dialoghi tribaliglobali : Biagioli versus Bakairi, Cubeo, Piaroa, Wayana

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Credo poco modestamente di avere iniziato Filippo Biagioli alle Arti Primarie. Non c’è voluto molto, era nell’ordine delle cose, e Filippo ha proseguito egregiamente quel cammino. Osservando le sue Maschere Analphabetiche , pensate e realizzate oltre quindici anni fa e da allora presenti nella collezione permanente Tribaleglobale, , vedo che l’allegra potenza archetipica che le pervade continua a fare effetto. Il legame con altri linguaggi, di altri tempi e di altri luoghi, è sempre sotteso. Ad esempio, a differenza di molte altre opere d’arte contemporanea, nelle opere di Biagioli il titolo è parte integrante, significante e spiazzante dell’opera stessa….Medusa, Telespalla Bob, Nodo alla Gola… sono titoli che evocano, introducono il dialogo tra la maschera e chi la osserva. L’uso alfabetico ( altro che analfabetico! ) di forma, colore, materiale, segno è anch’esso consapevolmente evocativo, ed assolutamente libero da mediazioni: ci sono l’opera ed il suo fruitore, punto. In questo senso vedo un dialogo interessante con le maschere tradizionali provenienti dall’area che definiamo Amazzonica, ovvero quell’insieme di oggetti creati dai nativi della zona delle grandi foreste pluviali cresciute attorno ai fiumi Orinoco, Rio delle Amazzoni e Paraná-Río de La Plata. In un testo che ho scritto recentemente, e che vi ripropongo ho definite anarchiche. Credo che Filippo Biagioli apprezzi l’accostamento..

Onzo, 21 febbraio 2023

I believe with little modesty that I initiated Filippo Biagioli into the Primary Arts. It didn't take long, it was in the order of things, and Filippo continued that journey admirably. Observing his Maschere Analphabetiche, conceived and created over fifteen years ago and since then present in the permanent Tribaleglobale collection, I see that the cheerful archetypal power that pervades them continues to have an effect. The link with other languages, of other times and other places, is always underlying. For example, unlike many other works of contemporary art, in Biagioli's works the title is an integral, significant and unsettling part of the work itself… Medusa, Sideshow Bob, Nodo alla Gola… are titles that evoke, introduce the dialogue between the mask and the observer. The alphabetical (rather than illiterate!) use of shape, colour, material, sign is also consciously evocative, and absolutely free from mediation: there is the work and its user, period. In this sense, I see an interesting dialogue with the traditional masks from the area that we define as the Amazon, i.e. that set of objects created by the natives of the area of the great rainforests grown around the Orinoco, Amazon and Paraná-Río de La Plata rivers . In a text that I wrote recently, and which I propose again, I defined anarchists. I think Filippo Biagioli appreciates the combination..

Onzo, February 21, 2023

Mi sono imbattuto nell’arte cosiddetta Amazzonica, ovvero quell’insieme di oggetti creati dai nativi della zona delle grandi foreste pluviali cresciute attorno ai fiumi Orinoco, Rio delle Amazzoni e Paraná-Río de La Plata, in modo casuale e sorprendente. Grazie al caro amico Fernando Pujol ho potuto visitare un antico palazzo di Barcellona che ospita una collezione formidabile per ora poco conosciuta. In una ex Cappella privata in stile Art Noveaux ho trovato l’origine dell’arte di Picasso e della sua famiglia artistica. Segno potente, colore netto e suggestivo, forme antropozoomorfe immaginifiche, materiali essenziali usati con grande creatività e maestria. La mia natura complulsiva mi ha spinto ad approfondire e a ricercare manufatti disponibili sul mercato. Ho scoperto così che questi linguaggi dell’arte, per altro potenti e suggestivi come ad esempio quelli africani ed oceanici, sono decisamente meno appetiti dal mercato dei collezionisti. In sostanza sono difficili da trovare e non troppo costosi. L’ansia monetizzatrice dell’occidente non li ha ( ancora ) ritenuti così interessanti. E’ curioso. mi pare che chi ama Picasso e i Surrealisti dovrebbe andare fuori di testa davanti a queste opere. Ho iniziato ad approfondire, e anche per questo aspetto la ricerca non è facile. I testi di riferimento non sono molti, pur essendo difficili dai trovare stranamente non costano le migliaia di euro chiesti per certi tomi di Arte Africana di sessanta anni fa.… Perché le opere delle culture Aparai, Bakairi, Piaroa, Wayana, ( per fare qualche esempio…) risultano essere figlie di un Dio Minore?

