Lo spazio architettonico come estensione dello spazio naturale. Floating houses nel Parco Laguna Vol

t HE SIS a r c h i t e c t u r e

LUIGI CASTELLANO architect | engineer

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II

SCUOLA POLITECNICA E DELLE SCIENZE DI BASE DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE E AMBIENTALE CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA EDILE/ARCHITETTURA

TESI DI LAUREA in Architettura e Composizione Architettonica

LO SPAZIO ARCHITETTONICO COME ESTENSIONE DELLO SPAZIO NATURALE

FLOATING HOUSES

NEL PARCO LAGUNA VOLTURNO

RELATORE: PROF.SSA ARCH. F. BRUNI

CANDIDATO: LUIGI CASTELLANO MATR. N52/298

CORRELATORI: PROF. ING. F. POLVERINO PHD STUDENT ING. M. ASTONE RECENSORE: PROF.SSA ARCH. M. STANGANELLI

ANNO ACCADEMICO 2019/2020

ad un grande sognatore nelle vesti di un piccolo uomo, a mio nonno

INDICE _ABSTRACT

6

1.

Uomo/Natura. Un tema contemporaneo

8

2.

Architettura/Natura. Topos e archetipo

10

2.1.

Topos

11

2.1.1. Organicismo: Frank Lloyd Wright

11

2.1.2.

Esternità: la Farnsworth house

13

2.1.3.

Compenetrazione: la Casa de vidro

13

2.2.

Archetipo

14

2.2.1.

La Capanna

15

2.2.2.

La Caverna

17

2.2.3.

Il Recinto

19

2.2.4.

La Torre

21

3.

Architettura/acqua. Floating houses

23

4.

Un progetto per il Parco Laguna Volturno

29

4.1.

Vivere l’acqua. La genesi del masterplan

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4.2.

Il principio e la fine del filo

32

4.2.1.

Il rudere/l’infopoint

33

4.2.2.

La scultura

35

4.3.

Il bordo

35

4.4.

L’arcipelago artificiale

36

4.5.

La casa/ovvero il nido per l’uomo

36

4.5.1.

La casa torre

40

4.5.2.

La casa recinto

45

4.5.3.

La casa capanna

47

_CONCLUSIONI

50

BIBLIOGRAFIA

51

ALLEGATI

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_ABSTRACT Io vorrei che gli architetti, e non solo gli studenti, prendessero la matita per disegnare una pianta, una foglia, esprimere lo spirito di un albero, l’armonia di una conchiglia, la formazione delle nuvole, il gioco così ricco delle onde che si distendono sulla sabbia per scoprire le espressioni successive di una forza interna. Che la mano, con dietro la testa, si appassioni a questa indagine intima. Come arricchire le proprie forze creative? Non abbonandosi a delle riviste di architettura, ma partendo alla scoperta del dominio insondabile delle ricchezze della natura, là è veramente la lezione per l’architettura; la grazia anzitutto, sì quella leggerezza, quella esattezza, quella realtà indiscutibile delle combinazioni, delle armoniose generazioni, delle quali la natura ci offre lo spettacolo in ogni cosa, dall’interno, all’esterno: la serena perfezione: piante, animali, alberi, luoghi, mari, pianure e montagne, perfino la perfetta armonia delle catastrofi naturali, dei cataclismi geologici. Aprite gli occhi! Darsi così appassionatamente allo studio delle ragioni delle cose che l’architettura sì trovi a diventarne la spontanea conseguenza.

(Le Corbusier, 1936)

Viviamo in un’epoca dai forti contrasti in cui, finalmente, sulla naturale scia di tensione evolutiva dell’uomo, stanno mutando alcuni punti di vista. Il periodo è fertile affinché attecchiscano le radici di una nuova idea di tempo libero, che prenda sempre più le distanze dal fenomeno corrosivo del turismo di massa, a favore di una fruizione più attenta e consapevole dell’ambiente naturale.

A partire dalla considerazione che l’uomo abita i luoghi solo se si riconosce in essi, altrimenti unicamente li consuma, il lavoro di tesi vuole porre l’attenzione su un nuovo e diverso modo di abitare, che metta al centro la relazione tra cosmo, uomo e architettura e, mediante il quale, dunque, l’individuo riesca a riappropriarsi della natura per osservarla dal suo interno.

Lo studio si propone di analizzare alcune delle manifestazioni architettoniche che, nel tempo, ha assunto il tema dell’abitare nella natura, indagandone articolazioni spaziali e tipologiche, fino alle realizzazioni contemporanee che vedono maggiormente sviluppata questa attitudine.

Le osservazioni desunte dallo studio degli esempi, unitamente ad un approfondimento sul binomio architettura/acqua e all’attenzione per la progettazione di spazi pensati per l’uomo e il contesto faunistico, saranno poi applicati al caso studio del Parco Laguna Volturno. Area a vocazione turistico-naturalistica, è caratterizzata dalla presenza di numerosi laghi artificiali di diversa dimensione, derivanti da ex cave di sabbia abusive abbandonate; facente parte del comune di Castel volturno, è compresa tra il fiume Volturno, a nord, e il canale dei Regi Lagni, a sud. In questo particolare ambito naturalistico e di rinascita, si proverà a dare risposta ad un’esigenza contemporanea attraverso la sperimentazione progettuale relativa ad un insediamento abitativo diffuso

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sul territorio ed inserito entro un progetto di parco naturale, perseguendo l’ideale di architettura che non occupi semplicemente i luoghi, ma che si occupi di essi.

La progettazione muoverà dal disegno del parco su grande scala, fino alla definizione delle singole unità abitative, per le quali sarà approfondita la progettazione dello spazio in relazione alla luce e ai materiali che lo conformano, attraverso forme architettoniche semplici, rielaborazioni di forme arcaiche, irriducibili e contraddistinte dall’utilizzo di materiali naturali quali il legno, simbolo di economicità e sostenibilità.

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1. Uomo/Natura. Un tema contemporaneo L’uomo scalza la natura, la fa a pezzi, la contrasta, la combatte, vi s’insedia. Opera primordiale e magnifica! l’ha sempre fatto, e così s’è costruito case e città. L’ordine umano, geometrico vi regna, vi ha sempre regnato, ha subito le impronte delle grandi civiltà, ha lasciato quelle pietre miliari che fanno la nostra fierezza e ci restano di perpetuo ammonimento.

(Le Corbusier, 1967)

1 - Snow Storm: Steam-Boat off a Harbour's Mouth, William Turner, 1842

Come natura nasce l’uomo. Vive a lungo esclusivamente di istinto, esattamente come le altre specie animali, sviluppando nel tempo la sfera cognitiva e, con essa, la capacità di pensiero. All’alba della coscienza l’uomo si desta alla vita dei sensi, osserva il mondo con l’occhio fisico e il raziocinio sopisce le facoltà chiaroveggenti.

«Ho sempre rimpianto di non essere saggio come il giorno che venni alla luce» scrisse Henry David Thoreau nel suo “Walden ovvero vita nei boschi”. La condizione del bambino è quella di chi non ha ancora sviluppato la propria ragione, vive secondo le leggi istintuali della natura, e può essere paragonata a quella primigenia delle popolazioni primitive. Il modo per acquisire questa saggezza perduta è, secondo Thoreau, la simbiosi con la vita selvaggia, che lo porterà a vivere per due anni in una capanna fra i boschi, costruita con le sue mani, sulle rive del lago di Walden, vivendo frugalmente e dedicando gran parte del suo tempo alla contemplazione dei grandi spazi aperti. «Talvolta […] sedevo sulla soglia della capanna, dall’alba al tramonto, rapito in fantasticherie, tra i pini e i noci americani […] in solitudine e silenzio […] mentre gli uccelli cantavano attorno […]» (ibidem). Il grido radicale, utopistico e velleitario rivolto ai suoi contemporanei voleva dimostrare che si vive più felicemente e vicini alla verità allontanandosi dalla frenetica corsa al benessere materiale.

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Da protagonista in integrazione simbiotica con la natura, nel corso dei millenni l’uomo ne diventa distaccato e miope spettatore, inconsapevole, sul piano della coscienza collettiva, di quello che è stato un cambio di ruolo lento e graduale, soggetto tuttavia ad una rapida accelerazione innescata dal progresso scientifico e tecnologico.

L’uomo ha così relegato la natura in uno spazio recintato al di fuori di sé, come una realtà opposta da dominare. Dimentichiamo di essere noi stessi quella realtà: una natura che nel compiacere la sua intenzionalità istintiva produce artificio. La perdita di questa consapevolezza genera un binomio natura/artificio inverso e unilaterale dove il secondo membro prevale sul primo e il senso del sublime kantiano si dissolve definitivamente a favore del senso di smarrimento e sradicamento dell’uomo moderno; questo artificio diviene una sorta di “seconda natura” in cui oggi è sempre più difficile per l’uomo riconoscersi: un nemico-altro che bisogna di nuovo assoggettare.

Alcuni studi neuro-scientifici1 hanno documentato il netto miglioramento delle condizioni psicofisiche, e dunque della qualità di vita, delle persone che abitano in un contesto naturale, elencando gli effetti positivi dell’ambiente sulla mente umana. Il forte valore terapeutico del vivere a stretto contatto con la natura deriverebbe dal profondo legame dell’uomo con il ricordo archetipico del paesaggio naturale incorrotto, fungendo da parametro inconscio e metro di giudizio istintivo per la valutazione dei luoghi.

La pandemia da Covid-19 è solo l’ultimo sintomo di una relazione malata che necessita di una cura tempestiva. In una realtà in cui il surriscaldamento globale minaccia quotidianamente la biodiversità e la sopravvivenza delle specie, è fondamentale riscoprire il legame intrinseco che connette uomo e natura allo scopo di promuovere una consapevole tutela e salvaguardia degli ecosistemi, ridefinendo i pesi di un rapporto che ad oggi risulta troppo sbilanciato.

1

Come si legge ne L’empatia degli spazi. Architettura e neuroscienze, di Harry Mallgrave.

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2. Architettura/Natura. Topos e archetipo Sentivo una grande necessità di visitare luoghi deserti, montagne, di ristabilire un rapporto fisico con il cosmo, unico ambiente reale, proprio perché non è misurabile, né prevedibile, né controllabile, né conoscibile… mi pareva che se si voleva riconquistare qualche cosa bisognasse cominciare a riconquistare i gesti microscopici, le azioni elementari, il senso della propria posizione.

