Architetture per la scuola - Giulia Ines Bianchi, Michela Roefaro

Architettura per la scuola

UniversitĂ degli Studi Roma Tre Dipartimento di Architettura Laurea magistrale in Progettazione Architettonica Sessione autunnale Anno Accademico 2017/2018 Tesi di Laurea: La nuova scuola materna ed elementare di Norcia Relatore: Luigi Franciosini Laureande: Giulia Bianchi Michela Roefaro

INDICE

Introduzione Evoluzione della tipologia scolastica....................................................................................................4 dall’antichità al settecento la scuola nel XIX secolo la scuola nel novecento: il razionalismo Louis Kahn, gli studi spaziali.............................................................................................................12 Giovanni Michelucci, la scuola e la città...........................................................................................16

Architetture per la scuola Jan Duiker, Open air school.....................................................................................................................20 Eugene Beaudouin, Marcel Lods, Ecole en plein air...........................................................................26 Giuseppe Terragni, Asilo nido Sant’Elia..............................................................................................32 Richard Neutra, Ring plan school...........................................................................................................38 Richard Neutra, Corona Elementary school............................................................................................42 Luigi Figini, Gino Pollini, Asilo Olivetti...............................................................................................46 Saarinen, Perkins, Wheelers, Will, Crow Island School........................................................................52 Hans Scharoun, Mädchenschule..............................................................................................................56 Giuseppe Vaccaro, Asilo nido per ina-casa............................................................................................58 Aldo Van Eyck, Lagere Scholen..............................................................................................................62 Herman Hertzberger, Montessori School...............................................................................................66 Livio Vacchini, Scuola elementare ai Saleggi............................................................................................72 Mario Botta, Scuola Media.....................................................................................................................78 Aldo Rossi, Scuola Elementare Salvatore Orrù.......................................................................................82 Aldo Rossi, Scuola Media Ferrini............................................................................................................88 Massimo Carmassi e Gabriella Ioli, Asilo nido..................................................................................92 Massimo Carmassi e Gabriella Ioli, Scuola media...............................................................................98 Massimo Carmassi e Gabriella Ioli, Scuola elementare......................................................................104 Aldo Rossi, Scuola media Tibaldi..........................................................................................................106 Hans Kollhoff, Helga Timmermann, Kindergarten am Ostend........................................................110 Paolo Zermani, Nuova Scuola Europea...............................................................................................116 Paolo Zermani, Scuola di Noceto..........................................................................................................122

Bibliografia

EVOLUZIONE DELLA TIPOLOGIA SCOLASTICA

Dall’antichità al Settecento Le scuole filosofiche ateniesi del V secolo sorte con l’affermazione della democrazia possono considerarsi le lontane antenate delle nostre. Per la prima volta si fanno espliciti i legami tra l’organizzazione dello Stato e l’istituzione scolastica. Nella Repubblica di Platone si collegano le considerazioni sulla nascita e l’organizzazione dello Stato con la necessità della funzione educativa.

La divisione del lavoro richiede la specializzazione delle abilità, individuate e sviluppate dall’istruzione secondo le capacità di ciascun individuo, prescindendo quindi dalla sua posizione nella società. La città si assume così l’onere dell’educazione dei giovani dai 12-13 anni sin oltre i 20 attraverso l’istituzione del ginnasio.

L’edificio del ginnasio, unificato con la palestra, è costituito da un ampio spazio aperto, circondato da un portico colonnato sul quale affacciano ambienti per l’insegnamento e l’intrattenimento, sale per esercizi e spazi destinati a spogliatoi.

Al ginnasio, in epoca romana, si affianca un edificio termale, a formare una nuova tipologia, tipica nelle province orientali dell’Impero. I modelli originari si integrano completamente, ed entrambi contribuiscono alla definizione del nuovo complesso.

L’evoluzione successiva porta ad una diminuzione della superficie del ginnasio a favore di quella delle terme. Parallelamente alla riduzione degli esercizi fisici, in quanto i compiti dell’addestramento erano riservati all’esercito, le terme aumentarono di importanza con il trasferimento nelle loro sale di alcune funzioni della scuola.

A differenza della Grecia, ove la comunità selezionava i docenti in pubbliche esibizioni e remunerava quelli scelti con denaro pubblico, a Roma il rapporto tra docente e scolaro rimane tutto nella sfera privata. Non è testimoniato nessun intervento, ne per indirizzare l’istruzione, ne per sostenerne economicamente il funzionamento. L’unico intervento dell’autorità fu di procurare delle sedi: le tabernae del foro di Cesare e quelle dell’emiciclo al foro di Traiano.

La dissoluzione dell’impero ed il passaggio dei compiti dell’istruzione alla chiesa, aprono il periodo che durerà sino alle soglie del secolo scorso; la sua fine ci consegnerà in embrione la moderna istituzione scolastica: le scuole coincidono con i conventi che diventano i centri di diffusione della cultura.

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Ginnasio, Delo. III secolo a.C. Pianta 5

Su volontà di Gregorio VII, i canonici delle cattedrali istituiscono regolari corsi di insegnamento elementare per i giovani che non prenderanno gli ordini. Da questo modesto inizio si svilupperà la prima organizzazione della scuola laica, che già nel XIII secolo si sottrarrà alla tutela ecclesiastica.

Lo sviluppo economico del tardo medioevo pone ancora più urgentemente il problema dell’istruzione, ed i comuni allora cominciano a intervenire nella gestione dei locali da adibire a scuola. Queste strutture rivelano tuttavia grandi limiti di ricettività, oltre che di funzionalità, per cui la soluzione dei conventi, maggiormente sperimentata anche sotto l’aspetto organizzativo, torna a prevalere.

La cultura umanistica produce non solo riflessioni su cosa è necessario studiare, ma fornisce indicazioni anche sui luoghi nei quali svolgere l’attività di studio.

Nel 1551, in base ai dettami del trattato di Giovita Ravizza, del 1551, sorgono le scuole dei Barnabiti che presentano per la prima volta una tipologia specifica, pensata per un edificio scolastico e derivata dal palazzo signorile tardocinquecentesco.

