ERASMUS+ KA 1 come i progetti europei promuovono la comunicazione interculturale e la cultura italia

Dipartimento di Scienze Umane e Sociali

CORSO DI LAUREA IN LINGUA E CULTURA ITALIANA ERASMUS+ KA1: come i progetti europei promuovono la comunicazione interculturale e la cultura italiana nei giovani Laureanda Giulia Landolina

Relatore

Correlatore

Prof. Roberto Dolci

Giulio Mariotti

A.A. 2017-2018

Ringraziamenti “...e per quanta strada ancora c'è da fare Amerai il finale!”

Buon viaggio – Cesare Cremonini

Non penso esistano parole esatte per poter descrivere quanto questo mio percorso sia stato particolare e incisivo, senza dubbio però non sarebbe stato lo stesso senza determinate personalità.

Grazie a mio padre Paolo, a mia madre Antonella, a mia sorella Cristiana e ai miei nonni Leonardo e Giovanna che non hanno mai smesso di credere in me, gioendo di ogni mio piccolo passo.

Grazie alla mia Famiglia, consanguinei e non, a chi è ancora su questa terra e a chi mi guarda dall’alto con lo stesso costante amore.

Grazie alle amiche di sempre, Floriana, Francesca ed Alessia, per avermi supportata e sopportata nonostante i kilometri di distanza.

Grazie al professore e relatore Roberto Dolci e al correlatore Giulio Mariotti per avermi dato la possibilità di mettermi in gioco in questo elaborato.

Grazie a Perugia nonostante le sue salite, le sue infinite scalinate e gli stretti vicoli che però mi hanno portato ad incontri inaspettati e sorprendenti quali le mie piccole Silvia e Francesca, le mitiche coinquiline Jessica e Giada, il riflessivo Lorenzo e l’energica Livia.

Grazie al Cerbero Staff per tutte le notti passate ad organizzare, ridere, ballare e cantare.

Grazie a chi in generale mi ha incoraggiato a seguire le mie inclinazioni e a metterle in pratica all’ennesima potenza mostrando quanto io valessi.

Grazie a me stessa, a cui dedico questa tesi che mille volte sono caduta e ancora cadrò, ma mille e una mi rialzerò.

Sommario Introduzione ................................................................................... 1 1. Cosa è Erasmus+ ................................................................... 3 1.1 Obiettivi generali, filoni di azione, budget ......................................... 5 1.2 Settore

Gioventù in

1.3 Azione

Chiave 1 e

2. L’Erasmus+ KA1 2.1 L’Erasmus+ KA1 e

Azione ....................................................... 9 Gioventù in Azione .....................................10

e la realtà nazionale italiana .................. 12 la realtà locale

umbra ................................13

2.2 L’ENF e l’europrogettazione, due elementi di Erasmus+ ancora poco riconosciuti .............................14 3. La comunicazione interculturale ......................................... 19 Elaborazione del questionario How your Erasmus+KA1 experience made your mind more intercultural .......................... 23 4.

4.1 Analisi dei dati fattuali ....................................................................24 4.2 Analisi dei dati attitudinali e di esperienza .......................................28 Conclusioni ................................................................................... 47 Bibliografia ................................................................................... 51 Sitografia ...................................................................................... 52

Introduzione “Si tratta di indipendenza, capacità di ricerca, adattamento, e soprattutto apprendimento di un nuovo modo di confrontarsi con l'educazione e la conoscenza. Non esiste un solo modo di insegnare e di imparare, e l'Erasmus lo fa capire chiaro e tondo a studenti e insegnanti allo stesso modo. Ancora una volta, si tratta di un confronto che arricchisce e fortifica, anziché spaesare”.1

Ecco come una mia coetanea, Carolina Bonsignori, descrive e difende nel suo blog l’esperienza dell’ Erasmus, definendola come “confronto che

arricchisce e fortifica, anziché spaesare”.

Ispirata da queste parole ho così deciso che per la stesura di questa tesi avrei unito questo mondo, quello dei progetti Erasmus+, con un altro apparentemente lontano, quello della comunicazione interculturale, prendendo in analisi un campione di circa 100 giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni provenienti da ogni parte d’ Europa che avessero come indispensabile caratteristica l’aver preso parte almeno una volta nella loro vita ad un progetto Erasmus+ KA1 del settore Gioventù in Azione (Scambio culturale, Corso di formazione o Servizio di volontariato europeo) per dimostrare come queste esperienze oltre ad essere fortemente formative a livello personale favoriscono l’incontro tra le varie culture e nel nostro caso quindi la promozione di quelli che sono i veri valori e costumi italiani, da quelli culinari e artistici a quelli comportamentali.

1

Carolina Bonsignori, Apologia dell’ Erasmus, http://kikysweltanschauung.blogspot.com/,

06.07.2018

1

Lo scorso Novembre 2018 tramite Google Moduli ho così creato un breve questionario online dal titolo How your Erasmus+ KA1 experience made

your mind more intercultural che ho fatto girare principalmente tramite social (più nello specifico Facebook e Instagram). Oltre a ciò ho avuto il piacere

di

intervistare

alcuni

partecipanti

a

progetti

promossi

dall’associazione locale Kora in merito alla loro esperienza diretta in Italia.

Tengo a precisare che il

campione non è assolutamente rappresentativo

data l’ampia copertura del programma e che questa ricerca non vuole autoimporsi con i suoi risultati ma avere uno scopo dimostrativo e informativo.

2

1. Cosa

è

Erasmus+

«Erasmus+ è il programma dell’Unione europea nei settori dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport per il periodo 2014-2020.

L’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport possono contribuire in modo determinante ad affrontare i cambiamenti socioeconomici e le sfide chiave con cui l’Europa si confronterà fino alla fine del decennio e a sostenere l’attuazione dell’agenda politica europea per la crescita, l’occupazione, l’equità e l’inclusione sociale.

Combattere gli elevati livelli di disoccupazione, specialmente tra i giovani, è uno degli obiettivi più urgenti per i governi europei. Troppi giovani abbandonano la scuola senza conseguire un diploma, esponendosi seriamente al rischio della disoccupazione e dell’emarginazione sociale, proprio come molti adulti poco qualificati.

