GIORNALE DI AUGUSTA

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giugno 2005

Sommario

Cari lettori, da questo numero il nostro giornale sarà distribuito gratuitamente, non solo presso le rivendite di giornali che ce lo chiederanno, ma anche presso i supermercati, i bar, e in quei negozi o punti di ritrovo dove Voi lettori potrete tranquillamente prelevarlo. Era diventato molto oneroso, da tanti punti di vista, distribuire il giornale attraverso i canali tradizionali al prezzo di un solo euro. Distribuendolo gratis, pensiamo di raggiungere più lettori, di aumentare, quindi, il bacino di utenza e di attirare più sponsor. Solo gli sponsor e i lettori, con il loro spontaneo contributo, possono consentirci di continuare a fare un giornale libero e al servizio di tutti. Pubblicheremo l’elenco dei nomi dei lettori che ci sosterranno. Innocenzo Leonardi Editore

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SOMMARIO Prove tecniche di campagna elettorale Porrovecchio, “ho ancora speranze per il futuro” Marina di ponente: parcheggio o discarica Caccia a mercurio rosso La “questione termovalorizzatore” Marco Garsia, che cosa è successo? Scuola privata, denunciate 59 persone - Ricordo di Pina Gianino Che aspettiamo? la tragedia? Villa comunale, bambini senza gelato Fiorello & Fiorello Presidente Marziano, che fai per Augusta? Le rotatorie fanno “ruotare” la testa agli augustani Bronte, cronaca di un massacro Matri li turchi Tutti i liceali che fanno spettacolo La danza è fatta per me Satirikon a di piedi Amarcord Lettere

Periodico di interesse cittadino

n. 17 Anno VI

Direttore responsabile Giorgio prof. Càsole Fotocomposizione e stampa Stamperia d’arte “Il Torchio” iltorchio@chd.it Via Garibaldi 16 - Tel. 0931 524010 96011 AUGUSTA (SR) Chiuso in tipografia il 30-06-2005 I pezzi non firmati s’intendono del direttore LEONARDI EDITORE Segretaria di redazione Giulia Càsole


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Editoriale

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Prove tecniche di campagna elettorale

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rove tecniche di campagna elettorale. Così potremmo definire le gigantografie del volto pienotto e soddisfatto di Massimo Casertano dagli occhi cerulei, a lato dei quali occhieggia, in bella vista e con caratteri capitali, uno slogan di marthinluterana memoria. Mi riferisco al grande profeta pacifista dei neri d’ America, Marthin Luther King, ucciso a Menphis nel 1968. King in un discorso pronunciato a Washington ripetè incessantemente “I have a dream”, “Ho un sogno”; Casertano usa il plurale di modestia o di maestà, forse inconsapevolmente, e dichiara “Abbiamo un sogno”. Tra Luther King e Massimo Casertano c’è qualcosa in comune? forse il nome. King infatti vuol dire”re” e Massimo significa ciò che non può essere superato ( non a caso i Romani dedicavano i loro templi a Giove, Dio Ottimo Massimo) . Oltre a questo, però, non si vede quale altra somiglianza ci possa essere fra i due. Marthin Luther King usò quelle parole per un nobilissimo intento: quello di superare le odiose barriere razziali che vedevano ancora discriminato il popolo nero, dopo una sanguinosa guerra di oltre un secolo

prima; Massimo Casertano, fresco di paternità, vuole proporre una sua lista “Alleanza per Augusta” , che richiama nel nome, nei colori e nei simboli il partito, Alleanza Nazionale, dove Casertano milita da anni, essendo stato prima seguace di Puccio Forestiere, poi di quest’ultimo rivale, avendo fondato un circolo, l’ “Almirante”, in opposizione al “Venturini”, capeggiato, appunto da Forestiere e al “Tatarella”, attualmente diretto dal consigliere provinciale Roberto Meloni e da quello comunale (sospeso) Marco Stella. Sia di Forestiere che di Meloni e Stella si dice con insistenza che vogliono proporre una loro lista civica. Anzi, Forestiere l’ha proclamato già mesi fa in occasione di pepate conferenzestampa da lui organizzate. Forestiere ha detto chiaramente che vuol fare come il sindaco Neri di Lentini, un iscritto o ex iscritto a Alleanza Nazionale che è riuscito a mettere su una forte lista trasversale ed è riuscito a vincere alla grande le elezioni. Ci risulta, infatti, da fonte certissima, che Forestiere sta già contattando telefonicamente o di persona, persone insoddisfatte della sindacatura Carrubba ( che hanno appoggiato la lista dell’attuale sindaco ) per organizzare con forte anticipo una lista di sicuro effetto. E’ possibile che Casertano sua sponte o da altri indirizzato, abbia voluto bruciare

non dico i tentativi di Forestiere, ma l’eventuale nome della lista? E’ possibile che sia una manovra diversiva per preparare il terreno all’altra lista, quella di Meloni-Stella contro cui Forestiere non ha risparmiato aggettivi? Potrebbe essere possibile una terza via. Il prossimo anno gli elettori saranno chiamati a rinnovare il parlamento nazionale e il parlamentino regionale. Casertano, deluso, anni fa, nel suo desiderio di andare alla Provincia, potrebbe ambire a sedersi a Palazzo dei Normanni e tentare una strada per aggregare elettori di vari schieramenti. Le ambizioni in questo campo non mancano. Anche Meloni si dice che voglia candidarsi per uno scranno a Palermo. Potranno Alleanza Nazionale e il polo berlusconiano accontentare questi scalpitanti candidati? Ecco perché Casertano potrebbe tentare la carta della lista civica. Ma una lista civica può accaparrarsi voti fuori dai confini municipalistici? Inverosimile. Ecco perché Fabrizio “Jimmy” Blandino, consigliere comunale ( sospeso ), vuol giocare la carta della candidatura associandosi a quel Raffaele Lombardo che ha spopolato alle recenti amministrative di Catania con una sua lista autonomistica, fondata sulla falsariga della Lega Nord di Umberto Bossi e compagni verdi.

Fabrizio Blandino, al centro, fra il presidente del Nuovo PSI, De Michelis, e il Sottosegretario all’istruzione, N. Ricevuto

Giorgio Càsole


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Esclusivo

Il nostro direttore intervista un coraggioso capitano d’industria

Porrovecchio, “ho ancora speranza per il futuro”

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l fiume carsico della protesta contro l’ installazione del cosiddetto termovalorizzatore è riemerso di recente sottoforma di manifestazioni organizzate dal comitato cittadino costituitosi ad hoc, trasversale a tutte le forme politiche. Se non fosse per le sue condizioni di salute (è sopravvissuto a un ictus cerebrale che lo colpì l’ 8 marzo del 2000) , sicuramente farebbe parte di questo comitato il 64enne Benedetto, familiarmente chiamato Benito, Porrovecchio, originario di Riesi (Caltanissetta) , fondatore e presidente della Smai, società metalmeccanica, in contrada S. Cusmano, di fronte all’ impianto Enel, nell’ area dove dovrebbe sorgere uno degli inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani di ben tre province: oltre a Siracusa, Ragusa e Catania. Porrovecchio sarebbe stato un attivo componente del comitato, (come in anni giovanili fu ad Augusta entusiasta organizzatore e presentatore di gare musicali), non solo per ragioni di salute ambientale, ma come industriale che punta a invertire la tendenza, a riciclare i rifiuti, anziché incenerirli, disperdendo nell’ aria una miriade di sostanze tossiche. “Sì, sono assolutamente contrario all’ inceneritore” - ci dice durante l’ intervista che ci ha concesso al tavolo di comando della sua azienda - “in primis perché, secondo me, è necessario puntare sulla raccolta differenziata dei rifiuti, evitando, dunque, enormi sprechi, poi per problemi di salute, specie per noi che lavoriamo in quest’ area” . - Quanti siete a lavorare qui? “La mia gente è di circa 250 persone, di cui 200 fisse, e poi c’ è tutto un movimento di gente che si muove attorno a noi e alle altre aziende che insistono nell’ area, un’ area che vent’ anni fa era desolata e oggi rappresenta La palazzina che ospita gli uffici della SMAI

una fonte di lavoro per i nostri giovani, i nostri tecnici, che nulla hanno da invidiare a quelli di fuori, tanto che la nostra non rappresenta una società di servizi solo per le grandi industrie della nostra provincia, ma anche per altre” . - Fornite servizi in atre province? “sì siamo orgogliosi di ricevere chiamate dalla raffineria di Roma, vicino all’ aeroporto di Fiumicino, di Taranto, del deposito costiero di Napoli, dove andiamo con officine mobili dotate della più avanzata tecnologia” . - Di che cosa vi occupate precisamente? “La nostra è una società di manutenzione e automazione industriale, considerata il fiore all’ occhiello di tutta la nostra zona industriale, perché costruiamo quadri di controllo per cabine elettriche, progettiamo, revisioniamo e tariamo tutti i tipi di valvole, specialmente quelle per contatori volumetrici per indicare il consumo di carburante. E’ un lavoro, questo, per cui ci vuole una certificazione governativa. Noi ce la siamo guadagnata e ce la guadagniamo col nostro lavoro, che rappresenta un grande risparmio per le grandi industrie” . - Vuole spiegarsi? “Certo. Lei pensi a un’industria che dovrebbe spendere circa cinquantamila euro se dovesse acquistare nuova una di quelle gigantesche valvole di cui ha bisogno; invece, la porta qui da noi che la restituiamo come nuova, al costo di appena cinquemila euro, consentendo un risparmio notevolissimo. E’ come se un automobilista portasse la sua vettura

da un carrozziere, che la mette a posto e la vernicia a fuoco: insomma, come nuova”. - Lei prima ha detto che voleva puntare sul riciclaggio dei rifiuti... “Non lo nego, infatti. Dopo aver fondato nel 1970 la Smai, il cui stabilimento principale è qui a S. Cusmano, ho fondato un’ altra società, la Co.In.Si. perché vedevo lontano, perché essendomi sposato con una donna di Augusta e avendo generato quattro figli, mi sentivo parte di questa popolazione, attaccato a questa terra e volevo che partisse da qui un’inversione di tendenza, un tentativo di riscatto della nostra subalternità alle grandi industrie” . - Anche perché un giorno - è certo, ormai - queste industrie saranno smantellate, no? “Certo ha ragione, anche per questo. Gliel’ ho detto che vedevo lontano. Purtroppo non la pensano così i nostri politici. La Co.In.Si. è nata per la produzione di manufatti in plastica eterogenea da raccolta differenziata di rifiuti solidi urbani, come il tappeto di plastica che copre questa stanza” . - Che cosa si può realizzare con questo tipo di plastica? “Di tutto, davvero: panchine, tavoli, fioriere, pergolati, chioschi, recinzioni, cestini, portabiciclette, cabine, camminamenti, soppalchi, pensiline, altalene, cucce per cani, dama e scacchi e altro ancora. Peccato che i nostri amministratori non vedono o non vogliono vedere o capire questa nuova realtà, che porta più lavoro e meno inquinamento. Lavoriamo, tuttavia, con i comuni di


5 Acicastello e di Messina” . - Capisco che lei non è soddisfatto. “Certo, come lei può vedere nel pieghevole, sono tante le cose che possiamo fare, ma non siamo ai livelli auspicabili di produzione, tanto che avevo pure acquistato un altro lotto di terreno” . - E’ così difficile lavorare qui in questo nostro profondo Sud, dunque? “Le rispondo, citando due esempi. Prima d’ essere colpito dall’ ictus, organizzavo, due volte all’ anno, gite, specie per la mia gente e i loro familiari, in un paesino austriaco, tipico del Tirolo,

giugno 2005 Hall in Tirol, a dieci chilometri da Innsbruck. Questo per circa vent’ anni. Mi hanno fatto cittadino onorario e, addirittura, sotto la finestra dell’ albergo, suonava per me la banda cittadina. Ancora oggi, se posso, vado là e mi fanno dirigere la banda. Giriamo pagina. Nel 1997, chiesi la licenza al Comune di Augusta per costruire la palazzina per uffici che ci ospita. Ebbene, nonostante fossi presidente del Conia (un consorzio di circa 200 piccole aziende per la diversificazione della plastica e la produzione di prodotti) o forse proprio per questo, ebbi enormi difficoltà, tanto che dovetti minacciare il licenziamento di parte della mia gente, in modo da far leva sui sindacati perché premessero sul Comune al fine della concessione della sospirata licenza” .