Ci sono certamente aspetti oggettivi: le opere sono essenzialmente realizzati in fibre naturali e quindi facilmente degradabili, è ancora più difficile definirne epoca e funzioni rispetto ad opere provenienti da altre culture extraeuropee, anche per la natura “selvaggia” delle culture che le hanno espresse, sembrano esserci meno livelli di mediazione culturale tra l’oggetto rituale e chi lo usa. Non credo si conoscano Società Segrete o organizzazioni similari preposte alla gestione dei diversi riti . Non pare esserci mediazione tra l’origine motivante del rito ( vita, morte, caccia o raccolta ) e chi lo pratica, ancorché in modo comunitario. Mi affascina pensare che quelle culture siano “anarchiche”, nel senso più romantico che si possa dare a questa definizione. Almeno sotto il profilo rituale non sembrano esserci caste “sacerdotali” o similari che gestiscono il “business” del sovrannaturale con conseguenti profitti. La relazione con il Mistero della vita, presente in ogni aspetto della vita quotidiana a volte in modo drammatico considerando la natura selvaggia di quelli luoghi , sembra ricondotta alle singole coscienze, pur dentro una dimensione cultuale complessa e profonda che coinvolge l’intera comunità ma lascia alla azione del singolo l’individuazione e la costruzione degli strumenti necessari per affrontare e tentare di governare la complessità dell’esperienza della vita. Pare che le dinamiche cultuali siano simili a quelle anteriori alla rivoluzione neolitica che, come dice giustamente Jaques Attali, non ha inventato solo la ceramica, la tessitura, l’agricoltura ma anche gli eserciti, i preti, i “recinti ”fisici e sociali….Maschere e oggetti d’uso provenienti da quelle culture associano alla formidabile potenza archetipica di segno, colore, materia, una altrettanto formidabile natura energetica primaria, determinata dal come e dal perché sono realizzate, e dal modo in cui vengono usate. E riemerge, potente ed impegnativa, l’origine dell’essere umano. E forse è questo il motivo della loro apparente marginalità.

“ LA FIACCOLA DELL’ANARCHIA” : Amazzonia: Le maschere anarchiche…

Amazonia: The anarchist masks

I came across the so-called Amazonian art, the objects created by the natives of the area of the great rainforests that grew up around the Orinoco, Amazon and Paraná-Río de La Plata rivers, in a casual and surprising way. Thanks to my dear friend Fernando Pujol I was able to visit an ancient palace in Barcelona which houses a formidable collection that is still little known. In a former private chapel in Art Noveaux style I found the origin of the art of Picasso and his artistic family. Powerful sign, clear and suggestive color, imaginative anthropozoomorphic shapes, essential materials used with great creativity and skill. My complusive nature prompted me to delve into and research artifacts available on the market. Thus I discovered that these languages of art, powerful and evocative as for example the African and Oceanic ones, are decidedly less attractive to the collectors' market. Basically they are hard to find and not too expensive. The monetizing anxiety of the Western Art Market has not (yet) deemed them so interesting. It's curious. it seems to me that those who love Picasso and the Surrealists should go crazy in front of these works. I began to delve deeper, and also for this aspect the search is not easy. The reference texts are not many, although they are difficult to find, strangely they do not cost the thousands of euros asked for certain volumes of African Art of sixty years ago.… Because the works of the Aparai, Bakairi, Piaroa, Wayana cultures (to name a few example…) turn out to be daughters of a Lesser God?