L’istruzione, la formazione, l’animazione socioeducativa e lo sport sono elementi chiave per promuovere valori europei comuni, incentivare l’integrazione sociale, favorire la comprensione interculturale e il senso di appartenenza ad una comunità e prevenire la radicalizzazione violenta. »2 Con queste parole la Commissione Europea presenta in breve nella sua Guida Ufficiale la sostanza del Programma e le sue finalità; nella pagina seguente si scende più nello specifico elenencando in una serie di punti quelle che ad oggi sono le sfumature in fatto di ambiti del Programma stesso e la sua ampiezza di azione sia intraeuropea sia internazionale.

2

Commissione Europea, Erasmus+ Guida al programma, versione 2 (2019) 15/01/2019,

pag.5

3

«Oltre all'abituale marchio "Erasmus+" possono essere utilizzate varie denominazioni per le azioni destinate a specifici settori: •

"Erasmus+: Comenius", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore dell'istruzione scolastica;

•

"Erasmus+: Erasmus", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore dell'istruzione superiore e destinate ai paesi aderenti al Programma;

•

"Erasmus+: Erasmus Mundus", in relazione ai titoli di master congiunti Erasmus Mundus;

•

"Erasmus+: Leonardo da Vinci", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore dell'istruzione e della formazione professionale;

•

"Erasmus+: Grundtvig", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore dell'apprendimento degli adulti;

•

"Erasmus+: Gioventù in azione", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore dell'apprendimento giovanile non formale e informale;

•

"Erasmus+: Jean Monnet", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore degli studi sull'Unione europea;

•

"Erasmus+: Sports", in relazione alle attività del Programma collegate esclusivamente al settore dello sport »3.

3

Commissione Europea, Erasmus+ Guida al programma, versione 2 (2019) 15/01/2019,

pag.6

4

Dalla descrizione precedente si evince come il programma Erasmus (acronimo in origine per European Region Action Scheme for the Mobility of University Students) nato inizialmente nel 1987 come semplice ed unico programma di mobilità studentesca si sia largamente espanso.

I capisaldi del programma Erasmus+ che devono sempre essere tenuti in considerazione in ogni progetto sono: •

Sicurezza dei partecipanti

•

Multilinguismo

•

Inclusione ed equità

•

Educazione non formale, riconoscimento e convalida di abilità e qualifiche

•

DEOR (Dissemination and Exploitation Of the Results ovvero attività di divulgazione, promozione delle attività svolte e campagne di sensibilizzazione).

1.1 Obiettivi generali, filoni di azione, budget Il programma Erasmus+, facente parte della strategia decennale “Europa 2020”, ha concordato cinque obiettivi da realizzare entro la fine del 2020 che riguardano l’occupazione giovanile (l’Europa riconosce gli effetti della crisi economica del 2008 che ha anche accentuato il divario tra chi ha maggiori opportunità e chi ne ha meno), la ricerca e lo sviluppo, il clima e l’energia, l’istruzione, l’integrazione sociale e la riduzione della povertà.

Entrando più nello specifico a questi già accennati se ne possono aggiungere altri che sono: •

miglioramento della performance di apprendimento

•

rafforzamento dell'occupabilità e miglioramento delle prospettive di carriera 5

•

aumento del senso di iniziativa e dell'imprenditorialità

•

aumento dell'emancipazione e dell'autostima

•

miglioramento delle competenze nelle lingue straniere

•

potenziamento della consapevolezza interculturale

•

partecipazione più attiva alla società

•

miglioramento della consapevolezza del progetto europeo e dei valori dell'UE

•

maggiore motivazione a prendere parte all'istruzione o alla formazione (formale/non formale) future dopo il periodo di mobilità all'estero.

Il programma prevede tre filoni di azione: •

Azione chiave 1 (KA1), ovvero mobilità individuale ai fini dell’apprendimento, spostamento fisico in un paese diverso da quello di residenza per svolgere studi, per intraprendere attività di formazione o un’altra attività di educazione non formale o informale;

•

Azione chiave 2 (KA2), ovvero forme di partenariato strategico tese a sviluppare e realizzare iniziative congiunte per la gioventù e progetti di promozione della cittadinanza attiva, di innovazione sociale, di partecipazione

alla

vira

democratica

e

d’imprenditorialità,

cooperazione per l’innovazione e lo scambio di buone pratiche; •

Azione chiave 3 (KA3), ovvero sostegno alle riforme e le politiche attraverso progetti per l’attuazione del programma, degli strumenti di trasparenza e riconoscimento, per il dialogo politico tra le parti interessate.

6

Il programma dispone di una allocazione finanziaria indicativa di 14,7 miliardi di euro data la sua vasta gamma d’intervento; si tratta infatti di “programmi settoriali aventi fondi europei a gestione diretta”. I fondi vengono erogati direttamente dalla Commissione Europea tramite le sue Agenzie esecutive nazionali ai beneficiari senza ulteriori passaggi intermedi.

Si tratta di veri e propri programmi comunitari ovvero atti politici dell’Unione Europea.

Le seguenti tabelle pubblicate nella Guida all’europrogrettazione edita dalla collaborazione tra Fondazione CRT, Fondazione Cariplo e Fondazione CRC. alle pag. 154-155 danno un’ idea approssimativa dei valori numerici.

7

Figura 1 Allocazioni finanziarie 1

Figura 2 Allocazioni finanziarie 2

8

1.2 Settore

Gioventù in Azione

Nel settore della Gioventù, Erasmus+ sostiene le seguenti azioni principali: •

Mobilità per giovani e animatori giovanili/socioeducatori (nell’ambito dell’azione chiave 1) che promuove gli scambi di giovani, le attività di volontariato e la mobilità degli animatori di attività socioeducative in cooperazione con i paesi partner confinanti con l’UE;

•

Progetti di sviluppo delle capacità nel settore della gioventù (nell’ambito dell’azione chiave 2), che promuovono attività di cooperazione e mobilità in grado di incidere positivamente sullo sviluppo qualitativo dell’animazione socioeducativa, delle politiche giovanili e dei sistemi giovanili nonché sul riconoscimento dell’istruzione non formale nei paesi partner, in particolare nei paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico e in quelli dell’Asia e dell’America latina;

•

Il coinvolgimento dei giovani e delle organizzazioni giovanili dei paesi partner confinanti con l’UE nel dialogo strutturato sui giovani (nell’ambito dell’azione chiave 3) tramite la loro partecipazione alle riunioni, alle conferenze e agli eventi internazionali che promuovono il dialogo tra i giovani e i decisori politici.