L’organizzazione interna di spazi e arredi è ancora modellata su quella monastica, considerata la più vicina ai bisogni di una comunità di studio.

I Gesuiti, in particolare, pervennero ad un alto grado di elaborazione di questa tipologia, che si diffuse poi in tutta Europa, con la fondazione di collegi su richiesta dei governi nazionali. Essi erano organizzati ancora una volta intorno a un cortile di forma quadrata, circondato da portici che disimpegnavano le aule.

La modernità della concezione del modello gesuitico è rappresentata dalla convinzione che le possibilità didattiche siano esaltate della definizione tipologica dell’edificio. Le modalità di progettazione, elaborazione dei modelli selezionati teoricamente, indicano la cura dedicata al funzionamento dell’edificio, inteso come insieme di percorsi e spazi relazionati.

Un altro tipo di edificio a destinazione scolastica si venne definendo sullo scorcio del XVII secolo, attraverso la trasformazione degli ospizi per mendicanti ed orfani in convitti per giovani apprendisti, con una notevole attenzione alle necessità del loro funzionamento.

La fabbrica Odescalchi del collegio San Michele dei giovani orfani fu costruita da M. De Rossi e C. Fontana tra il 1686 e la fine del secolo. Era composta da un doppio corpo di fabbrica di quattro piani di altezza; al primo piano accoglieva i laboratori delle varie discipline nelle quali erano educati i giovani allievi; Gli altri due piani ospitavano le funzioni amministrative e gli alloggi dei Padri 6

Collegio romano, Roma, 1584 Pianta 7

incaricati della conduzione della scuola. Il piano terreno era invece adibito all’uso di botteghe indipendenti.

Sul fronte interno un portico assolveva alla funzione di disimpegno e dei locali agli altri piani, oltre a conferire decoro all’intero cortile. Questo era limitato, sui due lati perpendicolari al fabbricato principale, da due ali di minore altezza, che ospitavano il refettorio, i dormitori e gli altri servizi del convitto. Un muro della loro stessa altezza raccordava i due corpi chiudendo il cortile, senza tuttavia togliere ne luce ne aria.

La progettazione è condotta secondo uno schema chiaro, nel quale la disposizione ben connessa dei laboratori e dei servizi segue principi simmetrici ed assiali, accordando l’architettura dell’edificio alle caratteristiche della sua epoca, nonostante scarti significativi dai modelli di riferimento, come il diverso trattamento dei lati del cortile. La naturalezza nell’aderire con razionalità alla funzione che deve svolgere ne fa un esempio apprezzabile di tipologia per una scuola di arti e mestieri quale in effetti era.

La scuola nel XIX secolo Nel XIX secolo la diffusione delle idee illuministe in concomitanza alle necessità produttive generate dalla Rivoluzione Industriale provocarono un interesse nuovo per i problemi dell’istruzione. I governi iniziarono a coinvolgere nel processo educativo tutta la popolazione, in quanto divenne chiaro che il progresso culturale è veicolo di prosperità.

Ci si comincia a chiedere dove insegnare. Si pone il problema di dotare l’istruzione di nuovi luoghi e determinare le forme, le dimensioni e l’organizzazione.

Inizialmente furono le scuole parrocchiali e le istituzioni assistenziali a fornire i modelli per le nuove strutture.

In Inghilterra i primi edifici scolastici sono derivati dalle church-halls, dove venivano accolti i ragazzi nella grande sala comune, in un forte spirito comunitario, prescindendo dall’età o dal sesso. In seguito, per l’incremento numerico, si renderà necessaria la divisione in gruppi più facilmente controllabili.

Ogni settore dell’edificio fa capo alla hall centrale. Nonostante i cambiamenti che interverranno saranno enormi, e non riguarderanno solo l’aspetto dimensionale, il legame tra lo spazio centrale e le aule è diventato un’acquisizione permanente che si manterrà anche con una organizzazione più elaborata dell’edificio.

Dal modello ad hall centrale si verranno differenziando edifici in cui le aule, separate per i due sessi, sono dislocate in successione lungo un corridoio di servizio.

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Norwood School, Londra, 1889 Pianta 9

Da questi modelli si svilupperà la tipologia a corridoio, predominante nell’edilizia scolastica europea sino agli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale.

Lo spazio comune, non essendo motivato da necessità didattiche definite, viene sostituito dalla palestra finalizzata alle esercitazioni ginniche. Il corridoio viene liberato su uno dei due lati per migliorare le condizioni di illuminazione ed esporre le aule in modo più favorevole.

In Francia l’incremento della costruzione di edifici, determinò l’ omogeneizzazione della loro struttura con i criteri derivati dal Dictionnaire raisonné de l’architecture française di E. Viollet Le Duc del 1868.

In Italia bisognerà aspettare il 1888 per avere le prime prescrizioni dello Stato in materia di edilizia scolastica.

La scuola delineata da suddette norme si conforma al modello tedesco, con una disposizione lineare delle aule lungo un corridoio sufficientemente ampio da fungere anche da luogo di incontro e ricreazione per gli alunni, generalmente orientato a nord per consentire alle aule l’esposizione migliore.

Il numero dei piani, di regola, non supera i due, anche se le eccezioni sono numerose. Gli edifici aspirano sempre ad una rappresentatività, che aumenta all’aumentare del grado e dell’importanza della scuola. Gli edifici per l’istruzione superiore ad esempio, di competenza statale, ostentano un aspetto più ricercato dal punto di vista decorativo, con tutte le variazioni suggerite dall’eclettismo corrente del periodo.

L’edificio scolastico assume così una grande rilevanza nella scena urbana e si carica di nuove valenze: luogo dell’istruzione, ma anche simbolo dell’istituzione.

Insieme al perfezionamento tipologico comincia quindi la sua strutturazione di edificio rappresentativo e dotato di propria specificità architettonica.