(Sottsass, s.d.)

2 - Metafore, Ettore Sottsass, 1972-79

A partire da una coincidenza originaria, architettura e natura si scontrano in un perenne conflitto2 in cui ambo le parti cercano infaticabilmente di prendere il sopravvento: come i fronti opposti in una battaglia campale, non riconoscono l’altra fazione perché nulla dell’una pare esserci nell’altra. Hanno smarrito la memoria della propria condizione di organi essenziali per la vita di un corpo unico.

L’uomo abita i luoghi solo se si riconosce in essi, altrimenti unicamente li consuma, ne corrode l’essenza eradicandoli di significato. La riconoscibilità oltrepassa la “percezione distratta” arrivando direttamente all’inconscio ed eludendo così il senso di straniamento che si avrebbe di fronte all’incomprensibile e all’inconsueto. (Riciputo, 2014) Sorge spontanea una domanda: è forse necessario affidarsi al modo di fare architettura del passato?

Probabilmente, più che di un ritorno al passato, sarebbe auspicabile un ritorno alle radici dell’architettura: non come regressione e negazione del progresso dei giorni nostri, quanto come propensione al futuro utopico in cui ambiente e uomo, natura e artificio siano nuovamente in equilibrio tra loro.

I paragrafi che seguono si propongono di porre l’accento su alcune architetture che indagano queste tematiche ricercandone la sintesi estrema. Si leggerà prima di casi che si contraddistinguono principalmente per il rapporto con il luogo in cui sorgono poi, in seguito, si analizzeranno le manifestazioni degli archetipi architettonici nella produzione degli architetti moderni.

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Franco Purini ritrova la coincidenza originaria nelle grotte, nelle capanne derivate, e non solo per i materiali, degli alberi; dalla posizione isolata come struttura insediativa ma anche come “archetipo” che tiene assieme i concetti di territorialità controllata, di ascesa, di possibilità di proteggersi ma anche di offendere. Luogo e progetto (Purini, 1976)

10

2.1. Topos In Metafore, Sottsass ricostruisce un’essenzialità fatta di spago e di stoffa.

L’architettura si smaterializza e dissolve nel topos, un luogo che si definisce nel reale e nella mente delle persone non solo come elemento fisico o costruito, ma invece come un insieme intessuto di relazioni o, ancora, diviene paesaggio. Sul piano semantico non può scindersi la fisicità del luogo dalla sua spiritualità. Emerge in tutta la sua forza il vuoto assordante, contenuto emotivo dell’opera, ciò che viene definito genius loci: lo spirito del luogo. Il genius loci è quell’opposto con cui convergere affinché l’uomo finalmente possa abitare3.

Alcuni tra i maestri dell’architettura moderna e contemporanea hanno fatto delle loro opere architettoniche luoghi, sintesi di forma e spirito, definizioni spaziali che si pongono nel punto baricentrico del rapporto natura/artificio, proponendo soluzioni compositive talvolta molto diverse tra loro.

2.1.1. Organicismo: Frank Lloyd Wright Così ambiente ed edificio sono una cosa sola; piantare gli alberi nel terreno che circonda l’edificio, quanto arredare l’edificio stesso, acquistano un’importanza nuova, poiché divengono elementi in armonia con lo spazio interno nel quale si vive.

Il luogo (la costruzione, l’arredamento) - ed anche la decorazione, e anche gli alberi - tutto diviene una cosa sola nell’architettura organica ... sintesi nella quale confluiscono tutti gli aspetti dell’abitare, e si pongono in armonia con l’ambiente.

(Wright, 1963)

3 - Robie House, Frank Lloyd Wright, 1908-10

Massimo esponente americano dell’architettura organica, Frank Lloyd Wright permea tutta la sua produzione architettonica della ricerca all’unità di uomo, natura e spazio architettonico.

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Come afferma Christian Norberg-Schulz in Genius Loci. Paesaggio Ambiente Architettura, 1979.

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Come Aristotele scrive in Parti degli animali: la natura produce gli organi in relazione alla funzione, e non la funzione in relazione agli organi. Con l’architettura organica l’edificio diviene un organo che espleta una funzione ed è profondamente interconnesso con l’intero e complesso organismo naturale.

Fin dalle prime Prairie Houses è evidente il carattere innovativo del suo pensiero: l’esaltazione delle linee orizzontali degli edifici, le basse proporzioni, i grandi aggetti e i tetti dall’inclinazione dolce si relazionano direttamente al topos della sterminata prateria americana che circonda Chicago; lo spazio interno della casa dialoga con l’esterno e con il verde mediante ampie superfici trasparenti e la continuità dei materiali; il camino – evoluzione dell’archetipo focolare – è spesso l’invariante del sistema compositivo: perno formale della casa, elemento simbolico attorno al quale la famiglia si riunisce. Lo spazio interno, a misura d’uomo e nella forma della pianta aperta, perde i connotati delle scatole/stanze nella scatola/casa: si riducono al minimo indispensabile le pareti divisorie, creando un ambiente in cui aria, luce e visuale permeano l’insieme di un senso di unità.

Wright recupera i modelli dell’architettura tradizionale americana e li reinterpreta, utilizzando tecnologie e materiali nuovi. La Robie House, massima espressione del ciclo delle Praire Houses, diviene simbolo stesso dell’abitazione ideale dell’uomo nel libero spazio delle praterie.

Sviluppando gli stessi principi e da un’attenta lettura del luogo di intervento, Wright realizza la Fallingwater House, capolavoro indiscusso di architettura organica.

Il camino centrale è ancora fulcro della composizione ed elemento generatore degli spazi satellite.

L’armonia sostanziale tra uomo e natura è assoluta. La casa costituisce un sistema in equilibrio tra spazio costruito e spazio naturale attraverso l’integrazione degli elementi artificiali con quelli naturali del luogo. Ogni elemento fa parte di un unico organismo architettonico, in cui la logica compositiva si basa sul saldo rapporto con l'ambiente circostante: l'asimmetricità dei corpi e lo slittamento dei volumi riflettono e al contempo esaltano l'organico disordine proprio della natura e del luogo stesso.

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2.1.2. Esternità: la Farnsworth house La Farnsworth House progettata da Mies Van der Rohe in vetro e acciaio, a differenza del caso precedente in cui l’architettura si integra al contesto ponendosi quasi in analogia con esso, presenta invece un carattere distintivo: la casa ideata dall’architetto tedesco è un chiaro prodotto artificiale, generato dall’intenzionalità umana che però riesce a comunicare efficacemente con l’ambiente naturale. L’uso di pareti vetrate apre l’interno verso l’esterno, limitando l’opacità alle sole superfici orizzontali, in un rapporto quasi osmotico con l’ambiente. All’interno Mies applica il concetto di open space, un grande spazio versatile che si adatta alle diverse esigenze e lascia lo sguardo libero di estendersi. Dovremmo cercare di portare la natura, le case e l'essere umano ad una superiore unità aveva detto l’architetto, che concepisce l’opera come uno spazio dentro-fuori: indipendente ma che si intreccia con la natura.

I piani orizzontali della casa rievocano i diversi livelli del sito, come una sorta di rima poetica dell'architettura, non dissimile dalle terrazze orizzontali sul banco roccioso progettate da Wright nella sua Fallingwater o dai grandi aggetti delle Prairie Houses.

2.1.3. Compenetrazione: la Casa de vidro La Casa de vidro, progettata e realizzata in Brasile da Lina Bo Bardi, è un’opera paradigmatica del razionalismo artistico del paese. La casa è radicata al terreno attraverso i pieni volumi del piano terra e protratta verso l’alto con un parallelepipedo vetrato sospeso su esili colonne che quasi si confondono con la foresta circostante. È evidente come la riflessione sul rapporto peso/leggerezza sia predominante in questa architettura.

Il vuoto centrale consente alla vegetazione del luogo di entrare nella pianta razionalista dell’abitazione, ricercando in qualche modo un’intima integrazione

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con essa. L’interno si apre completamente verso la rigogliosa natura tropicale, suggerendo una spontanea estroflessione dello spazio da dentro a fuori.

2.2. Archetipo La natura aveva imitato l’arte con il suo ingegno; aveva infatti costruito con la viva pomice e il tenero tufo un arco non costruito ma nato.

(Ovidio, 8 sec d.C.) La risposta alla ricorrente sproporzione e massificazione dell’abitare contemporaneo esiste e può esprimersi con due parole: “abitare minimo”.

Questa espressione rievoca istantaneamente l’immagine archetipica della casa: un piccolo volume con poche aperture costruito in risposta al fabbisogno immediato dell’uomo dove essenzialità e intimità divengono punti cardine di questo modo di pensare di abitare il paesaggio.

L’origine tipologica dell’abitare minimo si può riscontrare nelle architetture vernacolari sparse sul territorio italiano, dal bivacco al trullo, forme di architettura spontanea ed essenziale.

Con diversi presupposti, nei primi decenni del Novecento, i principi del razionalismo architettonico, riferiti alla ricerca dell’existenzminimum, pongono le basi per la progettazione su una misura biologica e sociale dell’abitare. L’uomo diviene unità di misura dei propri spazi.

La presenza dell’uomo nel paesaggio deve oggi saper creare uno spazio che non occupi, ma che si occupi del luogo; uno spazio che allo stesso tempo sia architettura e territorio. (Ferrara, 2018) Al nostro concetto di topos è strettamente legato il giudizio estetico che esprimiamo riguardo una forma architettonica; emblematica in questo senso è l’idea topologica che abbiamo della casa. Riconosciamo in una architettura il topos della casa e immediatamente associamo a questa immagine le nostre sensazioni rassicuranti. Il comfort visivo che ne deriva determina la propensione ad accettare anche riduzioni formali in favore dell’onestà concettuale del costruito, per cui ad orpelli e superfetazioni preferiamo un minimalismo visivo. (Scarpellini, 2018) L’archetipo altro non è che una trasposizione materiale di un’idea, di un topos, che più o meno consapevolmente sappiamo di possedere da sempre. Esso è dunque forma e funzione, fatto dall’uomo per l’uomo. La riconoscibilità non altera l’identità dei luoghi, ma ne esalta le potenzialità riconnettendo l’individuale al globale.

