MEMORIALE BRION







Carlo Scarpa, architetto e designer veneziano del 1900, studia all’Accademia di Belle Arti di Venezia per poi collaborare con alcuni artigiani e vetrai di Murano. Nel 1926 ottiene l’abilitazione in Disegno Architettonico e inizia a lavorare, in veste di assistente, all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Durante la sua carriera realizza molte opere perlopiù in Veneto, dall’allestimento e ampliamento dei padiglionidellaBiennalediVeneziaallarealizzazionedicaseresidenzialie operefunerarie.Scarpamuorenel1978inGiapponeduranteunviaggiodi studioeapprofondimentodellaculturalocale,mavienesepoltoinun’area delMonumentalediBrion(TV)comedasuarichiesta.

La sua arte, che ancora oggi influenza numerosi architetti e designer, è basata su dei concetti che insieme formano la cosiddetta "filosofia progettuale scarpiana”: la qualità di uno spazio è un valore che non va ricercatoattraversolasolennitàemaestosità,bensìattraversolacuraperil dettaglio architettonico e la messa in dialogo di elementi diversi come storiaecontemporaneità,elementinaturalieantropici.





IlMemorialeBrionèuncimiterodifamigliachefucommissionatonel1969 daOnorinaBrionTomasininmemoriadelmaritodefuntoGiuseppeBrion, fondatoreeproprietariodellaBrionvega,aziendadipuntanellaproduzione diapparecchielettronicididesigndelsecondoDopoguerra.
Carlo Scarpa ne ha dato la forma e l’atmosfera di un grande giardino apertoatuttidovesifondonolearchitetturedensedisimbolisofisticatie riferimenti nascosti, per invitare chiunque la visiti a una riflessione universale sulla vita e sulla morte. Il Memoriale venne poi donato al FAI (Fondoperl’AmbienteItaliano)daEnnioeDonatellaBrion.





Il Memoriale Brion è un’opera costruita con tecniche diverse frutto delle varie esperienze dell’architetto. Il materiale principalmente utilizzato è il calcestruzzoarmatoanudocondettaglidecorativi,qualiinsertiditassellie mosaici in vetro colorato di Murano e finiture in bronzo, ma vengono utilizzati anche il ferro e il legno. La pesantezza del nudo cemento, l'atmosfera grigia e la forma opprimente degli edifici, riportano costantemente alla gravità della condizione cimiteriale, ma l'animo può rasserenarsi alla contemplazione e alla profonda meditazione grazie agli specchid'acqua.
Negli ultimi anni sono state fatte delle manutenzioni alle parti in calcestruzzoarmato,acausadialcunefessureelaproliferazionedilicheni inmanieraconsistente.Sonostateapplicatedelleverniciprotettivecontro gliagentibiodeteriogenierisarcitelelacunedelcopriferromediantemalta cementizia, che ha causato, però, la modifica della texture del getto originale. Le pareti, volutamente, non sono completamente lisce; lo si può notare dall’evidente esposizione alternata delle tavole (prima in verticale e poi in orizzontale) per accentuare l’articolazione del muro, già arricchita dall’utilizzo di tavole non levigate che hanno lasciato l'impronta della fibratura.





Ilcomplessofunerarioricopreadelleduelatidelcamposantoevisiaccede attraverso un monumentale ingresso, detto propileo, caratterizzato da un'apertura a forma di due cerchi intrecciati, simbolo dell’amore coniugale sucuisifondal’interoprogetto. Inizialmentel'interventodovevaestendersi su un’area di 68 metri quadri, ma successivamente venn ampliato fino ad occupare oltre 2.000 metri quadri, rialzati rispetto al piano di campagna e cintidaunmuroinclinato.
Tra prati e vasche d’acqua coperte da ninfee sorgono edifici adibiti alla meditazione, preghiera e al contenimento dei sarcofagi dei membri della famigliaBrion:l’arcosolio,unarco-ponteribassatocheproteggeisarcofagi dei due coniugi Giuseppe e Onorina Brion, simbolicamente inclinati; la cappellina, un grande cubo di cemento completamente circondato dall'acqua con, sopra l'altare, una sorta di cupola-pagoda aperta al cielo sullapunta;unapesantetettoiadicemento,definitalatenda-caverna,che proteggeglialtrisarcofagi.


Schizzioriginalidell’operaconservati nell’archiviodelMAXXIMuseo,Roma









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