Esclusivo

- Per questo si candidò alle elezioni europee, qualche anno fa, nella lista del Rinnovamento Italiano? “Me lo chiese il presidente Lamberto Dini e non potei dire di no. Ero ben piazzato, pure in Sardegna, che fa parte della nostra circoscrizione. Lo stress di quelle elezioni fu la causa scatenante dell’ ictus. Ora faccio solo l’ imprenditore per dare un avvenire ai miei quattro figli (tre femmine e un maschio) e per assicurare il benessere alla mia gente”. Auguri a questo coraggioso piccolo grande capitano d’ industria.

MARINA DI PONENTE: PARCHEGGIO O DISCARICA? La fine dei lavori era prevista per aprile 2001

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embra ormai una consuetudine che ad Augusta molti lavori pubblici intrapresi per dare alla città un aspetto migliore e rendere funzionali alcuni luoghi abbandonati all’ incuria, rimangano semplici progetti sulla carta. E’ il caso di un’ opera pubblica che nell’ ottobre del 2000 è stata intrapresa in seguito alle sollecitazioni della cittadinanza: un’ ampia zona non edificata che fiancheggia la Via Marina Ponente e che è adiacente alla Via X Ottobre avrebbe dovuto essere adibita a parcheggio, risolvendo almeno in parte le difficoltà che gli augustani incontrano nei loro spostamenti in auto. Il progetto presentato e coordinato dall’ ingegnere Franco Strazzeri è descritto su un cartello affisso lungo la strada e prevedeva la fine dei lavori il 26/04/01 . L’ opera aveva tutta l’ aria di essere portata a termine con una rapidità mai verificatasi nel nostro paese per lavori di questo genere. A distanza di quattro anni si assiste a uno spettacolo ancora più pietoso del

precedente. Se prima la zona era coperta di erbacce e di alcuni alberelli, ora il terreno rimosso dalle ruspe mostra tubi, fogne e pantani. Quale rimedio è stato trovato se non quello di arricchire di aria malsana e fetida i nostri luoghi pubblici? Non è una cosa di cui l’ amministrazione comunale possa vantarsi. Augusta ha bisogno di azioni concrete, mirate a riva-

lorizzare ogni suo angolo e a migliorare il servizio cittadino. Al lato opposto, sul Lungomare Xifonio, si scorge un’ altra strada dissestata, da quasi due anni chiusa al transito automobilistico e nulla viene fatto per tamponare l’ azione erosiva del mare. Sebastiano Tringali


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Documento Disastri ambientali e responsabilità industriali giugno 2005

Caccia a mercurio rosso

Riproduciamo una scottante inchiesta pubblicata un anno fa sul settimanale della Mondadori, Panorama

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ra un mercoledì pomeriggio straordinariamente afoso a Siracusa. Anche nel palazzo di giustizia l’aria era irrespirabile

bastava premere un pulsante nella sala di controllo. In inverno le staccavamo dalle 5 di pomeriggio fino alle 4 di mattina, mentre in estate le disattivavamo

per lo scirocco. In una stanza al quinto dalle 8 di sera. Tutto avveniva di notte piano della procura la tensione aumen- per evitare che si potessero notare le tava ogni minuto. A un certo punto il sostanze nerastre». Quel torrido pomeriggio si è IL CASO scoperta la verità: La prima avvisagila del pericolo per dieci anni, ogni giorno, l’Enichem di inquinamento arrivò 25 anni di Priolo, adesso fa quando ci fu una moria ha smaltidi pesci nelle acque vicine all’impianto Syndial, to il mercurio scaricandolo direttamente in mare. Lo hanno raccontato sostituto procuratore, un siciliano poco al pm Maurizio Musco 13 dipendenti più che trentenne, disse secco: «Mi dell’impianto cloro soda, che produce racconti in che modo e con quale fre- sostanze poi utilizzate per fare detergenquenza venivano disattivate le pompe». ti, plastica, vetri e vernici. Dichiarazioni L’uomo che gli stava davanti deglutì, che proprio in questi giorni vengono poi rispose: «Venivano disattivate siste- ripetute al gip durante l’incidente promaticamente durante il turno di notte: batorio. Interrogatori pesanti: il pre-

ludio al secondo grande processo alla chimica italiana dopo quello di Porto Marghera, chiuso in primo grado con l’assoluzione dell’azienda. Adesso però le cose sembrano diverse. Panorama è entrato in possesso di questi verbali che potrebbero far condannare l’Enichem per la prima volta nella storia. Occorre però fare un passo indietro. Tutto comincia il 10 settembre 2001, quando il mare davanti allo stabilimento diventa rosso. I campioni prelevati rilevano una percentuale di mercurio 20 mila volte superiore a quella consentita. La procura comincia a indagare: partono le intercettazioni. Si scopre che i rifiuti venivano miscelati con altre sostanze e declassati: così quelli tossici diventano solo pericolosi e quelli pericolosi solo normali. Un artificio che permetteva all’azienda di risparmiare qualcosa come 5 milioni di euro l’anno. L’epilogo delle indagini arriva il 16 gennaio del 2003: quella mattina vengono arrestati 18 dipendenti dell’Enichem, tra cui i vertici dello stabilimento siciliano, «per associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti tossici». Loro negano tutto.


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Fino a quando 13 operai, ora indagati, cominciano a parlare. Sono i pentiti del cloro soda: spiegano nei dettagli come si è perpetrato negli anni uno scempio ambientale che rischia di avere effetti devastanti sulla salute della popolazione. Tra i racconti non ci sono incongruenze: ogni versione è simile all’altra. I nomi non saranno scritti per esteso, visto che alcuni hanno ricevuto pesanti minacce. G.M. di quella struttura conosce ogni angolo: ci ha lavorato per vent’anni, fino al 2000: «Il nuovo capo reparto già nel 1993 cominciò a dare disposizioni per disattivare le pompe e scaricare in mare gran parte delle acque mercuriose prima che venissero trattate». Questi liquami, in teoria, avrebbero dovuto avere una concentrazione del metallo di 5 milligrammi per litro, «in pratica arrivavano anche a 10 grammi». L’operazione si ripeteva ogni giorno «tranne i festivi, quando l’attività era ridotta e quindi non occorreva», Ma perché era necessario questo sversamento? Per un motivo banale: il cloro soda era stato costruito nel 1957: era vecchio e inadeguato. «Per far funzionare il ciclo c’era bisogno sempre di maggiori quantità di acqua e mercurio. Ma l’impianto di demercurizzazione non era in grado di gestire volumi di scarichi così alti» ha spiegato l’operaio. Insomma: la produzione era troppo elevata rispetto alla capacità della struttura. Il rimedio? Bastava «scaricare direttamen-

giugno 2005 te in mare». E poi coprire le tracce «versando autobotti di acido cloridrico», hanno raccontato altri dipendenti. Qualcuno provò anche a protestare con i dirigenti: gli venne risposto che “l’Enichem dava da mangiare a un sacco di famiglie ed era meglio per tutti se loro stavano muti”. Si erano organizzati bene nello stabilimento: avevano affinato una perfetta tecnica di elusione. Per esempio: il pennino che registrava l’attività delle pompe veniva staccato ogni sera. Il rotolo di carta continuava così a scorrere a vuoto fino al mattino seguente, quando poi veniva riavvolto e ricollegato al misuratore. Nessuno poteva accorgersi di nulla. Facile e disarmante: come il metodo usato per le verifiche del laboratorio di igiene e profilassi dell’asl. «Ai campioni da analizzare veniva aggiunta acqua di rubinetto» ha riferito G.M. E comunque ogni verifica era annunciata al capo reparto con anticipo. Ma l’Enichem di Priolo era anche, accusano i pm, «un’associazione a delinquere finalizzata allo smaltimento di rifiuti tossici». I fanghi mercuriosi venivano prelevati da autobotti di ditte esterne e svuotati nelle discariche di mezza Italia. Con queste imprese si facevano «affari» di ogni tipo: lavori inesistenti pagati a peso d’oro, fatture gonfiate e favori vari. «Anche se non servivano,