(Riciputo, 2014) Lo scrittore e filosofo italiano Andrea Tagliapietra scrive: «Lo spazio si pensa, i luoghi si abitano. Lo spazio si attraversa, nei luoghi si sosta. Lo spazio è l'astratto, il luogo il concreto. Tuttavia, il luogo non è solo uno spazio determinato, particolare, definito da coordinate precise. Il luogo è qualcosa che ha a che fare con

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la memoria, con le emozioni e con il desiderio. Come la città calviniana di Ersilia, i luoghi sono una trama intessuta di rapporti. I luoghi stanno alla storia vissuta, come lo spazio sta al tempo cronometrato. Perciò, mentre i luoghi si riconoscono - si odiano e si amano -, gli spazi semplicemente si misurano. Ne consegue che i luoghi siano, in prevalenza, figure della differenza e della qualità, gli spazi dell'uniformità e della quantità. Nel luogo domina il significato originario del raccogliere e del riunire, nello spazio quello dell'intervallo e, quindi, della separazione, del confine e del conflitto. Ma se anche, per legge, posso farti spazio o negartelo, è solo nel luogo che ti posso accogliere. È solo qui, dunque, che l’ospitalità può aver luogo.»

Nel corso della storia, diverse sono state le declinazioni formali degli archetipi architettonici che, come punti di riferimento iconici, hanno costituito le basi di progettazione per alcuni tra i maestri dell’architettura.

2.2.1. La Capanna La petite cabane rustique, così come l’aveva definita l’abate francese MarcAntoine Laugier nel suo Essai sur l’architecture, è l’archetipo della prima casa.

Due secoli più tardi, Le Corbusier ne ripropone le fattezze formali e concettuali nel suo Cabanòn.

Il Cabanòn di Le Corbusier, è un’architettura intima ed introversa, fatta di tronchi e organizzata come la cabina di una nave. Si configura come un minimum architettonico irriducibile; un cubo che in soli 14 metri quadrati contiene tutto il necessario. È la razionale evoluzione della capanna primitiva, realizzata per sua moglie sulla collina rocciosa che guarda il mare a Roquebrune-Cap-Martin, in Costa Azzurra.

A un uomo in vacanza – diceva Le Corbusier – non serve molto più di un letto, i servizi, un tetto e la vista del sole che si riflette sul mare.

Disegnò il suo Cabanòn tenendo conto del Modulor: il principio geometrico della sezione aurea con l’attento studio delle misure e comportamenti dell’uomo nel corso della giornata. Gli arredi multifunzione, la geometria 15

antropometrica dello spazio, configurano la machine à habiter tanto cara al maestro: il letto occulta i cassetti dell’armadio, il supporto del lavandino funge da elemento di separazione dello spazio, uno sgabello è anche scala per il ripostiglio superiore.

L’unico vuoto centrale costituisce il fulcro distributivo intorno al quale si dispongono in maniera centripeta le diverse zone funzionali. Anche le aperture sono essenziali: tre finestre quadrate rivolte verso un’emergenza rocciosa e verso il litorale monacense, e due fessure funzionali per una aerazione ottimale degli interni.

Capanna archetipica, seppur declinata diversamente in forma e funzione, è ancora la Cappella nel bosco di Asplund, nel Cimitero Foresta a sud di Stoccolma. La struttura in legno dal disegno marcatamente classico si inserisce nel contesto boschivo con estrema delicatezza; le colonne rastremate che sorreggono il tetto pieno riproducono la vegetazione circostante. La sensazione è quasi che essa sia nata in quel luogo, insieme agli alti alberi che la circondano.

Infine, la Cabina da spiaggia, progettata da Luigi Cosenza per la VI Triennale di Milano, ribalta i canoni morfologici delle tradizionali cabine da spiaggia; si inserisce nel filone della ricerca progettuale sul rinnovamento in senso moderno del linguaggio architettonico, rielaborando gli elementi della composizione alla luce delle nuove tecnologie e dei temi rivoluzionari corbusiani. È un’architettura effimera e ripetibile, completamente smontabile, in cui emergono tutti i temi dell’abitare novecenteschi e preponderante appare l’inclusività dello spazio esterno.

Quest’opera porta in sé, come un gene, la codificazione della capanna preistorica a cui Cosenza guarda non con l’obiettivo di ricercare l’archetipo architettonico – forma primaria e primigenia – bensì i valori fondamentali delle costruzioni realizzate dall’uomo, autonomamente e secondo le sue forze produttive. La cabina da spiaggia incarna la ricerca di questa antica giovinezza del fare architettonico, ponendosi come sintesi tra principio costruttivo,

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esigenze tecniche di assemblaggio, necessità funzionali e configurazione formale.

2.2.2. La Caverna

4 - Endless House, Frederick Kiesler

Endless House è un’opera concettuale di architettura di Frederick Kiesler, perfetta declinazione della caverna archetipica. Ispirato dal corpo umano l’architetto ricerca il confine tra l’uomo e l’architettura ma sembra non trovarlo.

Considerando l’architettura estensione stessa dell’uomo, Kiesler cercò di progettare spazi che risonassero con la realtà fisica del corpo. A guidare la sua opera è nondimeno la convinzione che uomo e natura non siano entità separate, ma contigue.

La casa, dal disegno biomorfico, non presenta discontinuità tra pareti, soffitti e pavimenti e si presenta come chiaro manifesto del suo pensiero anticonformista.

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La casa organica nasce con l’idea di creare uno spazio adatto per l’uomo. La sua origine è la natura. Simile al grembo materno, alle origini dell’uomo, che all’inizio viveva nelle caverne senza modificare l’ambiente; simile ad un igloo e alle braccia di una madre che è intenta a coccolare il suo bambino.

(Senosiain, s.d.)

Non molti decenni dopo la Endless House di Kiesler, l’architetto Javier Senosiain realizza in Messico la sua Organic House, molto simile nell’elaborazione concettuale a quella del suo predecessore.

Il richiamo allo spazio naturale della caverna è quanto mai evidente.

Nella maggior parte dei progetti –afferma Senosiain– cerchiamo di far fluire lo spazio, vogliamo che esso si adatti all’essere umano a seconda delle attività e segua i movimenti naturali del corpo.

L’abitazione, ispirata al guscio di arachidi, si sviluppa interamente sotto le dune verdi della collina su una superficie di circa 175 metri quadrati. La casa è progettata assecondando la morfologia del terreno, che fa anche da isolamento per l’interno; i muri diventano sedie e tavoli, dal pavimento emergono divani, i lavamani sono piccole cascate e i tetti sono ampi giardini. Nonostante si tratti di un’architettura ipogea, la casa risulta molto illuminata grazie alla presenza di aperture curve e la ventilazione interna è garantita dalle forme aerodinamiche dell’abitazione.

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2.2.3. Il Recinto Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.

(Calvino, 1972) Per definizione lo spazio del recinto è uno spazio circoscritto e chiuso da elementi ben visibili di delimitazione e di protezione. L’atto di recingere un luogo nasce dalla necessità dell’uomo di sicurezza, protezione e intimità, e comporta la schietta demarcazione tra un dentro e un fuori; il finito dello spazio interno dall’infinito della natura.

Costruendo un muro, un recinto chiuso – intorno a sé, l’uomo sottrae una porzione di spazio allo spazio ostile della Natura, la fa propria, la pone sotto il proprio incontrastato dominio. (…) L’architettura a recinto è all’origine della civiltà ed è antica quanto l’uomo.

(Di Domenico, 1998) Escludendo e sottraendo lo spazio all’ambiente naturale si genera una rottura nel rapporto di continuità tra l’uomo e la natura, perdendosene la diretta relazione. Di conseguenza, si innesca un meccanismo nell’uomo che lo conduce a ricercare nello spazio interno della casa una riconnessione con quello esterno: nascono così frammenti di spazio aperto.

Nella storia dell’architettura l’archetipo del recinto trova le sue più svariate declinazioni, rappresentando spunto progettuale per nuove architetture moderne e contemporanee.

Immediato è il richiamo al recinto frammentato nel Padiglione Barcellona di Mies Van der Rohe. Qui il recinto definisce il luogo e gli conferisce una propria identità; spezzato in elementi che dilatano lo spazio e stanno in diretta relazione con la corte. Seppure a tratti, l’interno comunica direttamente con l’esterno.

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Si pensi anche alle opere di Luis Barragán, come la Fontana degli amanti a Città del Messico. I muri frammentati, come delle quinte sceniche, circoscrivono lo spazio della fontana e lasciano intravedere al visitatore scorci di paesaggio. La sensualità dei colori, dei materiali e della luce contraddistinguono tutta la produzione artistica dell’architetto messicano, il cui impegno nel campo dell’architettura è considerato un atto sublime di immaginazione poetica.

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2.2.4. La Torre

La Bruder Klaus Chapel di Peter Zumthor svetta come un menhir nella pianeggiante campagna tedesca, senza un apparente legame con il paesaggio circostante. Un landmark che invita al raccoglimento e alla meditazione, i cui materiali e processo costruttivo sono i veri elementi di profonda connessione con il luogo. Gli inerti del calcestruzzo utilizzato per il getto dell’involucro provengono da un vicino fiume; così come i tronchi utilizzati per modellare lo spazio interno della cappella provengono dai boschi circostanti.

Lo schizzo progettuale di una tenda/capanna e il processo costruttivo rappresentano i due fattori conformanti l’edificio, in cui natura e architettura, spirito e materia si dissolvono l’uno nell’altro. Zumthor dà vita ad uno spazio multisensoriale, un’architettura atmosferica, finendo con l’enumerare nove princìpi o condizioni progettuali con cui il suo lavoro tende a interagire per realizzare simili “atmosfere” nello spazio architettonico: «Il corpo dell’architettura, la consonanza dei materiali, il suono dello spazio, la temperatura dello spazio, gli oggetti che ci circondano, la condizione tra calma e seduzione, la tensione tra interno e esterno, i gradi dell’intimità, la luce sulle cose». La delocazione e lo svuotamento, lavorando sulla materia del vuoto, possono diventare così tecnica di costruzione dello spazio come atmosfera, di disegno delle emozioni. (Bocchi, 2015) C’è un aspetto che accomuna tutte queste architetture – al di là delle radici archetipiche – ed è la dimensione umana ed emotiva dello spazio architettonico.

