Gengle Magazine #1

GENGLEMAG Gengle Magazine – Anno 1 – n° 1 – Trimestrale - Estate 2018 - Euro 4,00

IL MAGAZINE PER ORIENTARSI NEL MONDO DEI GENITORI SINGLE E DELLA FAMIGLIA CHE CAMBIA

ECONOMIA Quando il contributo al mantenimento diventa una tragedia

LA SENTENZA Tradimento: ora basta l’intenzione

RIMETTERSI IN GIOCO Riscoprire la sessualità dopo la separazione

FIGLI Quello che i figli non dicono

Sdoppiati e felici?

Il nostro viaggio nell’arcipelago delle relazioni interrotte. Un sondaggio per capire le cause, i problemi e le soluzioni di chi è passato attraverso separazione e divorzio

IN QUESTO NUMERO PRIMO PIANO

I FIGLI ECONOMIA

L’INTERVISTA

Le domande che non ti ho fatto

SONDAGGIO ESCLUSIVO

Sdoppiati ma felici Le nuove famiglie ai raggi X

Cosa fare se l’assegno di mantenimento dei figli diventa insostenibile

Gian Ettore Gassani Il signore dei divorzi

8

GALEOTTO FU IL DIVORZIO DELL’EX MINISTRO LA SENTENZA

27

34 42 60

10 MOSSE PER SEPARARSI IN MODO CIVILE L’ESPERTO

22

IL TRADIMENTO di Nastassia Malvina Imperiale

13

E’ tuttora la causa della rottura del matrimonio nella maggior parte dei casi. Ma ha ancora un valore legale nei processi di separazione?

Sì, ma a certe condizioni.

SOGNO ANCORA CHE I MIEI GENITORI TORNINO INSIEME L’INTERVISTA

30

46

CONSIGLI PER VIVERE BENE EVITANDO GLI SPRECHI VADEMECUM

70

NEL RESTO DEL MONDO di Beatrice Botticelli L’Italia è un Paese in cui le procedure per il divorzio sono più lunghe e macchinose. Abbiamo confrontato le nostre regole con il resto del mondo.

RICOMINCIARE

RUBRICHE

STORIE

PROGETTI Riscoprire la sessualità dopo il divorzio

Scrivimi di te I racconti terapeutici dei gengle

74 96 108 118 COSA DIRÒ UN GIORNO A MIA FIGLIA LA STORIA

76

NON CHIAMATEMI MATRIGNA NEO FAMIGLIE

88

AMORE SUL WEB Di Giuditta Pasotto

100

Viaggio nella Rete per capire come funzionano i siti per incontri. Le testimonianze di chi ci ha provato e gli errori da non commettere.

LIBRI E FILM ZOOM DIETRO LO SCHERMO LA FAVOLA GENGLE GENGLE COMICS GENGLE POST

124

108 112 113

LA CASA DEI BABBI GENGLE VIAGGI LINEA DI ACCOGLIENZA

118 120 124

114 115 116

SOS GENGLE di Beatrice Botticelli Nasce un centro di accoglienza per genitori che si stanno separando o che lo hanno già fatto. Esperti a disposizione per capire quale direzione prendere e dove trovare aiuto.

Gengle S.r.l.s. Editore Direttore Responsabile: Geraldina Fiechter Coordinatore dell’edizione: Giuditta Pasotto Direttore Responsabile: Geraldina Fiechter Coordinamento redazione: Giuditta Pasotto Art Director - ufficio grafico: Enrico Massini Segreteria di redazione: Emiliana Toscani Responsabile Media: Gabriele Andreozzi Communication Manager: Eugenio Scola I professionisti che hanno collaborato con la nostra redazione: Dott.ssa Cristina di Loreto, Dott.ssa Cristina Hesse, Dott.ssa Conny Leporatti, Dott. Daniel Giunti, Dott.ssa Laura Recrosio, Dott.ssa Giulia Maria Capo, Dott.ssa Maria Capo, Dott.ssa Mara Giani, Dott.ssa Maura Manca, Dott.ssa Mirna Begnini, Dott.ssa Maria Rita Mancaniello, Prof.

Piero Mecocci, Dott.ssa Roberta Paolini, Dott. ssa Silvia Erbacci, Dott.ssa Serena Corbelli, Dott.Tommaso Sacchini. Avv. Marco Biava, Avv. Nastassya Malvina Imperiale, Avv. Carlotta Berselli, Avv. Roberta Quercioli, Avv. Saveria Ricci, Avv. Alessandra Provenzano, Avv. Erica Aprile, Avv. Paola Foti, Avv. Viola Piacentini, Avv. Anna Santini, Avv. Alessandra Provenzano.

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Lisa Ciardi, Beatrice Botticelli, Giuliana Carosi, Francesca Navarria, Andrea Smidili, Alessandro Napolitano, Francesco Meozzi, Marco Ciampoli, Lucenzio Domato, Valentina Pedroni, Sara Chiari, Massimo Ciotta, Giovannella Monaco, Claudio Sacchettini.

Gengle S.r.l.s. : Uffici operativi, Amministrazione redazione Via Scipione Ammirato 108 - 50136 Firenze tel.: 334.12.00.719 - info@gengle.it Crediti fotografici: Fotografo ‘casa dei babbi’: Tommaso Fiechter immagini stock: pexels.com, pixabay.com Tipografia: Elcograf S.p.A Soc. Unipersonale - Via Mondadori,15 - 37131 Verona - P. IVA 12319410150 Reg. Imprese Verona 12319410150 - REA VR-298163 Pubblicità a cura di: MGA Comunicazione & Pubblicità S.r.l.

Piazza Alberti, 16 - 50136 - Firenze Tel. 055 5275595 Iscrizione N° 6070 del 29/12/2017 al registro della Stampa del Tribunale di Firenze proprietario del magazine GenGle s.r.l.s.

GENGLE MAGAZINE – Anno 1 – n° 1 – TRIMESTRALE - Estate 2018 Abbonamenti e servizio clienti: www.genglemagazine.com press@gengle.it

Ecco perchè ho deciso di fondare la comunità Gengle di Giuditta Pasotto

Q

uando ho fondato Gengle, 4 anni fa, avevo ben chiaro quale fosse il mio obiettivo: connettere i genitori separati, divorziati, vedovi, o chiunque si trovasse a gestire i figli ‘in solitaria’ per permettergli di ricrearsi una vita sociale. Il progetto prevedeva inclusione sociale e condivisione delle problematiche più comuni.

Avete mai notato che i problemi raccontati a persone che hanno camminato sulla nostra stessa strada sono più facili da spiegare? E’ come se avessero bisogno di meno parole.

Cercare di far capire la fatica di seguire una dieta ad una persona magra di costituzione che ti guarda con teorica empatia non capendo tutto il disagio che stai provando non è la stessa cosa che spiegarla a chi come te ha fatto un percorso di rinunce e crisi di gola. Lo stesso vale per un genitore single.

fatto capire che Gengle ha segnato almeno due generazioni di persone, e non è poco, se si pensa che il progetto era nato per uno scopo personale che doveva essere limitato alla mia città! Oggi che la visione del progetto è molto più ampia e Gengle è cresciuto superando i 43.000 utenti, abbiamo sentito con il mio team il bisogno di fare qualcosa di più. Grazie al supporto di validi professionisti che rispondessero alle domande dei nostri lettori, abbiamo risolto il problema di molti utenti che spesso non facevano domande o non sapevano a chi rivolgersi o anche più semplicemente avevano paura di trovarsi a dover sostenere costi fuori dalla loro portata.

Grazie a questo primo step ci è stato molto chiaro quanto affermava Socrate, ‘il sapere rende liberi’: rendere gli argomenti inerenti alla separazione e alla ricoGen-gle [/gèng°l/] stituzione di nuovi nuclei famigliari alla portata di nasce dall’unione tutti è diventata la nostra delle parola italiana mission! “genitore“ e quella

In 4 anni abbiamo pienamente raggiunto l’obiettivo. Genitori connessi, e non al web ma nella vita reale, permanenza sul sito di circa 6 minuti e mezzo, La generazione attuale è la inglese “single“ eventi proposti in un anno più isolata mai esistita propoco meno di 4.000 in tutta Italia, sabati e prio a causa del benessere e del grande uso domeniche sono passati da essere l’incudella tecnologia. La mancanza di confronto bo del genitore single di figli annoiati a un con persone dalle esperienze simili era uno ping pong di attività alle quali i figli vogliono dei problemi più grandi per i nostri iscritti partecipare in ogni modo, talvolta costrine per i loro figli. Così ora, oltre alla comgendo il genitore a rimbalzare da un evenmunity, vogliamo dare con il magazine uno to all’altro per non perdersi l’incontro con strumento utile da consultare per rendersi i nuovi amici. meglio conto delle possibiltà esistenti e anche di come altre persone hanno affrontato Ho visto bambini timidi ed introversi che si situazioni analoghe. nascondevano dietro le gonne delle mamme (o aggrappati ai pantaloni dei papà) diventare i capogruppo dei loro coetanei, genitori pieni di lacrime, di incertezze e di paure sbocciare e ritrovare il sorriso e il proprio valore. Ho visto nascere nuove amicizie, fiorire nuovi amori, nascere nuovi bambini da coppie riformate.

Una bambina ha regalato alla propria mamma un braccialetto con scritto ‘Gengle’ e il bigliettino diceva: “mamma è bello vederti sorridere di nuovo, questo braccialetto me lo ridarai se sarò Gengle anche io”. Questo post ha fatto il giro di tutta Italia, sia per il messaggio tenero della figlia che finalmente vedeva la mamma nuovamente serena, sia per la frase (non augurabile) di un suo eventuale futuro da Gengle. Questo mi ha

GengleMag ha un lungo binario di argomenti da percorrere e sviluppare, e ognuno di questi ha come cuore pulsante le problematiche, le soluzioni, le idee e le casistiche che ogni giorno ci vengono sottoposte dai nostri utenti e lettori.

Così come il web anche questo magazine vuole mantenere uno stretto contatto con il lettore o l’utente, per creare risposte ad esigenze reali, portando alla luce argomentazioni difficili da trattare se non addirittura tabù. Invitiamo i lettori a scriverci, a sottoporci le loro domande, a mandarci foto, a sentirsi parte integrante di questa rivista che siamo certi potrà trovare un posto tutto suo in un settore come quello delle famiglie in continua evoluzione.

Eccolo! cosa aspetti ad abbonarti?

Un mondo di articoli, interviste, sondaggi, rubriche pensate per voi.

Il vostro magazine per orientarsi nel mondo della famiglia che cambia www.genglemagazine.com

Gengle Primo Piano

Sdoppiati ma felici?

Le nuove famiglie

AI RAGGI X

Ecco il nostro esclusivo sondaggio sul mondo in crescita delle famiglie divise e allargate. I dati sono accompagnati da articoli e approfondimenti lungo tutta la sezione “Primo Piano”: come e perché le coppie si separano, come hanno reagito i figli, dove vivono, quali accordi con gli ex coniugi, le relazioni con i nuovi partner, le aspettative per il futuro e le differenze, ancora sorprendenti, fra mamme e papà... di Geraldina Fiechter

Elaborazione dati statistici a cura di Claudio Sacchettini

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Gengle Primo Piano

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eddito sufficiente, titolo di studio medio alto, un tetto sicuro sulla testa, alle spalle un matrimonio o una convivenza che in un caso su due non ha scollinato i 15 anni (in perfetta linea con i dati Istat); un figlio o al massimo due che solo in parte hanno saputo della separazione da entrambi i genitori e che nelle situazioni più complesse tendono a farsi carico della felicità dei genitori; ancora qualche guerra di troppo fra ex coniugi; una tendenza da parte delle mamme a centralizzare la gestione dei figli e da parte dei padri – viene da dire: di conseguenza - a non rispettare sempre gli accordi. È questa, in estrema sintesi, la fotografia che esce dal nostro sondaggio esclusivo fra i genitori

separati o divorziati composto secondo le caratteristiche della comunità Gengle (due terzi donne e un terzo uomini, fascia di età concentrata fra i 35 e i 55 anni). La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Ancora quella, il tradimento, causa della separazione per il 36,2 per cento degli intervistati.

1 LE VIE DELLA SEPARAZIONE Intanto un dato: solo il 20 per cento delle ex coppie ha divorziato, gli altri sono o restano nel limbo dei separati . Segno che il divorzio – con le decisioni dolorose, faticose e definitive che sottende - è tutt’altro che breve

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Gengle Primo Piano

(con tutte le conseguenze legali e amministrative che la semplice separazione comporta e che trovate in un articolo separato). Come è stato raggiunto l’accordo di separazione? Consensualmente con il supporto dei professionisti nel 55% del campione (13,26 senza l’aiuto di avvocati), giudiziale per il 17,82 per cento, attualmente senza accordo per il 13,89%. Si tratta di genitori diventati single per lo più da 1 a 3 anni (36,6%), la fase in cui si ha più bisogno di aiuto e sostegno nella costruzione di una nuova vita (da qui il successo di Gengle).

2 NUOVI COMPAGNI Ecco uno degli indicatori che segnano la differenza fra uomini e donne separati con figli: i primi dichiarano di frequentare qualcuno nel 55,73% per cento dei casi (quindi più di 1 su 2), mentre le ex mogli raggiungono a fatica il 34,37%. Il dato stupisce? Macchè, torna tutto: le donne tendono a mettere i figli al primo posto (anche perché in Italia se ne occupano più dei padri) e trovano nel ruolo di mamma un appagamento che fa rimandare l’impegno amoroso. La differenza di genere trova conferma nella domanda sulla disponibilità ad andare a convivere nel futuro con un compagno/compagna: gli uomini che rispondono affermativamente sono ben più numerosi delle loro ex. Volete l’ultima prova? Alla domanda “ti risulta che il tuo/la tua ex frequenti qualcuno”, le donne a cui risulta – e a cui non sfuggono queste notizie - sono il doppio dei loro ex mariti.

DOPO QUANTI ANNI SEI DIVENTATO GENITORE SINGLE?

3 I FIGLI E qui viene il punto dolente. Perché se è vero che quasi la metà dei genitori dichiara di aver comunicato insieme ai figli la notizia della separazione, come da manuale, è anche vero che nel 17,63% dei casi sono stati i bambini ad accorgersene, cioè senza che nessuno glielo avesse detto, e che nel 16,42% è stato un solo genitore a parlare (azzardiamo: lo ha fatto la mamma?).

da 11 a 15 anni da 7 a 10 anni da 16 a 20 anni più di 20 anni da 4 a 6 anni da uno a tre anni meno di un anno

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24,10%

21,30%

19,00%

12,30%

9,90%

8,20%

4,10%

1,10%

mai avuto una relazione

Ciò nonostante i figli si rivelano sempre più bravi di quello che si pensa: non solo hanno reagito alla notizia “accettando e cercando di metabolizzare” in 1 caso su 4 (gli altri si dividono fra gli-scioccati, i-finti-distaccati, i troppo-piccoli e i più coraggiosi che hanno incalzato con le domande) ma si sono anche fatti carico della felicità del genitore più debole accettando pure di buon grado (dove si è già palesato) il nuovo partner di mamma o papà. E una volta superata l’impressione che l’argomento fosse un terreno minato (probabilmente più per i genitori che per loro) hanno affrontato la questione con tenerissime ma puntualissime domande che

Gengle Primo Piano

QUANTO GUADAGNI MENSILMENTE? DONNE

tra gli 0 e i 500€ tra i 500€ e 1000€ tra i 1000€ e i 1500€ tra i 1500€ e 1800€ tra i 1800€ e i 2000€

4,41%

tra i 2000€ e i 2500€ tra i 2500€ e i 3500€ + di 3500€

5,58%

0,73%

6,61% 14,83% 15,42%

UOMINI

37,00%

15,42%

tra 0€ e 500€ tra i 500€ e i 1000€ tra i 1000€ e i 1500€ tra i 1500€ e 1800€

3,79% 7,93%

3,79%

tra i 1800€ e i 2000€ tra i 2000€ e 2500€ tra gli 2500 e i 3500€ + di 3500€

25,52% 10,00% 14,48%

19,66%

14,83%

dimostrano una grande verità: i figli sono resilienti, sanno rialzarsi dalle cadute, e se sono ben aiutati non solo sanno superare i cambiamenti ma maturano e crescono più degli altri. Chiediamo ancora: i vostri figli sono attratti dalla normalità delle famiglie ancora unite? Più di 1 genitore su 2 dice di sì. Ma è la percezione dei figli o la proiezione di mamma e papà? A voi la soluzione del dubbio.

Quello che dicono (e non dicono) i dati Istat Secondo l’ultima statistica dell’Istat (dati raccolti nel 2014) i genitori single in Italia sono 2 milioni e mezzo (quindi circa il 5 per cento), cifra che raddoppia se aggiungiamo i genitori che vivono soli (i cui figli risiedono altrove).

La crisi matrimoniale arriva in media al 16esimo anno di convivenza. Nel 2015 ci sono state quasi 100mila separazioni e 82mila divorzi, cifra che aumenta ogni anno. Tanto per far capire quanto è cambiata la società: rispetto a 20 anni fa l’aumento dei divorzio è del 70 per cento. Fra separazioni e divorzi siamo quasi a una rottura ogni due matrimoni.

Aumenta l’età media in cui gli italiani si separano dai coniugi: per gli uomini è 47 (15 anni fa era 39) e per le donne è 44 (era 35). E il 12,7% degli italiani rompe il matrimonio dopo i 60 anni (quasi tre volte di più rispetto al 2000). In percentuale i giovani si separano meno dei più maturi, ma solo perché si sposano anche meno.

Le separazioni sono consensuali nell’84,2% dei casi e il 76,2% delle coppie che si dividono hanno figli.

L’istituzione familiare ha subito comunque grandi cambiamenti in seguito ai nuovi fenomeni demografico-sociali e all’emergere di nuovi modelli comportamentali. I cambiamenti si presentano con intensità diversa secondo il territorio, le aree culturali e le fasce sociali. Si sono modificate le forme e le strutture familiari: crescono le famiglie ricostituite, i genitori soli, le unioni libere.

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4 FIGLI CONTESI I papà vorrebbero vederli di più, le mamme si lamentano molto della scarsa presenza dei padri ma alla domanda “vorresti vedere più o meno i tuoi figli” quasi tutte le mamme rispondono “va bene così”. Il sospetto di una certa schizofrenia nei desideri materni nasce spontaneo.

5 CONTRIBUTO PER I FIGLI La quota per il mantenimento dei figli è stata decisa di comune accordo in 1 caso su 2. E la media stabilita per figlio è fra 200 e 300 euro al mese (31% dei casi), fra 300 e 400 (per il 25%) e fra 100 e 200 (nel 21%). Una cifra congrua? No per il 72,4 per cento del campione femminile, che fra l’altro denuncia un taglio sistematico e unilaterale dell’assegno dovuto. Che fare in questi casi?

Troverete molte informazioni utili di avvocati e giuristi.

Ma è sulle spese straordinarie che si consuma il più alto tasso di conflittualità (e contraddizioni). Solo il 64% degli ex coniugi dichiarano di spartire a metà i costi fuori bilancio, gli altri o pagano lamentandosi parecchio o vanno avanti a denunce, recriminazioni e (spesso vane) carte bollate. Pochi risultati, hainoi, e molto rancore.

6 VIVA I NONNI Sono loro il principale aiuto per i genitori single (41,7%), molto più dell’altro genitore (21,5%). Ma che succede se a causa delle separazioni conflittuali una parte dei nonni non può più frequentare i nipoti? Situazione molto più frequente di quello che pensiamo, benchè si tratti di un diritto previsto anche dalla legge (vedi parere legale più avanti). Le ripercussioni dei conflitti sui parenti – incolpevoli quanto necessari alla crescita affettiva dei ragazzi – sono ancora molto sottovalutate.

gilità è quello sociale, inteso come “perdita di spazi propri”, “paura di non essere accettati”, “perdita dello status”, “declassamento sociale”, “diminuzione del tenore di vita”.

8 SITUAZIONE ECONOMICA Per questa parte è stato fatto un sondaggio ad hoc, dunque molto dettagliato. Da cui si evince che: quasi la metà degli intervistati vive in una casa di proprietà, 1 su 4 in una casa in affitto, il 12% a casa dei nonni, il 5,5% nella casa dell’ex coniuge. Il reddito va da 500 a 1.000 per il 14,2% (maggioranza donne), da 1.000 a 1.500 euro per il 34%, da 1.500 a 1.800 per il 15,4%, fino alla fascia più alta del 15 per cento circa che guadagna da 2.000 a 3.500 euro al mese. Le spese per i figli vengono detratte al 50% dalla metà delle ex coppie, da un solo genitore nel 33% dei casi. Le spese straordinarie sono a carico del padre nel 22,4%, a metà nel 64% dei casi, il resto è litigiosamente oscuro. L’importo del contributo per il figlio è stato deciso di comune accordo nel 57,7%, tramite procedimento giudiziale per il 27%, non è previsto alcun contributo (per mantenimento diretto) nel 15,4% del campione.

QUAL È STATO IL MOTIVO (O LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO) DELLA TUA SEPARAZIONE?

0,04%

tradimento fine dell’amore

1,12%

disaccordo e litigi

2,13%

7 LE VULNERABILITÀ Nonostante la situazione economica non disperata della maggioranza degli intervistati, è proprio la questione-soldi il settore in cui i genitori single si sentono più vulnerabili (lo hanno dichiarato il 35,31% degli intervistati). Perché un conto è campare tutti con un’entrata media di 1.500 euro, per dire, un altro conto è dividere la famiglia e le spese in due. Separarsi è un passo che non tutti possono permettersi e che richiedebbe più aiuti anche da parte dello Stato. Gli altri settori di vulnerabilità? Il secondo è quello psicologico (24%), spiegato soprattutto così: “solitudine nell’affrontare i problemi quotidiani” (quasi 1 su 2), “eccessiva responsabilità”, “paura di sbagliare con i figli” (1 su 3) o “di deluderli” o “di perdere il loro affetto” (soprattutto i papà). Il terzo fattore di fra-

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evento traumatico sono stato lasciato

3,14%

problemi economici nulla nello specifico

3,14%

dipendenze 3,36%

influenza suoceri violenze

3,81%

nascita di un figlio 4,57% 18,83% 23,65% 36,21%

Gengle Primo Piano

MI HAI TRADITO? E IO MI VENDICO Quali sono le prove che richiede la legge dell’Avv. Nastassia Malvina Imperiale

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l tradimento, come abbiamo visto dal sondaggio, è ancora la principale goccia che fa traboccare il vaso, il primo motivo che porta alla rottura della relazione.

Ma quanto pesa, il tradimento, sul piano legale? Se dimostrato, può ancora essere utilizzato per dare scacco matto all’ex coniuge sul piano economico o per i diritti sui figli? E infine: nel mondo social in cui viviamo, quali sono le prove utilizzabili in giudizio e quali no? Abbiamo chiesto a uno studio legale di spiegarci come stanno le cose. Possiamo intanto sintetizzare così: il tradimento pesa eccome nella separazione. Bisogna però non solo produrre prove inconfutabili, ma anche dimostrare che quell’infedeltà è stata la causa e non la conseguenza della crisi matrimoniale. Ecco come e perché:

A Niente più assegno?

Il tradimento può legittimare il coniuge tradito a chiedere una separazione giudiziale con richiesta di “addebito”.

E il coniuge che riesce a dimostrare in giudizio, attraverso i mezzi di prova, l’altrui infedeltà, non è tenuto al pagamento dell’assegno di mantenimento: il coniuge a cui è stata addebitata la separazione perde infatti il diritto a percepire l’assegno di mantenimento (ma attenzione: ai sensi del terzo comma dell’art. 156 c.c. resta fermo l’obbligo di corrispondere gli alimenti laddove ne sussistono i presupposti di tipo economico).

B Eredità e pensione L’addebito della separazione comporta per il coniuge infedele anche la perdita della qualità di erede del coniuge deceduto. Ma, se era beneficiario di un assegno alimentare a norma dell’art. 156 comma 3, il beneficiario di tale assegno conserva comunque il diritto a percepire

un assegno vitalizio. L’’addebito della separazione ha rilevanza anche ai fini pensionistici in quanto fa perdere il diritto a percepire la pensione di reversibilità del coniuge deceduto e le altre indennità. Anche in questo caso, se il coniuge infedele percepiva un assegno alimentare conserva il diritto alla pensione di reversibilità del coniuge deceduto e il diritto alle altre indennità.

C Spese legali e risarcimento Altra conseguenza economica importante è che il coniuge a cui è stata addebitata la separazione viene condannato al pagamento delle spese legali del giudizio. Inoltre, la separazione con “addebito” per infedeltà coniugale può giustificare altresì una richiesta di risarcimento dei danni subiti dal coniuge tradito. Infatti, la

L’infedeltà può avere un peso in un procedimento legale contro l’ex coniuge solo se si dimostra che è stata la causa e non la conseguenza della crisi Corte di Cassazione ha avuto modo di riconoscere in alcune pronunce il diritto al risarcimento dei danni al coniuge tradito partendo dal presupposto che la violazione degli obblighi coniugali è idonea ad integrare un vero e proprio illecito civile, vista la natura giuridica oltre che morale dell’obbligo di fedeltà, così come si ricava dagli artt. 143 e 160 c.c. Pertanto, oltre alle ricadute su mantenimento, eredità, pensione e spese legali è

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possibile, laddove richiesto dal coniuge tradito, anche una condanna del coniuge infedele al risarcimento dei danni se risulta provata oltre alla violazione del dovere coniugale, la sussistenza del danno ingiusto e la prova del nesso causale tra la violazione commessa e il danno procurato. Danno che può essere di tipo biologico, se ha arrecato un danno alla salute del coniuge tradito, o anche di tipo morale per lesione della dignità personale.

Naturalmente queste voci di danno vanno documentate e provate. Quanto ai riflessi sull’affidamento dei figli il tradimento, in linea di massima, non ha rilevanza salvo situazioni particolari.

D E se il coniuge tradito ha provocato l’infedeltà?

Non sempre il tradimento è idoneo al fine di un “addebito” della separazione. Prima di tutto bisogna accertare se la relazione extraconiugale abbia assunto efficienza causale nella determinazione della crisi coniugale.

In poche parole, bisogna accertare se la coppia era in crisi già prima della relazione extraconiugale e nata dunque per altre ragioni, oppure se è stata la causa principale e determinante della crisi di coppia. Se vi erano altre cause o situazioni che hanno messo in crisi la coppia, il tradimento può essere considerato come una conseguenza di un legame già compromesso in maniera irreparabile. Tra le cause che possono determinare una crisi di coppia vi può essere anche l’assenza di rapporti intimi con il coniuge. In questo scenario il tradimento potrebbe non essere considerato come la causa determinante della crisi coniugale e quindi potrebbe portare il giudice ad escludere l’addebito, laddove richiesto dall’altro coniuge. Anche la violenza fisica e psichica potrebbero essere alla base di un tradimento ed anche in questo caso il tradimento potrebbe non essere considerato la causa scatenante e principale della crisi coniugale ma, al contrario, la violenza. Le stesse considerazioni possono essere fatte se uno dei coniugi ha un atteggiamento denigratorio nei confronti dell’altro coniuge. In tutti questi casi, entrambi i coniugi potrebbero essere considerati responsabili della crisi coniugale.

E Le prove che contano Le prove inconfutabili nel processo civile sono le scritture private, gli atti pubblici, la testimonianza, la confessione ed il giuramento. Questi mezzi di prova sono idonei a dimostrare il tradimento del coniuge. È’ possibile tuttavia dimostrare il tradimento anche mediante altri mezzi di prova che potremmo qualificare “atipica” quali ad esempio l’e-mail, le fotografie, gli sms e le

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chat. Generalmente le fotografie, comprese quelle tratte dai social network, gli sms e le chat vengono prodotti in giudizio in copia, cioè stampati dai supporti a video (computer e cellulare) e finiscono, pertanto, per essere considerati dalla giurisprudenza delle semplici “riproduzioni meccaniche”. Le riproduzioni meccaniche possono infatti essere oggetto di contestazione da parte di colui contro cui sono prodotte, perché non attendibili o genuine, ed in tale caso perdono il valore di prova.

La contestazione ovviamente non deve essere generica ma motivata. È’ possibile ricorrere all’ausilio della testimonianza di una persona che ha assistito ai fatti per dimostrarne il contenuto e le circostanze a cui fanno riferimento le riproduzioni meccaniche. In questo modo il mezzo di prova tipico, costituito dalla testimonianza (o anche da altro mezzo di prova), finisce per coprire il

vuoto lasciato a seguito della contestazione. Lo stesso vale per la mail che può essere oggetto di contestazione, purché non generica. È’ possibile dunque produrre fotografie in un giudizio di separazione senza che sia necessario che le foto siano state fatte da un investigatore privato, resta comunque la possibilità che il loro valore probatorio sia contestato dal coniuge ritratto nella foto.

Per quanto riguarda il mantenimento, bisogna dare conto di una nuova fattispecie di reato recentemente introdotta nel codice penale. Infatti, dal 6 aprile 2018 è in vigore la disposizione introdotta con il decreto legislativo n. 21/2018, attuativo della legge 103/2017, che ha inserito nel codice penale l’art. 570 bis.

Tale disposizione, rubricata come “Violazione degli obblighi di assistenza familiare in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio”, stabilisce che: “Le

Gengle Primo Piano

pene previste dall’articolo 570 si applicano al coniuge obbligato alla corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio ovvero se vìola gli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli”.

La disposizione, dunque, amplia i casi di applicazione delle pene previste dall’art. 570 c.p. Questa norma prevedeva, infatti, l’applicazione della pena della reclusione fino ad un anno o della multa da euro 103 ad euro 1032 solamente a “chiunque, abbandonando il domicilio domestico, o comunque serbando una condotta contraria all’ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale”. Il secondo comma dell’art. 570 prevedeva, inoltre, l’applicazione congiunta di queste pene a chi 1) malversa o dilapida i beni del figlio minore o del coniuge;

2) fa mancare i mezzi di sussistenza ai discendenti di età minore, ovvero inabili al lavoro, agli ascendenti o al coniuge, il quale non sia legalmente separato per sua colpa.

Dunque, con il nuovo art. 570 bis c.p., le pene della reclusione fino ad un anno o della multa fino a 1032 euro si possono applicare altresì al coniuge che si sottrae all’obbligo di pagamento di ogni tipologia di assegno dovuta in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili del matrimonio o di nullità del matrimonio ovvero di violazione degli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli.

L’aggravamento delle pene, prevista dal legislatore per garantire maggiore tutela al beneficiario dell’assegno di mantenimento, avrà delle ripercussioni importanti sugli obbligati al pagamento.

Nastassia Malvina Imperiale è un avvocato che svolge attività di assistenza giudiziale e stragiudiziale nel settore del diritto civile in generale, del diritto di famiglia e del diritto penale.

cune limitazioni. Finora però da queste immagini si doveva ricavare la prova del tradimento da cui deriva l’addebito con tutte le conseguenze del caso.

Processo alle intenzioni

Anche l’iscrizione ad un sito di dating può essere una prova di tradimento Nell’era 2.0 la nostra vita sempre più spesso si svolge anche sulla rete, ed in particolare sui social. Chi di noi non ha un profilo Instagram, Facebook, Twitter? Ma siamo consapevoli dei rischi che la nostra realtà parallela comporta?

E che influenza possono avere i social nella sfera personale e, nel nostro caso, su un matrimonio? È di questi giorni la pubblicazione della prima sentenza della suprema Corte di Cassazione sul tema: la sentenza n. 9384/2018. Cosa dice la sentenza? In sostanza apre la porta al concetto dei tradimenti a mezzo social.

Negli ultimi anni nelle cause per separazione o divorzio si assiste alla produzione sempre più massiccia di stampate tratte da Facebook, Istagram ecc., che hanno sostituito l’utilizzo del classico investigatore privato, seppure con al-

La Cassazione adesso ha stabilito che si può considerare tradimento anche la semplice iscrizione del coniuge ai siti di incontri al fine di fare conoscenze femminili (o maschili) sul web – su App quali Tinder, Meetic, Once ecc.-: questo è sufficiente a considerare rotto il vincolo di fedeltà sul quale si fonda il matrimonio. In sostanza, portando avanti il concetto della Cassazione: non serve più produrre la prova né del tradimento né dell’interesse del marito/moglie per altre donne/uomini “reali”, basta l’intenzione o meglio la consapevolezza e la volontà di cercare compagnia fuori dal matrimonio.

Facile intuire le potenzialità deflagranti della pronuncia.

Staremo a vedere come si comporteranno in proposito gli avvocati e le corti di merito.

Anna Santini è un avvocato, vive e lavora a Firenze dove svolge la sua attività principalmente nei settori del diritto di famiglia e diritto del lavoro.

GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 17

Gengle Primo Piano

È SENZA DIVORZIO RESTANO I VINCOLI La separazione non annulla tutti i diritti e i doveri previsti dal matrimonio. Con molte sorprese... dell’Avv. Carlotta Berselli

bene sapere che prima del divorzio, poiché il vincolo matrimoniale non è sciolto, i coniugi rimangono tali e se alcuni doveri cessano (o meglio rimangono sospesi in vista di una possibile riconciliazione o del divorzio), come ad esempio il dovere di coabitazione e quello di fedeltà, altri sopravvivono. In particolare permane il dovere di assistenza materiale (non morale) e, più in generale, sopravvivono diritti di carattere economico che potranno avere una ampiezza maggiore o minore a seconda che vi sia stata o meno una pronuncia di addebito della separazione. Permane, quindi, l’obbligo di contribuire al mantenimento dell’altro coniuge a cui non sia addebitabile la separazione, qualora non abbia adeguati redditi propri e, in questo caso, sarà il Tribunale, in mancanza di accordo delle parti, a determinare l’ammontare del relativo assegno, tenendo conto delle circostanze e dei redditi dell’obbligato. Nel caso in cui, poi, sopraggiungano dei mutamenti nelle condizione economiche delle parti, la misura dell’assegno potrà essere modificata, in positivo o in negativo, consensualmente o meno.

A parte l’obbligo di coabitazione e fedeltà i coniugi restano tali fino al pronunciamento del divorzio

M

a anche nei confronti del coniuge a cui sia stata addebitata la separazione permangono dei doveri, in particolare l’obbligo di prestare gli alimenti in suo favore qualora questi versi in stato di bisogno. Tale obbligo grava sul coniuge prima che sugli altri parenti che in ordine sono: i figli, i genitori, i generi e le nuore, il suocero e la suocera, i fratelli e le sorelle.

Gli alimenti possono essere chiesti solo da chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento in proporzione al bisogno di chi li domanda e delle condizioni economiche di chi deve somministrarli. Non trattandosi di un vero e proprio mantenimento non devono mai superare quanto sia necessario per la vita dell’alimentando avuto riguardo alla sua posizione sociale. Il coniuge separato conserva anche i diritti successori. Pertanto, qualora non gli sia stata addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato, in caso di morte dell’altro coniuge, rientra tra i legittimari cioè tra coloro a cui per legge è riservata una quota del patrimonio del parente deceduto. In sostanza ha gli stessi diritti successori del coniuge non separato. Invece, in caso di addebito, il coniuge superstite, che sia titolare di alimenti, avrà diritto solo ad un assegno vitalizio a carico dell’eredità che, tenuto

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Gengle Primo Piano

COME È STATO RAGGIUNTO L’ACCORDO? in modo consensuale con il supporto di professionisti tramite procedimento giudiziale attualmente senza accordo consensuale senza professionisti

13,89% conto delle sostanze ereditarie e del numero e qualità degli eredi legittimi, non potrà mai superare l’entità della prestazione goduta.

17,82% 13,20%

Per escludere totalmente il coniuge dall’asse ereditario è pertanto necessario divorziare, in quanto un eventuale testamento che escludesse il coniuge separato privan-

55,03%

Il coniuge separato conserva i diritti successori e quello della pensione di reversibilità dell’ex dolo della legittima potrebbe essere impugnato perché contrario alla legge. Il coniuge separato ha inoltre diritto a percepire la pensione di reversibilità dell’altro coniuge e, qualora vi siano uno o più ex coniugi, la prestazione economica andrà ripartita tra tutti in base a determinati criteri. Il coniuge separato ha poi anche il diritto ad ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali a seguito della morte dell’altro coniuge provocata da fatto illecito. Per quanto riguarda il danno non patrimoniale occorre che il fatto illecito posto a fondamento della domanda risarcitoria abbia provocato nel coniuge superstite, anche se separato, quello stato di prostrazione, di dolore e quelle sofferenze morali riscontrabili, nella normalità, in caso di decesso di una persona cara. In conclusione, gli obblighi e i diritti del separato nei confronti dell’altro coniuge hanno carattere economico mentre nell’interesse dei figli permane il dovere di collaborazione e il dovere di istruirli, educarli e mantenerli.

Avv. Carlotta Berselli è un avvocato cassazionista, vive e lavora a Bologna. Si occupa di diritto di famiglia, successioni e responsabilità civile.

QUAL È IL TUO STATUS CIVILE ATTUALE separato (da matrimonio) con sentenza separato anche se non sposato in precedenza divorziato genitore unico in attesa di separazione separato

5,4% 4% 6,7%

20,2%

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21,8%

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Gengle Primo Piano

COME È STATA COMUNICATA LA NOTIZIA AI FIGLI?

2,69%

ancora non è stato comunicato

7,13%

“Mamma, perché gli adulti quando litigano si lasciano?”

dall’altro genitore

10,50%

era troppo piccolo il bambino

16,42%

io da solo

17,63%

se ne sono accorti da soli

45,63%

congiuntamente

Le domande dei figli rivelate dai genitori gengle

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COME HANNO REAGITO I FIGLI ALLA PRIMA COMUNICAZIONE DELLA VOSTRA SEPARAZIONE? Erano troppo piccoli per parlarne in modo chiaro Hanno finto distacco hanno accettato prendendosi del tempo per porre le domande privatamente ad ogni genitore Sono rimasti scioccati e non è stato possibile parlarne hanno fatto domande incalzanti hanno fatto una scenata non lo so, non ero presente

2,6 %

5,5 %

7,8 %

17,4 %

16,3 %

24,9 %

25,5 %

Non tutti i figli di coppie che si stanno separando (o lo hanno già fatto) riescono a parlare o a fare domande.

E allora proviamo a dare voce a chi questo coraggio ce l’ha, in fondo sono le domande che tutti i bambini o ragazzi che si trovano in questa situazione vorrebbero fare. Si va dal semplice e umanissimo bisogno di spiegazioni (Perché è successo? Perché il papà non dorme qui? Di chi è la colpa? Perché tu e il babbo non andate d’accordo? Hai lasciato tu il babbo o lui ha lasciato te?

Sei arrabbiata con lui? Ma il babbo ti ha tradita? Perché tu e papà non vi amate più? Perché vi siete lasciati se non litigavate mai? Come hai fatto a stare con papà? Ma tu e papà quindi non vi vedete mai più? Perché io non ho una famiglia?) alle richieste di rassicurazioni (Ma vi volete ancora bene? Ma se voi vi fidanzate io ho altri genitori? Vi siete separati perché mi sono comportato male?) alle preoccupazioni per la mamma che resta sola (Perché stai ancora così male dopo tanti mesi che non stai più con il babbo? Perché non vieni a casa di papà? Quando io sto da papà tu sei da sola e piangi?) al desiderio di ricomporre la famiglia (Perché non tornate insieme? Perché avete giurato amore eterno e non avete mantenuto la promessa? Perché non torniamo a essere una famiglia? Perché non vi chiedete scusa e tentate di nuovo? Perché non avete potuto fare pace?

Uffa, volevo un fratellino!). La rabbia viene fuori in due casi: nel figlio che chiede “perché mi avete adottato per poi separarvi”? E nel bambino che ha perso il papà per sempre: “Perché Gesù che dovrebbe essere così buono ha fatto morire papà? Infine le domande da Oscar: Vi siete separati perché siete scesi dalla macchina dell’amore? Eravate felici quando siamo nati? Perché non stiamo nella stessa casa anche se siamo “amici”? Perché gli adulti quando litigano si lasciano? È possibile tornare nel passato?

HANNO FATTO DOMANDE DIRETTE SULLA SEPARAZIONE?

44% 56%

Gengle Primo Piano

AVETE MAI NOTATO CHE I VOSTRI FIGLI ABBIANO FATTO QUALCOSA PER ALLEVIARE LA VOSTRA INFELICITÀ?

54,15%

si

44,85%

Cosa dire quando un figlio si dimostra più forte di un genitore?

no

Ci scrive una madre che ha perso il marito da alcuni mesi: “La sera spesso piango da sola e mio figlio, di 8 anni, mi ha detto che mi sente, che anche lui è triste ma non piange perché insieme possiamo superare tutto. Mi sento in colpa con lui...”

