Š foto e testi di Antonio Corradetti e Giuliana Cavezzi All rights reserved
Romania agosto 1989
Nel lontano agosto 1989 realizzammo il sogno di fare un viaggio in moto in Romania. A quell'epoca il Paese era oppresso dalla dittatura di Ceausescu. Le persone vivevano in condizioni di sopraffazione e povertà talmente insopportabili che, nel settembre successivo, il regime sarebbe stato definitivamente abbattuto da una rivolta popolare. Fu un viaggio complicato, impegnativo, imprevedibile e nello stesso tempo intenso ed esaltante, ricco di incontri indimenticabili, una di quelle esperienze che lasciano il segno. Fu anche un viaggio fecondo, tanto è vero che, a distanza di trent'anni, ha prodotto ancora nuovi frutti sotto forma di queste foto in bianco-nero salvate da diapositive rovinate e semicancellate dal tempo e con amore riportate a nuova vita. Delle persone ritratte in queste fotografie ricordiamo ogni volto, ogni espressione, ogni sguardo. Viene spontaneo chiedersi che destino avranno avuto quelle donne, quegli uomini, quei bambini, come sarà stata la loro vita dopo quel nostro fortuito incontro.
Incrociammo per caso le loro esistenze, catturandone un solo attimo ed è proprio in quel momento
cristallizzato che oggi vogliamo ricordarle. Le ringraziamo per averci regalato un pezzettino della loro vita e per quella umana simpatia che seppero trasmetterci nella semplicità dei loro gesti e dei loro sorrisi, così come dovrebbe essere sempre tra esseri umani che si incontrano lungo ogni strada del mondo. I brani che accompagnano alcune foto sono tratti dal diario di quei giorni.
A&G C
Raccolta del fieno Oltenia
Con la nonna Oltenia
L'uomo dal dente d'argento Oltenia
Il carro di legno Oltenia
Chiacchiere nel cortile Oltenia
...alcuni chilometri piĂš avanti la strada diventa sterrata. Colline verdi disegnano un orizzonte ondulato sotto nuvole scure di temporale. Non si incontrano case, nĂŠ trattori, nĂŠ auto, solo un'unica infinita campagna, antica, dura e silenziosa. Sul crinale di un colle uomini con le falci fienarie si stagliano contro il cielo.
Tempo di fienagione Oltenia
...una strada dal cuore naif, un filo di lana grezza che annoda insieme piccoli paesi, una via di passaggio per carri e bestiame, un mercato longitudinale, dove vecchie e bambini espongono, su traballanti banchetti di legno, povere, contorte melette verdi, sistemate con cura, come gioielli.
Piccoli commerci Oltenia
Le tre vestali Chiesa Horea, Baile Olanesti, Oltenia
Supermagazin Tirgu Jiu, Oltenia
Tentate la fortuna Tirgu Jiu, Oltenia
Se ne stavano lungo il confine tra i campi e l’asfalto, nella zona franca delimitata dai tronchi, formando un orto variopinto con i loro fazzoletti e i loro lisi grembiuli di cotone. Al nostro passaggio non si sbracciavano in saluti e richiami, restavano ferme e dignitose, come povere regine diseredate nel loro regno di terra scura.
Raccoglitrici di patate Muntenia
In preghiera Curtea de Arges, Muntenia
Un volto tra la folla Timisoara, Banato
Davanti a una caffetteria Timisoara, Banato
Timisoara è una città dove le persone vagano in eterno movimento. Così era ieri notte nel buio e così è questa mattina nella luce polverosa del sole pallido. Tram rugginosi e sgangherati stridono sui binari, ma la quiete sospesa della piazza Unirii è come un calmante per il respiro ansioso della città. Gli edifici sono delicate bomboniere barocche dai colori sgargianti. Gruppi di militari, zingare straripanti di gonne colorate, bambini spettinati, vecchi silenziosi, l'intera città ci gira intorno come una vecchia giostrina malandata al suono di una musica balcanica. Un ritmo che ci risuona nella testa e che batte nel motore acceso della moto, invitandoci a metterci in strada in questo giorno d'estate così pieno di promesse.
Bambini di città Cattedrale di San Giorgio, Timisoara, Banato
Al tramonto i contadini rientrano dai campi. Passano uomini a piedi, con gli attrezzi sulle spalle e donne con le mucche al ritorno dal pascolo. I calessi di legno sono carichi di fieno e di bambini che ci salutano con la mano. Cagnolini ringhiosi ci corrono dietro abbaiando.
