Militanza

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IL FASCISMO “...il mio Fascismo è quello di pochi giovani che hanno lottato contro il mondo intero, che sono morti ad Acca Larentia e che hanno amato un vessillo nero, con in mezzo una croce bianca, ma una croce particolare, che mi basta vederla su un muro per cominciare subito a sognare: a sognare di un Campo Hobbit con un concerto della Compagnia o di una strana manifestazione di chi cercava la Terza Via...”.

D.D.T.

P

arlare di Fascismo, dal Dopoguerra ad oggi, non è mai stato facile e adesso forse è ancora più difficile che in passato. Occorre dunque soffermarsi su alcuni aspetti fondamentali e tutt’altro che trascurabili: primo fra tutti il fenomeno della “storicizzazione”. Finalmente tutti hanno capito che il Fascismo, nel bene e nel male, rappresenta un periodo storico importante per il nostro paese e oggi si può analizzare, discutere, argomentare il Fascismo dando ad esso una chiave di lettura puramente storica. Questo è stato possibile soprattutto grazie alla trasformazione della destra, da destra nostalgica e anacronistica in destra moderna ed al passo coi mutamenti della società. Quando il M.S.I. (che mai ha fatto mistero di sentirsi il diretto discendente dell’esperienza del Ventennio, il “continuatore ideale” dell’opera di Mussolini) è diventato A.N. il termine “fascista” ha perso quella connotazione attuale, quella carica dispregiativa con la quale gli avversari politici si “difendevano” dai missini una volta trovatisi alle corde, di fronte agli argomenti (che alla destra non sono mai mancati) messi “sul piatto” da quest’ultimi. Di fronte al crescente incremento di consenso del M.S.I. non restava ai partiti cosiddetti “antifascisti” (praticamente tutti, dalla Democrazia Cristiana – che pure si reggeva al governo grazie a tantissimi voti di ex-fascisti che preferivano votare D.C. anzichè M.S.I. per scongiurare il “pericolo comunista” – al Partito Comunista passando per i Socialisti, i Liberali, i Repubblicani, ecc...), che ricorrere allo “spauracchio” di un ritorno al Fascismo inteso come dittatura e privazione della Libertà individuale per tentare di dissuadere dal votare M.S.I. coloro che erano intenzionati a farlo. Con l’esordio in politica di Alleanza Nazionale, nata nel 1995 a Fiuggi dalla trasformazione dello stesso Movimento Sociale Italiano in A.N., questa strategia si è rivelata sorpassata: A.N. non vanta legami ideali col Fascismo, non si professa antidemocratica, ma addirittura riconosce “valore storico” alla Resistenza (prima di fraintenderci questo significa che noi riconosciamo che la Resistenza fa parte della storia d’Italia come lo fa il Fascismo, il Risorgimento, il Brigantaggio, …). C’è comunque molto delle idee e i valori che avevano caratterizzato il Fascismo movimento, quello del 1919 poi riproposti nel corso della breve esperienza della R.S.I., nel documento programmatico di AN, le “tesi di Fiuggi”. Si leggono, infatti, voci che si rifanno alla vocazione sociale, nazionale e popolare della destra e questo inciderà pesantemente sul futuro assetto del partito: si chiede il presidenzialismo, la partecipazione degli operai agli utili e alla cogestione delle aziende


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