Inoltre, altre azioni del Programma (partenariati strategici, alleanze per la conoscenza, alleanze per le abilità settoriali, partenariati di collaborazione) sono aperte anche alle organizzazioni dei paesi partner.

In questa tesi di ricerca mi sono focalizzata sui progetti che rientrano nella Azione chiave 1 per i progetti comunitari della sezione Gioventù in Azione.

9

1.3 Azione

Chiave 1

e Gioventù in Azione

Incrociando il settore di Gioventù in Azione e il filone di Azione 1 abbiamo tre tipologie di progetti che verranno presi in analisi per questa ricerca: •

Scambi Giovanili (Youth Exchange): progetti di mobilità giovanile solitamente per ragazzi dai 18 ai 25 anni. Ogni progetto coinvolge gruppi di giovani provenienti da diversi paesi Europei per un periodo che va dai 5 ai 21 giorni durante i quali vengono affrontati temi di rilevanza europea attraverso metodi di educazione non formale.

•

Corsi di formazione (Mobility of youth workers/Training course): progetti di mobilità a fini educativi rivolti a formatori, facilitatori, giovani leader, animatori socioeducativi e attivisti di organizzazioni del terzo settore. Possono durare dai 5 ai 21 giorni e in linea di principio non ci sono limiti di età per la partecipazione; i corsi servono per migliorare le competenze delle persone che lavorano con/per i giovani.

•

Servizio di Volontariato Europeo (EVS o Euroepan Solidarity Corps): progetti di volontariato che consentono a giovani di età compresa tra i 17 e 30 anni di esprimere il loro impegno personale attraverso servizi di volontariato non remunerato e a tempo pieno in un altro Paese per un periodo di 2 settimane fino ad un massimo di 12 mesi.

Ai giovani volontari è data l’opportunità di contribuire al lavoro quotidiano svolto dalle organizzazioni che si occupano di attività di informazione

e

politiche

giovanili,

sviluppo

personale

e

socio-educativo dei giovani, coinvolgimento civico, assistenza sociale, inclusione di programmi per soggetti svantaggiati, ambiente e istruzione non formale, cultura e creatività, cooperazione allo sviluppo, ecc.

10

Tutti e tre i progetti prevedono: •

Educazione non formale con eventuale formatore/mentore

•

Riconoscimento finale con Youthpass ( per questi primi due punti si veda capitolo 2.2)

•

Rimborso spese viaggio calcolato dall’EDC (Euroepan Distance Calculator figura 3), vitto e alloggio assicurato (si va da un minimo di 40 euro a un massimo di 70 euro a partecipante)

•

Pocket money settimanale/mensile solo per i progetti di volontariato

Figura 3 European Distance Calculator

11

2. L’Erasmus+ KA1

e la realtà

nazionale italiana

L'attuazione del Programma Erasmus+ è in massima parte decentrata: infatti la Commissione europea affida le funzioni di esecuzione del bilancio alle Agenzie esecutive nazionali. Lo scopo di questo approccio consiste nel portare Erasmus+ il più vicino possibile ai suoi beneficiari e adattarlo alle differenze nei sistemi nazionali. A tal fine, ogni paese aderente al Programma ha nominato una o più Agenzie nazionali: esse promuovono e realizzano il programma a livello nazionale e fungono da tramite tra la Commissione Europea e le organizzazioni partecipanti a livello locale, regionale e nazionale.

Il loro compito consiste nel: •

fornire informazioni adeguate sul Programma Erasmus+;

•

gestire una selezione equa e trasparente delle domande relative a progetti da finanziare nel loro paese;

•

supervisionare e valutare l'attuazione del Programma nel loro paese;

•

fornire sostegno ai richiedenti e alle organizzazioni partecipanti durante tutto il ciclo di vita del progetto;

•

collaborare efficacemente con la rete di tutte le Agenzie nazionali e con la Commissione europea;

•

assicurare la visibilità del Programma;

•

promuovere la diffusione e la valorizzazione dei risultati del Programma a livello locale e nazionale.

Le Agenzie nazionali svolgono un importante ruolo come strutture intermedie anche per lo sviluppo qualitativo del Programma Erasmus+: •

svolgendo attività - al di fuori dei compiti di gestione del ciclo di vita del progetto - che sostengono l'attuazione qualitativa del Programma

12

e/o danno il via a sviluppi politici nei settori sostenuti dal Programma; •

fornendo sostegno ai gruppi di nuovi arrivati e ai gruppi destinatari più svantaggiati in modo da rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione al Programma;

•

puntando alla cooperazione con strutture esterne al fine di aumentare l'impatto del Programma nel loro paese.

In Italia l’ente di riferimento è l’Agenzia Nazione per i Giovani (ANG), creata nel

2006

dal

Parlamento

Italiano

in

attuazione

della

Decisione

1719/2006/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio che ha istituito il programma comunitario Gioventù in Azione per il periodo 2007-20134, poi rinnovato per il periodo 2014-2020.

L'ANG persegue infatti la sua missione amministrando i fondi assegnati all'Italia dal programma comunitario Gioventù in Azione ed Erasmus+: Gioventù (2014-2020), e sviluppando proprie iniziative in collaborazione con altre istituzioni, associazioni e imprese.

Secondo il Portale Europeo per i Giovani ad oggi in Italia vi sono ben 524 organizzazioni accreditate che ogni giorno si impegnano nel promuovere i vari progetti e reclutare partecipanti.

2.1 L’Erasmus+ KA1 e la realtà locale

umbra

Nella realtà umbra un forte riferimento per questo tipo di esperienze è

l’Associazione Kora; essa nasce nell’agosto 2015 a Passignano sul Trasimeno con lo scopo di offrire, a persone di qualunque età (in particolare giovani umbri), percorsi educativi di breve e lungo termine, sui temi

4

Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 327/30 del 24.11.2006

13

dell’ambiente, la sostenibilità e l’alimentazione, con l’obiettivo di creare una coscienza critica per convivere con la poco sostenibile globalizzazione alimentare ed edilizia in cui viviamo.

L'associazione: •

si offre come luogo di raccolta

•

promuove l'autoproduzione e la crescita del proprio cibo seguendo le stagioni e l'uso di tecnologie ecologiche e appropriate

•

promuove lo stile di vita sano come valore aggiunto per l'intera comunità

•

promuove l'apprendimento permanente (scambi culturali, servizi di volontariato europeo, campi di lavoro, corsi di cucina italiana, etc.)