Dal funzionalismo razionalista di Le Corbusier, fino allo spiritualismo di Zumthor, passando per il less is more di Mies, il romanticismo poetico di Barragán, l’organicismo di Senosiain, si legge sotto diversi aspetti una persistente tensione tra materiale e immateriale, tra interno ed esterno, tra mente e corpo, in uno spazio progettato dall’uomo per l’uomo.

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È questa dimensione umana ed emotiva dell’architettura, unitamente agli aspetti topologici dell’archetipo casa, ad essere indispensabile motivo ispiratore del momento progettuale. Lo spazio architettonico ha una profonda responsabilità ontologica nei riguardi della psiche umana e del paesaggio naturale incorrotto, come elemento di guarigione e arricchimento.

La forma è davvero uno scopo? Non è piuttosto il risultato del processo del dare forma? Non è il processo essenziale? Una piccola modifica delle condizioni non ha come conseguenza un altro risultato? Un'altra forma? Io non mi oppongo alla forma, ma soltanto alla forma come scopo. Lo faccio sulla base di una serie di esperienze e di convinzioni da queste derivate. La forma come scopo porta sempre al formalismo.

(Mies van der Rohe, s.d.)

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3. Architettura/acqua. Floating houses Seppur in diverse forme, il binomio architettura/acqua è sempre stato di fondamentale importanza. L’acqua è l’elemento indispensabile alla vita e per questo ha influenzato da sempre l’architettura in termini di forma e, soprattutto, configurazione del tessuto insediativo. Basti pensare che quasi tutti gli insediamenti abitativi dell’antichità, e non solo, sono realizzati in prossimità della costa o dei corsi d’acqua, di laghi o pozzi. Il fiume non è più mero elemento paesaggistico, ma si fa catalizzatore dei processi costitutivi della città e della società che vi è alla base. (Gallo, 2020) Che fosse per il commercio o per l’approvvigionamento idrico, l’acqua sembra essere uno degli elementi cardine dell’architettura, senza la quale non c’è vita e dunque non c’è abitabilità. Se l’architettura non è abitabile perde la sua connotazione sostanziale e diventa vuoto involucro, conchiglia senza mollusco, scultura senza significato.

Con lo sviluppo della tecnica è stato possibile allentare questo rapporto viscerale e naturale con l’elemento essenziale alla vita; resta però un indissolubile legame istintivo tra l’animale e la sua fonte. Un’attrazione invisibile porta l’uomo ad avvicinarsi alle sponde di un lago o a quelle di un corso d’acqua; quando cammina per la città, lo richiama verso la costa del mare. L’acqua seduce lo spirito dell’uomo-animale rievocando il bisogno archetipico alla vita e alla scoperta. L’uomo è gazzella che si abbevera alla fonte; è l’esploratore che cerca nuovi mondi.

Più o meno consapevolmente, l’architettura segue i bisogni dell’uomo e come una seconda pelle gli si adatta. Si sta oggi riscoprendo il confine tra il suolo e l’acqua come una soglia e non un margine. L’impulso a spingersi oltre la riva4 impone di valicare un limite e progettare architetture non solo in prossimità, ma sull’acqua. L’architettura galleggiante costituisce, per sua natura, la messa in atto di una tensione. (ibidem) Costruire sull’acqua sposta, o estende, la trama delle relazioni dalla solida dimensione urbana ad una dimensione diversa: fluida, in continuo mutamento. Se da una parte, dunque, l’acqua è lo specchio della condizione contemporanea che ci vede parte di una società liquida5, in perpetua evoluzione, abitante di un pianeta anch’esso instabile, dall’altra è luogo di sperimentazione nella ricerca di un nuovo punto di incontro tra uomo, architettura e natura.

Di seguito saranno illustrate una serie di architetture che, in modo molto diverso e con presupposti differenti, si sono relazionate alla materia fluida. Ciascun progetto genera sensazioni inconsuete, parlando direttamente all’animo dell’osservatore, sollecita diverse corde dell’emozione e dell’intelletto.

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A&A 46/2020 Oltre la riva – The shore and beyond Chi scrive usa l’aggettivo “liquida” legato al sostantivo “società” riferendosi all’espressione coniata dal sociologo Zygmunt Bauman ad indicare “la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza” – Z. Bauman, Voglia di comunità, Roma, Laterza, 2001 5

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5 - Il Teatro del Mondo, Aldo Rossi

Aldo Rossi utilizza la superficie fluida come mezzo su cui far muovere il suo archetipo galleggiante del Teatro del mondo, architettura effimera che diventa strumento di indagine del rapporto figura/sfondo, cambiando di significato al variare della scena su cui si staglia. Il teatro del mondo è un attore che si relaziona agli altri personaggi della città e del paesaggio riadattando di volta in volta il suo carattere. Così come il luogo dell’opera è in continuo movimento, non poteva diversamente essere il tempo: limitato, evanescente, indefinito. Con questo esperimento, Aldo Rossi scorpora il significato di riferimento da quello di monumento, da lui stesso adottato nella sua architettura della città. Se, per lo più, si può affermare la coincidenza dei due concetti, Rossi nel caso specifico priva il suo teatro della pretesa di contenere in sé la componente che genera il riconoscimento di una comunità nel suo edificio, incorporando invece l’ingrediente della temporaneità che è insieme strutturale – attiene quindi alla vita dell’edificio molto ridotta – e geografica – riguarda cioè il suo essere ubicato in luoghi diversi di volta in volta. Ciò nonostante, quest’architettura galleggiante contiene in sé l’aspetto della singolarità: si distingue e relazione con sfondi sempre diversi, cambiando essa stessa significato e arricchendo il nuovo contesto in cui ogni volta si immette senza sostanzialmente modificarne il senso6.

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Il senso con cui viene usato il termine “riferimento” deriva da quello che Lynch assume nella sua Immagine della città, in cui individua nella singolarità dell’oggetto, nel rapporto figurasfondo, nella scala con cui si relazione agli elementi, nello zoom ampio del paesaggio e in quello più stretto degli edifici immediatamente prossimi e, infine, nella sua ubicazione, i caratteri principali attraverso cui un progettista può produrre, appunto, “riferimenti” nel contesto urbano.

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6 - The Floating Piers, Christo

Nella sua installazione artistica The Floating Piers, Christo disegna sul lago d’Iseo una rete di pontili galleggianti aperta al libero transito pedonale. Ad affascinare di quest’opera è il suo carattere di attraversamento precario, la sensazione di poter camminare sull’acqua, in un contesto in cui l’elemento fluido diventa nuovo suolo su cui tracciare percorsi. La capacità di creare nuove e impensabili connessioni, nuovi punti di vista e scorci sul paesaggio, è la grande forza di questa installazione.

7 - Mercato galleggiante, Vietnam meridionale

Nel Vietnam meridionale, l’acqua diventa spazio collettivo. Grazie all’abbondanza dei corsi d’acqua che formano l’immenso delta del Mekong, i fiumi entrano a far parte della vita degli abitanti molto profondamente. Costituiscono veri e propri fulcri di

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aggregazione nonché grandi autostrade naturali. Tutti possiedono una barca e vendere o acquistare merci direttamente sul fiume diventa talvolta il metodo più semplice e veloce per svolgere tali attività. Qui esiste uno dei mercati galleggianti più grandi dell’Asia. L’acqua è vista come il suolo delle relazioni – anche commerciali – in grado di non essere più solo uno spazio da attraversare, ma un luogo dello stare7.

8 - Locandina apertura di un cinema galleggiante sulla Senna, Parigi

In seguito alle normative sul distanziamento sociale, dovute all’epidemia da Covid-19, la Senna a Parigi diventa spazio per il tempo libero. L’acqua accoglie l’attività effimera di cinema galleggiante, spostando sul fiume delle funzioni finora ospitate sulla terra ferma, consentendo ai fruitori un’esperienza del fiume e della città assolutamente inedita. Allo stesso modo, il Parkipelago di Copenaghen, propone strutture galleggianti migranti, il cui uso si fonda sul principio di non permanenza, che ne consente la massima duttilità e versatilità. L’aggregazione delle isole artificiali secondo le funzioni previste dà a questo progetto un forte carattere di adattamento.

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Nelle accezioni di spazio e di luogo già riportate nel capitolo 2 e mutuate dal filosofo e scrittore italiano Andrea Tagliapietra

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9 - Parkipelago, Copenaghen

In ognuno di questi esempi si evidenzia la capacità nell’utilizzo della risorsa idrica di trovare risoluzione alla congestione e, quindi, alla densità delle città, proponendo un modo alternativo di vivere le relazioni sociali nel tentativo di realizzare una comunione tra architettura e cosmo che per definizione confliggono.

Fino a questo momento sono state brevemente illustrate alcune delle funzioni che l’acqua ha assunto in determinate condizioni: da superficie fluida del movimento, a suolo su cui tracciare delle connessioni, fino a spazio collettivo, quasi urbano. Tuttavia, in alcuni contesti, l’acqua diviene ancora luogo in cui abitare, assumendo altresì un significato diverso.

10 - Isola di Ada Medjica, Belgrado

A Belgrado, più precisamente sull’isola di Ada Medjica, qualcuno ha costruito la sua prima struttura galleggiante per il tempo libero, installando una zattera su dei barili vuoti di petrolio. Oggi quest’isola non ha popolazione residente ma ospita circa un centinaio di palafitte e più di duecento case galleggianti di massimo 25 metri quadri, tutte auto-costruite prevalentemente in legno e lamiera. L’acqua in questo contesto

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diventa per gli abitanti di Belgrado luogo in cui abitare nel tempo libero del fine settimana, elemento di riconnessione con l’ambiente naturale, allontanandosi dalla città. Questo è inoltre il luogo dove sviluppare, entro certi limiti e regole, la propria creatività, mediante l’auto-costruzione di quelli che si configurano come dei rifugi in cui nascondersi dalla fugacità del tempo che la vita quotidiana nella città impone.

L’architettura spontanea offre qui una condizione di estrema varietà tipologica e cromatica delle abitazioni che sembrano divenire parte integrante dell’ambiente naturale, nonostante l’architettura sia di per sé in conflitto con esso.