There are certainly objective aspects: the works are essentially made of natural fibers and therefore easily degradable, it is even more difficult to define their era and functions compared to works from other non-European cultures, also due to the "wild" nature of the cultures that expressed them, there seem to be fewer levels of cultural mediation between the ritual object and its user. I don't think there are known Secret Societies or similar organizations responsible for the management of the various rites. There does not seem to be any mediation between the motivating origin of the rite (life, death, hunting or gathering) and whoever practices it, even if in a community way. It fascinates me to think that those cultures are "anarchic", in the most romantic sense that can be given to this definition. At least from a ritual point of view, there do not seem to be "priestly" or similar castes that manage the "business" of the supernatural with consequent profits. The relationship with the Mystery of life, present in every aspect of daily life, sometimes dramatically considering the wild nature of those places, seems to be traced back to individual consciences, even within a complex and profound cultural dimension that involves the entire community but leaves to the action of the individual the identification and construction of the tools necessary to face and try to govern the complexity of the experience of life. It seems that the cultural dynamics are similar to those prior to the Neolithic revolution which, as Jaques Attali rightly says, not only invented ceramics, weaving, agriculture but also armies, priests, physical and social “enclosures" ..Masks and everyday objects from those cultures associate the formidable archetypal power of sign, color, matter with an equally formidable primary energetic nature, determined by how and why they are made, and by the way they are used. And the origin of the human being re-emerges, powerful and demanding… and perhaps this is the reason for their apparent marginality.

https://www.flickr.com/photos/tribaleglobale/albums/72177720304653693

Filippo Biagioli, Terra .2008 tecnica mista cm 65x33x2,2 inv 582 Filippo Biagioli, Il gufo del legno cm 28 x 40, legno policromo inv 949 cab Filippo Biagioli, Telespalla Bob 50x9 cm circa. 2009. Legno e metallo Filippo Biagioli, Medusa, 2007 , masonite dipinta cm 27,8. X 43,1 inv.141 cab Filippo Biagioli, lo Gnu 2008 legno dipinto cm 26x55 inv.562 cab Filippo Biagioli, Apolitico, 2009 legno policromo 24x32 rep. 992 CAB Filippo Biagioli, il guerriero spartano, 2008 tecnica mista cm 19,5 x 64 inv. 581 cab Filippo Biagioli ,Nodo alla GOLA, 2009 legno policromo 22x27 rep. 995 CAB Filippo Biagioli, I denti aguzzi 2009 legno dipinto cm 71x32 inv. m019 cab Filippo Biagioli , Africa, 2008 legno policromo cm 41,5x24,5 rep. 561 CAB Filippo Biagioli , L’occhio di pietra 2009 legno dipinto e pietra cm 55x41 inv.994cab Filippo Biagioli , El Carbon 2009 legno dipinto cm 40x20 inv.m016cab Filippo Biagioli Il Dio Gatto 2009 mdf policromo cm 39x27 rep 950 CAB Filippo Biagioli i Il gufo del legno cm 28 x 40, legno policromo inv 949 cab Filippo Biagioli , devil uncensored me. 2007, dipinto su masonite cm 31,4 x 211 inv.145 cab

Particolare dall’incisione :

Titolo: Come raggiungevano gli spiriti

Dimensioni del foglio: cm 33x19,8 circa

Artista: Johann Ludwig Gottfried

Tecnica: Incisione

Data: 1655

Questa storica incisione è tratta dal Newe Welt und Americanische Historien di Johann Ludwig Gottfried. Inhaltende Warha ff tige und vollkommene

Beschreibungen Aller West-Indianischen Landschafften, Insulen, Königreichen und Provintzien, Seecusten ecc. L'opera fu pubblicata a Francoforte da Matthaeus

Merian nel 1655. Fu un'opera importante che documentava la prima esplorazione, conquista e colonizzazione del Nuovo Mondo che influenzò pesantemente la percezione europea dell'America. Johann Ludwig Gottfried era un editore tedesco. Ereditò la Stamperia di Theodor De Bry, e successivamente pubblicò il lavoro mos

qui esposto . De Bry ricevette disegni e informazioni circa le spedizioni francesi e inglesi inerenti l’insediamento delle colonie in America alla fine del XVI secolo. Gli illustratori delle spedizioni erano Jacques Le Moynes de Morgues e John White. De Bry trasferì le immagini su lastre di rame da cui Gottfried realizzò il presente lavoro. Incluse anche illustrazioni di altri artisti europei basate su descrizioni testuali (quindi le immagini di sirene o draghi). Merian aggiunse o reincise anche alcune delle lastre che erano diventate troppo consumate. Gottfried curò l'editing e la traduzione. Circa l’opera Borba de Moraes ha osservato "È ovvio che il Newe Welt è un'opera importante e magnifica. È molto ricercata, costosa e rara". Michiel van Groesen ha notato, in America Abridged... , potrebbe essere "Considerato l'apoteosi della raccolta di viaggi nel Nuovo Mondo".