I principali gruppi target di Kora sono giovani in generale (da 15 a 30 anni), giovani emarginati (disoccupati, abbandonati, disorientati, economicamente svantaggiati), cittadini interessati a cibo, ecologia, alimenti biologici e edilizia sostenibile.

Dal 2017 Kora ha coordinato diversi progetti a breve e lungo termine di recupero post-terremoto a Norcia, una delle città del centro Italia colpite dal terremoto nel 2016, coinvolgendo più di 30 volontari provenienti da tutta Europa: quello del 2017 è stato il primo lancio del Corpo europeo di solidarietà, che la Commissione europea ha deciso di iniziare con il progetto “Europe for Norcia”.

2.2 L’ENF e l’europrogettazione, due elementi di Erasmus+ ancora poco riconosciuti Dal punto di vista politico, il Programma mira a integrare le varie riforme e svilupparne un nuovo approccio in materia di gioventù basato sulla 14

conoscenza e su dati concreti, oltre che spingere per il riconoscimento dell’apprendimento non formale e informale.5 A livello europeo infatti la Commissione Europea e il Consiglio d’Europa riconoscono che quella non-formale è ben più di una sotto-categoria di educazione.

Con l’acronimo ENF si intende quella forma di educazione non formale che si svolge al difuori delle istituzioni educative riconosciute. Si tratta di apprendimento permanente, trasversale, flessibile, adattabile e accessibile a tutti in ogni momento della vita. Essa può essere sintetizzata con la formula “learning by doing”, ovvero imparare direttamente sul campo attraverso l’utilizzo di diverse metodologie quali l’educazione tra pari, il progetto di lavoro, i progetti di mobilità, etc, seguendo il principio di collaborazione tra testa, cuore e mani. La metodologia di apprendimento consiste nell’interazione tra i discenti e le concrete situazioni di cui fanno esperienza: il discente e l’educatore sviluppano insieme conoscenze e competenze, in una relazione “orizzontale” e non “verticale” come invece è nell’apprendimento formale.

Talvolta si fa confusione tra apprendimento non-formale e informale.

Si considera infatti informale «l’apprendimento spontaneo, come avviene nella vita di tutti i giorni; mentre l’apprendimento non-formale è pianificato e ideato da un educatore/formatore.»6 Lo strumento che fino ad adesso si è rivelato di maggiore impatto è lo

Youthpass (vedi figura 4), forma di certificazione introdotta dal programma Gioventù in Azione, che assicura il riconoscimento delle esperienze di apprendimento svolte in varie azioni di mobilità, e che si affianca ad altri 5

Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 347/50 del 20.12.2013

6

Mida Briot Benoit (a cura di), Non-formal education as a tool for the inclusion of all , T-Kit

on Social Inclusion n.8, pp.37-38

15

strumenti come l’European Portfolio for Youth Leaders and Youth Workers, l’European Skills Passport e l’Europass Experience.

Ciò viene ben espresso nel documento Pathways 2.0 recognition of

non-formal learning/education and of youth work in Europe, elaborato nel 2010 dal Centro di Ricerca SALTO e dal Dipartimento per la Gioventù della Commissione Europea e del Consiglio d’Europa; questo per sottolineare quanto sia importante non solo il riconoscimento formale, inteso come “validazione” dei risultati dell’apprendimento e “certificazione” attraverso attestati, come quello politico e sociale, ma anche l’auto-riconoscimento nonché la valutazione da parte dell’individuo stesso dei risultati che ha ottenuto.

Il documento in questione

sottolinea un concetto fondamentale:

l’importanza di assicurare l’alta qualità delle attività di animazione socioeducativa, così da rendere più semplice ed effettivo il processo di riconoscimento dell’esperienza.

16

Figura 4 Esempio di certificazione Youthpass

L’idea di assicurare l’alta qualità delle attività è strettamente legata al lavoro che sta dietro questo tipo di esperienze ovvero il nascente campo dell’europrogettazione.

17

Con questo termine si indica “l’attività di ideazione, definizione formale e gestione tecnico-amministrativa di progetti di sviluppo sociale adatti a ricevere contributi dall'Unione Europea, svolta per conto di associazioni senza fini di lucro, imprese, istituzioni ed enti pubblici e privati”7.

«La figura dell’europrogettista ha una natura polivalente: scrittore, narratore, contabile, lobbista, artista, addetto alle relazioni esterne, responsabile per l’amministrazione e la rendicontazione finanziaria, formatore, organizzatore di eventi, referente per le comunicazioni istituzionali. Le sue competenze includono anche la conoscenza di almeno due o tre lingue, tra le quali l’inglese, una familiarità con la programmazione finanziaria europea, una spiccata capacità di comunicazione interculturale, competenze economiche, tecniche e giuridiche, nonché qualità come intraprendenza, resistenza allo stress e spirito di squadra. »8 Tale attività è divenuta negli ultimi anni oggetto di corsi di formazione e master anche se ad oggi non esiste una vera e propria dottrina/scuola.

«Il metodo più conosciuto ed utilizzato per la stesura dei progetti è quello del Ciclo Del Progetto (Projet Cycle Management-PCM).

Il PCM scandisce le diverse fasi di un progetto in alcuni passaggi chiave: 1. Programmazione (luogo, tempi, partenrs, apv) 2. Identificazione (budget, obiettivi, tema) 3. Formulazione 4. Finanziamento 5. Implementazione 6. Valutazione, follow up e diffusione»9 7

http://www.treccani.it/vocabolario/europrogettazione_res-52682e7e-89c2-11e8-a7cb-00

271042e8d9_(Neologismi) 8

http://www.ideaeuropa.it/2018/11/10/euro-progettista-lavoro-del-futuro

9

Staff PRO.M.I.S., Manuale di PROGETTAZIONE EUROPEA

18

3. La comunicazione

interculturale

In un mondo sempre più connesso in rete ma sempre meno empatico nella realtà, la vorticosa trasformazione globale

produce problemi che

necessitano un nuovo apprendimento e nuove soluzioni a nuovi problemi costringendoci ad andare oltre i limiti della nostra abituale immaginazione e creatività.10 Accorgerci di noi stessi mentre comunichiamo con gli altri, ecco la grande possibilità che ci offre la comunicazione interculturale: guardare meglio gli altri grazie ad uno sguardo più attento ma, prima ancora, guardare meglio noi stessi attraverso gli altri, potendo disporre di angolazioni plurali e inaspettate.