COSTA DETURPATA L’inquinamento della spiaggia di Priolo chiedevamo l’intervento della ditta» ha raccontato G.V., un altro operaio. «In cambio loro, a Natale, ci davano dei regali: un telefonino, un orologio, un decoder e altre cosette così». Il dipendente L.S. ha dichiarato che c’era addirittura «un collega che si occupava di fare l’elenco delle cose che servivano», che poi era portato a chi di dovere. In cambio, l’azienda pagava

ponteggi inutili e improbabili attività di manutenzione. Per questo, la procura di Siracusa ha ipotizzato un reato di truffa ai danni della stessa Syndial. Non si tratta però solo di raggiri contabili da rubagalline. I problemi sono altri: e ben più seri. Come lo sfregio a uno dei litorali più incantevoli della Sicilia. Oppure le responsabilità pubbliche e private di una bonifica mai iniziata in un’area inserita fra i 12 insediamenti a più elevato rischio ambientale del Paese, O il fatto che l’Eni voglia chiudere l’impianto (vedere riquadro a pagina 76). La cosa più a repentaglio è la salute. Il metallo liquido ha causato una delle più drammatiche tragedie ambientali nel dopoguerra. Negli anni Sessanta ci fu un grave caso di avvelenamento tra gli abitanti della baia di Minamata, in Giappone. Successe questo: l’industria chimica Chisso smaltiva a mare il mercurio. I pesci lo assimilavano. La gente mangiava i pesci. Vent’anni dopo il morbo di Minamata aveva fatto centinaia di morti e causato handicap in molti bambini. I loro embrioni erano stati danneggiati dal metallo ingerito dalle madri. A Priolo hanno paura. In tre anni, dal 1999 ai 2002, negli ospedali di Augusta e Siracusa le malformazioni sono state 316: 114,32 per cento dei nati, Nel resto della provincia la percentuale è dell’1,6. La procura ha ordinato uno studio su 600 coppie della zona: i risultati, riferisce chi ha visto la ricerca, sarebbero allarmanti. Giacinto Franco, primario del reparto di pediatria dell’ospedale di Augusta fino al 2002, racconta che quando cominciò a parlare degli effetti della catena alimentare lo guardavano come un pazzo. Lui non aveva dubbi. «Non poteva essere un caso: il dato è cresciuto costantemente dal 1980, quando era 11,5 per cento». Dopo vent’anni nell’area i numeri si sono triplicati. Dopo vent’anni: perché nel mare di Priolo il mercurio cominciò a scaricarlo la Montedison, che poi vendette all’Enichem. Nel 1979 ci fu una moria di pesci. Seguì un’inchiesta, poi un processo. Una storia vecchia, dimenticata. Che la procura è riuscita a ricostruire dopo aver trovato, nel seminterrato dello stabilimento, alcuni documenti. Circolari, carte, scritti privati da cui emerge che tra il 1958 e il 1991 sono state scaricate in mare centinaia di tonnellate del metallo, C’è di peggio: la Montedison sapeva dei rischi che correvano gli abitanti. Lo mostra una perizia di parte ordinata


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Ambiente La “questione termovalorizzatore” giugno 2005

dall’ufficio legale dell’azienda che Panorama è riuscito ad avere. Si legge: «Procedimento penale 1802/79 della Pretura di Augusta». a prima volta che sentii parlare Le conclusioni sul «pericolo dedi “termovalorizzatore” accadgli effetti patologici del mercurio per de più di un anno fa: Augusta l’uomo» dicono: «I primi sintomi in era sempre la città incupita, teoria si avranno dopo circa 40 anni. Un sullo sfondo, dai fumi industriali, come rischio reale esisterebbe solo per alcune popolazioni di pescatori che possono arrivare a un consumo di pesce di 2 kg per settimana». Per questo il pm Maurizio Musco sta indagando anche sui vertici della Montedison, adesso diventata Edison. Quella perizia non è mai stata presentata al processo, ma sepolta in un seminterrato sotto un mucchio di polvere. Antonio Rossitto (Il pezzo è stato pubblicato su Panorama il 10/06/2004, alle pp. 77-80)

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lo è purtroppo da cinquant’ anni, per una scelta dettata da un bisogno occupazionale piuttosto sentito dalla cittadinanza, attratta dal miraggio del benessere economico che un polo industriale doveva portare. Si parlava, in quella giornata particolarmente uggiosa, del nuovo piano di smaltimento dei rifiuti in Sicilia, che nella fattispecie prevedeva, tra le altre cose, anche un termovalorizzatore in territorio nostrano. Non sapevo di cosa si trattasse, ma l’ etimologia della parola mi induceva a pensare a qualcosa di positivo e, sulla carta, lo era sicuramente: una struttura capace di bruciare rifiuti, filtrare e depurare i fumi prodotti dalla combustione, immagazzinare l’ energia termica prodotta da questa enorme caldaia; insomma, dall’ immondizia sembrava sgorgasse, grazie a questa scatola magica, energia pulita! Così purtroppo non è, ma, soltanto dopo mesi di raccolta di informazioni, me ne sono reso conto. Cercando materiale su Internet, riscontrai che tutte le varie realtà, dove è stato installato il termovalorizzatore, hanno espresso un parere negativo al suo riguardo, notevoli sono stati i disagi

che ha portato, come l’ incremento del traffico di mezzi pesanti e l’ impatto senza dubbio sgradevole; per non parlare della quantità eccessiva di inquinamento atmosferico e della diossina nelle

zone limitrofe, al contrario di quanto annunziato, o del calo della raccolta differenziata, causato dal bisogno ingente di combustibile per mantenere i livelli di produttività energetica alti. La mia idea sul termovalorizzatore cambiò radicalmente, capii che non era altro che un termine fittizio per non parlare di “inceneritore” . Fortunatamente, grazie a una campagna di informazione partita dalle associazioni ambientaliste, anche la città recepì il pericolo, e con mio stupore assistetti a un grosso corteo cittadino con più di 5000 persone, scese in campo per difendere la propria salute. Anche come studenti abbiamo fatto qualcosa a tal riguardo, riuscendo a invitare a scuola esperti in materia trattare il tema dell’ inquinamento in una nostra assemblea d’ Istituto. Per il momento il pericolo termovalorizzatore sembra scongiurato, giacché il Comune ha espresso parare contrario a una installazione del genere, ma nessuno di noi augustani abbasserà la guardia, perché la nostra salute viene prima di tutto. Claudio Forestiere


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Sociale

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SE DAL PRODUTTORE AL CONSUMATORE I PREZZI S’IMPENNANO PERCHÉ NON COMPRARE DIRETTAMENTE DAL PRODUTTORE? Come siamo fessi gli Augustani e gli abitanti del “triangolo della morte” (AUGUSTA-PRIOLO MELILLI). Produciamo carburanti per l’intera Italia, ma li paghiamo per intero (a differenza di altre regioni). Produciamo energia elettrica non solo per la Sicilia, ma anche per Calabria, Basilicata e Campania ma la paghiamo per intero e per di più con tante “addizionali”. Produciamo una grande quantità di rifiuti industriali e ce li dobbiamo tenere perché “chi produce i rifiuti li deve smaltire” però la benzina la esportiamo “pulita” a tutta Italia. Produciamo “ricchezza per lo Stato e le aziende” mentre noi siamo “RICCHI DI CANCRO. MALATTIE e .... DISOCCUPAZIONE” Paghiamo cara l’acqua mentre l’industria se la beve “quasi gratis”. Paghiamo cara la luce mentre alle industrie viene fatta pagare sottocosto. Paghiamo e pagheremo cara la spazzatura per arricchire gli “eco-furbi” e gli “amici di Cuffaro” Paghiamo il PIZZO alla Marina Militare per andare a prendere il sole a P. Izzo - (grazie alla Marina Militare, al polo petrolchimico, e ai VIP che se lo sono privatizzato, non possiamo andare neanche nel “nostro mare”). Paghiamo l’ICI come a Milano in una zona ad “alto rischio sismico” dove lo Stato (13 DICEMBRE 1990) se n’è lavato le mani. Paghiamo i contributi e ticket per il Servizio Sanitario Nazionale per un diritto alla salute che non ci è garantito; Paghiamo perfino i contributi per la pensione che non riusciremo a godere NONOSTANTE CIÒ

come tanti fessi andremo ancora a votare per le solite facce; (amiche degli inquinatori) continueremo a pagare per morire (le medicine anticancro si pagano) continueremo a MORIRE GRATIS (i funerali li pagheranno parenti e amici) PER ARRICCHIRE UNO STATO ASSASSINO (l’UTIF incassa da Augusta 18 MILIARDI di EURO ogni anno)

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AUGUSTANO RIFLETTI

se all’età della pensione non ci si arriva più perché pagare i contributi? se la spazzatura sarà smaltita ad Augusta perché dovremmo pagare la tassa sui rifiuti? se la benzina in gran parte la produciamo noi perché dovremmo pagarla? se la nostra acqua se la beve l’industria perché dovremmo pagarla? se l’energia elettrica la produciamo noi perché dovremmo pagarla?

GLI ECOFURBI DEI TERMOVALORIZZATORI LI STANNO GIÀ REALIZZANDO PREPARANDOCI UN BEL FUTURO IN CUI PROBABILMENTE FAREMO LA FILA ANCHE PER LA SEPOLTURA. (... E, FORSE, conoscendo la “storia” del cimitero, C’È GIÀ QUALCUNO CHE SI STA ATTREZZANDO PER SPECULARE ANCHE SU QUESTO, PRIMA CHE PASSI IL PIANO CUFFARO ALMENO CHIEDIAMO L’INDENNIZZO SE È VERO CHE

E’ MEGLIO MORIRE DI CANCRO CHE DI FAME ALTRIMENTI MORIREMO NON SOLO DI CANCRO MA ANCHE DI FAME!

COMITATO CITTADINO CONTRO I TERMOVALORIZZATORI Pagina pubblicata gratuitamente per l’alto contenuto sociale dell’iniziativa


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Indagini

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Marco Garsia, che cosa è successo?

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rande partecipazione di pubblico, com’ era prevedibile, ai funerali del quarantenne Marco Garsia, sfracellatosi in mezzo agli scogli dello sbarcatore dei turchi, in località Villa Marina, una delle più suggestive contrade del cosiddetto monte di Augusta, zona, un tempo, di edilizia estiva, per le seconde case, cioè,

Banca ragusana nel centro storico e, appunto, Marco che dirigeva la sede locale del Credito Siciliano, proprio di fronte ai giardini comunali, all’ angolo con la via principale dell’ isola, laddove, fino a un paio d’ anni fa c’ era uno dei bar più antichi e, un tempo, rinomati. La fine del giovane Marco, nipote del vescovo di Caltanissetta, Alfredo Maria Garsia,

dove le persone abbienti della città andavano a trascorrere la bella stagione. E Marco era l’ ultimo d’ una nidiata di cinque figli di Francesco Garsia, discendente di quel Garçia de Toledo, che fu governatore della piazzaforte augustana al tempo della dominazione degli Spagnoli. Francesco Garsia fu per molti anni direttore generale della Banca Popolare di Augusta, fondata oltre cent’ anni fa da suo padre e da pochi altri e oggi assorbita dalla Banca Agricola Popolare di Ragusa. All’ attività bancaria sono stati inviati i due unici maschi: Alberto, direttore oggi della filiale della

scomparso giusto un anno fa, ha lasciato tutta la cittadinanza sbigottita, giacché i quotidiani, nel dare la notizia, hanno accreditato immediatamente la tesi del suicidio, poiché l’auto, una Bmw, è stata trovata in mezzo agli scogli e il corpo in mezzo all’ acqua. I corrispondenti hanno avanzato subito diagnosi, parlando di depressione e altro. Certo, tutto questo è possibile, ma potrebbe non reggere a un esame più attento, qualora gli inquirenti volessero approfondire le indagini. Per conto nostro, abbiamo ascoltato persone più o meno vicine alla famiglia e al bancario scomparso in modo così