QUANTO È IL CONTRIBUTO DI MANTENIMENTO PER SINGOLO FIGLIO CHE PAGHI DONNE

1,45% non pago contributo fra i 100 e i 200 euro mese fra i 201 e i 300 euro mese fra i 400 e i 500 euro mese fra i 500 e i 700 euro mese

1,31% 0,29% 0,29%

99,66%

non pago contributo fra i 100 e i 200 euro al mese fra i 201 e i 300 euro al mese fra i 301 e i 400 euro al mese fra i 400 e i 500 euro al mese fra i 500 e i 700 euro al mese fra i 701 e i 1000 euro al mese

UOMINI

7,61%

3,46%

10,73% 15,22%

25,26% 19,72%

Le emozioni sono tutte importanti e tutte ci comunicano dove siamo e dove stiamo andando, se impariamo ad ascoltarle. La tristezza, ad esempio, è quell´emozione che ci aiuta a separarci, a lasciare andare. Se ci pensiamo bene, le manifestazioni corporee relative alla tristezza sono legate al lasciare andare (come il pianto, la spossatezza, ecc.). Cito Daniel Goleman: “La tristezza ha la funzione fondamentale di farci adeguare ad una perdita significativa, ad esempio a una grande delusione o alla morte di qualcuno che ci era particolarmente vicino. Essa comporta una caduta di energia ed entusiasmo verso le attività della vita – in particolare per le distrazioni e i piaceri – e, quando diviene più profonda, si avvicina alla depressione”. É quindi perfettamente congruente e naturale provare questo tipo di emozione in seguito ad un lutto, nasconderlo al proprio figlio non è auspicabile specialmente per un bambino che è in un’età in cui è in grado di ragionare, fare collegamenti, capire. Per un figlio non è semplice vedere la propria madre che soffre, in generale per nessuno è semplice stare accanto ad una persona amata che sta soffrendo ed è quindi plausibile che cerchi di contrastare il senso d’impotenza (che è proprio di queste situazioni) in ogni modo, anche cercando di fare il supereroe. A mio avviso è importante riconoscere e dare un nome a queste emozioni: tristezza, senso di impotenza per normalizzarle, ovvero spiegare a nostro figlio che “è proprio così che va, la tristezza c´è, non è piacevole, ma serve e poi passa!

Vedere chi amiamo che soffre è doloroso, ma a volte non serve nient’altro che aspettare e, semmai, serve dare un abbraccio”. Condividere le emozioni che riguardano entrambi rende i nostri figli competenti emotivamente e di certo più pronti ad affrontare la vita, anche nei momenti più difficili.

17,99% Mirna Begnini è psicologa e psicoterapeuta

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Gengle Primo Piano

VIETATO METTERE DA PARTE I NONNI Avv. Roberta Quercioli

I

l rapporto nonni-nipoti rientra nel necessario bagaglio di esperienza culturale che i minori devono avere in vista di una formazione completa della loro personalità, che non può prescindere dalla conoscenza delle proprie origini.

L’art. 337-ter c.c. introdotto dal D. Lgs. 154/2013 sancisce che i figli hanno il diritto di mantenere rapporti significativi con gli ascendenti di ciascun ramo genitoriale.

A sua volta l’art. 317-bis c.c., ha introdotto nell’ordina-

La legge non tutela solo il diritto dei nonni a godere dei nipoti ma soprattutto il diritto dei bambini ad avere un rapporto stabile con i parenti più stretti mento il riconoscimento dell’importante ruolo degli ascendenti, stabilendo che i nonni hanno diritto a mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni. In caso di impedimento di questo diritto - spesso causato dalla conflittualità nella coppia genitoriale - la norma citata prevede la possibilità di ricorrere al giudice del luogo di residenza abituale del minore affinché siano adottati i provvedimenti più idonei nell’esclusivo interesse dei minori. Questa disposizione normativa ha reso finalmente effettivo il diritto dei nonni, riconoscendo

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l’importanza che assume, nell’educazione e nella crescita dei minori, la conoscenza e la frequentazione degli ascendenti, quali membri di una famiglia allargata della quale gli stessi minori si sentono parte. In caso di elevata conflittualità tra i genitori e le rispettive famiglie di origine “scese in campo”, il giudice potrebbe valutare opportuno che i primi incontri tra nonni e nipoti siano organizzati in un ambito protetto e neutro (ad esempio presso il consultorio familiare); in caso di esito positivo, saranno disposti nuovi incontri alla presenza degli altri componenti della famiglia, mirando alla definitiva regolamentazione dei rapporti tra nonni, nipoti e genitori.

Sarà onere di questi ultimi tenere informati i nonni dei principali eventi della vita dei nipoti. Va tuttavia considerato che ciò che la legge garantisce e tutela non è tanto il diritto dei nonni di godere dei nipoti, quanto il diritto dei minori ad avere un rapporto stabile con i propri parenti. Le sentenze che hanno affrontato la questione muovono tutte da un unico presupposto, ossia il perseguimento e la tutela dell’interesse preminente del minore.

A titolo esemplificativo, la Cassazione, con sentenza n.

8100/2015, ha negato ai nonni il diritto di visita al nipote a causa di una accesa conflittualità tra gli ascendenti e i genitori: la Corte ha motivato la decisione sulla necessità di salvaguardare l’interesse primario del minore a vivere e crescere nella serenità più completa, lontano da conflitti capaci di determinare in lui stati ansiogeni.

Alla medesima conclusione è giunto anche il Tribunale

Gengle Primo Piano

DOVE RISIEDI ATTUALMENTE?

di Venezia che, con decreto del 7 novembre 2016, ha affermato che è lo stesso testo dell’art. 317 bis c.c. ad imporre al giudice l’adozione dei «provvedimenti più idonei nell’esclusivo interesse del minore» e non «quelli più idonei a soddisfare i desiderata degli ascendenti».

11,49%

25,25%

55,34%

DOVE TI SENTI PIÙ VULNERABILE

La Corte Europea ha infatti affermato che “in caso di separazione personale dei genitori, l’effettivo esercizio del diritto di visita ai figli minori deve essere riconosciuto anche agli ascendenti, rientrando pure le relazioni tra nonni e nipoti nell’ambito di protezione dell’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ne discende l’obbligo degli Stati di adottare nel minor tempo possibile le misure necessarie a riunire i parenti con i minori”.

psicologico sociale gestionale economico

LIFE

15,6% 16,1%

La Corte ha avuto modo di specificare che il principio che tutela la vita privata e familiare di cui all’art. 8 della Convenzione Europea sui diritti dell’uomo vale non solo nel rapporto tra genitori e figli ma anche nel rapporto tra nonni e nipoti. Parrebbe dunque che la Corte abbia voluto attribuire valenza assoluta al diritto degli ascendenti, libero da riferimenti o ancoraggi all’interesse del minore, prevedendo che gli Stati debbano uniformarsi a tale orientamento.

amici ex suoceri nuovo compagno/a figli più grandi

30,09%

nessuno miei genitori l’altro genitore baby sitter

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è un avvocato cassazionista e mediatrice familiare, vive e lavora a Genova. Si occupa di diritto di famiglia e minorile, sia in ambito civile che penale.

CHI TI AIUTA NELLA GESTIONE DEI FIGLI?

19,58%

Roberta Quercioli

48,2%

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Sebbene il diritto dei nonni a mantenere un rapporto continuativo con i nipoti abbia acquistato un’autonoma rilevanza e tutela giuridica, occorrerà sempre un’attenta riflessione circa l’opportunità di instaurare un contenzioso giudiziario. È innegabile, infatti, che ricorrere al Giudice significa coinvolgere il minore in un processo lungo e doloroso, che potrebbe forse essere evitato ricorrendo ad altri strumenti stragiudiziali di risoluzione del conflitto, come la mediazione familiare, certamente meno gravosi e dispendiosi rispetto a un procedimento giudiziale.

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Il diritto dei nonni è pertanto solo strumentale alla realizzazione del paradigma fondamentale dell’interesse del minore, sicchè è inevitabilmente destinato a “soccombere” laddove non coincida con quello del nipote medesimo a condurre un’esistenza serena ed equilibrata senza essere coinvolto o costretto a subire le ricadute e le ripercussioni dei cattivi rapporti tra i genitori (o uno di essi) e i parenti. Va sottolineato che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sentenza n.

107/10 del 20.1.2015, si è distaccata dall’orientamento giurisprudenziale italiano.

casa di proprietà in affitto casa dei genitori 2,97% comodato gratuito in affitto con altre persone

4,95%

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Gengle Primo Piano

10 MOSSE CHE POSSONO AIUTARE A SEPARARSI IN MODO CIVILE 1 L’àncora e l’ancòra della comunicazione Quando finisce una relazione, non dimenticare quello che c’è stato prima delle difficoltà in corso. Getta un’àncora nel porto da cui ora stai salpando, così che i vostri figli possano tornarci ancòra, ogni volta che lo desiderano. È solo così che puoi mettere in salvo il legame familiare alla base del loro benessere.

2 La collaborazione Quando si affronta una separazione, la famiglia affronta un importante passaggio: da famiglia a famiglia separata. È soltanto nella collaborazione tra i genitori che questa delicata transizione diventa un sistema di vita comprensibile per i figli. Collaborare consente ai genitori di comunicare ai figli le motivazioni della separazione, avendo come obiettivo irrinunciabile la loro serenità.

3 Negoziare Negoziare la separazione in maniera civile significa trovare un accordo che aiuti entrambi i membri della coppia. È soltanto sul negoziato che vede rispettate le esigenze di entrambi i partner, e soprattutto dei figli, che si può basare una separazione serena. La negoziazione fa sì che i bisogni dei bambini rappresentino i parametri attraverso cui la coppia ricerca possibili soluzioni.

4 Stabilire delle priorità La prima priorità della coppia è dare ai figli la possibilità di continuare ad avere fiducia nei propri genitori e nei rapporti umani in generale. Essi avranno per sem-

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Gli psicologi lo sanno: il conflitto fa parte delle relazioni umane ed è inevitabile.

Ciò che fa la differenza è la capacità di gestirlo ed esprimerlo con rispetto nei confronti dell’altro. di Conny Leporatti

pre quel padre e quella madre e il conflitto genitoriale, che vede spesso il reciproco screditamento dei partner, produrrà soltanto dei danni, creando confusione ed inasprendo i conflitti.

5 Tracciare i confini All’interno delle relazioni, i confini possono rappresentare vincoli ma anche possibilità. Una separazione civile dovrebbe tracciare confini permeabili, consentendo ai figli di poterli attraversare con tranquillità, permettendo loro di capire con semplicità cosa sta accadendo nella coppia genitoriale, chiarendo che qualunque cosa accada potranno accedere sempre ad entrambi i genitori.

6 Trasformare le “colpe” in responsabilità Non è mai utile parlare di colpa ma di responsabilità, soprattutto in un momento in cui è più facile attribuire all’altro il fallimento della relazione. Quando un rapporto di coppia finisce è importante che ciascuno si muova non tanto sull’analisi delle 10 mosse che possono aiutare a separarsi in modo civile quanto sulla riflessione dell’assunzione delle proprie responsabilità. Ciò sarà utile sia per vivere meglio la separazione sia per costruire con più consapevolezza ogni ulteriore legame di coppia che ciascun partner potrà avere in futuro.

7 Ridimensionare la distanza Ripensando a quanto è stato, è importante ricordare che l’altro ci ha affascinato, ci ha fatto innamorare, è stato la persona con la quale abbiamo deciso di costruire qualcosa insieme. Rimane tale anche se non è più in grado

Gengle Primo Piano

di farci vibrare ed entusiasmare come allora e siamo ben contenti di non dover pensare che non dobbiamo più passare la vita con lui, ma non per questo va rinnegato ciò che un tempo è appartenuto a noi.

8 Ricordare: essere genitore è per sempre La storia di una famiglia è un dono irrinunciabile da offrire ai figli e distruggere ciò che essa ha rappresentato significa recidere con forza le radici che i figli stanno costruendo nel tempo. Questo ha conseguenze negative su di loro sia nella fiducia che hanno verso i legami sia rispetto alla propria storia di figli, fratelli, persone nel mondo.

ATTUALMENTE FREQUENTI QUALCUNO? SI NO sporadicamente

58,9 % 37,5 % 3,6 %

9 Rispettare ciò che è stato e che non sarà più Durante la separazione, è fondamentale saper riorganizzare la vita familiare, evitando di creare situazioni nelle quali i figli potrebbero sentirsi “in trappola” per il naturale affetto che provano verso ciascuno dei genitori. Pertanto, è importante trasmettere con continuità ai figli ciò che di buono c’è stato nella coppia, in modo che l’identità familiare sia preservata sulla base di ciò che la famiglia è stata e che adesso, diversamente, sarà.

I TUOI FIGLI HANNO CONOSCIUTO IL NUOVO COMPAGNO TUO O DELL’EX? si no sporadicamente

10 Gratitudine e apprezzamento Saper apprezzare ciò che di positivo la relazione ha lasciato a livello familiare facilita una separazione civile. In alcuni casi, si passa da coppia matrimoniale o di convivenza a coppia genitoriale. E come tale rimane per sempre rispetto ai propri figli; quindi, essere grato ed apprezzare l’altro per ciò che è capace di dare ai figli anche nella separazione è senz’altro fondamentale per il loro benessere.

Per concludere, sia che la coppia sia alla ricerca di un equilibrio nella propria relazione sia che essa stia tentando di separarsi in maniera civile, è talvolta opportuno chiedere il supporto di un professionista. Due o tre colloqui possono essere sufficienti per reindirizzare la coppia nella relazione reciproca, per poi proseguire in autonomia. Avere il supporto di un professionista che ci aiuta a capire come affrontare le problematiche relazionali consente di fare dei piccoli passi verso la gestione dei problemi, invece di camminare senza sapere bene dove andare.

Conny Leporatti è una psicologa, psicoterapeuta, direttrice del centro CO.Me. Te di Empoli. Consulente tecnico del Tribunale di Firenze e mediatore familiare.

33,2 % 61,1 % 5,7 %

ANDRESTI A CONVIVERE?

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SI NO non so dirlo ad ora

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Gengle Primo Piano

NUOVO PARTNER: ORA LA LEGGE LO TUTELA

U

n genitore, dopo la separazione, non ha diritto di impedire ai propri figli di frequentare il nuovo partner dell’ex coniuge. È uno dei meno prevedibili effetti della legge Cirinnà del giugno 2016 che, oltre alle unioni civili, riconosce le coppie di fatto.

Come, appunto, quella composta dal coniuge separato e dal nuovo compagno o compagna. L’8 febbraio scorso, a Firenze, si sono confrontati sul tema un centinaio di esperti di diritto di famiglia, alla Scuola superiore di magistratura.

Proprio su questo argomento sono intervenute due sentenze recenti del tribunale di Milano, relative a separazioni. La prima, dell’ottobre 2016, recita che “la legge 76 del 2016 (la Cirinnà, ndr) riconosce tutela giuridica” alla coppia composta da uno dei genitori separati e dal suo nuovo partner. E pertanto “impedire all’ex coniuge di far frequentare i figli all’attuale convivente costituirebbe violazione di questo riconoscimento legislativo e di questa tutela costituzionale”. La seconda sentenza, del 18 gennaio (giudice Laura Stella), precisa che “va rigettata la domanda del genitore volta ad ottenere che il Tribunale inibisca i contatti tra i figli comuni e il nuovo partner dell’altro genitore” anche quando il rapporto fosse già in atto durante il matrimonio. Il riferimento alla “relazione extraconiugale” è esplicito. In pratica: se uno dei due coniugi lascia l’altro e si mette con il nuovo partner, questi può frequentare i figli della coppia.

Nel 2015 la quota di famiglie “ricostituite” dopo la fine del matrimonio ha superato il 30 per cento sul totale dei nuclei. Oggi quasi una famiglia su tre è composta da uno dei due genitori, dal nuovo compagno (o compagna) e da eventuali figli, di uno dei due o di entrambi. Una tendenza che pare inarrestabile. Secondo Istat, nel 1998 le famiglie ricomposte erano il 16,8 per cento del totale. Nel 2009, il 28 per cento. Eppure i tri-

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Il 30% dei nuclei familiari è ormai composto da famiglie “ricostruite” Con la legge Cirinnà un genitore dopo la separazione non può impedire ai propri figli di frequentare il nuovo compagno/a dell’ex-coniuge

bunali sono stati lenti nell’adeguarsi alla “famiglia fluida”.

Giuseppe Buffone, giudice civile a Milano e formatore del distretto milanese della Scuola superiore, commenta: “La Cirinnà mette in chiaro che anche una coppia non fondata sul matrimonio è tutelata e rilevante”. In passato la giurisprudenza, in assenza del riconoscimento della convivenza di fatto, spesso adottava la formula “avrà cura di non fare frequentare il convivente ai figli” in molti provvedimenti di separazione.

La Cirinnà è il capolinea di un percorso normativo.

Nel 2006 la riforma dell’articolo 155 del codice civile ha previsto che “in caso di separazione dei genitori, il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi”. La sentenza di Cassazione 283 del 2009 aggiunge che “il diritto di visita

Le ultime sentenze riconoscono tutela giuridica alla coppia composta da uno dei due genitori separati e dal suo nuovo partner spettante al genitore non collocatario non può essere ostacolato dal divieto di trascorrere il tempo con i figli in presenza della nuova compagna”. L’avvocato Laura De Rui, fra i fondatori della Camera minorile di Milano, spiega: “La frequentazione di un nuovo compagno va esclusa quando i bambini non abbiano avuto tempo di metabolizzare la separazione. I tempi e le modalità dipendono dal singolo bambino”. Per Marisa Malagoli Togliatti, professoressa di Psicoterapia alla Sapienza, “per i figli è importante che la nuova relazione sia stabile. E va consentito ai minori di adeguarsi ai nuovi rapporti affettivi con i tempi psicologici propri della loro età”.

Gengle Primo Piano

Quando e come farlo conoscere ai tuoi bambini di Tommaso Sacchini

U

n metodo molto utile per inserire un nuovo partner è quello di essere chiari e abbassare le aspettative fin da subito, soprattutto con se stessi prima ancora che con gli altri. Inutile illuderci che possa diventare per forza la nuova mamma o il nuovo papà, se accade meglio ma non è strettamente necessario che avvenga. Abbassando le aspettative ci si rilassa tutti, il partner non si sentirà costretto a mostrarsi eccezionale per ciò che non è e noi stessi non saremo strani e nervosi agli occhi dei nostri figli. È risaputo che per molti questo incontro rappresenta un grande motivo di ansia, da una parte perché si ha paura che non venga accettato dai nostri cari e dall’altra per paura di creare disagi psicologici soprattutto ai figli. Anche i nostri genitori, probabilmente già resi scettici dal “fallimento” del nostro primo matrimonio, comportano solitamente un grosso ostacolo emotivo.

1 La prima domanda che è utile porci è: “Sono veramente convinto che sia la persona giusta e il momento giusto per farlo?”. La risposta è semplice, se abbiamo dei dubbi è meglio aspettare. Se questa decisione non ci rende tranquilli e sereni porterà a farci comportare in maniera nervosa e ciò potrebbe minare gli equilibri già precari di partenza.

Meglio prendersi tutto il tempo che reputiamo necessario e parlarne con il partner, analizzando assieme ogni punto dove siamo perplessi e magari scoprendo anche le sue ansie e le insicurezze che all’inizio celava. Un’altra domanda da porci è se siamo sicuri di non aver spinto troppo sull’acceleratore. Se la risposta sarà no è il momento di agire.

2 Quando siamo in famiglia, in maniera prudente, cominciamo a buttare, quasi casualmente, qualche frase ambigua, sia ai nostri figli che ai nostri genitori, del tipo “comincio ad invecchiare, e se mi cercassi un nuovo partner?” oppure “ma voi che ne pensereste di avere una nuova persona in casa con noi?”. Ovviamente

i commenti varieranno in base all’età e al tipo di situazione familiare, ma la gradualità aiuta proprio in questo.

Non importa quanto tempo ci vorrà ma con un piccolo martellino prima o poi faremo crollare anche il muro più resistente. Finchè non sentiamo che si forma un clima

Andare per gradi: se il partner diventa impaziente potrebbe essere l’occasione per capire con chi abbiamo a che fare di accettazione sull’argomento non c’è bisogno di aver fretta e forzare i tempi. Se il partner dovesse diventare impaziente tanto meglio, abbiamo un’opportunità in più per capire con chi abbiamo veramente a che fare.

3

Andare per gradi significa anche cominciare a presentarlo fuori da qualsiasi ambiente domestico o conosciuto, in un ristorante nuovo che piaccia molto ai figli è l’ideale. Il passo successivo è quello di invitarlo in casa per qualcosa di veloce, come farlo salire per un bicchiere d’acqua facendosi venire a prendere. Poi sarà il momento della cena in casa assieme e se siamo attenti a vedere il progressivo aumento di confidenza tra i figli e il partner il trasloco in casa avverrà quasi spontaneamente. Ma prima che questo accada, quando si è già instaurato un minimo di legame di confidenza con i figli, una buona mossa è quella di portare a pranzo fuori anche i nostri genitori e familiari, in modo che vedano che i nipoti empatizzano con il nuovo partner.

4 La migliore delle ipotesi è attendere che l’invito di volerlo in casa parta proprio dai nostri figli. Ed è importante che, una volta in casa, si rispettino all’inizio gli stessi equilibri e le stesse abitudini di sempre; questo favorirà l’inserimento del nuovo familiare senza creare fastidi secondari. Il principio con cui agire è “con calma ci si affeziona a chiunque”.

Tommaso Sacchini è educatore, coach, esperto di PNL (programmazione neuro linguistica) e si occupa di formazione. Collabora con Gengle da tre anni.

GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 27

Gengle Primo Piano

IL VALORE DEL CONTRIBUTO CHE RICEVI/VERSI È UGUALE A QUELLO STABILITO NEGLI ACCORDI??

SI NO

Contributo per i figli I rischi per chi non paga Avv. Saveria Ricci

34,4%

$

Il coniuge o il genitore che non paga il contributo al mantenimento del figlio puo’ andare incontro a conseguenze sia civili che penali.

65,6%

Sotto il primo profilo, il rischio è vedersi eseguire un pignoramento sullo stipendio oppure sui mobili di casa o su un immobile. L’altro genitore o coniuge potrà addirittura chiedere il sequestro cautelativo di un immobile.

In tutti questi casi, la conseguenza negativa sono le spese legali che l’inadempiente dovrà pagare all’altra parte. Ad esempio, anche su un ritardo di due mensilità, magari di 300 euro l’una, rischia di dover pagare il doppio del dovuto.

LE SPESE STRAORDINARIE COME SONO DIVISE?

1,04%

divise al 50% sono interamente a carico mio non sono ancora state stabilite

1,14% 2,38%

non riusciamo ad accordarci decidiamo volta per volta in base al tipo di spesa sono interamente a carico dell’altro genitore 60% - 40%

3,31%

70% - 30%

3,31% 3,73% 21,94%

Insomma, non pagare il contributo al mantenimento di un figlio è considerato molto grave dalla legge. Quanto detto vale ovviamente solo nel caso in cui ci sia stato un accordo ratificato in tribunale. L’accordo verbale non è sufficiente a rivendicare qualsivoglia contributo.

Saveria Ricci

63,15%

PAG. 28

Sotto il profilo penale, il mancato pagamento degli alimenti rappresenta un reato specifico. Recentemente, con l’art.

2 del D. Lgs. 01/03/2018, n. 21 è stato inserito nel codice penale l’art. 570 bis secondo cui “ Le pene previste dall’articolo 570 (reclusione fino a un anno o multa da centotré euro a milletrentadue euro) si applicano al coniuge che si sottrae all’obbligo di corresponsione di ogni tipologia di assegno dovuto in caso di scioglimento, di cessazione degli effetti civili o di nullità del matrimonio ovvero vìola gli obblighi di natura economica in materia di separazione dei coniugi e di affidamento condiviso dei figli”. Il genitore che non paga l’assegno potrà essere denunciato e condannato in un processo penale. Anche in questo caso, oltre alla condanna penale, rischiera’ di pagare ulteriori somme.

è un avvocato esperto in diritto di famiglia e nella difesa degli omosessuali e transessuali.

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GALEOTTO FU IL DIVORZIO DELL’EX MINISTRO Così la sentenza sul caso Grilli-Lowenstein cancella il mantenimento del tenore di vita precedente.

Un coro di proteste e grande attesa per un nuovo pronunciamento della cassazione di Eleonora Comparini

N

el maggio 2017 i supremi giudici hanno respinto il ricorso con il quale Lisa Lowenstein reclamava l’assegno di mantenimento dal marito (l’ex ministro Vittorio Grilli) già negatole con verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano nel 2014. “Il mantenimento del tenore di vita precedente il divorzio non è più un diritto”, stabilisce la sentenza 11504/17. “Tutto ruota proprio intorno a questo principio: quello della autoresponsabilità”, spiega l’avvocato Elena Onofrio. Per trent’anni, fino a maggio 2017, per le valutazioni si teneva in considerazione lo status della coppia durante il matrimonio, una visione superata (o almeno potrebbe esserlo fino ad un nuovo, attesissimo pronunciamento della Cassazione a sezioni unite). Per adesso la domanda che il giudice si pone è: dopo il divorzio riesci a restare in piedi da solo? Hai di che mantenerti? Sono stati indicati i seguenti criteri: redditi, cespiti patrimoniali, capacità di lavoro effettiva (in relazione all’età, al sesso e al contesto economico) e la disponibilità di una abitazione. Tutti questi parametri vengono analizzati insieme per valutare se c’è indipendenza economica”.

Cosa si intende per indipendenza economica?

I giudici di Milano hanno stabilito di utilizzare lo stesso criterio che viene seguito per il diritto ad avere o meno un avvocato d’ufficio: la soglia di reddito di mille euro al

mese. Quindi se il coniuge economicamente più debole guadagna almeno mille euro al mese e ha un tetto sopra la testa, non ha diritto all’assegno di divorzio anche se l’altro coniuge è miliardario. Giusto una fastidiosa controversia in caso di coniugi miliardari, ma una vera e propria rovina per le persone normali che magari non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena o a pianificare almeno una vacanza l’anno.

Se il coniuge economicamente più debole guadagna almeno mille euro al mese e ha un tetto sopra la testa, non ha diritto all’assegno di divorzio Aggiunge ancora l’avvocato Elena Onofrio: “Il concetto espresso dalla Cassazione è il superamento di quel rinvio a tempo indeterminato della dissoluzione dei vincoli economico/patrimoniali di un matrimonio, che di fatto è un ostacolo alla creazione di un nuovo nucleo familiare, in aperta violazione di quanto sancito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Quello che è successo negli ultimi sei mesi è che tutti i tribunali - non solo Milano e Roma, ma anche quelli minori - si sono adeguati al nuovo orientamento della Cassazione. Ciò dimostra che non si è trattato di una semplice virata data della

GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 29

Gengle Primo Piano

TIME LINE

giurisprudenza su un caso, ma che il terreno sociale era evidentemente pronto per questo cambiamento”.

L’impatto sulla vicenda Lario/Berlusconi I Berlusconi sono stati sposati molto a lungo e hanno sempre avuto un elevatissimo tenore di vita. Veronica Lario ha rinunciato alla carriera di attrice per dedicarsi al marito e ai figli. Ma la stessa Veronica Lario (all’anagrafe Miriam Bartolini) possiede un vero e proprio impero immobiliare donatole negli anni dal marito, case, ville e appartamenti in diverse città: Bologna, Milano, Porto Rotondo, ma anche Londra e New York. In fase di separazione fu stabilito un assegno che Silvio Berlusconi doveva corrispondere alla ex moglie di 1.400.000 euro al mese. Ad oggi la signora Lario non solo non riceverà più l’assegno ma dovrà anche restituire circa 60.000.000 di euro pari all’importo degli assegni già incassati.

1993

Lisa Lowenstein e Vittorio Grilli (ministro dell’Economia del governo Monti) si sposano, dal loro matrimonio non nascono figli.

2008

In fase di separazione vengono versati 2.000.000 di euro da Grilli alla Lowenstein per ripianare i debiti contratti da lei durante il matrimonio.

2013

I due divorziano

2014

La corte d’appello nega a Lisa Lowenstein l’assegno di mantenimento a vita da parte di Grilli

2017

I supremi giudici della Corte di Cassazione respingono il ricorso per il reclamo dell’assegno

Ma Veronica non si arrende A Veronica Lario rimane il ricorso in Cassazione, dove però la battaglia si preannuncia dura. Sono state diverse le pronunce che hanno confermato il valore della sentenza 11504, inclusa una della prima sezione (quella che l’aveva emessa) ma con composizione diversa, e una della sesta sezione che è composta da giudici provenienti da diverse sezioni. È difficile, quindi, che ci sia una sconfessione, che potrebbe aprire le porte al ricorso alle sezioni unite.

Ma le cose, come si è detto, potrebbero cambiare ancora. Fra l’altro un gruppo di parlamentari della scorsa legislatura ha presentato un progetto di legge contestando il criterio “mille euro al mese” varato dai giudici di Milano.

I CASI SIMBOLO 2015

2014

2014

2007

1,6MILIONI AL MESE

15,000 € AL MESE

55,000 € AL MESE

12,000 € AL MESE

Lario Berlusconi

D’alessio Barbato

Pirlo Roversi

Baudo Ricciarelli

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Gengle Primo Piano

Studio legale Aprile & Foti

CONTRO

PRO Il matrimonio non può essere un affare

Non si può stabilire una regola uguale per tutti

Il matrimonio è “un atto di libertà e di autoresponsabilità” e in quanto tale non può essere un ”affare”, un legame che diviene eterno solo per il portafogli. Con la sentenza 11504/17, la Suprema Corte restituisce al matrimonio la sua vera essenza, quella di una scelta esistenziale incondizionata, libera e consapevole, scardinando definitivamente un retaggio culturale difficile a morire: il matrimonio come sistemazione definitiva per la vita.

Non si può decidere per legge cosa è giusto e cosa è sbagliato nel modo in cui divorzia una coppia. Veronica Lario chiede un assegno di un milione e passa al mese oltre alle ville e a tutto il resto? In questo caso il principio del “mantenimento del tenore di vita precedente” fa quantomeno sorridere. La velina trentenne sposa il riccone e dopo due anni di matrimonio e neanche un figlio chiede il divorzio e il relativo assegno di qualche migliaia di euro al mese? No, signora, due anni di accudimento intensivo al marito non bastano a maturare un vitalizio.

È una sentenza dal contenuto rivoluzionario, simbolo di un cambiamento culturale e sociale alla quale va il merito di riconoscere, per la prima volta, la vera parità dei generi. Con una svolta epocale, la Corte lega il diritto al mantenimento in divorzio al presupposto della non autosufficienza economica del coniuge più debole, ritenendo non più attuale, nell’ambito dei mutamenti economico-sociali, il parametro del tenore di vita goduto durante il matrimonio. Il rapporto matrimoniale si estingue non solo sul piano personale ma anche economico-patrimoniale e il coniuge ritorna “persona singola” nel significato pieno del termine.

Una rivoluzione, quella della Cassazione, che dovrebbe portare dunque ad uno stop improvviso a tutti i casi in cui il coniuge economicamente più debole, anche se già in grado di provvedere al proprio sostentamento giornaliero, beneficia di un assegno che, di fatto, finisce per divenire una sorta di mantenimento a vita.

Questa sentenza non è una legge e non è retroattiva, ma è senza dubbio il pungolo, lo sprone delle tantissime richieste presentate oggi nei tribunali atte a rinegoziare le condizioni di divorzio e porre fine a tutte quelle situazioni di indebito arricchimento alle spalle dell’ex coniuge.

degli Avv. Paola Foti e Avv. Erica Aprile

Ma mettiamoci nei panni di una qualsiasi Maria Rossi che magari ha più di 50 anni, che in virtù della sua dedizione alla famiglia e al marito ha fatto solo qualche lavoretto, che fino a ora ha campato dignitosamente grazie ai duemila euro incassati mensilmente fra lei e il marito, ecco, che facciamo, cassiamo il principio del tenore di vita a cuor leggero? Possiamo limitarci ad applicare il criterio dell’autosufficienza (stabilita in mille euro al mese) se a mala pena ci arriva e se con quella cifra, vivendo per esempio a Milano, arriva fino a metà anno? E chi sta dietro ai suoi figli ancora adolescenti? Ma soprattutto, troverà un lavoro alla sua età? Due estremi, certo. Ma che proprio per questo fanno capire quanto sia difficile creare un criterio uguale per tutti e rinunciare a chiedere ai giudici di decidere caso per caso.

Rischiamo altrimenti di farci deviare dalle paillettes dei grandi divorzi sganciandoci dalla realtà in cui viviamo. Prendiamo un dato, uno soltanto: solo nel 13,7 per cento dei divorzi viene attivato l’assegno di mantenimento per la moglie. E sapete qual è la cifra media? 500 euro. Il 60 per cento degli assegni arrivano al massimo a 400 mensili. Ripartiamo dalla vita vera, non dai rotocalchi. La rivoluzione sarebbe quella di cucire misure giuste per ogni famiglia che si spezza. Evitando rendite parassitarie ma anche di mandare sul lastrico donne già sull’orlo di una crisi (e non solo di nervi).

di Geraldina Fiechter

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ADDIO?

Dalla Germania agli Stati Uniti: leggi e regole per separarsi o divorziare nei principali paesi occidentali

DIPENDE DA DOVE LO DICI... di Beatrice Botticelli

I

n Belgio il 71% dei matrimoni finisce con un divorzio. L’Italia si attesta al 25% (ma c’è un perché: buona parte delle coppie si ferma alla separazione legale, che nel nostro paese è il passo intermedio e obbligatorio). In mezzo, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Repubblica Ceca e Ungheria, con un tasso di divorzio sopra il 60%; sotto il 50% Germania, Svezia, Finlandia. Numeri diversi per le coppie che decidono di interrompere la loro unione, legate a motivi culturali, ma anche alla diversa legislazione in materia. «In Europa – spiega l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti - esistono vari diritti di famiglia. Il progetto è quello di arrivare a un unico codice del diritto di famiglia europeo per favorire la creazione di una normativa omogenea e uguale per tutti i cittadini. Purtroppo oggi così non è e spesso quando ci si imbatte in matrimoni misti – cioè tra cittadini di diversi paesi europei - sorge il problema dell’individuazione del giudice competente e di quale sia la scelta della procedura necessaria». In Italia è necessario passare dalla separazione per giungere al divorzio, mentre in Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Romania la separazione è facoltativa e la procedura è più snella di quella italiana, con le udienze fissate in tempi piuttosto rapidi: si può arrivare a ottenere il divorzio anche in 3 mesi.

«In tutto il mondo esistono i conflitti di coppia – spiega Gassani - ma in alcuni paesi i magistrati sono molto attenti ad attenuare la situazione di grave crisi che si è creata in famiglia con l’ausilio di mediatori o psicologi

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esperti, con l’obiettivo di arrivare a un accordo ed evitare inutili conflitti. All’estero, inoltre, è possibile fare i patti prematrimoniali, che servono a stabilite regole certe in caso di divorzio in modo da non ingolfare i tribunali ed evitare sorprese. In gran parte dei paesi europei l’assegno divorzile sta scomparendo e per questo i patti pre matrimoniali sono molto importanti». Ecco quindi, una piccola mappa sulle regole di separazione in altri paesi.

Il nostro Paese è l’unico (insieme a Polonia, Irlanda del Nord e Malta) in cui vi sia l’obbligo di sostenere due cause, una di separazione e una di divorzio, incrementando così tempi e costi. Il divorzio, anche consensuale, si può richiedere dopo tre anni da quando il tribunale stabilisce ufficialmente la separazione. I tempi si allungano in caso di divorzio giudiziale, ovvero quando non c’è consenso delle parti. Tuttavia, dal 2015, è possibile avvalersi del cosiddetto divorzio breve, che consente di richiedere lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio dopo 6 o 12 mesi in caso, rispettivamente, di separazione consensuale o giudiziale, a prescindere dalla presenza o meno di figli all’interno della coppia. Il divorzio giudiziale avviene davanti al giudice con una causa vera e propria, mentre il divorzio consensuale può avvenire in Comune, con un atto firmato davanti ai

ITALIA

Gengle Primo Piano

rispettivi avvocati o in tribunale. Il divorzio cancella definitivamente tutti i legami tra i coniugi incluso l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento. Se però uno dei due non è in grado di mantenersi da solo e di trovare un’altra occupazione, ha diritto all’assegno di divorzio che punta a garantire l’indipendenza economica.

In Germania non esiste il procedimento per separazione e il diritto tedesco conosce quale unico motivo di divorzio il fallimento del matrimonio. Assente quindi il divorzio per colpa di un coniuge. Alla domanda di divorzio consensuale deve precedere almeno un anno di separazione di fatto; in mancanza del consenso, il coniuge deve attendere un altro anno. Durante la separazione il giudice, su richiesta di una parte, può decidere circa il mantenimento dovuto dall’altra, l’affidamento dei figli o l’attribuzione della casa comune. Particolarità tedesca è il conguaglio delle aspettative pensionistiche: prima di decidere sul divorzio, il giudice dispone circa la divisione dei diritti alle pensioni di entrambi i coniugi maturate durante il periodo di matrimonio: il coniuge che ha aspettative pensionistiche più alte deve cedere all’altra parte la metà della differenza. Il genitore che guadagna è tenuto a corrispondere gli alimenti per i figli mentre il coniuge ha diritto agli alimenti solo in alcuni casi, come l’impossibilità di svolgere attività lavorativa perché si occupa di un figlio, perché affetto da malattia o per altri motivi gravi, se segue studi o percorsi formativi per compensare svantaggi legati al matrimonio, o se il reddito è insufficiente per il sostentamento.

GERMANIA

È possibile ottenere il divorzio in via consensuale o giudiziale.

Il primo presuppone l’accordo di entrambi i coniugi e, in principio, la prestazione degli alimenti a favore del coniuge che ne ha bisogno, l’esercizio della potestà genitoriale sui figli minori e la destinazione della casa familiare. La domanda di divorzio giudiziale viene invece presentata al giudice da un coniuge contro l’altro ed è basata su fatti accertati che provano l’irreparabile rottura del matrimonio. Tra le cause di divorzio giudiziale: la separazione di fatto per un anno intero; l’alterazione delle facoltà mentali dell’altro coniuge; l’assenza di uno dei coniugi per un periodo non inferiore a un anno; qualsiasi altro

fatto che dimostri l’irrimediabile rottura del matrimonio. Dopo il divorzio nessun coniuge può ricevere più di quanto avrebbe ricevuto se il matrimonio fosse stato regolato secondo il regime patrimoniale di comunione dei beni e si perdono tutti i benefici ricevuti o ancora da ricevere dall’altro coniuge in virtù del matrimonio o in considerazione dello stato di persona coniugata. Il donante può disporre che il beneficio sia trasferito ai figli della coppia. L’affidamento dei figli, gli alimenti loro dovuti e il modo di prestarli sono regolati da un accordo tra i genitori.

Qui divorzio è immediato in caso di adulterio o quando un coniuge ha tenuto un comportamento tale da non permettere la continuazione del rapporto. Altrimenti il periodo per il quale bisogna dimostrare di aver vissuto separati è di due anni, se il divorzio è chiesto di comune accordo, e cinque anni se non c’è consensualità. La separazione comunque non deve essere pronunciata da un giudice, come succede invece in Italia. Dall’autunno dello scorso anno è stato introdotto il divorzio digitale che consente di smaltire velocemente le domande. Il ministero della Giustizia inglese ha avviato la sperimentazione a Nottingham: basta compilare un modulo online in cui si dichiara come si vogliono regolare gli aspetti del post matrimonio, inviarli in tribunale e ingaggiare un avvocato per concludere la pratica. Si calcola che, nel Regno Unito, il servizio farà risparmiare 250 milioni di sterline ai tribunali che si troveranno così a dover smaltire un carico di lavoro molto minore. Questa formula può essere utilizzata solo da chi sceglie la separazione consensuale, negli altri casi è necessario presentarsi davanti a un giudice.

UK

PORTOGALLO

Anche in Romania il divorzio è diretto. Nessuna fase preventiva anche in altri paesi dell’Est Europa come Estonia, Serbia e Croazia. In Lituania invece il matrimonio può essere sciolto per comune consenso dei coniugi, trascorso più di un anno dalla celebrazione, e se i coniugi abbiano concluso una convenzione di divorzio (divisione del patrimonio, mantenimento dei figli, ecc.). Può essere ottenuto con una procedura semplificata, su istanza presentata da uno dei due, se questi vivono separati da oltre un anno o se uno dei coniugi è stato dichiarato legalmente incapace o irreperibile con decisione giudiziaria. O ancora se sta

EST EUROPA

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Gengle Primo Piano

scontando una pena detentiva di durata superiore a un anno. Le modalità di divisione del patrimonio coniugale dipendono dal regime patrimoniale, che può essere stabilito per legge o con una convenzione: in mancanza di quest’ultima, il patrimonio è soggetto al regime di comunione legale. Con la sentenza di divorzio il tribunale dispone anche l’attribuzione degli alimenti all’ex: i coniugi non hanno diritto agli alimenti se il loro patrimonio o reddito è sufficiente per il loro sostentamento.