Il grado a cui le persone si sottopongono per tali sfide interculturali varia a seconda delle le loro motivazioni per trasferirsi in un'altra cultura; la maggior parte delle persone impara all’inizio ad individuare le somiglianze e le differenze tra l’ambiente circostante e la propria cultura di provenienza divenendo sempre di più competenti nel gestire le varie situazioni che si presentano.

Così facendo il soggetto mette in atto le sei abilità processuali/relazionali della comunicazione interculturale dando vita al dinamico processo di

transculturazione.

Il termine “abilità” non è casuale; è stato scelto il termine riferendoci ai life skills delineati dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel documento Life skills education per bambini ed adolescenti nelle scuole e, in particolare, alla definizione fornita dalla WHO (Divisione della salute mentale) secondo cui “i life skills sono abilità/capacità che ci permettono di 10

Young Yun Kim, Becoming intercultural: an integrative theory of coummunication and

cross cultural adaption, Thousand Oaks, SAGE books, 2001, pag.1

19

acquisire un comportamento versatile e positivo, grazie al quale possiamo affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana” (OMS, 1994).11 Esse sono: •

Saper osservare (non fermarsi all’ effetto primacy)

•

Saper relativizzare (non essere assoluti)

•

Saper sospendere il giudizio (contrastare gli stereotipi)

•

Saper ascoltare attivamente (capacità di riconoscimento)

•

Saper comunicare emotivamente (capacità di emaptia ed exotopia)

•

Saper negoziare i significati (cercarli nella ‘co-costruzione di un discorso comune’ che espliciti il più possibile quegli impliciti culturali)

Si inizia così a parlare di competenza comunicativa; tale concetto viene sviluppato nel 1967 da Dell Hymes, antropologo statunitense autore dell’acronimo SPEAKING per descrivere gli elementi di un qualsiasi discorso

(S=situation,

P=partecipants,

E=ends,

A=acts,

K=keys,

I=Instruments, N=norms, G=genres), e subito incanalato nel cosiddetto “approccio comunicativo” all’insegnamento delle lingue.

L’evoluzione del suo concetto in chiave interculturale può essere spiegato tramite il seguente grafico.

11

Paolo E. Balboni, Fabio Caon, La comunicazione interculturale, Venezia, Marsilio Editori,

2015, pag. 146

20

Figura 5 Modello di Hymes integrato, la competenza comunicativa interculturale

L’integrazione/evoluzione del modello sta nella padronanza non più solo linguistica ma anche e soprattutto relazionale e nella aggiunta del concetto di evento comunicativo (contesto situazionale dotato di specifici setting, tempo, argomento, ruoli e scopi).

Di conseguenza gli eventuali problemi di comunicazione non riguarderanno soltanto la comunicazione verbale (aspetti fonetici, tonici, fonologici, lessicali, sintattici e strutturali di un testo) ma anche e soprattutto quelli legati alla comunicazione non verbale in diversi ambiti quali: •

Cinesica ovvero ciò che riguarda gesti, espressioni, rumori corporei e fatici

•

Prossemica ovvero ciò che regola la distanza interpersonale

•

Oggettemica che va dal vestiario agli status symbol, ai regali, etc.

21

A questi si aggiungono i problemi legati alla comunicazione pragmatica, nello specifico la differenza fra mosse comunicative più strategiche (up come rimproverare o ordinare e down come scusarsi o difendersi) e i più semplici e immediati atti comunicativi (es. salutare).

Altre parole chiavi in questo contesto sono: •

Assimilazione per sottolineare l'accettazione e l'interiorizzazione della cultura ospitante da parte dell'individuo;

•

Acculturazione definito come il processo attraverso il quale gli individui acquisiscono alcuni (ma non tutti) aspetti della cultura ospitante;

•

Adeguamento impiegato in riferimento alle risposte psicologiche alle sfide interculturali;

•

Integrazione definito come partecipazione sociale nell'ambiente ospitante.

Ogni esperienza di cross-cultural adaption è individuale; che sia a breve o a lungo termine, si tratta sempre di percorsi problematici ma che producono crescita. Di fatto finché una persona non si trova in un ambiente nuovo, non familiare e culturalmente diverso essa non sarà pienamente cosciente delle proprie capacità.

Lo studioso Boulding (1956/1977) affermò infatti che il sistema nervoso umano è strutturato in modo tale che “gli schemi che governano il comportamento e la percezione entrano in consapevolezza solo quando c'è una deviazione dal familiare”.

22

4. Elaborazione del questionario How your Erasmus+

KA1 experience made your mind more intercultural Il questionario che ho creato per la mia ricerca segue il modello del

self-administered pencil-and-paper questionnaire in formato però digitale dove il soggetto si ritrova da se a leggere e completare le varie domande.

Come prevede la tipologia e come specificato all’inizio del questionario non ci sono risposte giuste o sbagliate, si chiedono informazioni in modo non valutativo.

Inoltre ho preso in prestito alcune domande dal questionario SCAS-R

Revised Sociocultural Adaptation Scale elaborato da Wilson J. nel 2013 nella sua tesi di dottorato e dal questionario elaborato dal Dipartimento di Inglese dell’ Università di Nottingham per capire al meglio i pensieri di coloro che imparano/studiano la lingua inglese.

Il questionario presenta 27 domande di cui 3 a risposta aperta non obbligatorie e le restanti a scelta multipla tutte obbligatorie con possibilità di aggiungere ad alcune domande una risposta diversa da quelle già proposte ( opzione “Other…” ).

Per le risposte alle domande a scelta multipla ho utilizzato principalmente la semplice scala numerica ( da 1 a 10 ) e la scala Likert nella sua variazione numerica ( da 1 “Not at all competent” e 5 “Extremely competent” ), considerata la più comunemente usata poiché semplice, versatile e affidabile, chiamata così in onore del suo inventore, Rensis Likert intorno agli anni trenta.

Rivolgendomi ad un pubblico variegato dal punto di vista della provenienza e quindi della lingua madre ho dovuto usare come lingua ponte la lingua inglese.

