Pavona - Il futuro ha un cuore antico

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1842PavonaIlfuturohauncuore antico

SOMMARIO “Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese” John Fitzgerald Kennedy

01 02 03 04 LE ORIGINI La storia di Pavona Le origini del nome La ferrovia Le anticheViacostruzionidelMare Casale della Certosa Palazzo Morgano La Torre di S.Maria in Fornarola La chiesa di S.Eugenio Il borgo di Pavona La dispensa Il benefattore LA SCUOLA Origini e le sedi Maestra di MaestraTestimonianzeieridioggi LA GUERRA Mistero dell’aereoDocumentocaduto PAVONA OGGI Pavona oggi Il video (QR code) 24232221181716151413121198762628 3130

4 MAPPA DI PAVONA CERTOSACASALEDELLA CONTARINIVILLA MARGANOPALAZZO VIADELMARE TORRE DI SANTA MARIA

5 BELLINGUERPIAZZAI STAZIONE EUGENIOSANT VILLALILLI VIA DEL MARE VIA DEL MARE VIANETTUNENSE VIANETTUNENSE PRIMASEDEELEMENTARESECONDASEDESCUOLA DISPENSALA

Sempre nel territorio di Pavona, sono stati rinvenuti importanti reperti archeologici a testimonianza della Ci viltà Latina. In particolare, da questa zona proviene la magnifica testina policroma di un guerriero latino conservata presso il Museo Civico di Albano Laziale. Intorno al VII secolo d.C. qui sorsero due importanti domuscultae (centri agricoli organizzati intorno ad un torrione che poi furono protetti da cinte murarie (castra), anticipando la costruzione dei castelli dell’età feudale. Il primo di questi insediamenti, la domusculta Sulpiciana, sorse là dove era Apiolae e intorno al XIII secolo divenne un feudo dei Savelli che vi eressero la loro roccaforte, conosciuta poi come “Corte Savella” in Roma. L’altra importante domusculta nel territorio di Pavona fu quello di S. Eu femia, in seguito storpiato in S.Fumia.

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Nel 1611 il Lacus Turni fu parzial mente prosciugato da papa Paolo V, in quanto le sue acque ristagnanti nuocevano alla salubrità della zona. Oggi quest’area fa parte del Country Club di Castel Gandolfo a Pavona.

Foto aerea di Pavona del 1952 Pianta dell’800 dove si nota la strada che proviene da Albano fino ad arrivarePavonaa

Le origini antiche di Pavona sono legate al Lacus Turni (“laghetto”) dove, secondo la leggenda narrata da Virgilio nell’Eneide, viveva la ninfa Giuturna, sorella del re dei Rutuli, Turno, ucciso in duello da Enea.

Origini La storia di Pavona

L’ultima ipotesi è che il nome potrebbe più verosimilmente derivare da un proprietario terriero Antonio Pavone, vissuto in quei luoghi alla fine del ‘600. Il quale viene citato più volte in alcuni documenti presenti all’archivio di stato . Incontro in piazza dei primi abitanti di Pavona Veduta dall’Osteria che da su Via del Mare

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Pavona nasce circa negli anni 20, come centro prevalentemente agricolo e con poche vie di comunicazione; molti pastori provenienti dalle regioni limitrofe, portavano le loro pecore nei campi di RiguardoPavona.leorigini del nome “Pavona” ci sono varie leggende: una di queste narra di una ragazza abitante di Pa vona che gestiva una locanda; lei era molto bella e vanitosa ed aveva molti corteggiatori. Quando la fanciulla andava per il paese si atteggiava e “pavoneggiava”, guadagnandosi il so prannome di “Pavona”. Dal nomignolo della ragazza prese il nome il nostro paese. Un altro racconto parla invece di pavoni selvatici che si trovavano a Pavona, località laghetto, che gli abi tanti del paese andavano a cacciare.

Le origini del nome Un’altra ipotesi è legata alla villa fatta costruire dal cardinale Flavio Chigi, nipote di papa Alessandro VII, in località Laghetto. Il cardinale fece costruire questa villa, non lontana dal suo palazzo di Ariccia, per ospitarvi una sua amica particolarmente bella, nota come “la pavona” che poi diede il nome a questa località.

