AVVENIRE

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Martedì 26 gennaio 2021 ANNO LIV n° 21 1,50 € 10126

Santi Timoteo e Tito vescovi

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Editoriale

IL RAPPORTO Oxfam all’apertura del forum di Davos: i 10 più ricchi hanno guadagnato 540 miliardi, una cifra sufficiente a pagare l’antidoto per tutti

La forbice ricchi-poveri, i giusti obiettivi

Disuguaglianza l’altro virus che ha colpito il mondo

MAI RASSEGNATI ALL’IMPOTENZA MARCO GIRARDO

S

i avverte sempre un certo senso di impotenza a ogni aggiornamento sulle disuguaglianze nel mondo. Il rapporto di Oxfam arriva come di consueto in pieno inverno boreale, quando i leader mondiali si riuniscono a Davos. Ma quest’anno l’inverno è anche economico ed è globale per i rigori prodotti dalla pandemia. Non per tutti, naturalmente. Il Covid-19 non veste i panni della "grande livellatrice" che fu invece la peste in secoli lontani: mille super-ricchi recupereranno le perdite generate dalla crisi sanitaria in 9 mesi, miliardi di poveri ci impiegheranno almeno due lustri. Per i primi dieci miliardari il patrimonio dall’inizio della pandemia è addirittura aumentato di 540 miliardi di dollari. Non è certo sorprendente: da Jeff Bezos a Bill Gates, da Warren Buffet a Larry Page hanno tutti fondato imperi nei settori dove il blocco della mobilità si è rivelato un beneficio come per la tecnologia e l’e-commerce. O nella comunicazione digitale, che ci ha connessi anche se fisicamente distanziati. La finanza, poi, ha visto le Borse aggiornare tutti i record proprio nel 2020. Il "valore", del resto, si estrae oggi in larga parte dal virtuale e non dal materiale, dagli algoritmi più che dalle fabbriche. Che oligopolisti e "market-mover" vedano crescere la loro fortuna soprattutto in tempi di crisi – presto si aggiungerà "Big Pharma" – non è pertanto strano e nemmeno inedito nel corso della storia. John D. Rockefeller negli anni Trenta del Novecento era per esempio tre volte più ricco, in termini di fetta del Pil mondiale nelle sue tasche, di quanto lo sia il fondatore di Amazon ai giorni nostri. Eppure non è da questa sensazione di ineluttabilità, a pensarci bene, che deriva il senso di impotenza. Ci deve essere un altro incremento di disuguaglianza a generare frustrazione, giusta indignazione e anche preoccupante rabbia sociale. Dai tempi di Rockfeller, infatti, grazie alla globalizzazione, la disparità fra i Paesi più ricchi e quelli più poveri ha cominciato a ridursi. La pandemia ha accentuato questa tendenza, ma rischia lo stesso di aumentare drammaticamente il numero di poveri assoluti nelle periferie del mondo. Perché disuguaglianza e povertà sono due concetti distinti, per quanto poco distanti, e la povertà richiede, come ammonisce spesso papa Francesco, un’attenzione specifica troppo spesso disattesa. Anche la disuguaglianza di ricchezza dentro i singoli Paesi, dopo la Seconda guerra mondiale, si era progressivamente assottigliata. Fino all’ultima grande crisi globale, quella iniziata nel 2008. Da lì la forbice "interna" ricchi-poveri ha ripreso ad aumentare. Interessando soprattutto la classe media nelle economie avanzate dove, insieme agli immigrati, i più colpiti risultano donne e giovani.