23

Le tipologie di domande presenti sono: •

factual questions utilizzate per scoprire chi sono gli intervistati (età, genere, background)

•

attitudinal questions utilizzate per scoprire cosa pensa gli intervistati, più nello specifico ciò che riguarda opinioni e credenze.

Il questionario è stato aperto a Novembre 2018 e chiuso a Febbraio 2019 raggiungendo un numero di 104 risposte che ha poi automaticamente convertito in grafici a torta e a barre per le domande a risposta multipla e tabelle espositive per le domande aperte dove vengono riportate parola per parola le varie risposte.

4.1 Analisi dei dati fattuali

Il primo dato che si può ricavare è la maggioranza di risposte al femminile, 66% contro il 24% maschile.

Un fattore molto importante che ha ristretto la mia ricerca è stata l’età (compresa tra i 18 e i 30 anni). Ho però deciso di dividere questo fattore in due fasi ovvero età al momento in cui si compilava il questionario ed età 24

nella quale l’informatore aveva avuto la sua prima esperienza di partecipazione ad un progetto.

Si riscontra così una prevalente percentuale (13,5%) di risposte “18 anni” per l’età attuale che corrisponde anche alla prevalente percentuale (22%) di risposte corrispondenti lo stesso valore per l’età della prima esperienza Erasmus+.

Ad essi seguono un 11,5% di risposte per “21 anni”, 10,6% per “23 anni” per l’età attuale; per l’età della prima esperienza Erasmus+ in maniera quasi analoga abbiamo un 14,4% per la risposta “21 anni” seguita da un 11,5% di risposte per “20 anni”.

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Per quanto riguarda la cittadinanza le principali risposte riguardano i seguenti paesi: •

Italia (30%)

•

Grecia (10%)

•

Spagna e Romania (5% ciascuno)

•

Bulgaria (4%)

•

Slovacchia (3,5%)

•

Repubblica Ceca, Lituania, Polonia e Cipro (3% ciascuno)

Queste le principali risposte a cui si aggiungono in piccolissima parte Austria, Regno Unito, Serbia, Turchia, Estonia, Francia, Croazia, Germania e soggetti aventi doppia cittadinanza.

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Anche qui la domanda è stata scissa in due fasi con una seconda domanda riguardo l’attuale domicilio del soggetto.

In questo modo vediamo che la grossa maggioranza vive nello stesso paese di cui ha la cittadinanza (80%) mentre il restante si divide un po’ in giro per tutta l’Europa e non solo (una risposta dice “Egitto”) con una lieve prevalenza di Francia (3%) e Spagna (2%).

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4.2 Analisi dei dati attitudinali e di esperienza

Alla domanda su come si fosse venuti a conoscenza dei progetti Erasmus+ quasi il 50% ha risposto “Internet/Social networks” e “Amici e familiari”, il 21% “Associazioni locali e agenzie”, 20% “Scuola/Università”.

Per quanto riguarda le tipologie di progetti a cui si è preso parte l’85% ha risposto “Scambi Giovanili”, il quasi 50% “Corsi di formazione” e il 25% “Servizio di Volontariato Europeo”.

28

29

I precedenti due grafici a torre dimostrano che: •

Il 27% (28 risposte) ha partecipato ad 1 solo progetto

•

Il 19% (22 risposte) ha partecipato a 2 progetti

•

L’11,5% (12 risposte) ha partecipato a 3 progetti

•

Il 10% (10 risposte) ha partecipato a 4 progetti

•

Il 6% (6 e 6 risposte) ha partecipato a 5 e 8 progetti

In riferimento al paese dove si sono svolgi i progetti a cui il soggetto ha preso parte: •

Grecia (33%)

•

Regno Unito (28%)

•

Italia (26%)

•

Romania (25%)

•

Spagna e Turchia (21%)

•

Francia (13,5%)

•

Cipro e Croazia (11,5%)

Alla opzione “Other” sono stati digitati anche paesi come Georgia, Macedonia, Montenegro, Armenia, Kossovo, Ucraina e Albania.

Le domande successive entrano nel vivo dell’esperienza personale del soggetto inizialmente con carattere generico per poi scendere sempre più nello specifico a seconda di quelle che sono le competenze che si attivano e sviluppano in tali progetti.

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Su una scala da 1 a 10 alla domanda “Quanto pensi che questa esperienza ha impattato su di te in generale?” il 38,5% ha risposto “10”, quasi il 31% “8”, il 23% “9” , il 7% “7” e una sola persona ha risposto con “6”.

Alla domanda più specifica “Quanto questa esperienza ha influenzato il tuo processo di crescita?” con una scala analoga alla precedente il 44% ha risposto “10”, il 23% “8”, il 17% “9”, quasi l’ 11% “7”.

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Per quanto riguardo le competenze più specifiche con delle domande a scelta multipla su una scala da 1 a 5 i dati dimostrano una certa funzionalità.

“Esprimere le mie idee agli altri partecipanti in una modo culturalmente appropriato”: il 46% ha risposto “4”, il 39% “5” e il 13% “3”.

“Interagire eventi/attività/seminari sociali con gli altri partecipanti”: il 47% ha risposto “4”, il 38% “5” e il 13% “3”.

”Essere curioso e tollerante riguardo il comportamento e i valori delle altre persone”: il 63% ha risposto “5”, il quasi 30% “4” e il quasi 7% “3”.

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“Essere più capace a pensare ed analizzare informazioni in maniera critica”: il 41% ha risposto “5”, il 40% “4” e il 17% “3”.

“Collaborare con persone provenienti da contesti e culture diversi”: il 66% ha risposto “5”, quasi il 31% “4” e il 2% “3”.

“Interpretare e rispondere in maniera accurata alle emozioni altrui”: il 42% ha risposto “4”, il 39% “5” e il 16% “3”.

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“Conoscere meglio i miei punti di forza e di debolezza”: il 44% ha risposto “5”, il 41% “4” e il 12% “3”.

“Essere più capace ad adattarmi in un ambiente non familiare”: il quasi 60% ha risposto “5”, il quasi 31% “4” e il quasi 11% “3”.

“Mantenere i miei passatempi/interessi”: il 37% ha risposto “4”, il quasi 28% “3” e “5”, il quasi 4% “2” e il quasi 3% “1”.