Il sistema spagnolo prevede che la richiesta del divorzio possa essere fatta trascorsi tre mesi dal matrimonio. Può essere richiesto da entrambi i coniugi, da uno di loro con il consenso dell’altro (divorzio di comune accordo) o unilateralmente (situazione di divorzio polemico). Insieme alla richiesta di separazione, deve essere presentata una proposta di accordo regolamentare che consente di stabilire i rapporti dei coniugi dopo la separazione, l’annullamento o il divorzio: si può concordare la pensione da pagare, a chi saranno affidati i bambini, il regime di visita, chi continuerà a godere della casa di famiglia.

Anche in caso di divorzio conflittuale la richiesta può essere presentata da uno dei coniugi, a condizione che siano trascorsi almeno tre mesi dal matrimonio. Le misure proposte o gli effetti del divorzio proposti dal coniuge reclamante saranno presentati con la domanda e, prima di presentare la richiesta di divorzio, è possibile domandare che il giudice stabilisca una serie di misure provvisorie. Se ci sono minori, il giudice chiederà un rapporto alla Procura della Repubblica, ascolterà i figli se hanno ‘giudizio sufficientè e, in ogni caso, se hanno più di 12 anni, avvierà una procedura che sarà fatta in privato e nel rispetto del diritto alla privacy e la riservatezza del bambino. Dopo il divorzio si scioglie il regime economico del matrimonio: si annullano i diritti ereditari tra i coniugi.

SPAGNA

In Francia il divorzio può essere ottenuto immediatamente se c’è il consenso di entrambi i coniugi. Se non vi è accordo, scatta dopo un lungo periodo di separazione di fatto oppure sulla base della prova di una colpa da parte di un coniuge (generalmente l’adulterio). In caso di divorzio consensuale la coppia presenta congiuntamente una conven-

FRANCIA

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zione che ne regola le conseguenze (patria potestà e affidamento dei figli, liquidazione degli interessi patrimoniali e divisione dei beni, alimenti, prestazione compensatoria). Il giudice omologa la convenzione e pronuncia la sentenza di divorzio. Nel caso di divorzio per alterazione definitiva del legame coniugale è possibile procedere dopo due anni di separazione legale (pronunciata dal giudice) ed è ammessa anche la richiesta unilaterale da uno solo dei coniugi. Infine, il divorzio per colpa nei casi di violazione grave dei doveri e degli obblighi matrimoniali: la vittima, anche prima dell’avvio della procedura di divorzio, può chiedere al giudice per gli affari familiari di deliberare sulla separazione delle residenze e sull’assegnazione dell’abitazione coniugale.

La situazione negli Stati Uniti varia in base allo Stato di residenza: alcuni non contemplano alcuna attesa, altri hanno tempi lunghi fino a due anni.

Nello Stato di New York, ad esempio, si può divorziare dimostrando uno dei seguenti motivi: trattamento inumano e crudele, abbandono da almeno un anno, reclusione da almeno tre anni, separazione da almeno un anno, rottura irrimediabile del rapporto da almeno sei mesi. Il divorzio può essere chiesto in qualunque Stato ove uno dei coniugi è residente. Negli Stati Uniti esiste inoltre la possibilità di stipulare un accordo prematrimoniale che definisce, prima del matrimonio appunto, le conseguenze di un’eventuale crisi. Negli Usa, come in tutti paesi di Common Law (America, Gran Bretagna e Australia) esiste il “clean break”, ovvero la “rottura netta”: una modalità grazie alla quale il divorzio viene sempre liquidato in un atto unico, pagando una somma una tantum e rescindendo in breve ogni legame con l’ex coniuge.

USA

Qui le procedure sono ancora più semplificate. In Svezia, se i coniugi sono d’accordo, il divorzio viene pronunciato immediatamente; se la richiesta arriva da una parte sola è necessario attendere sei mesi.

Ancora più libera la Finlandia dove il divorzio è immediato anche su richiesta del singolo coniuge. La Danimarca ha da poco cambiato le regole per le coppie con figli Dovranno osservare un “periodo di riflessione” di tre mesi, durante il quale sarà offerta una consulenza matrimoniale gratuita.

NORD EUROPA

Gengle Primo Piano

LASCIARSI A

NEWYORK di Eugenio Scola

G

iulia Checcacci è una giovanissima e brillante avvocatessa fiorentina si occupa di diritto penale in un importante studio internazionale a New York. Le chiediamo:

Cosa pensa del sistema giudiziario americano rispetto a quello italiano?

Si tratta di due sistemi completamente diversi e difficilmente comparabili. Sicuramente il sistema americano si caratterizza per un approccio molto pragmatico, che predilige spesso la sostanza rispetto alla forma. Una giustizia molto ancorata al caso concreto, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Ci può dare qualche sintetico cenno sull’iter per la separazione e il divorzio a New York?

Fino a non molti anni fa, lo Stato di New York era uno dei pochi Stati in cui il divorzio era previsto soltanto per colpa di uno dei coniugi. Dal 2010, la legislazione è cambiata ed oggi si può ottenere lo scioglimento del matrimonio anche consensualmente e senza che uno dei due coniugi se ne assuma la responsabilità. Più nello specifico, il divorzio si può ottenere con addebito in caso di trattamenti crudeli e inumani, di abbandono per più di un anno, di reclusione per più di 3 anni, o per adulterio. Altrimenti, può essere chiesto senza addebito nel caso in cui i coniugi dichiarino che la loro unione è terminata in maniera irrevocabile da oltre sei mesi.

Dalla separazione al divorzio, quale è il procedimento?

Dopo la separazione, gli ex coniugi possono chiedere il divorzio dopo un anno dal provvedimento giudiziale che ha approvato la separazione o dall’accordo consensuale delle parti, purché durante quel tempo non abbiano convissuto.

Le tempistiche per ottenere il divorzio variano molto da caso a caso: se non ci sono particolari complicazioni e le parti raggiungono un accordo su tutti i termini della separazione, il divorzio può anche essere ottenuto nell’arco di qualche mese.

C’è un orientamento generale per la gestione dei beni, l’affidamento e i contributi per i figli?

Le parti possono mettersi d’accordo sulla gestione dei beni, la custodia dei figli e il mantenimento. Qualora non si raggiunga un accordo, sarà il giudice a decidere.

In questo caso, esistono delle linee guida che contengono delle formule basate sul reddito delle parti per calcolare l’ammontare dovuto sia per il mantenimento dei figli sia dell’altro coniuge.

Il mantenimento dell’altro coniuge, peraltro, solo in casi eccezionali viene garantito a vita (ad esempio in caso di infermità mentale o incapacità fisica a lavorare): normalmente viene previsto soltanto per un determinato arco temporale idoneo a permettere all’altra parte di trovare una nuova fonte di sostentamento.

GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 35

Gengle Intervista

IL SIGNORE DEI DIVORZI Parla Gian Ettore Gassani, presidente degli avvocati matrimonialisti italiani di Giuliana Carosi

PAG. 36

Gengle Intervista

D

ai separati in casa a chi si separa per finta, dai matrimoni fast food alle storie che finiscono per noia, prima ancora per infedeltà. Il matrimonio in Italia sta cambiando. Cosi come stanno cambiando le dinamiche alla base dei rapporti e il modo di affrontare la fine di un progetto di vita. I social media e le chat sono solo uno dei tanti contesti che spesso mettono a dura prova un matrimonio: sullo sfondo ci sono sempre di più unioni fragili e, dunque, meno durature. È il sintomo di una società che sta cambiando oppure sono le coppie ad avere più difficoltà rispetto a prima a mantenere salde le proprie unioni? Ma soprattutto cosa c’è dietro il fenomeno delle coppie “felici ma scontente”?

Lo abbiamo chiesto a Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani.

Avvocato Gassani, come sta cambiando il matrimonio in Italia?

Aumentano i matrimoni ma ancora di più i divorzi. Secondo i dati Istat nel 2015 i matrimoni riprendono a crescere passando dai 189.765 dell’anno precedente a 194.377. A livello internazionale l’Italia risulta comunque essere sempre uno dei paesi con la nuzialità più bassa: soltanto Portogallo e Slovenia hanno un quoziente inferiore. Sul fronte delle separazioni si passa dalle 89.303 del 2014 a 91.706 del 2015 mentre per i divorzi l’aumento è decisamente più marcato: da 52.355 salgono a 82.469, un’impennata dovuta soprattutto all’entrata in vigore a metà 2015 del “divorzio breve”. Al di là dei freddi numeri, ciò che sta davvero cambiando in realtà è la dinamica che anima i rapporti: oggi i matrimoni fast food sono all’ordine del giorno. Avvengono velocemente e finiscono ancora prima.

Ci si separa sempre perché finisce l’amore?

No, assolutamente. Diciamo che le cause di separazione possono essere le più disparate: c’è la motivazione più terribile, che è quella legata alla violenza. Ma c’è anche addirittura che si finge di separarsi per evadere il fisco o non pagare le tasse. Ci si separa spessissimo a causa della noia, che è diventata la ragione principale delle divisioni attuali, ancor prima dei tradimenti. Oggi le tentazioni sono molte e diverse rispetto al passato: ci sono i social, c’è Whatsapp. Le dinamiche sono cambiate, i rapporti anche così come le modalità e le ragioni per le quali ci si separa. Ma posso dire che non lo si fa mai a cuor leggero.

Secondo lei perché?

Una separazione è una forma di lutto che va elaborata.

Ho conosciuto tanti cuori spezzati nella mia carriera di avvocato, ho toccato il dramma di famiglie distrutte e di

uomini e donne in lacrime. Perché in realtà non è solo l’amore a morire ma anche un progetto di vita insieme. Noi avvocati sappiamo bene quanto sia difficile per un coniuge che ama essere lasciato: e non importa se quell’amore finisce con una separazione consensuale o giudiziale perché ci sarà sempre colui che, per primo, ha preso la decisione e l’altro che in qualche modo ha dovuto accettarla. Ma la cosa peggiore, a mio avviso, è un’altra. Ciò che mi rattrista davvero è questo rinnegarsi a vicenda, maledire i momenti passati insieme, caricarsi di odio verso l’altro.

Quindi, avvocato, secondo lei non è utile protrarre una situazione già compromessa.

Assolutamente no. Non voglio generalizzare perché ogni situazione è a sé, però credo che riscaldare la minestra e protrarre nel tempo un rapporto ormai logorato non porti alcun vantaggio a nessuno. Dovremmo imparare, invece, per quanto possa essere difficile imparare a fare l’eutanasia all’amore quando abbiamo la certezza che sia diventato un malato terminale e guardare avanti senza coltivare sentimenti negativi verso l’ex coniuge.

So che in molti casi è complicatissimo, ci sono storie surreali. Ma bisognerebbe evitare a se stessi e ai propri figli questi stress. A mio avviso, il peggior modo di dirsi addio è non dirselo in tempo.

Eppure in Italia il fenomeno dei “separati in casa”, coppie felici all’esterno ma di fatto estremamente scontente, sta assumendo dimensioni importanti. Di che numeri parliamo?

Numeri definitivi è impossibile darli, proprio perché si tratta di un fenomeno “sommerso”, non alla luce del sole. Quello che posso dire, sulla base delle stime a disposizione dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani che ho l’onore di presiedere, è che almeno una coppia su cinque in Italia è coinvolta. Un esercito di coppie infelici invisibili che sono purtroppo lo specchio dei tempi che stiamo vivendo.

Quali sono a suo avviso le cause?

I motivi sono più disparati. Il primo, sicuramente è di tipo economico. Separarsi costa, non solo in termini di assegni di mantenimento. Anche se oggi è venuto meno il principio del mantenimento in base al tenore di vita, è comunque un dato di fatto che le separazioni hanno un costo insostenibile per molti. Nel 50% dei casi di separazione o divorzio, la dissoluzione del nucleo familiare porta a situazioni di difficoltà economica, soprattutto se ci sono figli minorenni da mantenere. Il fatto che la Cassazione abbia rivoluzionato i criteri per

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Gengle Intervista

quantificare l’assegno di mantenimento, eliminando di fatto il diritto di conservare il tenore di vita goduto durante il matrimonio sicuramente aiuta ma comunque le difficoltà permangono. Oltre a ciò, chiaramente, ci sono cause che riguardano altri fattori: l’incapacità di affrontare l’iter della separazione, il dolore per i propri figli, il fatto di dover rivoluzionare la propria vita e abbandonare una situazione di stasi che, se anche non rende felici, comunque per alcune coppie è comunque la soluzione migliore rispetto al terremoto emotivo ed economico creato dalla separazione. Sono tutte motivazioni assolutamente comprensibili.

Insomma, avvocato, separarsi oggi è quasi un lusso.

Si, esattamente. C’è anche da dire che la mancanza di reti di protezione adeguate, così come il contesto sociale ed economico del nostro Paese, non aiutano. Separarsi è sempre difficile, anche quando c’è l’accordo di entrambi e le paure sono le stesse per tutti: è un momento doloroso, spesso avvertito come il fallimento di un progetto di vita, quando ci sono figli poi questo dolore viene amplificato, c’è poi l’incognita del cosa sarà.

Oltre a ciò, c’è poi la difficoltà del riprogrammare la propria vita: i consumi per la singola persona sono paradossalmente più alti di quelli per una famiglia. Per non parlare poi della precarietà nella quale moltissimi lavoratori sono costretti a vivere. Capisco, quindi, la difficoltà nel dover prendere decisioni in tal senso.

Quali rischi si nascondono dietro una crisi di coppia che non sfocia in una separazione?

La famiglia in fase patologica produce più morti della criminalità. L’esasperazione verso una vita che non soddisfa più, il senso di impotenza rispetto ad un cambiamento che è sempre un trauma, e le conseguenze che ne derivano soprattutto per i figli, possono portare a rischi enormi.

C’è poi il dramma di chi- soprattutto gli uomini – non vuole essere lasciato. Basti pensare che ogni due giorni in Italia una donna viene assassinata, la maggior parte delle volte perché il marito, semplicemente, non accetta di essere lasciato. Abbiamo abrogato il delitto d’onore dalla legislazione ma non dalla testa degli italiani.

Lei ha scritto quattro libri. L’ultimo “C’eravamo tanto armati”, narra storie di vita vissuta che hanno come protagoniste famiglie comuni. C’è una storia che le è rimasta particolarmente impressa?

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Ce ne sono tante, da quelle più note come la storia di Giorgio Ceccarelli o quella di Mina Welby, a quelle meno note ma che però coinvolgono più famiglie di quante possiamo pensare. Ricordo la storia di un uomo che si rivolse a me perché la moglie aveva tenuto con sé i figli in Romania e non voleva più portarli in Italia.

La donna, rumena, voleva trasferirsi a Bucarest ma il marito si era opposto per questioni lavorative ed economiche, ma dopo un viaggio con i figli in Romania la donna non era più tornata tenendo con sé i figli. Fu una vera e propria battaglia che si concluse con la decisione da parte della Corte di Appello di Bucarest del rientro dei bambini in Italia. Avevo assistito a fatti e situazioni che mai avrei pensato possibili: una storia che mi ha segnato moltissimo. Per molti giorni portai addosso l’adrenalina che avevo accumulato per quella causa: qualunque cosa accadrà nella mia vita ricorderò che, almeno una volta, sono riuscito ad onorare la toga che indosso. E un giorno, magari, quando saranno grandi, rivedrò quei bambini e li abbraccerò perché un po’ è come se fossero anche figli miei.

C’è un fenomeno del quale bisognerebbe occuparsi nell’immediato?

Ce ne sono diversi. Ma uno, per numeri ed estensione, mi sembra meritevole di attenzione. Parlo delle famiglie allargate. Secondo l’Istat in Italia sono circa 800mila, tra sposate e conviventi. Dal 1974 ad oggi sei milioni di persone hanno scelto di separarsi e divorziare e il tracollo significativo del matrimonio italiano non poteva che determinare la nascita di nuovi schemi familiari. Oggi, a differenza del passato, il fenomeno dei nuovi genitori è una realtà significativa ed inevitabile perché a chiunque deve essere garantito il diritto a ricostruirsi una propria vita.

Il problema non sono le famiglie allargate quanto, piuttosto, l’inadeguatezza di molti genitori che la impongono ai figli senza fare i conti con i loro sottili equilibri psicologici. Uno dei crucci maggiori in fase di separazione è proprio questo: accettare e far accettare ai propri figli la presenza dell’ “altro genitore”. Qui sta la delicatezza e l’intelligenza dei coniugi. Ricordo il caso di una madre che pur di impedire al padre di vedere i propri figli nel fine settimana che gli spettava di dovere, aveva fatto ricorso al mezzuccio del certificato medico falso. Ebbene, dopo mesi di contrasti e denunce, non fu il Giudice a sbloccare la situazione ma il convivente della donna che, stanco di essere complice di quelle bassezze, strappò il certificato medico e decise di accompagnare lui stesso i bambini dal padre.

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IL MIO VIAGGIO UNA VITA

confidential

La testimonianza di un figlio diviso fra i silenzi dei genitori di Alan William

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ono in treno, la mia mamma abita a Pisa mio papà a Treviso, da quando ho 4 anni la mia vita è divisa fra queste due città, ho pochi amici in entrambe, in compenso conosco quasi tutti i controllori del treno che ormai da 6 anni mi porta in su e in giù per l’Italia. Ho una carta punti che mi permette di fare un viaggio gratis ogni 10, e i viaggi omaggio non so perché me li godo molto di più. Prima quando ero piccolo non andavo in treno, i miei genitori si trovavano a metà strada, a Bologna o a Verona, talvolta

Con la mia valigina percorrevo il sottoPassaggio dell’autostrada con la mamma ad un capo e il papà dall’altro ci trovavamo in autostrada, uno da un lato uno dall’altro, io Passavo sotto al sottoPassaggio che c’è sotto ai caselli, lo sapete che sotto ai caselli c’è un sottoPassaggio proprio come quello della metro? Solo che è angusto e umido. Con la mia valigina lo percorrevo in un senso o nell’altro, con la mamma ad un capo e il papà all’altro. A volte facevo finta di essere una spia che doveva consegnare dei documenti molto importanti. I miei non si sono parlati per tanti anni,

quindi non era possibile uno “scambio” del pacco (cioè io) in modo più civile. Io a dire il vero non ho mai capito cosa abbia scatenato questo mutismo selettivo nei miei genitori, sono diventati reciprocamente un argomento tabù, le uniche comunicazioni che ricevevo riguardo all’altro riguardavano le date del mio prelievo e della riconsegna. Mio papà nel primo tratto dei nostri viaggi in auto era sempre un po’ imbarazzato, cercava di parlare a tutti i costi, di informarsi, di sapere come andasse la mia vita. La mia mamma al ritorno mi faceva il terzo grado per sapere cosa avevo fatto e se ero stato bene, per cui preferivo decisamente i viaggi in treno.

Ora sia sta avvicinando il Natale e ci sarà come sempre la lotta per chi lo Passa insieme a me, chi la vigilia e chi Capodanno e non dimentichiamo la Befana. Ho 16 anni, della Befana non me ne frega più un cavolo. Eppure ogni anno la stessa storia. Vengo sballottato fra una casa e l’altra senza che nessuno mi chieda cosa voglio fare, e poi finisce che la mia mamma con la voce accondiscendente e gli occhi già pieni di lacrime mi dirà che il Natale lo Passerò da papà e lei starà con la nonna. Penso sempre che non sia giusto che uno dei due debba rinunciare a me, ma sono uno e non mi posso sdoppiare. Penso che fra due anni, appena avrò 18 anni, vorrò Passare le feste da qualche amico, né con mia mamma né con mio papà così da non fare torto a nessuno, nemmeno a me stesso.

MI HANNO DETTO CHE NULLA SAREBBE CAMBIATO E CHE MI AVREBBERO SEMPRE AMATO ALLO STESSO MODO GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 41

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In tutta questa guerra che va avanti da anni mi fa particolarmente tenerezza vedere crescendo che i miei due ‘vecchi’ stanno regredendo, e mentre io applico quello che loro mi hanno sempre predicato, dal “non litigare, ma cerca un confronto”, a “non uscire mai da una stanza portando rancore a qualcuno”, “non parlare male degli altri” e tutte queste menate qua, loro stanno pian piano regredendo, è come se non credessero più in tutto quello che mi hanno insegnato. Quando i miei si sono separati mi hanno detto che nulla sarebbe cambiato, e che mi avrebbero sempre amato allo stesso modo. Ma è cambiato tutto per me, non certo nel loro

Ora loro stanno pian piano regredendo, è come se non credessero più in tutto quello che mi hanno insegnato amore, ma la mia vita, o meglio la mia non vita, quella sì.

A me pesa non avere amici, pesa il fatto che quando sono da papà dobbiamo per forza fare qualcosa per farlo sentire il padre dell’anno, mentre quando sono dalla mamma devo fare tutto con lei perché ovviamente non può essere da meno. Io in realtà vorrei stare al parco con i miei amici a non far nulla o solo chiacchierare, vorrei semplicemente essere me stesso, poter frequentare una squadra di basket.

Con il fatto che sono un pendolare di professione ho anche dovuto abbandonare lo sport, e poi mi dicevano di stare tranquillo perché non sarebbe cambiato nulla!

Io vorrei dirglielo che per me è cambiato tutto e vorrei anche dirgli che rivoglio la mia infanzia, voglio gli amici, voglio lo sport e voglio andare ai pigiama party dei miei amici. Lo so che mi amano, però non è standomi così addosso che me lo dimostrano. Ma come si può dire ad un genitore una cosa del genere? Tocca crescere velocemente, tocca rimboccarsi le maniche e arrivare a questi cavolo di 18 anni.

Farmi una vita mia, lontano da questa follia chiamata casa.

L’ESPERTO

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uesto articolo racconta molto bene il vissuto di un ragazzo i cui genitori si sono separati a livello giuridico ma non ancora a livello psichico. I genitori non comunicano, intrappolati in un conflitto che la separazione non ha risolto, il figlio è l’unico ponte che li collega. Quel “sottoPassaggio angusto e umido” è metafora di lui e della sua posizione altrettanto scomoda. La sua identità è sospesa, l’eterno viaggio rappresenta l’attesa di giungere a una meta che non arriva mai: la ricomposizione di un’ereditarietà familiare interna al proprio sé. Se madre e padre sono “reciprocamente un argomento tabù”, il figlio non può integrare parti di sé che sono prodotte dalla relazione con la madre e altre prodotte dalla relazione con il padre, compromettendo così il proprio senso di continuità ed appartenenza. L’io di questo ragazzo non trova spazio, intrappolato in un conflitto di lealtà per cui non può fare torto a nessuno, nemmeno a sé stesso, in quanto padre e madre sono parte di sé. Prima di dare spazio ai propri

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Quando il figlio fa da ponte di Serena Corbelli bisogni e desideri, diventa prioritario colmare le insicurezze dei genitori, che egli avverte minacciati dal suo rapporto con l’altro genitore, da qui la necessità di far sentire il padre “il padre dell’anno” e non far sentire “la madre da meno”.

Concludo sottolineando la necessità dell’intervento terapeutico in certi casi, per muovere vissuti, risorse e dinamiche relazionali, perché “la separazione coniugale, se di per sé rappresenta un rischio per il bambino, non sempre e non necessariamente comporta un danno; quindi la possibilità che evolva un danno dall’esperienza di separazione è legato alla capacità dei genitori di riconoscersi l’un l’altro nella loro funzione genitoriale e nel permettere al figlio di avere accesso all’altro genitore”(cit. Giancarlo Francini).

Serena Corbelli è una psicologa del centro Co.Me.Te

Gengle GengleFigli Figli

LE DOMANDE CHE NON TI HO FATTO di Roberta Paolini

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uando i genitori si separano la testa dei figli è talmente piena e affastellata di paure, dubbi, domande sulla situazione che stanno vivendo da non lasciare più spazi liberi per altri pensieri e per altre emozioni, anche semplicemente quelle del vivere quotidiano di un bambino o di un ragazzo.

Nonostante i silenzi e le difficoltà ad esprimersi, i figli hanno bisogno di ricevere spiegazioni per riuscire a dare un senso possibile a ciò che sta accadendo e a tutto il dolore che stanno provando. Eppure, spesso, di tutte le domande che affollano la mente di un figlio “in separazione” nessuna trova la strada per venire a galla: i figli appaiono chiusi come scrigni, non parlano, non raccontano, non chiedono.

Quali sono le domande che si aggrovigliano nella mente dei figli e che solo raramente o con grande sforzo troveranno la strada per uscire allo scoperto spiazzando i genitori?

1 È colpa mia?

Il senso di colpa Il senso di colpa è uno dei sentimenti che più spesso i bambini provano per la separazione dei genitori. Si sentono responsabili o addirittura colpevoli per quanto accade tra mamma e papà. Questo meccanismo è tra quelli che generano in loro più sofferenza. Per questo motivo è molto importante far capire ai figli che la separazione è una scelta degli adulti, che loro non hanno voce in capitolo e che “subiscono la decisione”: proprio questa affermazione li libera dal senso di colpa.

2 Perché mi mettete nel mezzo?

Il posto dei figli Capita spesso che i figli si sentano messi nel mezzo dello scontro e tirati da entrambi i genitori fino a divenire delle armi improprie nell’escalation conflittuale. Questa posizione scomoda, che può contribuire ad alimentare il senso di colpa per la separazione, è difficile da manifestare ma rivela il bisogno di bambini e ragazzi di rimanere, per quanto possibile, nella posizione di “figli” all’interno delle dinamiche relazionali della famiglia.

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3 Cambierò scuola?

L’approccio pratico In qualsiasi situazione i figli rivelano sempre anche il loro senso pratico. “Stiamo soffrendo tantissimo e i cambiamenti sono enormi per tutti, è vero, ma io sono un bambino e ho anche le mie esigenze: mi obbligherete anche a cambiare scuola? Dovrò farmi nuovi amici?

Dovrò cambiare squadra?”. È per questo che, per evitare ulteriore motivo di stress, la nuova organizzazione familiare deve cercare di stravolgere il meno possibile le abitudini quotidiane dei figli.

7 Ti risposerai?

L’incertezza sul futuro Le nuove relazioni familiari spaventano i figli in quanto i nuovi partner minacciano di prendere il posto di un genitore e addirittura di rubare l’amore per i figli nel cuore e nella mente del genitore separato. Così i bambini temono che si venga ad interrompere, oltre alla relazione tra la mamma ed il papà, anche la continuità dell’affetto dei genitori nei loro confronti.

4 Come farò a portarmi dietro tutto?

Ancora il senso pratico Sappiamo bene quanto le abitudini siano importanti per i bambini e quanto essi siano attaccati a certi rituali che si ripetono ogni giorno: avere il proprio pupazzo preferito, continuare un libro apPassionante appena iniziato, finire il gioco del momento lasciato a metà prima di andare a scuola. Lo spostamento tra una casa e un’altra complica questa routine e i figli sono preoccupati di non riuscire a ricordarsi tutto ciò che occorre loro nei giorni in cui vivranno nell’una o nell’altra casa.

5 Perché se ne è andato/a?

Non era buono/a?

Il diritto di amare entrambi Quando le storie finiscono portando con sé alti livelli di conflittualità, rancore, imposizione della separazione di un genitore sull’altro, può succedere che il figlio si senta abbandonato dal genitore che ha lasciato la casa e che in cuor suo si domandi se colui che è stato capace di generare tanta sofferenza in chi è rimasto possa essere un buon genitore.

In questi casi, imponendosi uno sforzo immane, è necessario riuscire a trasmettere al figlio il permesso di continuare ad amare anche l’altro genitore.

6 Un giorno tornerete insieme?

L’eterna speranza A dispetto della separazione già in corso, delle urla a cui hanno assistito, della presenza di nuovi compagni e nonostante tutte le evidenti impossibilità a tornare insieme, il desiderio di vedere riconciliati i genitori è eterno nella maggior parte dei figli, come se il lieto fine della “famiglia felice” fosse l’unico scenario mentale ammissibile per continuare ad avere fiducia nel mondo.

8 Mi vorrete ancora bene?

Il bisogno di rassicurazione Questa domanda rappresenta il bisogno di rassicurazione dei figli che discende da un ragionamento logico: “se è possibile che abbiate smesso di amarvi voi due, allora è altrettanto possibile che smettiate di amare me”.

I figli hanno bisogno di sentirsi ripetere che il bene verso di loro non finirà mai per contrastare la tristezza, la rabbia, le incertezze e alimentare – attraverso la continuità del rapporto genitoriale – nuova fiducia verso il futuro. È su questa richiesta, che raccoglie insieme tutte le altre e che rappresenta il cuore della questione dei figli nella separazione, che occorre lavorare, in modo da trasformare il conflitto tra coniugi in una opportunità di cambiamento che permetta di Passare dalla distruzione del rapporto coniugale a un rapporto genitoriale leale e collaborativo, su cui impostare una nuova vita e su cui trovare una nuova serenità.

Roberta Paolini è ingegnere ambientale, progettista sociale, mediatrice familiare e autrice per bambini. Si occupa di progettazione sociale, educativa e culturale e di mediazione dei conflitti

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SE I MIEI GENITORI SI FOSSERO SEPARATI SAREI STATA PIÙ FELICE La storia di Lorenza: “Ho vissuto in un inferno che da grande ho riprodotto” di Geraldina Fiechter

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he per i figli il divorzio fra mamma e papà sia un trauma - più o meno grande e più o meno formativo – è cosa certa che nessuno ha il coraggio di negare. Ma cosa si dice o si sa delle ferite provocate da una mancata separazione? Chi dà voce a quei bambini che vivono infanzia e adolescenza sotto la cappa di una coppia infelice, litigiosa e spesso patologica che nonostante tutto e tutti decide di restare unita?

Il coraggio di dirlo forte e chiaro, Lorenza l’ha trovato da grande. Quando ha capito che la scelta dell’uomo sbagliato e poi il naufragio del suo matrimonio venivano da lì, dalla sua famiglia di origine, da quel modello di genitori in cui uno aggredisce e l’altro “in nome dei bambini” sopporta, da quell’atmosfera plumbea in cui era abituata a crescere, da quel senso di ineluttabilità che una coppia incapace di affrontare il buio può trasmettere ai figli. Oggi che è approdata alla sua seconda vita, che dopo la difficile separazione ha deciso di guardarsi dentro e di sciogliere i nodi, Lorenza, libera professionista con due figli adolescenti a carico, la sua storia la racconta così.

“Ho ricordi orribili della mia infanzia. Ricordo le litigate, poi i grandi silenzi, mia madre che tirava oggetti addosso a mio padre e lui che si chiudeva in camera, oppure portava fuori me e mio fratello più piccolo per distrarci.

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Ho in mente come fosse ieri il film che ci portò a vedere dopo un furioso litigio, era con Bud Spencer e Terence Hill, sa com’è, i tempi erano quelli. Mia madre era terribilmente infelice e non voleva curarsi. Se la rifaceva con me, mi trattava male, criticava qualsiasi cosa facessi, mi negava l’allegria dei vent’anni impedendomi di divertirmi con i miei amici.

Ho ricordi orribili della mia infanzia: le litigate, poi i grandi silenzi, mia madre che tirava oggetti addosso a mio padre e lui che si chiudeva in camera

E mio padre che faceva? Capiva, era dalla mia parte, però chiudeva tutto dicendo che non bisognava far arrabbiare la mamma”. Il modello di coppia era quello, per Lorenza: “Uno che va di matto, nel nostro caso mia madre, e l’altro che sopporta. Quando ho detto a mio padre che mi volevo separare da mio marito, che mi

Gengle Figli

faceva soffrire e lui lo sapeva benissimo, la sua reazione è stata illuminante: prova a ricucire, mi ha detto, fallo per i tuoi figli che almeno vi vedono uniti. Ecco, in quel momento ho capito perché aveva subito un rapporto devastante come quello con mia madre. Ufficialmente lo aveva fatto per noi, in realtà per paura, la paura di restare solo”.

Voleva andarsene da quell’inferno, Lorenza, e dopo la laurea si è sposata. “Il problema è che mi sono trovata un uomo simile a mia madre, e ho cominciato a riprodurre le dinamiche familiari: lui aggressivo, denigrante, che mi criticava in tutto, e io che sopportavo. E dico la

verità: se non fosse stato lui ad andare fuori di testa e a rifiutare non solo me ma anche i nostri figli, forse avrei sopportato e rimandato ancora”. Come ha fatto il padre, appunto, “che ora ha 90 anni – racconta Lorenza – e ancora subisce le angherie e le sfuriate di mia madre.

Mai come adesso so quanto sarebbe stato più felice se avesse trovato il coraggio di saltare il burrone. Da cattolica non nego che sia giusto provare in tutti i modi a tenere insieme una famiglia, ma quando il divario è troppo grande, quando un’unione genera solo infelicità, bisogna interrompere la spirale. E’ più salutare anche (e soprattutto) per i figli”.

L’ESPERTO

familiare più adeguato per il loro corretto sviluppo psicoemotivo.

Genitori infelici, invischiati in un conflitto perenne, non hanno la disponibilità mentale e le energie emotive per poter dedicare ai figli le attenzioni adeguate, per poterli ascoltare e parlare con loro.

Il Danno Invisibile di Laura Recrosio La storia di Lorenza ci propone un esempio di quello che nel Passato e ancora oggi è un pregiudizio molto comune, cioè che la separazione dei genitori sia sempre un evento traumatico per i figli. E che sia una scelta egoistica, per perseguire la propria felicità.

Un pregiudizio da sfatare: certamente è un evento doloroso per adulti e per bambini, è una perdita che fa soffrire tutti i soggetti coinvolti, richiede il coraggio del cambiamento. Ma al tempo stesso può anche offrire grandi opportunità: non solo di ridefinire un progetto di vita, ma anche di permettere proprio ai figli di vivere in un contesto

CHE COSA È LA VIOLENZA ASSISTITA Particolare forma di abuso minorile, maltrattamento psicologico che il bambino subisce assistendo ad atti di abuso fisico, verbale, psicologico, sessuale o economico, sulla madre in particolare, su altri membri della famiglia o su figure per lui affettivamente importanti.

La famiglia è il primo ambiente sociale in cui il bambino struttura la sua personalità e il suo stile relazionale. Si identifica con i modelli individuali rappresentati in primo luogo dai genitori, e utilizza i modelli relazionali che sperimenta direttamente nel suo rapporto con loro e con l’ambiente, e che osserva. Per un sano sviluppo è necessario che il contesto familiare offra modelli di adulti sereni, soddisfatti della propria vita, autonomi, coraggiosi; e modelli di relazione improntati al dialogo, all’affetto, al rispetto reciproco, alla stima, alla collaborazione.

La lettera di Lorenza descrive un ambiente familiare ben diverso: non solo i genitori sono infelici, e tra di loro non circola amore e rispetto, ma vengono agite quotidianamente delle violenze psicologiche e talora anche fisiche, da parte della madre sul padre, e anche sulla bambina. Lorenza introietta il modello relazionale vittima-carnefice, si identifica con il padre, vittima che subisce, e lo riproduce nel suo matrimonio.

La pratica clinica e le ricerche evidenziano quanto gravi siano le conseguenze della violenza assistita per lo sviluppo dei bambini: un danno invisibile, che si protrae nel tempo, talora per la vita intera, se non si mettono in atto interventi di cura.

Laura Recrosio è psicologa e psicoterapeuta, vive e lavora a Torino. Si occupa di psicologia clinica e di consulenze tecniche nell’ambito del diritto di famiglia e minorile.

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IO INVECE CONFESSO: SOGNO ANCORA CHE I MIEI GENITORI TORNINO INSIEME Giulia, 17 anni, racconta come ha vissuto la separazione

di Geraldina Fiechter

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uò succedere di tutto, in una separazione. Ma quando la figlia (o il figlio) decide che è abbastanza grande per cercare di capire, per farsi la propria idea, per ricostruire la storia familiare secondo il suo punto di vista e magari senza né vinti né vincitori, né buoni né cattivi, ma semplicemente con una madre e un padre per quello che sono, pregi e difetti inclusi, ecco, quando questo accade, la vita, forse, ha dato più di quanto abbia tolto.

E’ quello che si prova ascoltando Giulia, 17 anni, figlia di due genitori che si sono separati quando lei era molto piccola e che solo da poco – racconta – ha fatto pace con la figura paterna.

Quanti anni avevi quando i tuoi si sono lasciati?

La prima volta avevo otto mesi, poi so che mio padre è ritornato quando avevo due o tre anni, ma non ho ricordi, il tentativo di riconciliazione è durato troppo poco

Quindi non hai ricordi di sofferenza per la rottura familiare...

No, ho sofferto più dell’assenza di mio padre che delle tensioni con mia madre, sebbene ci siano sempre state e ci siano anche ora.

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Dopo tutti questi anni?

Sì, prima discutevano perché quando toccava a mio padre io magari avevo impegni sportivi o altro, poi sulle spese extra che mia madre sostiene per me. E non è una bella sensazione...

Perché tuo padre è stato assente?

Mio padre fa un lavoro che lo porta in giro, con impegni che non sempre dipendono da lui, e quindi se nei giorni in cui avrei dovuto stare con lui era impegnato, non potevo starci. Solo da qualche tempo abbiamo trovato un equilibrio, forse anche perché io sono più grande e mi gestisco meglio.

E lo hai perdonato?

A un certo punto ho deciso che volevo capire come era andata, perché i miei si erano lasciati, dove stavano le ragioni dell’uno o dell’altra, e ho svolto una specie di inchiesta mia personale, ascoltando anche le diverse donne con cui mio padre si era riaccompagnato dopo la separazione per capire cosa diceva mio padre.

E hai ricomposto il tuo puzzle?

Sì, ora sono in pace. Lui sta con una compagna che a sua volta ha un figlio, e a parte qualche gelosia che ogni tanto provo verso questo bambino, che vive con mio padre più di quando abbia fatto io, mi sento tranquilla.

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La mamma invece è single, voi vivete da sole.

Avresti voluto che si riaccompagnasse anche lei?

sulle mancanze di tuo padre. Questo ti fa piacere o ti disturba?

Eccome, avrei voluto che si sposasse. Però ammetto che quando ha avuto una storia con un uomo con due figli che all’improvviso occupavano casa nostra, mi sono sentita invasa

Io voglio capire esattamente cosa succede, a patto di non essere strumentalizzata per mettermi uno contro l’altro. Questo non lo sopporto.

Con il senno di poi, c’è qualcosa che avresti voluto dire a uno o a entrambi i genitori e che non hai detto?

Forse avrei voluto dire a mia madre che quando avevo impegni che mi impedivano di stare con mio padre, tipo la palestra, preferivo stare con lui.

Ti sei mai sentita colpevole per la situazione fra i tuoi genitori?

Sì, per esempio ho pensato che forse mia madre ha dato troppe attenzioni a me quando ero piccola togliendole a suo marito. Oppure quando chiedo dei soldi e li sento litigare per questo, sono sensazioni che mi hanno segnato.

So che quando ci sono discussioni a cui assisti, tua madre ti informa su qualsiasi dettaglio anche economico degli accordi di separazione e

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Ci credi ancora nel matrimonio?

Certo. La mia esperienza mi ha segnato in positivo, nel senso che, proprio perché non vorrei mai che i miei figli vivessero quello che ho vissuto io, spero in un matrimonio d’amore profondo e duraturo. Ma se invece dovesse naufragare, so cosa non bisogna fare con i figli. Mai litigi, urla, avvocati, sentenze e braccio di ferro sui soldi.

Parli mai della tua esperienza con altri figli di separati?

Non tanto. Anche se oggi siamo in molti, è ancora una cosa di cui ci si vergogna un po’. E lo confesso: provo invidia per chi ha i genitori uniti.

Hai mai desiderato che i tuoi tornassero insieme?

Sempre, lo spero ancora. Lo so che è assurdo, ma è un sogno inconscio che non se ne va mai.

po con lui piuttosto che andare in palestra. Purtroppo, per un bambino, le cause e gli effetti non sempre coincidono con la realtà dei fatti e il rischio è che si senta responsabile di eventi di cui in realtà è solo la vittima. Pensiamo alle liti tra i genitori che nascono per i conti da pagare.

Il desiderio ha vinto sulla sofferenza di Maria Capo Cercare di capire perché la nostra storia si è evoluta in un senso piuttosto che in un altro dà la misura di quanto ognuno di noi necessiti di trovare un “perché” e, quando questo non è possibile, è facile che nascano i sensi di colpa. Giulia, da piccola, pensava addirittura che le troppe attenzioni che la madre riservava a lei fossero tolte al padre.

