Giornale Gamberale - n° 2 Dicembre 2013

Page 1

Gamberale I cognomi

Anno 8 - N. 2 Dicembre 2013 Periodico quadrimestrale Poste Italiane S.P.A. Spedizione in abbonamento Postale -70% CB BERGAMO Registrato presso il tribunale di Bergamo n.14 del 07/04/2006 Editore: Isidoro Sciulli, Via Torretta 15 - 24125 Bergamo Direttore Responsabile: Isidoro Sciulli

Bucci E’ un cognome ipocoristico aferetico di Jacobucci. Ipocoristico significa che il cognome deriva da un nome modificato. Aferetico significa che un nome perde alcune sillabe iniziali. Il primo gruppo di nomi da cui partire è GiacomoGiacobbe-Jacopo/Jacobo: hanno tutti la stessa origine e lo stesso significato. Nel nostro caso il nome da cui partire è Jacobo, che ad una prima modifica è diventato un diminutivo: Jacobuccio. A sua volta Jacobuccio è stato ulteriormente modificato per aferesi, cioè per la caduta di due sillabe all’inizio del cognome (Jaco-) e abbiamo Buccio, che al genitivo latino fa Bucci, figlio di… o Bucci è da intendersi come “quelli del gruppo familiare di Buccio”: i Bucci. Quindi il cognome in questione fa parte di un numeroso (vedi l’elenco finale) ceppo derivante da un nome proprio di persona (antroponimo) e di santo (agionimo): Giacomo-Giacobbe-Jacopo/Jacobo. I tre nomi derivano dall’ebraico Ya’aqob, che trascritto-tradotto-adattato in greco fa Iakob o Iakobos e in latino Iakobus. E’ un nome di antica tradizione biblica e cristiana. Il Vecchio Testamento ricorda il patriarca Giacobbe, figlio di Isacco e fratello di Esaù. ll Nuovo Testamento narra di Giacomo, apostolo di Gesù. Il cognome Giacomo è sostenuto da una vasta schiera di santi omonimi vissuti tra il I e il XVI secolo. Giacobbe-GiacomoJacopo/Jacobo sono nomi l’uno variante dell’altro: dall’aramaico-ebraico: Ya’aqob, dove Ya è associato a Yahweh-Dio e qob significa protezione od orma. L’insieme dei nomi viene a significare, perciò, “è Dio il mio protettore” ma anche “Dio è la mia orma”; in esteso: “io sono colui che segue Dio; cammino sulla sua orma che mi fa da guida e da difesa”. Di Giacomo, Giacalone, Giacardi, Giacaz, Giaccari, Giaccheri, Giacchetti, Giacchi, Giacchin, Giacheri, Giachetti, Giachini, Giaco, Giacobazzi, Giacobbe, Giacobelli, Giacobini, Giacobone, Giacomazzi, Giacomelli, Giacometti, Giacomin, Giacomini, Giacomo, Giacomoni, Giacomozzi, Giacomuzzi, Giacon, Giaconi, Giacopazzi, Giacopelli, Giacopetti, Giacopini, Giacopo, Giacoppo, Giacovani,

Giacovazzo, Scovazzi, Bucci, Buzzi, Buzzati, Coppi, Coppetti, Coppini, Coppino, Coppo, Giacosa, Covelli, Covelo, Coviello, Covini, Covitti, Covoni, Giaimo, Giaimi, Giaimis, Iacobelli, Iacchelli, Iacchetta, Iacchetti, Iachi, Iachini, Iacini, Iaco, Iacò, Iacobbe, Iacobellis, Iacobetti, Iacobini, Iacobone, Iacobucci, Iacobuzzi, Iacoletti, Iacomelli, Iacometti, Iacomini, Iacone, Iacopetti, Iacopini, Iacopo, Iacopucci, Iacovacci, Iacovelli, Iacoviello, Iacovini, Iacovetti, Iacovitti, Iacovizzi, Iacovo, Iacovucci, Iacovuzzi, Iacucci, Iaquelli, Iacuessa, Iacuissi, Iacullo, Iacuzzi, Lapi, Laparelli, Lapini, Lapucci, Pucci, Puccetti, Puccianti, Pucciarelli, Puccinelli, Puccini, Puccinotti, Puccio, Puccioni, Sciacovelli, Zacchi, Zacchelli, Zacchetti, Zacco, Zaccoli, Zaccone.