11 - Quartiere galleggiante di Schoonship, Amsterdam

A differenza del caso precedente, dove il contesto è quello naturale e l’architettura è spontanea, ad Amsterdam, nel quartiere galleggiante di Schoonship, cambiano le condizioni. Il contesto è senza dubbio quello urbano e l’architettura spontanea lascia il posto ad una logica pianificata. L’acqua dei canali qui diventa superficie urbana su cui la città si espande, conquistando un nuovo spazio abitativo, depressurizzando il centro urbano sia in termini di consumo di suolo che in termini di inquinamento.

Come mostrato, l’acqua assume nuovi significati e nuove funzioni a seconda delle condizioni e del contesto, come manifesto della sua essenza: prende la forma che le viene data.

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4. Un progetto per il Parco Laguna Volturno

12 - Vista aerea Parco Laguna Volturno (CE)

Il lavoro di tesi, partendo dalla volontà di approfondire lo studio di un particolare modo di abitare che ponga al centro la relazione tra architettura uomo e natura, approda ad una sperimentazione progettuale relativa al Parco Laguna Volturno. Attualmente esiste in questa zona una serie frammentaria di attività imprenditoriali di carattere turisticoricettivo; idee diverse, dall’agriturismo al resort, passando per il glamping, unite sotto il nome di Ecoparco del Mediterraneo.

Facente parte del comune di Castel volturno, nel casertano, situata tra il fiume Volturno e i Regi Lagni, quest’area si caratterizza fortemente per la presenza di decine di laghi artificiali derivanti da ex cave di sabbia abusive abbandonate. Castel volturno non ha mai avuto un piano regolatore, tant’è che la crescita e la cementificazione senza regole della fascia costiera hanno portato in pochi anni al collasso e abbandono di ampie zone di territorio, sottraendo alla popolazione preziose risorse ambientali e paesaggistiche.

Nel 2018 è stato finalmente approvato il preliminare di piano nel quale si riporta il masterplan di tutta la fascia costiera e, più in particolare, una sezione riguardante proprio il Parco Laguna Volturno. Nel preliminare di piano si presenta la strategia di riqualificazione di un’area situata a poche centinaia di metri dal mare e che, da un’attenta analisi territoriale, risulta evidentemente organizzata per fasce parallele alla costa. La fascia comprendente i laghi si pone come transizione tra quella densamente costruita a ridosso della costa e il grande piano dei campi agricoli. È un’area dai forti contrasti: l’azione antropica ha definito un paesaggio che è apparentemente naturale ma che in realtà è fortemente artificiale e sta ri-naturalizzandosi.

I laghi di acqua dolce sono alimentati da una falda a pochi metri dal piano di campagna e occupano complessivamente un’area di cento ettari mentre, oltre quattrocento ettari, sono terreni pianeggianti in larga parte ancora incontaminati. Le sponde stanno

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lentamente naturalizzandosi e l’area ospita numerose specie animali e vegetali, ripopolandosi soprattutto di una grande varietà di uccelli. Da simbolo della speculazione edilizia degli anni ’80 e ’90 i laghi rappresentano oggi un’importante risorsa naturalistica e paesaggistica, costituendo un habitat originale ed unico per la Campania e l’Italia. Per i motivi anzidetti, nelle previsioni di area vasta, l’area tra il Volturno e i Regi Lagni è campita in parte come “corridoio ecologico da formare e potenziare” ed in parte come “fascia costiera e dunale a frammentazione ecosistemica da riqualificare e riconnettere”. Nel PUC questa particolare area è destinata a diventare il volano per un nuovo turismo ecologico, con la realizzazione di hotel galleggianti, aree naturalistico faunistiche protette, spazi per il benessere.

Non lontano dalla sponda di uno dei laghi, sorge il rudere di una preesistenza caratterizzato da un tetto con ampie falde spioventi ed un corpo estruso voltato di ingresso. Allo stato attuale il rudere si configura come un’architettura quasi completamente riconquistata dalla vegetazione, dove il rapporto natura/artificio è quello romantico della rovina.

13 - Il rudere della preesistenza

Questo particolare contesto di rinascita si è ritenuto adatto alla sperimentazione progettuale oggetto di tesi, provando a sviluppare l’impianto unitario di un insediamento abitativo che si presenti come un’alternativa temporanea al vivere nella città, riconnettendo l’abitante allo spazio naturale e facendo del contatto diretto con la natura il fulcro della composizione spaziale. L’area offre l’opportunità di sperimentare un modo di abitare intimo in stretta relazione con la natura dando lo spunto per proporre un progetto che impieghi l’acqua, superficie sottratta dall’abusivismo, come nuovo suolo, restituendogli una identità nuova.

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4.1. Vivere l’acqua. La genesi del masterplan Nel Parco Laguna Volturno, i laghi più a nord sono ancora intoccati dalla mano imprenditoriale ed è proprio su alcuni di quei laghi che si è individuato il perimetro dell’area di intervento.

14 - schemi compositivi masterplan

Definito il sistema dei laghi, si sono individuati gli accessi e i margini dell’area. Con l’inspessimento dei bordi corrispondenti alle sponde adiacenti si è voluto sottolineare il confine tra la materia solida e quella fluida, configurando un luogo dello stare che permetta di vivere integralmente le sponde dei laghi a diretto contatto con l’acqua. Si è quindi scelto di legare i quattro laghi maggiori con un filo unico che si configurasse come una lunga promenade e che attraversando tutto il parco, offra scorci di paesaggio sempre diversi. Dei moli si protendono poi dalle sponde, attraversano il filo principale e lo riconnettono ad esse. Lungo il percorso si sviluppano le unità abitative che, come le folies nel Parc de la Villette, diventano episodi successivi di un racconto unico. In fine, accelerando il processo naturale già in corso, si è deciso di procedere ad una riforestazione intensiva delle sponde, contribuendo alla formazione di un habitat ricco per la grande varietà di fauna che sta ripopolando l’area. Le operazioni appena descritte definiscono una sovrapposizione di layers i quali, dunque, configurano il masterplan finale del progetto: punti, linee e superfici.

15 - Masterplan di progetto

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Il filo principale, dal percorso sinuoso tipico dei corsi d’acqua, si rettifica secondo le tangenti, tenendo conto di alcuni parallelismi con il disegno del bordo e della forza di attrazione dei moli verso le sponde. Il percorso diviene spina dorsale che regge tutto il progetto. Sullo specchio d’acqua galleggia un arcipelago artificiale per il tempo libero e lo sport, e grazie alla sua estrema versatilità può adattarsi ad una serie disparata di attività.

Fondamentale elemento conformatore del progetto, non meno importante dell’elemento fluido, è stato il tempo. Nel sistema dei lunghi percorsi, categoricamente non carrabili, si è perseguita una dilatazione temporale che consentisse di esperire dei luoghi in maniera più autentica.

4.2. Il principio e la fine del filo

Il principio e la fine del percorso principale individuano due punti cardine del disegno.

Il rudere della preesistenza è punto di partenza di un percorso che trova il suo culmine in una scultura metallica la quale, come fuoco prospettico alla fine del cammino, fa da cornice allo scorcio incontaminato di paesaggio retrostante. Il filo diventa così elemento di collegamento tra passato e presente, espediente progettuale per ristabilire l’equilibrio nel rapporto natura/artificio.

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4.2.1. Il rudere/l’infopoint

16 - schemi compositivi

Il rudere assume la nuova identità di punto informazioni per la gestione del parco, delle richieste di affitto o acquisto delle abitazioni e per la gestione delle attività collettive previste mediante l’utilizzo di isole artificiali variamente aggregabili.

Riproponendo l’inclinazione delle falde nel piccolo volume dell’infopoint, si è progettata un’architettura che al piano terra, quasi interamente vetrata, si contrappone al recinto pieno costituito dal rudere stesso. Il volume ex-novo è calato all’interno della rovina esistente senza mai toccarla, preservando lateralmente l’attuale condizione di spazio aperto riconquistato dalla vegetazione.

17 - Piante rudere/infopoint - piano terra (sinistra), primo piano (destra)

Per l’assenza dell’elemento di copertura, il muro perimetrale di tufo, che in passato cingeva degli spazi interni, diviene allora recinto che delimita uno spazio aperto. L’involucro assume dunque un significato nuovo e definisce uno spazio che si configura come filtro tra l’esterno e gli ambienti interni del nuovo infopoint, dove il contatto visivo con la vegetazione è continuo.

18 - Prospetti rudere/infopoint - sud (sinistra), nord (destra)

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19 - Prospetti rudere/infopoint - ovest (sinistra), est (destra)

Nonostante l’impiego di forme e materiali compatibili, la riconoscibilità del nuovo rispetto al vecchio è quanto mai evidente. Il volume superiore completamente pieno fluttua sulle pareti smaterializzate del piano terra ed emerge come un pannello scenografico dietro le pareti della rovina.

20 - Sezione rudere/infopoint

In sezione si legge chiaramente il rapporto tra i pieni e i vuoti e la costante connessione visiva tra il dentro e il fuori.

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4.2.2. La scultura

21 – Render della scultura

Una scultura di landart, riprendendo le opere di Volterra dello scultore italiano Mauro Staccioli, inquadra come un cannocchiale prospettico uno scorcio di paesaggio retrostante, proiettando l’osservatore verso il piccolo lago incontaminato che chiude l’intervento progettuale, monito alla riscoperta del paesaggio naturale incorrotto, della natura selvaggia. La scultura, che evidenzia il rapporto tra uomo, opera e ambiente, si cala nel paesaggio senza alterarlo, con l’intento, anzi, di suscitare delle emozioni, delle riflessioni in chi vi si imbatte.

Come un’opera in esposizione al museo, essa espone null’altro che il luogo in cui è immersa.

4.3. Il bordo

22 - Ingrandimento sul bordo

L’inspessimento del bordo sottolinea il confine tra l’elemento solido e quello fluido configurandosi come uno spazio della collettività, dello sport e del relax a diretto contatto con l’acqua. Il disegno a terra si articola seguendo le diverse funzioni rivestite: dal deck in legno, alle aree per il fitness all’aperto, fino agli spazi verdi. Il

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cammino ininterrotto che segue il profilo del bordo diventa una promenade che consente l’esperienza visiva dell’insediamento galleggiante, offrendo punti di vista sempre diversi.