E ancora, quando era il turno di stare con il padre, non se la sentiva di dire alla madre che preferiva Passare del tem-

Quello che colpisce leggendo questa storia è come la sofferenza possa originarsi non solo dal “conflitto” ma anche “dall’assenza”, in questo caso del padre. Per fortuna l’essere umano, grazie alla resilienza, riesce il più delle volte a trovare il meglio in ogni situazione e anche Giulia è capace, oggi, di considerare positivamente il matrimonio.

Lo auspica per la madre e per se stessa. Consapevole del fatto che, se proprio non dovesse funzionare, con la sua esperienza saprebbe come comportarsi con i propri figli.

Giulia continua a sperare che i genitori tornino insieme: un sogno che dimostra quanto il desiderio di vivere un lieto fine sia più forte della sofferenza vissuta.

Maria Capo si occupa di psicologia dell’emergenza: insegna all’Università di Pisa, fa parte del team di psicologi dell’emergenza del progetto “psicologi per Firenze” della polizia municipale.

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GUAI A TE SE PARLI MALE DI ME AI NOSTRI FIGLI Cos’è la Pas (sindrome di alienazione parentale) Avv. Alessandra Provenzano

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a mamma parla sempre male del papà ai figli e loro ripetono tutto a pappagallo? Non vogliono più vedere il padre? Viceversa: il papà cerca di allontanare i figli dalla madre mettendola in cattiva luce o raccontando loro episodi privati e magari anche falsi?

Si tratta di comportamenti non solo dannosi per i bambini, ma da qualche anno anche di reati punibiili per legge. Per questo è stata coniata una nuova definizione, la “sindrome di alienazione parentale” (Pas, sigla dal termine in inglese Parental Alienation Syndrome). La sindome si verifica quando un genitore (alienante) mettere in cattiva luce l’altro genitore, strumentalizzando il minore.

LA STORIA La legge n. 54 del 24 gennaio 2006 ha introdotto in Italia la regola dell’affidamento condiviso dei figli: non esiste un genitore più idoneo ad essere unico affidatario, i genitori sono entrambi necessari ai figli per una crescita armoniosa. La bigenitorialità diventa oltre che un legittimo diritto del genitore anche un “diritto soggettivo del minore”, da collocare nell’ambito dei diritti della personalità.

L’affidamento monogenitoriale resta confinato all’ipotesi residuale in cui il giudice “ritenga con provvedimento motivato che l’affidamento all’altro sia contrario all’interesse del minore” (art. 155 bis c.c.). Per entrambi i genitori la presenza nella vita dei figli non è più una facoltà che si può non esercitare o di cui si può privare l’altro, ma un diritto-dovere, per il quale è prevista una

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tutela. Impedire o ostacolare tale rapporto non può che avere effetti deleteri non solo sul piano psicologico ma anche sul piano della formazione personale dei figli.

Il genitore affidatario che viola quanto sancito dal provvedimento civile “è punito con la pena della reclusione fino a 3 anni o della multa da 103,00 euro a 1.032,00 euro’’. E’ considerata elusione dell’esecuzione del provvedimento giurisdizionale anche la mancata ottemperanza al provvedimento stesso.

La condotta elusiva può quindi consistere anche in una condotta non collaborativa o omissiva che vanifica ingiustamente le pretese e le aspettative dell’altra persona, cioè il genitore non affidatario o non convivente con il minore. Perché si realizzi la fattispecie di reato è necessario sia il presupposto materiale rappresentato dalla violazione o elusione di un provvedimento civile, sia il presupposto psicologico caratterizzato dal dolo generico inteso come coscienza e volontà di disobbedire e trasgredire il precetto di legge.

La resistenza del minore nei confronti dell’altro genitore può essere indice evidente di una Pas esercitata dal genitore affidatario, in quanto il genitore collocatario deve avere un comportamento attivo volto a favorire il rapporto con l’altro genitore.

In un settore così importante come quello della tutela dei minori, dei loro diritti e interessi, primo tra tutti il loro diritto alla bigenitorialità, il richiamo a fenomeni come la Pas non può essere utilizzato quale escamotage per provvedimenti così rilevanti come l’affidamento esclusivo o l’allontanamento da una delle due figure genitoriali.

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LA SENTENZA Stabilisce la Cassazione (sentenza n. 6919 /2016 della prima sezione civile dell’8 aprile 2016 ) che non compete alla corte dare giudizi sulla validità o invalidità delle teorie scientifiche sulla Pas, ma spetta ai giudici capire e adeguatamente motivare sulle ragioni dell’ostinato rifiuto del genitore da parte della prole, utilizzando i comuni mezzi di prova tipici e specifici della materia – incluso l’ascolto del minore – qualora un genitore denunci comportamenti ostativi dell’altro genitore affidatario o collocatario, che provocano l’allontanamento morale e materiale della prole da sé.

Il Tribunale di Milano ha stabilito che l’alienazione genitoriale è un grave illecito civile (IX civ., decreto 9 – 11 marzo 2017, Pres. Amato, est. Buffone), e probabilmente anche con connotazioni penali, perché consiste nella condotta finalizzata alla cancellazione, rimozione, demolizione di un genitore, quasi sempre compiuto dall’altro genitore (non mancando pure i casi di alienazione verso un nonno o entrambi i nonni, o da un nonno o dai nonni). In caso di “boicottaggio”, scatta quindi la sanzione del risarcimento del danno in favore del genitore “alienato” (ex articolo 709-ter del Codice di procedura civile).

IL CASO I giudici di Milano, dopo aver accertato l’alienazione genitoriale compiuta da una madre in danno della figlia e del padre, decidono la “limitazione della responsabilità genitoriale quanto alle decisioni di maggior interesse”, rigettano il ricorso della madre e la condannano per abuso del processo, riconoscendo pure “un danno in capo al padre: lo stress che accusa è legato alla privazione del rapporto”. Il tribunale non affida la figlia al padre solo perché ora soggetto fragile (“accusa una fragilità emotiva su cui deve intervenire”) ed anche perché la figlia oggi non sarebbe pronta ad “accoglierlo” (“e, inoltre, la bambina al momento non ha superato la condizione di disagio in cui versa e per la quale lo rifiuta”). Tuttavia, “la bambina deve essere immediatamente accompagnata in un supporto terapeutico. Se la situazione, nonostante gli interventi attuati sarà in stallo e non mostrerà una evoluzione positiva (…) l’Ente a questo punto dovrà prendere in considerazione un diverso collocamento della bambina”. Il Tribunale di Roma statuisce: “È preciso onere di ogni genitore attivarsi per recuperare e mantenere l’immagine dell’altro genitore nei confronti del figlio” (sentenza 18799/2016, emessa dal Tribunale di Roma, sezione Prima, in data 11 ottobre 2016).

Alcuni criteri per valutare la presenza di Pas: Il bambino riferisce l’abuso solo se spronato dal genitore che sostiene la denuncia; 1

Esiste una contraddizione tra accusa del minore e presenza confortevole del genitore accusato; 2

3 C’è una partecipazione vivace e litigiosa del genitore che sostiene la denuncia;

Nel minore è presente la tendenza a manipolare oppure presenta un evidente bisogno di compiacere; 4

Difficoltà di transizione nel momento in cui il figlio si separa dal genitore alienante per trascorrere il periodo di visita con il genitore alienato; 5

Comportamento antagonistico o distruttivo durante le visite presso il genitore alienato; 6

Legame patologico o paranoide con il genitore alienante; 7

8 Legame forte e sano con il genitore alienato prima che intervenisse il processo di alienazione

I “sintomi” elencati e descritti da Gardner non vanno intesi in senso clinico, distintivi di una “sindrome”, ma come comportamenti il cui riconoscimento aiuta ad individuare un fenomeno

Alessandra Provenzano è un avvocato di famiglia, socio fondatore dell’associazione italiana avvocati di diritto collaborativo, referente per Novara della sezione territoriale Aiaf Piemonte.

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CAPIRE I BAMBINI ATTRAVERSO I DISEGNI Colori, forme, dimensioni e simboli: come interpretare le emozioni dei nostri figli di Mara Giani

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bambini cominciano a disegnare molto presto, all’inizio sono scarabocchi, linee stese a caso e poi pian piano tutto diventa più delineato. La loro creatività è infinita, accostano colori, simboli e intorno a questo raccontano storie. E’ il loro modo per raccontarsi, per rappresentarsi, per conoscersi.

le, ma rappresenta ancora la realtà così come percepita dal bambino; figurativa (fino a 11 anni circa): si Passa dal realismo intellettuale (il bambino disegna la realtà così come la conosce e riesce a riprodurla) al realismo fotografico (il bambino inizia a riferirsi alla realtà come realmente è).

Attraverso i disegni ma anche gli scarabocchi di bambini piccolissimi possiamo capire cosa provano, che rappor-

Il foglio rappresenta l’ambiente da esplorare. Se è completamente occupato dal disegno rivela un bambino socievole e dotato di fiducia in se stesso e negli altri. Se è concentrato nella parte superiore, invece, si tratta di un sognatore che tende a sfuggire alla realtà mentre, infine, se tende a occupare il margine sinistro,può indicare il timore del futuro e del mondo fuori casa. Un segno regolare e marcato rivela grinta, entusiasmo, buone capacità di adattamento, fiducia verso gli altri, espansività, socievolezza, libertà di esplorare e determinazione.

Grazie i disegni dei più piccoli possiamo capire cosa provano e che rapporto hanno con i genitori e i fratelli to hanno con i genitori e i fratelli e così via. Non ne sono consapevoli, ma disegnando mettono in scena tutta la ricchezza del loro mondo interiore. E l’intera gamma di paure, gioie, cambiamenti, difficoltà, conflitti.

Un bambino attraversa tre fasi: quella motoria (fino a 2 anni e mezzo circa): lo scarabocchio permette di scaricare energia con gesti sempre più consapevoli e controllati; quella rappresentativa (fino a 4 anni circa): lo scarabocchio si evolve in un disegno più intenziona-

Un tratto incerto, con cancellature e tratti spigolosi, invece, è tipico di un bambino timido, introverso, con un fondo di aggressività e ansia.

I bambini più istintivi e curiosi prediligono rosso, giallo e arancione; i più riflessivi e razionali il blu e il viola, mentre i bambini che amano il verde dietro un’indole tranquilla possono nascondere un animo ribelle.

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I BAMBINI PIÙ ISTINTIVI E CURIOSI PREDILIGONO ROSSO, GIALLO E ARANCIONE I PIÙ RIFLESSIVI E RAZIONALI IL BLU E IL VIOLA Nella simbologia dei disegni infantili il sole rappresenta la figura paterna. Se è seminascosto da una nuvola o senza raggi può indicare un padre percepito come distante e freddo. Mentre, se disegnato tra le cime aguzze dei monti, può essere percepito come severo e irraggiungibile. I raggi molto marcati, invece, indicano un padre presente e rassicurante. La figura umana rivela come il bambino percepisce se stesso. Le dimensioni sono un indicatore del suo livello di autostima: troppo piccole indicano poca fiducia in sé, molto grandi esuberanza ed egocentrismo. Ma vanno notati anche

Con il disegno della famiglia reale o immaginaria il bambino esprime le dinamiche relazionali intrafamiliari particolari come gli occhi (se molto grandi dimostrano curiosità; molto piccoli introversione e diffidenza); le orecchie (molto grandi ed evidenti, curiosità). Le gambe lunghe rivelano desiderio di crescere, se molto corte invece bisogno di protezione. Quando mancano i piedi, che sono un simbolo di stabilità, o se sono piccolissimi vuol dire che il bambino sta vivendo un momento di paura per l’ambiente circostante.

Con il disegno della famiglia, reale o immaginaria, il bambino / ragazzo, esprime le dinamiche relazionali intrafamiliari. Ogni bambino ha un particolare modo di vivere i rapporti con gli altri membri della famiglia che dipende, oltre che dal suo temperamento, anche dal

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sesso e dalla posizione che occupa nella gerarchia familiare.

Per capire bene il rapporto che un bambino ha con la sua famiglia, bisognerebbe osservarlo mentre disegna: il primo personaggio che decide di disegnare è quello che ammira di più. Mentre se alla fine manca qualcuno (per esempio un fratello), può essere la prova di un momento di gelosia. Le figure dominanti (e, a volte, anche un po’ temute) vengono raffigurate più grandi mentre i rivali sono rappresentati più piccoli. Se un famigliare è in disparte può essere per una certa difficoltà a stabilire un legame forte. Quando il bambino disegna se stesso in disparte, invece, può essere perché, in quel momento, teme di essere cattivo. Se tutti hanno le braccia aperte e si tengono per mano vuol dire che c’è l’abitudine agli abbracci e al contatto fisico.

L’albero rappresenta l’Io più profondo.

Se il piccolo disegna anche le radici vuol dire che è molto attaccato alla famiglia e sicuro dell’affetto di mamma e papà.

Altrimenti può avere bisogno di rassicurazioni. Un tronco grande e ben colorato esprime ambizione e narcisismo, ma anche un carattere indipendente. Un buco sul tronco, invece, potrebbe indicare la paura del buio. Se le fronde sono molto più grandi del tronco, questo è tipico del bambino fantasioso (ma anche un po’ pigro), mentre la frutta attaccata ai rami indica un carattere estroverso (la frutta è come sospesa nel vuoto può essere il segnale di un momento di sfiducia e malinconia).

La casa è uno dei soggetti più

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rappresentati dai bambini e rappresenta il calore familiare, il rifugio, le proprie origini. Un bambino può

disegnare una casa reale o del tutto immaginaria ma, in ogni caso, indica sempre quali emozioni lo legano a questo ambiente. Se la porta è grande, con una maniglia ben visibile, ci sono tante finestre (anche aperte) con le tendine colorate e c’è una strada che porta alla casa, vuol dire che il bambino è aperto, estroverso e sicuro dei suoi affetti. La sua casa, infatti è accogliente. Anche la presenza di dettagli naturali all’esterno (il sole, il cielo) indicano benessere e serenità.

I bambini timidi e bisognosi di conferme tendono a disegnare case piccole, appoggiate sul margine infe-

I colori È il colore dell’intensità nell’azione.

Esprime la forza vitale del bambino, il suo bisogno di azione, di essere nel mondo agendo con tutto se stesso.

Il rosso è il colore stimolante , è il desiderio di vivere intensamente la vita, di vivere dentro le esperienze.

Il Rosso

È il simbolo dell’inattività e rappresenta lo stato di sonno. Il nero, infatti, non è un colore, è il buio, assenza di luce e di colore e può indicare repressione di una situazione interiore, dovuta a comportamenti e norme imposte dall’esterno.

Il Nero

È il desiderio di perfezione insito in ogni essere umano e maggiormente in un bambino che vive in misura minore i limiti imposti dai condizionamenti.

Il Rosa

Indica un progressivo aumento d’energia e calore che il bambino tira fuori attraverso l’uso che ne fa. La presenza dell’arancione nei disegni L’Arancione dei bambini esprime quasi sempre una buona capacità di vivere le proprie scelte.

riore del foglio e con pochi particolari. Ma anche una casa circondata da alberi, raggiungibile con una stradina tortuosa, con finestre piccole, chiuse o assenti indica che il bambino sta attraversando una fase problematica.

Una curiosità: se il bambino disegna un castello rivela grande fantasia ma, anche in questo caso, a seconda dei dettagli può esprimere l’idea di un “rifugio ideale” oppure di una prigione.

Mara Giani è psicologa, psicoterapeuta, mediatrice familiare, esperta in EMDR e in psicologia giuridica, responsabile équipe diagnosi DSA

Rappresenta uno stato di tensione.

Non nel senso di una tensione conflittuale, che tende a creare angoscia o ansia.

Il Grigio

Esprime il desiderio di vivere in modo gioioso un’esperienza che si sta facendo o si vorrebbe fare.

L’integrazione del marrone con gli altri colori esprime più direttamente questo modo di affrontare la vita.

Il Marrone

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Le Novità

Ecco i gruppi di parola Una nuova tecnica per aiutare i bambini che vivono la separazione dei genitori di Silvia Erbacci

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l gruppo di parola costituisce una risorsa totalmente innovativa, recentemente disponibile in alcuni Centri per la Famiglie, anche se sperimentata già da anni in America e nel resto dell’Europa.

Il gruppo di parola è un’opportunità rivolta a bambini dai 6 ai 10 anni ed è di grande aiuto per tutti i figli che devono poter continuare a sperare nei legami familiare anche durante un Passaggio così difficile quale è la separazione dei genitori. E’ importante per i bambini riuscire a trovare un luogo certo dove potersi ritrovare nella nuova geografia familiare, escogitando con il supporto di un conduttore esperto nuovi modi di pensare, nuove strategie che li sollevino da tutti i pensieri pesanti che avvolgono il mondo degli adulti dando loro la possibilità di vivere un’infanzia serena.

L’incontro con altri bambini che vivono la medesima situazione o simili circostanze alleggerisce gli animi, tanto da poter nominare liberamente la parola ‘separazione’ senza abbassare la voce e senza provare vergogna. È assolutamente liberatorio poter dire se la compagna del papà o il compagno della mamma ci stanno proprio antipatici, aiuta sapere che anche altri bambini fanno fatica a voler bene alla nuova fidanzata/o di papà o mamma. E questo fa sentire meno soli.

Il Gruppo di parola permette lo scambio tra bambini e per i bambini. E’ un luogo dove ciò che vivono è condiviso da altri e dove essere insieme crea sostegno e normalità, e facilita l’espressione di pensieri, sentimenti ed emozioni che emergono in loro dalla transizione familiare. La possibilità di nominare l’innominabile dona benessere.

Dalla ricerca universitaria della Cattolica di Milano è emerso che i bambini che hanno frequentato i Gruppi riacquistano serenità, tranquillità...anche a scuola ritornano ad essere attenti e partecipativi e cosa molto importante migliorano il dialogo con i genitori.

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Il gruppo ha durata breve ma in questo sta la sua efficacia: non si tratta di terapia ma di sostegno e condivisione.

4 incontri settimanali di 2 ore C’è sempre il momento della merenda All’ultimo incontro partecipano anche i genitori alla fine del Gruppo è possibile richiedere un colloquio privato con il conduttore

A volte i figli ... sono preoccupati della separazione dei genitori non sanno come esprimere la loro tristezza, la collera, i dubbi o le difficoltà che incontrano davanti alla separazione di mamma e papà non sanno con chi parlarne

Partecipare al “gruppo di parola” permette ai bambini di: esprimere ciò che vivono attraverso la parola, il disegno, i giochi di ruolo, la scrittura; avere delle informazioni, porre delle domande; mettere parole su sentimenti, inquietudini, paure; uscire dall’isolamento e trovare una rete di scambio e di sostegno tra pari; trovare nuovi modi per dialogare con i genitori e per vivere la riorganizzazione familiare.

I Gruppi non hanno una finalità terapeutica, consentono invece ai bambini di “mettere parole sul dolore” e di intraprendere un lavoro di ricerca di senso, rispetto a quanto sta accadendo e ai futuri scenari di vita. Iscrivere vostro figlio ad un gruppo di parola è un’opportunità per lui di vivere meglio le trasformazioni familiari che state attraversando.

Silvia Erbacci è una mediatrice familiare

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#DAB

Il linguaggio dei figli

La dab dance è una particolare danza che si fa distendendo un braccio e ripiegando l’altro verso il petto, abbassando la testa. Questa danza è diventata famosa in Italia da quando i giocatori della Juventus, il centrocampista francese Paul Pogba e l’attaccante argentino Paulo Dybala, l’hanno esibita. Pogba e Dybala hanno iniziato a ballare la dab dance nel dicembre 2015, dopo un gol contro il Carpi.

#BOTTLEFLIP Tutti ormai conosciamo il gioco consistente nel lanciare una bottiglia e farla atterrare dritta.

Quella che doveva essere una sfida è ora diventata la nuova moda giovanile, ogni adolescente ci gioca: a casa, al parco, persino a scuola, tutti sono apPassionati della Water Bottle Flip Challenge.

La moda è iniziata nella Ardrey Kelly High School, Carolina del Nord, quando un ragazzo americano, Michael Senatore, lanciò una bottiglia durante un talent show scolastico. Dalla primavera del 2016 iniziò ad allenarsi a lanciare bottiglie, finché non decise di registrare un video dove mostrava il suo nuovo gioco. In poco tempo il video divenne virale, tutta l’America giocava con le bottiglie. Durante l’estate la moda arrivò in Italia e catturò l’attenzione di ogni adolescente.

#FIDGETSPINNER E’ il gioco del momento, tutti ne vanno pazzi. E’ il Fidget Spinner, gioco antistress ideato da una mamma americana, Catherine Hettingher, negli anni Novanta, ma che solo ora sta spopolando tra i ragazzini. E’ un dispositivo, una trottola (di solito di plastica, ma può essere fatto anche con altri materiali) con dei cuscinetti alle estremità. Per azionarlo si stringe la parte centrale tra il pollice e l’indice e con un colpo si inizia a far ruotare a tutta velocità sul perno centrale. Può essere fatto a due lame, a tre lame o a più lame.

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TRADIMENTI E DIVORZI

QUANDO L’INFEDELTÀ FA SCOPPIARE LA COPPIA I consigli dell’avvocato Nastassya Malvina Imperiale, esperta in diritto di famiglia e civile Un matrimonio magari già in crisi e poi, come elemento decisivo di rottura, il tradimento. Quante volte la mancata fedeltà è causa delle fine del rapporto di coppia? Certo, spesso si tratta solo di una concausa, magari dell’ultimo Passo di un lungo percorso di allontanamento. Ma, in ogni caso, resta un fattore decisivo. Per inquadrare meglio il fenomeno abbiamo chiesto il parere dell’avvocato Nastassya Malvina Imperiale del foro di Firenze, esperta in diritto di famiglia e civile.

Avvocato, quanto incide il tradimento nei divorzi?

«Sicuramente ha un’incidenza importante: spesso è la causa della rottura e diventa motivo per giustificare la richiesta di un addebito della separazione che può avere molte conseguenze compreso il risarcimento danni, in primis come danno morale».

Quali sono gli strumenti utili a dimostrare in sede legale il tradimento?

«Negli ultimi anni la giurisprudenza ha dato rilevanza anche a fotografie, mail e messaggi (inclusi quelli su Whatsapp e Facebook). In pratica tutto ciò che può servire a un riscontro oggettivo del tradimento. Bisogna precisare, tuttavia, che tali prove sono considerate “atipiche” e possono essere oggetto di contestazione, purché non generica, della controparte.

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Avvocato Nastassya Malvina Imperiale

In tale caso sarà necessario ricorrere alle prove tipiche previste dal codice per dimostrare il tradimento, come il racconto di testimoni diretti».

Il divorzio è una delle nuove cause di povertà. Quali consigli può dare su questo punto?

«Sicuramente comporta una rivisitazione dello stile di vita. Il marito o la moglie andranno a vivere in alloggi separati e questo ha un costo. In genere, se si hanno dei figli, la moglie rimane con loro nella casa adibita a casa coniugale e il marito deve pagare il costo di un altro immobile. E questa è sicuramente una spesa che incide sulla vita quotidiana. Poi c’è da considerare il mantenimento ai figli ed eventualmente alla moglie, nel caso in cui non abbia uno stipendio che le permetta di vivere in maniera autonoma».

E se poi la situazione cambia?

«Se, in un secondo momento, il coniuge che subisce il provvedimento giudiziale con il quale viene disposto il pagamento del mantenimento cade in difficoltà economica può richiedere una modifica delle condizioni di separazione.

Può accadere, per esempio, quando al coniuge viene ridotto l’orario di lavoro, perde il lavoro, oppure, nel caso di un libero professionista, se perde una serie di entrate e clienti. In questi casi si può chiedere un nuovo giudizio,

sottoponendo al giudice la condizione economica aggiornata del coniuge».

Quali sono i soggetti o le situazioni più a rischio povertà?

«Il danno maggiore, in media, lo hanno gli ex mariti, dal momento che escono dalla casa coniugale. Ma va detto che non si può generalizzare: le situazioni sono da valutare caso per caso».

Cosa si può fare invece per evitare questo rischio o comunque limitarlo?

«Il modo migliore è scegliere la strada della separazione consensuale, anche nell’interesse psicosociale delle persone. La consensuale, laddove è possibile, è lo strumento giuridico migliore a vantaggio di tutti e soprattutto della civiltà dei rapporti. Per limitare le conseguenze economiche dovute al divorzio inoltre si dovrebbe optare per la separazione dei beni al momento del matrimonio. In questo caso, tutto ciò che viene acquistato, sia prima che dopo il matrimonio, e intestato al coniuge rimane solo a lui anche se i beni sono fruiti in comune. Nel caso di comunione dei beni, invece, tutto è in condivisione, compresi gli acquisti effettuati dopo il matrimonio anche se fatti separatamente dai due coniugi».

Avv. Imperiale Nastassya Malvina Viale Francesco Redi 41/c 50144 Firenze Email: nastassya.imperiale@gmail.com Tel. 055.579218

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CONFLITTI FAMILIARI

GESTIRE I CONFLITTI FAMILIARI:QUANDO L’AVVOCATO PUÒ FARE LA DIFFERENZA Il parere dello Studio legale Comini, con un’esperienza trentennale nel campo

Gestire i conflitti familiari in chiave legale non è semplice, richiede molta cautela e professionalità. Il primo efficace strumento dell’avvocato è proprio il suo comportamento, nel rispetto di un’etica deontologica capace di favorire il passaggio da una contrapposizione fra le parti a una loro interazione.

Ne abbiamo parlato con gli avvocati dello Studio legale Comini, Stefania Comini e Saveria Ricci del Foro di Firenze, che da oltre 30 anni operano nei campi della famiglia, dell’eredità, della responsabilità sanitaria e del recupero crediti.

In un divorzio, l’avvocato può contribuire a limitare l’astio verso l’ex coniuge?

«Nel nostro lavoro l’interesse del cliente è sempre al centro, non solo in termini materiali. La separazione è un incidente grave di percorso nella vita delle persone e noi lavoriamo per restituire loro la serenità. E in questo, durante una causa di separazione o divorzio, gioca un ruolo importante riuscire a mantenere una ragionevolezza nelle richieste e riuscire a far valere i diritti dei nostri clienti».

Si è mai trovata a dire di no a un cliente e a mediare proprio per smorzare la rabbia?

«Non assecondiamo mai gli odi e le rabbie del cliente, cerchiamo di riportare la questione su un piano di oggettività. Questo in primo luogo

nel suo interesse. A tal fine, proviamo a valutare e proporre varie soluzioni.

Per esempio, in alcuni casi il coniuge si può rifiutare di aggiungere 50 euro nella cifra del mantenimento, ma potrebbe invece essere ben disposto a fare acquisti per i figli per lo stesso valore. Quindi è sufficiente saper trovare la strada giusta per arrivare a un fine comune».

Qual è l’accordo più difficile che ha dovuto gestire?

«In generale, i casi difficili sono quelli in cui i coniugi non hanno mantenuto una contabilità ordinata e tracciabile.

Per esempio, se si acquista un immobile intestato al 50% ma poi, dai conti in banca, risulta che soltanto uno dei due ha pagato il mutuo dal suo conto ed è più facile che si litighi aspramente in caso di separazione. Quindi a chi su carta ha pagato di più verrà riconosciuta una percentuale maggiore di proprietà della casa, anche se è cointestata».

Come consigliate di cautelarsi per evitare queste brutte sorprese? «È importante che gli acquisti principali della coppia siano facilmente tracciabili e che la contabilità sia ordinata.

Se i genitori di un coniuge decidono di fare un regalo economico al figlio, donandogli una cifra per l’acquisto di un immobile, sarebbe opportuno fare una scrittura privata con data certa per

far risultare un domani che quei soldi sono serviti a comprare la casa. Bisogna essere previdenti perché mandare avanti una famiglia non significa solo volersi bene, ma anche tutelare adeguatamente gli interessi economici».

Nel caso in cui un ex coniuge non paghi l’assegno di mantenimento come ci si può muovere?

Prima di tutto si deve iniziare con una raccomandata di diffida. Se non si hanno risultati, se il coniuge obbligato è un dipendente si può fare ricorso al giudice per far stornare la somma mensilmente dallo stipendio. Questo in separazione; in divorzio basta rivolgersi al datore di lavoro, notificargli la sentenza e dimostrare che il coniuge non ha pagato; a quel punto, il datore di lavoro sarà obbligato a stornare l’assegno direttamente dallo stipendio. Se il coniuge non è stipendiato, bisogna procedere con i pignoramenti. Il consiglio che diamo a tutti è di non tollerare ritardi che non abbiano giustificazioni gravissime; altrimenti, dopo 15 giorni massimo, rivolgersi al proprio legale.

Studio Legale Comini Via del Gelsomino 5, Firenze Email: info@studio-comini.it Tel. 055.222030

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Inserzioni Promozionali

La rottura di un legame affettivo non è mai semplice da gestire e si complica quando ci sono dei figli.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Sara Caloni, specializzata in diritto civile, in diritti della persona, separazioni e divorzi.

Come si calcola l’assegno di mantenimento?

«Il Tribunale si attiene a tabelle che tengono conto di esigenze, risorse economiche e tempi di permanenza presso ciascun genitore.

Avvocato Sara Caloni

GENITORI SEPARATI: Come tutelare i figli

È un dovere che grava su entrambi i genitori, permane anche in caso di disoccupazione e impone di far fronte a molteplici esigenze dei figli (non solo alimentari)».

Quali novità ci sono nell’affidamento?

«La legge 54/2006 ha introdotto il principio dell’affido condiviso. Il “principio della bi-genitorialità” punta a

Sei un genitore separato?

Semplificati la vita!

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mantenere rapporti costanti ed equilibrati con i genitori, tranne in circostanze pregiudizievoli per salute psicologica e crescita del figlio».

E se i genitori non possono badare al figlio?

«Nel caso in cui la famiglia sia in una situazione di grave disagio economico o psichico, il minore può essere affidato a soggetti terzi individuati dalla legge per il tempo in cui dura la causa di impedimento».

E per le coppie di fatto cosa cambia?

«I conviventi non hanno vincoli nel mantenimento reciproco, ma li hanno per i figli, per cui valgono le stesse leggi e condizioni già precisate».

Avv. Sara Caloni Via delle Carra 22, Firenze Email: sara.caloni@live.it Tel. 055.9332713, 389.6827030

Gengle Economia

Il divorzio è una delle prime cause di povertà in Italia. Dopo la separazione, infatti, molti genitori si trovano a dover pagare spese superiori alle reali possibilità economiche

Che fare se l’assegno di mantenimento diventa

insoste Il lavoro diminuito, l’affitto troppo alto, le bollette: come e quando possono essere rivisti gli accordi per evitare la bancarotta

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Gengle Economia

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l divorzio è una delle prime cause di povertà in Italia. Dopo la separazione, infatti, i genitori si trovano spesso a dover pagare spese superiori alle reali possibilità economiche. Prendiamo in esame la situazione di una persona che abbia uno stipendio di 1.400 euro al mese, un mutuo di 300 euro al mese per la casa di proprietà, due figli da mantenere, aggiungiamo cibo, bollette, scuola ed eventuali sport: non potendo più cumulare lo stipendio con l’ex coniuge la situazione è molto critica.

L’assegno di mantenimento, in certi casi, diventa la goccia che fa traboccare il vaso. Calcoliamo ad esempio che il genitore che lascia la casa coniugale si debba trovare un alloggio in affitto per un importo di 500/600 euro al quale deve aggiungere i costi delle bollette (le cui utenze saranno a prezzo pieno in quanto probabilmente risulterà essere seconda casa) e un importo minimo di 200 euro a figlio (400 euro complessivi) non scaricabili dalla dichiarazione dei redditi, come può sopravvivere?

Oppure: l’importo per l’assegno di mantenimento era stato stipulato in una situazione economica diversa, e per esempio il lavoro è cambiato, il reddito è diminuito, o nasce un altro figlio all’interno di una nuova coppia.

Si possono rivedere gli accordi? Ecco cosa fare e cosa dice la legge

Giustificati motivi Ecco qualche esempio di ragioni valide per chiedere modifica e/o revisione dell’importo dell’assegno: motivi di salute; cambiamento condizioni economiche di un coniuge in peggio (ad esempio un licenziamento) oppure in meglio (ad esempio aumento di retribuzione); nuova famiglia, ovvero convivenza stabile, equiparabile a quella matrimoniale.

Con la “rivoluzionaria” sentenza del 10 maggio 2017 (n.

11504) scatta il diritto all’assegno divorzile solamente per mancanza di mezzi adeguati oppure per impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive, con esclusivo riferimento all’indipendenza o autosufficienza economica (che si deduce da quattro indicatori: possesso di redditi, cespiti patrimoniali mobiliari e immobiliari, capacità e possibilità effettive di lavoro, stabile disponibilità di una casa di abitazione).

Scenari possibili dopo la richiesta

1 Il giudice non accoglie l’istanza: in tal caso continueranno a far fede gli obblighi originariamente previsti

enibile Quando si puo’ chiedere la revisione dell’assegno di mantenimento?

In caso di “fatti nuovi sopravvenuti” è sempre possibile chiedere ed ottenere dal giudice la sospensione o la riduzione dell’importo dell’assegno di mantenimento per i figli minori (o maggiorenni non ancora autosufficienti) o per l’ex coniuge. Non è possibile autoridursi il versamento, quindi qualsiasi modifica – in caso di disaccordo - deve passare dal provvedimento del giudice. Se invece fra i due ex coniugi c’è accordo la modifica può essere chiesta tramite il procedimento di negoziazione assistita.

2 Il giudice ritiene che la situazione economica del coniuge obbligato al versamento dell’assegno è effetti-

vamente peggiorata e accetta l’ipotesi di una riduzione; se invece a peggiorare fosse la situazione del coniuge beneficiario, l’importo dell’assegno potrebbe essere aumentato.

3 La situazione economica di uno dei due è migliorata: se si tratta del coniuge beneficiario il giudice potrebbe diminuire l’importo ritenendo che, per tenere uno stile di vita paragonabile a quello precedente, ha bisogno di meno denaro da parte dell’ex coniuge; infine, nel caso in cui il giudice dovesse ritenere che la GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 63

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L’importo dell’assegno può essere modificato per motivi di salute, per il cambiamento delle condizioni economiche o per la nascita di una nuova famiglia situazione economica del beneficiario, per qualunque motivo sopravvenuto, sia tale da non necessitare più di un contributo da parte dell’ex coniuge, potrebbe anche disporre la revoca dell’assegno.

La dichiarazione dei redditi come prova La legge (ovvero l’articolo 706 c.p.c). dispone come unico onere a carico dei coniugi, quello di allegare all’atto introduttivo della domanda di separazione copia delle ultime dichiarazioni dei redditi presentate. La dichiarazione deve comprendere tutti i redditi: quelli di lavoro e di pensione, di terreni e fabbricati, di capitale (ovvero derivanti da investimenti tassati), di lavoro autonomo e di impresa, e quelli diversi, cioè non classificati altrove ma comunque percepiti nell’anno.

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È prassi in molti tribunali invitare le parti (normalmente nei provvedimenti di fissazione dell’udienza) al deposito di ulteriori documenti, quali ad esempio estratti conti correnti, oppure una autocertificazione relativa al patrimonio.

Una recente sentenza di merito (Trib. Roma, sent. n.

23704/15) ha evidenziato come nelle cause di separazione e divorzio, in caso di contestazioni tra gli ex coniugi, le dichiarazioni presentate al fisco non assumono alcun valore vincolante ai fini della decisione finale; pertanto diventa indispensabile verificare l’effettiva situazione patrimoniale dell’onerato. E, di certo, una valida radiografia è il conto in banca.

Il tenore di vita Il parametro di riferimento per la valutazione di congruità dell’assegno di mantenimento (per le novità vedi pag. 29) è costituito dal tenore di vita di cui i coniugi hanno goduto nel corso della convivenza.

Per capire com’era il tenore di vita vengono verificate le disponibilità patrimoniali, non solo la dichiarazione dei redditi ma tutti gli elementi di ordine economico incluso proprietà e stile di vita.

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Nuovo nucleo familiare La formazione di un nuovo nucleo familiare (anche senza matrimonio, ma semplicemente more uxorio) da parte dell’ex coniuge obbligato è ragione sufficiente a chiedere la modifica dell’importo dell’assegno di mantenimento per i figli o per l’ex. Avere un nuovo partner non significa ovviamente estinguere i doveri di solidarietà e assistenza materiale stabiliti in sede di separazio-

ne, tuttavia se dalla nuova relazione deriva in concreto (ad esempio in presenza di figli) un peggioramento o un miglioramento delle condizioni patrimoniali del coniuge debitore, l’importo può essere rivisto (cioè ridotto o aumentato). Le potenzialità economiche vengono dunque rivalutate (anche alla luce dell’apporto del nuovo partner (Cassazione n. 1595/2008), senza però mai annullare i doveri nei confronti dei figli generati nel precedente nucleo familiare.

reMiDa

ARRIVA “ReMIDA” Come è nato il software per calcolare l’assegno di mantenimento Non sappiamo se il sistema trasforma in oro tutto ciò che tocca, come nella mitologia greca, ma è certo che in tema di separazioni “ReMida Famiglia” ci mette l’algoritmo. Figlio di oltre 7 anni di studio e già testato in migliaia di procedimenti di divorzio, ReMida Famiglia è un programma che permette di misurare in termini economici chiari e coerenti il giusto corrispettivo dovuto mensilmente all’ex moglie o all’ex marito. Il software è stato elaborato nientemeno che da un magistrato (con grandi competenze informatiche), Gianfranco d’Aietti, e promette di evitare tutte le difficoltà e gli squilibri che si hanno normalmente forfettizzando le richieste di mantenimento. La parola finale, ovviamente, ce l’ha il giudice. Ma se i magistrati si avvalessero dello stesso programma, arriverebbero a soluzioni condivise facili-

tando il lavoro di tutti e abbattendo drasticamente i tempi dell’accordo in quella nota fase di alta conflittualità che ingolfa il lavoro dei tribunali.

ReMida è semplice: il software prende in considerazione 300 elementi giuridici come capacità lavorativa, redditi, numero dei figli, tempi di permanenza presso i genitori, anni di matrimonio, proprietà dei coniugi fino ad arrivare a voci più specifiche come il tenore di vita, le persone di servizio, le vacanze e la cilindrata della macchina per le separazioni, la durata del matrimonio, le ragioni della separazione. Ogni voce avrà la sua percentuale matematica e tutte insieme daranno la giusta quantificazione dell’assegno. Provare per credere. www.remidafamiglia.com

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RINUNCERESTE ALL’ASSEGNO DI MANTENIMENTO SE L’AFFIDO FOSSE DAVVERO PARITARIO? Una domanda che divide i genitori: chi accetterebbe subito e chi pensa che la ‘vera’ casa dei figli possa essere solo una di Lisa Ciardi

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a lezione di chitarra, il pomeriggio a casa degli amici, il colloquio con gli insegnanti, i panni sporchi. Quando un matrimonio finisce chi si fa carico di tutto l’impegno che l’avere un figlio comporta? Nella stragrande maggioranza dei casi ci pensa la persona con la quale i figli vivono. Ovvero la mamma. Perché anche se in caso di separazione l’affidamento dei figli minori è quasi sempre congiunto (89% dei casi, dato Istat 2015) questi rimangono praticamente sempre a vivere con lei.

Molte mamme difendono con le unghie e con i denti il proprio ruolo ma c’è chi dividerebbe volentieri l’onore e l’onere della genitorialità con il proprio ex Un piccolo esercito di donne single che si trova a dover svolgere sia il proprio ruolo che quello del papà. E proprio a loro, sfidando il cliché de “la mamma è sempre la mamma”, abbiamo rivolto una domanda, di quelle scottanti: sareste disposte a rinunciare all’assegno di mantenimento se l’affido, la cura e la spesa fosse

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davvero paritario? Stante l’importanza della presenza di entrambi nella vita dei figli, quante madri sarebbero disposte a dividere equamente il tempo con i figli ma con esso gli impegni a scuola, le feste, il calcetto o il dentista? C’è chi difende con le unghie e con i denti il proprio ruolo di mamma e chi invece dividerebbe volentieri l’onore e l’onere della genitorialità con il proprio ex, come Alessia: «Si. Ci starei. Se fosse davvero al 50% (li porti dal medico, vai a parlare con i prof, li porti alla stazione, li porti in discoteca, li vai a riprendere, gli prepari pranzo cena colazione tutti i giorni... Magari. Ci starei subito».

La vede diversamente Alessandra. «Una settimana col padre e una con la madre? Ma dite davvero? – scrive - I bambini, i ragazzi, non sono dei pacchi postali che vanno e vengono. Hanno bisogno di serenità e stabilità, di avere le loro cose, nei loro spazi. Non è sui figli che devono ricadere le scelte di chi decide la fine di una famiglia. Il padre può vedere i ragazzi quando e come vuole ma loro hanno una casa dove vogliono e devono tornare, hanno diritto alla loro vita e ai loro spazi e non possono stare con le valigie in mano e una vita divisa in due».