8 Una delle più importanti e antiche costruzioni di Pavona è la stazione ferroviaria costruita nel 1842. Tale linea ferroviaria andava da Roma a Frosinone fino agli anni 50. Quando esisteva il fattore umano, ovvero quando alla stazione di Pavona c’era il “ca postazione” tuttofare ovviam nete le sbarre venivano alzate manualmente attraverso delle leve. La stazione di Pavona fu istituita, sulla trasportatecarrol’acqua(annidil’indispensabiletrenisufuLaesercizioAttualmentecontavasviluppostonellaavevaScaramellapoliticadelRoma-Velletriferrovia,agliinizi900,grazieall’influenzadelsenatoreAugustoManetti,cheunvastopossedimentozonacircostante.Queportògiovamentoallodelpaesecheancorapochiabitanti.lalineaèindaRomaaVelletri.presenzadiquestalineamoltoimportanteperchéessatransitavanoanchemercicheportavanoaicittadiniPavona.Findalleorigini20-30)perprocurarsigliabitantiusavanobottichevenivanotramiteitreni. La ferrovia

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Un’altra tra le più antiche costruzioni presenti a Pavona è Villa Contarini. Villa Contarini originariamente era un convento: diventò poi un casale di cui fu proprietario l’ingegnere Contarini. In questa proprietà veni vano svolte attività agricole e, sia il casale che i terreni, erano curati da un fattore. Successivamente la proprietà fu venduta al Comune di Albano Laziale, che la chiamò con il nome del suo vecchio proprietario. Prima di essere chiusa per ristrutturazione, è stata sede di Uffici Amministrativi comunali ed utilizzata, per i suoi spazi, da diverse associazioni. Durante la 2 Guerra Mondiale è stata ricovero e riparo dai bombardamenti nemi ci. L’edificio, immerso in un grande parco, in seguito a ricerche archeolo giche, è stato dimostrato che questo stesso edificio potrebbe essere stato costruito su vecchi ruderi romani. Per un periodo l’Amministrazione Comu nale ha mostrato un certo interesse per questo posto, intervenendo con lavori di restauro. L’inizio dei lavori risale all’ottobre del 1998: questi sono stati iniziati ma non portati a termine. Oggi la villa è chiusa al pubblico perché inagibile e sia essa che il parco versano in condizioni disastrose. Il primo negozio sorto a Pavona è stato l’alimentari Colelli. Alla ricerca delle nostre radici Pavona tra gli anni 1930-50 era una zona prettamente agricola, povera e disabitata; c’erano case per lo più coloniche, casolari sparsi nella campagna e case semplici ad un piano. Le antiche costruzioni

Una vecchia cartolina di Pavona Una delle prime officine presenti a Pavona situata sulla Via Nettunense

Le principali chiesa,comunicative,vielalascuolaeipriminegozi

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Non c’era l’elettricità, e l’acqua scarseggiava infatti veniva trasportata da un carro botte attraverso la ferrovia. Erano presenti molto campi in cui si coltivavano ortaggi, cereali, vigneti, uliveti (le olive veni vano lavorate nel frantoio di Casa Sterbini). Le principali vie di comunicazione erano: Via del Mare, attraversata da un grande fosso che fu ricoperto nel 1939; la via Nettunense, grande canale di comunicazione con Roma; in fine la ferrovia, costruita nel 1846 funzionante con un passaggio a livello manuale. Proprio intorno a queste quattro grandi vie di comuni cazione si sviluppò il nostro paese. Le prime occasioni di incontro per i cittadini di Pavona furono quelle religio se e scolastiche. Le funzioni religiose, prima del 1950, venivano celebrate nella piccola chiesa che si trovava a casale Sterbini: un giorno alla settimana arrivava il sacerdote dal Divino Amore per celebrale la Messa. Tra il 1952e il 1955 papa Paolo VI fece costruire l’attuale chiesa di Sant’Eugenio I Papa, in onore di Pio XII. Il primo ufficio postale era in realtà un fermo-posta e si trovava accanto al passaggio a livello nella casa di Pierina Scafetta in Indiveri: qui la posta veni va smistata e consegnata (o ritirata). I primi negozi presenti sul territorio erano: una piccola merceria; l’alimen tari del signor Colelli e alcune osterie, ad esempio, l’osteria Anderlucci che veniva gestita da mio nonno paterno. In seguito, si aggiunsero una macel leria, la cartoleria e la ferramenta. Le prime famiglie presenti nel nostro territorio: gli Anderlucci, i Pelliccia, i Bongirolami , i Colelli, gli Scafetta e i Possanza. Ancor oggi ci rimangono abitazioni del passato: Casale Sterbini, Villa Contarini, la Vittoria e la Penna. Questi quattro edifici si trovano tutti in Via del Mare. Attualmente vengono usati così: la Vittoria è una azienda agricola, Casale Sterbini ha negozi e abitazioni, Villa Contarini è sede di alcuni uffici comunali e la Penna è una azienda vinicola. Pavona ha sempre avuto una dimensione agricola-pasto rale, perciò le abitazioni non hanno mai assunto le caratteristiche di un villaggio.

