad alloggi per le truppe costruiti sulla lingua di terra ad est, liberando così il fronte verso la laguna e le bocche di porto. Vengono inoltre demoliti i depositi ed i magazzini per i mezzi e le imbarcazioni, per far posto al grande manufatto che va a ridisegnare il waterfront ovest dell’idroscalo. Anche le rovine degli apparati militari di inizio secolo, in prossimità del forte di S. Andrea, vengono abbattuti. Si lascia comunque aperta la possibilità di un utilizzo a scopo didattico o ricreativo delle tracce di questi sul suolo del nuovo parco est. Vengono mantenuti, messi in sicurezza e recuperati quattro edifici di valore storico, sfruttando la loro disposizione e l’importanza nel ridisegno del sistema Vignole-idroscalo. La “cavana” per il lancio dei siluri e la relativa terrazza sovrastante restano come manufatto caratteristico che chiude la testa dell’i32

droscalo. Nella “cavana” prendono posto gli ormeggi e gli attracchi per il circolo dei canottieri, dato che le canoe prendono il posto dei siluri, con un attinenza di funzione ma con diverso significato. La terrazza verrà fornita di un servizio bar all’aperto, per poter godere della vista privilegiata su tutto il bacino e sul nuovo manufatto pubblico. Allo stesso modo si converte l’esistente deposito retrostante la terrazza: da dismesso magazzino per mezzi (precedentemente per i siluri) a deposito per il circolo dei canottieri e sala di riunione e svago. Un altro edificio che si sceglie di mantenere è il grande manufatto a due piani di inizio secolo, collocato in asse con il bacino artificiale e inserito in un ambito un po’ più naturale ed intimo. Lontano dall’agorofobico waterfront, questo era il terminal per gli idrovolanti e alloggio per piloti. Nella grande meridiana storica in facciata troviamo i riferimenti del passaggio e della sosta del poeta Gabriele D’Annunzio. Data la tipologia di edificio e la sua collocazione in un ambito distaccato dall’area residenziale e dall’edificio pubblico sul fronte dell’idroscalo, si può sfruttare la possibilità di inserirvi le funzioni legate alla scuola di nautica ed aeronautica. Inoltre la vicinanza al parco didattico lo rende utile ad ospitare attività scolastiche e classi di studenti in visita. Infine si mantiene, a nord-ovest dell’area di progetto, l’edificio adibito in passato ad alloggio degli ufficiali, ora dismesso. Questa caserma, sebbene non particolarmente notevole dal punto di vista architettonico, ospita un importante affresco per il corpo dei lagunari e si colloca in un punto interessante che mette in rapporto il nuovo piano di riqualificazione con l’ambito agricolo preesistente delle Vignole.


valorizzazione del forte di S. Andrea L’ipotesi di progetto si pone indirettamente in confronto con lo storico forte di S. Andrea. Si sceglie infatti di coinvolgere questo prezioso manufatto storico nel nuovo sistema di riqualificazione ma non si affronta direttamente il trattamento architettonico del forte. Ridisegnando il lembo di terra ad est, si introduce un sistema di collegamento diretto, ciclabile e pedonale, che porta al manufatto. Si lascia inoltre, prima di accedere al forte, un’area naturale adibita a parco urbano. In questo parco vengono introdotti elementi puntuali che misurano la dimensione e le distanze del parco, adibiti a chioschi per la sosta o per le informazioni sul forte e sulla storia dell’isola. Viene infine introdotto un piccolo molo con annesso un edificio di servizio per l’attracco di imbarcazioni da diporto che volessero visitare direttamente il forte. In questo modo si valorizza un’area di intenso valore storico, lasciando comunque aperte certe questioni sulla riqualificazione specifica del manufatto seicentesco e dell’annoso dibattito sulla legittimità di un accesso al forte dal suo retro, via terra, o direttamente dal mare, com’è sempre avvenuto prima dell’incursione napoleonica. parco est Nella lingua sud-est dell’isola, importante per il confronto con le bocche di porto del Lido e per il collegamento via terra con il forte di S. Andrea, si sceglie di operare un intervento attraverso due vie. Una consiste nel liberare il fronte di contatto dai manufatti militari preesistenti e ora, nell’ottica del nuovo progetto, inutili e dannosi. L’altra via consiste nell’introdurre funzioni utili a guidare il visitatore e l’utilizzatore in modo da ricollegare il forte al sistema insulare. Per legittimare un intervento su un ambito di bordo delicato come questo si sceglie la motivazione storica: l’antica “garzina” era una palificata che collegava l’isola esistente, all’epoca molto più ri-