«Non era paritario nemmeno quando stavamo insieme – spiega Monica - ho qualche dubbio che possa esserlo di più dopo la separazione. Però conosco situazioni inverse, dove sono i papà che si occupano di tutto e non

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le mamme, poche ma ci sono». Ed ecco qua il rovescio della medaglia: quei papà che combattono per veder tutelati i propri diritti, a partire da quello semplice di poter vedere i figli tutti i giorni. E su questo l’Italia è indietro: basti pensare che nel 2013 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato il nostro Paese per violazione del diritto alla bigenitorialità. «Purtroppo credo sia una domanda viziata dal preconcetto della mamma affidataria – commenta Simone - fino a che non entreremo nell’ottica che i due genitori devono ma soprattutto possono essere in grado di crescere e educare un figlio alla pari, ci sarà sempre astio, rancore e livore contro il padre».

«Dovrebbe essere lo standard di legge - aggiunge Antonio - e solo poi, in caso di negligenza da parte di uno dei genitori (anche della madre) si dovrebbero addebitare eventuali mantenimenti. E troverei meno padri in Caritas. Di quelli invece che non pensano ai figli, nemmeno voglio parlare: non chiamateli padri, ci offendete».

Ma l’affido è davvero condiviso?

L’affidamento condiviso si traduce in obbligo per entrambi i genitori di condividere le decisioni di maggiore importanza riguardanti i figli, prevedere e concordare un programma per l’educazione, la formazione, la cura e la gestione dei figli nel rispetto delle loro esigenze e delle loro richieste, ripartirsi i compiti e le responsabilità nella gestione del figlio, permettendo di realizzare un bilanciamento delle sfere di competenza. Restano tuttavia ancora oggi due principali ostacoli ad una condivisio-

Solidale con i papà anche Irene che da sempre divide con l’ex marito diritti e doveri: «servono responsabilità, dignità, e rispetto reciproco – spiega -. Con l’assegno la mia qualità di vita sarebbe di sicuro migliore, ma i miei figli avrebbero un padre in difficoltà e questo non mi sembra da sottovalutare». Insomma, come sempre tutto dipende da persona a persona, da famiglia a famiglia. Quando i genitori possono continuare a fare affidamento l’uno sull’altro, venirsi incontro è quasi naturale. E così, quando la situazione lo permette, anche le mamme fanno outing: non siamo solo lavoro, casa e figli.

ne effettiva da parte di entrambi i genitori: la residenza del minore e l’assegno di mantenimento. Nella maggior parte dei casi di affidamento condiviso i figli restano infatti collocati presso una casa principale che è quella di uno dei due genitori, definito “genitore collocatario”: si presuppone dunque che la condivisione del tempo e della casa comporti anche la condivisione economica del mantenimento diretto, quella in cui ciascun genitore assume «una parte dei compiti di cura dei figli, restando obbligato a sacrificare parte del proprio tempo per provvedere direttamente ai loro bisogni, comprensivi della parte economica».

Nella maggior parte dei casi si verificano delle disparità presenti anche nelle coppie sposate: ad esempio se i figli sono malati e costretti a rimanere a casa, è spesso la madre a prendersene cura rinunciando magari ad andare al lavoro. E anche a fronte di altri imprevisti, si lascia che sia sempre la madre (salvo diversi accordi interfamiliari) a farsene carico.

In conclusione: anche se l’affido condiviso raggiunge lo scopo di ottenere un equilibrio emotivo e di presenza di entrambi i genitori, restano comunque delle piccole o grandi disparità sulle quali spesso si sorvola per non minare la serenità di tutti.

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SEPARATI, DIVORZIATI E SINGLE NELLA GIUNGLA DELL’ISEE Beatrice Botticelli

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alcolare le tasse universitarie, accedere ai bandi per gli alloggi popolari, ottenere il bonus per l’affitto o per la rata del nido. La parola chiave è ISEE. L’Indicatore della Situazione Economica Equivalente permette appunto di inquadrare la situazione economica della famiglia ed è necessario per accedere a benefici fiscali, prestazioni o servizi sociali o assistenziali. Il calcolo dell’Isee è semplice, ma può diventare macchinoso quando una coppia con figli prende strade diverse, soprattutto se alle spalle non c’è stato un divorzio o una separazione giudiziale (con sentenza).

Dal 2015 infatti, oltre all’introduzione di modalità di calcolo differenziate dell’indicatore e la conseguente nascita di una pluralità di indicatori, calcolati in funzione della specificità delle situazioni (Isee Università, Isee socio sanitario, Isee minorenni), la famiglia anagrafica non tiene più solo conto della convivenza o dell’essere a carico: fra i soggetti che compongono la famiglia anagrafica sono compresi il coniuge, i figli minori, an-

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che se non conviventi, e le persone presenti sullo stato di famiglia.

Per l’accesso a prestazioni per bambini, ad esempio, ciò che conta è la condizione economica di entrambi i genitori, anche se separati (consensualmente): il genitore non convivente nel nucleo familiare, non coniugato con l’altro genitore, che abbia riconosciuto il figlio, fa parte

Il calcolo dell’Isee è semplice ma può diventare macchinoso quando una coppia con figli prende strade diverse. Soprattutto se alle spalle non c’è stato un divorzio o una separazione giudiziale (con sentenza) del nucleo familiare del figlio. Di conseguenza l’ISEE del nucleo familiare con figli viene integrato con una componente aggiuntiva, calcolata sulla base della situazione economica del genitore non convivente.

Si definisce quindi una netta differenza: ad esempio una madre single che vive con il figlio e che usufruisce del mantenimento da parte del padre deve integrare al proprio ISEE quello di quest’ultimo; se invece il padre non partecipa al mantenimento del bambino, può usu-

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fruire della cosiddetta “Maggiorazione per nuclei monoparentali”. Questo però solo in presenza di un provvedimento che attesti che l’altro genitore non si occupa del minore. Da quest’anno l’indicatore che va presentato in questi casi è l’ISEE minorenni 2018 che va utilizzato dal “genitore solo” per richiedere il riconoscimento delle prestazioni agevolate per il minore figlio di genitori non coniugati tra loro e non conviventi.

Nel caso di genitori divorziati o legalmente separati (con provvedimento del giudice), invece i nuclei familiari sono diversi (i due genitori risultano non coniugati e non conviventi) e non si genera quindi la componente attratta o aggiuntiva. Ad esempio, per l’esonero parziale o totale dalle tasse universitarie (che da quest’anno è totale in caso di reddito Isee sotto i 13.000 euro), se il figlio risiede con uno dei genitori separati mentre l’altro ha una diversa residenza, è possibile avvalersi delle agevolazioni per nucleo monogenitoriale (quadro D). Biso-

Il caso irrisolto di un padre separato Vorrei segnalare un problema relativo alla dichiarazione ISEE per noi separati. Essendo separato legalmente dallo scorso mese di aprile, sono stato a fare la dichiarazione ISEE per alcuni servizi relativi a mio figlio di 13 anni.Come prevede la riforma, visto che nel mio nucleo familiare sono solo, sono tenuto a farlo per me, mentre la mia ex con la quale risiedono i nostri due figli (19 e 13 anni) deve farlo per sé e i ragazzi; in questa sede però lei deve comunicare anche il codice della mia dichiarazione in quanto per i servizi ai minori concorrono entrambe i redditi dei genitori anche se non conviventi. Detto ciò è doveroso fare alcune osservazioni: al momento della compilazione della dichiarazione mi viene chiesta la composizione del mio nucleo familiare e chi risiede con me; ovviamente sono solo. Cosa strana e per me assurda, non mi viene mai chiesto lo stato civile. Non mi viene chiesto se ho figli!

Eppure c’e una sentenza omologata da un giudice che dice che i miei figli sono al 50% con la mamma e al 50% con me. Il nucleo familiare non dovrebbe essere suddiviso al

gna tuttavia specificare che i figli minori fanno sempre parte del nucleo del genitore con cui vivono, anche se a carico ai fini IRPEF dell’altro, mentre se il figlio è maggiorenne rientra nel nucleo familiare della persona di cui è a carico ai fini IRPEF anche se indicato in altro stato di famiglia.

Da tenere presente che i coniugi separati con sentenza o divorziati che hanno ancora la stessa residenza possono richiedere al Comune la scissione del nucleo d’origine in due distinti, pur vivendo nella stessa casa. È nucleo monoparentale anche una famiglia in cui il genitore non convivente con i figli si sia risposato o abbia avuto dei figli con un’altra persona o sia tenuto a versare assegni periodici per il mantenimento dei figli.

O, ancora, non abbia la potestà, oppure sia stato allontanato, con provvedimento, dalla residenza familiare.

La possibilità di usufruire dell’agevolazione per i nuclei monoparentali, che permette di salire di graduatoria, ad esempio nel caso di assegnazione delle case popolari, viene meno anche se sussiste una delle condizioni specificate, ma assieme all’altro genitore e ai figli convivano altri soggetti, come ad esempio i nonni.

50%? Perché deve risultare tutto solo a lei? Cosa c’entra la residenza con lo stato di fatto deciso da un giudice?

Attualmente sono in un appartamento in affitto le cui spese è vero che mi vengono scalate dal reddito, ma poi c’è un controsenso che riguarda la mia casa di proprietà (al 50% con lei) dove risiedono la mia ex e i miei figli, per la mia quota mi viene considerata seconda casa e pertanto fa reddito come patrimonio immobiliare senza poter usufruire delle detrazione del nucleo familiare. Non l’ho deciso mica io di non volerci stare, c’è una sentenza che dice di dover lasciare l’immobile continuando a pagare metà del mutuo.

I redditi sono grosso modo uguali all’anno precedente quando eravamo un nucleo unico con una dichiarazione ISEE pari a € 18.865,00; quest’anno invece la mia dichiarazione ISEE è pari ad € 18.416,00 mentre quella di lei è pari ad € 11.875,00. Ho cercato di far capire al CAF che qualcosa non tornava, ma ovviamente mi hanno detto che queste sono le regole. Il mio indicatore di reddito è totalmente falsato, in quanto è ovvio che la mia situazione reddituale (di conseguenza anche della famiglia) è nettamente peggiorata con la separazione. Abbiamo gli stessi stipendi dell’anno prima, ma due case da dover gestire, con un mutuo di 500,00 € da pagare per la casa di famiglia oltre all’affitto di 550,00 mensile per la casa dove vivo.

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LE SPESE ORDINARIE E STRAORDINARIE PER I FIGLI Vademecum dell’esperto per fare chiarezza da un punto di vista legislativo Avv. Marco Biava

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el corso dei procedimenti di affidamento, di separazione e di divorzio, in presenza di figli minorenni o maggiorenni non economicamente autosufficienti possono sorgere delle difficoltà nell’individuare e distinguere le spese “ordinarie” (da ritenersi comprese nell’assegno di mantenimento) da quelle cosiddette “straordinarie” (da ritenersi extra assegno) e l’eventuale ripartizione in percentuale di esse tra i genitori. La materia è spesso fonte di continui conflitti tra genitori e rappresenta una delle questioni più dibattute nelle aule dei Tribunali, sia in ordine alla loro precisa qualificazione che in ordine alla regolamentazione delle modalità di contribuzione di ciascun genitore.

Poiché il legislatore non ha fornito una specifica definizione di “spese ordinarie” e “spese straordinarie”, è stata spesso la giurisprudenza a sopperire a detto “vuoto”, fornendo via via risposte adeguate ai casi concreti, seppur non sempre in maniera uniforme.

Allo scopo di arginare i frequenti conflitti fra i coniugi ed al fine di rendere più costante l’orientamento giurisprudenziale sull’argomento, alcuni Tribunali (tra cui quelli di Firenze, Bergamo, Verona, Milano, Varese e di recente Torino), in collaborazione con Consigli dell’Ordine, associazioni ed esperti, hanno redatto dei Protocolli d’intesa destinati a fornire indirizzi più chiari nella qualificazione delle spese ordinarie e straordinarie e per dettare delle linee guida in questa materia, che continua incessantemente ad essere oggetto di dibattito sia in dottrina che in giurisprudenza: il tutto anche per deflazionare le liti in Tribunale. Peraltro, qualora un Protocollo sia condiviso nel suo contenuto, nulla impedisce che venga adottato e seguito, o quantomeno, preso quale spunto, anche da soggetti fuori dal suo territorio di ado-

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zione. Per alcune sue particolarità (soprattutto per l’esaustiva differenziazione tra spese straordinarie che richiedono il preventivo accordo dei genitori e spese che non lo richiedono) offre spunti interessanti il Protocollo adottato dal Tribunale di Torino il 15/3/2016, di cui di seguito si evidenzieranno alcune particolarità. Il Protocollo adottato dal Tribunale di Torino in accordo con il locale Consiglio dell’Ordine Avvocati, preliminarmente contiene l’individuazione dal punto di vista concettuale delle spese cosiddette ordinarie e di quelle straordinarie.Vanno considerate spese ordinarie quelle che hanno quale requisito temporale la periodicità, come requisito quantitativo la non gravosità e per requisito funzionale l’utilità e/o la necessarietà; dette spese, in quanto tali, devono considerarsi ricomprese nell’assegno di mantenimento come quantificato.

Il Protocollo, fornisce poi un’indicazione di massima delle spese ordinarie facendo degli esempi concreti (art. 1): “Salva diversa previsione” (dei genitori o del Tribunale n.d.r.), si considerano, pertanto, ricomprese nell’assegno di mantenimento, a titolo esemplificativo: il vitto, il concorso alla spese di casa (canone di locazione, utenze, consumi), l’abbigliamento ordinario, inclusi i cambi di stagione, le spese di cancelleria scolastica corrente, la mensa scolastica, i medicinali da banco”.

Vanno considerate invece spese straordinarie quelle connotate da imprevedibilità (ossia per quanto concerne la loro sopravvenienza) e da indeterminabilità nel quantum (ossia nel loro importo) e che, in quanto tali, sono ‘fuori’ dall’assegno di mantenimento ed in aggiunta ad esso.

Il Protocollo di Torino, all’art. 2) chiarisce che per spese straordinarie “extra assegno” si intendono “quelle che hanno almeno uno dei seguenti requisiti: requisito temporale, l’occasionalità e/o la sporadicità, requisito quantitativo, la gravosità e requisito funzionale, la voluttuarietà”.

Le spese straordinarie – mediche, scolastiche ed extrascolastiche – che dovranno in ogni caso essere debitamente documentate, vengono inoltre (come solitamente accade) suddivise in spese che richiedono il preventivo assenso (accordo dei genitori), e spese che invece non lo richiedono. Sotto questa voce, e relativamente alle spese straordinarie richiedenti il preventivo assenso, vi è l’introduzione di una novità: il silenzio assenso. Facendo un esempio pratico, se il genitore che riceve la richiesta “a mezzo raccomandata, fax, email o altro mezzo” da parte dell’altro genitore, di sostenere una determinata spesa, non la riscontra entro il termine di dieci giorni, “la spesa si intenderà come approvata” (art. 3).

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L’art. 5) del Protocollo suggerisce in maniera molto dettagliata le seguenti linee guida per singole voci di spesa extra-assegno: spese scolastiche che non richiedono il preventivo accordo:

spese scolastiche che richiedono il preventivo accordo:

A Tasse e assicurazioni scolastiche imposte da Isti-

A tasse scolastiche, rette ed assicurazioni imposte

tuti ed Università Pubbliche;

da Istituti privati;

B libri di testo e materiale di corredo scolastico indicato ad inizio anno scolastico riferito al corso di studi seguito, anche nel caso di scuola privata;

B tasse universitarie delle Università Private e Università Pubbliche, dopo il primo anno fuori corso;

C gite scolastiche senza pernottamento;

D gite scolastiche con pernottamento;

D abbonamento trasporto pubblico;

E corsi di recupero e lezioni private;

C corsi di specializzazione e master;

F alloggio e relative utenze presso la sede univer-

spese extrascolastiche che non richiedono il preventivo accordo:

sitaria; spese extrascolastiche che richiedono il preventivo accordo:

A un corso per attività extrascolastica (sportiva o di

istruzione) all’anno e relativi accessori; B pre-scuola e doposcuola se necessitati da esigenze lavorative del genitore collocatario; C spese per la cura degli animali domestici presenti

A corsi di istruzione, attività sportive, ricreative e ludiche e pertinenti attrezzature ed abbigliamento oltre ad uno all’anno;

nel nucleo familiare e che restino presso il genitore collocatario dei figli, in ragione di preesistenti rapporti con i medesimi;

B spese di custodia (baby sitter) se rese necessarie per impegni lavorativi di entrambi i genitori, in caso di malattia dei minori o del genitore;

spese di manutenzione, bollo ed assicurazione relative a mezzi di locomozione acquistati in accordi; spese per la patente;

C viaggi e vacanze, trascorsi autonomamente dal figlio;

D

D centro ricreativo e gruppo estivo; E soggiorno estivo, di studio, sportivo, stage

Spese medico sanitarie: tutte le spese connotate dai caratteri della necessarietà o urgenza, non richiedono mai il preventivo accordo tra i genitori; altresì, non richiedono il preventivo accordo i trattamenti sanitari, gli esami e le visite specialistiche prescritti dal pediatra di libera scelta e/o dal medico di base, né i relativi tikets sanitari e spese farmaceutiche, in quanto prescritte.

Per quanto concerne il criterio di suddivisione delle spese extra assegno, il Protocollo statuisce il normale principio di proporzionalità previsto dall’art. 155 c.c.; ne discende che dette spese possono essere ripartite tra i genitori in misura diversa tra di loro (art. 6).

Per evitare che il genitore collocatario debba anticipare per intero somme cospicue, il Protocollo suggerisce, per capitoli di spese superiori ad Euro 500,00, di indicare un termine precedente all’esborso, affinché i genitori possano mettere a disposizione la somma necessaria.

F spese per l’acquisto di mezzi di locomozione;

Inoltre i conteggi dare/avere dovranno essere effettuati con cadenza mensile; il genitore che anticipa le spese, è tenuto ad inviare il conto con i relativi giustificativi entro il giorno venti di ogni mese all’altro genitore, il quale dovrà procedere al rimborsi entro 15 giorni dalla richiesta (art. 7). Merita inoltre di essere segnalata l’ultima previsione contenuta nel Protocollo in esame secondo cui «il grave e reiterato inadempimento [di un genitore verso l’altro nel rimborso delle spese straordinarie n.d.r.] sarà valutato dal giudice al fine della rideterminazione dell’assegno mensile comprensivo anche delle spese straordinarie calcolate a forfait».

Avv. Marco Biava Cassazionista, Past-President A.I.G.A. Associazione Italiana Giovani Avvocati (Sezione di Torino) esperto nel diritto di famiglia e nel diritto del lavoro.

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DIECI CONSIGLI PER VIVERE BENE EVITANDO GLI SPRECHI Come sopravvivere alla crisi post-divorzio: trucchi e suggerimenti di chi ci è passato in prima persona di Giuditta Pasotto

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soldi si sa non sono mai abbastanza, ma quando ci si separa davvero si rischia di sentirsi con l’acqua alla gola. Nel primo periodo della mia separazione ho concentrato tutte le mie energie per riuscire a risparmiare ogni centesimo possibile ed economizzare (senza diventare una maniaca) sfruttando delle accortezze studiate nel tempo. Eccole:

1 Non competere con gli altri Cerca di non confrontare i regali o gli acquisti che fai per tuo figlio/a con altre famiglie. Le ‘cose’ non sono la parte più importante della vita. Va bene se qualcuno ha di più e va anche bene insegnare ai figli ad essere felici con quello che hanno. Passare questo messaggio ai figli è fondamentale.

2 Evita gli extra acquisti Quando si è separati si tende a comprare piccoli regalini durante tutto l’anno per gratificare un momento di tristezza dei figli. I regali sono divertenti da aprire per uno due giorni, magari sono anche giochi divertenti, ma poi si finisce solo per accumulare oggetti mezzi rotti o dimenticati.

In più i soldi spesi, anche se apparentemente pochi, per ‘cosine’ inutili, alla fine dell’anno potrebbero rivelarsi molti, e avrebbero potuto essere risparmiati! Provare per credere!

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3 Insegna ai tuoi figli a fare economia Durante l’anno mettete via le monete di resto che vi ritrovate nel portafogli, insegnate ai bambini a mettere da parte i soldi ricevuti e a Natale provate a rompere il salvadanaio. Si raggiungono velocemente cifre che daranno soddisfazione sia a voi che ai ragazzi!

4 Trova i lavoretti secondari I soldi non sono mai abbastanza, si sa! Per arrotondare puoi proporti per lavoretti da conciliare con la vita familiare, ad esempio baby sitter o dog sitter. Se poi hai qualche abilità tipo cucire o cucinare puoi proporti per fare orli o torte spettacolari alle feste di compleanno. Ad esempio, io ho rispolverato il corso di base da estetista frequentato da ragazza per propormi come manicure a domicilio.

5 Crea nuove tradizioni Crea momenti speciali che tolgano l’attenzione dai soldi. Conserva alcune delle tue vecchie tradizioni preferite, ma lascia che i bambini aiutino a inventarne di nuove. Cose che non abbiano un costo ma un valore morale, ad esempio fare un piccolo picnick seduti sul tappeto di salotto o mangiare nella tenda degli indiani in giardino, o ancora fare colazione a letto e fregarsene delle briciole. I ragazzi da grandi si ricorderanno le emozioni, non certo i balocchi.

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6 Fai regali fatti in casa Durante l’anno ci sono tantissime feste di compleanno e i soldi che vanno via per fare i regali a tutti, se sommati al resto, sono davvero tanti! Realizzate i regali insieme a vostro figlio facendo qualcosa di artistico e originale!

Un volta, con i miei figli, abbiamo creato per la festa di un compagno di classe degli zainetti fotonici a propulsione usando le bottiglie di coca cola, la carta alluminio e dei fili colorati. Sono stati il regalo più apprezzato di tutta la festa!

7 Cerca di comprare dove costa meno Ad esempio per i libri ci sono siti come ‘libraccio’ dove è possibile comprare i libri magari usati anche a 3-5 euro.

Per l’abbigliamento dei figli spesso capita l’opportunità di riciclare fra conoscenti; mi è capitato di ricevere abiti ancora con i cartellini attaccati.

8 Invita le amiche ad una serata scambia ‘roba’ Sembra incredibile ma la borsa che per me è passata di moda o di gusto può essere perfetta per un’altra persona, così come i pantaloni che non entrano più o la camicetta troppo elegante che non mettiamo mai. Organizzate una serata fra amiche e ognuna porterà quello che non usa più purché in ottimo stato, oltre a passare una bella serata avrete grandi soddisfazioni dai vostri nuovi capi!

9 Elimina tutto il superfluo Qualche tempo fa mi sono accorta che sul telefono fisso di casa mi chiamavano solo ed esclusivamente i venditori di compagnie telefoniche, luce, gas ecc… Tutte le persone importanti mi chiamano sempre sul cellulare.

Ho quindi staccato il telefono risparmiando 30 euro al mese. Stessa cosa con la tv. Da sposata avevamo Mediaset e Sky, ma con i bambini guardiamo pochissima tv e per lo più film, così abbiamo levato tutto e quando vogliamo ci guardiamo qualche bel film su Netflix.

Ma non si può tagliare tutto Le spese a cui non rinunciamo 1° posto

Il podio per la ‘cosa più difficile a cui rinunciare’ va alla tecnologia, telefonini e hi-tec all’ultima moda sembrano essere proprio irrinunciabili per le famiglie italiane. Rateizzazioni e finanziamenti aiutano nell’ottenere l’oggetto desiderato.

2° posto

Un’altra grande rinuncia alla quale malvolentieri ci adattiamo sono i viaggi! Durante le ferie le mete si ridimensionano, ma le persone non rinunciano alle vacanze prediligendo mete domestiche. Gengle propone ad esempio vacanze di gruppo, per condividere costi e appartamenti ma anche spese di viaggio.

Le cene fuori e le serate conviviali, che però possono essere sostituite da valide alternative come gli aperitivi (spesa media 8 euro), il brunch (prezzo medio 15 euro) o le cene in casa. E poi esistono i siti dove trovare offerte per cene anche di alto livello, avendo diritto ad un forte sconto, e grazie a tutte queste alternative si riesce comunque ad avere una buona vita sociale!

3° posto

4° posto

La Pay-per-view, magari si va meno al cinema (proprio per risparmiare) ma la tv digitale con i suoi mille programmi accontenta proprio tutti: serie TV, cartoni, e sport. Come si potrebbe vivere senza?

Secondo gli ultimi dati resi pubblici, uno dei settori dove si fa più economia è l’abbigliamento, si punta sul riciclo dei capi o su acquisti più economici (anche se per i figli si tende sempre a spendere più che per noi genitori) e, colpo di scena, si fa più attenzione alla spesa, cercando le offerte migliori. Anche per parrucchiere ed estetista si privilegiano quelli più a buon mercato.

10 Assicurazioni Non mi ero mai occupata nella mia vita di assicurazioni, se ne era sempre occupato il mio ex, ma ho conosciuto un broker che, non solo ha saputo indicarmi non solo le compagnie più convenienti, ma mi ha suggerito anche polizze che in un paio di occasioni si sono rivelate molto utili, come quella per il capofamiglia, che ha coperto i danni provocati da mio figlio in uno sfortunato tiro di pallone contro una vetrata!

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Gengle Economia

I RISCHI

DEL CAPO FAMIGLIA Danni provocati dai figli, da un collaboratore o da animali domestici... meglio assicurarsi contro gli imprevisti

di Alessandro Napolitano e Francesco Meozz

I

l paradosso che viviamo costantemente è che i momenti di particolare abbandono e relax, facendo precipitare al livello minimo la nostra soglia di attenzione, ci espongono a pericoli imprevedibili. Tra le minacce che incombono sul nostro equilibrio familiare, una delle meno trascurabili è l’eventualità che un banale incidente causato da un membro della nostra famiglia a un’altra persona ci obblighi a risarcire un danno di notevole entità, erodendo in modo significativo il patrimonio rappresentato da risparmi e beni immobili.

Gli art. 2043 e seguenti del codice civile ci indicano con precisione quali sono le gravi conseguenze a cui andiamo incontro se, ad esempio per una mera disattenzione, noi stessi, o le persone di cui dobbiamo rispondere, provochiamo una danno a terzi. A questa situazione di incertezza, che potrebbe rischiare di paralizzarci per il timore di vedere il proprio patrimonio dissolto, si può opporre una delle più semplici (e per questo estese) coperture assicurative che il mercato offre: la RC della Vita Privata o, più volgarmente, RC del Capofamiglia.

Con una spesa inferiore ai 90 euro è possibile accedere anche a massimali di 5 milioni di euro che, in misura adeguata, tutelano il nostro patrimonio da un’eventuale richiesta danni. Si tratta di un’assicurazione pensata per tutelare la nostra famiglia in caso di piccoli e grandi incidenti della vita quotidiana.

Ad essere coperto non è solo il capofamiglia (colui che materialmente firma la polizza), ma anche chi coabita con lui e chi dipende da lui, come per esempio i figli, collaboratrici domestiche e eventuali animali da compagnia. L’estensione territoriale della RC del Capofamiglia è generalmente massima e copre tutti i paesi del mondo. Per quanto riguarda le abitazioni, i danni coperti sono quelli provocati a terzi a seguito dell’uso della casa, dalla manutenzione ordinaria allo svolgimento di attività domestiche. È opportuno segnalare la presenza sul mercato assicurativo di particolari estensioni di garanzia che rendono coperte e garantite le dinamiche familiari dei nuclei Gengle (e non solo): ci riferiamo alla possibilità di includere all’interno della copertura RC anche le persone che temporaneamente hanno in affidamento i figli (ad esempio una nonna oppure un amico) che, non rientrando nella categoria “convivente” né tantomento “dipendente” (la collaboratrice domestica, la babysitter), non rientrerebbero nella categoria di “assicurati”.

Alessandro Napolitano e Francesco Meozzi fanno parte di un team di assicuratori professionisti particolarmente attenti alle dinamiche familiari, all’evoluzione della società, alle esigenze del mondo del lavoro e delle professioni

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Gengle Storie

Scrivimi di

Te

“Scrivere é leggere in se stessi” Max Frisch

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Gengle Storie

CRISTINA DI LORETO scrivimi@gengle.it

Scoprite con noi il potere terapeutico della scrittura

N

on date ascolto a chi dice che abbiamo perso l’abitudine a scrivere. Non é vero. Il problema é che scriviamo troppo. Messaggi, post, mail, in realtà nuotiamo in un fiume di parole che ci inonda e che svanisce subito dopo averle digitate. Ma cosa c’é di più prezioso di una pagina su cui siamo riusciti a convogliare i nostri pensieri? Cosa c’é di più curativo del provare a dare un ordine e un senso alle emozioni per trasmetterle a chi legge o anche solo a noi stessi?

Scrivere quello che stiamo vivendo é un grande esercizio, un grande piacere, ed é soprattutto una terapia (che per esempio molti medici illuminati utilizzano per migliorare le condizioni dei pazienti e per stimolarne la guarigione). Ecco, anche noi vogliamo offrirvi questa opportunità. E vi chiediamo di scriverci.

Le vostre testimonianze saranno non solo di aiuto a chi ha attraversato gli stessi stati d’animo e le stesse esperienze, ma verranno commentate da una psicologa della nostra equipe, esperta nell’uso della scrittura come strumento di cura, Crisitina Di Loreto. In questo primo numero ne avrete un assaggio.

Cristina Di Loreto é psicoterapeuta e ricercatrice ufficiale del Centro di Terapia Strategica, il cui modello terapeutico utilizza in moltissimi casi l’uso della scrittura. Decise di diventare psicologa quando, a soli 18 anni, scrisse la storia della sua vita. Venti capitoli, con inserti per genitori stile “istruzioni per l’uso” e - palpabili tra le righe - tutte le più travolgenti emozioni di una giovane donna. Quell’autobiografia le cambiò la vita.

Da giovane laureanda in psicologia scrisse una tesi di ricerca sul potere curativo della scrittura e, una volta diventata professionista, cominciò a creare laboratori di gruppo che permettessero alle persone di scrivere della propria vita e di condividere i momenti più emozionanti e salienti della loro storia.

Oggi, nei panni di psicoterapeuta breve strategica, continua ad utilizzare la scrittura autobiografica come strumento terapeutico nei percorsi che le persone intraprendono con lei.

“Aspetto le vostre lettere, le vostre pagine di diario, i vostri racconti, qualsiasi scritto che sia per voi importante e che mi vogliate inviare – é il suo messaggio - Non potrò darvi indicazioni e suggerimenti di carattere psicologico perché, come certamente capirete, una mail non può rappresentare il giusto canale per fare questo, ma insieme alla redazione selezionerò le pagine più emozionanti per questa rubrica e, in seguito, evidenzierò gli aspetti che meglio ne rappresentano l’efficacia terapeutica”.

La tecnica della scrittura espressiva migliora l’umore e le difese immunitarie La tecnica della scrittura espressiva, studiata dalla metà degli anni ’80 da William James Pennebaker (nella foto), prevede una scrittura priva di giudizio ortografico e stilistico, realizzata “di getto” e che contenga, oltre ai fatti salienti della vita, le emozioni ad essi associate.

stress e, sul lungo periodo, un miglioramento del tono dell’umore (Pennebaker, Kiecolt-Glaser, & Glaser, 1988).

Pennebaker da allora continua a studiare i numerosi effetti di questa forma di scrittura tra i quali possiamo citare: un aumento delle difese immunitarie, la prevenzione di insorgenza di disturbi piscosomatici, una diminuzione dei sintomi evitanti e intrusivi del disturbo post traumatico da

Scrivere inoltre permette di attribuire nuovi significati agli eventi, ai drammi, ai lutti e in generale a ciò che nella vita ci accade.

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Gengle Storie

GENITORE SINGLE GENITORE SEPARATO GENITORE MODERNO O SEMPLICEMENTE GENITORE? “Cosa dirò un giorno a mia figlia?” di Marco Ciampoli

L

a notte mi pongo molte domande simili, pensando al futuro, sapendo che un/una figlio/a é un essere umano in continua evoluzione. Un bimbo piccolo richiede molto impegno, soprattutto quando si é soli in casa, ma da grande avrà bisogno di chiarimenti, di comprendere il proprio ruolo, di sapere di più sulla sua vita: Perché tu e mamma siete divisi? Perché se noi siamo una famiglia non viviamo assieme e non facciamo cose assieme? Perché devo scegliere chi vedere a Natale? Potrei continuare all’infinito, ma penso di aver reso l’idea.

Personalmente, vengo assalito da ansie e sensi di colpa immaginando le parole che dovrei usare per non ferirla (io ho una figlia), perché davvero non saprei scegliere. “Forse immaginare può solo confondere e complicare le cose, magari sarebbe meglio arrivare a quel giorno e vedere cosa viene fuori”. Ma anche se mi ripeto questo mantra più volte al giorno non riesco ad evitare che i pensieri vadano lì e mi chiedo: la farò soffrire? E, visto che sempre più coppie si lasciano, un giorno questa situazione potrà essere vista come una normalità?

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E quindi sarò meno imbarazzato a dirle che, come per la sua amica di scuola che ha i genitori separati, anche lei potrà avere una vita “tranquilla”. Ma é davvero questo che voglio insegnare a mia figlia? Che la normalità significa essere separati, fare figli e poi viverli così? No di certo. Avendo fatto questa lunga premessa con alcuni dubbi e domande partorite dal mio inconscio, in realtà comprendo che la domanda regina in tutto questo é una: cosa penserà da grande lei di me?

Forse le dirò: ho capito che dagli errori nascono cose belle. Da un errore é nata la penicillina, da un altro la torre di Pisa Già, credo che tutti i genitori facciano del loro meglio per essere amati dai propri figli quando saranno adulti, ma i genitori separati sono di certo messi peggio. La paura di essere visti in modo negativo rispetto all’altro genitore potrebbe spingerci a viziare i nostri figli senza comprendere che facciamo più male che bene. Quindi si inizia una sorta di competizione con l’ex che ci spinge a fare tanto, a volte troppo. Riflettendo e confrontandomi

Gengle Storie

con esperti del settore, ho compreso che in realtà tutti noi dovremmo iniziare a pensare al benessere basilare dei nostri figli, capire che il futuro non é qualcosa che si può controllare, premeditare o addirittura schematizzare. Citando Lorenzo de’ Medici, che visse qualche secolo fa ma é ancora attuale (facendoci comprendere che la modernità coinvolge sempre il passato) “Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’é certezza”.

Già, cari amici e purtroppo compagni di avventura, ciò che sarà nel futuro il pensiero dei nostri figli, lo costruiamo quotidianamente donando il più possibile amore e serenità. Facendoci sentire presenti anche a distanza, con una telefonata breve o lunga che sia, con un gesto di affetto che ai nostri occhi può sembrare piccolo, come una carezza o un abbraccio, evitando di farci vedere stressati o competitivi, di parlare male dell’altro, di organizzare le cose secondo un piano. In poche parole vivendo al massimo questa stupenda esperienza che la vita ci ha donato. Dando educazione e amore, amore, tenendo a mente che pur essendo il loro modello siamo un modello di genitore “umano”, non robot e tantomeno perfetti.

Quindi l’unica cosa che davvero farà la differenza sarà fargli capire l’imperfezione di ognuno di noi, ricordando

un vecchio detto “Sbagliando s’impara”. Io a volte chiedo a mia figlia di spiegarmi delle cose, ad esempio un cartone animato che conosce meglio di me, e poi ne spiego una io a lei; così facendo entrambi conosciamo i nostri saperi ed esploriamo i nostri limiti, completandoci a vicenda e instaurando un rapporto profondo.

Un giorno i nostri figli potranno anche odiarci per aver sofferto indirettamente le nostre scelte, non sta a noi deciderlo, però sapranno scindere e comprendere il bene e il male solo se prima gli avremo donato gli strumenti per farlo.

Cosa dirò un giorno a mia figlia?

Difficile dirlo con certezza, ma forse le dirò che sarà anche stato un errore lasciarci con sua madre e che sarebbe stato meglio stare uniti, ma queste cose non si scelgono e spesso non sono possibili.

Di certo non é stato un errore averla creata, e se oggi sono suo padre é perché ho reagito a tutto questo scegliendo di esserlo, mi sono assunto le mie responsabilità senza sapere a cosa sarei andato incontro.

L’ho fatto perché nella vita ho compreso che dagli errori spesso nascono cose belle: da un errore é nata la penicillina, da un altro il cono gelato e da un altro ancora la Torre di Pisa, famosa in tutto il mondo.

Nel mio piccolo ho commesso l’errore più bello della mia vita, l’unico al quale oggi non potrei rinunciare.

IL COMMENTO

La lezione più bella di Cristina Di Loreto

Marco inizia il suo testo riportando di avere spesso delle domande che lo assalgono insieme ai sensi di colpa, scrive quelle domande - se le pone - e via via inizia a costruire

delle risposte. Arriva alla domanda per lui fondamentale: “cosa penserà da grande lei di me?”. Dopo tale domanda vi chiedo di osservare come il registro si modifichi e dall’iniziale dubbio Marco inizia ad aprirsi sulle proprie credenze e riflessioni più profonde. Usa termini come “credo”, “riflettendo”, “ho compreso” e inizia a costruire una risposta delineando una possibile direzione - con lei mi mostrerò per chi sono e sono stato nei miei limiti di uomo, un uomo che può sbagliare.

Scrivendo si opera un cambio di prospettiva e si adotta il punto di vista di un narratore esterno che deve spiegare ciò che accade nell’intimità del pensiero. Questa modificazione del punto di osservazione é spesso in grado di farci cogliere aspetti e opinioni che prima non avevamo focalizzato, così come altre volte può modificare il significato che abbiamo dato a momenti importantissimi della nostra vita.

In questa breve pagina Marco decide di insegnare alla figlia la lezione più importante, perché come diceva Carl Gustav Jung “chi evita l’errore elude la vita”. Ecco il potere di un semplice foglio bianco.

GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 79

Gengle Storie

La mia vita da genitore single di Francesca Navarria

A

vere la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza di conoscerne la differenza; avere la pazienza per i cambiamenti che richiedono tempo, la capacità di accettare tutto quello che ho, la tolleranza per quelli che hanno difficoltà diverse dalle mie, e la forza di rialzarmi e di provarci di nuovo un giorno alla volta”: questa la preghiera spirituale che mi accompagna da 16 anni, da quando ho iniziato un percorso che mi ha portato 3 anni fa a decidere di separarmi dall’uomo con il quale ho fatto la “crocerossina” per quasi 30 anni.

Figlia di genitori separati nei primi anni ‘70, entrambi risposati con altri figli, nella mia vita di bambina e ragazza ho fatto la “brava”, accondiscendendo sempre e comunque ai bisogni altrui, non ai miei di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza. Cresciuta con questa spiccata tendenza a compiacere gli altri, mi sono ritrovata, come compagna e poi moglie, ad accettare l’inaccettabile fino ad imparare a praticare la prima forma di amore che é verso se stessi.

Ricorderò sempre quel giorno in cui mia figlia – aveva 9 anni - mi spiazzò con una domanda: “Mamma, chi é per te la persona più importante?”; rimasi senza parole perché volevo risponderle “Sei tu amore mio” ma sapevo che non era quella la risposta giusta, così le rigirai la domanda e lei mi disse “Io, poi ci sei tu, babbo, i nonni”.

E’ così che sono diventata una persona che conta per me stessa ed é così che mia figlia, che alla separazione aveva 15 anni, ha potuto iniziare a vivere la sua vita e non la mia, a seguire i suoi interessi che sono diversi dai miei, ad avere le sue idee che non sono le mie.

“Ricorderò sempre quel giorno in cui mia figlia mi spiazzò con una domanda: mamma chi é per te la persona più importante? ” Ho imparato molto da lei: ad ascoltare, a non giudicare, a stare in silenzio, a confrontarmi e a mettermi in discussione. Chi ha figli adolescenti sa di cosa sto parlando; chi ha figli adolescenti, sa che la capacità di adattamento come genitore é davvero una risorsa indispensabile per riuscire ad avere un rapporto con loro e per farli crescere passo dopo passo sempre più indipendenti ed autonomi. Poi, dopo 9 mesi dalla separazione, ho

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Gengle Storie

“HO FATICATO MOLTO, MI SONO MESSA IN DISCUSSIONE QUASI OGNI GIORNO”

conosciuto Gengle, e lì la mia rinascita ha avuto un ulteriore forte impulso perché il modello di vita che propone, legato alla condivisione, sposa la mia idea genitoriale. Da allora é iniziata una nuova fase di più di 2 anni per riuscire a metabolizzare e accettare la fine del mio progetto di vita di coppia e di famiglia. Ho scoperto in questo periodo che ogni nuovo giorno che si rinnova porta con sé situazioni, emozioni e sentimenti diversi: si può toccare il fondo, attraversare tunnel neri e vedere la luce, essere tristi e sentirsi distrutti e poi gioire, sentirsi felici e ridere a crepapelle; si può provare una rabbia distruttiva e un dolore lancinante per poi arrivare a sentire la quiete, a perdonare, ad accettare di avere ferite che si sceglie volontariamente di curare; si può pensare di non fare mai una certa cosa e il giorno dopo invece la fai.