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Fotolontananzainaerea1970

Al centro destra si riconoscono i tre viali

Via del Mare

La maggior via di comunicazione presente è la Via del Mare, il suo nome risale circa al 1960. La via del Mare ha cambiato nome diverse volte, infatti nei secoli precedenti si chiamava: Strada di Palazzo Margano, Strada delle Casette e via della Pavona, ed arrivava fino a Palazzo Margano, poi c’erano dei viottoli per proseguire verso le altre tenute di Paglian Casale, la Solforata e Tor Tignosa. In seguito, si è provveduto a prolungarla, ed è quindi diventata la via del Mare. La via prende questo nome perchè percorrendola ti porta direttamente al mare ovvero a Torvaianica. Torva ianica prende questo nome da una torre che fu costruita nel 1580, sotto la direzione dell’architetto Giacomo della Porta, per volere della famiglia Cesarini, accanto alla foce del fosso Vaianica, che ai tempi di Giulio II si chiamava “fossa Valanicum. La torre veniva anche chiamata di“ Mezzavia “per la posizione intermedia fra Anzio e la foce del Tevere. Fu fatta saltare con le mine dai tedeschi duran te la Seconda guerra mondiale.

Veduta dall’alto di Via del Mare dove si riesce a riconoscere Monte Cavo

Palazzo Morgana

Dall’aspetto piuttosto massiccio e im ponente, palazzo Margano è separato dalla tenuta di Palazzo che si trova dall’altro lato della strada, ovvero a sud della via del Mare. Nello stralcio topografico di Eufrosino della Volpaia si può osservare la sua forma, con la torre medievale. Il palazzo Margano, sorge sui resti di una costruzione romana appartenente con molta probabilità ad una Villa. Attualmente essendo state abbattute molte parti del vecchio casale, com presa la torre medievale, non restano che blocchi di peperino squadrati sparsi nel cortile. Resti di una villa ro mana furono messi alla luce dai conta dini, durante lavori agricoli, alcuni anni fa, e successivamente rinterrati. Anche nella tenuta dall’altra parte della strada, sono state messe alla luce, durante dei lavori per una fognatura, (nel viottolo proveniente dal Palazzo Margano e diretto al fontanile della tenuta), numerose murature appar tenenti ad una grande villa, rocchi di colonne in peperino, pavimenti in opus spicatum e resti di basolato.

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Percorrendo la via del Mare, subito dopo Santa Maria in Fornarola, c’era la tenuta di Palazzo Margano, dove terminava la strada.

In questo casale nel 1516 fu am mazzato Pietro Margani di 25 anni, perché aveva “sedotto “la moglie di un calzolaio. Fu assalito e accoppato dai “villani “inferociti.

Palazzo Margano era un antico casale fortificato del XIII sec, che fino al XIV sec. appare sotto il nome di “Palatii Caputlupi”, e che solo in seguito di venterà proprietà della famiglia Mar gani, a partire dalla seconda metà del XV sec. Allora era una terra piuttosto popolata e coltivata. Nella divisione del patrimonio Margani, fu alienata, e acquistata dai Colonna e quindi passa ta nel 1811 a Carlo Barberini.

Casale della Certosa Il casale della Certosa si trova a sud di Pavona sulla via del Mare tra la torre di S.Maria in Forna rola e Palazzo Margano. Era un piccolo impianto monastico del XII-XIII secolo costruito e sviluppatosi su preesistenze ro mane. Nei pressi del casale c’è un’area di mattoni e frammenti fittili, blocchi di peperino squadrati, frammenti marmorei e la base di una macina in lava leucitica. Pur mancando documenti al riguardo, il nome stesso ci fa capire che il luogo fu adibito, anche se solo per un certo tempo, a monastero dei AlcuniCertosini.resti di costruzione sembrano confermar lo: in particolare un bellissimo arco di stile gotico che costituisce senza dubbio una rarità per la campagna romana. La sua forma e la sua partico lare tecnica costruttiva a blocchetti irregolari di pietra alternati da mattoni ne denotano l’antichita’, dovrebbe essere anteriore al XII secolo Il monastero data la sua posizione alquanto isola ta nella campagna venne fortificato mediante un alto muro di cinta che fu in seguito parzialmente rifatto. Nella cartina di E. della Volpaia, la Certo sa, anche se priva di denominazione è disegnata accanto a Palazzo Margano come edificio recinta to che incorpora un campanile: questo particolare ci fa comprendere come ancora nel XVI secolo esistesse il monastero o quanto meno una chiesa. Traccia di mura medievali sono ancora visibili in alcune parti del casale anche se questo deve essere stato notevolmente rimodernato nei secoli XVII\ XVIII: a quest’epoca risale anche l’ingresso attuale del muro esterno di recinzione, e la facciata della chiesa.