stretta, con il forte. Col tempo, dopo demolizioni e riedificazioni, la palificata ha permesso un insabbiamento che ha disegnato l’attuale lembo di terra tra la laguna e l’idroscalo. Nel riferimento storico si sceglie quindi di introdurre un percorso ciclabile che ricalchi quello della “garzina”, destinato al turismo lagunare e specificamente al collegamento con il forte. Nel lato verso il waterfront si inserisce un percorso pedonale e ciclabile legato ad un sistema di orti urbani e di serre, che garantisce un ulteriore collegamento al forte di S. Andrea. Il parco in sé viene destinato a due funzioni che arrivano ad intersecarsi tra loro secondo un sistema di direttrici ordinate dalla griglia compositiva dell’edificio polifunzionale principale. Una destinazione è quella di parco: preservando l’esistente matrice arborea si sceglie di mantenere la vocazione naturale già consolidatasi spontaneamente. Inoltre diventa un filtro naturale tra la parte più pubblica e antropica ed il forte. Dall’altra parte vengono introdotti degli orti urbani con serre annesse, ordinati sempre secondo un “codice a barre” che permette di diversificare le coltivazioni e le assegnazioni degli orti a privati o aziende. Questa soluzione aiuta a generare nuove opportunità per l’isola, coinvolgendo non solo turisti e studenti ma anche cittadini veneziani che non hanno la possibilità di coltivare il proprio appezzamento. Questo riconsegna parte del territorio alla sua funzione storica (assieme all’isola di S. Erasmo): l’orto della Serenissima.

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tavole di progetto



contesto lagunare: i grandi segni antropici sul territorio, da mestre al lido

1_zona industriale marghera

2_aeroporto m. polo

3_ferrovia/p.te libertĂ

canale artificiale ovest, il piĂš esteso della zona industriale di marghera superficie: 614.094 m2 estensione: 4.010 m

superficie di decollo/atterraggio superficie: 583.125 m2 estensione: 3.650 m

ponte ferroviario/stradale su arcate superficie: 170.500 m2 estensione: 3.875 m


4_porto di venezia/terminal

5_piazza san marco

6_arsenale (tese e corderie)

terminal passeggeri, baia di attracco per navi da crociera superficie: 120.340 m2 estensione: 1.608 m

piazza urbana pedonale circondata dalle procuratie superficie: 17.793 m2 estensione: 467 m

estensione delle tese di s.cristoforo e corderie. superficie dell'intero bacino superficie: 94.026 m2 estensione: 1.098 m


7_idroscalo s. andrea alle vignole

8_aeroporto nicelli, lido

9_mose, bocche di lido

superficie di decollo/atterraggio superficie: 62.236 m2 estensione: 1.716 m

superficie di decollo/atterraggio superficie: 71.020 m2 estensione: 1.066 m

superficie della nuova isola centrale, estensione del fronte della bocca di porto superficie: 86.361 m2 estensione: 1.425 m



evoluzione storico-morfologica del complesso insulare vignole-certosa XIV secolo 279.072 m2 138.420 m2

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1458 279.072 m2 138.420 m2

41%

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57%

1533 279.072 m2 129.516 m2

57%

1571 301.440 m2 131.856 m2

41% 53%

44% 54%


XVII secolo 351.690 m2 131.856 m2

1840 451.217 m2 130.853 m2

1866 619.316 m2 183.544 m2

51% 54%

66% 54%

1927 684.494 m2 242.765 m2

90% 76%

100% 100%

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principio compositivo della sezione dell’idroscalo

vuoto potenziale

pieno potenziale

bacino artificiale come un "pieno potenziale". occorre equilibrare la massa affiancandogli un "vuoto potenziale" che diventa "pieno". il waterfront si risolve con un volume lineare e perentorio.

la sezione dell'edificio controlla la vasta dimensione del bacino artificiale. nella lingua di terra verso le bocche di porto viene inserito un filtro vegetativo, per mitigare il clima e l'intimitĂ del'isola.