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“Cambiare i miei comportamenti per adattarmi a norme/ regole/ attitudini/ credenze/ costumi sociali”: il 39% ha risposto “4”, il quasi 28% “5”, il 18% “3”, il 10% “2” e il quasi 4% “1”.

“Essere più interessato alle questioni europee e essere più consapevole dei concetti sociali e politici come democrazia, diritti, uguaglianza, cittadinanza, ecc”: il quasi 54% ha risposto “5”, il quasi 32% “4”, il quasi 11% “3” e il quasi 4% “1”.

In seguito a queste domande prettamente attitudinali il questionario presenta le prime due domande a risposta aperta, che hanno raccolto 64 risposte la prima e 71 la seconda ( su 104 ) non essendo obbligatorie.

Facendo un’analisi le risposte più interessanti sono le seguenti.

35

•

“C'è qualcosa di divertente / inusuale che hai imparato durante un progetto? (un’ usanza / pasto / danza / espressione / stereotipo locale o straniero)

36

•

“Hai mai vissuto un episodio interculturale negativo durante un progetto? ( discussioni, incomprensioni, cattivo comportamento)�

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In conclusione abbiamo le ultime tre domande, due a risposta multipla obbligatorie e una aperta non obbligatoria.

•

L’esperienza

di

shock

culturale

con

l’ambiente

ospitante:

all’informatore viene chiesto di scegliere quale tra i due diagrammi proposti spiega meglio la sua esperienza.

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Il primo diagramma è la così detta “curva a U” che indica il passaggio da un momento di euforia allo shock culturale per poi tornare su con un processo di adattamento/integrazione; il secondo diagramma è quello definito “a spirale” e indica un movimento ciclico che alterna stati d’animo come stress, adattamento e crescita.

Il seguente grafico a torta mostra le risposte pari al 70% per il diagramma 2 ovvero “the spiral” e il restante 30% per il diagramma 1 “the cultural adaptation curve”.

•

Il rapporto con i due metodi di comunicazione, verbale e non verbale: all’informatore viene chiesto quale tipo di comunicazione è stata per lui più difficile da utilizzare.

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Il grafico mostra che il 71% ha avuto più difficoltà nella comunicazione verbale mentre il restante quasi 29% nella comunicazione non verbale.

In riferimento a questa domanda abbiamo l’ultima domanda aperta che ha ricevuto 63 risposte dove si chiede di motivare la risposta data.

Di seguito le risposte più interessanti.

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41

Di seguito le risposte di alcuni volontari stranieri riguardo la loro esperienza Erasmus+ in Italia.

• Gabriela, 23 anni, polacca: I came to Italy for a 2 month EVS project.

I'm staying in a small town called Norcia. Before coming here I've had a few different experiences with intercultural encounters and some of them have thought me that no matter what you do you'll always be treated like a tourist and never get to know the reality.

At first I was distanced to the local community I've met in Norcia.

But as the time flew by and I got to know them better and better I've realized that my prejudice may apply to the bigger cities but in a places like that you get to touch the core of the culture. People will not forget that you are not Italian but they never forget to invite you to meet their traditions, language, cuisine. I have found Italian culture very rich and welcoming. There are moments when I can forget that the word 'globalization' has ever been invented and I mean it as a compliment to beautiful Italy.

•

Roberta, 24 anni, ungherese : Coming from Hungary the stereotype I

have heard the most before arriving was the following: " Mediterraneans are lazy, Italy being no exception to this." And to some extent, I see the point or rather the thought beneath it, but I also learned to distinguish laziness from this other feeling I just call "va bene" in my head. Things didn't work out well? Va bene let's do it again / the other way /with different resources etc. Shops are closed because of siesta time? Va bene I'll just go for a walk in the meantime. Now I have been living here for seven months and the only real difference that after the initial feelings of annoyance and 42

even anger I learned to let things go their way and I definitely became calmer, more easy going on most of the things, may they be train schedules or work logistics. Probably this is the biggest cultural learning I've had here in Italy - and of course, the city of Perugia I've discovered step by step during the (unplanned) walks.

There is a famous Hungarian writer, Antal Szerb, who wrote a wonderfully intricate and deeply touching novel about a newlywed couple breaking up during they honeymoon spent in Venezia, where the main character, the ex-husband gets himself on a train and escapes to find old friends and to get to know himself better. Most of the novel is set Umbria, and although I've never been to this region before, arriving here in 2018 felt exactly the same as he wrote about it in 1937. Something partially untouched, something green and rich in history. I absolutely love living in Perugia and I feel that moving to Italy for a year to work as a volunteer with a local association is a life-forming experience. Also, after having spent a lot of in English and French speaking parts of Europe, this is the first place where people pronounce my (Italian) name correctly!

•

Alexandra, 25 anni, estone: I spent in Italy a year. During one year I

had enough chances to get to know country, its people and culture.

Before I describe my year, I must say that I come from northern country and for me contrast between cultures was quite big.

First of all I noticed how Italians value food way more than in my country. It is rarely even topic for us so to talk about food and it was new for me. Also there are some rules that all Italians seemingly know and as a foreigner I often waited to see how others do.

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For example I learned that there is serving order, pasta is NEVER mixed with other foods and coffee is always espresso. All those rules at first let me ask myself :�Why is it necessary?�. Then I realized that Italy has far longer history than my country so traditions are more valued.

This goes also to religious part. This was second thing I noticed to be so very different. Estonia never took any religion and we are atheistic country. But while living in Italy I saw that religion has a big role in a society and in everyday life. Especially on celebration days.

Personally I felt out of place on this kind of events or celebrations because I have no knowledge or experience with religion. Funniest event was kids spring carnival. Community came together to let kids wear costumes, run around, scream and throw confetti everywhere.

I found those confetti's still a month later in my clothes.

One very big difference that I experienced over and over and didn't get used to till very end. The warmness and friendliness of Italians kept amaze me. I come from a country where being emotional or loud is considered unprofessional. I have always been told not to laugh so loud or asked why I am so extroverted. So for a change I felt like I am in a right place. But there were moments when I felt that I need my personal space. Even if I consider myself very open and communicative person, I still felt like I do not quite fit in here either. For example when I was learning Italian language, I was often told to put more emotion in it. I couldn't because I wasn't used to it. Estonians use voice very differently. Also we are never so loud.

Sometimes I had to ask from locals do they argue or this is normal talk and for my surprise it was normal talk. In my country this 44

volume level means serious arguing or a quarrel. I got used to it after a while and told myself that I will have reverse cultural shock when I go back.