Sul carro di fieno Banato
Un giorno come un altro Banato
La scorta d'acqua Banato
Ritratto davanti casa Banato
L'uomo col colbacco Banato
La nonnina con gli occhiali Banato
Un uomo tranquillo Banato
Un biglietto della lotteria Brasov, Transilvania
La bimba con le trecce Sibiu, Transilvania
Il bianco muove Sibiu, Transilvania
Nella cittĂ vecchia Sibiu, Transilvania
Dietro i vetri Sibiu, Transilvania
L’ombra del campanile gira come una lancetta d’orologio. Sfiorerà con l’apice della guglia le chiassose venditrici di fiori, indicherà uno ad uno i pesanti portoni dei palazzi, mostrerà una vetrina di fotografo, da cui sorridono timidi sposi in bianco e nero e ritratti di uomini con folti baffi scuri
Fioraie Cluj Napoca, Transilvania
Sura Mare snocciola le sue casette come perline di un rosario lungo la strada. Anziane donne in costume tradizionale e uomini con pesanti grembiuli da lavoro, bambini biondi che ci salutano con la mano e gatti senza tetto e senza legge che saltano via spaventati al nostro passaggio.
Medioevo sassone Sura Mare, Transilvania
A Saschiz il corteo di un matrimonio sta uscendo dalla grande chiesa fortificata, preceduto da una piccola banda. Dietro agli sposi, uomini in antichi abiti blu costellati di bottoni d’oro e un alto cappello in testa, sembrano usciti da una fiaba dei fratelli Grimm
Gotico transilvano Saschiz, Transilvania
Donne sassoni con messali tedeschi Saschiz, Transilvania
Donne sassoni in abiti tradizionali Saschiz, Transilvania
Colazione in caffetteria Sebes, Transilvania
Negozio di cittĂ Sebes, Transilvania
A fine giornata Transilvania
La nonnina dallo sguardo vispo Transilvania
Lungo la strada per Brasov si incontrano paesi tranquilli e puliti, spesso pervasi da un evidente carattere alemanno, con un cuore di granito duro protetto da muraglie e torrioni.
Lungo la strada di un villaggio Transilvania
A cavallo Transilvania
Un abbraccio protettivo Transilvania
Piccoli amici Transilvania
Il nipotino scontroso Transilvania
Una colorata scorta di monelli accompagna i nostri passi per le vie sterrate del paese. Voci rumene si mescolano a voci tedesche, ricordandoci che Garbova è un antico villaggio sassone dove è normale vedere biondi bambini prussiani giocare con scuri bimbi tzigani.
Bambini sassoni Garbova, Transilvania
...piccolo cosmo rurale che ci guarda innocente con occhi azzurri e neri.
Sassoni e tzigani Transilvania
Aspettando il furgone del pane Garbova, Transilvania
La quiete di un pomeriggio d'estate Transilvania
Qui la terra ha curve dolci, boschetti fragranti, silenzi profondi. Il paese ha un'anima contadina ruvida e dolce, un cuore di pane di segale caldo, un odore di letame e di bucato, pollaio e lavanda.
Il giovane padre Calnic, Transilvania
In bici con il babbo Calnic, Transilvania
Abbiamo attraversato villaggi dalle case luccicanti di maioliche colorate, tutte in fila lungo la strada come collanine da quattro soldi, con le vecchine all'ombra intente a filare la lana e i bambini che, al nostro passaggio, corrono a nascondersi dietro ai cancelli, lasciando campo libero all'onda dondolante delle oche bianco-splendente.
Tre generazioni Calnic, Transilvania
Compagni Slimnic, Transilvania
Venditori di pomodori Slimnic, Transilvania
Al mercato con la nonna Slimnic, Transilvania
Nella buona e nella cattiva sorte Transilvania
Le croci dei vecchi cimiteri spuntano tra l’erba alta e lussureggiante. Vi si incurvano sopra i rami dei meli, piantati come fiori giganti in un giardino di silenzio.
Marito e moglie Un piccolo cimitero di campagna, Transilvania
Vicine di casa Transilvania
Magazin Mixt Transilvania
E di nuovo una campagna ancestrale e magica torna a galla nel nostro cuore, come se avessimo scoperto una chiave segreta per aprire una scatola di latta arrugginita sepolta sotto una vecchia quercia, di cui avevamo perso il ricordo. In quel povero scrigno ritroviamo il profumo del fieno e della pioggia, il silenzio dei campi sotto il sole, i colori perduti dei fiori di campo e il canto delle lavandaie giĂš al fiume.