Oggi, dopo due anni, tocco il cielo con un dito perché sono riuscita a comunicare e condividere con l’altro genitore dopo il buio più profondo, ed é davvero una sensazione nuova, di gioia e di quiete! Non ero orgogliosa né serena di essere l’unico riferimento per nostra figlia in questi primi anni di separazione, su tutto e per tutto; avevo provato a condividere col padre ma non eravamo pronti né io, né lui né nostra figlia. Dando tempo al tempo e con una inesauribile pazienza, toccando ognuno di noi il proprio fondo in modi diversi, ci stiamo riappropriando dei nostri ruoli. Nostra

figlia può finalmente fare la figlia adolescente con tutti e due i genitori (non solo con me per fortuna!), non rassicura più i genitori e si occupa delle sue faccende! Io mi sto alleggerendo un giorno alla volta di un carico di responsabilità eccessivo che mi ero presa, e il padre sta entrando in punta dei piedi nella vita di nostra figlia che per la prima volta piano piano gli sta aprendo la porta.

“Si pensa che i figli siano grandi e pronti ma in realtà sono nel caos e nella disorganizzazione più totale La separazione si inserisce come elemento di ulteriore instabilità” Ho faticato molto, mi sono messa in discussione quasi ogni giorno; ho chiesto aiuto a professionisti esperti di adolescenza, ho parlato tanto (le mie amiche e il mio compagno hanno le orecchie in disuso per questa ragione!), mi sono confrontata e ho cercato di cambiare e di essere elastica impegnandomi a rimanere autorevole e ben salda (cosa per me difficilissima). L’ulteriore passaggio é stato mollare e dare fiducia all’altro genitore (quando però anche lui aveva toccato il suo fondo ed é stato pronto a relazionarsi) e alla figlia. Soprattutto nell’adolescenza – secondo me sottovalutata nelle separazioni perché si pensa che i figli siano grandi e pron-

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Gengle Storie

ti e invece sono nel caos e nella disorganizzazione più totale e la separazione si inserisce come elemento di ulteriore instabilità nella loro vita - é fondamentale cercare un dialogo con l’altro genitore e rispettare ognuno il proprio modo di esserlo guardando sempre all’unico obiettivo comune che é il bene dei figli.

Su questo cambiamento di atteggiamento nei confronti del mio ex marito mi ha molto aiutato ascoltare le varie e tante esperienze dei gengle perché mi hanno fatto riflettere portandomi a capire che tipo di genitore voglio essere io; ho deciso che voglio rispettare il padre di mia figlia, che nessun genitore ha un libretto di istruzioni, che io non sono perfetta e non posso decidere come

l’altro genitore debba esercitare la propria genitorialità, che se riusciamo a comunicare e a farlo insieme (seppur da separati) sicuramente sarà vantaggioso per tutti.

Il mio messaggio é quindi di augurio e speranza per chi, come era per me, é ancora all’inizio della separazione, magari in conflitto, in un tunnel o su binari paralleli con l’altro genitore; se si vuole, una strada con un po’ di luce si trova, partendo da se stessi, dall’essere elastici ma anche determinati e fermi, dall’avere fiducia, dal condividere e confrontarsi, sperando di trovare un punto di incontro con l’altro genitore verso il quale un ponte va sempre lasciato aperto…

IL COMMENTO

Guardare indietro per andare avanti di Cristina Di Loreto

Leggere la lettera di Francesca é stato molto emozionante perché ho percepito la sua determinazione nel cambiamento affrontato e il suo continuo rimettersi in discussione per evolversi.

L’evoluzione é anche questo, rompere degli equilibri conosciuti per costruirne dei nuovi e più stabili. Francesca in questo caso ha usato la scrittura come strumento per rimettere ordine alla propria trama di vita. Ripercorrere il passato a volte permette di vivere il presente con nuova leggerezza ma anche, come in questo caso, volgere uno sguardo a ciò che si é conquistato con tanta caparbietà e fatica.

Lil Wayne cantava “non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena”: la vita di Francesca non é stata facile ma ne é valsa la pena se oggi riesce con gli occhi

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di madre a osservare la figlia senza sostituirsi a lei, a usare una flessibilità mentale che le permette di apprendere dalle situazioni e dalle continue sfide della vita. Conclude con la decisione (anche in questo caso la scrittura non si tradisce, essa costituisce un vero trampolino d’azione) di essere un genitore rispettoso dei propri e degli altrui limiti e che cercherà sempre di comunicare con l’altro genitore nell’interesse della figlia.

Un aspetto che mi colpisce di questo testo é l’apprezzamento che Francesca fa alla condivisione, dalla sua lettera la voglia di condividere arriva forte e chiara e sicuramente riprende la sua necessità di comunicare. Condividere é anche toccare con mano la propria storia e i propri sforzi, così come i propri traguardi, é potersi fermare un attimo, guardarsi e riscoprirsi con nuovi occhi.

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“Non posso più dormire accanto a lui Aiutatemi a separarmi” di Eleonora Comparini

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on respiro, lo so sembra assurdo ma mi sembra di non riuscire a gonfiare a pieno i polmoni. Da circa un mese io e mio marito abbiamo deciso di separarci, erano due anni che ci giravamo intorno, nessuno dei due aveva il coraggio di dirlo a voce alta.

Oggi pomeriggio abbiamo il primo appuntamento ufficiale dall’avvocato, l’aria in casa é irrespirabile, la tensione palpabile. Io avevo proposto un trasferimento temporaneo per me o per lui dai nostri genitori così da poter quanto meno avere un pò di spazio per pensare.

Dormire insieme la sera é quasi una violenza, condividere il letto con lui in questo momento é come condividerlo con il proprio boia. La notte per addormentarmi ci metto ore, ma resto immobile, respirando appena ascoltando i rumori suoi e della casa, rimango sempre sullo stesso fianco di spalle a lui e mi chiedo incessantemente come faccia a non provare lo stesso fastidio.

“Si é rotto qualcosa dentro di me, mi urta anche il fatto di saperlo in casa, anche se non sta facendo niente di male”

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Abbiamo deciso di parlarne davanti ad un mediatore per provare a risolvere eventuali problematiche rimaste sepolte sotto silenzi e incomprensioni, ma siamo andati poco lontani. Il peso degli anni e di abitudini sbagliate non si leva con un colpo di spugna. Per un attimo ci abbiamo riprovato davvero tutti e due convinti di poterci passare sopra, della serie: ‘pari e patta’ si riparte da qui. Abbiamo fatto anche sesso un paio di volte, é stato stranissimo, come farlo con una persona che non conoscevo. Le sue mani su di me sembravano toccarmi per la prima volta, sentivo un imbarazzo mai provato prima, al tempo stesso mi dicevo tipo mantra: ‘lasciati andare, lasciati andare’. La mattina ci svegliavamo contenti e ci davamo il bacio del buongiorno, la sera i convenevoli di rito: ‘Tutto bene al lavoro?’. Una facciata di cartapesta, i problemi non si risolvono facendo finta di nulla, pesticciandoli con uno schiacciasassi, e così anche il nostro periodo di prova é finito lasciandoci ad una crisi molto più profonda rispetto a quella precedente.

La mattina mi urta anche fargli il caffé, la moka che faccio da ormai 11 anni é da 2, ma pur di non lasciarglielo me lo berrei tutto io. Fare la lavatrice e trovarmi le sue cose da dover stendere e ripiegare mi urta. Andare in bagno e trovare il dentifricio non chiuso mi urta. Sentire i suoi passi per casa mi urta. Sentire quando accende

Gengle Storie

la tv mi urta. Si é proprio rotto qualcosa dentro di me, mi urta anche il fatto di saperlo in casa, anche se non sta facendo niente di male. Vorrei andare via, avere uno stacco, poter abbassare un attimo la guardia, che poi mi dico sempre: la guardia la tengo su per mia volontà, non me lo ha mica ordinato il dottore. Ma non ci riesco, sento come se fossimo in assetto di guerra e fintanto che siamo in questa situazione si rimane vigili.

IL COMMENTO

Non ho la testa nemmeno per lavorare, spesso mi accorgo di essere distratta, stanca, irascibile, ipertesa. Anche come mamma in questo periodo sono da buttare, zero pazienza , voglia di fare meno di zero, vorrei parlare con i ragazzi, ma penso che dovremmo farlo insieme.

Stasera chiederò a mio marito di parlare con loro, non sono stupidi e si saranno già accorti di tutto, figuriamoci, ma a non dirgli nulla non ci facciamo una bella figura e soprattuto chissà cosa pensano senza avere risposte alle domande che gli frullano in testa.

“Vorrei trovare qualcuno che mi dicesse con sincerità che andrà tutto bene, che in un modo o nell’altro la situazione si risolverà per il meglio” Le mie amiche non sanno molto di questa situazione, ho provato un paio di volte ad accennare al problema ma i consigli sono stati abbastanza preimpostati: ‘datevi del tempo’, ‘provate a parlarne con qualcuno’, ‘vedrai che poi passa’, i miei genitori invece non ne parliamo, sanno come affondare la nave: ‘ma come farete con la casa, la macchina e la gestione dei figli? E tu come farai con il poco stipendio che hai?’ Non lo so, non ho risposte alle domande né ipotesi possibili di cosa verrà dopo. So che così non può andare avanti e l’ignoto mi spaventa molto meno dello star ferma in questa situazione. Vorrei trovare qualcuno che mi dicesse con sincerità che andrà tutto bene, che in un modo o nell’altro, anche se con fatica, si risolverà tutto, vorrei sapere che qualcuno che ci é già passato ne é uscito vivo. Mancano ancora 4 ore all’incontro con l’avvocato e io voglio solo sapere se possiamo iniziare questo processo di distacco. Sembra incredibile che l’uomo dei miei sogni, quello di cui mi sono innamorata 15 anni fa e che mi ha letteralmente fatto toccare il cielo non con un dito ma con entrambe le mani ora sia il mio peggior peso, come siamo arrivati a questo punto? Quando é che si é incrinato il rapporto? Cosa é stato che ha scatenato questa lenta discesa?

Avrò mai le risposte alle mie domande?

La tempesta prima della quiete di Cristina Di Loreto

Ci sono momenti in cui sedersi ed osservare il foglio bianco crea uno spazio, una sorta di contenitore da riempire. Ci sono momenti in cui le emozioni, soprattutto quando sono negative, si dibattono dentro di noi e se riusciamo a farle defluire possiamo vivere l’opportunità di sentire cosa ci sta succedendo in maniera più lucida e distaccata. Fernando Pessoa scriveva: “Se scrivo ciò che sento é perché così facendo, abbasso la febbre di sentire”, Eleonora in questo testo sfoga le sue emozioni in un momento delicatissimo: il primo incontro con l’avvocato. Spesso questo incontro “rende vero” il percorso che sta per delinearsi, un viaggio fatto di difficoltà e dubbi, a volte di conflitti e altre di delusione e rassegnazione.

Eleonora si concede un momento per scrivere ciò che sta vivendo, mettere tutto nero su bianco e inizia con una richiesta di aiuto: “Aiutatemi a separarmi”. Vi chiedo di riflettere su un aspetto, questo é l’unico testo che si chiude con delle domande. Domande alle quali nessuno sta dando risposta, domande alla quali forse nessuno la darà mai.

Questo scritto si distingue dagli altri per la fase di vita in cui é stato realizzato, la tempesta prima della quiete, Eleonora spera che qualcuno le dica che la quiete arriverà ma non può esimersi dall’attraversare la tormenta. Condividere é un aiuto prezioso anche in questo senso, per dare speranza a chi sta attraversando quella fase in cui l’ha persa.

Anche questo é il potere di un foglio colmo di una storia.

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La maledizione del bravo padre di Lucenzio Domato

S

ono un sognatore, mi piacerebbe vivere in un mondo in cui nessuno dicesse di me che sono un bravo padre.

Ho sempre dedicato tanto tempo ai miei figli sia prima della separazione che dopo, ho tendenzialmente sempre messo loro davanti al resto (lavoro, amicizie, hobby) e le poche volte che per forza maggiore non l’ho fatto ho sempre tentato di recuperare.

Ora sono un babbo gengle, non é diminuita la mia presenza con loro, continuo a seguirli come prima per la scuola, lo sport, la salute, lo svago, l’abbigliamento, proprio come dovrebbe fare ogni genitore.

E qui nasce la “maledizione” :

la figura di un babbo separato nella società di oggi: chi viene chiamato per una festa di compleanno? La mamma. Chi viene (veniva, alla terza volta che la mamma non rispondeva hanno capito che ci sono anche io) chiamato dalla scuola per le malattie? La mamma. Chi viene messo nei gruppi Whatsapp della scuola? la mamma (a volte direi per fortuna). Chi viene interpellato per gli allenamenti della squadra? La mamma.

Non parliamo poi dei documenti, quale é la residenza che viene sempre messa? quella della mamma (anche quando come nel mio caso non corrisponde).

Il babbo deve correre dietro a tutto due volte: la prima é quella normale che ci accomuna come genitori, la se-

Leggo nei vostri commenti ai post di non generalizzare perché conoscete tanti buoni padri, tanti padri che si “sacrificano” per i figli, tanti padri che “non sono così”.

Qui di solito le risposte sono due: “purtroppo la maggior parte dei padri sono così” oppure “eh, ma ci sono anche mamme così” che più o meno hanno significato simile, non tolgono o aggiungono nulla e ogni volta mi fanno male...

“Mi occupo dei miei figli come un normale genitore ma questo sorprende sempre un po’ tutti”

Perché devo dimostrare a tutti che “non sono così”? Perché devo vivere come un sacrificio (vi assicuro che non lo é) quello che faccio con i figli? E qui il problema si limita a voi mamme gengle che bene o male conoscete la situazione mia e di tanti altri babbi. Immaginatevi ora

conda é tutta riservata a lui, che magari é comunque quello che vedono davanti a scuola a prendere i figli, che magari é comunque quello che vedono sempre ad accompagnare i figli agli allenamenti e alle partite, che magari é comunque quello che va ai colloqui con le maestre, che magari é comunque quello con cui i figli

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Gengle Storie

passano l’80% del tempo. No, il babbo gengle é comunque quello che deve chiedere e inseguire i genitori, le maestre, gli allenatori, le segretarie.

Lo so, amiche mamme gengle, voi non c’entrate, voi sapete quanto valga un babbo gengle (almeno nella maggior parte dei casi, dite), ma io mi sento a volte un reietto, un emarginato, quello che DEVE sentirsi in debito verso la società e dimostrare a tutti che é un bravo padre.

Eccolo il mio sogno, vorrei semplicemente che dicessero di me che sono un padre .

IL COMMENTO

Quella rabbia sottile che ha bisogno di uscire di Cristina Di Loreto

Lucenzio accende i riflettori su un aspetto culturale italiano e molto delicato della genitorialità, specie dopo una separazione: quello dei ruoli di genere.

La frustrazione - tanto forte da denominarla una vera e propria “maledizione” - é quella di essere un “buon” padre; come se questo fosse un fatto anomalo, inconsueto e da dover dimostrare ogni giorno.

Quando proviamo una forte emozione come quella della rabbia, che Lucenzio presenta in modo molto velato e simpatico, la scrittura é un ottimo strumento terapeutico: permette di canalizzarla e “farla uscire” evitando spiacevoli somatizzazioni corporee o l’effetto “pentola a pressione”. Capita spesso, infatti, che covando un sentimento negativo come questo si arrivi un giorno ad “esplodere”, spesso in un momento inadeguato. Scrivere permette non solo di creare l’argine che riporta il fiume al suo decorso naturale ma, come in questo caso, rende visibile e tangibile ciò che vorremmo da noi o dagli altri.

Dopo essersi posto alcune domande - processo che nella fase di scrittura facilita un dialogo intimo e la visione di nuove prospettive - Lucenzio giunge al punto: desidera essere considerato solo un padre, recuperando così una spontaneità che non ricalca la necessità di soddisfare le aspettative e che non lo porti a dimostrare l’amore per i propri figli solo perché di un sesso piuttosto che di un altro. Forse così quella maledizione potrebbe tramutarsi nello spettacolare incantesimo di un padre che si gode il proprio rapporto con i figli.

CHI VIENE CHIAMATO PER UNA FESTA DI COMPLEANNO? LA MAMMA CHI CHIAMA LA SCUOLA SE LA BIMBA É MALATA? SEMPRE LA MAMMA GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 87

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i sono trovati sull’orlo di un precipizio, a metà di un percorso avventure organizzato per i figli. Ciao mi chiamo Giorgia, sono la mamma di quei due bambini appesi alla corda insieme ai tuoi. Leonardo, piacere mio. Lei 36 anni, due gemelle e un matrimonio finito da poco, lui 30 anni, due figli e un’iscrizione fresca fresca a Gengle, la zattera su cui é salito dopo che la moglie lo ha cacciato di casa.

Ci vediamo al prossimo giro, magari un cinema, che dici, qualcosa di più tranquillo. Mai e poi mai, racconta Giorgia, poteva quel giorno immaginare che dopo ne-

E nessuno di loro ha avuto da ridire per questa improvvisa rivoluzione famigliare?

Gengle ci ha aiutato molto. Conoscendoci durante un evento organizzato da me per il compleanno di mia figlia, i ragazzi hanno fatto amicizia giocando, si sono piaciuti, e sono stati proprio i figli a insistere perché ci incontrassimo di nuovo per stare insieme.

Ed é scoccata la scintilla anche fra voi. Quando avete deciso di andare a stare insieme?

non Chiamatemi matrigna

Come creare una nuova famiglia con quattro figli acquisiti e uno in arrivo. Tutto bene? Sì, a parte la rabbia dell’ex...

anche due anni avrebbero dato vita a una nuova famiglia, con quattro figli acquisiti e un altro in arrivo, il loro, nascerà in primavera.

Mai e poi mai avrebbero potuto sapere quanto diventa facile e naturale rimettere in circolo l’amore anche se non si é soli, anche quando ti porti dietro quattro piccole vite già messe a dura prova dalla separazione di mamma e papà. Perché una cosa ti insegnano queste storie: se il treno che riparte é popolato di gente felice, mossa dal desiderio e da una buona energia, salirci é un attimo, un gesto spontaneo, e pazienza se il viaggio é ancora ignoto e il tragitto una sorpresa.

Quanti anni hanno i vostri figli?

Io ho due gemelle di 10 anni, Leonardo ha un figlio di 10 e una femmina di 6.

Stavamo già progettando e cercando di avvicinarci, stando in due province diverse. Eravamo innamorati e oltretutto avevamo già capito che avevamo la stessa visione della vita e dell’educazione dei figli. Poi sono rimasta incinta di una figlia cercata e voluta, e così abbiamo accelerato tutto.

I suoi figli vivono quindi con Leonardo, una specie di vice papà. Non ci sono gelosie da parte del suo ex marito?

Con il mio ex é andata molto bene. Ha conosciuto Leonardo, gli é piaciuto, e ha perfino parlato con i nostri figli spiegandogli che il mio nuovo compagno fa le sue veci quando lui non c’é. Se vi sgrida, gli ha detto, dovete ubbidire a lui perché é come se lo facessi io. I ragazzi sono tranquilli, quindi, perché hanno l’autorizzazione del padre.

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Una situazione ideale. E’ così anche con l’ex moglie del suo compagno?

No, purtroppo no. Nonostante che sia stata lei a decidere la separazione e a cacciare di casa il marito, appena ha saputo che si era riaccompagnato con me ha tirato fuori una forte aggressività, e ora stanno facendo una separazione giudiziale molto brutta.

perfino un episodio di diabete da stress, caddi in terra svenuta, fu dolorosissimo. E mai avrei voluto che la mia famiglia vivesse la stessa cosa, tanto che ho scelto un marito buono, generoso, con cui però ho fallito di nuovo. E’ stata un’altra grande ferita. Ma so bene cosa vuol dire soffrire da figli, quindi cerco di non fare gli stessi errori.

I figli di Leonardo ne soffrono?

I bambini di Leonardo sono gelosi del fatto che il loro papà vive con i suoi figli?

Moltissimo. Lei non vuole sentir parlare di me, non vuole che mi nominino, quindi può immaginare che sofferenza per i ragazzi. Anche perché confrontano la loro mamma con il papà dei miei figli, che é molto diverso.

No, abbiamo sempre messo in chiaro che ognuno ha i suoi figli e non ci può essere confusione. E quando loro vengono da noi per stare con il padre, cerco di lasciarli soli, di non intromettermi troppo con la mia presenza.

Lei e il suo ex marito sembrate invece molto equilibrati. A cosa lo si deve?

Dovesse dare un consiglio a chi sta vivendo una storia simile alla vostra?

Al fatto che entrambi siamo figli di separati, e con storie anche dolorose. Quando i miei si lasciarono io ebbi

L’unica cosa che non bisognerebbe mai perdere di vista é il bene dei figli. Quanto alle famiglie che si spezzano, ricordo la risposta che ho dato a mia madre quando le dissi che purtroppo mi stavo separando da mio marito.

Fai del male ai tuoi figli, mi ha detto lei. E io le ho risposto che al contrario gli stavo facendo un regalo, perché mettevo fine a una relazione in cui non ero felice. E una mamma rinchiusa in un matrimonio infelice non può garantire serenità ai figli.

Gli stereotipi della nostra infanzia

Ripercorrendo la filmografia della nostra infanzia ma anche quella dei nostri figli, le matrigne sono sempre raffigurate come delle terribili streghe maligne (anche se talvolta sexy) che hanno deciso di passare la vita a distruggere l’esistenza delle loro figliastre.

Lady Tremaine

Malefica

Sig. Ping

Paperon de’ Paperoni

La terribile matrigna di Cenerentola é la seconda moglie del padre della povera Ella, che però muore poco dopo il matrimonio lasciando la figlia alle grinfie della matrigna e delle sorellastre che la schiavizzano per quasi tutta la storia. E’ l’emblema del termine ‘matrigna’, la prima forse ad aver dato un’accezione così negativa a questo termine.

La super cattiva della bella addormentata nel bosco, per i nostri figli, é Angelina Jolie.

Una curiosità sulle riprese del film: l’attrice é talmente brava e truccata talmente bene che per la parte della piccola Aurora hanno dovuto prendere la figlia stessa di Angelina, che non ha avuto paura di girare perché la strega era interpretata dalla madre.

É padre adottivo di Po (Kung Fu Panda), un padre sempre attento ai bisogni - soprattutto alimentari - del figlio.

Anche dopo essere diventato il guerriero dragone, il patrigno continua a fornire bucato pulito e a tenere in ordine la stanza del figlio. Po trova il suo vero padre e il sig.Ping lo appoggia capendo quanto fosse importante per lui. Un patrigno modello!

É lo zio di Paperino, gli fa da padre e da punto di riferimento così come Paperino é a sua volta zio di Qui Quo Qua. Ma dove sono finiti tutti i genitori? Walt Disney ha volutamente insabbiato negli anni la risposta a questo quesito non facendo chiarezza sulla genealogia dei paperi, ma raccontando la loro unione nonostante tutto

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SCUOLA MATERNA – ELEMENTARI – SCUOLA SECONDARIA Via della Scala, 85 - 50123 Firenze (FI) www.vhugo.eu

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Singletudine ritrovata e tentativi di riaccoppiamento: realtàvs aspettative di Valentina Pedroni

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apita che sei moglie, poi capita che diventi mamma e poi capita anche che ti lasci. E puntualmente dopo la costernazione, l’agonia e la mammitudine imperante ed esclusiva in cui ti butti a capofitto, arriva quel bel giorno in cui ti levi dalla testa la veletta nera (che fra l’altro non ti dona granché, ammettiamolo) e realizzi che, oltre ad essere mamma full time, non sei ancora proprio proprio da buttare come femmina.

Lo zigomo ancora regge e la stramaledetta ruga del leone fra le sopracciglia non é ancora propriamente la fossa delle Marianne ma, piuttosto, un segnettino su cui si può ancora lavorare.

Magari qualcuno “tisifila” ancora! Ti guardi allo specchio e… “sì, mi ributto in pista”. Agguanti quindi il telefono.

Crei una chat di gruppo e pensi: ‘’Questa é la svolta alla mia vita’’. Imposti come immagine Samantha di Sex and the City. Aggiungi tutti i contatti femminili della tua rubrica, compresa la signora delle pulizie e l’estetista che fa i calli a domicilio a tua nonna. “A tutta vita” é lo stato della chat. “Andrò a ballare in tutti i weekend in cui non avrò i bambini” “Farò viaggi con le amiche” “Gli uomini faranno la fila per me: sono una giovane madre emancipata e autonoma. Chi non mi vorrebbe?”.

Con questi pensieri maneggi freneticamente lo smart phone proponendo cose incredibili nella nuova chat in

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cui hai coinvolto povere donne inconsapevoli della tua rivoluzione interna. Ti immagini appoggiata al muretto con nonchalance nella piazza della tua città a riscoprire la tua fulgida gioventù, con un alone di sexitudine.

Gli uomini ti guardano ammirati. Che mamma giovane.

Quanta bellezza e maturità in un corpo solo…

Poi inizia il blin blin del cellulare: il gruppo naufraga più veloce del Titanic. E tu farai la fine della Winslet: ghiacciata e sola come un cane. Di recente separazione, in

“Organizzi una chat con le amiche ma il gruppo naufraga più veloce del Titanic. E tu farai la fine della Winslet: ghiacciata e sola come un cane” case d’improvviso troppo grandi, siete rimaste in tre nel gruppo. Le altre amiche vivono nel Mulino Bianco con Banderas. Altre con Pasotti, non importa, ma insomma la sera non escono dal Beato Mulino. Si abbracciano ad Antonino e a Giorgino loro, mettendosi ai piedi Rosita.

Le altre hanno i figli malati. Una allatta. Non può. L’altra non contempla di uscire senza i figli e propone di portarseli dietro. Vedi svanire il locale trendy in cui avresti

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incontrato il tuo nuovo lui. Stessa fine per il viaggetto culturale fuori porta con l’amica durante il quale avreste affascinato dal concierge alla guida turistica con la vostra femminile emancipazione.

Il muretto al quale eri sexissimamente appoggiata ti si sfracella sotto la chiappa destra. Ok. Non é facile. Ma non molli: ci sono ancora le tre separate come te. Però.

Una é in crisi mistica perché il 20enne che frequentava é sparito senza motivo dopo fugaci appuntamenti in cui non si é fatto vedere in pubblico con lei.

L’altra ha il figlio malato (questa vale sempre, White Mulino o no). L’ultima é nel weekend in cui ha i figli. Già.

Perché con questo non avevi fatto i conti. Sei una mam-

“Sei una mamma single a turni come le altre. E non sempre i turni coincidono...”

Le mamme single da Oscar Il ruolo del genitore single nei film é davvero molto amato, soprattutto se il genitore in questione vuole provare a riavere una relazione. Alcuni film vedono protagoniste delle mamme single molto toste, ecco alcune delle loro citazioni:

Erin Brokovich: Erin: Vuoi avere il mio numero?

George: Assolutamente, sì.

Erin: Quale numero vuoi?

George: Tu hai più di un numero?

Erin: Senti questo. Dieci: sono i mesi che ha la mia bambina.

George: Hai una bambina?

Erin: Già. E, oh, sei: sono gli anni che ha l’altra mia figlia.

ma single a turni. Come le altre. E non sempre i turni coincidono. Arriva repentina la nuova consapevolezza.

Cancelli il gruppo (sollievo ed applausi dalle donne di cui sopra), ti fai una tisana al finocchio, ti spari la crema al retinolo dentro la fossa fra le sopracciglia e metti Netflix, spaparanzata sul divano aspettando che i figli tornino a casa alla fine del weekend.

E insomma sì, niente maschi con cui rifare i conti, occhi da tenere aperti fino a mezzanotte (alle 23, ammettiamolo, tu fai già schifo e dimostri 10 anni in più) in attesa di entrare in un locale (che prima di mezzanotte non si entra, fa sfigata). Tutto sommato adesso la persona con cui hai più voglia di stare sei tu. E se qualcuno ti dice: “Ma sei ancora giovaneeeee! Puoi rifarti una famigliaaaaa” puoi tirargli una testata. Siamo certi che la giurisprudenza la considererà legittima difesa. E magari l’avvocato é pure carino.

Otto: é l’età di mio figlio. Due: le volte che sono stata sposata e divorziata. Sedici: sono i dollari che ho sul mio conto in banca. 555-8206: é il mio numero di telefono. E dopo aver sentito tutti questi numeri, zero: é il numero delle volte che mi chiamerai.

Jerry Maguire:

Jerry Maguire: Lo sai che questo cambierà tutto... [Un attimo prima di fare l’amore] Dorothy Royd: Me lo prometti...?

La verità vi spiego sull’amore Dora: “Io non sto male, okay? Ed anche se stessi male... che faccio?”

Sara: “Devi andare avanti!”

Dora: “Il mio ex é andato avanti, ha 38 nuovi follower! Io solo uno: l’asilo di Anna!”

40 sono i nuovi 20: - Lo sai che ho 40 anni?

- Ho letto da qualche parte che i 40 sono i nuovi 20

Un giorno per caso: Manny: Se dovessi vedermi interessata a qualche uomo, mi fai il favore di spararmi?

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“Telefono o no?

Non me la sento” Intanto il treno se ne va... di Massimo Ciotta

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ul frecciarossa di oggi per Milano, quando é salita lei mi é venuta improvvisamente sete. Maglietta nera con scollo profondo a V. Due catenine argentate con il ciondolo, una lunga una corta. Giubbino nero di finta pelle con cerniere sugli avambracci. Pantaloni attillati sempre neri, con pailette sulle cuciture.

Stivaletti bassi a lasciare scoperta la caviglia. Cappotto lungo a doppiopetto color cammello. Valigia non troppo spaziosa. Lineamenti del volto austeri, in aperto contrasto con gli occhi sognanti.

Vengo risucchiato come una foglia da una tempesta, mentre ammiro lo stile con il quale occupa il sedile davanti a me. Sono troppo sensibile a chi sa vestire bene, uomini o donne che siano. Devo parlarle.

Attendo l’ingresso del carrello degli snack per sfuggire alla pressione sociale, poi scelgo un’apertura solida come il pedone di Re in E4. Scopro che é una gengle, ma non conosce il sito. Vive da sola a Bologna, lontana dalla famiglia di origine e dall’ex marito. Quando ride, e lo fa spesso, arriccia il naso in un’espressione deliziosa.

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Confessa che aveva sperato le parlassi. Nei successivi 40 minuti ho sperimentato vette di empatia mai viste prima. Dire che sembrava ci conoscessimo da una vita, non é abbastanza. Era più come se ci fossimo finalmente ritrovati dopo decenni di lontananza. Ci siamo

“Eravamo il centro nevralgico del nostro universo. Il perfetto equilibrio tra energia maschile e femminile a sostegno l’una dell’altra e non più in lotta. Ma... ” scambiati i nostri pensieri con fiducia incondizionata.

La conversazione fluiva naturale e cristallina come una sorgente incontaminata. Parola dopo parola, mi stupivo di come questa creatura fosse in grado di attrarre la parte di me più nobile, ironica e gioiosa.

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Eravamo il centro nevralgico del nostro universo. Il perfetto equilibrio tra energia maschile e femminile, finalmente a sostegno l’una dell’altra e non più in lotta. I manager stressati in bianco e nero, nel vagone, ci guardavano come fossimo stati Adamo ed Eva multicolor HD. Quando il treno gracchia la fermata imminente, la percepisco come una sentenza. Le chiedo il numero di telefono. Me lo scrive sul biglietto del frecciarossa. Poi si china per allungarmi un bacio sulla guancia, casto per essere in pubblico ma pericolosamente vicino alle labbra per essere uno sconosciuto. Anche questa é classe.

un’unica Arcimboldo con la voce di Nina Zilli, le tette della mia vicina di banco al liceo e gli occhi della mia ex quando le ho messo Matilda in braccio la prima volta.

Ora fai attenzione. Non voglio sostenere che i tempi moderni fanno schifo, che si stava meglio quando si stava peggio o altre di queste boiate. Io non giudico. Io sono solo un osservatore esterno, che si diverte a mettere le parole insieme per costruire pugni nello stomaco. Non so se é andata meglio ai miei nonni, che hanno frequentato per quarant’anni il medesimo letto, nella

“Ti chiamo presto”, le faccio. E mentre Bologna la Rossa inghiotte la donna probabilmente più spettacolare che abbia conosciuto negli ultimi 10 anni, ripenso alla bugia che ho appena detto. Ovviamente non la chiamerò. Né lei si aspetta che io lo faccia. Siamo talmente incastrati nelle nostre vite perfette, che non abbiamo spazio per accogliere doni più grandi di noi.

“Piuttosto che delegare in toto la nostra felicità a un solo individuo, la dividiamo in tanti centesimi di rame e la distribuiamo in giro” A volte basta un sms infelice per elevare un muro di ghiaccio tra due anime che si cercano: figuriamoci un Appennino. Abbiamo progettato al millimetro le nostre resistenze eroiche. Siamo genitori single, professionisti impeccabili, atleti, intellettuali e fidati amici. Domenica, pure politici esperti. Abbiamo costruito un alter ego formidabile, che si é impadronito delle nostre vite reali e ci ha lasciato le illusioni dei sogni lucidi. Ci lamentiamo di non trovare una persona alla nostra altezza; la verità é che l’abbiamo soffocata prima ancora che si palesasse.

Piuttosto che delegare in toto la nostra felicità ad un solo individuo, la dividiamo in tanti centesimi di rame e la distribuiamo in giro. Prendiamo i sorrisi dagli amici, l’affetto dai figli, il divertimento dagli sconosciuti, l’approvazione dai like sui social e il sesso da qualche amica che é convinta di poterci cambiare.

Forse davvero rivedrò scorrere la mia vita come un film, quel giorno. In tal caso non ci saranno tante donne, ma

medesima posizione del missionario. Vorrei chiedere a quelli che pubblicano le frasi sul destino su Facebook, se davvero credono che un giorno tutto si sistemerà.

Per quanto provi a guardare il futuro, continuo a non vederci un cavolo: ottuso come la nebbia che trovo a Milano e frammentato in mille pezzettini come il biglietto del frecciarossa che ho strappato a Bologna.

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RISCOPRIRE LA SESSUALITÀ DOPO IL DIVORZIO di Daniel Giunti

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Separarsi non é mai facile La fine di un matrimonio nella maggior parte dei casi rende vulnerabili. Ci espone a situazioni dolorose e al dover far fronte a compiti in precedenza affrontati in coppia. Abituati a definirsi marito o moglie di un’altra persona, con il divorzio si deve attuare una trasformazione e una ridefinizione di una parte della nostra identità personale. Ciò ha un costo in termini psicologici e proprio per non affrontare o negare questa situazione si va incontro a forme di resistenza (più o meno ostinata) nel volersi “rimettere in gioco”, anche (e forse soprattutto) in ambito sessuale.

Ripartire é dura L’appuntamento post-separazione diventa allora un vero e proprio campo minato e la lista delle preoccupazioni può essere sterminata. Se si riesce a vincere le iniziali resistenze, é opportuno sapere che al giorno d’oggi il dating lo si fa spesso online, e chi pensa che sia soltanto una modalità per pervertiti e perdenti dovrebbe valutare una revisione delle proprie opinioni in merito, per non rimanere “tagliato fuori”.

Il desiderio che non c’é L’aspetto maggiormente temuto sia da uomini che da donne che pensano di fare nuove conoscenze riguarda la sessualità. Tutto ciò influenza il desiderio sessuale. Anche se é normale che dopo una rottura sentimentale il desiderio possa subire un calo, talvolta si assiste ad una reazione opposta. Un ridotto o un forte desiderio sessuale sono dei possibili scenari a cui si può andare incontro dopo un divorzio e, proprio per limitare al massimo i rimpianti ed i rimorsi, potrebbe essere opportuno monitorare il nostro desiderio attraverso i pensieri, le fantasie, i sogni e i comportamenti che mettiamo in atto ogni giorno. Il consiglio é di riuscire a capire cosa cerchiamo davvero, cosa vogliamo al momento, evitando così di agire prima di pensare o di non agire perché il pensare ci atterrisce. Gli eccessi infatti devono sempre essere valutati e compresi. Solo così si può avere una lettura più approfondita e precisa dello stato di salute di una persona e la salute sessuale non fa eccezione.

Aiuto, non mi ricordo come si fa!

Se avete vinto le iniziali inibizioni e vi siete decisi a “ripartire” allora i prossimi consigli vi saranno utili per non incappare in retromarce dell’ultimo minuto o in ansie da incontro. Al momento del nuovo incontro é fondamentale “sentirsi pronti”, anche

se un po’ di paura é del tutto comprensibile. Potrebbe essere utile domandarsi perché non valga la pena di provare. Mentre le donne riportano frasi del tipo “tutti gli uomini sono uguali”, “conosciuto uno conosciuti tutti”, “vogliono tutti solo una cosa”, “non penso che troverò mai la persona giusta”, “mi é già andata male una volta”, gli uomini generalmente riferiscono frasi come “le migliori sono già prese”, “non voglio legarmi in questo momento”, “non potrà durare”, “devo fare qualcosa per colpire nel segno”. Ebbene, se si hanno di questi pensieri é opportuno rifletterci sopra. É molto importante infatti riconoscere i propri pensieri di auto-sabotaggio, in modo da poterli contrastare. I nostri pensieri possono essere talmente ansiogeni che possono provocare, e spesso lo fanno, episodi di disfunzioni sessuali. Aspettative irrealistiche e pensieri anticipatori catastrofici sono ciò che accompagnano molti uomini e donne alle prese con un nuovo appuntamento.

Purtroppo il risultato é spesso quello di trasformare in realtà proprio quelle preoccupazioni.

Mi vergogno, non penso di andare bene Il corpo, il nostro biglietto da visita. La nostra immagine corporea incide potentemente sull’immagine sessuale. Noi parliamo anche attraverso il nostro corpo e con esso comunichiamo tante cose di noi anche in modo involontario. La possibilità di stare bene con il proprio corpo, apprezzarlo o quantomeno averlo accettato, é condizione necessaria per qualsiasi tipo di soddisfazione sessuale. Preoccupazioni sui genitali in particolare o sul fisico in generale sono situazioni che veicolano disagio, vergogna e apprensione e non consentono di affrontare in modo tranquillo e rilassato ciò che stiamo per fare. Non solo il rapporto sessuale ma tutto l’incontro può essere messo a dura prova se non ci sentiamo a nostro agio con il nostro corpo. Mentire a noi stessi non serve, anzi talvolta difetti o imperfezioni possono rendere caratteristico e meno anonimo un corpo. Il consiglio in certi casi é di riuscire a scendere a patti con noi stessi e (anche con un pizzico di ironia) poterne parlare per rendere meno assillanti alcune nostre paure.

Peccato, non é come immaginavo Oltre ai pensieri anche il nostro immaginario erotico deve essere ascoltato. É facile fantasticare su come possa essere la persona “incontrata” sui social, tuttavia per vedere se la “chimica” é anche reale o solo virtuale é necessario conoscerla di persona. Le nostre fantasie ci “parlano molto più di noi” che degli altri; ponendoci attenzione possiamo in parte accedere

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al nostro mondo interno e osservare quali aspettative e desideri albergano in noi al momento. Le fantasie però non hanno solo un ancoraggio razionale, per cui non é opportuno avere un approccio giudicante su di esse bensì “seguirle” per capire quali forme di piacere e soddisfazione possono veicolare.

Non penso di riuscirci Tassello fondamentale del puzzle sono inoltre le emozioni. Soprattutto in riferimento alla sfera sessuale l’attivazione emotiva che insorge al momento dell’incontro gioca un ruolo di primo piano. Panico, paura, vergogna, disagio, sono tutte emozioni che al verificarsi di un rapporto sessuale possono portare a nefaste conseguenze (sessualmente parlando). Al contrario un senso di benessere, gioia e serenità non solo rende gradevole l’incontro, ma creando un clima piacevole per entrambi, può favorire proprio “quella chimica” sessuale. In preda all’ansia non si riesce ad essere come vorremmo e tale scollamento provoca in noi ancora più disagio, rendendo praticamente impossibile trarre piacere e soddisfazione. Riconoscere il proprio disagio, condividerlo e non cercare di ignorarlo, é il primo passo per uscire senza troppi danni da situazioni altamente stressanti come lo sono quelle sessuali.

