Antologia Premio Nazionale di Arte letteraria Metropoli di Torino - XVII Edizione - Anno 2020

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Per raggiungere i tuoi scopi, sei finito in mano ai carnefici. Perché, quante volte me lo sono domandato. Perché quella sorte infame che si è abbattuta all'improvviso su di te. Perché morire alla tua età, pieno di attese, sicuro in un avvenire felice e gratificante. Perché, perché, ormai a che serve. Tu non ci sei più, io pure. Sono morto anch'io quel giorno, anch'io soffrivo e invocavo aiuto, anch'io mi dibattevo inutilmente nel tentativo di alzarmi, slegarmi dai legacci che mi incatenavano, scappare ma dove, in che luogo, in quale rifugio. Figlio mio, sangue del mio sangue, che sbaglio venire in America! Sei stato sempre rispettoso delle leggi e delle persone. Non hai mani trasgredito nessuna regola. Eri ligio alle istituzioni, le stesse che poi ti hanno condannato. Una ricompensa che non meritavi, che non ti aspettavi da un paese che si fa vanto della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità, come sta scritto nel suo grande libro. Il fatto è che eri in mezzo a gente incivile, rude, crudele, legata all'occhio per occhio, all'arco e alle frecce, a un far-west che non è mai finito. Uno Stato così è senza futuro. Figlio mio, mente della mia mente, quale ingiustizia ti è stata fatta! Davanti a Dio in cui ti trovi, grida la tua collera, sfoga la tua rabbia, liberati dal dolore patito, inveisci contro che ti ha fatto del male,.... piangi se vuoi, il Signore tramuterà la tua sofferenza in gioia e ti esorterà al perdono. Un termine che ti sembrerà inappropriato, ma che ti aiuterà nella consolazione, nella pace che tu ora hai diritto. Nell'eternità vivrai nella quiete divina che riceverai come compenso. Quanto ti è stato tolto, ti sarà restituito il doppio. È la legge di Dio e non quella degli uomini. Io resterò accanto a tua madre, ad invecchiare e a ricordati con l'affetto e l'amore che ti abbiamo sempre dato. Il tuo loculo è un letto, soffice e accogliente, non una pietra fredda e inospitale. Pensiamo così quando sostiamo davanti alla tua lapide. A proposito, hai notato la bella fotografia che abbiamo scelto? Sorridi, il tuo solito, splendido sorriso che non dimenticheremo mai. Stai proprio bene, credimi. Lo strazio che ho patito vedendoti in quella camera asettica, col il cuore che mi lacerava il petto e il pianto che mi soffocava, mi fa venire in mente una donna che sostava disperata davanti ad una croce e si chiedeva perché. Stabat mater dolorosa... Stabat pater dolorosus...

Quale ingiustizia ti è stata fatta? Questo è l'urlo che emerge dalle pagine di questo racconto. In esso tutta la tragedia dell'impossibilità di dominare il destino, non regolato dalle regole umane incapaci di leggere la verità divina. Allo stesso tempo il testo palesa la certezza della misericordia di Dio, che si piega sull'uomo per sollevarlo dal suo dolore. 56


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