How they reached out to the spirits / Description

Dimensions ~ 7 5/8" by 13"

Artist or Maker Johann Ludwig Gottfried

Medium Engraving

Date 1655

This historic engraving is from Johann Ludwig Gottfried's Newe Welt und Americanische Historien.

Inhaltende Warha ff tige und vollkommene

Beschreibungen Aller West-Indianischen Landscha ff ten, Insulen, Königreichen und Provintzien, Seecusten etc. This is from the second edition of the handsomely illustrated travel work. The work was published in Frankfurt by Matthaeus Merian in 1655. It was an important work documenting the early exploration, conquest, and colonization of the New World which heavily influenced European perception of America.

Johann Ludwig Gottfried was a German publisher. He inherited Theodor De Bry's fi rm, and subsequently issued the work shown here. De Bry had received the paintings and records from both the French and English expeditions to settle colonies in America in the late 16th century. The illustrators from the expeditions were Jacques Le Moynes de Morgues and John White. De Bry transferred these images to copper plates from which Gottfried constructed the present work. He also included illustrations from other European artists based on textual descriptions (thus the images of mermaids or dragons). Merian also added or re-engraved some of the plates that had become too worn. Gottfried handled the editing and translation.

Borba de Moraes noted of the work "It is obvious that the Newe Welt is an important and magnificent work. It is greatly sought after, expensive and rare."

Michiel van Groesen noted in America Abridged... it could be "Considered the apotheosis of the collection of voyages to the New World.”

I Cubeo, che vivono lungo le rive boscose del fiume Uaupés in Brasile e Colombia, tradizionalmente tenevano cerimonie funebri di tre giorni chiamate Óyne, o "Piangi". Soppressa dai missionari negli anni '40, la cerimonia è stata parzialmente ripresa nel 1970, ma oggi non si sa se il rito 'Óyne sia praticato.

Quando un parente moriva, veniva avvolto in un'amaca, fornito delle necessità di viaggio e sepolto in una canoa sotto la Grande Casa di famiglia. I beni più preziosi erano conservati in un cesto e conservati da parenti stretti. L'Óyne durava fino a un anno dopo la sepoltura. La tempistica non solo consentiva di avvisare gli ospiti lontani, ma coincideva con la maturazione dei frutti di palma da pesca durante la breve siccità di gennaio e febbraio.

Un parente stretto agiva come cerimoniere principale per le funzioni legate al lutto e maestro dell'Óyne, invitando gli ospiti e coordinando la sequenza rituale. La cerimonia di tre giorni si apriva con un lamento espresso prima dell’alba, condotto dal maestro Óyne e da un'anziana del clan. Mentre il maestro di cerimonia cantava in sillabando in modo preciso e rabbioso, chiedendo vendetta sull’essere malvagio responsabile della morte, la leader femminile singhiozzava sommessamente dalla sua amaca sul retro della Grande Casa: i due parenti piangevano in un accorato, melodico contrappunto.

Al centro della Grande Casa era collocato un cesto decorato con i beni del defunto. Mentre i parenti stretti si radunavano attorno al contenitore , i fratelli del clan rendevano omaggio al defunto gridando promesse di vendetta, brandendo armi e sonagli sciamanici ed inveendo contro lo stregone. Al sorgere del sole, altri si univano al gruppo, formando un ampio semicerchio attorno al santuario, piangendo la loro comune perdita.

Nelle ore prima dell'alba del terzo giorno il rito Óyne prendeva una svolta drammatica, quando ballerini vestiti con maschere dipinte, lunghe fino al ginocchio e incappucciati irrompevano bruscamente nella Casa Grande, la maggior parte dei quali impersonava spiriti animali. Gli attori, tutti uomini e ragazzi, accompagnavano i loro movimenti con canti associati ai loro personaggi, imitando i suoni e i movimenti degli spiriti animali e battendo il terreno con i manganelli.