tragico. Innanzitutto, c’ è da prendere in esame la “scena del crimine” ( il suicidio viene considerato peccato gravissimo dalla Chiesa e i Garsia appartengono a una famiglia di salda fede cattolica, tanto che, come su ricordato, un loro congiunto è stato per oltre ventisette anni vescovo di Caltanissetta). E’ stato, infatti, osservato che appare strano un corpo sbalzato dalla vettura. Uno che si vuole ammazzare in quel modo si allaccia la cintura e chiude bene la portiera dell’ auto. In secondo luogo, mancherebbe il <movente> , cioè non ci sarebbero state le cause così profonde da far determinare nel quarantenne in carriera un così insano gesto. E’ vero che Garsia era da anni separato dalla moglie, da cui aveva avuto due figli, ma s’ era rifatto una compagna ed era stato visto in un locale notturno di Catania ballare spensierato con una giovane, augustana come lui (la moglie è siracusana, da lui conosciuta mentre lavorava in banca) . E’ stato detto che la moglie esercitava pressioni nei confronti di Garsia e si è parlato di <ricatto morale> riguardo ai figli. Ma a noi risulta che i figli vedevano regolarmente il padre una volta la settimana e andavano presso la casa del nonno Francesco, scomparso anch’ egli anni fa. Né si può avanzare il dubbio di pressioni di tipo finanziario, giacché l’ ex moglie continua a lavorare in banca, né è presumibile che Garsia fosse in condizioni tali da non poter soddisfare richieste d’ un certo tipo. Inoltre, pare che la moglie, addirittura, avesse fatto avance per rimettersi con Garsia. E, quindi, dove sarebbero le ragioni del suicidio? Un suicidio, comunque, è avvenuto, appena appresa la morte teafica del Garsia. L’ indomani è stato trovato impiccato un altro augustano, ancora più giovane, Andrea Bramanti, di 28 anni. E la notizia ha raddoppiato lo sgomento. Erano anni che non accadeva un suicidio in città. Un doppio suicidio (se tale dobbiamo considerare la morte di Marco Garsia) non era ancora accaduto.

Chiunque voglia collaborare può mandare i propri pezzi, possibilmente corredati di foto, anche per posta elettronica, al seguente indirizzo: iltorchio@chd,it. Non saranno pubblicati i pezzi privi della firma, del recapito anagrafico e telefonico.


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L

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Indagini

Scuola privata, denunciate 59 persone

a scuola privata di istruzione superiore, gestita dall’ex sindaco Piero Castro, attualmente consigliere comunale sospeso, è nel mirino della Guardia di Finanza. Le fiamme gialle hanno compiuto una serie di perquisizioni, per sospette irregolarità commesse dal personale direttivo, docente, e amministrativo della scuola. La G. di F., che ha sequestrato ingente documentazione, ha accertato che a svariate decine di insegnanti, per diversi anni, non sono stati corrisposti gli stipendi né le indennità di malattia. In sostanza, i docenti insegnavano senza essere pagati. Si trattava, in genere, di giovani laureati che, pur di conseguire il punteggio relativo, lavoravano gratis. Il lato drammaticamente curioso della vicenda è che questi stessi insegnanti sono stati denunciati dalle fiam-

me gialle perché avrebbero contribuito a sostenere “l’allegra” gestione di questa scuola privata. Oltre al danno, la beffa: il danno di non aver ricevuto il becco di un quattrino, la beffa di essere sottoposti a procedimento giudiziario, per difendersi dal quale dovranno sostenere altre spese. Danno che si aggiunge ad altro danno.

L’ingresso della scuola

Fu consigliera comunale del Pci

I

Ricordo di Pina Gianino

n seguito a leucemia fulminante, è morta nel mese di aprile, all’età di 71 anni, l’ex consigliera comunale, quando ancora esisteva il partito comunista, Pina Gianino, una delle pochissime donne che si siano viste in consiglio comunale. Per moltissimi anni è stata docente di lettere nella prima scuola media della città, la Orso Mario Corbino, di cui fu pure vicepreside negli anni Ottanta. Dopo il terremoto di Santa Lucia del 1990 si fece trasferire al Commerciale per l’insegnamento di italiano e storia. Da qualche anno era in pensione. La notizia della sua repentina scomparsa ha suscitato impressione anche perchè i suoi due fratelli maschi, Salvatore, preside incaricato del liceo <Mègara> e Palmino, archeologo amatoriale e componente della

Pina Gianino, quinta da sinistra in seconda fila, con le alunne della terza F della Media “Corbino” nell’anno scolastico 1978-’79

commissione comunale di storia patria, Pino, una folla di colleghi (soprattutto sono scomparsi recentemente, nel breve donne) insegnanti. Tra i presenti, l’ex giro di due anni. Ai funerali, celebrati sindaco Dino Santanello. in Chiesa madre dall’arciprete Matteo G.C.


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Ingrandimento

Lungomare Rossini

Che aspettiamo? la tragedia?

Alfredino Rampi, meglio conosciuto come la piccola vittima di Vermicino, vicino Roma, caduto in un pozzo artesiano e morto il 13 giugno 1981.

Sul Lungomare Rossini, nei pressi del primo pontile per barche da diporto, dove a volte i bambini vanno a giocare, si nasconde un’insidia che potrebbe provocare una tragedia: una buca nascosta da una folta vegetazione spontanea. A noi risulta che gli abitanti della zona hanno segnalato a varie autorità il pericolo. Nessuno ancora è intervenuto almeno per transennare l’area e vietarne l’accesso.

Villa comunale, bambini senza gelato Villa comunale: da molti anni ormai, è chiuso il chiosco in muratura nell’area destinata a parco giochi per bambini. Non si può costruire su suolo pubblico per poi chiudere a tempo indeterminato. Il Comune (e quindi la collettività) dovrebbe riappropriarsi della costruzione per farne un uso appropriato, al servizio dei cittadini. La chiusura di questo chiosco e di altri locali un tempo rinomati e frequentati, quali Kursaal Augusteo e Arena Megara, ha contribuito all’abbandono progressivo dei giardini pubblici. L’Arena Megara potrebbe essere, nella stagione estiva, l’ideale contenitore degli spettacoli offerti da Comune e Provincia.


giugno 2005 13 Fiorello & Fiorello

Personaggi

Beppe Fiorello

Rosario Fiorello

P

reannunciato da un grande battage pubblicitario, recentemente, Raiuno ha trasmesso il film tv L’uomo sbagliato, diretto da Stefano Reali, che ha come protagonista assoluto l’augustano Beppe (com’è chiamato in arte ) Fiorello, fratello del popolare showman Rosario, famoso semplicemente come Fiorello. Beppe è apparso, sempre in tivvù, come interprete di personaggi positivi, come il vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, elevato agli onori degli altari, per essersi immolato, ucciso dalle armi naziste, in occasione d’una rappresaglia,al posto di altre vittime innocenti, ma padri di famiglia, mentre D’Acquisto era scapolo e cristiano fervente. Anche per L’uomo sbagliato Beppe ha prestato il suo volto di bravo ragaz-

zo che interpreta la parte di un povero cristo, uno di noi, potremmo dire, che si trova stritolato dall’ingranaggio della mala giustizia italiana, una storia vera, cui si è liberamente ispirato il regista. Reali, infatti, ha dichiarato: “La vicenda di mala giustizia a cui ci siamo liberamente ispirati è quella di Daniele Barillà, un tranquillo imprenditore di Nova Milanese, a cui una sera di febbraio del 1992 il caso gioca una brutta beffa “Barillà, per una serie di coincidenze, che, però, potevano essere più attentamente vagliate dagli investigatori meno superficiali e comunque più attenti alle proteste del Barillà, venne scambiato per un narcotrafficante e marcì in galera per otto anni, al posto di quello”. Mentre Fiorello showman diverte

i telespettatori in una serie di spot girati con Mike Bongiorno, Beppe si fa apprezzare ancora di più come attore e la sorella Catena sta per sfornare un altro libro, dopo Nati senza camicia, raccolta di interviste, fatte anche per la televisione e trasmesse in seconda serata da Raitre, a personaggi fatti da sé, nati, comunque, in un ambiente che nulla aveva per favorire il loro successo. Proprio come i Fiorello, figli di un appuntato delle Fiamme Gialle, con i baffetti alla Clark Gable, e di una casalinga. Diletta Càsole

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Edilizia scolastica

Presidente Marziano, che fai per Augusta?

E

’ già passato più di un anno dal trasferimento dei licei Classico e Scientifico dalla cittadella degli studi al palazzo Capuano in via Adua. Trasferimento necessario per dar modo alla ditta appaltatrice di eseguire i lavori di sistemazione e ade-

guamento alla legge antisismica. In questi mesi diversi sono stati i disagi cui gli studenti sono andati incontro: Il primo problema è la dimensione di alcune aule, quella della Ia D dello scientifico per esempio è composta da 26 alunni mentre lo spazio è solo per la metà. E’ vero che sono anche classi con numero ridotto di studenti per cui il problema non si avverte, ma chi ha la sfortuna di essere dentro a una classe numerosa il disagio è davvero insostenibile. Un altro problema sono le scale dell’ edificio. Ci si chiede: dove sono le scale di emergenza, che in caso d’ allarme dovrebbero consentire l’ evacuazione immediata di tutte le persone presenti nell’ edificio? Non ci dovrebbe essere un’ uscita di emergenza esterna?di

I

n via Giovanni XXIII risiede il liquelle in ferro poste in genere sul fianco ceo socio psico pedagogico istituito esterno dell’ edificio? nel 1994 come maxisperimento del Che dire poi della mancanza di una Liceo Classico Mègara. Osservanpalestra attrezzata. Ma è davvero così difficile avere ciò che in altri parti con do le condizioni dell’ edificio si nota latitudine maggiore hanno da decenni? che la struttura che la struttura è più prossima a ospitare un condominio che una scuola, anche se la totale mancanza di sicurezza la rendono inadeguata anche per le esigenze di un condominio. Il liceo è sprovvisto di scala antincendio, porte antipanico, finestre adeguate, uscite di emergenza e accorgimenti particolari come l’ innalzamento (di almeno 10 cm.) della ringhiera della scuola che conduce al primo e al secondo piano in cui si trovano le aule. La provincia che mantiene l’ affitto della struttura scolastica, aveva avvertito il proprietario dell’ immobile, di provvedere entro dicembre 2004, poi la scadenza è stata prorogata al dicembre 2005. L’ istituto, pertanto non è idoneo a sopportare le esigenze della scolaresca, infatti non è pronto per affrontare l’ Ingresso della cittadella degli studi Non ci resta che andare a dare un’ occhiata ai lavori alla cittadella. Lo spettacolo, purtroppo, è desolante! Dei vecchi edifici rimangono solo le ossatura. Sappiamo da quando il cantiere è aperto ma i lavori sembrano procedere davvero a rilento. Si è provveduto solo a buttar giù ciò che non andava ma nessun settore è stato rifatto. Di operai all’ opera se ne vedono pochissimi, tre o quattro al massimo, la ditte appaltatrice di Gela non ha messo su nemmeno il cartello informativo, peraltro obbligatorio per legge, con su scritto le informazioni sul responsabile dei lavori, prevista consegna, ecc. . A chi si può rivolgere per saperne di più? La dirigente scolastica, Rita Spatola, afferma che il controllo spetta alla Provincia di Siracusa. E allora? Il presidente della Provincia di Siracusa è Bruno Marziano, che si sta adoperando per costruire nuove scuole nel capoluogo. Che fa Marziano per noi di Augusta.