La scuola nel Novecento: il Razionalismo Terminata la Grande Guerra riprese il movimento per migliorare le funzionalità delle scuole e soprattutto le condizioni igieniche degli edifici scolastici. Ancora nel 1930 poteva leggersi sul primo numero di L’architecture d’aujourd’hui: “Utilizziamo nelle nuove costruzioni i progressi realizzati, i nuovi materiali che ci offrono nuove possibilità, concepiamo i nostri progetti in modo conseguente.

Realizziamo finalmente aperture continue, la finestra a nastro tanto auspicata.

Facciamo entrare l’aria e la luce, portiamo la comodità, la piacevolezza con l’allegria e l’atmosfera purificata”.

Raccogliendo le istanze di igienisti, pedagogisti e architetti, attraverso una comparazione analitica ed una catalogazione degli elementi componenti l’edificio 10

e dei rapporti tra essi intercorrenti, si è venuta consolidando e perfezionando la tipologia chiamata a corridoio.

La diffusione in tutta l’area europea di questa tipologia è assicurata dalla sua naturale sintonia con gli stilemi del Razionalismo, in cui prevale l’uso dei volumi puri e la tendenza all’orizzontalità.

L’aula, ormai completamente definita, diviene il cardine di un processo aggregativo e l’intero edificio scolastico si struttura a partire proprio dalla sommatoria delle sue aule.

Un simile procedimento tuttavia non attinge sempre i risultati previsti, o perché le varie quantità seppure rese preventivamente omogenee non riescono a ricomporsi in unità, oppure perché, pur raggiunta, l’unità palesa lo schematismo delle operazioni meccaniche, prive di quelle articolazioni che conferiscono complessità al risultato.

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LOUIS KAHN E GLI STUDI SPAZIALI

Il Dominican Motherhouse è il convento per le sorelle di S. Caterina e include un Santuario, una cappella, le celle dormitorio e gli spazi collettivi (aule, cucina, una sala comune, il refettorio e la torre d’ingresso). il complesso doveva essere costruito con una struttura di muri portanti di calcestruzzo. Ogni programma occupa un singolo edificio dedicato, con una pianta specifica.

Gli spazi dormitorio occupano un edificio a C che inquadra il complesso, funzionando come un muro continuo, un limite che organizza la parte nord dell’edificio. Le celle del dormitorio sono distribuite da un lungo corridoio, e mentre questo edificio, che ospita gli spazi individuali, ha una configurazione ortogonale, tutti gli spazi collettivi sono orientati in modo differente generando spazi residuali inaspettati. I cinque blocchi di attività collettive sono tutti connessi da punti di contatto, sempre in una nuova posizione e con una rotazione diversa, con l’effetto di produrre diversi gradi di tensione.

Alcuni anni prima Kahn completò la prima Chiesa Unitariana, nello stato di New York. L’unitarianismo è una branca del cristianesimo che rifiuta la trinità.

La pianta centralizzata prevede l’auditorium (sala per le funzioni) circondato dalla scuola. Ponendo la sala per le funzioni di culto al centro si verificarono problemi di illuminazione scarsa e scarsamente diffusa, proveniente dai lucernari del tetto. Ai suoi occhi il domandarsi rappresentava il senso del credo unitaristico. Il suo edificio è uno sguardo critico alla religione e rappresenta il viaggio che uno deve fare alla ricerca della verità.

Domandarsi come processo naturale.

Le classi per la scuola rappresentano quello che Kahn considera essere l’origine della questione principale dell’unitarismo. È una promenade teologica e architettonica di apprendimento, pensiero, dubbio e scoperta. C’è un senso di regolarità anche nell’approccio all’illuminazione nelle classi. La facciata ha finestre estruse che filtrano la luce all’interno delle classi. Ogni estrusione crea piccoli spazi di seduta per i bambini all’interno. Torna quindi centrale il tema del muro già studiato nei castelli scozzesi, dove avviene una netta distinzione tra spazio servente e spazio servito: grandi hall centrali (living) e spazi ausiliari annidati in spessi muri esterni. I “deep set shutters” sono una serie di tasche finestrate incassate, intrusioni multifunzionali nello spazio che danno profondità alla facciata creando contemporaneamente ripiani e scaffali 12

Louis Kahn Dominican Motherhouse in Media, Pennsylvania, 1965 - 1968 schizzo di progetto 13

internamente. L’aspetto più pratico dell’arretramento delle finestre è il senso di privacy e umanità che apportano, creando variazioni lungo la facciata che generano ombre e ritmo, rompendo la planarità della facciata portando il fuori dentro e viceversa.

“Il castello scozzese: muri molto, molto spessi. Poche aperture per il nemico. Aperto all’interno ai suoi occupanti, un luogo per leggere, un luogo per cucire, luoghi per il letto, per la scala... Luce solare. Una fiaba.”

Il Salk Institute of Tecnology in California presenta per la prima volta l’applicazione perfezionata di questo principio del muro raddoppiato, in particolare in un edificio (non realizzato). I locali interni della sala da pranzo e della sala riunioni erano circondati da un secondo sistema di murature indipendenti, generando un particolare spazio contenuto al loro interno, risultante dalla rispettiva intersezione e inscrizione della circonferenza nel quadrato o del quadrato nella circonferenza. Gli spazi interstiziali che si configurano qui come semplici spazi cavi privi di carattere o funzioni specifiche, trovano nel vuoto la dimensione più concreta dell’idea di architettura. Questo vuoto abitabile, percorribile, protetto, denso di caratteri o anche solamente inteso come possibilità di esistere, sembra essere inteso come l’obiettivo ultimo e più importante dell’esperienza spaziale.

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Louis Kahn First Unitarian Church, Rochester NY, 1957 - 1964 Pianta 15

GIOVANNI MICHELUCCI

LA SCUOLA E LA CITTÀ

Non si deve credere che una scuola debba essere risolta in candore e castità “conventuali” per evitare al fanciullo sensazioni deprimenti, perchè, abituandolo a quel candore, si rischierebbe di sollecitarlo ad un continuo ripiegamento su se stesso per evitare l’urto sgradevole della realtà.