il volume dell'edificio "pieno" cerca la sua altezza e quindi la sua proporzione in ragione delle quote del contesto in cui si colloca. l'altezza del forte di s. andrea e la vegetazione boschiva sanciscono un ragionevole limite dell'edificio.

l'edificio si svuota al suolo per permettere una permeabilitĂ visiva ed un maggiore rapporto con l'isola delle vignole.


organizzazione del complesso polifunzionale

apparato pubblico ristorante/caffè panoramico spa/wellness piscina

palestra

biblioteca

suola nautica/aeronautica auditorium riunioni conferenze

teatro auditorium lettura relax panorama

multimedia proiezioni consultazione lettura cartografia

mappe consultazione lettura

relax lettura relax panorama natura

bar ristorante




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C1 CHIUSURA ORIZZONTALE SUPERIORE sp 90 cm - miscela di vegetali estensivi - substrato in materiale vulcanico e sostanze organi che, sp 8 cm - telo stabilizzatore in tessuto geotessile filtrante, sp 1,3 mm - vasche di accumulo e deflusso in polistirene espanso sinterizzato, sp 8 cm - 2x membrana bituminosa elastomerica, sp 7 mm - massetto per la pendenza in calcestruzzo alleggerito con polistirolo, sp medio 4 cm - isolamento in pannelli di polistirene espanso ad alta densità , sp 4 cm - massetto collaborante in calcestruzzo armato con rete elettrosaldata ø8 20x20 cm, sp 4 cm - lamiera grecata sp 0,6 mm, altezza 55 mm, luce 225 cm - trave secondaria HEB 450 - intercapedine non ventilata per alloggio impianti e controsoffitto, sp 8 cm - lastra di cartongesso appeso su telaio a scomparsa, sp 1,25 cm

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M1 CHIUSURA VERTICALE ESTERNA sp 40 cm - pannello laminato (HPL) in resina e fibre di legno, sp 1 cm - telaio di profilati in alluminio di supporto di facciata, con interposta camera d’aria ventilata, sp 10 cm - telo termoriflettente in polietilene, alluminio e TNT, sp 3 mm - isolamento in pannelli di lana di roccia a media den sità, sp 5 cm - tiranti di controvento in acciaio zincato con interpos to pannello in lana di legno mineralizzata e cemento portland, sp 15 cm - freno al vapore in polietilene, sp. 0,25 mm - telaio in profili a C in alluminio 55x50 mm, con inter posta camera d’aria non ventilata per impianti, sp 55mm - 2x lastra di cartongesso rasato, sp 1,25 cm

D1 CHIUSURA ORIZZONTALE INFERIORE sp 80 cm - parquet in rovere impiallacciato, sp 0,4 cm - tavolato in pannelli OSB, sp 1,6 cm - telaio in assi di abete segato 60x40mm con inter posto massetto in argilla espansa sfusa, sp 6 cm - 2x tappeto acustico in membrana elastoplastomerica, sp 5 mm - massetto collaborante in calcestruzzo armato con rete elettrosaldata ø8 20x20 cm, sp 4 cm - lamiera grecata sp. 0,6 mm, altezza 55 mm, luce 100 cm - trave principale HEB 450 - intercapedine d’aria per passaggio canalizzazioni, sp 15 cm - isolamento in pannelli di lana di roccia a media den sità, sp 8 cm - pannello laminato (HPL) in resina e fibre di legno appeso su telaio a scomparsa, sp 1 cm 66

serramento: telaio fisso in alluminio anodizzato con taglio termico. doppia vetrocamera riempita con gas argon


HE 400

C3 CHIUSURA ORIZZONTALE SUPERIORE sp 36 cm - parquet in assi di legno ricomposto su piedini di livel lamento per tavolato, sp 2 cm - 2x membrana bituminosa elastomerica, sp 7 mm - isolamento in pannelli di polistirene espanso ad alta densità, sp 4 cm - massetto pend. in calcestruzzo alleggerito con polistirolo, sp 4 cm - massetto collaborante in calcestruzzo armato con rete elettrosaldata ø8 20x20 cm, sp 4 cm - lamiera grecata sp. 0,6 mm, altezza 55 mm, luce 100 cm - trave secondaria HEB 160 - intercapedine non ventilata per alloggio impianti e controsoffitto, sp. 30 cm - lastra di cartongesso appeso su telaio a scomparsa, sp 1,25 cm