Stampa: In proprio

AVVISO IMPORTANTE Il periodico si può leggere su internet andando al sito www.issuu.com/giornale-gamberale Se si vuole ricevere una copia, si può inviare la richiesta all’indirizzo di posta elettronica isdorosciulli@alice.it Il periodico è anche su facebook, cercate Giornale Gamberale

1


Gamberale n.2 - anno 8

Di Salvo

Giampaolo

Deriva dal nome proprio di persona (antroponimo) e di santo (agionimo): Salvatore, sostenuto dalla tradizione sin dal Medioevo cristiano, in quanto il salvatore per antonomasia è Gesù Cristo, il Messia, che è venuto sulla terra per rendere tutti “salvi”: perciò Salvatore-Salvi-Salvati formano semanticamente una strettissima famiglia di cognomi “sacrali”. Salvo deriva dal verbo latino salvére e dal verbo tardo-latino salvàre: stare bene in salute, da intendersi come salute non solo fisica, ma anche spirituale; salvezza. Salvatore, Salvo, Di Salvo prevalgono al Sud comunque i cognomi Salvatori-SalviSalvati sono assai frequenti e più o meno equidistribuiti. Salvatori, Salvadore, Salvadori, Salvator, Salvatore, Salvatorelli, Salvatores, Sallustio, Sallusti, Salvi, Salvo, Di Salvo, Salvati, Salvato, Salvera, Salveri, Salvetti, Salvia, Salviati, Salviato, Salvinelli, Salvini, Salvio, Salvioli, Salvione, Salvucci, Salvadei, Sutera, Tore, Torelli, Turi, Turiello.

E’ un cognome doppio, cioè formato da due parti: Giovanni e Paolo. La prima parte Giam- deriva da Gianni, che è un diminutivo di Giovannino, diminutivo a sua volta di Giovanni (la -n di Gian- unita ad un’altra parola si trasforma in -m, Giam-). Giovanni, dall’ebraico Yahanan: Misericordi di Dio e dono di Dio o anche grazia del Signore. Il nome di origine ebraica viene poi reso in greco in Ioannes e in latino Johannes o Joannes. La seconda parte, Paolo, deriva da nome proprio di persona e di santo, ma anche da soprannome derivante da nome comune. Infatti Paolo deriva dal latino paulus, diminutivo di paucus: più piccolo o più giovane. Naturalmente non bisogna dimenticare che anche per questo cognome è sottintesa la prima parte: figlio di…, in questo caso figlio di Giampaolo.

La pastorizia frena lo sviluppo dell’agricoltura moderna I pascoli invernali l’agricoltura collinare

limitano

Il rapporto tra pastori e contadini è stato sempre conflittuale. In Abruzzo un così alto carico di bestiame ha avuto ripercussioni notevoli sull’agricoltura e ne spiega la storica arretratezza fino alla soglia del XX secolo (Novecento). Mentre nelle aree montane, grazie spesso a forme di gestione collettiva dei campi, erano stati messi in atto alcuni espedienti al fine di conciliare l’agricoltura con l’allevamento: i campi aperti oppure la gestione collettiva del pascolo sui campi coltivati o falciati, nella fascia collinare e costiera la conflittualità tra agricoltura e pastorizia raggiunse talvolta toni esasperati. Alcuni pascoli invernali erano stati individuati lungo la fascia costiera e collinare e su questi gravava il diritto di pascolo invernale, così come su vaste aree di terreni privati; di conseguenza i campi, dopo la raccolta, venivano invasi dagli armenti. Anche i feudatari, non di rado, affittavano i propri possedimenti ai pastori traendone notevoli ricavi, mentre i campi localizzati lungo i tratturi venivano sistematicamente danneggiati dal transito delle greggi.

