Rivista il Gobetti

Page 33

Come uno specchio La Luna vista da Ludovico Ariosto: l’episodio di Astolfo di Pierluigi Niro Va E ’episodio dell’Orlando Furioso “Astolfo sulla Luna” è uno dei più celebri del poema ariostesco e può essere considerato a buon titolo il punto di massimo sviluppo letterario di un tema trasversale dell’opera: la riflessione del poeta sulla vanità dei desideri degli uomini e sulla loro ricerca infinita e indefinita di oggetti che si rivelano delusori. Il paladino Astolfo, che quasi per caso si ritrova sulla Luna guidato da Giovanni il Battista, è incaricato di recuperare il senno di Orlando, perduto in seguito alla sua pazzia amorosa, dovuta alla passione non ricambiata per Angelica, la donna oggetto della quêste che coinvolge i protagonisti del Furioso fin dal primo canto. La lettura simbolica di questo avvenimento rileva nel personaggio di Angelica la rappresentazione personificata delle cose ricercate dagli uomini che, incapaci di realizzare i loro desideri e di raggiungere i loro obiettivi “terreni”, impazziscono e perdono il senno. E sulla Luna Astolfo scopre un enorme vallone dove si trovano tutte le cose che, per colpa del tempo, della Fortuna o degli errori sono state perse dagli uomini sulla Terra. La rassegna allegorica degli oggetti perduti costituisce una laica affermazione della vanità di tutte le cose e di tutti i desideri degli uomini (che si integra con quella religiosa, contenuta nell’Ecclesiaste: “vanitas vanitatum et omnia vanitas”) per cui la perdita di senno si configura come “perdita primaria”, poiché

con esso viene a mancare l’elemento cardine del pensiero umano che si abbandona, così come Orlando, a una follia totale. Le ottave 69 – 86 del canto XXXIV immergono il lettore in un’atmosfera fantastica: con toni fiabeschi, lontani sia dalla tradizione epica del poema cavalleresco sia dalla sacralità tipica della descrizione letteraria dei viaggi ultramondani, la Luna è presentata come uno specchio della Terra (“come un acciar che non ha macchia alcuna”), di uguali dimensioni e con Astolfo sulla Luna, incisione di Gustave Doré all’interno fiumi, laghi, per l’edizione illustrata dell’Orlando Furioso campagne, città e castelli. Essa non è il “totalmente altro” caratteristico della visio- co contempla con distacco la piccolezne religiosa medievale o la perfetta sfe- za delle aspirazioni umane e il velo di ra celeste descritta dal sistema aristo- ipocrisia e di falsità che le ricopre. Patelico tolemaico, ma la manifestazio- radossalmente la descrizione della ne sensibile del processo di strania- Luna è più realistica, nonostante l’atmento tipico del poema: la Luna è mosfera fiabesca, di quella del castello complementare alla Terra, in quanto di Atlante, il mago che rinchiude in contiene tutto ciò che in essa si è per- un evanescente mondo di sogni alcuduto, o meglio è la rappresentazione ni personaggi, nonostante questa sua della Terra stessa vista da una prospet- dimora si trovi sulla Terra. La prigiotiva diversa, infinitamente lontana ed nia dell’uomo in un mondo effimero estranea nello spazio e nel tempo, dal- è molto più vicino a noi (poiché prela quale il poeta con sguardo ironico, sente sulla Terra), dunque, dell’effetdisincantato e forse anche malinconi- tiva realtà, rappresentata dall’enorme 33


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.