Il segreto per l’architetto sta nel porsi al di fuori della propria esperienza e considerarla criticamente in relazione alle esigenze ed esperienze del fanciullo per stabilire i punti di contatto, di convergenza o divergenza e tentare poi ogni possibile comunicazione, con i mezzi di cui dispone, attraverso le forme dello spazio architettonico dell’edificio scolastico stimolante ad un colloquio con l’ospite fanciullo.

L’uomo è in gran parte quello che lo fanno la casa, la scuola, le piazze e le strade della sua città, e i fatti che dell’infanzia hanno colpito la sua mente.

Il problema che si presenta all’architetto che deve progettare una scuola è quello di sapere in quale conto debba tenere i caratteri tradizionali della città; se debba cioè allontanarsene o se debba invece metterli a fuoco nella sua opera. Se cioè debba cercare di armonizzare il nuovo col vecchio oppure no, ed esprimere il suo pensiero in un linguaggio libero da ogni vincolo ambientale (ammesso che egli possa liberarsene).

La scuola primaria non deve recingersi in un quartiere in cui gli episodi sono necessariamente limitati e si ripetono quotidianamente a tal punto da non destare più alcun interesse nel fanciullo.

Una scuola che si recinge non è più un organo vivo della città ma un organismo autonomo che si aggrega ad altri organismi, anch’essi autonomi che si ignorano o che possono anche assumere un atteggiamento di difesa l’uno verso l’altro.

L’urbanistica che ha creato il quartiere come limite di conoscenza (o di spazio) per l’edificio scolastico ha tradito lo spirito della scuola. Come ha tradito lo spirito della città (che invece è aperto alla conoscenza e alla collaborazione) frazionando la popolazione in nuclei satelliti, in centri specializzati direzionali o residenziali. La scuola presuppone una struttura collaborante; una possibilità di incessanti contatti e di incessanti scambi.

A partire dalla scuola, una tessitura sottile di passaggi e sentieri e strade deve e dovrebbe, se la scuola è viva culturalmente e quindi umanamente, denunciare gli infiniti e perenni interessi che la legano alle costruzioni e agli spazi della città 16

a cui da senso e da cui trae alimento per la sua vitalità.

L’edificio scolastico sarebbe così il centro di ritrovo, e l’aulta scolastica una delle molteplici aule che offre la città all’educatore perchè egli possa servirsene nel momento opportuno o per l’uso più appropriato.

La città diverrebbe così città-scuola e tanto più lo diverrebbe quanto più acquistasse via via conoscenza di questa sua funzione.

Così dovrebbe essere l’edificio scolastico. Non più scuola definita, precisata, nei suoi limiti e nei suoi caratteri fisici, non un fatto architettonico raggiunto, non un esempio, un modello di scuola, ma semplicemente uno spazio in continua costruzione di se stesso per le infinite possibilità che offre alla vita del fanciullo e della popolazione che è ad un tempo il richiamo, l’esaltazione, della vita della città e della vita associata, libera da ogni costrizione teorica o formale o paternalistica.

Uno spazio in cui ogni fanciullo può costruire con qualche elemento mobile un suo ambiente ad immagine del suo mondo e del suo momento.

Ma tutto questo non può nascere dalla diffidenza verso gli altri o dalla sfiducia nella società, ma può nascere solamente, all’opposto, dal credere negli altri uomini e nella società, dal sostituire valore a valore considerando il perenne divenire della vita come legge morale cui le cose si assoggettano e si uniformano e per cui ciò che accade è sostituito da ciò che nasce.

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Architetture per la scuola

JAN DUIKER Open Air School

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Scuola all’aria aperta su quattro livelli; Pianta a farfalla con asse di simmetria diagonale; Blocco servizi centrale; Volume cubico; Struttura in c.a. con travi rastremate agli angoli; Facciate completamente vetrate con parapetti in c.a.; Tetto terrazza; Due aule completamente apribili su tutti i lati; Un’aula all’aria aperta (loggia); Situata nella corte interna di un edificio residenziale;

AMSTERDAM 1927-1930

scala 1:1000 21

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EUGENE BEAUDOUIN MARCEL LODS Ecole en plein air

• Tipologia a Padiglione; • Scuola all’aria aperta su un livello; • Sfrutta l’orientamento: lato sud interamente vetrato e muri ciechi a nord; • Ogni aula è completamente apribile su tre lati; • Grande corte interna ricreativa; • Aule con tetto terrazza-solarium; • Assenza di scale, sostituite da rampe; • Riscaldamento a terra con griglie perimetrali nelle aule (muri di aria calda); • Passerelle di collegamento sopraelevate; • Classes de verdure (piazzole per lezioni all’aperto per ogni aula); • Piscine e attrezzature sportive.

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SURESNES (PARIS) 1932-1935

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GIUSEPPE TERRAGNI Asilo nido Sant’Elia

• Pianta a C su un solo livello; • Rotazione del corpo di fabbrica rispetto al lotto per generare spazi esterni fruibili; • Cortile interno su cui affacciano gli spazi condivisi; • Arretramento della struttura in c.a. rispetto alle superfici di tamponamento; • Superfici esposte a sud vetrate; • Tre tipi di aperture: vetrate, finestre a nastro, aperture verticali; • Parte della copertura a terrazza accessibile da una rampa; • Spazio antistante le aule porticabile con tende distese tra il fabbricato e un telaio di trave e pilastri; • Arredo e pareti divisorie mobili per una continuità visuale; 32

COMO

1935-1936

scala 1:1000 33

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RICHARD NEUTRA Ring Plan School

• Impianto anulare ellittico monopiano; • 21 aule disposte lungo il perimetro esterno dell’anello; • Aule distribuite da un corridoio vetrato continuo coperto sul lato interno; • Aule cuneiformi fornite nel lato del corridoio di uno spazio filtro accessorio e servizi igienici illuminati mediante shed; • Lucernari a raggiera lungo tutta la copertura; • Pareti delle aule scorrevoli e vetrate verso il giardino; • Arredi mobili; • Copertura piana che ospita una pista da corsa; • Piscina all’aperto e area giochi nella corte interna; • Due corpi multipiano dedicati alle attrezzature collettive sul lato lungo dell’ellisse (teatro, refettorio, palestra).