Che figura faccio con gli altri Infine anche le opinioni degli altri sono molto importanti, in particolare se creano disagio. Riflettere su stereotipi o pregiudizi sulla propria libertà sessuale e sul proprio ruolo o status sociale é dunque un passo da compiere nel momento in cui vogliamo “rimetterci in gioco”. Età, stato civile, la presenza di figli, legami di amicizia, aspetti religiosi, il giudizio dei propri cari, ecc. molte sono le componenti che si possono attivare al momento di un nuovo incontro o ancora prima al pensiero di poterlo fare. Tutto ciò deve essere gestito nel migliore dei modi proprio per non doversi fare carico anche di preoccupazioni o disapprovazioni altrui. A livello culturale é sicuramente presente una sorta di doppia morale, per cui ciò che é permesso agli uomini (avere l’iniziativa sessuale, avere

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molti partner, sentire la mancanza della sessualità, ecc.) non lo é altrettanto per le donne. Allo stesso tempo certi aspetti della persona sono maggiormente considerati prerogativa del mondo femminile (essere emotivi, farsi desiderare, negarsi sessualmente, ecc.) e non di quello maschile. Tutto questo retaggio culturale deve essere tenuto in considerazione e ripensato nel momento in cui alla presenza di un’altra persona ci accingiamo a farne la conoscenza.

Sesso, posso farcela Quanto esposto finora é ciò che emerge dai racconti di uomini e donne che bussano alla porta del nostro Centro ogni giorno. Gli uomini infatti incappano molto spesso in disturbi dell’erezione o alterazioni dell’eiaculazione. Le donne per contro possono manifestare difficoltà a raggiungere l’orgasmo o forme di dolore e sofferenza durante la penetrazione. Difficoltà che se non vengono affrontate in tempo finiscono per minare la fiducia in noi stessi, alimentando ansie che ci allontanano dalla sessualità. A tale riguardo é bene sottolineare che la soddisfazione sessuale é parte integrante della qualità di vita di una persona. Riscoprire la propria sessualità dopo una separazione é un tassello fondamentale per la salute psicologica della persona.

Dal desiderio, ai pensieri, alle fantasie, alle emozioni, alle aspettative sociali, molti aspetti devono essere tenuti in considerazione per non incappare in problematiche sessuali, spesso dettate da una intensa e incontrollabile ansia da prestazione. I nostri consigli vogliono essere un pretesto per darvi l’opportunità di fermarvi a riflettere sul vostro stato di salute sessuale. La speranza é anche che vi possano aiutare a sciogliere certi nodi che finora sono apparsi indistricabili. Tuttavia nei casi in cui la sessualità venga vissuta con disagio il consiglio é quello di “fermarsi un attimo a riflettere” e porsi qualche domanda.

Daniel Giunti é psicoterapeuta, sessuologo, docente di sessuologia, fondatore italiano dell’Istituto italiano di sessuologia integrata e del centro “il Ponte” di Firenze.

La nostra filosofia ĂŠ quella di realizzare gioielli personalizzati, ma nel tempo ci siamo accorte che alcune nostre creazioni erano in qualche modo riconducibili al qualcosa di simile e legate tra loro da un sogno.

Ogni collezione esprime un sogno, un concetto, un desiderio e può essere ispirazione per il gioiello dei vostri sogni, pensato e realizzato su misura.

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AAA

CERCASI AMORE SUL WEB Si moltiplicano i siti per incontri in rete, ma funzionano?

Con quali rischi? E che fare se non riesci a liberarti delle conoscenze che ti hanno già deluso?

Ecco una guida sulle ultime sorprendenti scoperte per cercare il partner ideale di Giuditta Pasotto

1 CLOACK La maggior parte delle app sociali riguarda il collegamento con amici, familiari o estranei di bell’aspetto, e se gli stessi tecnicismi che vengono usati per connettere le persone fossero usati per disconnettere conoscenti, amici o ex?

Luigi Ferrazza, bolognese continuava ad imbattersi nella ragazza con cui aveva intrapreso una breve relazione dopo la sua separazione dalla moglie. Ci sono stati tre incontri imbarazzanti e non pianificati in sei mesi. Cosa fare? Come risolvere questo problema?

‘Cloack’ é un’app gratuita per iPhone che combina i check-in di posizione dagli account Instagram e Foursquare dei tuoi contatti. Per farlo, va a pescare i dati dei social network a cui siamo iscritti e usa la geolocalizzazione e i programmi attraverso i quali ci facciamo riconoscere: significa che se un nostro amico (di reti sociali) usa per esempio Foursquare, un’icona del nostro telefono ci segnalerà il suo ultimo spostamento e posizionerà la sua presenza sulla mappa. Questo avverrà solo nel caso in cui il suddetto amico si trovi a percorrere una via vicino alla nostra, dove “pericolosamente” potremmo incrociarlo.

Lo slogan di Cloak é “Modalità in incognito per la vita reale”. Si potrebbe dire che é una rete anti-sociale.“Ci sentiamo come se avessimo raggiunto il punto di stanchezza sociale: troppe reti con troppe informazioni, tutto il tempo”, dice Baker il creatore dell’app.

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2 HATER Questa app ti aiuta a trovare l’amore in base a ciò che odi. Il sistema per trovare l’anima gemella é basato sullo ‘swiping’ delle cose odiate: vengono mostrate delle foto di qualunque cosa, dai gatti fino a Trump e l’utente deve scorrere verso il basso per selezionare quello che odia e verso l’alto quello che ama, a sinistra quello che sta antipatico e a destra quello che rimane simpatico. In base al risultato finale ottenuto l’app proporrà dei match con altri iscritti.

Al momento l’argomento più odiato in Italia é stato quello riguardante le elezioni presidenziali del 2016, mentre i temi più cari sono la mamma, l’oceano e il guacamole!

“Quello che odio é una parte importante di ciò che siamo, ma é spesso spazzato sotto il tappeto del nostro personaggio pubblico”, ha dichiarato il suo fondatore Alper, “Vogliamo che la gente si esprima più onestamente. Inoltre, é facile iniziare una conversazione con qualcuno se entrambi sanno di odiare i sottaceti!”.

3 ONCE A differenza di tutte le altre app, dietro a questa app non ci sono algoritmi a calcolare i match ma persone che studiano le affinità dei soggetti da far incontrare. Viene proposto 1 solo partner ogni 24 ore scelto con attenzione dai ‘matchmakers’, non appena arriva la proposta di profilo compatibile si può scegliere di mandare un like o di passare oltre ed

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attendere la prossima proposta dopo 24 ore. Il lavoro umano che c’é dietro a questa app serve non solo a migliorare la qualità dei matching ma anche a scongiurare il fenomeno dilagante dei profili fasulli che sui social imperversano.

4 HAPPN Vi é mai capitato di incontrare qualcuno su un autobus, in metro o a un cinema che vi ha colpito, ma non sapevate come avvicinarvi? Happn é l’app creata apposta per questo scopo: cercare di farci fare quattro chiacchiere con qualcuno che ci ha colpito per strada o a una festa. Se due persone con quest’app scaricata sul telefono si incontrano, viene registrato l’avvenimento e si crea un collegamento grazie al quale potrete sapere quando, dove e a che ora vi siete incontrati.

Quando entrambe le persone si lasciano un like allora si attiva la chat e si potrà cominciare a parlare. Nel caso che non si voglia più vedere o essere visti da un altro utente é possibile cliccare un ‘passa oltre’ che ci permette di non entrare in contatto con quella persona. Al contrario se ci piace qualcuno é possibile vedere quante volte lo/la abbiamo incrociato/a.

5 INNER CIRCLE Dopo tante app di incontri basate solo sulle apparenze finalmente un’app dedicata ai professionisti che vivono nella stessa città e che hanno interessi simili. La selezione avviene attraverso l’analisi

del profilo di Linkedin, per iscriversi c’é una lista d’attesa, l’iscrizione non é automatica, ogni utente é approvato dopo un’attenta selezione. Questa app unisce i vantaggi delle classiche app di incontri tipo Tinder, con la possibilità di scorrere le immagini di profilo degli altri utenti, alla comodità di geolocalizzare persone nelle vicinanze proprio come su Happn e selezionare i profili che più rispecchiano i nostri gusti.

6 OK Cupid OkCupid é una delle poche app di incontri che non richiede l’iscrizione a Facebook. Basta creare un nome utente e inserire i dati del profilo.

Il sistema propone delle domande le cui risposte andranno a creare un punteggio percentuale che riflette la compatibilità con gli altri utenti e che potranno essere rese pubbliche o nascoste. Per cercare qualcuno che ci piace basta andare alla voce ‘Match’ o ‘Quickmatch’, che permette di vedere solo le foto del profilo dei possibili candidati. L’app é gratuita, ma per sapere chi sono le persone che hanno visto il tuo profilo di recente e conoscere i risultati delle persone a cui piaci bisogna pagare la versione premium.

7 TANDEM L’obiettivo di questa app é di unire l’utile al dilettevole! Un tempo c’erano gli amici di penna, quelli con cui ti mandavi le lettere per imparare a parlare una lingua straniera. Oggi le lingue si imparano

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Rimettersi in gioco

in modo smart, grazie a questa app é possibile trovare qualcuno con cui praticare la lingua che si vuole studiare e perché no, magari anche trovare l’amore. Secondo gli sviluppatori, tra le caratteristiche dell’app degne di nota rientrano: a) l’assenza di appuntamenti fissi e la totale gratuità; b) la possibilità di entrare in contatto con persone aventi interessi, passatempi e passioni analoghe alle proprie; c) la possibilità di unirsi a milioni di altri utenti; d) il supporto delle chat di testo, delle chiamate e videochat gratuite; e) la possibilità di praticare inglese, spagnolo, francese, portoghese, tedesco, italiano, cinese, polacco, russo e tante altre lingue.

Naturalmente, perché lo strumento possa rivelarsi realmente efficace sarà fondamentale trovare i partner giusti con cui imparare una lingua, ma questo prerequisito dovrebbe essere soddisfatto grazie all’abbinamento a persone straniere che condividono gli stessi interessi.

8 WINGMAN Sei un frequent flyer? Voli spesso per turismo o per lavoro? Wingman é un’app che ti connette con le persone presenti sul tuo volo. Simile a Tinder, l’applicazione permette agli utenti di crearsi un profilo, con foto, nome, età e professione. La differenza però é che Wingman includerà una lista dei viaggiatori presenti sul tuo stesso volo e che utilizzano la stessa applicazione. L’applicazione ti consentirà di flirtare durante o prima del volo e decidere quindi se entrare nel club esclusivo del sesso ad alta quota.

9 RAYA Attenzione: leggi solo se sei bello/a ricco/ e famoso. Esatto! Hai capito bene, Questa app é l’incarnazione dei club esclusivi, il controllo al momento dell’iscrizione valuta: conto in banca, fama, tramite il conteggio dei followers sui vari social e bellezza. Ovvio che se sei molto seguito e molto ricco ma non bellissimo/a chiudono un occhio! Per capirsi, Vicky Pattison, la ex partecipante del reality “Geordie Shore” con oltre tre milioni di follower su I n s t a g ra m , non é rientrata negli standard di questa app. La

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selezione é rigidissima e, una volta ammessi, tenere il profilo diventa un lavoro a tempo pieno. Devi postare foto da posti esotici (attualmente gli elefanti vanno fortissimo) e mostrare magari che oltre alla bellezza sai sfoggiare tanta umanità aiutando i bisognosi del posto.

10 MEND Se avete il Gengle magazine in mano sicuramente vuol dire che siete passati almeno una volta attraverso una ‘rottura’, una separazione o che almeno una volta il vostro cuore é stato infranto. Prima dell’avvento di questa app tutti noi ci consolavamo con metodi tradizionali: sfogandoci con gli amici o ascoltando canzoni strappalacrime, ora invece possiamo utilizzare questa app che ci guiderà ogni giorno attraverso alcuni esercizi di distacco dall’altra persona. Saranno visualizzati consigli in base al nostro livello di disperazione, frasi motivazionali e programmi di riabilitazione per ‘andare oltre’. Men’s Health ha dichiarato che quest’app costa meno di una bottiglia di whisky ed é meno imbarazzante del goffo messaggio che potremmo mandare da ubriachi.

11 LICKSTER E’ in vertiginoso aumento la percentuale di donne che si lamentano del fatto che gli uomini non sono molto ferrati nella nobile arte dell’intrattenere oralmente una fanciulla (e non intendiamo come oratori). Se non avete una ragazza con cui fare pratica – o se volete allenarvi per poi poterle fare una sorpresa – potete scaricare questa simpatica app Lick Me (leccami).

Che vi insegna la teoria con una serie di tutorial ad hoc, ma poi ve la fa anche applicare: grazie al touch screen interattivo, infatti, é possibile leccare lo schermo per sperimentare le varie tecniche apprese e verificare la loro efficacia. I creatori, però, raccomandano gli utenti di avvolgere l’iPhone nel domopak o in un sacchetto di plastica per alimenti prima di procedere all’operazione.

Rimettersi Rimettersi in in Gioco gioco

“Ho cercato l’amore sul web ma ho commesso un errore...”

La testimonianza di una gengle

L

a tentazione é forte, troppo forte. Sei single e nemmeno molto giovane, lavori come una matta tutto il giorno, la sera non hai sempre voglia di truccarti vestirti bardarti e andare chissà dove a cercare un amore. Apri il computer e speri nel miracolo. E' così che Vanessa ha cominciato a surfare nel web. E' così che, seduta comodamente sul letto, ha sperato di incontrare un uomo con cui riaprire il gioco della vita.

Risultato? Ecco la sua testimonianza.

“Ero single da un anno e mezzo e mi ero stancata. Avevo 36 anni e un lavoro molto impegnativo che mi lasciava poco spazio e poco tempo. E poi ho una cugina che proprio in questo modo ha trovato marito, pensavo che sarebbe potuto accadere anche a me. Così mi sono iscritta a un sito per incontri. Il profilo che ho compilato era onesto e realistico, foto inclusa, se no che senso aveva. E ho capito subito che erano gli uomini, soprattutto, a scegliere le donne, quindi ho aspettato di essere contattata”.

“A trentasei anni ero sola e non avevo tempo di conoscere nuove persone e così ho provato i siti di dating” “La prima volta ho chattato con quasi venti uomini. Ho cominciato scartando quelli che chiaramente cercavano solo sesso, che facevano allusioni esplicite tipo “ cavalco bene” oppure mettevano foto a petto nudo. Poi ne ho individuato uno che mi piaceva e l'ho incontrato per un caffé. Incredibile, era l'unico che aveva messo una foto falsa, poi mi ha detto che lo fa per la privacy. Però devo dire che quello vero mi é piaciuto più di quello in foto, e così siamo stati insieme un anno e mezzo. Non male per la prima volta”

“Quando poi ci siamo lasciati ho riprovato. Soliti tentativi, soliti ammiccamenti sessuali, finché ho cominciato a chattare con uno che mi piaceva molto. Ci siamo scritti a lungo, davvero un bel dialogo, mi ero fatta un gran bel film. Poi finalmente abbiamo fissato per vederci. E sembrerà assurdo, ma appena l'ho sentito parlare, ap-

“Bisogna stare attenti a quegli uomini che cercano solo incontri di sesso...” pena ho sentito la sua voce strana e molto femminile, ho avuto una reazione di repulsione che non ho saputo frenare. Mi ero immaginata così a lungo una persona diversa che l'impatto con la realtà mi ha deluso moltissimo. Da allora ho preso una decisione: incontrare subito gli uomini avvicinati sul web, non lasciare che la fantasia e l'immaginazione lavorino troppo. Però sto ancora cercando, e non nascondo che mi sto anche stancando un po”.

“Le insidie? Quelli che cercano solo appuntamenti di sesso, come ho spiegato, che però si svelano presto. Poi quelli sposati o già impegnati, che sembra strano ma ci sono eccome, con tanto di foto. Molti uomini che ho incontrato, infine, mi hanno raccontato che girano tante donne che si fanno pagare. Un mio amico fissò con una ragazza che gli chiese 50 rose rosse. Lui arrivò con i fiori e lei gli rise in faccia: era un modo per far capire che fare sesso con lei costava 50 euro. Ci rimase così male che le buttò le rose in faccia.

Altre frasi in codice? 'La befana non esiste', per esempio.

Ecco, bisogna sempre tenere presente che forse puoi anche trovare l'amore, in questi siti, ma lo squallore é sempre dietro l'angolo. E devi avere lo stomaco forte”.

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Rimettersi in gioco

“Mi sono innamorata di una persona immaginaria”

Sara, avevi mai usato un sito di incontri per conoscere qualcuno?

Intervista a Sara, che ha cercato l’amore sul web

Quale é stato il primo impatto?

No, era la prima volta e un po’ mi vergognavo, anche perché ho sempre avuto l’idea che i social per incontri fossero un po’ per quei disperati che nella vita reale non riescono a conoscere persone. Poi ho pensato: ma se io che sono un tipo cool mi ritrovo su un sito di incontri, perché non potrebbe esserci anche un ragazzo cool? E così mi sono iscritta ad uno di questi siti gratuiti.

All’inizio ho guardato un po’ da sola come funzionava per capire come muovermi: chiedeva una descrizione, delle foto, la cosa un po’ mi scocciava, devo dire la verità, quindi ho messo semplicemente la foto profilo che ho anche su Facebook. Molte delle foto che vedevo pensavo fossero finte, tutti modelli e attori con foto patinate, mah, non ero molto convinta. Qualcuno aveva la foto in costume, qualcuno un selfie, qualcuno la foto dei peli del petto, non é facile scegliere una borsa su un catalogo, figuriamoci un ragazzo. Ero molto molto scettica.

Il primo approccio?

Mi hanno scritto diversi ragazzi, cose un po’ scontate, frasi fatte, e poi mi sembrava strano che tutti quelli a cui chiedevo da quanto fossero su quel sito mi dicessero meno di una settimana e che io ero il primo contatto. Che fortuna, pensavo. Certo non sarebbe stato un gran biglietto da visita dire che erano on line da un anno senza raccattare paglia. Dopo un po’ di scrematura ho conosciuto un ragazzo simpatico, di un paese vicino alla mia città, e abbiamo deciso di vederci. Un aperitivo, niente di impegnativo, la serata é andate bene, lui ha rispettato i suoi spazi e tutto é finito lì. Ogni tanto ci scrivevamo per sapere se avessimo trovato l’amore della nostra vita.

E poi?

Ho iniziato a chattare con un altro ragazzo, carino, foto chiaramente autentiche, riccioli mori, gradevole nei modi, simpatico, insomma interessante. Non é mai stato invadente, ci siamo scambiati i numeri di telefono per comunicare con Whatsapp e abbiamo iniziato a sentirci tutti i giorni. Accento romagnolo, solo audiomessaggi e messaggi, niente chiamate, tutto sul virtuale, lui viveva in un’altra città quindi ci siamo detti che sarebbe stato inutile vedersi. Ma ci divertivamo molto a scriverci, c’era feeling, mi ero invaghita di lui, la mattina mi svegliavo e mi piaceva trovare il suo messaggio del buongiorno, durante la giornata la mente fantasticava, e la cosa é

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Rimettersi in gioco

andata avanti un paio di mesi, ormai parlavo di lui alle mie amiche, era diventata una persona reale e presente nella mia giornata.

E avete deciso di incontrarvi?

A un certo punto mi dice: senti, io vengo a trovarti, dobbiamo conoscerci. Ero spaventata ma anche emozionata, la voglia di scoprire che corpo aveva, vedere gli occhi, sentire la voce, e poi ormai desideravo baciarlo.

Abbiamo fissato nella piazza centrale della mia città, io sono sempre in ritardo, quei 10 minuti accademici, ma quella volta ero in anticipo, ero davvero emozionata, carica di aspettative, di sensazioni e di cose scritte che mi vagavano in testa. Proprio come nei film la folla si é

aperta e ho riconosciuto il suo viso, i suoi riccioli neri, e il primo pensiero é stato: oddio, ma come cavolo é vestito? Un abbigliamento a metà fra un nerd e un hipster ma senza stile. Va bene che le donne quando hanno un appuntamento si preparano e si lustrano per ore, ma lui esagerava al contrario, sembrava avere quei vestiti da giorni, stropicciati e anche un po’ infeltriti.

E ti sei bloccata?

No, ho detto vabbé, non fermiamoci ai vestiti, ci siamo scritti per due mesi, proviamo ad andare oltre. E che strano, dicevo, il ragazzo di cui ero invaghita e che non conoscevo aveva improvvisamente delle mani, un corpo, una bocca, anche se non perfettamente in linea con quello che avevo idealizzato, lo facevo più alto, l’accento bolognese ed il ricciolo me lo avevano fatto associare a Stefano Accorsi, un tipo semplice ma curato, simpatico, non troppo ricercato o pesante. Ci incamminiamo, lui mi prende la mano e io mi irrigidisco un pochino, mi sembra che uno sconosciuto mi tocchi, invece é lui, oddio, che sensazione strana, vorrei scrivergli, dire al mio ‘lui’ della chat cosa sto provando, ma lui é lì, é difficile vivere questa ricongiunzione di corpo e mente. Faccio

una battuta, lui ride, ma come ride strano? Sento una vampata di calore salire sul mio viso, no, non ci siamo, rimango basita per come ride male, gli ballano le spalle, non so, non saprei dire cosa mi infastidiva, solo non era come lo avevo immaginato, fine dei discorsi. Andiamo a mangiare qualcosa, e lui molto affettuosamente cerca sempre il contatto, io mi sento sempre più a disagio.

La chiacchierata é piacevole, anche se mi rendo conto che ci sono delle cose sfuggite alla chat che sono totalmente incompatibili: é fissato con i video game, con i cartoni animati e i fumetti giapponesi. Per carità, sono hobby legittimi, ma nella mia mente ormai era scattato allarme rosso. Abbiamo camminato tutto il pomeriggio fino a ritrovarci alla stazione, dove doveva riprendere il

treno. Lì ci siamo baciati, un bacio dovuto, atteso, programmato, immaginato, idealizzato, sognato. Ma é stato terribile, mi sono sentita invasa, una delle sensazioni più brutte della mia vita.

E come ne é uscita?

Il treno é partito e io sono tornata verso la mia auto. Arrivata all’auto ho avuto l’impulso di prendere il telefono e scrivere non a quello che era appena partito ma al mio amore virtuale. Ho posato il telefono e ho cominciato a piangere. Ho pianto per diversi giorni dandomi della stupida, facendomi mille domande, cercando di capire a che punto avevo iniziato ad idealizzarlo, dove avevo sbagliato. Quel giorno ho dovuto staccarmi da una persona che mi piaceva moltissimo e baciarne una che non mi era piaciuta per nulla.

E ha riprovato con altri?

Assolutamente no. Mi sono cancellata dai social, da ora in poi solo incontri reali, voglio vedere il sorriso e sentire l’odore della pelle prima ancora di conoscere il nome.

L’immaginazione e le aspettative hanno un potere troppo grande.

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Rimettersi Rimettersiiningioco Gioco

CHI SONO LE MILF MILF é un acronimo tratto dal linguaggio gergale anglo-americano composto dalle iniziali delle parole dell’espressione Mother I’d Like to Fuck (“Madre che mi vorrei scopare”). Il termine é nato negli anni ‘90 e veniva utilizzato in alcuni gruppi on-line parlando delle mamme fotografate su Playboy, ma ha raggiunto la notorietà grazie al film ‘American Pie’ nel quale viene usato ‘MILF’ da due ragazzi che parlano della sexy mamma di un loro amico.

la gestione familiare, si trasformano – nell’immaginario sessuale - in super pantere sexy che sanno cosa vogliono e come ottenerlo.

IL PRIMO SOGNO EROTICO? LE MAMME DI MEZZA ETÀ Dati e statistiche di PornHub, il server mondiale dei video porno amatoriali e professionali

S

ono le mamme di mezza età il sogno erotico del momento. Lo dicono le statistiche di PornHub, il grande server mondiale dei video porno, una specie di you tube del settore. Con i suoi 68 anni di film caricati sul server (sia professionali che amatoriali), Pornohub é di fatto l’archivio dell’autoerotismo mondiale e il barometro delle abitudini autoerotiche dell’intera popolazione mondiale. Qualche numero ricavato dalle statistiche del 2017: 28,5 bilioni di visitatori, 81 milioni di visite al giorno, 68 anni (in ore) di porno caricati sui loro server. Dati da capogiro.

L’Italia, pur non essendo fra i primi 10 classificati in termini di utilizzo dei servizi, vanta un record: il 90 per cento delle visualizzazioni rientrano nella categoria “handjob” (masturbazione). Ma il dato più interessante (in linea con il resto del mondo) é l’attrazione suscitata dalle Milf (acronimo per definire le mamme di mezza età sessualmente attraenti), uno dei termini più gettonati su questo motore di ricerca. Il sogno erotico di mezzo mondo, l’icona sexy per antonomasia, sono dunque le donne che, nonostante abbiano superato gli “anta”, sfoggiano maturità, consapevolezza ed esperienza, qualità che evidentemente le rendono più attraenti delle ragazzine giovani e perfette. Fra i termini più cercati, dopo le Milf, c’é quello delle matrigne (che in inglese suona molto diverso), intese come “nuova moglie di papà” (classico stereotipo erotico). Il termine generico di “mamme” si classifica al quinto posto, e qui si intendono donne dai 35 anni in su con almeno un figlio a casa ad aspettarle che, nei momenti di libertà dal lavoro, dalla spesa e dal-

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Sorprendente che nelle ricerche delle donne non compaia mai, nemmeno per sbaglio, la dicitura analoga a Milf valida per gli uomini, ovvero Filf, né alcuna dicitura tipo ‘padre’, ‘papà sexy’, ‘paparino’. I padri di mezza età non attraggono.Ultimo dato da segnalare: il 22% degli utilizzatori di PornHub ha dai 45 anni in su (più del 4% dei quali ha più di 65 anni). Ma non sono loro i più accaniti ricercatori di Milf on line: già dai 18-25 anni é il secondo e terzo termine più cercato, per balzare in prima posizione a partire dai 35 anni.

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Gengle Rubriche

CONSIGLI DI LETTURA GENGLE “Bisogna incontrare le storie al momento giusto. Le cose che ci colpiscono a vent’anni non sono necessariamente le stesse che ci colpiscono a quaranta, e viceversa.

Questo é vero nei libri e nella vita di Francesca Navarria

CATHERINE DUNNE LA METÀ DI NIENTE Tea, 1998 (riedito da Guanda) Nella mia esperienza di lettrice ho sempre amato le storie familiari ed una delle mie scrittrici preferite é Catherine Dunne che con molta naturalezza e realismo, con uno stile delicato, essenziale e asciutto, riesce a raccontare storie di vita quotidiana e intima nelle quali é davvero molto facile immedesimarsi.

Il primo libro che consiglio dunque é proprio di questa scrittrice irlandese, La metà di niente, dove Rose, madre di tre figli, viene lasciata dal marito Ben dopo oltre venti anni insieme; lui la abbandona per un’altra donna e in questa fuga d’amore dimentica anche i

PAOLO CREPET - IL CORAGGIO Vivere, amare, educare.

Mondadori, 2018 Per questo primo numero ho scelto alcuni libri che parlano di “coraggio”: noi Gengle ben conosciamo questa risorsa che a volte ha determinato le nostre scelte, che altre ci ha consentito di riemergere dal baratro della separazione, del lutto, che altre volte ancora ci ha permesso di cambiare come persone e come genitori, lo stesso coraggio che diventa anche “una magica opportunità per capire il presente e costruire il domani”, come dice Paolo Crepet nel suo ultimo libro, Il coraggio, che consiglio di leggere perché contiene un inventario delle varie esperienze “coraggiose” che viviamo nella quotidianità della famiglia e della società.

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figli che poi ritroverà già grandi, più di otto anni dopo, come raccontato in un altro romanzo, L’amore o quasi, che consiglio di leggere a seguire.

Dunne racconta la storia di questa donna che affronta la fine del matrimonio, il dolore, i ricordi di una vita passata, che si sente la “metà di niente”, ma che, costretta dagli eventi e dal dover fronteggiare problemi economici, reinventa la sua vita a partire dal lavoro, per poi ritrovare se stessa e diventare adulta. E se é vero che “il mondo crolla, anni e anni precipitano turbinando, vite vengono distrutte”, e se é vero che “adesso Rose sa che tutte le venture sono state annunciate da quella frase. Dobbiamo parlare”, Rose é anche quella donna che arriva a vedere “la sua vita futura molto diversa, come una seconda opportunità. Un nuovo inizio. Non c’era nessuno a proteggerla.

Aveva la responsabilità di se stessa e di altri tre individui che non avrebbe tenuto nella bambagia come aveva fatto sua madre con lei… Gli avrebbe insegnato che c’erano scelte da fare, e non solo strade da seguire…”.

Ho letto La metà di niente nel 2005 quando ero ancora sposata (ma già non felicemente purtroppo) e mia figlia aveva solo 5 anni.

Ricordo che mi colpì molto questo romanzo per la lucidità di scrittura e per la forza della protagonista, forse proprio quella forza e quel coraggio che a me mancavano… Rivedo tratti comuni delle nostre storie nelle vicende di Rose, da questo primo romanzo a quello successivo L’amore o quasi dove lei riesce a superare la rabbia e alla ricomparsa del marito, dopo otto anni, reagisce positivamente, addirittura mediando nei confronti dei figli che incontrano il padre dopo

Gengle Rubriche

tanto tempo, chi da adulto e chi da ragazzo, chi con tanto risentimento e chi con slancio affettivo nonostante tutto… Emozionante storia di una donna che con dignità, rispetto e amore supera il trauma dell’abbandono contando sulle proprie forze.

e sentono” e che spesso i genitori invece negano, forse per incapacità, per egoismo, per mancanza di coraggio: “Gli unici lacci che per i nostri genitori hanno contato sono quelli con cui si sono torturati reciprocamente per tutta la vita”. Riflessione amara, di una figlia che ha vissuto in una casa dove i genitori non hanno avuto il coraggio di tagliare i loro reciproci “lacci” e hanno scelto di tornare insieme dopo la separazione, pur consapevoli della mancanza di amore.

FRANCESCA SEGAL - L’ETÀ INGRATA Bollati Boringhieri, 2017

DOMENICO STARNONE - LACCI Einaudi, 2014 Qualche anno fa, già separata, mi sono imbattuta quasi per caso nella presentazione di un libro alla Biblioteca delle Oblate a Firenze: Domenico Starnone parlava del suo ultimo romanzo, Lacci, edito da Einaudi nel 2014. Questa volta la storia é di una coppia con figli che si separa, a causa del tradimento del marito, ma che poi decide di tornare a vivere insieme. I due invecchiano sotto lo stesso tetto seppur senza amore e senza mai essere realmente “insieme”.

Finita la presentazione, compro il libro e in due giorni lo termino. Un tema che mi riguarda da vicino quello affrontato da Starnone, la separazione o più in generale la fine di un amore, di una vita di coppia.

La storia viene raccontata dai diversi punti di vista dei protagonisti: quello del marito, della moglie e di ciascuno dei due figli. Il risultato é un formidabile intreccio narrativo che parte col momento della separazione, raccontata tramite le lettere della moglie al marito, e si conclude quaranta anni dopo, dando voce ai figli, in particolare alla figlia che racconta dalla sua prospettiva la vita di coppia dei propri genitori. C’é una frase della figlia che mi ha particolarmente colpita perché sintetizza “ciò che i figli vedono

Ultima lettura che condivido é quella che ho fatto recentemente, dopo l’estate 2017, quindi separata ma anche con un compagno nella mia vita. E guarda caso, il romanzo di Francesca Segal é proprio la storia di due Gengle che si innamorano, un vedovo con figlio adolescente e una separata con figlia sempre nell’età adolescenziale, e che decidono di andare a convivere. La scrittrice non poteva trovare titolo più efficace: L’età ingrata! Scritto con stile incisivo, il romanzo racconta una storia semplice, ma i protagonisti sono autentici e emergono nella loro umanità complicata e fragile, caratterizzata da sentimenti che essi stessi manifestano senza ipocrisia: chi si abbandona alla rabbia, chi all’invidia, chi é mosso da una morbosa gelosia, chi cede al capriccio e alla meschinità, chi é mosso solo da aspettative e si ritrova deluso. I due Gengle sono genitori fallibili: se anche naturalmente portati a difendere i propri figli, l’eccessiva difesa di sé e del proprio territorio porta questo amore

filiale a rivelarsi dannoso nei confronti di se stessi. E anche quei figli che appaiono viziati oltre misura ed egocentrici, ma non meno capaci di provare una qualche forma di gratitudine… La scelta finale, una sorpresa! Ho trovato in questo libro il coraggio dei due genitori di rimettersi in gioco, dopo una separazione o un lutto, la forza di crederci, ma manca secondo me la voglia e la volontà di “condividire”, ognuno sulla difensiva e arroccato sulla propria posizione egoriferita.

Manca lo spazio comune di dialogo, quello spazio che consente di arrivare ad un compromesso, certamente se si vuole e se ne vale la pena…

GIULIA CARCASI IO SONO DI LEGNO Feltrinelli, 2007 Sempre sul rapporto madre-figlia suggerisco altre due letture: Io sono di legno di Giulia Carcasi, storia di una relazione madre e figlia che, nonostante le incomprensioni, sembra che funzioni, fino a quando la madre Giulia si ritrova a leggere il diario della figlia Mia e tornando indietro nel tempo si racconta alla figlia; l’altra lettura, coinvolgente e travolgente, fa riferimento al romanzo di Isabel Allende, Paula, in cui la scrittrice racconta la storia autobiografica della morte della giovane figlia.

Sono tre storie in cui il coraggio é caratteristica che accomuna i vari personaggi: il coraggio di una figlia che vuole capire chi é veramente sua madre; il coraggio di una madre che svela se stessa, i propri affetti, emozioni, pensieri, dolori e piaceri; il coraggio di una madre che deve affrontare un evento tragico come la morte della figlia.

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Gengle Rubriche

GENGLE

VISION Quattro film del 2018 da rivedere in chiave Gengle secondo la scelta dal nostro critico cinematografico Andrea Smidili

menso, dalla sua penna e dalle corde della sua chitarra si propaga pura poesia al punto che diviene presto il miglior cantautore d’Italia, e tutto ciò lo dota di un fascino tale (il connubio genio/dannazione che i veri artisti esprimono con la naturalezza che sfoderiamo quando beviamo un bicchier d’acqua) che la prima compagna non si stacca mai, mentre la seconda é pazza di lui e tutti, piu’ o meno, gli perdonano qualsiasi eccesso.

FABRIZIO DE ANDRÉ PRINCIPE LIBERO Regia: Luca Facchini, 2018 Un uomo conosce una donna: i due iniziano una relazione, si innamorano e quando lei scopre di aspettare un figlio formano una famiglia. Lui pero’ é un’anima ribelle, anarchico nel pensiero come nella vita, insofferente alla vita borghese tutta casa famiglia e posto di lavoro.

Cosi dopo alcuni anni si innamora di una collega: con lei si trasferisce lontano, cambia vita finché anche questa seconda donna non rimane incinta. Gengletudine, quante volte abbiamo sentiro una storia simile?

Però c’é da aggiungere un piccolo particolare: quest’uomo é dotato di un talento im-

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un’opera meravigliosa per tenerlo a bada.

Rimane la solita domanda da rivolgere alle donne: meglio l’uomo bello (o geniale) e ‘dannato’, che vi fa impazzire in entrambi i sensi o quello più mediocre o ‘normalé che vi garantisce una vita tranquilla senza particolari squilli ma anche senza brutte sorprese? Pensate di poterlo salvare o meglio andare sul sicuro?

É questo il senso Gengle del film De André - Principe libero che tra gennaio e febbraio 2018 é stato distribuito al cinema o sui canali Rai. É meraviglioso Luca Marinelli nel tratteggiare l’irrequietezza (eufemismo) del genio genovese, sono perfetti (anche fisicamente) i profili di Paolo Villaggio, Luigi Tenco, Dori Ghezzi, Cristiano De André nel corredare questa storia. Confesso che ho pianto, a piu’ riprese. Perché come dicevo prima questa é una storia molto Gengle, cosi ho pianto nel risentire “certe” canzoni, nel rivivere “certe” storie, nell’annuncio dell’addio, il figlio coinvolto, i silenzi, il dolore e le incomprensioni.

Ho pianto anche al termine del sequestro, quando loro riescono a superare quattro mesi di detenzione in un posto orrendo, metafora dell’amore che vince le piu’ grandi avversità della vita quando il mio alla prima seria difficoltà é andato in pezzi. Senza mai ricomporsi, tra l’altro. Mai piu’. Anche dietro al genio, anzi soprattutto li, esiste un uomo con le proprie contraddizioni e fragilità. E forse proprio per combattere queste, e superarle, Faber metteva in musica bellissimi testi cantati con voce meravigliosa. Il contrappasso del lato oscuro della forza: piu’ questo é dominante, piu’ sarà necessaria

TRE MANIFESTI AD EBBING, MISSOURI Regia: Martin McDonagh, 2018 Se non l’avete visto al cinema, a gennaio, cercate le uscite in cinema ‘minori’ nei prossimi mesi o prendetelo subito in home video. Anche Frances McDormand, nel film, é

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una Gengle, quindi ne possiamo parlare. Tre manifesti a Ebbing, Missouri é meraviglioso, ma attenzione non andrà come vi aspettate: non é Amabili Resti, per citare un film con al centro l’omicidio di una ragazzina (di piu’ non posso dire per evitare uno spoilerone).

Qui il fatto efferato é solo il principio che dá il via ad una concatenazione di eventi che porteranno i protagonisti della vicenda e anche noi spettatori ad interrogarci sulla battuta che vedete anche nel trailer linkato:

anche se devo dire che solo la mente umana poteva inventare una scialba illusione come l’amore...”.

“La rabbia genera solo altra rabbia”. Quanti di noi Gengle si rispecchiano in questa affermazione? Un film che, non sarete d’accordo ma é così, credo sia accostabile a IT di Stephen King. Nel libro dello scrittore horror più famoso del mondo, il mostro che vive nelle fogne altro non é che la personificazione del male rappresentato dalla città dei Derry, dai suoi abitanti strampalati e dalla perdita dell’innocenza dei protagonisti (i losers) che devono combattere con il mostro, e ucciderlo, per crescere.

Già, cos’é l’amore ai tempi di Muccino? É un bene effimero schiacciato dal tempo, un gioco delle tre scimmiette, che se sei capace di non vedere, sentire e parlare di quel che fa il partner allora puoi anche avere una vita normale, é passione e sentimento, speranza e delusione, sogno e disillusione. É il trait d’union di una vita normale, salvo poi far dire a Stefania Sandrelli che le vite normali non esistono. É la ‘Canzone della vita quotidiana di gucciniana memoria,

Già, l’amore. E Gabriele Muccino ci si ritrova in pieno in queste parole, al punto che con A casa tutti bene, film con cast stellare mette la parola fine alla quadrilogia sulla famiglia e sui rapporti di coppia iniziata nel 2001 con il boom di ‘L’ultimo bacio’ e proseguita nel 2003 con ‘Ricordati di mé e nel 2010 con ‘Baciami ancorà.

In Tre manifesti protagonista é ancora la provincia americana, i suoi abitanti ancora più pazzi e le dinamiche che si innescano a seguito dell’omicidio (anche qui) di una ragazzina. Che sia stato un mostro orrendo o una persona, sempre da un omicidio si parte e sempre un mostro, quello di una società di devastati, ci si deve difendere. Un film non dei Coen (sebbene Frances McDormand sia sposata ad uno dei fratelli) ma alla Coen. Un film consigliatissimo.

I, TONYA Regia: Craig Gillespie, 2018

A CASA TUTTI BENE Regia: Gabriele Muccino, 2018 In The Matrix Revolution, terzo capitolo della saga dei fratelli (ora sorelle) Wachowski, l’agente Smith stende Keanu Reeves/Neo e prima di infliggergli il colpo finale (che non arriverà) commette l’errore fatale che fanno tutti i cattivi dei film: non esimersi dal pippone esagerato.

Così gli chiede: “Perché, signor Anderson, perché, perché? Perché lo fa, perché si rialza, perché continua a battersi? Pensa veramente di lottare per qualcosa, a parte la sua sopravvivenza? Sa dirmi di che si tratta, ammesso che ne abbia coscienza? É la verità, é la libertà o magari la pace? Non mi dica che é l’amore: illusioni, signor Anderson, capricci della percezione. Temporanei costrutti del debole intelletto umano che cerca disperatamente di giustificare un’esistenta priva del minimo significato e scopo. Ogni costrutto é artificiale quanto Matrix stesso,

brutte, come mio padre che ci ha lasciato quando avevo un anno”. Bravo picciriddu, ma attento: prima o poi si diventa adulti, le speranze vengono sostituite dai rimpianti e l’Isola che non c’é, purtroppo, é sempre più lontana. Da vedere, possibilmente prima che la famiglia si sia sfasciata.

quella che dice “amori fatti in furia, ridicolo contrasto, dopo quei film di fasto e di lussuria, rivincita notturna dove, per esser vero, l’ uno tradisce l’ altro col pensiero”.