Le lotte tra pastori e agricoltori Nel corso del XVIII (Settecento) secolo molti territori tra il Sangro e l’Aventino venivano regolarmente affittati per il pascolo invernale, in particolare i possedimenti del barone Nanni nel territorio di Roccascalegna, oppure ampie aree nell’agro di Casoli o le zone impaludate alla confluenza tra i due fiumi. Va sottolineato, inoltre, anche l’alto numero di animali stanziali: a Casoli intorno al 2


Gamberale n.2 - anno 8

1740 erano state censite 2350 pecore, di cui tante col vello nero. Sul finire del Settecento molte voci di economisti illuminati si levarono in difesa dell’agricoltura accusando il sistema della pastorizia: “la pastorizia errante arreca il maggior danno all’Abruzzo. Mietute le biade, quasi da per tutto si ha diritto di pascolo. In molti luoghi non si può chiudere un campo, allevare una siepe, introdurre nuove piantagioni analoghe al suolo e al clima”. Difatti i contadini erano impossibilitati a migliorare le colture dei propri fondi per la servitù di pascolo. Solo sul finire del Settecento e con l’inizio del secolo successivo, molti terreni furono sdemanializzati per favorire l’impianto di uliveti a cui si affiancarono i vigneti per precludere i terreni al pascolo. Venne così ad affermarsi sulle vecchie aree demaniali, un tempo destinate al pascolo, il caratteristico paesaggio della coltura mista ulivo-vite.

La “difesa”: pascolo riservato Nell’Appennino Centrale sono numerosi i toponimi “defenza”, “difesa” e a Gamberale “l’d’fienz” che stanno a testimoniare un particolare uso dei boschi. Le difese erano boschi di uso collettivo riservati al pascolo degli animali da lavoro, buoi, cavalli e asini che non transumavano in Puglia. Erano distribuite essenzialmente nel settore meridionale dell’Abruzzo e in Molise, sia nella fascia montana che in quella collinare. Per difesa si intendevano boschi radi costituiti da grandi alberi, inframezzati a radure. Gli alberi delle antiche difese sono grandi, spesso monumentali. Solitamente presentano un portamento a candelabro a seguito delle periodiche capitozzature effettuate per procurare frasche al

bestiame nei periodi in cui scarseggiava il foraggio. In questi boschi venivano alcune specie arboree, in particolare i peri selvatici i cui frutti erano ricercati sia dagli uomini che dal bestiame. Le difese residue del comprensorio dei Monti Pizzi si caratterizzano proprio per la presenza di numerosi e grandi esemplari di peri selvatici. Molte difese sono state tagliate e anche messe a coltura agli inizi del XIX (l’Ottocento) in seguito ai processi eversivi della feudalità (a Gamberale sono state tutte privatizzate e restano solo i nomi: “l’d’fienz’”. E se guardate con attenzione ci sono qua e là piante di peri selvatici). Poche sono scampate alla trasformazione e alla trasformazione d’uso ed oggi vengono annoverate tra i boschi più belli della regione, e anche i più ricchi di fauna selvatica.

CRONACHE CITTADINE Storie di un concittadino in quattro atti ATTO PRIMO Nel 1993 e per parte del 1994 il comune ha rischiato il fallimento. E alla fine di tutta questa vicenda il comune si ritrovò indebitato per più di mezzo milione di lire. Cosa era successo? Alla fine degli anni ‘70 la giunta deliberava di tenere aperta la biblioteca e affidava l’incarico a Linda Paterra, divenuta poi moglie di Enrico Varrati. Era un incarico affidato alla buona: non c’erano rigidi orari di apertura e soprattutto non era stato fatto un concorso per assegnare l’incarico. Tra gli assessori della giunta alla fine degli anni ‘70 c’era anche Paterra, padre della “bibliotecaria”. Tra gli assessori delle giunte che hanno annualmente rinnovato l’incarico alla “bibliotecaria” c’è stato anche l’assessore Corrado Varrati. Lo conoscete? Naturalmente qui la buona fede del sindaco e degli assessori è fuori discussione, anche se soprattutto il sindaco era informato dei pericoli: dopo tre anni un incarico deve essere interrotto, altrimenti diventa un lavoro continuativo. Questo incarico è stato rinnovato per 14 anni circa, ma sempre “alla buona”. E qui cominciano i guai per il comune. La “bibliotecaria” si rivolge ad un avvocato e