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Due vedute della Torre di S.Maria in Fornarola la prima foto risale al passato e quella sotto invece è una foto recente Due vedute della Torre di S.Maria in Fornarola la prima foto risale al passato e quella sotto invece è una foto recente

La Torre di S.Maria in Fornarola Poco distante da Palazzo Margano, è possibile scorgere un’altra importante testimonianza archeologica: la torre di S.Maria in Fornarolo. Questa fa parte di un complesso di epoca imperiale che comprende una villa munita di ninfeo e di un mausoleo a tempietto del II sec. d.C. Accanto a quel che rimane della Villa, ormai gravemente compromessa, si trova il sepolcro in opera laterizia successivamente dotato di una torre, intorno al XII sec, e di una scala esterna per accedere al primo piano. Ancora e’possibile apprezzarne l’antico apparato architet tonico decorativo esterno. Alle spalle dell’edificio vi è qualche traccia ancora visibile di quello che doveva essere un recinto sacro funzionale alla struttura sepolcrale. (G.M. De Rossi, “Apiolae”). La prima notizia del luogo con la denominazione più antica la abbia mo nel 1310, in un atto di vendita di Joannes de Sabello, è citata come “tenimentum S.Mariae in Ferrarola”. Nel 1452 compare con il nome di “Sanctam Mariam Inferraria”. Da qui le origini del nome attuale.

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LaghettoReperto di uno dei primi matrimoni celebrati nella chiesa di S.Eugenio.

La chiesa di S.Eugenio Negli anni 30 però l’aggregazione delle costruzioni divenne tale da risvegliare la necessità di un centro comune, ovvero una chiesa e di un campanile in cui, oltre che soddisfare le esigenze religiose, potesse identificarsi la po polazione del luogo ormai numerosa che, benché si riconoscesse omoge nea, si trovava in una località divisa tra il comune di Albano e quello di Castel Gandolfo. Così, nel dopoguerra mentre a Roma andava prendendo forma l’idea di una chiesa dedicata a S.Eugenio I Papa (654-657), anche Pavona a spese di benemeriti cittadini, il cardinale Montini, poi Papa Paolo VI (1937-1978) in onore di Pio XII Eugenio Pacelli (1939-1958) volle eretta una chiesa dedicata allo stesso papa santo. Pochi anni dopo ci sarà la visita di Paolo VI nella sua prima visita pastorale in una parrocchia romana. La chiesa è stata completa mente ristrutturata con la costruzione di un campanile moderno. Nel 1931 fu celebrato il primo matri monio a Pavona nella chiesa di S.Eu genio i due sposi Maria Pia Malaspina e Giovanni Ponzo (raffigurati nella foto) facevano parte delle famiglie più antiche di Pavona. Prima foto della chiesa di S.Eugenio situata a Pavona

