Giornale Gamberale - n° 2 Novembre 2010

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Gamberale La chiesa di San Lorenzo Martire Le precisazioni sulla Chiesa di San Lorenzo Martire e le notizie sull’organo sono state date dalla maestra Clara Pollice, che ringraziamo e senz’altro ce ne fornirà altre nei prossimi numeri. Grazie, infine, al suo interessamento è stato possibile avere il supporto della Soprintendenza ai beni culturali per l’Abruzzo e il sostegno finanziario della Carichieti e di tanti gamberalesi residenti in Italia ed all’estero per restaurare l’organo. La chiesa di San Lorenzo martire (2). La prima chiesa di Gamberale, come accennato nel precedente numero, era quella di San Michele, situata dove adesso c’è il castello. Di questa chiesa non ci sono resti di mura, ma è rimasta solo una statua lignea di San Michele Arcangelo, conservata a lungo nella sagrestia.La statua è ora in restauro e prossimamente sarà pronta per essere ospitata nella chiesa. Quella di San Lorenzo martire era la seconda chiesa di Gamberale. La data incisa in basso, a destra dell’entrata, A.D.MDCCIX (Anno del Signore 1709) , non è la data di costruzione, bensì la data di ricostruzione dopo il terremoto del 1706, che fu di intensità altissima e che produsse distruzioni e vittime in numerosi centri abitati della Majella, l’epicentro fu a Sant’Eufemia a Majella. Le scosse del terremoto distrussero completamente la chiesa. Al momento della ricostruzione fu deciso di arretrare di alcuni metri l’ingresso, il muro della facciata e tutta la costruzione, in modo da rendere più larga la Piazza, ora Piazza Duca degli Abruzzi. La data della prima costruzione della chiesa, quindi, bisogna spostarla più indietro

nel tempo, alla prima metà del cinquecento. L’organo Noi gamberalesi non conosciamo che nella chiesa di San Lorenzo martire c’è un organo antico, uno dei pochi rimasti, che viene utilizzato per concerti. Quest’anno si sono tenuti due concerti nell’ambito del VI festival organistico internazionale. Ogni mese, inoltre, si tiene un concerto. Tutte queste attività

musicali vengono tenute a Gamberale, perché l’organo è uno strumento di pregio e uno dei pochi organi antichi conservati. Fu costruito intorno al 1680. La cassa è in legno e, guardandolo dal basso, dalla navata, si vede un prospetto a tre campate con decorazioni vegetali. Nei tre fornici, le aperture della cassa sormontate da un arco, ci sono ricche decorazioni lignee dorate e festoni intagliati e dorati. La canne di facciata sono 25, in stagno, distribuite

Anno 5 - N. 2 Novembre 2010

Periodico quadrimestrale Poste Italiane S.P.A. Spedizione in abbonamento Postale -70% CB BERGAMO Registrato presso il tribunale di Bergamo n.14 del 07/04/2006 Editore: Isidoro Sciulli, Via Torretta 15 - 24125 Bergamo Direttore Responsabile: Isidoro Sciulli Stampa: Edicom S.r.l. - Via Madonna della Neve, 24 Bergamo

in tre campate, 9 canne nelle campate esterne e 7 in quella centrale. Salendo la scala di accesso che porta al soppalco in cui è sistemato l’organo,proprio sopra il portone di accesso, si può vedere la tastiera, di 50 tasti; alcuni, quelli bianchi, sono in bosso con i frontalini intagliati a chiocciola e altri sono laccati in nero. A sinistra della tastiera, nella cassa, è posta una uccelliera; a destra della stessa si trovano due zampogne. L’organo è stato restaurato due volte, la prima volta da Don Donato Pollice nel 1850, come attesta una iscrizione ad inchiostro posta nel somiere : Anno Domini 1850 trigesima die septembris Gamberali Frates Ianuaris et Nicolaus D’Onofrio oppidi Caccaboni hoc Organum, sub cura Economi Curati D.Donati Pollice, fecerunt. A.D.fut.M (Il tredici di settembre dell’anno del Signore 1850 i fratelli Gennaro e Nicola D’Onofrio della città di Caccavone restaurarono questo organo sotto la direzione del curato economo D.Donato Pollice) Il successivo intervento di restauro è del 1998. Nel 1998 i lavori relativi alla parte fonica sono stati realizzati dalla Ditta Organaria di Lucca “Glauco Ghilardi”, mentre la parte lignea è stata restaurata dalla Ditta “Carnicelli” dell’Aquila. Grazie a quest’ultimo restauro ogni mese si può fare un concerto e il nostro organo può essere utilizzato per eventi musicali internazionali. La presenza dell’organo vale una visita all’interno della Chiesa di S.Lorenzo Martire. Nei prossimi numeri parleremo anche di altre ricchezze della nostra chiesa. 1