Nel film vengono toccati tutti i temi Gengle, ma c’é molto di più. Le famiglie allargate, con le mogli in contrasto e i figli di donne diverse; i tradimenti accettati in silenzio e quelli scoperti, le vite irrequiete che non riescono mai a trovare pace fino ad arrivare alla malattia del partner e alla difficoltà del caregiver. Vittime e carnefici, questo siamo noi, alternativamente. Stare bene con se stessi, per una relazione alla pari, serena e sufficiente: questo dovrebbe essere il nostro modo d’agire. Il più maturo é invece un ragazzino che vivendo la sua prima esperienza d’amore dice: “Non voglio fare cose

Tonya interpretata dalla splendida (e bravissima) Margot Robbie vive sul ghiaccio in un ambiente di bestialità familiare: l’amore malato di una madre che distrugge la vita della figlia per farla pattinare meglio, di un marito che la picchia “perché la ama”, di povertà, economica e morale. Pattinare é l’unica cosa che conta, per lei. L’unica per cui valga la pena vivere.

Se sei un artista di livello mondiale, il genio lo porti dentro, ma lo devi fare seguendo le regole, facendoti trovare pronta al momento giusto e nel posto giusto. E se non sei pronto, non importa che tu sappia eseguire un Triplo Axel o nuotare più veloce di un delfino, devi mostrare queste qualità quando sei chiamato a farlo. E se credete che un simile maternage (quello di LaVona Harding, interpretata da Allison Janney, che ha vinto l’Oscar) sia impossibile, pensate a quando incappate in genitori (nelle scuole, sui campi di calcio) che pensano che i propri figli possano riscattare la loro vita frustrata e disillusa. Ecco, rispetto a ciò che vediamo tutti i giorni...la madre di Tonya Harding era solo una professionista. Da vedere.

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ZOOM entrare nei dettagli

cità, gratificandolo per i successi ottenuti.

Questa condizione incide da subito sulla vita del bambino e un esperto grafologo ne riconosce i segnali nei disegni - che infatti si presentano elementari e privi di fantasia - e nella grafia che appare più infantile rispetto all’età mantenendo più a lungo del giusto un’aderenza al modello scolastico, invece di evolvere in modo personale.

La verità in un segno Il bambino iperprotetto ed il ruolo del grafologo Si parla molto spesso di bambini maltrattati, “sballottati” o dal futuro incerto ma ci si sofferma poco a pensare a quelli iperprotetti, costretti dai genitori a vivere in “campane di vetro”, ovattati e lontani da ogni difficoltà. Ci siamo mai chiesti che uomini e donne diventeranno?

Eccessive e soffocanti attenzioni spesso creano difficoltà e limitazioni nella crescita, intralciando lo sviluppo della socializzazione nel futuro adolescente. I genitori vedono il piccolo costantemente bisognoso di cure e di attenzioni anche quando, crescendo, tende ad una sana autonomia. Il piccolo, anche se ha raggiunto una buona autosufficienza, viene imboccato, lavato e vestito invece di consentirgli di sperimentare nuove capa-

affettivo che tende a compensare attraverso il figlio. Altre volte “si tratta di rapporti in essere insoddisfacenti con il proprio partner con la tendenza a riversare tutto sul piccolo” (MC Zampieri, 2001). In definitiva, l’iperprotezione limita il processo evolutivo,

Grafologicamente si evidenziano scritture che denotano arrendevolezza nei confronti dell’autorità, segni grafici di tentennamento che indicano richiesta di sostegno, un calibro a volte piccolo (perché il bambino si sente inadeguato di fronte alla comunità) e un tratto evanescente come di chi é in difficoltà nell’assumere una propria identità.

Questa situazione potrebbe portarlo a diventare un adulto insicuro, incapace di decidere autonomamente. Spesso sono i genitori a decidere sport, amicizie e addirittura scelte elementari, come il cibo ed il vestiario. I figli, quindi, tendono ad allontanarsi dalla realtà e a compensarla vivendo in un mondo fantasioso. Il grafologo evidenzia queste tendenze analizzando le caratteristiche e il ritmo dello scritto.

Va detto che il bambino iperprotetto ha spesso un genitore che ha vissuto momenti difficili o che ha subìto, da piccolo, un deficit

le cui conseguenze, difficilmente superabili, si traducono in difficoltà sia relazionali che affettive nella futura vita adulta. Il bambino iperprotetto, infine, tende a diventare egoista perché si concentra su sé stesso avendo poca cura degli altri e dei loro interessi.

Dott.ssa Cristina Hesse Grafologa, Councelor e CTU del Tribunale di Roma Prof. Piero Mecocci docente in Grafologia, CTU del Tribunale di Viterbo

LA SCRITTURA DEI BIMBI IPERPROTETTI Titubante: difficoltà decisionale Tentennante: ricerca di rinforzo continuo Filiforme: carenza d’energia con la difficoltà ad opporsi alla iperprotezione Curva di alto grado: temperamento della cessione Calibro grande: desiderio costante di essere al centro dell’attenzione Calibro molto piccolo: senso di inadeguatezza

Stretto di lettere: prevale l’attenzione parziale sui fatti Stretto tra lettere: cautela di fronte alle innovazioni Lenta: scarsa capacità reattiva di fronte alle avversità o agli ostacoli che incontrano.

Si arrendono facilmente e tendono a subire gli eventi.

infantile, titubante, collegamento incerto, calibro grande

Pressione elevata: grande carica emotiva Occhielli grandi: emozionabilità, in particolar modo rivolta agli aspetti affettivi. lenta, rotonda, amplificata negli allunghi superiori

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Tecnologia e Famiglia

DIETRO LO SCHERMO di Maura Manca

Vietato demonizzare Anche lo smartphone può aiutarci a diventare buoni genitori Tecnologia e figli é diventato decisamente uno dei dibattiti più accesi e controversi del momento. In genere, vince il “la tecnologia fa male, salviamo i nostri figli”, rispetto al “non é una malattia, invece di contrastarla insegniamo ad usarla con cautela”. É normale che sia una delle preoccupazioni maggiori di un genitore, padri e madri sono bombardati quotidianamente da informazioni allarmanti e preoccupanti sui pericoli della rete e i danni che crea. Per questo dovremmo equilibrare il tiro e far arrivare anche info positive sulle risorse e potenzialità degli strumenti tecnologici. Ci sono tanti casi in cui possono essere, infatti, dei veri e propri alleati, soprattutto nei casi di separazione e di divorzio. Perché? Perché potenzialmente possono diminuire le distanze tra un genitore e un figlio permettendo ad un padre, o ad una madre, di rimanere in contatto con lui e dargli una continuità affettiva in modo tale che subisca meno la lontananza.

Attraverso la tecnologia é possibile mantenere un rapporto anche da un punto di vista emotivo ed educativo, visto che oggi si rischia di far arrivare un messaggio sbagliato ai figli, quasi quello di genitore bancomat da una parte, e genitore che si prende cura dall’altro. Mantenere un contatto non significa controllo di ciò che viene fatto e detto quando il figlio sta con l’altro genitore, non significa invasione degli spazi dell’altro genitore con continui messaggi o chiamate o richiesta di foto e video, ma condivisione di momenti con valenza affettiva. Tradotto,

un figlio non deve essere strumentalizzato e messo in mezzo per sapere ciò che accade nell’altra casa, non deve essere condizionato, non deve stare sempre attaccato al cellulare pronto a rispondere a messaggi e telefonate, ma deve usarlo come un mezzo che avvicina quando un genitore é lontano.

Purtroppo sento spesso lamentale del tipo: “non mi fa parlare con loro”, “hanno sempre qualcosa da fare”, “perché non mi rispondono ai messaggi?”, “mi chiama quando sta andando a dormire e ha sonno”.

Anche le relazioni virtuali possono essere profonde e dare quella continuità affettiva, fondamentale per uno sviluppo equilibrato del bambino e dell’adolescente. Significa che, soprattutto quando sono piccoli e non hanno un telefono proprio, il genitore deve fare da tramite, non può trovare scuse per non far parlare il figlio con l’altro genitore o limitargli le chiamate. Anche se c’é conflittualità non risolta, deve capire che i problemi tra gli adulti non possono, e non devono, gravare sul figlio che non deve pagare gli errori dei genitori.

Quando il bambino (ovviamente per l’adolescente questo discorso non vale perché dovrebbe essere in grado di decidere e pensare con la sua testa) deve parlare con il padre o con la madre, sarebbe importante che gli venisse garantita la sua privacy e che non ci fosse un “poliziotto” davanti pronto ad intervenire su tutto ciò che viene detto e sanzionare. Deve avere la libertà di raccontarsi, di coinvolgere l’altro genitore, di esprimere ciò che sente e prova, senza sentirsi compresso e avere paura di ferire l’uno o l’altro.

I ragazzi e i bambini mi raccontano spesso che non si sentono liberi perché vedono lo sguardo del genitore che, anche se non dice niente con le parole, esprime il dissenso con gli occhi. Questo atteggiamento porta a sperimentare dei sensi di colpa che gravano da un punto di vista psicologico.

Oltretutto, quando un figlio ha una conversazione via chat con il padre, o con la madre, sarebbe giusto evitare di leggere tutto ciò che viene scritto. Mettere naso e bocca

su tutto condiziona il figlio creandogli una castrazione emotiva che gli impedisce di esprimersi e quindi di godere della continuità affettiva. Ci si deve ricordare che la genitorialità non é una gara o una sfida, é una collaborazione, e che ogni genitore deve avere un ruolo importante nella vita del figlio per il suo bene e benessere. “Perché gli hai scritto questo?”, “perché gli hai scritto quell’altro?”, screenshot di quello che viene scritto, messaggi minatori ecc…, non sono atteggiamenti che fanno bene alla salute mentale. Lasciare il figlio libero é sinonimo di intelligenza, é volere il suo bene. Ovviamente non mi riferisco ai casi in cui ci sono

allentamenti forzati o condizioni di rischio per il figlio, ma a tutte quelle condizioni di conflittualità più o meno grave tra ex coniugi che alla fine gravano soprattutto sui figli.

a cura della Dot.ssa Maura Manca Psicologa clinica e psicoterapeuta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, direttrice responsabile della rivista scientifica online AdoleScienza.it

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MIA FIGLIA NON VUOLE VEDERE SUO PADRE. COSA FACCIO?

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Vi scrivo per chiedervi un parere e/o ricevere consigli, se ne avrete voglia. Siamo in corso di formalizzazione della separazione, questa settimana avrò un incontro con il mio ex e i rispettivi avvocati per capire se si può raggiungere un accordo.

Mia figlia, 4 anni e mezzo, esterna grande disagio nei giorni di visita del padre. E’ una bimba che si esprime molto molto chiaramente, é estremamente sensibile, e ogni santa volta che tocca al padre venire a prenderla, lei va in crisi.

Mi supplica di non portarla giù, di convincerlo ad andarsene e cose del genere. Io sono stata molto attenta in tutto questo periodo di squilibri dettati dal cambiamento di assetto familiare a non trasmettere a lei le mie incazzature, l’idea (pessima) che io ho di lui, proprio per favorire e agevolare i loro incontri, a cui tengo perché mia figlia possa costruire col papà un rapporto sereno. Il problema é che il mio ex, parlando chiaro, non ha mai costruito un vero

col papà, cercando a modo suo di proteggermi e difendermi. E’ stato doloroso trovarci sole alla vigilia, giornata in cui lui non si é degnato neanche di telefonarle per dirle “dai che arriva Babbo Natale!”. Molte mancanze, insensibilità del genere. Ecco, tutto questo preambolo, per chiedervi: che strumenti ci sono per tutelare un bambino di così tenera età che dimostra ed esplicita evidente disagio ad andare col papà nonostante le mille rassicurazioni e il mio contributo emotivo (molto faticoso, mi capirete)?

Come si fa a bilanciare la necessità del rapporto padre-figlia e il rispetto della sensibilità del disagio della bambina? In soldoni, é giusto “obbligarla” ad andare con lui se lei supplica di non volerlo fare? Qualcuno ha esperienza simile? Grazie in anticipo

ti? No, direi di no. Qualcuno mi dice che sono “troppo buona” e disponibile ad accettare queste cose. A me sembra normale, civile, soprattutto di fronte ad eventi come questo. E poi, onestamente mi chiedo “mi crea particolare disagio?” e altrettanto onestamente dico “no”.

Saranno pure situazioni strane, ma io sento di aver fatto bene a fare così.

LA MIA EX NON MI IMPEDISCE DI VEDERE MIO FIGLIO

HO SCELTO GENGLE PER ME STESSA (FINALMENTE)

Nulla, Di fatto sono tre settimane che non posso fare il papà con mio figlio perché la mamma non me lo fa vedere. Per oggi finalmente c’era

SENSI DI COLPA Mercoledì dovrei partire per un viaggio a Madrid in solitaria, questo viaggio l’ho prenotato un anno fa, quando ancora la rottura del matrimonio era solo nell’aria. Ora mi sento davvero male all’idea di partire e lasciare i miei figli 3 giorni. E se mi succedessse qualcosa? Qualcuno é passato attraverso queste dinamiche?

Leggendo qua e là post e commenti vari, mi sono messa a riflettere sulla mia adesione a Gengle...ecco FINALMENTE per la prima volta

GENGL rapporto con sua figlia, dichiarandosi a volte - molto prima dell’abbandono di casa - “non adatto a fare il padre”. Ho sempre fatto tutto io, dalla routine al divertimento: la bimba si sente “al sicuro” (parole sue) con me e non con il papà, che palesemente é impacciato - da sempre - con lei e ora ancora di più, ovviamente non aiutato dalla non coabitazione.

Un altro particolare credo importante é che lui, nel periodo natalizio, ci ha fatte molto soffrire: ha abbandonato casa proprio a ridosso della Vigilia, non comunicando nulla a sua figlia, sparendo dalla mattina alla sera, e lasciando me sola nella sua gestione e nelle comunicazioni da fare alla piccola. Ha fatto seguire delle lettere dal suo avvocato, palesemente per pararsi il lato b, e da lì in poi non ha più voluto un confronto faccia a faccia con me. Ovviamente, e per fortuna, io sono stata assistita sia da psicologa che da avvocato, aiuti fondamentali senza cui sarebbe stato difficile mantenere calma, pacatezza e razionalità. La bimba, che per la sua età é molto sveglia, ha capito subito cosa stava accadendo e si é arrabbiata molto

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un accordo tra avvocati e lo dovevo andare a prendere a scuola, ma ho scoperto tramite chat dell’asilo che lei non ce lo ha mandato.

Ho chiesto spiegazioni tramite Whatsapp, e lei mi ha bloccato, pertanto lo ha fatto esclusivamente per non farlo prendere a me. Possibile che in questo paese da terzo mondo i papà non vengono mai tutelati?

A PROPOSITO DI FAMIGLIE ALLARGATE: NESSUN RANCORE TANTO AMORE Ieri sera il mio ex marito ha preso le bimbe alle 19 ma subito dopo cena hanno ricevuto la notizia della morte improvvisa del fratello della sua compagna (48 anni!). Quindi mio marito mi ha chiamata dicendomi che mi riportava le bimbe per accompagnare lei giù a Frosinone.

Oggi il babbo della bimba di lei (della compagna del mio ex) mi chiama per chiedermi se potevo tenere sua figlia a dormire (e accompagnarla domattina a scuola con le mie) perché lui domattina entra alle 6 e non sapeva come fare. E io ho detto di sì. Potevo fare altrimen-

nella mia vita POSSO DIRE CHE HO SCELTO Gengle PER ME STESSA perché io ne avevo bisogno...si proprio così...non ho scelto Gengle per mia figlia ma per Francesca...forse proprio da allora ho iniziato a fare scelte per me e non per gli altri...

La mia attuale F18 aveva 14 anni quando mi sono separata e, dopo 26 anni di vita di coppia, a 45 anni mi sono trovata sola con figlia che iniziava ad uscire da sola e con tanta voglia di ricostrurmi una vita, miei interessi, mie amicizie e un nuovo mondo in cui anche lei avesse una sua collocazione...

Così ho iniziato a frequentare Gengle nel febbraio 2015 e dopo qualche volta ho portato anche mia figlia - che a qualche evento continua a venire - ma fondamentalmente lei ha vissuto gli effetti della mia rinascita, resa possibile anche grazie a Gengle, senza necessariamente fruire degli eventi.

Ecco, volevo dire grazie per avermi permesso di cogliere questo aspetto importante della mia esperienza di donna e di genitore single

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IL MIO EX NON SA FARE IL BABBO

Stamattina saluto il mio quasi 15enne “Ciao Valerio, hai preso i soldi per andare a mangiare con i giovani Gengle? Stasera vai da papà e quindi non ci incontriamo...”. Risposta rabbiosa: “Perché??? Perché ci devo andare da

OBBLIGO O VERITÀ?

COSA FARE CON MIA FIGLIA Oggi ho bisogno di sfogarmi un po’. La mia F5 continua a dire che le manca il babbo e io non so veramente più cosa fare... a parte che il mio ex non mi dà un euro da un anno e mezzo e quello riguarda solo me e lui, negli ultimi 3 mesi non la vuole vedere quasi più... non la chiama mai, non la tiene più a dormire... e

cologicamente perché comunque la situazione con lui non é facile di base, più mi viene fatto indossare un vestito che non mi si addice per niente e poi ho la consapevolezza che con lui non ci voglio tornare perché comunque ho capito di non amarlo più, non mi manca...ma gli porto cmq rispetto (cosa che lui non ha fatto) perché padre di mia figlia....lui piange ora...mi dispiace dovergli far accettare questo ma...é la realtà....e comunque anche io sento sempre dentro, nonostante la consapevolezza ripeto, un bel macigno....mia figlia in tutto questo per fortuna sta bene ed é serena....anche se ultimamente ha avuto un paio di uscite su me e suo padre che mi hanno lasciata un pò interdetta,ma si sa...i figli vorrebbero la famiglia del Mulino Bianco. Come fare a levarsi questo peso di dosso?

IL CATTIVO CHE É DENTRO DI NOI Ciao a tutti, ci provo a fare delle considerazioni...non riuscirò mai a capire per quale mistero la separazione spinga le persone e a volte chi

LEWEB papà????”. Ho fatto cadere il discorso, l’ho salutato e chiuso la porta. Non so perché sia così arrabbiato quando deve andare da suo padre e non credo nemmeno che sarebbe in grado di dirmelo. Inoltre sono molto incerta sul da farsi perché penso che sia meglio abbozzare e aspettare che trovi da solo l’equilibrio per affrontare il rapporto con suo padre piuttosto che offrirgli una via d’uscita. Cosa ne pensate? dovrei tentare di farlo parlare? o é giusto così?

DIVORZIO E AMENITÀ Due anni fa ho firmato un accordo di separazione di cui non vado per nulla fiera perché fatto in fretta, con poca lucidità e in preda alla emotività del momento; unica nota positiva, avere salvaguardato la volontà della figlia allora 15enne di non avere giorni e tempi assegnati ma di essere libera di vedere il padre come e quando vuole lei. Da un annetto sto provando ad accordare il divorzio breve e negoziato; per il momento sto girando a vuoto perché dall’altra parte non c’é volontà e collaborazione. Per troppo tempo mi hanno fatto

anche nei weekend devo insistere per fargliela tenere anche solo qualche ora... negli ultimi 30 giorni l’ha vista 4 volte per poche ore... e ogni volta cerco di insistere con lui, di fargli capire che nostra figlia ha bisogno della sua presenza, ma sembra quasi che, se la viene a prendere, lo faccia per farmi un piacere...

Quando lei mi chiede quando viene il babbo o mi dice che le manca, mi si stringe il cuore... e nel frattempo mi viene una gran rabbia perché non si merita questo... non so veramente più cosa fare e cosa risponderle....

DIVORZIO E AMENITÀ Ciao a tutti...piccolo sfogo: il mio ex marito si é lasciato con la sua compagna....dopo nemmeno mezza giornata viene a bussare alla mia porta, inventando un sacco di balle e girando la frittata col dire che sono egoista e che accetto il fatto che una donna possa prendersi cura di mia figlia piuttosto che tornare insieme a lui (mi ha lasciato perché mi ha tradita....e non ha fatto niente per vedere di rimanere con noi, al contrario mio) ora, io sono distrutta psi-

le circonda a dare il peggio di sé... si potrebbe anche pensare che il peggio fosse già presente e la separazione solamente lo strumento per mostrare il nostro vero io... non mi lamento infatti questo terremoto mi ha dato l’opportunità di migliorarmi di mettermi alla prova sicuramente diverso da prima un’altra persona... non mi lamento infatti chi prima chi dopo nel nostro gruppo siamo chiamati a vivere questo passaggio... io lo vivo ora rispetto a prima mi vivo in solitudine se così si può dire il peggio della separazione però più passa il tempo e più imparo a “ballare “ in mezzo alla tempesta... in questo ballare se siamo fortunati lo possiamo fare in presenza di un amore di un amico o entrambi...sono orgoglioso di affermare di non aver ceduto a vendette, rancori, odio, rivalse ecc. Anzi...mi sento spinto ancora di più a vedere e cercare il meglio nelle persone che conosco a credere fortemente nell’amicizia e nell’amore perché non posso farne a meno e forse alla fine é la mia più grande vittoria personale...vi auguro di riuscire a far andare a braccetto la mente e il cuore conoscersi é una grande conquista...

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i post più commentati sui social Gengle

Ieri sono andata a parlare con le psicologhe (lavorano in coppia) di mio figlio ed é successo qualcosa che non mi aspettavo. Mi hanno fatto capire che la situazione é grave, che mio figlio soffre, che il padre non sembra avere le capacità per offrirgli un rapporto “di qualità”. In pratica mi hanno detto di valutare l’opzione di desistere dal farli incontrare. Io sono rimasta stordita... Ho anche detto loro, non senza fatica, che mandare i figli dal papà é l’unico modo che ho per ritagliarmi dei miei spazi e che questi spazi mi fanno molto bene da quando sono riuscita ad averli. Ci siamo lasciate con il loro proposito di interpellare il padre per un incontro privato e motivarlo a costruire qualcosa con i figli. Cosa ne pensate?

Io sono molto afflitta da tutto quanto...

compagnia paure e insicurezze, oltre alla scarsa capacità di ascoltare me stessa agendo per il mio bene, al punto da rassegnarmi di fronte a cose inaccettabili e da fare scelte controproducenti per me seppur di fronte ad un uomo che si é rivelato disonesto e sleale su tutti i fronti. Da poco sono riuscita a fare chiarezza sulle mie richieste di divorzio e a decidere che, se per portare avanti queste mie richieste sarà necessario andare in tribunale, ci andrò, certa di agire al meglio e senza cedere al buonismo su cui tendo facilmente a scivolare se non faccio attenzione.

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LA CASA DEI BABBI COMPIE UN ANNO Il progetto pilota di Gengle per dare un alloggio temporaneo ai padri separati sull’orlo del precipizio

M

irko viveva in un garage. Oltre all’amore e alla vicinanza con il figlio adolescente, la separazione gli aveva tolto anche la dignità. E’ già dura sopravvivere con pochi soldi sotto uno stesso tetto, ma quando la famiglia si divide e i tetti devono diventare due, la vita può diventare un inferno. E a fare le valige, molto spesso, sono i padri. Il giorno in cui Gengle e il Comune di Firenze gli hanno consegnato le chiavi del nuovo appartamento, Mirko era commosso. Poteva ripartire. Poteva finalmente stare con suo figlio, condividere le colazioni, le cene, i pomeriggi a guardare un film in Tv. Poteva tornare a essere un padre.

La storia di Mirko é uguale alla storia di tanti papà che – secondo le innumerevoli inchieste fatte negli ultimi anni – a causa della separazione dalla partner sono diventati poveri. La notizia é che Gengle dalle parole é passata ai fatti, e in questi giorni la “Casa dei babbi” festeggia il primo compleanno.

il giorno della consegna delle chiavi con il sindaco di Firenze Grazie al Comune di Firenze, sensibile alla grande emergenza sociale dei padri divorziati, proprio un anno fa la Onlus ottenne i primi cinque appartamenti nel cuore della città da mettere a disposizione dei più bisognosi. Potevano partecipare al primo bando papà separati privi di “un’abitazione adatta a favorire e garantire la continuità

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del rapporto con i propri figli” (almeno un minorenne) e – in caso di reddito anche minimo – in regola con i pagamenti dei contributi all’ex coniuge e ai loro bambini. Non un regalo a vita, ma un’occasione di rilancio e di rinascita. In cambio di 150 euro al mese (50 di affitto, 50 per le utenze e 50 di risparmio forzato che Gengle restituirà loro al termine del periodo di permanenza come tesoretto da investire in una nuova vita), gli inquilini della Casa dei babbi hanno non solo l’alloggio a disposizione ma anche il sostegno psicologico e legale per rimettersi in sesto e trovare una sistemazione definitiva.

Tempo a disposizione: un anno e mezzo.

Poi dovranno lasciare il posto ad altri papà sull’orlo del precipizio. “Un risultato piccolo ma straordinariamente importante – disse il sindaco di Firenze Dario Nardella il giorno dell’inaugurazione – Una risposta concreta a un fenomeno drammatico che sta crescendo”. E infatti: se prima Mirko dormiva in un garage, dove quindi non poteva ospitare il figlio, Bruno, 59 anni, dopo la separazione non aveva altra scelta che andare a stare con la sorella gravemente invalida, situazione non certo adatta a svolgere le sue funzioni di padre dei suoi tre figli. Alloggi precari anche quelli di Egidio, netturbino con figlio diciassettenne, di Massimo, magazziniere, papà di due ragazzini, e di Antonino, due figli piccoli e un lavoro che per garantirgli la sopravvivenza lo impegna tutto il giorno e tutta la settimana. Insieme si sono fatti forza e hanno creato una nuova comunità, anche grazie allo spazio comune previsto dal progetto (un salotto in cui mangiare, guardare la Tv o giocare con i figli).

Una specie di nuova famiglia, quindi, grazie alla quale Bruno, per esempio, ha trovato le energie per rilanciare il suo lavoro di speaker, doppiatore e lettore di audiolibri che

dopo la crisi per la separazione non riusciva più a svolgere. Dice Giuditta Pasotto, fondatrice di Gengle e ideatrice del progetto: “Spesso, quando si parla di papà separati e di problemi economici, il vortice della disperazione ha già preso il sopravvento, e ci troviamo ad incontrare papà che non vedono i figli per lungo tempo o i cui rapporti si sono interrotti a causa della situazione precaria”.

Per questo “abbiamo cercato di valorizzare al massimo la figura genitoriale premiando quei padri che nonostante le gravi difficoltà economiche e abitative hanno continuato ad avere una relazione con i figli e sono riu-

Il progetto ha avuto risonanza su molti media italiani sciti a mantenere un rapporto collaborativo con le ex mogli”. Nella Casa dei Babbi sono perciò ammessi i padri autosufficienti, divorziati, separati o in corso di separazione o che abbiano interrotto la convivenza ma non coloro che sono privati anche temporaneamente della potestà genitoriale o il cui diritto di visita ai figli é stato escluso dal giudice.

Un progetto che darà molti frutti. E che presto – come ha già annunciato l’assessore al welfare del Comune di Firenze, Sara Funaro, “raddoppierà con altri cinque appartamenti ristrutturati al piano superiore dell’edificio”. Molti altri Comuni in giro per l’Italia hanno chiesto di replicare l’iniziativa.

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EGIDIO

REGOLE PER PARTECIPARE AL BANDO

MIRKO

Oltre ai consueti parametri di reddito, il progetto di Gengle prevede criteri innovativi che privilegia i padri con un ruolo genitoriale attivo e costante.

Ecco qualche esempio di punteggio necessario per salire in graduatoria: 1 punto per ogni giorno alla settimana passato con i figli 3 punti per ogni notte alla settimana passata con i figli Altri requisiti richiesti: Avere almeno un figlio minorenne residente nel Comune 52 anni, netturbino, papà di un diciassettenne che vuole stare con il padre, diventare meccanico per le moto e trovare presto una sua indipendenza economica per poter contribuire alle spese di casa.

Una vita non facile, un rapporto fra padre e figlio rimasto saldo nonostante tutte le difficoltà passate.

Presentare la relazione di un professionista in ambito psicologico che attesti la buona relazione con i figli Essere in regola con i contributi stabiliti dagli accordi in fase di separazione Lettera firmata dall’ex coniuge in cui si confermi di avere un rapporto di collaborazione e fiducia con l’ex marito

45 anni. Dopo la separazione é andato a vivere in un garage. Ha un figlio di 14 anni che lo adora. Nonostante non potesse ospitare il ragazzo nel garage, Mirko ha sempre seguito il figlio. Dopo l’assegnazione del posto nella Casa dei Babbi il figlio ha potuto passare l’estate con il padre nel nuovo alloggio e ad oggi risiede con lui il maggior tempo possibile.

ANTONIO

BRUNO

MASSIMO

48 anni, per lui non é facile fare il babbo di due bambini di quattro e sette anni che adora e allo stesso tempo gestire una piccola attività commerciale che lo impegna moltissimo. Poter dormire con loro é una gioia a cui non rinuncerebbe per niente al mondo.

E’ divertente vedere un uomo dall’aspetto duro e burbero sciogliersi come gelato al sole quando parla dei suoi figli.

60 anni, una voce profonda, calda e avvolgente che lascia subito intuire il lavoro svolto da questo speaker, lettore, o vocalist.

Adora i suoi tre figli, due dei quali, adolescenti, vivono con lui. Bruno é il classico papà stremato dalla crisi economica e dal divorzio, ma é anche l’emblema della resilienza, e da quando é entrato nella casa ha dimostrato con tenacia e forza cosa voglia dire rialzarsi.

55 anni, magazziniere, un papà ‘mammo’, dolce e premuroso. Ha due ragazzi a cui badare, una ragazzina adolescente e uno di 8 anni, un piccolo terremoto che il giorno in cui entrò per la prima volta nella nuova casa saltava di gioia da una parte all’altra del mini-appartamento dicendo: “Ma questo frigo é nostro? E questo letto é nostro?

E questo bagno é nostro? E anche l’armadio é nostro?”

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Una telefonata allunga la vita (e la serenità) Nasce la Linea di Ascolto Telefonico Gengle

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uattro anni di esperienza e migliaia di mail ricevute a una media di 200 al giorno, hanno fatto capire che di una cosa, prima di ogni altra, hanno bisogno le persone in fase di separazione o comunque in crisi: di ascolto, di aiuto, di trovare qualcuno con cui sfogarsi per poi ritrovare il bandolo e la via d’uscita.

E’ per questo che Gengle ha deciso di realizzare una Linea di Ascolto Telefonico aperta a chiunque senta il bisogno di condividere le proprie emozioni con un professionista qualificato, capace di ascolto attento, empatico e allo stesso tempo non invadente. “Da quando ho fondato Gengle - dice Giuditta Pasotto - mi é stato chiaro che una delle lacune più grandi nel processo di separazione o di crisi genitoriale é proprio quella del non potersi sfogare, di dover gestire tutto da soli tenendosi dentro le emozioni, le angosce o le rabbie. Le amicizie e perfino i genitori non sempre aiutano, spesso sono troppo di parte o comunque coinvolti emotivamente, e così ci si trova a farsi carico di tutto, re-

mando contro corrente senza trovare oasi di pace”. E ancora: “Quando ho concepito la Linea di Ascolto Telefonico ho pensato ad un servizio che rendesse possibile anche solo lo sfogo, dove nessun problema fosse considerato ‘non importante’. Per una mamma può essere necessario sfogarsi dopo una giornata di duro lavoro, con il peso dei figli che al rientro non fanno che litigare, o un papà può aver bisogno di parlare del suo dolore o delle sue difficoltà perché dopo la separazione, per esempio, vede poco i figli”.

L’ascolto attivo che sarà offerto ha l’obiettivo di prevenire e favorire il superamento delle situazioni di vulnerabilità psicologica, relazionale e sociale di chi sta vivendo una trasformazione in famiglia, prima che scivolino in problematiche gravi. Non tutti hanno la possibilità o la voglia di andare dallo psicologo, e spesso si pensa che solo problemi molto gravi possano giustificare la scelta di rivolgersi a un professionista. Ecco, la Linea di Ascolto Telefonico può essere un primo passo per iniziare ad aprirsi e per capire se ci sia effettivamente la necessità di consultare un professionista, che gli operatori sapranno eventualmente indicare.

Il nuovo servizio che Gengle mette a disposizione ha tutte le caratteristiche per essere un’assoluta novità: perché é aperto a tutti, perché non mette limiti o filtri ai problemi anche piccoli che gli utenti possono avere, e perché tiene aperta la sua linea fino a notte, rendendo possibile l’utilizzo pret-à-porter a seconda dei bisogni e delle emergenze. In un mondo in cui la tecnologia tende sempre

più a isolare e ad accentuare le solitudini, si é voluto creare un’opportunità che riporta al centro il contatto umano. Una scelta che conferma lo spirito e la filosofia di Gengle: stare in mezzo alle persone ed essere sempre a loro disposizione.

In collaborazione con:

QUANDO CHIAMARCI Chi sente di avere pensieri e/o emozioni difficili e sente il bisogno o il piacere di confrontarsi con qualcuno esterno al contesto amicale o famigliare.

Chi sente l’esigenza di confrontarsi con soggetti preparati, per qualunque motivo personale o relazionale, con la massima garanzia di esperienza e riservatezza.

Chi vuole cogliere l’opportunità di condividere in totale libertà il proprio stato emotivo.

Chi percepisce fatica e/o difficoltà nella gestione dei figli o desidera un confronto aperto e esente da giudizi con personale esperto e qualificato.

OBIETTIVI

DESTINATARI

Rispondere al bisogno di ascolto e sostegno di tipo emotivo, educativo, legale

Genitori single separati e divorziati

Fornire informazioni su servizi, interventi, consulenze specialistiche e dare informazioni pratiche sul processo separativo

Genitori sposati/conviventi che stanno pensando di separarsi

Prevenire e favorire il superamento delle situazioni di vulnerabilità relazionale, sociale ed economica.

Promuovere la cultura dell’accoglienza, della solidarietà e della bigenitorialità

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Genitori sposati/conviventi che si stanno separando

Genitori single (vedovi, ragazze madri) Nuovi compagni di genitori separati Nonni e parenti che hanno necessità di ricevere informazioni e consigli

Chi percepisce una condizione di emergenza a qualunque livello e non sa a chi rivolgersi per problemi di riservatezza, tempo o fiducia.

Chi vuole condividere serenamente con qualcuno di riservato e di esperienza pensieri e/o accadimenti che lo riguardano di persona o da vicino.

Chi ha bisogno di individuare nel proprio territorio le figure specializzate più indicate a cui rivolgersi per la risoluzione di problematiche personali, relazionali, genitoriali e\o legislativo-burocratiche.

Gengle Rubriche

UNA LINEA DI ASCOLTO PER LE FAMIGLIE CHE CAMBIANO

Intervista alla Prof.ssa Mancaniello dell’università di Firenze

I

l boom di Gengle approda all’università.

In un’epoca di sfrenato individualismo e di sfiducia nel valore della solidarietà, dell’aiuto degli altri, del sostegno che la comunità in cui viviamo può dare, la cattedra di pedagogia dell’ateneo di Firenze battezza Gengle come una novità che segna una controtendenza. Come é stato possibile che in poco tempo 40mila persone abbiano aderito con tanto entusiasmo alla comunità dei mono-genitori?

Qual é la chiave, il motivo che le ha portate a uscire dal proprio isolamento, a fidarsi dei propri simili, a condividere gioie tormenti e problemi quotidiani per cercare aiuto e risposte comuni? Parte da queste premesse la decisione della professoressa Maria Rita Mancaniello (docente di pedagogia dell’adolescenza e di pedagogia sociale, Program coordinator della cattedra transdisciplinare unesco in sviluppo umano e cultura di pace), di unirsi a Gengle creando un progetto scientifico pilota per l’avvio e la conduzione della Linea di Accoglienza.

Professoressa Mancaniello, come é nato l’interesse dell’università per Gengle?

Dal punto di vista scientifico é interessante capire cosa porta 40mila persone, cioé un’enormità in un periodo storico come questo, a cercare in una comunità come Gengle le risposte che evidentemente non pensano di trovare nel contesto sociale generale.

Viviamo in una società in cui gli individui si sentono soli e isolati, quindi siamo di fronte a una novità interessante.

E la Linea di Ascolto Telefonico come si inserisce in questo ragionamento?

Vogliamo creare e applicare una metodologia di analisi per capire quali sono i cardini su cui si muove questa aggregazione.

Prendiamo alcuni parametri: la paura, per esempio, quando unisce e quando separa?

E perché? E ancora: in quali casi la solitudine porta a cercare alleanze e quando invece porta all’uso di farmaci o ad altre soluzioni del genere? Ma vogliamo anche analizzare i

QUANDO CHIAMARE La linea telefonica sarà attiva in via sperimentale fino a giugno compreso e riprenderà in modo continuativo dal 15 settembre.

possibili rischi: chi si aggrega dà veramente valore alla mono-genitorialità oppure c’é anche chi vuole soprattutto sfruttare i vantaggi della comunità? E come si prevengono questi rischi?

Cosa deve aspettarsi chi telefonerà alla Linea di Accoglienza?

Intanto abbiamo scelto di usare il telefono perché é il medium più utilizzato da tutti noi per parlare dei nostri problemi. L’idea é quella di offrire un ascolto che potrebbe assomigliare a quello che ci darebbe idealmente il vicino di poltrona in aereo: la libertà di raccontarci liberamente senza pregiudizi né giudizi perché in fondo sappiamo che dopo quel viaggio ognuno andrà per la sua strada. Dare voce e parole ai propri pensieri é già una prima grande forma di elaborazione, e chi ci ascolta – se lo sa fare – dà già un grande aiuto a far compiere questo processo.

Cosa devono fare gli operatori? C’é un protocollo di risposte?

Devono dare prima di tutto accoglienza.

Qualche indicazione: creare condizioni di silenzio, lasciare liberi gli interlocutori di presentarsi o no, svolgere un ruolo da specchio facendo le domande che aiutano a definire il meglio possibile se stessi e i propri problemi, usare parole calde non fredde. Poi aggiusteremo il tiro strada facendo con la nostra supervisione.

Quindi non sono terapie psicologiche al telefono, giusto?

Assolutamente no. Gli operatori, intanto, sono tutti di area socio-educativa. Poi il loro ruolo é più simile a quello di un amico che chiameresti per dirgli che stai male e che hai bisogno di aiuto.

La differenza é che qui sei sicuro di poterlo fare in totale libertà e di ricevere l’aiuto più mirato possibile. Inclusi i professionisti a cui eventualmente puoi rivolgerti per sostegni legali o psicologici o scolastici di cui potresti avere bisogno.

FASCE ORARIE: dal lunedì al venerdì, nelle seguenti DALLE 13.00 ALLE 15.00 DALLE 21.00 ALLE 24.00 Sarà possibile fissare appuntamenti anche fuori orario, basterà telefonare e il sistema registrerà il numero chiamante. Il personale si occuperà di fissare un appuntamento in una fascia oraria comoda.

I NUMERI

895.895.11.66 Il numero consente di addebitare il costo della chiamata scalando dal credito del telefono l’importo della chiamata. Il costo dello scatto alla risposta è di 0,30 centesimi da rete fissa e di 0,14 da rete mobile IVA 22% inclusa. Il costo della chiamata al minuto é di euro 0,54 da rete fissa e 0,73 da rete mobile IVA 22% inclusa. La durata massima della telefonata é di 27 minuti da rete fissa e di 20 minuti da rete mobile.

Il costo massimo della chiamata da rete fissa o mobile é di 15 Euro.

045.45.888.45 Il numreo consente di addebitare l’importo della chiamata su carta di credito. Il costo per chi chiama é di 0,50 IVA 22% inclusa. Il costo da rete fissa o da rete mobile é lo stesso. Non é previsto uno scatto alla risposta. Il costo orario massimo é di 30 Euro, non ci sono limiti di durata della telefonata.

PERCHÉ IL SERVIZIO É A PAGAMENTO La Linea di Ascolto Telefonico offre un servizio di consulenza professionale svolto da operatori qualificati (counselor, coach).

Usufruire della linea telefonica costa notevolmente meno di una consulenza presso un counselor o un coach in presenza e ha il vantaggio di essere accessbile da casa propria in orari tendenzialmente comodi.

GENGLE MAGAZINE- N°1 - 1° TRIMESTRE 2018 - PAG. 127