Gli sposi rispettivamente Maria Pia Malaspina e Giovanni Ponzo

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Nel vecchio edificio dove era l’Osteria del Laghet to, Marino Albertini gestiva insieme alla moglie Iole e al figlio Ugo, la “DISPENSA” di Pavona, in affitto da Scaramella. La Dispensa era un emporio di alimentari ed Osteria, ed era un luogo di incontro serale tra i mezzadri, braccianti ed operai di Pavona. Tra que sti c’era “Pincetto” che era addetto alla manuten zione dei canali di scarico del Laghetto insieme al suo aiutante “Sabatinaccio”, il “Pecione” che era il calzolaio che lavorava nel sottoscala e Amedeo che comprava tutti i giorni i giornali ad Albano, è stato lui che ha messo un soprannome a tutti gli uomini del paese. Sopra la porta d’ingresso della Dispensa, fino alla fine della guerra c’era una scritta: “PAVONA TI SALUTA”, che era stata lì apposta in occasione del passaggio di Mussolini ad Aprilia e Latina. Accanto alla Dispensa, vicino alle stalle c’era un capannone dove i fratelli Linari, Fausto e Giuseppe detto “Mastro Peppe” lavora vano il ferro, costruivano carri, carretti e bigonci per l’azienda agricola. La Dispensa ha cessato la sua attività negli anni 60. Dai racconti dei più anziani, pare che Pincetto era un omino incurvato dal suo lavoro di addetto alla manutenzione dei canali di scarico del Laghetto e dell’emissario del Lago. Pincetto era aiutato nel suo improbo compito da Sabatinaccio, che, avendo una certa familiarità con il buon vino, tra scorreva più tempo riverso nei fossi che avrebbe dovuto pulire piuttosto che lavorando. Da quando il lago di Turno fu prosciugato si è sempre lavora to per drenare la conca del Laghetto, utilizzando un cunicolo che passa sotto la via Nettunense. Il cunicolo seicentesco utilizzato per il prosciu gamento del lago è stato ampliato e restaurato. Adesso parte del fosso Rudicelli è stato intubato. La dispensa Marino Albertini con suo figlio Ugo Pincetto e Sabatinaccio gli addetti al canale di scarico

Il borgo dei casali Scaramella era il centro di riferimento di tutta la popo lazione di Pavona sulla via Nettunen se, essendovi pochissime abitazioni al di fuori di esso. Oltre alla “Dispensa” poco distante, ed alla chiese di S.Euge nio, il borgo era composto da: la caset ta dell’Ortolano, che figura nel catasto Gregoriano come casale Montenovesi, poi demolita. A seguire sulla destra un frantoio per l’olio, detto il casale del Montano e Frullino, che alla fine dell’800 era azio nato da una macchina a vapore della forza di 4 cavalli. È curioso notare che nei primi dell’800, ai tempi della pro prietà Sala, la mola era azionata da 4 muli. Negli ultimi anni della sua atti vità produceva circa 4.000 litri di olio. Il residuo della macina, la sansa, o come si usava dire la “ciancia”, veniva usato come combustibile, e quello che avanzava veniva venduto all’industria agraria del marchese Ferrajoli il quale aveva una villa ad Albano Laziale che ad oggi è la sede del Museo Civico di Albano. Nel sottoscala esterno vi era un forno, dove le famiglie cuocevano il pane. In una stanza sopra il frantoio c’era la scuola rurale, e vi abitavano alcune famiglie di mezzadri. Questo casale è il più antico del borgo, risale al 600. Poco oltre c’era un vascone dove confluiva l’acqua dell’emissario, che veniva raccolta per l’irrigazione e per il bestiame. A seguire si trova un lungo fabbricato che costeggiava la Nettunense, dove si trovavano i granai. È un edificio do tato di una scala adatta alla salita dei muli, dove si trovavano anche diverse abitazioni di mezzadri e coloni. Al Pian terreno c’erano le stalle e un bellissimo lavatoio in peperino.

Il borgo di Pavona

Nei locali sottostanti già adibiti a stalla, c’era la macchina sgranatrice del granturco e la macchina trebbia trice che veniva usata nei campi. A seguire c’è un altro edificio a la dove abitavano altre famiglie ed il fattore dell’azienda con il suo ufficio ed infine la stalla dei cavalli. Di fronte c’era una grande vaccheria che contava un cen tinaio di mucche. A seguire un grande giardino con la Villa padronale, ed infine il Tinello, dove si produceva il vino. Nella corte interna vi erano 2 tini monumentali in legno per la fermentazione. La dotazione totale tra piano terra e grotte sotterranee era di oltre 100 botti. In un edificio accanto al Tinello c’era la segheria per fare le la vorazioni del legno delle quali l’azienda aveva continua necessità. L’ultimo edi ficio in alto a sinistra della Nettunense era il casale Montenovesi poi casetta dell’Ortolano demolita negli anni 60 per allargare la via Nettunense.

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Nato a Roma nel 1914, da Mario Serra (figlio del pittore Enrique Serra) e Maria Scaramella Manetti, ha trascor so la sua giovinezza a Pavona, e dagli anni 50 ha proseguito la conduzione della azienda agricola. Ma il mondo era profondamente cambiato negli ultimi 50 anni, quella che prima sembrava una grande azienda che produceva vino, olio, latte e prodotti agricoli, adesso si trovava a competere con una economia profondamente cambiata. Inoltre, il boom edilizio aveva mutato e ridotto le superfici della campagna. Marcello non si è fatto attrarre da questi interessi econo mici, e ha preservato l’integrità della proprietà, mantenendola agricola, senza cedere alle lusinghe speculative.