Plesso “Capuano” di Via Adua

inverno, poiché mancano i riscaldamenti adeguati e non è strano trovare nelle classi gli alunni avvolti nelle coperte, che hanno portato da casa, durante una lezione. La palestra è inagibile e il cortile è utilizzabile solo per prendere aria, di conseguenza le ore pratiche di Educazione Fisica non svolte regolarmente. Si spera che questo articolo serva a contribuire al rinnovo di questo liceo, che dal punto di vista formativo è un indirizzo fra i più completi.

Plesso di Via Giovanni XXIII

Rita Alborino


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Traffico

Pochi le rispettano, forse per ignoranza; però quando vanno fuori...

Le rotatorie fanno “ruotare” la testa agli augustani

A

d Augusta non mancano i disagi provocati da code e rallentamenti con cui molti automobilisti fanno i conti tutti i giorni. Si tratta di un problema che ha interessato la città solamente negli ultimi anni. Essendo aumentata la media delle automobili pro capite è ormai consuetudine utilizzare due automobili diverse da due membri della stessa famiglia, magari per recarsi nello stesso luogo. Il risultato è l’ intasamento delle vie cittadine, molto strette e spesso ostruite dai veicoli in doppia fila. Nonostante si sia intervenuto recentemente con rotatorie, divieti di sosta e con il pattugliamento di alcune vie da parte della polizia municipale, il problema è ancora presente in maniera radicale. Per esempio, se capitasse di dover uscire da Augusta all’ ora di chiusura delle scuole quasi sicuramente si rimarrebbe bloccati nel traffico. Tutti i giorni, proprio all’ ora di chiusura delle scuole, la rotatoria del corso Sicilia smaltisce un volume di traffico enorme con formazione di code che arrivano fino al viadotto “Federico II di Svevia” . Ma la causa non è la rotatoria, che la mattina “funziona” perfettamente giacché vi è la presenza di agenti della polizia municipale, ma il comportamento indisciplinato di molti automobilisti provenienti dalle vie laterali, che tagliano la strada agli altri automobilisti provenienti dal cavalcavia. Ma, secondo la segnaletica presente, non è possibile accedere dalle vie laterali alla rotatoria. Nella stessa situazione per tutto il giorno o quasi sono il Viale Italia e la Via Lavaggi. Qui, infatti, vi è la presenza di automobilisti in sosta vietata che intralciano il traffico, autocisterne di carburanti rimangono periodicamente bloccate e in più, come se non bastasse, autobus extraurbani che rallentano il traffico perché sono costretti a soste prolungate in quanto gli autisti sono intenti a fare il biglietto direttamente sull’autobus. Questa situazione si aggrava nei giorni di pioggia poiché aumenta il numero di persone che usano l’ automobile per spostarsi in città che diventa un pantano ed è impossibile spostarsi a piedi. Occorre, perciò, far presto per migliorare questa situazione. In caso di emergenza e nel caso in cui fosse necessaria l’ evacuazione degli abitanti dalla

città giacché molti augustani non sono dal rispettare il codice della strada. abituati a rispettare le regole del codice della strada, ma il fatto più grave sta nel Carmelo Abramo modo di comportarsi di questi augustani che si sentono esonerati, in molti casi,

Ci sembra opportuno richiamare a una più decisa azione repressiva i Vigili urbani, il cui quartier generale non è distante dalla rotatoria di Corso Sicilia. In alcune città, a noi vicine, per esmpio Catania, sono stati demoliti ponti per realizzare rotatorie funzionali, sì che nessuno possa tagliare la strada ad altri; in queste città, spesso per una semplice inversione di marcia, è necessario percorrere alcuni kilometri, qui da noi, invece, ci disturba percorrere appena 200 metri per invertire il senso di marcia. Occorre anche richia-

mare l’attenzione degli amministratori comunali per il miglior funzionamento della rotatoria nei pressi del campo sportivo: non soltanto manca il rispetto da parte degli automobilisti - anche a causa della sosta selvaggia davanti al bar tabaccheria, ma la rotatoria stessa non è nemmeno a regola d’arte, tanto che risulta inefficiente, soprattutto durante il periodo scolastico quando i Vigili presidiano la rotatoria di Corso Sicilia. G.diA.


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U

Storia

giugno 2005 Ricordando un cineforum dell’ARCI

Bronte, cronaca di un massacro

na volta, quando ero ragazzo, si era verso la fine degli anni Sessanta, inizio anni Settanta, ho assistito alla proiezione del film “Bronte cronaca di un massacro” per la regia di Florestano Vancini. Il film fu proiettato di mattina,quasi in sordina, al cinema Impero, per iniziativa dell’Arci di Augusta. Era fuori del circuito della grande distribuzione, probabilmente considerato blasfemo e, fu sempre boicottato, infatti il film, ben presto sparì dalla

L’anelito di “Libertà” che traspare dai fatti di Bronte in un quadro di Pietro Annigoni del 1988

circolazione e non fu mai più proiettato, nemmeno nei cineforum o nelle sale specializzate, così come poi accadde per un altro film successivo di Pasquale Squitieri “Briganti” ritirato in tutta fretta e fatto sparire dalle sale, perché parlava di verità scomode. Mi ricordo che in sala, alla fine della proiezione, si respirava una strana aria, nessuno fiatava, ed era come se ci si trovasse in un luogo dopo che fosse stato commesso un delitto. Ci si guardava nel volto smarriti,e quasi sgomenti, increduli. Il film, per la prima volta, aveva osato infrangere un tabù sacro della nazione italiana, e aveva dipinto la figura

di uno degli eroi più intrepidi del risorgimento, quella di Nino Bixio, come di un uomo rigido e inflessibile, esecutore spietato degli ordini di Garibaldi, che doveva ristabilire l’ordine a Bronte a qualunque costo e riassicurare i benpensanti, dopo la ben nota sollevazione dei contadini di quella città. Nino Bixio, rapidamente in soli due giorni aveva fatto giustizia veloce e implacabile con un processo sommario dei poveri cafoni siciliani che avevano osato ribellarsi,riscuotendo il plauso di Garibaldi. Ma cosa era successo in realtà in quel frangente? cosa dice la verità storica per quei fatti esecrati ed esecrabili, di cui ancora oggi si cerca di sottacere gli avvenimenti e comunque di travisarli. L’11 maggio del 1860, all’incirca fra le ore 12,00 e le 13,00 era sbarcato a Marsala il nostro ”eroe” nazionale più noto, colui che si era nominato dapprima generale e poi dittatore, Giuseppe Garibaldi. Costui accompagnato da circa mille leghisti ante litteram e da pochi illusi meridionali, sicuro dei fatti suoi, protetto da una larga cospirazione massonica, di cui Garibaldi era gran maestro, e che comprendeva oltre a l’Inghilterrra, la Francia, il Piemonte, Mazzini ed altri, scelse non a caso Marsala per prendere terra sul suolo siciliano, infatti la città era praticamente una colonia inglese da molto tempo, e una folta comunità di cittadini britannici vi dimorava, dedita al commercio e allo sfruttamento del vino; d’altronde, quando c’era e c’è qualcosa da sfruttare, gli inglesi sono sempre stati maestri. Quindi, il nostro eroe toccò terra a Marsala sapendo di trovarvi buona

accoglienza e gente amica ad attenderlo ed eventualmente proteggerlo. La grande avventura di rapina e saccheggio del florido regno delle Due Sicilie era iniziata, due navi da guerra britanniche, l’Argus e l’Intrepid avevano protetto lo sbarco, e una nave da guerra siciliana accorsa,comandata dal capitano Guglielmo Acton, aveva quasi chiesto scusa agli inglesi e invece di aprire il fuoco sui “leghisti” e su Garibaldi, chiese al comandante inglese di Marsala, per prendere tempo, di contrassegnare le proprietà britanniche in modo da essere risparmiate da eventuale cannoneggiamento e, così lo sbarco avvenne senza fretta e senza danno.Il primo atto della sceneggiata era già avvenuto con successo e con l’applauso di tutta L’Europa. L’eroe da operetta, il corsaro avventuriero, ben protetto dai suoi amici inglesi che avevano già deciso la sorte del regno delle Due Sicilie,recatosi a Salemi, si autonominò dittatore dell’Isola e iniziò a emanare proclami che dovevano renderlo popolare e assicurarsi l’appoggio della popolazione, che fino a quel momento osservava con diffidenza e forse con preoccupazione questa strana gente vestita in maniera a dir poco pittoresca e che parlava un linguaggio incomprensibile. Gli amici di Garibaldi da tempo sull’Isola gli avevano preparato la strada e spianato il cammino, Rosolino Pilo, si era adoperato, senza molto successo, a far insorgere Palermo e dintorni e intanto aveva preso contatti con squadre ben equipaggiate e ben armate di “picciotti siciliani” che più tardi avrebbero preso il nome di mafia. Crispi invece con l’oro della massoneria inglese e americana, aveva preso contatti e corrotto alcuni degli ufficiali superiori dell’esercito delle Due Sicilie. A Calatafimi, avvenne il primo decisivo scontro tra i mille leghisti e un contingente di regolari dell’esercito duosiciliano comandati dal corrotto generale Landi. Chi conosce bene Calatafimi e esattamente la località “pianto dei romani” dove avvenne lo scontro, sa bene che una battaglia si vince o si perde per alcuni fattori determinanti: per la natura del terreno, per la disposizione tattica delle truppe, per l’ardimento o meno delle due squadre in campo. Orbene,


17 Calatafimi non è altro che una ripida collinetta in salita e la posizione in alto più vantaggiosa era occupata dalle forze dell’esercito delle Due Sicilie. I “leghisti” con in testa il masnadiero Garibaldi, si trovavano attestati sotto, in palese difficoltà. Il tanto celebrato gaucho eroe dei due mondi, guerrigliero etc. non sapeva cosa fare. Il contingente delle Due Sicilie era ben armato, disciplinato e ben deciso a