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RUSH CITY REFORMED 1927-1928

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RICHARD NEUTRA Corona Elementary School

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Progetto di ampliamento di un edificio esistente; Impianto a L monopiano; Due aule destinate all’asilo e cinque alla scuola elementare; Assenza di corridoi; Ventilazione bilaterale: ad ovest sono presenti vetrate scorrevoli sui cortili, ad est finestre alte a nastro sui passaggi esterni coperti; Giardino dedicato ad ogni aula delimitato da siepi; Spazio coperto da pensilina antistante ogni aula nel lato del giardino; Nessuna linea divisoria tra aula e spazio di ricreazione; Aula elemento fondamentale della composizione dell’edificio scolastico: ognuna è autosufficente (bagno e kitchenette); Assenza di scale o rampe.

LOS ANGELES 1934-1935

scala 1:1000 43

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LUIGI FIGINI GINO POLLINI Asilo Olivetti

• Progettato in fase bellica secondo i principi dell’Autarchia; • Pianta a blocco monopiano con corridoio interno con lucernario che divide il nido dalla materna; • Materiale di rivestimento in Pietra a Opus incertum; • Struttura in muratura con pilastri in diorite, uso del ferro solo nelle armature delle travi in c.a.; • Patio interno su cui affacciano le aule della scuola materna; • Tema dello sdoppiamento della facciata in piani verticali al fine di sconfinare dall’interno verso l’esterno in modo graduale; • Portico diaframmato su due piani verticali, il primo dei quali presenta un’intelaiatura a dettare ordine e misura; • Integrazione del corpo di fabbrica con gli elementi del paesaggio sia per l’uso della pietra che per lo sfruttamento dell’orografia; 46

IVREA

1939-1941

scala 1:1000 47

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SAARINEN, PERKINS, WHEELER, WILL Crow Island School

• Edificio ad estensione orizzontale monopiano; • Aula a L autosufficiente con servizi, spazi di lavoro, area per l’apprendimento e giardino dedicato; • Primo esempio di uso della pianta a L per l’aula generata dalla sottrazione di un rettangolo dalla tradizionale configurazione; • Muratura in mattoni; • Promuove la formazione incentrata sul bambino (metodo Dewey); • Particolare attenzione alla figura del bambino: angoli arrotondati sui pilastri di mattoni, sculture di animali esterne; • Diversi spazi per la comunità: biblioteca, palestra, terrazza.

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WINNETKA (ILLINOIS) 1940

scala 1:1000 53

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HANS SCHAROUN Scuola Elementare e Media

• Organizzazione tipologica per unità funzionali; • Ogni unità è dedicata ad una diversa fase dell’ evoluzione psicologica del fanciullo; • Cinque distretti con forma ed orientamento differenti a seconda delle necessità funzionali e pedagogiche;

1. Distretto del giocare (6-9 anni), Sud: concepito per accogliere e tutelare. Luce ed aria per lo sviluppo del corpo e dell’ intelletto ; 2. Distretto del formare (9-12 anni), Est: finalità di far relazionare gli alunni con la disciplina per acquisire cognizione ed esperienza; 3. Distretto dello spirituale(12-14 anni), Nord: dedicato allo sviluppo della personalità e dell’ educazione alla socialità; 4. Distretto comune: auditorium, biblioteca e spazi di riunione; 5. Distretto semicomune: palestra e aree sportive;

• Percorso Via dell’Incontro che unisce aule e nucleo delle attività comuni a cui partecipa anche la cittadinanza; • Rifiuto di preoccupazioni legate a problemi estetici, ricerca del valore educatico attraverso le forme architettoniche.

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DARMSTADT 1951

scala 1:1000 57

GIUSEPPE VACCARO Asilo nido per INA-CASA

• Sperimentazione sul tema della forma circolare; • Il cerchio rappresenta il recinto, la cui regolarità è messa in discussione dalla “corda” che tagli il volume funzionale; • Composizione con il minor numero di elementi: circonferenza, corda e piano curvo; • Non vi è simmetria nella divisione interna delle aule; • Ingresso in linea con la facciata; • Parete in muratura dei bagni in aggetto rispetto al filomuro esterno; • Varie proposte di progetto, legate dal comune denominatore della dimensione dell’impianto di base e della scansione ritmica della facciata.

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PIACENZA 1953 - 1962

scala 1:1000 59

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ALDO VAN EYCK Lagere Scholen

• Composizione basata sullo slittamento delle aule; • Analogoa strutturale del complesso; • Spazio comune articolato in base al raggruppamento a cintura delle aule che permette ad ognuna di esse di beneficiare di una propria hall aggiuntiva; • Guardaroba all’ingresso delle aule segnato da un lucernario; • Vetrine sulle pareti divisorie tra hall ed aule; • Portici segnano gli ingressi.

• Grandi finestre vetrate con cornici in calcestruzzo; • Angoli vetrati in ogni aula.

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NAGELE

1954 - 1956

scala 1:1000 63

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HERMAN HERTZBERGER Montessori School

• Composizione basata sullo slittamento delle aule, riprende Van Eyck; • Studio dell’ aula in relazione alle caratteristiche del metodo Montessori; • Aula con pianta ad L per consentire attività simultanee differenti individuali o in piccoli gruppi, dando modo all’insegnante di controllare l’intera classe; • Zona adiacente all’ingresso dell’aula ribassata di due gradini, destinata a lavori manuali; • Zona prossima alle finestre, più alta e luminosa, è dedicata ad attività che richiedono concentrazione.