Il benefattore Marcello Serra ha vissuto quasi 100 anni in queste terre e ha lasciato un buon ricordo alle persone che lo hanno conosciuto. A Pavona i più anziani lo ricordano come il Signorino, “Il Benefattore” che aveva ereditato da suo zio Giampiero Scaramella Manetti, ultimo discen dente diretto del senatore Augusto Scaramella Manetti.

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Il benefattore

Durante la Seconda guerra mondiale combatté come ufficiale pilota in Africa settentrionale e nell’Egeo.

Dopo l‘8 settembre partecipò alla Resistenza come ufficiale di collega mento con le truppe alleate. Era un uomo di altri tempi; consi gliere della Banca d’Italia dal 1981 al 1993, socio della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma e socio fondatore del circolo della vela di Roma con sede ad Anzio. È mancato a 92 anni,’11 settembre 2006. Egli era molto amato e stimato per la sua onestà e generosità, e per questo motivo il comune di Castel Gandolfo ha voluto rendergli omag gio, intitolando la scuola elementare di Pavona con il suo nome.

Veduta del Laghetto e lavori nei pressi della cava di selce, sul trattore Sor Neno

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Ha dedicato gran parte della sua vita e delle sue energie a mantenere e migliorare la proprietà.

Dopo aver compiuto i suoi studi al Massimo, al collegio Mondragone e poi a Losanna, dovette assumere giovanissimo la responsabilità della azienda di famiglia (il padre aveva aperto un negozio in via del Corso nel 1910), per la scomparsa dei genitori.

OUCSLA La scuola di Pavona Ieri e Oggi

L’unico loro ricordo bello, può sem brare strano per i bambini di oggi, è la scuola e la loro maestra, che ogni giorno arrivava con il treno e spesso portava ai “suoi alunni” colori, matite e quaderni difficile da trovare nei po chi negozi di Pavona. Ognuno di loro la ricorda con una tenerezza ed un affetto che ogni insegnate vorrebbe da parte dei suoi alunni dopo tanti anni.

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Origini e le sedi Nei primi del 900 Augusto Scaramella Manetti fece aprire una scuola rurale per i figli dei contadini che lavoravano nella azienda agricola. All’inizio il lo cale era una semplice stalla. In seguito traslocò in un edificio accanto al fran toio sopra le stalle, dove ha insegnato per molti anni la sig.na Rosina Garo fani. E’ stata in funzione fino al 1952, quando il comune edificò una nuova scuola al Laghetto sui terreni donati dagli eredi della stessa famiglia. Italo Scafetta, Silvana Fabiani, Filomena Fiorenzano, Carlo Nazareno Scafetta, sono alcuni ex allievi dell’insegnate Iolanda Ciuffini Bernardini. Molti di loro hanno vissuto il periodo della guerra, quando la povertà e la soffe renza accompagnavano le giornate insieme al terrore dei bombardamenti.

Il 25 maggio 1996, c’è stata la ceri monia di intestazione della scuola elementare all’insegnante Iolanda Ciuffini Bernardini. Prima del 1947 la scuola elementare si trovava alla Vittoria, in seguito fu tra sferita a casale Sterbini dove si poteva frequentare la classe prima, seconda e terza; le classi quarte e quinte invece, si dovevano frequentare nella zona di “Laghetto”.

PaceScuola rurale al laghetto aperta nei primi anni del 900

Ex scuola elementare Edificio

La maestra Loretta ha insegnato per molti anni nella scuola elementare di Pavona. Quando era ragazza abitava ad Albano e non conosceva Pavona. Nel nostro paese a quei tempi c’erano pochissime case, la via principale era via Casette, l’attuale Via del Mare, circondata da fossi. Per arrivare ad Albano non c’era Via Olivella, ma un piccolissimo viottolo che durante l’in verso si allagava ed era difficilissimo da percorrere. A Pavona non c’era una vera scuola, ma dopo la guerra comin ciò a popolarsi, i bambini aumentaro no così si formarono delle pluriclassi abbondanza numerose. C’era un’unica insegnante Iolanda Ciuffini Bernar dini che veniva da Roma, spesso si fer mava a Pavona per tutta la settimana e si occupava dei bambini di tutte le età. Nel 1957-58 la maestra Iolanda si ammalò e la maestra Loretta fu nominata sua supplente. Così per la prima volta venne a Pavona e si trovò davanti alunni poco più grandi di lei.