Lavandaie al fiume Transilvania
Vita quotidiana in un villaggio Transilvania
La Transilvania ci si presenta cosÏ, come una misteriosa regina paesana, dalla pesante corona di ferro messa di sghimbescio. Una vecchia regina guerriera, nata all’ombra delle foreste dei Carpazi, avvezza a battaglie, incendi e saccheggi, con la spada in una mano e un pane scuro nell’altra.
Tornando a casa Transilvania
Small businesses Transilvania
Osteria di paese Transilvania
La strada in terra battuta corre tra due file di alti pioppi verso la fine di un pomeriggio azzurro pallido. Un uomo seduto in mezzo a un'enorme mucchio di sacchi di cipolle, vestito di panni scuri e spessi, ci mostra il suo giaciglio ricavato in una nicchia tra balle di paglia. PasserĂ la notte qui, fino a domani mattina, quando arriverĂ il camion per caricare il suo tesoro. La sera celestina che giĂ inizia a inumidire il cielo trasparente, misura la solitudine sul ciglio di questa strada transilvana e accresce il piacere di un incontro, di un saluto e anche di un dono. Una grossa treccia di cipolle dorate ora sballonzola allegramente, attaccata al bauletto della moto, mentre corriamo lungo la nazionale che ci riporterĂ a Sibiu
Un buon raccolto Transilvania
L'occhiata Transilvania
Gente di cittĂ Iasi
In braccio alla nonna Iasi
Due monelli allo stagno Moldavia
Momento di pausa Moldavia
Insieme al volo dei corvi, il silenzio si posa sull’oro pallido dei campi d’avena, sull’oro vecchio dei campi di stoppie. Calessi carichi di paglia e di contadini, con puledrini e cani al seguito, incedono lenti verso lo sciame variopinto delle case, verso i villaggi addormentati cresciuti all’ombra di rudi e poderose fortezze paesane dalle mura spesse
Famiglia di contadini sopra un carro Valacchia
... la strada ritrova la sua anima travolgente di zingaro dal sorriso sghembo e lo sguardo randagio e ci porta via, nomade e vagabonda, verso un orizzonte mobile che si sposta sempre piĂš avanti, oltre una nuova linea di confine che corre sempre piĂš veloce di noi. Le voci di saluto se le porta via il vento. Gli steccati di legno delle case se li portano via le curve. I pali della luce se li porta via la fuga immobile delle colline.
Su una strada di campagna Valacchia
Il giovane pastore infortunato Bucovina
Gli steccati fatti solo di paletti verticali infissi nel terreno si ripetono all’infinito, recintando prati minuscoli, giardini piccolissimi, pascoli per una sola mucca
Bambini di campagna Bucovina
Tre uomini col cappello Maramures
Le case sparse nel verde sono templi, piccole barche, nidi di tronco, gusci di noce persi in un mare d’erba spazzolato dal vento. Piccoli mondi di legno cigolanti, profumati, scricchiolanti come cose vive.
Filando la lana Maramures
VerrĂ l'inverno Maramures
Ritorno dai campi Maramures
Ritorno dal pascolo Maramures
Il cancello fiorito Maramures
Il cancello-portale d’ingresso chiude come un fermaglio prezioso il giro di steccato che circonda la casa. Alto e massiccio, tutto in legno intagliato a figure e motivi simbolici, è una sorta di passaggio purificatore, un baluardo per tenere lontani gli spiriti della foresta. Simboli arcaici e simboli cristiani si inseguono e si fondono: il sole pagano, la corda infinita che si intreccia in eterno, la croce.
Due sorelle Maramures
La valle dell’Iza è dolce e serena, mossa da colline ventose. I prati, zebrati da strisce di steccati di legno, respingono l’onda incalzante dei boschi. Tengono a bada gli abeti come branchi di cavalli selvaggi.