Dal bordo, i moli che si proiettano sullo specchio d’acqua, hanno volutamente una lunghezza accentuata e consentono a chi vi cammina di prendere consapevolezza di essere passati da un elemento all’altro, dalla terra all’acqua. Anch’essi, evidentemente, diventano promenade nel progetto architettonico e nel paesaggio naturale. In riferimento all’immagine sovrastante, il molo centrale, più spesso dei laterali, si presenta come un percorso ritmato da una successione di portali i quali, definendo un tunnel prospettico verso il centro del lago, forniscono ad ogni passo scorci diversi di paesaggio.

4.4. L’arcipelago artificiale

23 - Schemi compositivi del sistema di isole artificiali

Sullo specchio d’acqua è sospeso un arcipelago disegnato in modo tale che le isole, da una configurazione più rarefatta, possano aggregarsi in un insieme compatto a seconda delle funzioni previste. Da spazio verde galleggiante, ospite della biodiversità, a cinema temporaneo, fino a palco per concerti e manifestazioni artistiche dal vivo. La versatilità di queste attrezzature deriva dal pensiero progettuale che ne è alla base: un elemento galleggiante in principio “neutro” rispetto alle funzioni specifiche da ospitare, consente diverse possibilità d’uso in funzione delle necessità collettive e abitative del contesto in cui si va ad inserire.

Come già realizzato nel Parkipelago di Copenaghen, le isole sono generalmente realizzate con le tradizionali tecniche della costruzione di barche in legno, integrando nel sistema di elementi lignei il volume per la piantumazione degli alberi.

4.5. La casa/ovvero il nido per l’uomo I riferimenti progettuali illustrati nel secondo e terzo capitolo di questo testo, in modo diverso, hanno influenzato le scelte compositive, e non solo, del presente lavoro, indirizzandone da principio la sensibilità. Hanno costituito spunti intellettuali per l’elaborazione di spazi e, dunque, di architetture.

Fermo restando il valore referenziale di tali esempi, nell’approccio alla definizione delle unità abitative del progetto di tesi, ha avuto un peso importante il contesto

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naturalistico in cui si inserisce l’area di intervento. Con l’obiettivo di tutelare e incentivare lo sviluppo della biodiversità consentendo una pacifica coesistenza e condivisione dell’habitat tra uomo e le altre specie animali, le ricerche su tale tematica hanno restituito inconsueti esempi progettuali e concettuali.

24 - Animal Wall di Gitta Gschwendtner, Regno Unito

L’Animal Wall è parte di un muro lungo cinquanta metri che corre lungo il margine di un insediamento residenziale di mille nuovi appartamenti in Cardiff Bay, separandolo dal lungofiume adiacente. Concepito da una designer londinese, l’opera ospita circa mille nidi - volutamente in numero corrispondente ai nuovi appartamenti - per differenti specie di uccelli e volatili in genere. Il muro, che diventa casa degli animali, trascende il confine tra pubblico e privato, con gli uccelli liberi di volare tra le due aree. Lo scopo è quanto mai evidente: combattere lo spopolamento della fauna selvatica dovuto alle dilaganti opere di urbanizzazione ricercando un punto di incontro, una più pacifica integrazione tra le specie.

La sopravvivenza di molte specie di uccelli è in pericolo e il loro numero è in calo a causa di una serie di ragioni: dall’inquinamento, alla perdita di aree per la riproduzione, fino alla mancanza di cibo, mentre i loro habitat tradizionali vengono inghiottiti per le esigenze umane. Possiamo allora iniziare a progettare architetture che non siano abitabili solo per noi, ma anche per gli uccelli?

Questo, è il quanto mai attuale quesito che l’illustratore danese Frits Ahlefeldt si pone, e al quale fornisce una risposta provocatoria rappresentando la sua idea di Biodiversity House.

Ispirato dalle cosiddette bird cliffs, letteralmente “scogliere degli uccelli”, che lungo molte linee 25 - Biodiversity House, Frits Ahlefeldt costiere definiscono il confine tra il mare e la

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terra, immagina un’architettura che ridefinisce le sue forme ricavando sui prospetti spazi, mensole, cavità dove gli uccelli possano nidificare accanto agli ambienti dell’uomo.

Da qui, si è insediata l’idea di disegnare, nel contesto così particolare del Parco Laguna Volturno, una casa che fosse pensata internamente per l’uomo ed esternamente per gli animali – nel caso specifico, soprattutto per la ricca varietà di uccelli presenti sul territorio - perseguendo l’ideale della coesistenza e condivisione dell’habitat nonché la tutela e sviluppo della biodiversità.

26 - La torre, il recinto, la capanna

Partendo, dunque, da questa solida base di riferimento, con la volontà di ricercare una sintesi tra il tema dell’abitare e i concetti di architettura effimera e biodiversità, si è proceduto alla progettazione di tre tipologie abitative che rielaborano alcuni degli archetipi architettonici restituendogli nuovi significati. La torre e il recinto definiscono l’impianto stabile dell’insediamento mentre, la capanna, rompe lo schema della ripetizione inserendosi come modulo mutevole che l’abitante può personalizzare in termini di volumetria aperture e materiali.

27 – Concept: il tronco, il nido per l’uomo, il nido per gli uccelli

Lo schema concettuale scava nel tronco il nido per l’uomo, riconducendolo al significato primigenio di rifugio, e lo connota quale elemento di coesistenza con il nido per gli uccelli. L’uomo, dunque l’architettura, si inserisce nell’habitat naturale senza alterarne gli equilibri, promuovendo invece attorno a sé lo sviluppo della biodiversità.

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28 - Schemi compositivi della casa torre

Sul piano compositivo la corteccia si dirada negli elementi verticali che costituiscono la superficie di dialogo tra dentro e fuori della casa torre. Una piattaforma galleggiante costituisce la base su cui si radica il volume dell’abitazione.

Ai lati della piattaforma, come se emergesse dall’acqua, si eleva un sistema di canne di bambù che, riproducendo una tipica vegetazione delle sponde lacustri, si configura sia come elemento che scherma la casa dalle altre, sia come casa per gli uccelli: ricavando i nidi nelle canne di maggiore spessore. Da tre, dei quattro prospetti, sporgono elementi di appoggio per la fauna volatile, mutuati dalle torri di avvistamento tipiche del birdwatching, mentre il quarto prospetto è una livingwall che fa della casa polo attrattore per varie specie di animali, perseguendo l’ideale di tutela e sviluppo della biodiversità. Non in ultimo, le superfici sommerse della piattaforma galleggiante, col tempo sviluppano un ecosistema che diventa nutrimento per pesci e piccoli molluschi, rendendo l’architettura a tutti gli effetti un organismo vivente.

29 - Schemi compositivi della casa recinto

Allo stesso modo della tipologia appena illustrata, si è ottenuta la casa recinto. A parte la configurazione formale, presenta come unica variazione la posizione della living-wall, che dalla parete sale in copertura e diventa tetto verde estensivo.

30 - Schemi compositivi della casa capanna

In fine, la genesi della terza tipologia, parte dall’archetipo architettonico della capanna, sul quale si è eseguita un’operazione di scala che ha interessato una delle due metà simmetriche, ottenendo un modulo da tenere o sottrarre a seconda delle esigenze dell’abitante. Questa tipologia restituisce, dunque, al destinatario ultimo dell’architettura, il potere di conformare il suo spazio.

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31- Zone funzionali delle unità abitative

Tutte le tipologie sono state progettate internamente prestando particolare attenzione alla definizione di uno spazio architettonico fluido e facilmente riadattabile alle esigenze di chi lo abita.

4.5.1. La casa torre

32 - Piante casa torre: Piano terra, primo piano, secondo piano

La casa torre si sviluppa su tre livelli, con un vuoto a doppia altezza che si eleva per i primi due e che si configura come un piccolo spazio aperto: un luogo scultoreo che permette alla luce e alla natura di entrare nella pianta della casa, divenendone parte integrante. Si accede all’abitazione lateralmente, mediante un ingresso strombato rivestito di materiale metallico, dando la sensazione a chi entra di varcare la soglia di una tana, un rifugio, uno spazio intimo e protetto: un nido. Mentre al pian terreno ci sono gli ambienti della cucina, il livello intermedio ospita la zona giorno vera e propria. Qui lo spazio assume un doppio significato: la parete frontale completamente apribile è posta in continuità con il vuoto sulla parete posteriore, configurando uno spazio interno che in questo modo diviene anche una sorta di spazio esterno. L’ultimo livello

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ospita invece la zona notte; anche qui la parete frontale è vetrata ed interamente apribile, garantendo una diretta connessione con il lago all’esterno.

Il deck esterno si articola su tre livelli, con un’area verde da coltivare eventualmente ad orto. L’area più in alto è quella destinata al fire-pit, operazione che porta il focolare domestico fuori dalla casa offrendo una certa intimità nel vivere il lago. Ogni abitazione ha uno spazio dedicato all’ormeggio di kayak o stand-up-puddle, mezzi di spostamento privilegiati nel contesto del parco.

33 - Prospetti casa torre: sinistro, frontale, destro

Dai prospetti laterali, molto più chiusi di quello frontale, gli elementi lignei si diradano sulla facciata principale, consentendo da dentro una vista sul lago particolare: la sensazione è di trovarsi all’interno di un nido o un tronco.

34 - Prospetto posteriore casa torre: living-wall

Il quarto prospetto diventa elemento di attrazione per la fauna volatile locale, rivestendo un ruolo fondamentale nella definizione del carattere di organismo vivente della casa. Oltre a fornire nutrimento per insetti e piccoli uccelli, la parete verde diviene anche luogo in cui rifornirsi per il materiale da utilizzare nella costruzione dei nidi.

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Il living-wall è ottenuto mediante l’utilizzo di un doppio strato di feltro, nel quale si ricavano delle sacche per l’alloggiamento delle piante. Crescendo, le radici invadono il feltro naturalizzando l’intera facciata. La parete verde è supportata da una sottostruttura metallica, a sua volta ancorata alla parete portante in X-Lam. Il pannello in legno è protetto internamente ed esternamente da pannelli isolanti in sughero corkpan.

Il collegamento della parete in X-Lam con la piattaforma galleggiante avviene mediante alufoot, un profilo estruso di alluminio brevettato all’università di Padova, ancorato al pontone mediante un tirafondo annegato nel calcestruzzo.