cita di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale (T.A.R.) per danni il comune e vince la causa. Il comune ricorre al consiglio di Stato, ma non c’è niente da fare: il comune deve pagare. Si dimettono il sindaco, Remo Bucci, e il consiglio comunale. Viene un commissario prefettizio per circa un anno. La nuova amministrazione, quella nella quale era sindaco Enzo Sciulli, ha dovuto sobbarcarsi del pagamento 250 milioni di lire di mancati stipendi e per di più ha dovuto versare 30/40 milioni di lire di contributi [Volete fare un po’ i conti? Un buono fruttifero postale ventennale di due milioni di lire emesso nel 1994 alla scadenza (2014) vale circa 11 mila euro]. Enrico Varrati ha rivendicato fino all’ultima lira quanto il T.A.R. aveva deciso. ATTO SECONDO Siamo nel 1998. Il nostro ce lo ritroviamo vicesindaco per quattro anni. Non poteva stare lontano da una istituzione così benefica con lui. ATTO TERZO Siamo nella primavera del 2012, per la precisione il 29-03-2012. Il “Tetto d’Abruzzo” cambia soci. E uno dei soci della nuova società indovinate chi è?

Enrico Varrati! Ha in locazione l’ex ambulatorio comunale. Praticamente la locazione è gratuita in quanto le spese di ristrutturazione vengono detratte dall’affitto. Naturalmente l’attuale sindaco ha provveduto a rinunciare alla locazione del locale, perché sarebbe stato troppo avere un sindaco che ha in locazione un locale di proprietà del comune. ATTO QUARTO Determina n.53 del 22/05/2013: la ditta EV Impresa edile artigiana Enrico Varrati viene incaricata di sistemare alcune strade del capoluogo per una spesa di 6.600 euro. Determina n.96 del 18/09/2013: la ditta EV impresa edile artigiana Enrico Varrati viene incaricata di sistemare un muro cadente in Via XXIV Maggio e i cordoli del marciapiede in Casale Bellisari per una spesa di 1364,00 euro. Determina n.119 del 11/12/2013: la ditta EV impresa edile artigiana Enrico Varrati viene incaricata di eseguire lavori di sistemazione del garage comunale per una spesa di 209 euro. Il totale da 8.173 euro. Ma a Gamberale esiste solo la EV impresa edile artigiana Enrico Varrati? Nel conteggio restano esclusi gli euro che il comune ha dato al “Tetto d’Abruzzo” per servizi vari di ristorazione. 3


Gamberale n.2 - anno 8

Il Parco Nazionale della Majella: una opportunità Ci eravamo già interessati della questione nel N.2 Anno 5 (Novembre 2010). Il nostro comune avrebbe dovuto essere sede di uno dei centri informazione del Parco e Pizzoferrato sede di uno dei centri visite. Attualmente Pizzoferrato è sede sia del centro visite sia del centro informazione. Non c’è stato nessun colpo basso di Pizzoferrato. I sindaci di Pizzoferrato, in particolare Palmerino Fagnilli, hanno sempre tenuto buone relazioni con la dirigenza del Parco. I nostri due ultimi sindaci, in particolare Corrado Varrati, si sono contrapposti al Parco e si sono perfino fatti alfieri dell’uscita del Comune dal Parco (Delibera del consiglio comunale del 26/04/2011). La dirigenza del Parco naturalmente ha dato sia la sede del centro visite che quella del centro informazione a Pizzoferrato che dava segni di collaborazione ed affidabilità. Il Parco è una opportunità: di lavoro, di evoluzione, di attenzione all’ambiente, di civiltà. Nel nostro territorio c’è l’area faunistica del cervo. Alla cooperativa Tre Monti era stato affidato il compito, retribuito, di portare il mangime, il fieno e quanto necessario ai cervi dell’area. L’incarico è stato revocato e dato ad una cooperativa di Palena. Non c’è nessuna cattiveria verso Gamberale né complotti. Semplicemente i controllori del parco si sono accorti che quanto destinato ai cervi prendeva altre strade: qualche furbo della cooperativa lo usava per altri scopi. E così è sfumata un’altra opportunità di lavoro. Naturalmente non possiamo scrivere nomi e cognomi, ma chiedete in giro e saprete. Ci preme ricordare che ci ritroviamo nel territorio di Gamberale l’area faunistica del cervo per merito delle amministrazioni dal 1994 al 2002, vi ricordate chi era sindaco?

