Antologia Premio Nazionale di Arte letteraria Metropoli di Torino - XVII Edizione - Anno 2020

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qualche sfida più grande di te. Davanti a te ora non c'è più il polipo, ma il viso adorato della tua mamma, con quel ricciolo castano che le scende sulla fronte e copre l'occhio destro. Ti guarda amorevolmente, ti sorride, tutto il suo viso è luminoso e tu ti affidi a lei e ti lasci andare, senti di fluttuare nella sua pancia e di non aver paura, perché lei è lì con te. Come quando eri in grembo, avverti i rumori della casa e le voci in lontananza; hai l'impressione che qualcuno sia appoggiato alla pancia, come spesso facevano sia il papà sia i fratellini prima che tu nascessi. Una voce afona si rivolge a te, vorresti muoverti, ma ti senti imprigionato. Non capisci cosa ti stia ostacolando, ma subito ricordi: il tubo del respiratore che è stritolato dal tentacolo. Sì certo, è così! Ti accorgi di avere gli occhi chiusi e decidi di aprirli. Li socchiudi e una luce intensa li ferisce, tanto che li richiudi subito. La voce vicina al tuo viso insiste, ti parla, ma tu non capisci cosa ti dice. Il brusio che perviene dalle sue labbra è costante, con brevissime pause di silenzio. Lo senti vicino alle tue orecchie, ma non distingui i suoni. Questa situazione si ripete uno, due, decine di volte e a ogni suono tu provi ad aprire gli occhi, ma subito li richiudi. E ogni volta la voce riprende e con un volume che pare sia diverso; sembra come se la persona che ti sta parlando si stia avvicinando quel tanto che basta per farti capire le sue parole, o almeno così ti sembra. Riapri per l'ennesima volta gli occhi e ora riesci a mantenerli schiusi per un paio di secondi, giusto il tempo per vedere davanti al tuo viso quello di una donna che continua a parlare e che ti sollecita. Ha un grosso vetro davanti alla faccia, come se avesse lo scafandro che usano i sub per le immersioni profonde. Una cuffia raccoglie i suoi capelli e ha la bocca coperta da una mascherina. “Mastro Lindo! Mastro Lindo!” questa volta il corpo delle parole ti giunge come un sibilo sottile ma percettibile “Mastro Lindo. Svegliati! Mi senti? Per favore fai un cenno con gli occhi, sbattili per farmi capire che mi senti!” e tu sbatti una, due volte le palpebre, o perlomeno pensi d farlo. La donna davanti a te la vedi sfuocata e non distingui bene il suo viso perché è nascosto da un vetro. Un vetro, sei felice hai fatto un pensiero: davanti a me vedo una donna attraverso un vetro. La guardi per capire se ha compreso, attento a captare ciò che dirà ancora. “Bravo Mastro Lindo! Bravo, continua così, dai respira, respira, dai, dai forza!” e il suo sguardo si illumina mentre pronuncia la frase. Il suo incoraggiamento ti coglie di sorpresa. Respira? Perché ti dice di respirare? Tu non hai mai smesso di farlo, anche se il respiratore a un certo punto è stato stritolato dal tentacolo di quel benedetto polipo. Cerchi di muovere la testa, ma la senti pesante, guardi la donna con interrogazione. Lei ti guarda e i suoi occhi ti sorridono; forse anche la sua bocca, ma non la vedi. Ora intuisci che ti prende la mano, non riesci ad abbassare lo sguardo per averne certezza, ti senti 88


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