La piattaforma galleggiante è un elemento prefabbricato – realizzato nel caso specifico dall’azienda Top Marine – costituito da blocchi di EPS inseriti in un “guscio” di calcestruzzo armato c40/50.

Questa struttura si ancora al fondo del lago mediante delle catene fissate a blocchi di calcestruzzo. (per i dettagli nella loro complessità si rimanda alle tavole 6_2 e 6_3 di questo lavoro di tesi).

36 - Sketch esemplificativo del sistema galleggiante

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35 - Dettaglio in scala 1:10 del living-wall

Si riportano di seguito i disegni delle sezioni che permettono di comprendere meglio l’articolazione spaziale degli interni e il rapporto con lo spazio esterno.

37 - Sezione A, casa torre

L’ingresso strombato immette al piano terra da cui partono le scale che salgono ai piani superiori. Le pedate sono intervallate da elementi verticali in legno, nei quali è evidente il richiamo al canneto del recinto sul deck esterno. All’ultimo livello, nella zona notte, dal soffitto scende una scala retrattile lignea che porta in copertura mediante una botola isolata rettangolare.

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38 - Sezione B, casa torre

Il vuoto a doppia altezza è via d’accesso privilegiata per la luce e la natura all’interno della pianta quadrata della casa. Al primo piano, aprendo le due pareti corrispondenti, si configura uno spazio dentro-fuori, dando quasi l’idea che la zona notte fluttui sul livello inferiore.

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4.5.2. La casa recinto

39 - Pianta piano terra, casa recinto

A differenza della tipologia precedente, la casa recinto si compone di un unico livello a pianta rettangolare, organizzato attorno ad un vuoto centrale che si configura come spazio scultoreo, in cui la luce naturale piove dell’alto. La fluidità dello spazio lungo tutto il perimetro impone la concentrazione nella fascia centrale di tutte le zone funzionali dell’abitazione.

40 - Prospetti casa recinto: frontale, destro

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41 - Prospetti casa recinto: sinistro, posteriore

I prospetti sono progettati alla stregua di quelli della casa torre, con l’unica differenza che questa volta gli elementi verticali si diradano nell’angolo in corrispondenza della zona giorno e il prospetto verde diviene il quinto: la copertura.

42 - Sezione A, casa recinto

Dalla sezione si legge chiaramente il vuoto centrale perno della composizione e la copertura rivestita con il sistema del verde estensivo. Peraltro, è evidente l’effetto percettivo che gli elementi lignei in facciata provocano guardando da dentro a fuori, dando la sensazione di trovarsi all’interno di un nido.

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4.5.3. La casa capanna

43 - Piante casa capanna - versione senza modulo aggiunto: piano terra, primo piano

44 - Piante casa capanna - versione con modulo aggiunto: piano terra, primo piano

Questa terza tipologia rompe lo schema insediativo e si presenta come un volume mutevole in cui può aggiungersi o sottrarsi un modulo, ampliando lo spazio interno a seconda delle necessità dell’abitante. A piano terra, una zona giorno a doppia altezza conduce, mediante una scala a pioli, alla zona notte situata sul soppalco.

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45 - Prospetti casa capanna: frontale, posteriore

46 - Prospetti casa capanna: sinistro, destro

I prospetti sono manifesto di un’architettura introversa, che si apre all’esterno quasi esclusivamente grazie alla grande vetrata sul prospetto frontale in corrispondenza della doppia altezza. Gli altri prospetti si aprono, invece, con piccole bucature, ad incorniciare scorci del paesaggio lacustre.

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47 - Sezione casa capanna - versione senza modulo aggiunto

48 - Sezione casa capanna - versione con modulo aggiunto

In sezione si evidenzia come varia la configurazione spaziale del piano terra sottraendo o aggiungendo un modulo. Inoltre, si legge chiaramente la vetrata che dal prospetto principale piega in copertura in corrispondenza della doppia altezza, configurandosi come un volume vuoto che interseca la capanna.

49

_CONCLUSIONI La sperimentazione progettuale illustrata dimostra che una soluzione contraltare all’abusivismo, nonché alternativa alla frammentazione di idee relative ad attività imprenditoriali a carattere turistico-recettivo, attualmente esistenti nel Parco Laguna Volturno, esiste ed è solo una delle possibili soluzioni. Ferma resta, tuttavia, la convinzione, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti, che sia necessario un ritorno alla natura, il che non significa svuotare le città, ma iniziare ad agire pensando all’urgenza di vivere in armonia con essa. In un mondo in cui i cambiamenti climatici, la desertificazione e le catastrofi naturali aumentano di frequenza, giorno dopo giorno, è necessario un tempestivo cambio di rotta; rallentare il tempo fino a ritornare alla condizione umana, riscoprire l’attenzione per le piccole cose, reinterpretando tramite esse i grandi temi generali. In tutto questo, l’architettura ha un peso considerevole: educare l’uomo ad abitare in maniera consapevole, costruirgli il senso di appartenenza ai luoghi attraverso la riconoscibilità. Imparare a riconoscersi in un luogo, significa sentirlo proprio, imparare a rispettarlo: abitare quel luogo, arricchendolo e non consumarlo, svuotandolo di significato. L’insediamento abitativo progettato, soprattutto sul piano degli spazi abitativi delle case, propone all’abitante un sovvertimento al vivere ordinario della quotidianità: lo conduce a diretto contatto con l’ambiente naturale, estirpando la “miopia sociale” con la quale l’uomo ha l’abitudine di guardare il mondo. L’uomo, dunque, si cala nel contesto e lo osserva dall’interno, ne capisce i meccanismi, ne assorbe il tempo lento. Partecipa della vita fluida del lago, condivide pacificamente l’habitat con le altre specie animali, riconoscendosi parte dello stesso ecosistema. Parte cosciente di un immenso organismo brulicante di vita.

Il rispetto per il proprio ambiente, non solo è il primo passo per intraprendere azioni consapevoli e finalmente adeguate rispetto alla catastrofica crisi che sta corrodendo il pianeta ma, nondimeno, risveglia una sopita sfera sensoriale dell’uomo: lo conduce a vivere un’esistenza più autentica, senza il filtro di nocivi costrutti artificiali che rinnegano le naturali radici dell’uomo-animale.

Se l’architettura è il mercante di luce per mendicanti di vista, di uno dei testi di Fabrizio De André, l’architetto è spacciatore di lenti che insegna l’uomo a vedere.

Non più ottico ma spacciatore di lenti per improvvisare occhi contenti, perché le pupille abituate a copiare inventino i mondi sui quali guardare.

(De André, 1971)

50

BIBLIOGRAFIA Bocchi, R., 2015. La materia del vuoto. Pordenone: Universalia.

Calvino, I., 1972. Le città invisibili. Torino: Einaudi.

De André, F., 1971. Un ottico. [Opera d'arte].

Di Domenico, G., 1998. L'idea di recinto. Roma: Officina Edizioni.

Ferrara, L., 2018. Artwave. [Online] Available at: https://www.artwave.it/architettura/urbanlandscape/abitare-minimoun-vecchio-modo-di-vivere-la-natura/ Gallo, A., 2020. Città in tensione - processi di appropriazione dell'acqua come luogo dello spazio pubblico. A&A - Oltre la riva, Issue 46.

Le Corbusier, 1936. [Intervista] 1936.

Le Corbusier, 1967. In: Urbanistica. Verona: Il saggiatore, p. 40.

Ovidio, 8 sec d.C.. Metamorfosi. s.l.:s.n.

Purini, F., 1976. Luogo e progetto. Roma: Magma.

Riciputo, A., 2014. testo_identità e/è progetto. Strumenti per un progetto in Iran. uTOPIA s.p.a..

Scarpellini, M., 2018. Scarpellini Architettura e Design. [Online] Available at: https://www.michelescarpellini.it/2018/08/archetipo-e-architettura/ Senosiain, J., s.d. [Intervista] s.d.

Sottsass, E., s.d. [Intervista] s.d.

Wright, F. L., 1963. Testamento. Torino: Einaudi.

51

ALLEGATI

52

Si s t emaL agh i

Mar gi n i n at u r al i

Mar gi n eI n f r as t r u t t u r al e

Vi abi l i t àpr i n c i pal e

Vi abi l i t às ec on dar i a

E di f i c i i n c ompi u t i /abban don at i

T r amac ampi agr i c ol i

Ru der e

Ru der i

Ser v i z i

Ru der e

St al l e

Ru der i

St al l e

Ru der i

1: 5000 E di f i c i r es i den z i al i

P er i met r az i on i del PUC P ar c oL agu n aVol t u r n o

St al l e

St al l e

Ar eeu r ban i z z at e E di f i c i i n c ompi u t i /abban don at i

Capan n on i

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CDLI ARCHI NI NGE GNE RI AE DI L E T E T T URA

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F L OAT I NG HOUS E S n el P ar c oL agu n aVol t u r n o

DAT O: CANDI

UI GIC AS T E L L ANO L N52000298

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AL UCES T ANGANE L L I PROF. ARCH. MARI

T AVOL A:

I NQUADRAME NT OT E RRI T ORI AL E

1

L ’ AGE NE SIDE L L I MPI ANT O Pu n t i

L i n ee

L agh i

I n di v i du az i on emar gi n i eac c es i

I n s pes s i men t obor di edi s egn odel f i l o

Ri c on n es s i on eal l es pon de

F ol i es

Ri f or es t az i on e

Su per i f i c i

1: 2000

L AGE NE SIDE LF I L O

T an gen t i

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P ar al l el e

T AVOL A:

MAST E RPL AN

2

I l r u der e

Pr os pet t oov es t

L as c at ol a

Pr os pet t os u d

pi en o/v u ot o

Pr os pet t on or d

L ’ i n f opoi n t

Pr os pet t oes t

Sez i on eAA

A

A

A

A

Pi an t aPT

Pi an t aPP

s c al a1: 100

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T AVOL A:

I LPRI NCI PI OEL AF I NE

3

I S T E MADE L L EI S OL E S

Ar eaf i t n es s Dec ki nl egn o2

R el axi n gn et

Ar eav er de2 Ar eav er de3

Sedu t e

Dec ki nl egn o1

Ar eav er de1

0

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5

10

20

50

T AVOL A:

I LBORDOEL EI S OL E

100

4

L ac o r t e c c i a L api at t af o r ma

Sez i on e1: 500

Pr os pet t of r on t al e

Pr os pet t odes t r o

I l r e c i n t o

Pr os pet t os i n i s t r o

Pi an t aPP

Pi an t aPS

L i v i n gWal l

Gl i appo ggi

Pi an t aPT

I n i di

s c al a1: 100

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T AVOL A:

L ACASAT ORRE

6_1

ONESEZI 1: 2000

1.