Il Covid aumenta le disparità. Le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato in 9 mesi tutte le perdite accumulate per la pandemia, i più poveri potrebbero impiegarci più di 10 anni. Allo scoppio dell’emergenza, circa 10 milioni di italiani più indigenti non avevano risparmi per resistere da soli allo choc sanitario. Servizi alle pagine 5 e 21

IL FATTO

Svolta nella crisi. Berlusconi: esecutivo di unità, ma Lega e Fi chiedono elezioni. Udc: no a volenterosi. Parola a Mattarella

Conte lascia e ci riprova Il premier oggi al Quirinale per le dimissioni. Si punta a un governo-ter con una base più ampia M5s: continuità oppure si vada al voto. Renzi: abbiamo vinto noi. Domani al via le consultazioni

COVID

Anziani, slittano i tempi. Variante brasiliana trovata a Varese

Vaccini, l’Europa pressa le aziende Nord-Est in zona Ue «rosso scuro» Primopiano

Ore di dubbi (e di voci), poi l’annuncio della svolta: Conte si è convinto, dopo un passaggio in Cdm, oggi alle 9 salirà al Colle per formalizzare la fine del suo secondo governo. Nelle ultime ore il Pd aveva accresciuto il pressing per convincere il premier che l’unica via per cercare una maggioranza stabile sono le sue dimissioni-lampo. Forse nel fine settimana un nuovo incarico. Conte punta a restare a Palazzo Chigi, con l’appoggio di una "quarta gamba" moderata Giuseppe Conte che ora avrà più tempo per formarsi. Zingaretti e il Pd lo sostengono ancora, chiedendo però un nuovo esecutivo «ampio ed europeista». Resta il nodo di Iv e di Renzi, che dice ai suoi: compatti anche se tutti sono contro. M5s però lo vuole fuori e insiste: Conte-3 unico sbocco. Oggi nuovo vertice del centrodestra.

alle pagine 8-10

OCEAN VIKING TROVA APPRODO

continua a pagina 2

I nostri temi L’AMERICA DI BIDEN

La post-verità al tramonto? Segnali dagli Usa CHIARA GIACCARDI a pagina 3

IL COMMENTO

Fu assolto persino lo sterminatore di Auschwitz FERDINANDO CAMON a pagina 2

Primopiano alle pagine 6 e 7

In Libia altro naufragio 17 vittime e 55 dispersi

VITTIMA DEL FREDDO

POPOTUS

Il Papa ricorda il clochard morto

I libri restaurati dei bimbi ebrei

Scavo a pagina 12

Guerrieri a pagina 4

Otto pagine tabloid

Lʼanno che verrà

Agorà

Marina Corradi

IDEE

Che cos’era la notte

C

i alzavamo che era ancora notte fonda, pesti del sonno in sacco a pelo negli ostelli. Un caffè dal thermos, lo zaino chiuso in fretta, e via, in marcia - sul Camino Inglés, dalla Galizia verso Santiago. Era aprile, un aprile piovoso: appena fuori mi inebriava il profumo della terra umida, gravida di germogli. Cominciavamo il Rosario mentre una falce di luna in cielo impallidiva. Allora nel silenzio e nel buio da una cascina si alzava il canto di un gallo, aspro. Era un segnale. Pochi secondi dopo un altro gallo, e un altro ancora. E in quell’istante, a Est, il primo chiarore dell’aurora. Mi commuoveva il canto del gallo,

come la fine di una battaglia. Andando per sentieri nei boschi, senza luce se non una torcia, capivo per la prima volta che cos’erano le notti di un tempo: e come col calare del sole i viandanti si rifugiassero in locande e stalle, al sicuro. Forse i messi degli imperatori, sui loro destrieri orgogliosi, nell’argento della luna piena cavalcavano anche nella notte, impavidi? Ma era l’ora dei briganti la notte, e, nella fantasia del popolo, di streghe, capaci di maligni incantesimi. Allora il gallo cacciava gli incubi, e il sole ridava al mondo fattezze benigne. Ci siamo dimenticati, noi, di cos’era la notte, e del canto del gallo. In campagna, da vecchia, vorrò un gallo. Che mi commuova, con la sua voce aspra, ogni mattina. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fra i libri e l’uomo vive la storia Tolentino Mendonça p. 22

SHOAH

È in una lista la verità su Pio XII Muolo p. 23

AMBIENTE

Bertrand: ecco l’eredità che lasciamo Zappalà p. 24


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