Le varie sedi della scuola elementarediPavona

La classe dove insegnava si trovava in una casa dove ora c’è il bar dello Sport, successivamente le aule furono situate nel vecchio casale dove ora c’è la tabaccheria e in varie palazzine di Via del Mare e di Via Cosenza. Le classi erano divise in femminili e maschili. Negli anni 70 molte classi si trasferi rono all’edificio Pace, sopra l’ufficio postale. Le classi cominciarono a diventare insufficienti allora si fecero i doppi turni. La nostra scuola elemen tare non c’era, anche se ne esistono le fondamenta che per moltissimi anni sono rimaste intatte come se fossero dei vecchi ruderi. La scuola di Via Torino è stata progettata più di qua ranta anni fa da un famoso architetto Sandro Benedetti, era un progetto all’avan guardia: le aule ottagonali, il grande atrio, la cupola e i lucernoni erano una vera no vità per quei tempi. Peccato che la scuola è stata costruita quando tale struttura non era più funzionale! Negli anni 80 finalmente è stata aperta la nostra scuola e non ci fu più bisogno di fare i doppi turni. Nel 1993 un gruppo di vandali entrò di notte nella scuola, accese un falò e la scuola prese fuoco.

22 Maestra di ieri

racconta la sua storia di bidella. Nata nel 1932 a Tavullia in provincia di Pesaro, è diventata bidella nel 1972 e ha fatto questo lavoro a Pavona per 27 anni con altre due col leghe: Egle e Ines. La scuola era divisa, le classi erano in 3 locali ed erano di sposte uno dove c’era l’ufficio postale, un altro dove c’è lady and child ed uno in via Napoli. C’erano due turni dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 12.30 alle 16.30.

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D’Anella Massimo Classe III elementare Anno scolastico 1971-72

I bambini andavano a scuola con una cartella di cartone di un unico colore. Il grembiule era obbligatorio, i maschi indossano il grembiule blu o nero con il fiocco bianco e le femmine il grem biule bianco con il fiocco blu. Non c’era una preside, ma c’era il direttore che si chiamava Laudadio Vittorio ed aveva il suo ufficio nelle scuole elementari di Cecchina. All’epoca c’era solo una maestra per ogni classe. La ricreazione si poteva fare davanti alla scuola, per strada, perché a quel tempo non passavano molte macchine e non c’erano pericoli.

DorianaTestimonianze

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Maestra di oggi Patrizia Ha frequentato la scuola elementare di Pavona negli anni 70, quando non c’era un vero edificio scolastico né per la scuola elementare né per quella media, ma le classi erano dislocate in vari punti del paese. Ha iniziato la prima elementare in un locale di Via del Mare e ha concluso il ciclo “nella scuola nuova” così chia mavano l’edifico Pace, dove ad oggi c’è l’ufficio postale. Lei ricorda ancora il nome di alcune maestre, ne ha avute molte, perché non c’era come ora che di solito ci accompagnano dalla prima alla quinta elementare. Ricorda la maestra Bianca, Amelia Iantaffi ila maestro Filippo Liberati e la maestra Loretta Indiveri con la quale ha poi lavorato quando è venuta ad inse gnare in questa scuola. La sua classe era abbastanza numerosa, avevano un solo insegnante, al quale davano del lei, due bidelle Doriana e Ines e il direttore didattico che si chiamava Vittorio Laudadio. Spesso facevano i doppi turni per il problema di aule, ai bambini non dispiaceva andare a scuola il pomeriggio, potevano dormi re di più e poi gli sembrava diversa la scuola a quell’ora insolita. Non c’era lo scuolabus, tutti gli alunni si recavano a scuola a piedi, lei partiva da casa con altri bambini e ogni giorno sperimen tavano percorsi nuovi e scorciatoie, certo non c’erano i pericoli che pur troppo ci sono oggi. A volte facevano delle gite, oggi uscite didattiche, e ricordo che Cerveteri era la tappa fissa delle quinte. La medicina scolastica era organizzata forse meglio di ora. Un gruppo di alunni di Oggi con la Maestra Paola e Patrizia Un gruppo di alunni di Ieri con la AmeliaMaestraIantaffi