Entravano per primi ballerini che indossavano maschere da giaguaro, con balzi vigorosi e simulando gesti felini . I giaguari erano seguiti da farfalle che trasportavano piccole zucche di birra. Loro, a loro volta, erano seguiti da larve di farfalla (bruchi), issate su pali e sospeso su travi. Diversi ballerini mascherati raffiguranti antenati come la Madre Ancestrale presenziavano inattivi durante i riti di lutto . Alla fine si ritrovava una folla di artisti, e le loro performance da clown mutavano l'atmosfera collettiva dal cupo dolore per la perdita, al gioco e alle risate.

Al sorgere del sole, iniziava la cerimonia di chiusura e la comunità si trasferiva all'esterno. Gli artisti mascherati circondavano la casa, cantando: "Stiamo tornando a casa nella

Maschera táwü,, cultura Cubeo, Amazzonia . Collezione Berger, Milano

nostra Kuwai House [la casa di una divinità creatrice], seguendo il volo della farfalla bianca che... ci mostra la strada". Si levavano le loro maschere e le posizionavano su pali verticali nella piazza aperta davanti alla Grande Casa . Lì, con sfarzo cerimoniale, le maschere venivano bruciate in un falò e lo spirito del defunto rilasciato nel fi ume dei morti, che scorre attraverso il mondo sotterraneo. Con questo atto, si dichiarava che il parente defunto fosse dimenticato e il suo nome non fosse mai più pronunciato.

Sebbene la cerimonia Óyne non sia più molto nota, i Cubeo continuano a produrre maschere Óyne per l'esposizione e la vendita. Le maschere dipinte, o táwü, sono realizzate con la corteccia interna bianca di un albero con lo stesso nome. Rappresentano un pantheon di spiriti della foresta, noti come t akahédekokü (spiriti di corteccia di stoffa), che si dice siano visibili solo agli sciamani. La maggior parte delle maschere raffigura animali, tra cui il giaguaro, il bradipo, il pappagallo, la libellula, la rana, lo scarabeo stercorario, la farfalla, l'avvoltoio, il falco e il pesce. Ognuno è dipinto con un motivo che riflette le caratteristiche distintive dell'animale: i pesci hanno squame triangolari, i giaguari sono decorati con macchie e uccelli e insetti hanno ali dipinte. Le maschere raffigurano anche le fasi della vita giovanile e di transizione della specie, come larve, uova e girini, evocando il tema della rinascita e della rigenerazione che diviene così parte integrante del rito funerario Óyne.

I Cubeo dividono il cosmo in tre strati distinti: cielo, terra e mondo sotterraneo. Mentre le maschere raffigurano creature di ciascuno di questi regni, gli spiriti che trascendono gli strati sono particolarmente importanti: il giaguaro e l'accidia, che salgono sugli alberi; la farfalla e il pesce, i cui piccoli si trasformano da larve o uova; e l'avvoltoio carogna e lo scarabeo stercorario che consuma o seppellisce sostanze morte. In questo modo, la Cerimonia Óyne riguarda sia al mondo dei vivi che a quello dei morti, sottolineando, connessioni e transizioni tra i due.

Giuliano Arnaldi, Onzo 28-10-2022

l format DIALOGHI TRIBALIGLOBALI non si pone un obiettivo puramente estetico o decorativo. L’obiettivo è far emergere l’evidenza archetipica di opere d’arte diverse per tempo e luogo dia realizzazione, e che percepiamo come armonioso anche in presenza di elementi che secondo i canoni tradizionali dell’esposizione di opere d’arte risulterebbero incongrui. E’ una idea di Giuliano Arnaldi #tribaleglobale24pensiamoimmagini

https://giulianoarnaldi.blogspot.com/

http://www.tribaleglobale.it/

The DIALOGHI TRIBALIGLOBALI format does not have a purely aesthetic or decorative objective.The goal is to bring out the archetypal evidence of works of art that differ in time and place of creation, and which we perceive as harmonious even in the presence of elements that according to the traditional canons of exhibiting works of art would be incongruous. It is an idea of Giuliano Arnaldi #tribaleglobale24pensiamoimmagini

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GIULIANO ARNALDI

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