Un sorriso gentile Maramures
Il giorno del battesimo Maramures
Una domenica specialee Maramures
L'uomo pensieroso Maramures
La battitura del lino Maramures
Domenica con la nonna Sapinta, Maramures
Settantotto primavere Sapinta, Maramures
Otto primavere (La bambina dagli occhi ridenti) Sapinta, Maramures
Il segreto Sapinta, Maramures
Con i grandi Sapinta, Maramures
Timidi sorrisi Sapinta, Maramures
I ragazzi se ne stanno raggruppati tutti insieme, seduti sulle tombe del cimitero, con il cappello da uomo un po’ troppo grande e i capelli ben pettinati con la scriminatura tirata col righello. Parlottano tra loro a voce bassa e intanto, con occhio attento, scrutano il passaggio di ogni ragazza, intessono trame di sguardi nascosti, fieri dei baffi lasciati crescere da poco, della camicia candida e dell’anello d’oro che brilla sulla mano di contadino cotta dal sole.
Giovani tra le tombe del Cimitero Felice Sapinta, Maramures
In questa domenica mattina trasognata e profumata di fieno, il cimitero di Sapinta, piccola Spoon River rumena, è una pergamena miniata srotolata sotto il sole, da leggere in silenzio.
In attesa della messa Sapinta, Maramures
NativitĂ rurale Maramures
La nonnina dal sorriso buono Maramures
Sabato sera Sighetu Marmatiei, Maramures
La nonnina con l'accetta Dobrugia
Triciclo e pallone Dobrugia
Ci si sente addosso, come l’umidità sulla pelle, la sensazione di essere sospesi in una zona di confine dove qualcosa finisce dentro qualcosa di più grande e definitivo. Triangolo di fango e acqua, zona estrema e dimenticata alla deriva dell’Europa, terra di nessuno che fu a lungo terra di chiunque. Chiunque non avesse né legge né patria. Qui si fermarono quelli che fuggivano, quelli che si nascondevano, quelli che fecero un patto col fiume e pagarono un rifugio con una vita da dannati e reietti. Fu così che per secoli il Delta fu la piccola patria di emarginati e disperati di ogni tipo. Zingari, russi, slavi, africani, turchi, circassi, caucasici, gente di mare e di terra che non aveva più nulla da perdere. A tutti il grande fiume diede qualcosa e prese tutto, e tutti furono amalgamati in un’unica gente, perché questo posto sa fare molto bene una cosa: fondere insieme l’acqua e la terra, l’acqua dolce e l’acqua salata; fabbricare vita dal fango.
Il viandante Dobrugia
A Dunavat de Jos tutto termina e si disperde nella sabbia tra i canneti e gli stagni. Il villaggio è mimetico, tetti di canne e colore di sabbia bagnata. Oltre le case, la fine del mondo terrestre. Si spalanca l’universo alluvionato, la marea verde dei canneti infiniti, il gioco di specchi delle acque dilaganti, la luce senza riparo. È un mondo intermedio dove ogni cosa si mescola e si feconda in un brodo primordiale dentro caldi nidi di vita. È il fondo di una provetta dove uno scienziato pazzo sta agitando aria, acqua, sabbia, erba, luce, silenzio, vento, nuvole, Europa, Asia, mare, vita e morte. È un microcosmo sospeso sotto un cielo scoperchiato senza confini. È un labirinto di vie d’acqua, un universo liquido con suoni liquidi. La terra e il cielo sono due metà dell’infinito appiccicate insieme sulla linea dell’orizzonte. Qui tutto è Danubio. Siamo nel Danubio. C’è quest’unica realtà eppure ci si sente persi. Si respira lontananza.
Il bambino che voleva pescare una carpa Foce del Danubio, Dobrugia
Gente d’acqua e di barche, con lo sguardo temprato dalla durezza degli inverni, con la mappa del Delta impressa nel ventaglio delle rughe ai lati degli occhi. Uomini che tuttavia conservano il sorriso gentile di chi conosce la primavera degli acquitrini.
Uomini del Delta Foce del Danubio, Dobrugia
Continuiamo a viaggiare, nonostante il caldo e il sonno che ci appanna la vista. Attraversiamo, come in un sogno, pianure abbaglianti, oppresse dall’afa e dalla luce bianca del sole. Il silenzio è ora come un ronzio primordiale di sottofondo, una vibrazione di luce e aria rarefatta Ci sentiamo dentro un paesaggio dell’anima, essenziale, composto solo di una linea orizzontale e di due elementi: cielo e terra. Non c’è mescolanza, tutto è netto: sopra o sotto. Soltanto la polvere si mischia con la luce in un velo dorato.
Incontri nella grande pianura Dobrugia
In cammino Independenta, Dobrugia