Gli “impianti di risalita” della Forcella Non si hanno più notizie della “pistarella”. Pare che i fondi (400 mila euro) stanziati dalla regione siano stati revocati dopo un esposto fatto da alcuni consiglieri comunali di Pizzoferrato alla magistratura ordinaria e contabile. Cosa è successo? Pare che la giunta Varrati, Corrado Varrati, nel 2011 avesse presentato un progetto alla regione. Tale progetto, in particolare, prevedeva: “la ristrutturazione e il ripristino dell’impianto scioviario in località 4

Forcella del Comune di Gamberale, situato dentro il centro turistico denominato Oasi del Cervo”, così si diceva nel progetto. Queste parole hanno fatto scattare l’esposto dei consiglieri di Pizzoferrato: non esiste alcun villaggio turistico denominato “Oasi del Cervo”, ma solo un’area faunistica del cervo, che si trova a 4 km dagli impianti sciistici della Forcella. Secondo l’autore primo del progetto: “il riferimento all’Oasi del Cervo è scaturito verosimilmente dall’esigenza di una più dettagliata (anche se imprecisa) descrizione topografica…”. Gli organismi regionali, scoperto il raggiro, pare che abbiano revocato i finanziamenti. Fine della storia. Come potete vedere si tratta di una furbata del nostro ex sindaco, che non c’è voluto molto a scoprire. A quali personaggi ci siamo affidati per essere amministrati! E non c’è solo l’ex sindaco! Chi ha materialmente redatto il progetto a cosa pensava? E gli assessori della giunta dov’erano quando l’hanno approvato? E l’attuale sindaco non era nel consiglio comunale?

Da sindaco a ruffiano Il vocabolario della lingua italiana Zingarelli alla voce ruffiano dice: ruffiano, chi agevola gli amori altrui. Oppure chi per profitto fa da intermediario in un incontro amoroso specialmente illecito. Fatta questa dovuta precisazione veniamo ai fatti. L’assessore regionale De Fanis, di cui il nostro era portaborse pagato a più di mille euro al mese, è stato accusato di concussione, truffa aggravata e peculato. In più è stato trovato un contratto privato firmato dalla sua segretaria particolare, che oltre a percepire 1200 euro per il suo lavoro, avrebbe avuto un forfait di 3 mila euro al mese, se avesse avuto rapporti sessuali con l’assessore almeno una volta a settimana. In una della intercettazioni telefoniche l’assessore De Fanis fa il nome del nostro ex sindaco, che comunque non è indagato. Ecco un estratto delle intercettazioni: …Assessore: Timbri (il cartellino). Segretaria: Vado a timbrare. Assessore. E sennò poteva, se Nicola, no Nicola non va, sennò ti poteva… se tu me lo dai (il cartellino) domani te lo timbro e te lo lascio da qualche parte! Faccio timbrare Corrado… Io ti timbro senza che tu fai cinquanta viaggi a Pescara, tu ti fai le tue cose a Chieti e io ti timbro, faccio timbrà a qualcuno, non è un problema… Siamo curiosi di sapere cosa ci racconterà il nostro!