• Guardaroba delle aule illuminati da lucernari di forma cubica in copertura; • Struttura in mattoni forati in cemento; • Spazio comune articolato in varie zone: podio in mattoni con elementi di legno che funge anche da palcoscenico, “vasca” occupata da sgabelli di legno spostabili e focolare vicino alla sala dei lavori manuali 66

DELFT

1960-1981

scala 1:1000 67

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LIVIO VACCHINI Scuola Elementare ai Saleggi

• Edificio costruito in tre fasi: 9 aule nel ‘72, 14 aule nel ‘75 e la palestra nel ‘79; • Popolazione studentesca di 600 allievi, edificio ai limiti dell’espansione urbana di Locarno su griglia ottogonale (piano ‘800); • L’aula è la cellula base, aperta su due lati e orientata verso lo spazio esterno oppure verso piccoli cortili interni dai quali è possibile intravedere le altre classi; • Introduzione delle gallerie: spazi architettonici percorsi anche da coloro che attraversano la scuola per raggiungere il quartiere, luoghi di sosta e d’incontro; • Vita scolastica concepita come un aspetto della vita di quartiere; • Reticolo di aule e percorsi, aule raccolte in nastri intercomunicanti per favorire gli scambi tra le classi; • La scuola non possiede spazi comuni (la mancanza di una hall che disimpegni e coordini i diversi settori abbatte la strutturazione gerarchica) pertanto l’aggregazione avviene negli spazi antistanti le aule; • Illuminazione naturale da lucernari in copertura nelle aule; • Struttura con ossatura portante metallica con tamponamenti in mattoni a vista, copertura in lamiera grecata; • Palestra accessibile dalla comunità, adatta anche allo svolgimento di funzioni pubbliche e incontri culturali; • Scuola vista come luogo d’integrazione tra insegnamento e vita quotidiana collettiva; • Ricerca di dimensioni archetipiche, classiche, con luce, ritmi e modanature. Critica ai modelli formali tecnici e logici del funzionalismo del ‘900.

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LOCARNO 1970-1978

scala 1:1000 73

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MARIO BOTTA Scuola Media

• Edificio a blocco unico per aule ed attrezzature scolastiche; • Punto di riferimento culturale e per le attività extrascolastiche delle popolazione della zona; • 8 campate con modulo strutturale e scolastico uguale; • Ogni campata, esclusa l’ultima, contiene gli stessi elementi.

• Il piano terra ospita gli studi per gli insegnanti ed i servizi igienici; • Il primo piano accoglie 4 aule con piccoli locali di servizio; • Il secondo piano contiene le aule speciali ed i laboratori ed è l’unico livello interamente percorribile. Tale continuità è funzionale ad un tempo scolastico dedicato all’incontro e allo scambio.

• Ai piani inferiori è stato ritenuto sufficiente uno scambio limitato ai settori circoscritti delle aule; • Funzione urbana accentuata dal portico al piano terra che con i suoi passaggi ripristina la continuità tra la radura antistante ed il bosco alle spalle della scuola. Si vuole abolire l’effetto del limite.

• Illuminazione naturale caratterizza i spazi della didattica, intesa come unidirezionale e fissa nella giornata.

• Lucernari che garantiscono luce diffusa caratterizzano i luoghi d’incontro.

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MORBIO INFERIORE 1972-1977

scala 1:1000 79

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ALDO ROSSI Scuola Elementare

• Tema del corridoio che si allarga fino a diventare una corte; • Le diverse parti si organizzano intorno a una piazza centrale che serve alle attività di gruppo, manifestazioni collettive, teatro; • La piazza centrale è posta su due livelli collegati da una scala che fa anche da cavea; • 22 aule di 7,00m x 6,50m tutte orientate a Est; • Aule speciali per attività collettive e interciclo divise da setti mobili; • Grande aula interciclo nel volume cilindrico di ca. 80mq con soppalco adibito a biblioteca e cupola finestrata; • Struttura in mattoni portanti ad eccezione della palestra che è in c.a.

• La palestra può essere usata anche dalla comunità in quanto presenta accesso separato ed è accessibile dagli spogliatoi.

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FAGNANO OLONA 1972

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ALDO ROSSI Scuola Media

• Edificio scolastico a completamento di un complesso esistente, palestra e mensa sono in comune con il liceo già costruito; • Scuola ad un piano con tipologia a corte e giardino interno; • Dodici aule normali, quattro aule speciali, servizi generali, biblioteca studenti, nucleo di integrazione attività culturali - sala e auditorium; • Nel giardino centrale si trova lo spazio per l’attività collettiva; • Edificio a struttura mista in blocchi prefabbricati e c.a.; • Sala centrale ottagonale adibita a teatro-auditorium; • A differenza della scuola di fagnano olona, dove la biblioteca definisce il centro e la forma del complesso ne scaturisce di conseguenza, nella scuola di broni è il perimetro a definire il centro, nel quale viene posto il teatro auditorium.

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BRONI 1979

scala 1:1000 89

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MASSIMO CARMASSI GABRIELLA IOLI Asilo nido

• Edificio scolastico a completamento di un complesso esistente, palestra e mensa sono in comune con il liceo già costruito; • Scuola ad un piano con tipologia a corte e giardino interno; • Dodici aule normali, quattro aule speciali, servizi generali, biblioteca studenti, nucleo di integrazione attività culturali - sala e auditorium; • Nel giardino centrale si trova lo spazio per l’attività collettiva; • Edificio a struttura mista in blocchi prefabbricati e c.a.; • Sala centrale ottagonale adibita a teatro-auditorium; • A differenza della scuola di fagnano olona, dove la biblioteca definisce il centro e la forma del complesso ne scaturisce di conseguenza, nella scuola di broni è il perimetro a definire il centro, nel quale viene posto il teatro auditorium.

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SAN MARCO, PISA 1975 - 1981

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MASSIMO CARMASSI GABRIELLA IOLI Scuola media

• L’intervento tende alla costruzione di un pezzo di città (dove città ancora non c’è) attraverso l’istituzione di un caposaldo che si snoda e si dischiute quasi a volersi proporre come generatore di future espansioni.