M2 CHIUSURA VERTICALE ESTERNA sp 40 cm - lastra di cartongesso rasato, sp 1,25 cm - telaio in profili a C in alluminio 55x50 mm, con inter posta camera d’aria non ventilata per impianti, sp 55mm - freno al vapore in polietilene, sp. 0,25 mm - tiranti di controvento in acciaio zincato con interpos to pannello in lana di legno mineralizzata e cemento portland, sp 15 cm - isolamento in pannelli di lana di roccia a media den sità, sp 5 cm - telo termoriflettente in polietilene, allumin io e TNT, sp 3 mm - telaio di profilati in alluminio di supporto di facciata, con interposta camera d’aria ventilata, sp 10 cm - pannello laminato (HPL) in resina e fibre di legno, sp 1 cm 67


HE 400

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D2 CHIUSURA ORIZZONTALE INFERIORE sp 41 cm - parquet in rovere impiallacciato, sp 0,4 cm - tavolato in pannelli OSB, sp 1,6 cm - telaio in assi di abete segato 60x40mm con interposto massetto in argilla espansa sfusa, sp 6 cm - 2x tappeto acustico in membrana elastoplastomerica, sp 5 mm - massetto collaborante in calcestruzzo ar mato con rete elettrosaldata ø8 20x20 cm, sp 4 cm - lamiera grecata sp. 0,6 mm, altezza 55 mm, luce 100 cm - trave principale HEB 240 - intercapedine d’aria per passaggio canaliz zazioni, sp 50 cm - isolamento in pannelli di lana di roccia a media densità, sp 8 cm - pannello laminato (HPL) in resina e fibre di legno appeso su telaio a scomparsa, sp 1 cm


dettagli delle abitazioni CHIUSURA ORIZZONTALE INFERIORE sp 54 cm - parquet in rovere impiallacciato prefinito, sp 1,5 cm - colla per parquet, sp 0,4 cm - massetto termico autolivellante in calcestruzzo rasato, sp 15 cm - isolamento in pannello di polistirene espanso, con alloggio per tubi di distribuzione, sp 3 cm - cappa in calcestruzzo armato con rete elettrosaldata ø8 20x20 cm, sp 5 cm - vespaio aerato con elementi modulari in plastica a perdere, sp 26 cm - membrana impermeabilizzante in PVC, sp 0,3 cm - magrone di sottofondo in calcestruzzo sp, 10 cm - ghiaia di riporto, sp medio 20 cm - terreno di fondazione

CHIUSURA ORIZZONTALE SUPERIORE sp 32 cm - ghiaia sfusa, sp medio 2 cm - 2x membrana bituminosa elastomerica, sp 7 mm - massetto per la pendenza in calcestruzzo alleggerito con polistirolo, sp max 10 cm / min 4 cm - massetto collaborante in calcestruzzo con rete elettrosaldata ø8 20x20 cm, sp 4 cm - lamiera grecata sp 0,6 mm, alt. 55 mm, luce 200 cm - trave HEB 180 - isolamento in pannelli di polistirene espanso ad alta densità. sp 8 cm - barriera al vapore in polietilene, sp 0,25mm - lastra di cartongesso appeso su telaio a scomparsa, sp 1,25 cm

CHIUSURA VERTICALE ESTERNA sp 50 cm - calcestruzzo armato, sp 38 cm - membrana bituminosa elastomerica, sp 7 mm - isolamento in pannello di polistirene espanso ad alta densità, sp 8 cm - intercapedine d’aria per gli impianti, sp 2 cm - 2x lastra di cartongesso, sp 2,5 cm

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C

B

B

alloggio 1: copertura: 22,5m2 superficie: 19,0m2 dimensioni: 3,75x6,1m

A

alloggio 3: copertura: 48,0m2 superficie: 42,4m2 dimensioni: 8x6,1m

alloggio 2: copertura: 36,6m2 superficie: 30,0m2 dimensioni: 6,1x6,1m

A

C F

14,08 m2

E alloggio 4: copertura: 58,8m2 superficie: 52,1m2 dimensioni: 9,8x6,1m

D

D

E alloggio 5: copertura: 70,2m2 superficie: 64,5m2 dimensioni: 11,7x6,1m

12,19 m2

G

F

alloggio 6: copertura: 108,0m2 superficie: 93,3m2 dimensioni: 13,1x9,1m

G


AA

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impaginato e stampato nel mese di luglio 2013


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