Gamberale n.2 - anno 5

L’area faunistica del cervo Nel 1998, quando ormai il Parco Nazionale della Majella era stato costituito, le nostre zone, quelle sud-orientali del Parco, erano ben rappresentate negli organismi dirigenti: il sindaco di Pescocostanzo e quello di Gamberale, Enzo Sciulli, erano nel Consiglio direttivo, ora consiglio di amministrazione, come rappresentanti delle comunità del Parco. *** L’amministrazione di allora si pose il problema di far realizzare nel territorio del nostro comune un’area protetta. L’idea fu di Valter Bucci, allora assessore, che propose di creare nella zona del Monte Melo l’area faunistica del Camoscio. Il Sindaco Enzo Sciulli ne parlò con Nicola Cimini, allora presidente del Parco. Dopo qualche mese il presidente comunicò al Sindaco che era stato approvato un progetto per la realizzazione di un’area faunustica, non del Camoscio, ma del Cervo nel territorio di Gamberale. L’area designata, però, non era quella di Monte Melo, ma quell’area che noi conosciamo col nome di Impastraturo. Trascriviamo dal Progetto : “L’area interessata dal progetto è localizzata lungo il versante meridionale del Monte

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Secine a circa 150 metri dal laghetto di Gamberale (loc. S.Antonio) ad una quota media di 1.450 m..La proprietà dei terreni è del Comune di Gamberale all’interno del territorio comunale di Ateleta. …La superficie complessiva da recintare si estende per 11.500 mq. con un perimetro complessivo pari a 1286,00 ml. All’interno sono compresi due tratti boscati (circa ¼ dell’area) ed un pascolo centrale parzialmente arborato.” Nel 2000 l’area era una realtà.

All’interno dell’area sono ospitati 6-8 esemplari adulti femmine con un solo maschio. I piccoli nati all’interno sono prelevati e liberati o trasferiti altrove. L’area faunistica ha la finalità di favorire la conoscenza degli animali selvatici e quella di richiamo turistico.

*** Una volta creata l’area poteva diventare una opportunità di lavoro, di pubblicità del nostro territorio e di promozione turistica, ma finora non è stata per niente sfruttata . D’altra parte se si pensa che la montagna debba essere solo neve, sci e mini-impianti di risalita, tutte le altre opportunità non vengono nemmeno percepite come tali e ci si accanisce a voler mettere in campo progetti che non hanno possibilità concrete di realizzazione. Se poi a questo si aggiunge una conflittualità continua e permanente da parte del capo dell’amministrazione comunale verso gli organismi dirigenti del parco, questi ultimi si guardano bene dall’investire nel nostro territorio. Anzi, alcune strutture vengono lasciate a se stesse : si veda l’area camping alla Forcella, di fronte al monumento degli alpini e non ci viene concesso nemmeno quanto già programmato per esempio il centro di informazione (vedi articolo nelle cronache cittadine). Il nostro capo pretende che gli organismi del Parco diano i fondi e basta, come spenderli e cosa fare ci pensa lui. I risultati si vedono: il nostro comune conta come il due a briscola negli organismi dirigenti del parco e non otteniamo niente. Se poi si confondono le funzioni degli organismi, siamo alla commedia. Si ricorda al sindaco, che fa parte dell’assemblea delle cominità del Parco come rappresentante del comune, che questa è un organismo consultivo, che può formulare proposte ma non ha nessun potere decisionale. Solo il consiglio di amministrazione ha potere decisionale e il nostro sindaco è fuori da questo organismo e sarà molto difficile che vi entri.


Gamberale n.2 - anno 5

Cose strane che avvengono nei comuni delle nostre zone. Parlo di Roccacinquimiglia, Ateleta, Castel del Giudice. Come in tutti i paesi della nostra zona, anche in quelli in questione, la polazione diminuisce, ma vengono costruite tanti nuovi quartieri e anche di pregio. Come è possibile una operazione del genere? Non possiamo dimenticare che l’edilizia è una attività che assorbe tanti capitali e in Italia le attività edilizie servono alla criminalità organizzata per ripulire il denaro sporco, proveniente da attività criminali: traffico di droga, usura, richieste di “pizzo”… Nella pratica funzionano così: Si richiede all’amministrazione comunale le licenze edilizie, se ci sono ostacoli “ si ungono le ruote”, e il primo passo è fatto. Inizia il secondo passo. Si avviano le costruzioni e le imprese, il calcestruzzo, le attrezzature vengono dal casertano o dal napoletano, dalla Campania insomma. Non cominciate a sentir odore di camorra? E alcuni dei personaggi dentro e dietro a tutto questo sono realmente in odor di camorra. Non dobbiamo immaginare la camorra solo come una organizzazione sanguinaria e che fa clamorose operazioni che