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avrà pensato il cuor di leone don Peppino), quando qualcosa di inspiegabile ed assurdo avvenne. Semplicemente i soldati delle Due Sicilie, che avevano praticamente vinto lo scontro, con loro enorme stupore e rammarico se ne stavano andando. Landi aveva dato l’ordine di ripiegare, 3000 soldati disciplinati, desiderosi di menar le mani e bene armati stavano voltando le spalle ai “leghisti”. Garibaldi, che già sapeva Avviso tutto ciò, tirò un sospiro di sollievo, Affinchè tutti conoscano come l’ordine pubblico intenda dal Governo ristabilirsi ne’ Comuni ove si oserà turbarlo, il Governatore della Provincia diede ordine agli eroi di pezza, di di Catania deduce a pubblica conoscenza il seguente Decreto: Il Generale G. N. BIXIO in virtù delle facoltà ricevute dal dittatore avanzare e di fare un po’ di caciara decreta alla maniera sud americana spari il Paese di Bronte colpevole di in aria, urla etc. lesa umanità è dichiarato in istato in modo che fosd’assedio. Nel termine di tre ore da se evidente che cominciare alle 13 e mezza gli abitanti avevano vinto lo consegneranno le armi da fuoco e scontro. da taglio, pena di fucilazione pei E così Calaretentori. Il Municipio è sciolto per tafimi a tutt’oggi organizzarsi ai termini di legge. è ricordata e ceLa guardia Nazionale è sciolta per lebrata come una organizzarsi pure a termine di grande vittoria galegge. Gli autori de’ delitti commessi ribaldina. saranno consegnati all’autorità Ovviamente militare per essere giudicati dalla commissione speciale. non fu mai proE’ imposta al paese una tassa nunciata nessuna di guerra di onze dieci l’ora da frase storica tipo cominciare alle ore 22 del 4 corrente qui si fa l’Italia o giorno, ora della mobilizzazione della si muore o altre forza militare in Postavina e da avere idiozie del genere termine al momento della regolare di cui è piena la organizzazione del paese. saga risorgimenIl presente Decreto sarà affisso e bandizzato dal pubblico Banditore. tale. A questo Bronte 6 Agosto 1860. punto i mafiosi, leggi picciotti siciIL MAGGIORE GENERALE G. N. BIXIO liani, contattati da Rosolino Pilo e capitanati dal barone porre fine all’avventura “leghista” in Sant’Anna, fecero causa comune con i terra siciliana. polentoni per interesse e con promessa Purtroppo il loro comandante, il di bottino. generale Landi, che aveva intascato Nel frattempo Cavour aveva inl’oro di Crispi e, non si può dire che ziato a spedire considerevoli rinforzi fosse anziano e inadeguato,non era dello consistenti in carabinieri, bersaglieri e stesso avviso. regolari dell’esercito piemontese. Una Il Garibaldi reso baldanzoso dalle turba famelica di gentaccia giungeva informazioni ché aveva ricevuto, ordinò da ogni parte d’Europa, nuovi barbari l’avanzata. Una prima scarica di fuci- attratti dai facili guadagni e dal bottino leria atterrò una trentina di polentoni, di guerra promesso dal Garibaldi. una seconda li arrestò definitivamente, A Palermo il dittatore, generale gli ex mille “leghisti” ormai sfiduciati pirata, si impadronì di otto milioni di e quasi in preda al panico stavano per ducati oro, una cifra iperbolica per quei abbandonare il campo, (qui si muore tempi, e in altre città dell’Isola fece

Storia lo stesso con la scusa di liberarle o di alleggerirle. Da dittatore, padrone assoluto e incontrastato dell’Isola, emanava proclami e prometteva a tutti terre ed esenzioni dalle tasse. Ed eccoci tornati alla nostra storia: a Bronte, Biancavilla, Adrano e in altre località del catanese ai poveri contadini nullatenenti, da secoli sfruttati e legati alla terra in regime semifeudale, non parve vero e, credettero ai falsi proclami del dittatorello sud americano. Si sollevarono spontaneamente contro i proprietari terrieri al grido di Garibaldi e libertà, credendo di poter fare giustizia da sé. Poveri illusi, quando mai i poveri hanno ottenuto giustizia dai cosiddetti liberatori, quando mai il nord ha portato benessere a noi del sud; ci ha solo disprezzato, derubato e depredato, ci ha etichettati come terroni e come parassiti, ci hanno chiamato africani e cafoni. Ma non ci hanno potuto togliere il nostro orgoglio e la nostra identità culturale. Quando nella pianura padana c’erano ancora i barbari che si chiamavano Galli, qui al sud c’erano già millenni di storia e di cultura. A proposito di storia, vorrei ricordare a quel bravo ragazzo di Bossi che se loro vanno fieri di Alberto da Giussano e di Pontida, noi

siciliani siamo orgogliosi di Federico II di Svevia che come re di Sicilia e imperatore di Germania nel 1237, inflisse a Cortenuova una sconfitta definitiva alla lega lombarda impadronendosi persino del carroccio che spedì a Roma quale trofeo di guerra. In quella memorabile battaglia molti siciliani presenti presero a calci nel culo numerosi “leghisti” e ancora gli brucia.


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di letame, un massone il cui fetore questo sì ammorbava l’aria per chilometri. Bixio, macellaio, razzista, uomo violento e collerico, Turr e Medici luogotenenti degni del proprio comandante. Sul versante piemontese abbiamo inoltre criminali di guerra quali Cialdini, La Marmora, Negri e che dire di Cavour e di Vittorio Emanuele? gente falsa e avida, capace di passare sul cadavere della propria L’orrendo eccidio dei “galantuomini” brontesi (i madre pur di raggiungere “cappelli”) in un disegno del pittore jesino Orfeo Tamburi il loro scopo. Il 14 agosto 1861, del 1988. quando già la sanguinosa A Bronte esisteva, per somma sforguerra civile tra nord e sud tuna degli abitanti del luogo, la famosa infuriava e la resistenza del regno delle ducea di Nelson, una proprietà sconfi- Due Sicilie era in atto, per ordine di nata di proprietà inglese. La duchessa, Cialdini, due interi villaggi che avevaallarmata dagli avvenimenti, informò dei no dato assistenza ad alcuni partigiani fatti immediatamente il console inglese del sud, chiamati briganti, due paesi che allertò il Garibaldi. Pontelandolfo e Casalduni furono dati Come poteva il dittatore contravve- alle fiamme con la gente chiusa dentro nire agli ordini dei suoi padroni inglesi? le case, uomini, donne e bambini inermi convocò immediatamente un suo luogo- e, chi osava uscire veniva falciato dal tenente, il famigerato Nino Bixio, odiato fuoco incrociato dei bersaglieri piemone temuto financo dai suoi stessi soldati, tesi – italiani, venuti nel nostro sud per e lo spedi immediatamente a Bronte liberarlo. Altro che nazismo altro che con l’ordine perentorio di liquidare la S.S. Kappler, Raeder e tanti altri efferati sgradita faccenda e dare una punizione delinquenti tedeschi non avevano niente esemplare ai rivoltosi. di meno delle nostre S.S. savoiarde! Appena giunto in paese, che tra Ma la beffa maggiore è che noi, al l’altro era già pacificato e da alcuni gior- Sud, abbiamo le strade e le piazze e da ni non vi erano più sommosse, impose ultimo le navi intitolate a questa progeuna tassa di guerra di 10 onze l’ora, fece nie dannata, a questa razza di vipere e arrestare alcune persone che individuò di assassini che passano per eroi; da 144 solo per i si dice e per i sentito dire e anni ormai subiamo questa occupazione sembra che uccise di sua mano due o abusiva, questa colonizzazione forzata tre liberali che protestarono per questa del nord che tutto ha depredato, che ci indebita interferenza. ha costretti a emigrare, che ci ha tenuti In seguito, con un processo som- solo come serbatoio di voti e, come mario durato tra istruzione e sentenza 5 giustamente diceva l’ultimo legittimo ore, fece fucilare altre cinque persone re delle Due Sicilie Francesco II: ”Non tra cui il Lombardo che si era adoperato vi lasceranno nemmeno gli occhi per per pacificare gli animi e lo scemo del piangere”. paese. Allora scuotiamoci dal giogo straAltre centinaia di persone furono niero e “insorgiamo”: noi sì dobbiamo trattenute in galera per decine di anni farlo, con un vero risorgimento, con in attesa di processo. l’arma potente del voto. Scegliamo Questi sono gli eroi del risorgi- il nostro movimento indipendentista mento: uomini che definire la feccia siciliano, capeggiato finalmente da un dell’umanità è senz’altro riduttivo: valido rappresentante, alziamo la testa Garibaldi, corsaro, ladro, stupratore di e abbiamo il coraggio di dire BASTA, fanciulle indifese (conobbe e stuprò Ani- il riscatto è iniziato. ta in Sud America quando aveva 16 o 17 anni ed era già maritata) un farabutto che definiva il papa Pio IX metro cubo Giacomo Casole

Storia Il proclama di Garibaldi Siciliani! “Io vi ho guidati una schiera di prodi accorsi all’eroico grido della Sicilia, resto delle battaglie lombarde. Noi siamo con voi! Noi non chiediamo altro che la liberazione della nostra terra. Tutti uniti, l’opera sarà facile e breve. All’armi dunque! Chi non impugna un’arma è un codardo e un traditore della patria. Non vale il pretesto della mancanza d’armi. Noi avremo fucili; ma per ora un’arma qualunque basta, impugnata dalla destra d’un valoroso. I municipi provvederanno ai bimbi, alle donne, ai vecchi derelitti. All’armi tutti! La Sicilia insegnerà ancora una volta, come si libera un paese dagli oppressori colla potente volontà d’un popolo unito”.

«Sui fatti di Bronte dell’estate 1860, sulla verità dei fatti, gravò la testimonianza della letteratura garibaldina e il complice silenzio di una storiografia che s’avvolgeva nel mito di Garibaldi, dei Mille, del popolo siciliano liberato: finché uno studioso di Bronte, il professor Benedetto Radice, non pubblicò nell’Archivio Storico per la Sicilia Orientale (anno VII, fascicolo I, 1910) una monografia intitolata Nino Bixio a Bronte; e già, a dar ragione delle cause remote della rivolta, aveva pubblicato (1906, Archivio Storico Siciliano) il saggio Bronte nella rivoluzione del 1820. E non è che non si sapesse dell’ingiustizia e della ferocia che contrassegnarono la repressione: ma era come una specie di «scheletro nell’ armadio»; tutti sapevano che c’era, solo che non bisognava parlarne: per prudenza, per delicatezza, perché i panni sporchi, non che lavarsi in famiglia, non si lavano addirittura.» (Leonardo Sciascia, Nino Bixio a Bronte, 1963)


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Umorismo

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giugno 2005 Racconto ambientato ad Augusta