• La corte chiusa, ricorrente in tanta edilizia scolastica, si apre verso l’esterno mostrando il complesso impaginato dal fronte architettonico su strada, caratterizzato dalla contrapposizione di verticalità (i pilastri delle logge) ed orizzontalità (l’andamento delle murature).

• Qui la loggia metallica di ingresso alla scuola e quella in calcestruzzo armato della palestra svolgono il ruolo di filtro fra lo spazio aperto e la distribuzione dei volumi edilizi.

• Tre corpi principali emergenti: la palestra, le aule speciali, le aule seriali, le cui volumetrie elementari sono ricomposte su un impianto distributivo che sfrutta rotazioni, disassamenti, compenetrazioni, corpi edilizi minori al fine di organizzare ed ordinare, attraverso la creazione di cerniere spaziali, una complessa struttura planimetrica.

• Il muro come elemento formale e strutturale di base avvolge gli spazi ma spesso, anche, si apre ad ampie campiture vetrate che consentono un’elevata trasparenza, smorzano la tradizionale opposizione interno-esterno e prolungano le prospettive visuali da un corpo all’altro.

• Laterizi, ferro, cemento armato, vetro, intonaco si incontrano e si innestano l’uno sull’altro, tentando una sintesi difficile a partire da materiali molto diversi tra loro, in una sorta di vorace sperimentalismo figurativo in un’opera di Carmassi che, a differenza delle sue opere più esemplari, non viene proposta un’immagine unitaria.

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PUTIGNANO 1981 - 1985

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MASSIMO CARMASSI GABRIELLA IOLI Scuola elementare

• La soluzione prescelta per questa scuola è caratterizzata dalla semplicità dell’impianto planimetrico, basato su una perimetrazione quadrata leggermente obliqua rispetto al filo stradale e articolato internamente da settori paralleli delimitati da muri in mattoni che suddividono le diverse zone funzionali.

• Questo tipo di configurazione consente un elevato grado di flessibilità nelle divisioni interne ottenute con tramezzi leggeri o con pareti attrezzate, conservando la percezione dell’unità strutturale sia fuori che dentro l’edificio.

• Alcuni dei setti sono interrotti allo scopo di ottenere una piazza interna al quadrato perimetrale, uno spazio ricreativo all’aperto distinto e separato dal giardino circostante con una struttura in ferro e rete metallica alta come le murature.

• I doppi volumi che attraversano lo spazio, le aperture modulate con regolarità e corrispondenza tra i vari setti murari trasversali, le differenze di ampiezza e di lunghezza dei moduli funzionali contribuiscono, assieme ai volumi elementari delle scale e dei servizi, a generare uno spazio complesso e vario, seppure definito da una planimetria raccolta e contenuta da un volume virtuale elementare.

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CISANELLO, PISA 1985

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ALDO ROSSI Scuola Media

• Corpo di fabbrica costituito da due edifici in linea dove si trovano le aule normali, questi sono attraversati dal corpo dell’atrio e dal corpo della galleria e degli impianti; • I due corpi trasversali generano una corte che divide la palestra nella parte superiore dalla biblioteca e aule speciali nella parte inferiore; • L’edificio segue l’andamento del terreno; • Intorno allo spazio centrale della corte si svolgono i corridoi delle aule, l’atrio e la palestra; • Planetario con copertura a cupola e palestra con volta a botte, elementi che identificano architettonicamente la scuola; • L’atrio la corte e la piazza prospiciente sono collegati dai materiali che sottolineano il loro carattere comune e pubblico: porfido rosso per la piazza d’accesso e il portico e mattoni a coltello nella corte; • I corpi delle aule si dispongono con un lato lungo verso il giardino e l’altro verso la corte, al piano superiore copertura in legno; • Palestra indipendente utilizzabile anche da associazioni locali o come palazzetto dello sport; • Planetario molto importante dal punto di vista didattico per gli studenti, e come centro culturale urbano di particolare interesse; • Materiali usati: pietra per pavimentazioni esterne o seminterne, mattoni per superfici esterne e cortile, intonaco per pareti esterne e interne; • Struttura in legno lamellare per la copertura della palestra a volta a botte; • Tutta la scuola è basata sul principio di costruire un centro che colleghi l’insegnamento ad una esperienza più vasta della cultura moderna, collegando la scuola alla vita cittadina.

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CANTÙ 1986

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HANS KOLLHOFF HELGA TIMMERMANN Asilo nido a Ostend

• Edificio ruotato ed esposto completamente a Sud, verso il giardino zoologico; • Edificio su 4 livelli terrazzati, per dare a ogni sala la sua terrazza esposta al sole e attestazione sul fronte stradale per rimarcare il fatto che si tratti di un edificio urbano pubblico; • Impressione di una grande scala in mattoni che permette una vista sullo zoo, tema della scala ripetuto in dimensioni differenti nelle scale d’emergenza collocate sui lati, con i loro parapetti gradonati; • Uso di materiali che sottolineino il carattere monolitico dell’edificio: “ci sembrava importante far capire ai bambini cosa sono il legno e la pietra, l’intonaco e l’acciaio, il vetro e la terracotta, prima che fossero congedati in un mondo di plastica.”

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FRANCOFORTE SUL MENO 1992 - 1994

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PAOLO ZERMANI Nuova scuola Europea

• Il luogo di progetto è collocato sul margine tra Via Langhirano e il Campus universitario, è in tal senso emblematico: un grande rettangolo,con il lato più lungo disposto parallelamente alla Via Emilia, il primo asse realizzato dai Romani verso la conquista del paesaggio europeo.

• L’impianto edilizio presenta una grande spina, sviluppata come lungo chiostro (tale ai chiostri delle grandi abbazie europee e padane, luoghi di trasmissione della cultura e del sapere,ma anche agli spazi cintati dei chiostri di Parma) sostiene un progetto unitario territoriale, che trova nella successiva scala della combinazione di più corti (altro elemento tipologico di tradizione locale) l’articolazione necessaria alla integrazione funzionale dei diversi gradi di istruzione e dei servizi connessi.