suscitano orrore e riprovazione, esiste la camorra imprenditrice che dispone di ingenti capitali provenienti da attività illecite e che usa attività economiche come una lavatrice: entra danaro “sporco” e ne esce danaro “pulito”. E’ l’ora del terzo passo. Tutto questo movimento mette in allarme le popolazioni locali che non hanno nessuna ricaduta economica : quasi nessun cittadino di questi comuni viene impiegato in queste attività. Per mettere a tacere le popolazioni locali i lavori di idraulica, di elettricità e quelli di rifinitura vengono affidati alle imprese artigiani locali. L’operazione è compiuta : i capitali “sporchi” si sono trasformati in “puliti”: nuovi, lussuosi appartamenti. Non è importante venderli subito. La camorra può aspettare anche anni. In queste operazioni si sono conquistati anche la benevolenza della gente perché passano per benefattori. E intanto un altro territorio è diventato terra di conquista della criminalità organizzata di stampo camorristico. E l’Abruzzo è una delle regioni di conquista della camorra e di tutte le altre organizzazioni della criminalità organizzata: la calabrese n’drangheta e la siciliana mafia.

Sono andati avanti. Emidio Bellisario, 9 ottobre 2008 Nino Giampaolo, 1 gennaio 2009 Lorenzo Conicella, 7 gennaio 2009 Gabriele Sciulli, 6 marzo 2009 Elisabetta Di Nardo, 7 marzo 2009 Michele Bellisario, 21 marzo 2009 Aniceto Sciulli, aprile 2009 Angelo Sciulli, 12 giugno 2009 Eugenio Varrati, 12 giugno 2009 Luisa Di Tano, 2 luglio 2009 Domenico D’Angelo, 27 agosto 2009 Maria D’Abruzzo, dicembre 2009 Carmine Sciulli, 21 febbraio 2010 Valentino Di Nardo, “Valente”, 28 Maggio 2010 Angelo Di Nardo, 5 giugno 2010 Vincenzo Bucci, 16 settembre 2010 Vittorio Sciulli Settembre 2010

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Gamberale n.2 - anno 5

CRONACHE CITTADINE Le “rocchie” di ribes. Nella zona della Posta Vecchia e in tutta la nostra montagna per favorire il ripopolamento delle specie selvatiche operatori pagati dal Parco avevano l’incarico di impiantare cespugli di ribes, di uva spina e di altre piante, dei cui frutti alcuni animali selvatici sono ghiotti. L’operazione avrebbe dovuto aiutare la reintroduzione degli animali selvatici. Ebbene si assisteva ad una sorta di sfida tra chi impiantava i cespugli e chi, per una stupida antipatia verso il parco e verso qualunque altra attività che avrebbe ostacolato l’uso esclusivo del territorio per pascolo, li strappava e non permetteva che attecchissero. Alcune volte si assisteva anche a minacce verbali verso gli operatori: “La vuoi smettere! Qua ci stanno già tante “rocchie”, a che servono queste che stai piantando?” La casa del pastore e le altre. Chi ha le chiavi della casa del pastore nella Posta Vecchia? Ma naturalmente il “nuovo padrone della Posta vecchia”. La vecchia casa del pastore era stata restaurata e rimessa a nuovo con i soldi del Comune e quindi dei contribuenti, ma i cittadini e gli amministratori non ne conoscono nemmeno l’esistenza. Se per curiosità, ci si trova a passare da quelle parti, a piedi, d’estate, potete vedere l’incuria e l’abbandono in cui versa la costruzione. Negli anni 80 poi erano stati costruite due strutture comprendenti ricoveri per gli animali e abitazioni. Una è situata alle Padune e una vicina alla vecchia casa del pastore , alla Posta Vecchia. Ebbene sono abbandonate e alcuni infissi rotti e altri scardinati. Noi lasceremmo andare in malora case di nostra proprietà? Le strutture sono dentro il perimetro del Parco e potrebbero essere usate e date in gestione per favorirne il riutilizzo. Queste strutture si trovano poi sui percorsi museali allestiti dalla Comunità Montana alla fine degli anni Novanta. Lungo il percorso erano stati posti anche dei cartelli di informazione. Ebbene alcuni di questi, quelli posti sul sentiero che risale alle Padune, prosegue verso La Posta Vecchia per poi ridiscendere verso il Colle Vello, risalire verso il Trocco e arrivare in Paese, sono stati divelti e fatti scomparire. Tre estati fa c’è stata una specie di guerriglia tra chi li rimetteva al loro 4

