gigia

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Si baciarono come se non ci fossi. Mi schiarii la gola. — Ehi, ragazzi? Pensavo che soltanto gli adolescenti aspettassero la sera del ballo per pomiciare. — Scusa, amore — papà posò una mano sulla mia spalla: sembrava fredda, come fossi io a irradiare calore. — Sei assolutamente strepitosa. Spero che Balthazar si renda conto di quant'è fortunato. — Lo spero per lui — commentai, e li feci ridere. Sentivo che mamma e papà avrebbero voluto accompagnarmi al piano di sotto, ma con mio gran sollievo non lo fecero. Non era il caso di portare la sorveglianza troppo oltre. E poi, volevo tenermi qualche momento per me mentre scendevo e la gonna che tenevo per un lembo ondeggiava gradino dopo gradino. Fu un'occasione buona per convincermi che era tutto vero, non un sogno. Ai piani inferiori sentivo risate, chiacchiere e accenni di musica: il ballo era già iniziato, stavo facendo tardi. Sperai che Patrice avesse ragione riguardo al far aspettare i ragazzi. Nell'istante in cui entrai nell'aula magna illuminata dalle candele, Balthazar si voltò come se qualcosa lo avesse avvertito del mio arrivo. Mi bastò vedere i suoi occhi, Il modo in cui mi fissava, per capire che Patrice aveva assolutamente ragione. — Bianca — esclamò, avvicinandosi.


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