MATRI LI TURCHI

e crociate furono un grande fenomeno di folclore religioso medioevale,sorto per liberare i luoghi santi dai turchi selgiuccidi che non permettevano i pellegrinaggi in Terrasanta ai cristiani. Non sempre, però, lo scopo si identificò con questo obiettivo, spesso i crociati lungo il cammino si macchiarono di orribili stragi e saccheggi non pervenendo alla meta. I mezzi utilizzati per recarsi in Palestina furono illeciti e immorali,dal papa Urbano II a Pietro l’Eremita, oltre al grido di Dio lo vuole, per incitare i cristiani,si fece appello allo spirito di avventura. Si facevano balenare innanzi ai loro occhi luoghi ameni,popolati da belle fanciulle, nei quali non vi erano albe con chiaror di crepuscolo. E ogni mezzo pur di realizzare lo scopo di liberare il Santo Sepolcro fu consentito. Fu proprio, miei cari lettori,in una di queste crociate che la città di Augusta,al tempo in cui l’isola di Sicilia apparteneva ai normanni, subì l’onta di essere occupata, saccheggiata e violentata dai turchi. I crociati, comandati da capi normanni e dal re inglese Riccardo Cuor di Leone, convenuti a Roma, decisero di camuffare il luogo in cui dovevano imbarcarsi per recarsi a combattere contro gli infedeli. Diffusero la notizia che sarebbero partiti dal porto di Augusta. Avuto sentore di ciò i turchi selgiuccidi occuparono la città,macchiandosi anche loro di un orribile delitto;evirarono tutti i maschi e tagliarono le tette a tutte le donne!! Figuratevi che scandalo per la cristianità! Ma ormai il misfatto era avvenuto, la vita continuava lo stesso e si doveva pensare al domani!I crociati, intanto, facendo finta di niente, si imbarcarono a Messina, lasciando la città di Augusta nella più nera costernazione e l’opinione pubblica sgomenta per l’accaduto. Ma gli augustani non accettarono cristianamente le mutilazioni subite dai turchi,anzi decisero di darsi alla bella vita. Anche se mutilati negli organi sessuali decisero lo stesso di mettere al

mondo dei figli,utilizzando il prestito degli uteri,la fecondazione in vitro e tutti quei ritrovati della tecnica amorosa cristianamente illegale e immorale.Il problema principale che aveva interessato la città, in questo modo si spostò sul destino che sarebbe toccato alle generazioni future nate con metodi illeciti di fecondazione. Inoltre per porre un certo rimedio ai mali posseduti,furono inventati organi genitali di cartapesta, almeno

servivano per salvare le apparenze, si diceva allora! Infine arrivarono anche le questioni teologiche e religiose,perché i teologi cattolici escludevano categoricamente che senza la consumazione dell’atto sessuale fatto secondo natura una coppia potesse mettere al mondo dei figli, magari sposandosi in Chiesa. Gli augustani, al contrario per il tradimento perpetrato nei loro confronti, simile a quello con cui ”Giuda l’Isca-

riota tradi’ a Cristu”, sostenevano che sarebbero finiti tutti in Paradiso, loro e i loro figli,i nipoti e tutti i discendenti per “saecula saeculorum”. Pertanto avevano cominciato ad appellare i loro nati fin da questa vita con il prenome di “Santo” anche se nessun papa li avesse proclamati tali! E fra di loro si chiamano ad esempio: ”San Beato Vincenzo oppure “Paradisiaco Giovanni senza peccato” ecc. eccetera! Per i teologi turchi di religione musulmana, interessati anch’essi al loro destino ultramondano, i discendenti degli augustani non avrebbero goduto certamente nel sensuale Paradiso di Allah per l’eternità, ma erano destinati al Limbo. Teologi cattolici come Tommaso d’Aquino, però, non escludevano del tutto che la Misericordia divina potesse accogliere i figli degli augustani nel suo grembo, anche se non concepiti secondo gli insegnamenti della Madre Chiesa.E intanto lo spagnolo San Domenico tuonava da tutti i pulpiti “che li turchi avissiru pagatu lu misfattu”! Qualche tempo dopo anche il sommo poeta Dante si interessò della questione nella sua opera ”Poetiche d’evirati cantori a una corte sveva di Sicilia”. Il Poeta non riteneva del tutto ortodossi i ”pomiciamenti” fatti senza gli organi sessuali e per eliminarli propose la castratio animalium o eviratio degli animali dei dintorni di Augusta sotto Federico II di Svevia. Secondo Dante i venti Faoni che spiravano dalla terraferma verso il mare,recavano un soffio di calor vitale che stimolava i sensi e favoriva i sentimenti amorosi. Castrando gli animali,quando questi venti si sarebbero levati avrebbero ispirato negli evirati cantori e negli abitanti della città non stimoli eterosessuali, ma sentimenti legati a una diminuzione della libìdo. Cose turche insomma…..! Giusppe Di Mare (Docente di storia e filosofia)


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Scuola

Tutti i liceali che fanno spettacolo

on il “Concerto finale” per pianoforte, violino, flauto traverso e musica d’insieme, svoltosi martedì 21 nell’aula magna della cittadella degli studi, si è concluso un originale progetto, dal titolo “Promuovere il successo musicando”, varato dal liceo classico statale “Mègara”, dirigente scolastico Rita Spatola di Siracusa, posto sotto l’ègida dell’Unione europea. tra i docenti esperti, Maria Strano, José Tringali, Rosalba Panniello, Fabrizio Scaparra, Carmelo Aglieco, il più noto è stato senz’altro il siracusano Claudio Giglio, che ha suonato insieme con gli alunni. I quali sono stati davvero tanti e per non far torto a nessuno dobbiamo citarli tutti: per la sezione “pianoforte”: Germano Centorbi, AnnaLisa D’Amico, Alessandra Di Grande, Cristina Di Maiuta, Chiara Di Mare, Sebastiano Di Mare, Michela Fa Lace, Marzia Lanzirotti, Vanessa Passanisi, Federica Pizzorni, Laura Russo, Serena Stagno, Roberta Strazzulla, Emilia Trincali Gabriele Tringali, Cristina Venditti; per la sezione “violino”: Cristina Amara, Vincenza Amato, Giovanni Cama, Smeralda Cama, Giuliana Carnemolla, Marika Carrabino, Maria Chiara D’Augu-

sta, Francesca Di Grande, Giovanni Di Mare, Ornella Gavioli, Silvia Italia, Domenico Veca, Laura Zuccaro; per “flauto traverso e musica d’insieme”: Stefano Gianino, Andrea Intravaia, Salvatore C.Lombardo, Chiara Madonia, Simona Maugeri, Salvatore Peluso, Girolamo Platania, Dario Rapparini, Lorena Tringali, Roberta Zanti e per il coro: Marco Baffo, Michele Bruno, MariaStella Sammito, Vito Vacante e Federico Vaccaro. In precedenza era stato portato a termine, sempre con i giovani e giovanissimi alunni del liceo “Mègara”, nelle sue articolazioni del classico, scientifico e socio-psico-pedagogico, un altro impegnativo progetto intitolato “Theatron: dal testo alla scena”, diviso in quattro moduli, affidati alla regia di altrettanti esperti. Il primo modulo, dal titolo “Il teatro nell’anima, il teatro nel tempo”, affidato a Doriana La Fauci e Daniela Cornelio, attrici del Teatro Stabile di Catania, ha visto protagoniste Cristina Canigiula, Chiara Germanà, Roberta Fortuna, Sarah Marturana, Stella Mastronuzzi, Ileana Speciale, Annalisa Bucceri, GiovannaVinci, Giulia Fichera, Gabriella Blasco,

Clara Passanisi, Roberta Platania, Rita Alborino, Annalisa Amato, Cristina Zara, Alessandra Gianino; il secondo modulo riguardava la messa in scena del celebe atto unico martogliano “Civitoti in pretura” ( di cui ci occupiamo in un altro articolo), direttore Giorgio Càsole, con Vera Antonuccio, Alessandra Baglieri, Serena Di Caro, Valentina Finocchio, Dario Greco, Ramona Intagliata, Chiara Lazzano, Chiara Magnano, Aessia Migliore, Giusy Ognisanti, Federica Pagano, Leandra Pagano, Emanuela Patania, Chiara Pattìni, Federica Saraceno, tutte del pedegogico, tranne Dario Greco, impegnate nel successivo modulo intitolato “La marcia” affidato a Alessio Di Modica, allievo di quel Marcello Cappelli che ha avuto la responsabilità dell’ultimo modulo, “Tra realtà e fantasia” con Nathalia Amenta, Cecilia Amara, Giulia Barone, Cristina Circo, Martina De Luca, Simona Di Mauro, Viviana Lembo, Rosalia Neri, Tiziana Roggio, Simona Scarfone, Carmela Ternullo, Veronica Urso, Brenda Zanti, Valeria Tudisco. Diletta Càsole

Con Civitoti in pretura recupero del dialetto

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n’ aula di pretura diventa un gioiello di comicità, di termini dialettali di sapore antico, di linguaggio storpiato, di incomprensioni linguistiche. Ma se tutto questo viene vissuto e interpretato sulla scena di un teatro da giovani alunni e alunne, allora è puro godimento. Questo ha realizzato il regista Giorgio Càsole presentando a Palazzo San Biagio di Augusta la commedia brillante di Nino Martoglio, I civitoti in pretura, realizzata dal liceo classico “Mègara” per il progetto 3.2.2004/753 dal titolo “Theatron: dal testo alla scena”. Con la direzione dell’ esperto Giorgio Càsole si sono divertiti tutti, gli attori, gli spettatori, i coordinatori. “Siamo ritornati - ha detto il regista - alla riscoperta delle nostre radici attraverso il recupero del dialetto, in un mondo dove dominano la globalizzazione e l’omologazione” . Preparati e molto bravi gli interpre-

ti: Vera Antonuccio, Alessandra Baglie- no coordinato l’ iniziativa, Rita Spatola, ri, Serena Di Caro, Valentina Finocchio, Giovanna Passanisi, Nicola Basile e Dario Greco, Ramona Intagliata, Chiara Giuseppa Trentino. Lazzano, Chiara Magnano, Alessia Migliore, Giusy Ognisanti, Federica Giuseppe Aloisio e Leandra Pagano, Emanuela Patania, Chiara Pattini, Federica Saraceno. Han-


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La danza è fatta per me

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utocomplimentarsi non è per nulla elegante e non rientra nel mio personalissimo stile, ma quando sono gli altri a farlo, ci si sente rinfrancati nell’ animo e nel corpo. Soprattutto se, giornalmente, ci dobbiamo confrontare con gli impegni improrogabili dello studio, tutto ciò assume un’ importanza fondamentale per gestire bene il proprio tempo libero, conciliando scuola e sport. Per quanto riguarda, frequento danza sportiva standard-latino-americano a livello

Cinzia Noè con il suo partner

agonistico dal 1999 e debbo tutto ciò grazie all’ impulso incalzante dei miei genitori, appassionati da sempre al ballo da sala sin da giovanissimi. Il ballo è armonia, eleganza, stile in movimento puro, che culmina con la sua massima espressione artistica in pista, tra ritmi e

Varietà

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sound irrefrenabili. A volte mi ritengo una ragazza moto fortunata se penso a quanti giovani oggi si ritrovano in serie difficoltà di crescita, in riferimento a un contesto sociale moderno complicato, dove tanti giovani come me si affacciano con un occhio al futuro, immaginando il mondo degli adulti ostile e insidioso. A questo punto, diventa importante una serenità interiore e un equilibrio psichico che proviene anche dallo sport. Infatti, così come nella vita viviamo momenti più o meno belli, dove reagire è l’ unico imperativo, così pure nello sport a volte bisogna accettare una ingiusta sconfitta e gioire per una meritata vittoria. In questi anni ho avuto il piacere di raggiungere alcuni importanti traguardi e prestigiosi riconoscimenti degni di essere menzionati, che rimarranno indelebili per sempre. Qualche anno fa ho avuto la possibilità di partecipare a molte competizioni con questi risultati: “Campionato Italiano” 2003 di ballo da sala 3° posto, semifinale al “Campionato Italiano” 2004 liscio unificato classe A, “Mata Open” 2003 standard 1° posto, “Festival della Danza” 2003 liscio unificato 1° posto, 15° “Trofeo Sicilia” 2004 standard 1° posto, 2° “Trofeo Angel Festival” 2004 standard 1°. Gratificanti i risultati ottenuti dopo tanti allenamenti faticosi, fatti di prove per migliorarsi sempre più, di estrema spossatezza fisica e psicologica, sacrificando, il più delle volte, il proprio tempo libero di adolescente in vista delle competizioni. Sono fermamente convinta che, in fondo, questo era il mio sport predestinato, senza il quale, forse, la mia vita non sarebbe stata la stessa di oggi.