Ri v es t i men t ol i gn eoSL AT SYST E M -par k l e xs p.

8mm 2.

Cl i pdi f i s s aggi o 3.

Nas t r oi nE PDM 4.

Sot t os t r u t t u r ai nl egn odi s u ppor t oal r i v es t i men t i /i n t er c apedi n es p.

50mm 5.Dogh eE T HE RNO B AMBOO i nbamboot er moc ompr es s oec ar bon i z z at os p.

20mm 6.

Cl i pdi an c or aggi os i s t emaE as yCl i c k 7.Pr of i l odial l u mi n i os ot t os t r u t t u r adec k( 22x63x2) mm 8.

Man t oi mper meabi l es p.

3mm 9.

Mas s et t oc onpen den z a-s p. mi n i mo40mm 10.

T el odi c on t en i men t odel get t o 11.

P an n el l oi s ol an t ei ns u gh er oCORKP ANs p.

100mm 12.

Bar r i er aal v apor e 13.

P an n el l opor t an t ei nXL ams p.

140mm 14.

P an n el l oi s ol an t ei ns u gh er oCORKP ANs p.

50mm 15.

Ri v es t i men t ol i gn eos p.

15mm 16.

P an n el l oi s ol an t ei ns u gh er oCORKP ANs p.

60mm 17.

P an n el l opor t an t ei nXL ams p.

100mm 18.

Mat er i al epert agl i oac u s t i c o 19.

Nas t r at u r aes t er n adel l egi u n z i on i dei pan n el l i Xl am 20.An gol ar emet al l i c odigi u n z i on edeipan n el l ien as t r at u r aperl at en u t aal l ' ar i a 21.

P an n el l oi s ol an t ei ns u gh er oCORKP ANs p.

100mm 22.T as s el l operl ' an c or aggi omec c an i c odelpan n el l o i s ol an t e 23.Ser r amen t oi nac c i ai oF ORST E RUNI CO XS-v et r i c ondoppi ac amer ai s ol an t e 24.

Dav an z al ei n t er n oi nl egn o 25.

St r at oi mper meabi l ean t i r adi c es p.

7mm 26.Sot t os t r u t t u r amet al l i c ai nal l u mi n i o/i n t er c apedi n e s p.

40mm 27.

P an n el l i i nPVCes pan s os p.

15mm

1.Ri v es t i men t ol i gn eoSL AT SYST E M -par k l e x s p.

8mm 2.

Cl i pdi f i s s aggi o 3.

Nas t r oi nE PDM 4.Sot t os t r u t t u r ai nl egn odis u ppor t oalr i v es t i men t o/I n t er c apedi n es p.

50mm 5.

St r at oi mper meabi l ean t i r adi c es p.

7mm 6.

P an n el l opor t an t ei nXL ams p.

100mm 7.

St r at oi mper meabi l ean t i r adi c es p.

7mm 8.Sot t os t r u t t u r amet al l i c ai nal l u mi n i o/i n t er c apedi n es p.

40mm 9.

P an n el l i i nPVCes pan s os p.

15mm 10.

Geot es s u t oi npol i pr opi l en e 11.

T u bi di i r r i gaz i on ei npol i pr opi l en e 12.

F el t r oi npol i ammi der i n f or z at o 13.

Sac c adi f el t r operos pi t ar el av eget az i on e 14.St af f ai nal l u mi n i odian c or aggi opan n el l o Xl ams p.

5mm 15.

Gu ar n i z i on ei ngommaE PDM s p.

3mm 16.Pr of i l oes t r u s oi nal l u mi n i oAL UBE AM100 perl ' an c or aggi oal l abas edi par et i i nl egn o 17.Bar r af i l et t at aAL UF I XHDc onf u n z i on edi t i r af on doperAL UBE AM100, M16x400mm 18.

T er r en o 19.Geot es s u t oi npol i pr opi l en eDAKUST ABI L F I L T E Rs p.

1, 45mm 20.P an n el l ii npol i s t i r en ees pan s os i n t er i z z at o peri l dr en aggi odel l ' ac qu a-DAKUF SD20s p.

62mm 21.

Man t oi mper meabi l ean t i r adi c es p.

7mm 22.Dogh eE T HE RNO B AMBOO i nbamboo t er moc ompr es s oec ar bon i z z at os p.

20mm 23.

Cl i pdi an c or aggi os i s t emaE as yCl i c k 24.

Pr of i l odi al l u mi n i os ot t os t r u t t u r adec k( 22x 63x2)mm 25.Sot t os t r u t t u r apr i mar i ai nal l u mi n i o( 30x 50x3)mm 26.

Bl oc c odi E PS 27.

Cal c es t r u z z oar mat oC40/50, c l as s edi i mper meabi l i z z az i on e W6,c l as s e ambi en t al e XS2, r es i s t en z aal gel oXF 4 28.

Sc os s al i n amet al l i c a

OREPROSPETTO POSTERI 1: 100

Gu s c i odi c l s

Bl oc c h i di E PS

Bl oc c oc l s

28.

Geot es s u t oi npol i pr opi l en e 29.

T u bi di i r r i gaz i on ei npol i pr opi l en e 30.

F el t r oi npol i ammi der i n f or z at o 31.

Sac c adi f el t r operos pi t ar el av eget az i on e 32.

Su per f i c i edi f i n i t u r ai ngr ess p.

10mm 33.

P an n el l odi s u ppor t oi nc on gl omer at odi l egn os p.

40 mm 34.

E l emen t odi s u ppor t oi nac c i ai oz i n c at o-M16di al t ez z av ar i abi l e 35.

Dadodi r egol az i on e 36.

Bas ec i l i n dr i c a 37.

Mat er as s i n of on oas s or ben t e 38.

Mas s et t oal l egger i t os p.

60mm 39.

T el operi l c on t en i men t odel get t odel mas s et t o 40.

P an n el l oi ns u gh er oCORKP ANperi s ol amen t oac u s t i c oan t i c al pes t i os p.

20mm 41.

P an n el l opor t an t ei nXL ams p.

140mm 42.

P an n el l oi s ol an t ei ns u gh er oCORKP ANs p.

100mm 43.Sot t os t r u t t u r ai nl egn odis u ppor t oalr i v es t i men t o/ I n t er c apedi n es p.

50mm 44.

Ri v es t i men t oc ondogh el i gn ees p.

30mm 45.

Sc os s al i n amet al l i c a

An c or aggi

ODETTAGLI 1: 10

ODETTAGLI 1: 10

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T AVOL A:

L ACASAT ORRE

6_2

ONESEZI 1: 1000

A

B

A

PT

B

A

PP

B

PS

ONEBSEZI 1: 50

PARETEESTERNA:

1.

Ri v es t i men t ol i gn eos p.

15mm 2.

St r u t t u r aas i n gol aor di t u r al i gn ea(I n t er c ap.

60mm) r i empi t ac onpan n el l odi s u gh er oCORKP ANs p.

60mm 3.

P an n el l opor t an t ei nXL ams p.

120mm 4.

P an n el l oi s ol an t ei ns u gh er oCORKP ANs p.

100mm 5.

Sot t os t r u t t u r ai nl egn odi s u ppor t oal r i v es t i men t o/ I n t er c apedi n es p.

50mm 6.

Ri v es t i men t oc ondogh el i gn eev er t i c al i s p.

30mm OI NT E RME DI O: SOLAI

7.

P av i men t oi nl egn odu r os p.

15mm 8.

Mas s et t oal l egger i t os p.

60mm 9.

T el operi l c on t en i men t odel get t odel mas s et t o 10.P an n el l oi ns u gh er oCORKP ANperi s ol amen t oac u s t i c oan t i c al pes t i os p.

20mm 11.

P an n el l opor t an t ei nXL ams p.

140mm 12.

P an n el l oi ns u gh er oCORKP ANs p.

50mm 13.

Ri v es t i men t ol i gn eos p.

15mm 14.I n t el ai at u r ai nl egn odis u ppor t odelc on t r os of f i t t o c onel emen t ii nmat er i al er es i l i en t eperev i t ar et r as mi s s i on edi v i br az i on i

ODETTAGLI 1: 10

15.

T as s el l operl ' an c or aggi omec c an i c odel pan n el l oi s ol an t e 16.

An gol ar i met al l i c i di gi u n z i on edei pan n el l i en as t r at u r aperl at en u t aal l ' ar i a 17.

Nas t r at u r aes t er n adel l egi u n z i on i dei pan n el l i XL am 18.

Mat er i al epert agl i oac u s t i c o 19.

Bat t i s c opa

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ONEASEZI 1: 50

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T AVOL A:

L ACASAT ORRE

6_3

L ac o r t e c c i a L api at t af o r ma

Sez i on e-1: 500

Pr os pet t of r on t al e-1: 100

Pr os pet t odes t r o-1: 100

Pr os pet t opos t er i or e-1: 100

I l r e c i n t o

Pr os pet t os i n i s t r o-1: 100

Gl i appo ggi

Pi an t aPT-1: 100

A

I l t e t t ov e r de

A

Sez i on eAA-1: 50

I n i di

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T AVOL A:

L ACASARE CI NT O

7

Sez i on e-1: 500

MODULO DOPPI O

ARCHE T I PO L ’

AGGI UNT A L ’

API AT T AF ORMA L

Pr os pet t of r on t al e-1: 100

ASOT T RAZI ONE L

Pr os pet t opos t er i or e-1: 100

MODULO SI NGOL O Pr os pet t os i n i s t r o-1: 100

Pr os pet t odes t r o-1: 100

Sez i on eAA-1: 100

Pi an t aPT-1: 100

A

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Sez i on eAA-1: 100

Pi an t aPP-1: 100

A

Pi an t aPT-1: 100

A

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Pi an t aPP-1: 100

A

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RANCE S CA B RUNI PROF. ARCH. F

R E L AT OR I CO:

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