25 Il 25 maggio 1996,c’è stata la cerimonia di intestazione della scuola elementare all’insegnante Iolanda Ciuffini Bernardini

GUERRA Il mistero dell’aereo caduto a Pavona

Guerra Misteri Bimotore caduto a sud di Pavona il 19 febbraio del 1944. Si tratta di una scoperta recente fatta da un appassionato di aerei che vive qui a Pavona. Lui è stato incaricato da una famiglia americana di scrivere la biografia di un loro antenato, che fu pilota durante la seconda guerra mondiale e morì il 19 febbraio del 1944 precipitando con il suo aereo qui nel territorio di Pavona, è caduto precisamente vicino a Villa Contarini, che originariamente era un convento, poi acquistato dall’ingegner Conta rini, ora di proprietà del comune di Albano Laziale. Lui pilotava il B-25, ma oltre al suo aereo ce ne sono stati altri due che sono precipitati in questo territorio durante la Seconda guerra mondiale, dei due però solo uno ha una data certa che risale al 19 luglio del 1943, perché il signore che ha par lato di questo aereo ricorda che era il giorno del devastante bombardamen to su Roma e l’aeroporto di Ciampino.

Aereo Mc.202 a Ciampino Aerei B-25 in volo

Il testimone afferma che l’aereo era un caccia italiano Macchia MC.202 ed è caduto dentro un laghetto in zona Monte Savello. Da testimonian ze, alcuni aviatori del bombardiere caduto sul Monte Savello, vennero presi di mira mentre scendevano con il paracadute dopo aver abbandonato l’aereo che cadeva, dagli artiglieri tedeschi con cannoncini da 20 mm, nessun aviatore si salvò. Questo è stato un crimine di guerra, e i crimini di guerra non vanno in prescrizione.

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28 con mitragliatori ad ogni angolo e se condo il suo racconto l’aereo sarebbe crollato li. Un’altra abitante dice che lo sbarco avvenne a Nettuno dove c’è il cimitero americano. Gli americani marciarono verso Roma attraverso la via Nettunense dove sono stati ritro vati moltissimi reperti bellici. Il padre di questa signora anche lui durante gli scavi per le fondamenta della sua abitazione ha rinvenuto bossoli ed altri reperti bellici. Per contro, chi commesse il crimine, difficilmente oggi è ancora in vita, ed in più il crimine venne commes so da più persone, quindi impossibile risalire a chi si macchiò di questo crimine di guerra. Però, vista la gravità dell’episodio, forse questa ricerca meriterebbe di essere unapollificioperpilotilabombardamenti,adintornidioggigrottadaanchequestocacciapezzitarinifrafondamentadurantediPavona.nellasiaPrivitera,tato,soloDell’altroapprofondita.aereosiipotizzailluogodov’èprecipieraunSt.PilVittoriochesipensacadutosullaferroviazonadellastazionediSecondoiraccontialcuniabitantidiPavonalacostruzionedellediun’abitazioneViaTarantoeVillaConsonostatiritrovatideidilamieradiquestomilitare,ilpadredicittadinogliraccontòchedurantelaSeconguerramondiale,nelladellavillacheancoraèpresentesulterritorioPavona,gliabitantideilanotteandavanoripararsiperpauradeiiqualiconteladeiparacadutideicifacevanolelenzuolailletti.Nellatorrettadel“LaVittoria“c’erapostazionefissatedescaTestimonianze, il rifuggio a Villa Contarini bombardamentie

29 Documento USAAF di perdita di un aereo in territorio nemico

Pavona oggi Pavona oggi è un centro abitato molto unito e multietnico con però numerose problematicità come: il degrado, la trascuratez za da parte delle istituzioni e la sottovalutazione della criminalità, ma soprattutto uno dei problemi più grandi nota a tutti gli abitanti di Pavona, come la nostra frazione sia quotidianamente paralizzata dal traffico causato sia dalla chiu sura per ben 23 volte del passag gio a livello, sia dalla presenza di un’unica arteria principale “la Via del Mare”. Tutt’oggi nel nostro

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31 territorio non esiste un decoroso centro cittadino, non esiste una pubblica piazza quale luogo di in contro e “cuore” della vita sociale. Piazza Berlinguer infatti da anni versa nel degrado. Villa Contari no rappresenta il fiore all’occhiello di Pavona anche lei dopo anni di restauro è ricaduta nel degrado. Pavona ad oggi ha bisogno di numerose iniziative per riportarla al vecchio splendore.

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