Par condicio per l’ ombelico

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on è modo di vestire questo!>> rimproverano i professori che criticano le mode degli adolescenti, o perché veramente ne sono infastiditi o forse perché loro, da adulti, la moda giovanile non possono più seguirla. Che fine hanno fatto i pantaloni lunghi e le gonne larghe? Sono dav-

vero diventati costumi da grandi o da chi è “fuori moda” ? Un fatto è certo ormai l’ ombelico scoperto è diventato una <<malattia>> diffusasi a macchia d’ olio, quasi tutte le ragazze, belle e brutte, piccole e grandi, grasse e magre, mostrano l’ ombelico, e allora si alternano visioni infernali a visioni paradisiache, sembra quasi di ripercorrere il viaggio dantesco saltando dall’ Inferno al Paradiso senza nemmeno passare dal Purgatorio quasi da emulare il dantesco Farinata degli Uberti dalla cintola in su nel X canto dell’ Inferno. In realtà per noi ragazzi l’ ombelico scoperto è ormai normale da vedere, non si ci fa più caso, ma per i professori il discorso è un po’ diverso, tirano fuori il rispetto, il senso di professionalità, ma in fondo anche loro stanno abituandosi a vederlo, stanno capendo che i giovani la moda la seguono, a volte anche la superano, la anticipano…il problema sarebbe risolto: l’ ombelico scoperto, frutto della modernità e della moda giovanile non desta più stupore, ma adesso mi sorge un dubbio: e se anche noi ragazzi venissimo con l’ ombelico Cinzia Noè scoperto cosa succederebbe? Urtri


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Satirikon

Domenico chi?

L’ingresso di Augusta è stato migliorato rendendolo degno di una città sede di un comando militare fra i più importanti d’Italia. Un’enorme cartello dà il benvenuto a chi entra in Augusta... la città di Domenico. Domenico chi? Ad Augusta i Domenico abbondano. Nel cartello c’è una grande icona: quella di Domenico di Guzman, fondatore del famoso ordine dei domenicani. Ma non era un santo già ai tempi di Dante? Forse vogliamo far capire a chi entra che noi augustani siamo così in confidenza coi santi da chiamarli come il nostro vicino di casa. La foto sottostante riproduce l’ingresso di Via SS. Annunziata in pieno centro storico. La strada, come si vede, è a senso unico. Quasi nessuno rispetta il divieto, anche a causa dei lavori in corso nel palazzo municipale. Che si fa? Si fa rispettare la legge o si toglie il divieto, tagliando la testa al toro? A chi compete?


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Periscopio

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Non è una foto d’altri tempi. E’ stata scattata a fine giugno 2005, sotto il piazzale delle Grazie. E’ un vero peccato che i cittadini non possano usufruire con tranquillità di una costa così bella. I più fortunati, se hanno un amico in Marina, pagano 6 euro il sabato e la domenica e 3 euro negli altri giorni, e usufruiscono dei servizi offerti dagli stabilimenti, ufficialmente elioterapici, della M.M..


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Foto di Giuseppe Bottino (anni ‘50)

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Amarcord


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Tra sogno e realtà

Ci buttano fuori dalla villa comunale

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ella nostra città di Augusta non vi sono strutture adeguate in grado di soddisfare le necessità e le attività ricreative di un comune adolescente. E’ la motivazione che ha spinto un gruppo di noi ragazzi, a recarci ai giardini pubblici per svagarsi e divertirsi insieme. A un tratto tra scherzi e risate vediamo arrivare una moto di grossa cilindrata avvicinarsi a noi. A guidarla è un uomo di mezza età che trasporta, dietro di sé, un amico. All’inizio non gli diamo importanza: pensiamo sono due genitori in cerca dei figli in un giorno di astensione, ma ci siamo subito ricreduti. Infatti la moto si avvicina sempre di più. Proprio davanti a noi, rallentando, l’uomo alla guida, dopo averci guardato in modo sospettoso, ci dice: bravi, bravi, dopo queste parole, che sembrano insinuazioni, i due uomini continuano a parlare, e si allontanano dalla panchina su cui siamo seduti. All’inizio siamo rimasti un po’ turbati dalla presenza e dal modo di fare dei due uomini, dopo cinque minuti ci siamo distratti dal pensiero dell’accaduto e abbiamo continuato a comportarci come prima. Dopo circa mezz’ora di risate e divertimento ci siamo accorti che quella stessa moto, con quegli stessi uomini, si riavvicina a noi, ma stavolta si ferma. I due uomini scendono dalla moto: il conducente inizia a rivolgerci alcune domande mentre il suo collega guarda a terra come in cerca di qualcosa.

Lettere Si comportano come due uomini delle forze dell’ordine e senza mostrarci il distintivo ci chiedono le nostre generalità, quasi accusandoci di aver commesso qualche reato. Noi, non sapendo cosa fare, abbiamo mostrato loro le nostre carte d’identità, il conducente si appunta il nostro nome, numero di telefono e indirizzo su un piccolo computer. Dopo aver registrato i nostri nomi ci invitano senza motivo apparente ad allontanarci dai giardini pubblici della nostra città. Ancora oggi, dopo tre mesi dall’accaduto, non sappiamo che fine abbiano fatto i nostri dati personali e ci poniamo una domanda: “Abbiamo immaginato tutto o è stata la realtà?” Alberto Sidoti Andrea Iannello


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Cose “turche” di Augusta Pozzo villa comunale: spreco e altro

a cittadino comune, nonché essere pensante alla pari di migliaia di altri concittadini, mi sono più volte chiesto a chi fosse venuta la brillante idea di far pompare la pompa, posta nel pozzo ubicato ai giardini pubblici, direttamente in rete idrica in barba a un qualsiasi principio idro-statodinamico, contro qualsiasi sano principio di ordine igienico-sanitario e nell’assoluto mancato rispetto di normative nazionali ed europee. Da tecnico, con qualche anno di esperienza in cose di questo genere con annessi e connessi, tengo a precisare che: -prima considerazione, pesante se vogliamo, “Mancu Minicheddu u scarparu, famusu picchi fici ‘nparu di scarpi do stissu peri, avrebbe potuto concepire una cosa del genere. -seconda considerazione, non vi pare che, ci fosse allora e persiste tuttora, la necessità di un serbatoio piezometrico che possa far decantare l’acqua prima dell’immissione in rete e che faccia riposare di tanto in tanto la pompa e le relative apparecchiature? Qualcuno si è mai chiesto quant’è ,

lo spreco di energia in queste condizioni di lavoro? Qualcuno si è mai posto il problema dell’usura continua alla quale vengono sottoposte le apparecchiature in queste condizioni? Ci si è posta mai la domanda su quanti interventi di manutenzione, più del dovuto, occorrono andando avanti con il sistema in essere? Penso proprio di no. Comunque, per concludere, se proprio non si volesse optare per il serbatoio piezometrico di accumulo e decantazione, si può sempre ovviare con l’adozione di un buon, quanto capiente, polmone che faccia da autoclave. Quanto meno contribuirebbe a mantenere costante la pressione in rete. Se poi se ne volessero montare due, inserendoli a flip-flop, ancora meglio. Scusate se è poco, ma certe cose, cosiddette turche, solo ad Augusta possono essere concepite! A risentirci Mimmo Patania (membro del nascente movimento “AUGUSTA NOSTRA”)

Perché gli studenti hanno protestato

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li assembramenti dei licei hanno suscitato svariati commenti fra la gente vicino al palazzo Capuano: poca voglia di studiare, motivi futili, certamente poco senso del dovere! Forse nessuno avrà ipotizzato che quest’ azione poteva scaturire dalla lesione di qualche diritto degli studenti, come svolgere attività scolastica in ambienti igienicamente e strutturalmente idonei. A tal riguardo occorre precisare che gli studenti si trovano nell’ impossibilità di svolgere educazione fisica, esigenza

Lettere

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indiscutibile, in una regolamentare palestra; infatti l’ attuale edificio che ospita i licei, essendo destinato a suo tempo a uso di civile abitazione, è sprovvisto di tale struttura. O si pensa forse che l’ attività fisica si possa svolgere tra i banchi di scuola?! E’ stato spesso a disposizione il cosiddetto “campo Carruba” , ma la delusione è stata tanta! Altro problema assillante è quello dei rifiuti urbani che, malgrado la rimozione degli appositi contenitori, vengono puntualmente depositati sotto le finestre delle aule, aggiungendo agli affluvi provenienti dalle industrie che giornalmente ci deliziano, altri lezzi. Sarebbe sufficiente che qualche vigile urbano si apportasse nei pressi della scuola, per dissuadere, con una congrua multa, gli incivili che si permettono di scaricare i loro rifiuti dove non debbono. Miryam Marti

Solo in mezzo alle donne

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i chiamo Francesco Sabatino e frequento il liceo socio-psico-pedagogico, facente parte del liceo classico Mègara di Augusta. Tale istituto è frequentato, in maggioranza, da ragazze (“croce e delizia del genere umano”). Nella mia classe, sono l’unico ragazzo in mezzo alle fanciulle. Il mio rapporto con loro è positivo, an-

che se, a volte, tra me e loro, sorgono discrepanze, dovute alla differenza di età, in quanto prima di frequentare questa scuola, ho conseguito un altro titolo di studio. Pertanto, il mio modo di essere razionale si scontra inevitabilmente con la loro realtà adolescenziale. Comunque, ritengo che sia meraviglioso conoscere l’universo femminile, poiché, sebbene, il più delle volte, esso ci appaia incomprensibile, ci consente di avere una visione più ampia della realtà umana. Inoltre, le donzelle di questo istituto hanno addolcito il mio animo, facendo sorgere in me uno spirito poetico e romantico, fino a poco tempo fa inesistente, o, comunque, non fortificato come adesso. In definitiva, posso dire che la mia esperienza con le donne è servita a farmi crescere umanamente. Vorrei concludere, dicendo che dobbiamo aprire le porte del nostro cuore alle donne e non chiuderci in uno stupido e inutile maschilismo. Francesco Sabatino


Sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2005-2006


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