posto e chi, immediatamente, il giorno dopo li toglieva, buttandoli tra le pietre o facendoli scomparire. Solo a Gamberale è possibile che un vasto territorio montano del comune sia alla completa disposizione di un unico cittadino, che può usarlo dodici mesi all’anno, chiuderne l’accesso a suo piacimento ed escludere l’uso a tutti gli altri. Centri visita e centro informazioni Pizzoferrato, grazie alla lungimiranza dei suoi Sindaci , è riuscito ad essere sede del centro-visita e del centroinformazioni del Parco Nazionale della Majella . La lungimiranza dei Sindaci di Pizzoferrato consiste nell’avere buone relazioni con gli organismi che gestiscono il Parco. E così i cittadini di Pizzoferrato si ritrovano con due opportunità in più per integrare il reddito, farsi conoscere e farsi frequentare dai turisti, perché centro-visite e centro-informazione del Parco significa che almeno due persone vengono pagate per far funzionare i due centri. Negli accordi risalenti alla fine degli anni Novanta, Gamberale doveva essere sede di uno dei centri-informazione del Parco e Pizzoferrato sede di uno dei centri-visite. Ebbene a distanza di un po’ di tempo, Gamberale non è sede del centro-informazione. Chi è il responsabile di tutto questo? Naturalmente se la qualità migliore del nostro sindaco è quella di litigare con altre istituzioni, il risultato è ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Quello che soprattutto demoralizza è la mancanza di una politica di sviluppo del nostro paese. Il Parco nazionale della Majella è una opportunità, ma per saperla sfruttare bisogna avere vista lunga, testa fine, idee insomma, e capacità di mantenere buone relazioni con le istituzioni. Ancora sulla funivia della Forcella Non si scoraggino i nostri lettori appena ci saranno delle novità, le porteremo a conoscenza. Il sindaco ha avuto mandato di trattare la questione, siamo curiosi di sapere a che punto è la trattativa ! Ma ogni volta che pensiamo a questa storia ci indigniamo. Su terreni di proprietà comunale sono stati costruiti due edifici, abusivi e nemmeno condonati perché non

era possibile condonarli, e adesso il Comune deve pagare per riavere ciò che è suo. A suo tempo il comune aveva dato in concessione terreni di sua proprietà per svolgervi una attività, adesso l’attività è ferma da anni e la società interessata non ha intenzione di lasciare i terreni, se non dietro pagamento. E’ come se si concedesse ad un tizio l’utilizzo di un terreno e questi vi costruisse casa senza autorizzazione e per riavere la proprietà completa del terreno si deve pagare. Il sindaco di allora, che era uno dei soci della Sicet, diede la concessione e anche le autorizzazioni per costruire e ora, che è unico proprietario della società, chiede il conto. Naturalmente i soldi da dare alla Sicet vengono presi dalle tasche dei contribuenti. Riproponiamo la domanda. Ma chi viene eletto in una lista e poi cambia idea e simpatizza per un’altra, non deve dare le dimissioni per rispettare gli elettori che l’hanno votato? Ogni riferimento a persone e fatti del nostro paese è voluto e ricercato. Si aggiunge che ognuno ha il diritto di pensare in un modo e domani cambiare idea…ma nel nostro caso si tratta di eletti sulla base di un programma, in una lista. I voti sono stati richiesti per quel programma e per quella lista e allora, se si cambia modo di pensare, si torna ad essere liberi cittadini che hanno diritto a pensare come meglio credono, ma… si danno le dimissioni da consigliere comunale eletti in una lista della quale non si vuole più essere rappresentanti… A Gamberale esiste anche questo malcostume! Dopo le dimissioni si può diventare accesi sostenitori del sindaco e della sua maggioranza, e fare propaganda per lui quando si presenta come candidato del Pdl alle elezioni provinciali e dire pubblicamente: “Glieli porterò io i voti a Corrado!”. A conti fatti gli ha portato solo il suo! E’ servito, però, a ben poco: il suo amato candidato si è piazzato ventisettesimo su trenta della sua lista. Ma voi vi fidereste di uno che oggi dice di stare con te e di condividere le stesse idee e, poi il giorno dopo, ritrovartelo dall’altra parte, come avversario?


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