• Il portico, nella grande facciata rivolta verso la città, come nel chiostro principale e nelle corti rivolte verso il verde piantumato, si costituisce come l’elemento compositivo di mediazione e distribuzione capace di fissare e relazionare il luogo dell’istruzione, la città e il paesaggio agrario superstite.

• La Scuola per l’Europa si affaccia così verso la città sul grande portico anteriore con immagine unitaria, mentre una rigorosa autonomia si sviluppa internamente e nelle grandi corti porticate delle singole unità scolastiche disposte sui lati del chiostro, ognuna delle quali definita da corpi di fabbrica di diversa lunghezza, allungati verso il verde.

• Le falangi delle corti lentamente si svuotano e si smaterializzano nel sistema architettura/natura, costituendosi come isole protette di relazione, studio e gioco all’aperto.

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PARMA

2009 - 2017

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PAOLO ZERMANI Scuola di Noceto

• La nuova scuola, adiacente all’asse urbano storico di Noceto che collega la strada statale della Cisa alla piazza, alla campagna verso il Taro, si compone di due corpi di fabbrica posti uno di fronte all’altro, formati da due piani fuori terra divaricati alle estremità, uniti al centro da un corpo trasversale più basso, che permette di definire un chiostro centrale chiuso e due grandi corti aperte.

• Sul lato verso Via Gandiolo, nella prima corte aperta, è collocata la Scuola elementare, mentre sul lato opposto, nella seconda corte aperta verso l’Appennino, è collocata la Scuola materna.

• Da terra la scuola appare, nei propri corpi di fabbrica, come racchiusa tra due grandi libri, uno per parte, affioranti dal territorio, che contengono gli spazi per la vita scolastica, generano il chiostro interno e le due grandi corti aperte.

• Se osservata dal cielo la scuola appare, in pianta, come il corpo di un bambino, di cui la corte della Scuola elementare rappresenta le gambe, la corte della Scuola materna le braccia, o viceversa. Oppure, vista con gli occhi di un bambino, appare come il corpo di un gigante pacificamente steso, come nelle favole, quasi addormentato, tra il verde della prima campagna e le case.

• Nella corte centrale, compresa tra le due scuole e visibile da entrambe, è stato posto a dimora un giovane noce, simbolo vivo di quel paesaggio e dalla volontà di preservare e trasmettere, attraverso l’istruzione e la conoscenza, i sentimenti di identità e di appartenenza della comunità.

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NOCETO

2004 - 2008

scala 1:1000 123

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BIBLIOGRAFIA Libri: ALMONACID, Rodrigo, Arne Jacobsen, Valladolid 2002 BOULLÉE, Étienne-Louis, Architettura : saggio sull’arte; a cura di Alberto Ferlenga, prefazione di Aldo Rossi, 2005 BROWNLEE, David B., DE LONG, David g., Louis I. Kahn: in the realm of architecture, prefazione di Vincent Scully CACCIATORE, Francesco, Il muro come contenitore di luoghi : forme strutturali cave nell’opera di Louis Kahn, Siracusa 2008 CEPL, Jasper, Kollhoff & Timmermann architetti, Hans Kollhoff, Electa, Milano 2003 COTELLESSA Daniela, PARISIO Giuseppe, Costruire scuole: bibliografia ragionata sulla edilizia scolastica in Italia e all’estero dal 1960 ad oggi: asili nido, scuole materne, elementari, medie, secondarie, distretti, Biblioteca della Facoltà di Architettura, Pescara 1977 CHECCHI, MARCETTI, MERINGOLO, La scuola e la città, Fondazione Giovanni Michelucci, Edizioni Polistampa, Firenze DELL’AIRA, Paola Veronica, Eugene Beaudouin, Marcel Lods: Ecole de Plein Air, Firenze 1992 DI BITONTO, Antonio, GIORDANO, Franco, L’architettura degli edifici per l’istruzione, Officina, Roma 1995 DUDEK, Mark, Architecture of Schools. The New Learning Environments, Architectural Press, Princeton 2000 DUDEK, Mark, Schools and Kindergarten Architecture, Birkhauser, Basilea 2008 FERLENGA, Alberto, Aldo Rossi : architetture 1959-1987, Milano 1987 GREGOTTI, Vittorio, MARZARI, Giovanni, Luigi Figini Gino Pollini: opera completa, Milano 1996 HERTZBERGER, Herman, The Schools of Herman Hertzberger, Amsterdam 2009 MASIERO, Roberto, Livio Vacchini: Opere e Progetti, Electa, Milano, 1999 MULAZZANI, Marco, Giuseppe Vaccaro, Electa, Milano 2002 SAVIO, Andrea, Louis Kahn: Salk Institute, Firenze 1989 SOLAGUREN-BEASCOA DE CORRAL, Félix, Arne Jacobsen, Barcelona 2005 STRAUVEN, Francis, Aldo van Eyck : the shape of relativity, Amsterdam 1998 126

MULLAZZANI, Marco, Massimo e Gabriella Carmassi opere e progetti, Electa, Milano 2004 CARMASSI, Massimo, Architettura della Semplicità, Electa, Milano 1992 MACLAMPRECHT, Barbara, Richard Neutra Complete Works, Taschen, Hong Kong 2000 Riviste: Casabella, n. 417, 1976, Edifici scolastici Casabella, n. 447‐448, 1979, Architettura per la Scuola Casabella, n. 493, Luglio-Agosto 1983 Casabella, n. 750‐751, 2007, Scuole del secondo Novecento Casabella n. 754, Aprile 2007 Casabella Continuità, n.245, 1960, Numero speciale dedicato alla scuola L’architecture d’aujourd’hui, n. 232, 1984, Ecoles The Architectural Review, n. 1263, 2002, Education and Architecture Web: http://www.hiddenarchitecture.net/2015/09/open-air-school.html https://studiozermaniassoc.wixsite.com/zermaniassociati/scuola-europea https://studiozermaniassoc.wixsite.com/zermaniassociati/scuola-noceto

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Giulia Bianchi Michela Roefaro