La pista di sci da fondo “Mandra” Qualcosa si muove. Il consiglio comunale ha deliberato “l’affidamento in via sperimentale per un anno” la gestione della pista da fondo “Mandra” all’associazione sportiva turistica Vivere la Montagna. Quello che risulta incomprensibile è perché la gestione della pista è stata data solo per un anno e solo in via sperimentale, mentre la locazione dell’ex ambulatorio comunale è stata data per quattro anni rinnovabile e la concessione dei terreni della Forcella ha una durata di trent’anni. Come una organizzazione potrà impegnarsi in opere di migliorie e di valorizzazione di manufatti presenti nel territorio, se la durata è di un solo anno? Il progetto ha la possibilità di attirare gruppi e singoli nelle nostre zone. Inoltre ci sono strutture che sono in abbandono e possono essere rimesse in sesto, come l’Eldorado al passo della Forcella, di fronte al monumento degli alpini, richiesta dall’associazione Vivere la montagna. La struttura dell’Eldorado è stata concessa ad un gruppo di scouts di Guardiagrele per 250 euro all’anno ed ora è molto difficile riuscire a riaverla indietro. Infine l’opera può essere inserita dentro un progetto più ampio come il percorso ciclistico della linea Gustav (la linea di difesa che i tedeschi prepararono tra l’estate del 1943 e la tarda primavera del 1944 per fermare l’avanzata degli alleati) che parte dalla mare e in sette giorni arriva a Cassino.

L’autostrada della Camarda Le strade comunali e soprattutto la strada di collegamento tra il capoluogo e la stazione versano in condizioni pietose: le cunette non sono ripulite e l’acqua scorre su tutta la carreggiata che è piena di buche. E il nostro sindaco che fa? Spende 3 mila euro per far ripulire una strada interpoderale, che scorre per gran parte in territorio di Ateleta e che va verso i boschi e usata solo da pochi cittadini: i proprietari delle aziende agricole e i tartufai. Questo intervento si aggiunge a quelli fatti subito dopo le elezioni alla stazione. Naturalmente i voti bisogna ripagarli. A quando la sistemazione della deviazione della vecchia strada comunale alla taverna? Riproponiamo il problema in un documento nelle pagine seguenti, già pubblicato nel numero del giugno 2010 (Anno 5, N. 1).


Gamberale n.2 - anno 8

Le proprietà del Comune: due esempi Vi presentiamo il foglio 15 e in particolare la particella 252 che è quella dove l’attuale sindaco sta costruendo una casa. Ci preme ricordare che a fianco all’attuale strada comunale segnata in grigio scuro, in grigio chiaro è segnata la vecchia strada comunale, che naturalmente è di proprietà del comune e i privati se vogliono accedere alla strada carrozzabile devono comunque stabilire una convenzione con il comune per attraversarla e men che meno appropriarsene. Le proprietà comunali restano tali. Nessun privato può farle proprie. Ci teniamo a sottolinearlo, perché purtroppo non è sempre così: si veda l’articolo sotto!

Vi riproponiamo la situazione della Taverna, dove è stato costruito l’albergo, per intenderci. Come potete vedere in grigio scuro è segnata la vecchia strada comunale, che è stata data al privato che ha costruito l’albergo. Naturalmente noi non sappiamo cosa sia successo tra il privato e il comune. Quello di cui siamo certi è che, scendendo, la vecchia strada è interrotta, o meglio c’è un passaggio impossibile da attraversare, come da fotografia. Il sindaco Varrati è l’autore del pasticcio, ma di questo non ci meravigliamo. L’attuale cosa fa? Per ora ancora niente! 5


Gamberale n.2 - anno 8

Le proprietà del Comune: due esempi

Vi riproponiamo la situazione della Taverna, dove è stato costruito l’albergo, per intenderci. Come potete vedere in grigio scuro è segnata la vecchia strada comunale, che è stata data al privato che ha costruito l’albergo. Naturalmente noi non sappiamo cosa sia successo tra il privato e il comune. Quello di cui siamo certi è che, scendendo, la vecchia strada è interrotta, o meglio c’è un passaggio impossibile da attraversare, come da fotografia. Il sindaco Varrati è l’autore del pasticcio, ma di questo non ci meravigliamo. L’attuale cosa fa? Per ora ancora niente!

6


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.