Eventually I find Italian culture very rich of long and old traditions. I picked up their dedication, love and respect for a food and mindfulness. It means that Italians know how to enjoy a moment.

Sometimes it feels like northern people are rushing too much and forget to feel joy in little things.

•

Raphael, 25 anni, belga: Sono venuto in Italia per il mio EVS ad

Agosto. Ho scelto di venire in Italia perché mio nonno era italiano e quindi era importante per me imparare la lingua e la cultura del mio sangue. Durante il mio EVS ho lavorato dentro una fattoria biologica a Passignano dove ho partecipato alla raccolta delle olive e alla lavorazione dell’olio, era molto interessante imparare il lavoro dei contadini italiani e anche prendere coscienza del lavoro che si fa per produrre il cibo.

•

Jack, 21 anni, svedese: I'm constantly learning more and more every

day here in Italy, the biggest takeaway is food. Coming from Sweden, which admittedly has a rather lacklustre cuisine, the attention and art of food is something I will take with me home for the entirety of my life. While I love many things, a big difference from Sweden is that while in Sweden I always feel protected by a net, by our welfare policies, public transport, well maintained buildings and roads, Italy is a far more crowded and a bit poorer country. This in and of itself is exciting in a way because I feel it's a far more genuine place than 45

cold and rich Sweden, but also makes me grumble driving over broken roads.

A constant stereotype I've always heard about Italians is their being late. This I discovered was true but in a way I didn't expect and in fact came to both appreciate and incorporate into myself. To sum it up in words it is "tranquillo"; Sweden is quiet but runs on a constant ticking clock with precise tasks and responsibilities, Italy is different in the very best of ways. While work is still required and appointments meant to be kept there is far less stress and worrying about it. I feel constantly calmer in this country than I would be in Sweden.

I love Italy but I also know that in a way I don't fit in, I'm Swedish for good and bad, and while I truly enjoy speaking to Italians there is still exist a sort of social wall I put in place. Maybe I will grow and will get more comfortable in the standard Italian social situations, and in a way I know that I already have, but for the moment I still feel a bit alien in this strange land.

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Conclusioni Come già detto nell’introduzione il campione non è assolutamente rappresentativo data l’ampia copertura del programma e questa ricerca non vuole autoimporsi con i suoi risultati ma vuole avere uno scopo dimostrativo e informativo (ricordo che il nostro questionario è stato amministrato a 104 giovani).

Ciononostante possiamo trarre alcune considerazioni:

• l’età di partecipazione a questi progetti va dai 18/19 ai 23 anni; • i paesi che più prendono parte e che quindi selezionano partecipanti per aderire ai progetti sono Italia, Grecia, Spagna e Romania; in seconda analisi inoltre secondo il report annuale Erasmus+ 2017 i paesi che hanno visto accettati e finanziati più progetti sono stati Germania, Spagna, Italia, Polonia e Turchia.

• la maggior parte dei giovani prende parte a scambi giovanili (85%), corsi di formazione (50%) e servizio di volontariato europeo (25%);

• in media un individuo partecipa a 2/3 progetti; • l’impatto di questo tipo di esperienze nei giovani su una scala da 1 a 10 ha un valore medio di 8/9;

• il miglioramento delle proprie competenze interculturali quali espressione delle proprie idee in una lingua non materna, interazione con persone di culture differenti, interesse nei confronti di tematiche europee, lavoro di gruppo, uso di pensiero critico, comunicazione emotiva, ascolto attivo, tolleranza, curiosità, adattamento e conoscenza di se stessi su una scala da 1 a 5 ha un valore medio che va da 3 a 5.

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• la maggior parte di persone che prende parte ai progetti vive un’esperienza di shock culturale che viene meglio spiegato dal grafico a spirale che indica un movimento ciclico che alterna stati d’animo come stress, adattamento e crescita.

•

la maggior parte dei partecipanti ha più difficoltà ad utilizzare la comunicazione verbale (tramite quindi una lingua ponte che spesso è l’inglese) piuttosto che quella non verbale.

Ciò a dimostrazione di come questa realtà sia fortemente formativa a livello personale poiché in maniera trasversale tocca il profondo di ogni persona che ne prende parte lasciando dei segni che perdurano per tutta la vita. Al giorno d’oggi infatti si fa sempre più strada l’idea di quanto sia importante non solo avere un percorso di studi buono ma anche quanto il giovane che si affaccia al mondo del lavoro abbia precedenti esperienze, dal volontariato a impieghi brevi di vario tipo, che ti mettono in contatto con la realtà.

Inoltre da questa ricerca e dalle interviste si evince quanto alcuni stereotipi riguardanti l’ Italia e gli italiani siano ancora radicati (la dedizione e importanza che si da al cibo, ai pasti e alla loro produzione, il sottile ma forte legame con la religione, quella lentezza e quel senso di tranquillità italiana che ci contraddistingue)

ma contemporaneamente

a ciò grazie ad Associazioni locali come Kora molti giovani hanno la possibilità di vivere ed apprezzare la nostra cultura anche nei suoi aspetti più convenzionali.

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La correlazione di questa ricerca al mio corso di laurea è data anche da un altro dato: secondo il report annuale Erasmus+ 2017 redatto dalla Commissione Europea infatti l’ Italia per l’anno 2018 ha presentato circa 2.000 progetti ma solo 400 sono stati poi accettati e finanziati (circa il 20%); inoltre risulta che l’ Italia ha inviato sempre nello stesso anno circa 12.000 giovani italiani per vari progetti in giro per l’ Europa ma ne ha accolti soltanto 3.000.

Con questi dati uno dei miei obiettivi per il futuro prossimo vuole essere quello di far crescere questo influsso estero di giovani verso il nostro paese così da dare loro non solo una opportunità di crescita e formazione offerta dal far parte di un qualcosa di più grande, l’Unione Europea, ma anche contornarla con un paesaggio come il nostro ricco di storia, arte, e cultura in tutte le sue forme.

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animazione socioeducativa: sviluppi, potenzialità e contributi, Università degli studi di Milano Bicocca, 2017 •

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Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 347/50, REGOLAMENTO

(UE) N. 1288/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO dell'11 dicembre 2013 che istituisce "Erasmus+": il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, 20.12.2013 •

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