Strategia paesaggistica per l'invaso di Bilancino in Mugello.

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Scuola di Architettura Corso di Laurea Magistrale in Architettura del Paesaggio

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Valorizzazione sociale ed economica sostenibile dei bacini idrici artificiali.

Strategia paesaggistica per il bacino di Bilancino in Mugello.

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Relatore: Gabriele Paolinelli

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Candidato: Gianna Galgani

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Anno Accademico 2016-2017  1

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Valorizzazione sociale ed economica sostenibile dei b a c i n i i d r i c i a r t i fi c i a l i .

Strategia paesaggistica per il bacino di Bilancino in Mugello.

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INDICE pagina

Introduzione

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Capitolo 1. Casi studio utili all’inquadramento dei bacini idrici artificiali assimilabili all’invaso di Bilancino

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Capitolo 3. Strategia paesaggistica per il lago di Bilancino

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1.1 Bacini idrici artificiali in contesti montuosi

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3.1 Masterplan Strategico

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1.2 Trattamenti spondali

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3.2 Gestione

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Capitolo 2. Stato attuale dell’invaso di Bilancino

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3.3 Verso nuovi usi agricoli

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2.1 Inquadramento geografico

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3.4 La dimensione temporale

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2.2 Origini dell’invaso

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3.5 Definizione unità di paesaggio

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2.3 Fasi di realizzazione dell’invaso

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3.6 Obiettivi ed interventi per unità

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2.4 Permanenze storiche

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3.7 Approfondimenti progettuali per unità campione

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2.5 Caratteri geo-morfologici

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3.7.1 La fonte

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2.6 Elementi strutturali della rete ecologica

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3.7.2 Bellavista

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2.7 Caratteri dei soprasuoli

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3.7.3 Andolaccio

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2.8 Limiti Normativi

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3.7.4 Galliano

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2.9 Criticità del Piano delle Funzioni

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Capitolo 4. Conclusioni

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2.10 Vincoli paesaggistici ambientali e previsioni di piano

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Bibliografia

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Introduzione

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Appena mi fu proposto l’invaso di Bilancino per la mia tesi di laurea magistrale in Architettura del Paesaggio, rimasi sorpresa perché era un tema tanto ambizioso quanto interessante. Non ci furono titubanze o incertezze. Nessuno degli esami sostenuti nel corso di laurea aveva toccato un ambito tanto vasto. La scala territoriale, quella del paesaggio appunto, avrebbe giocato un ruolo determinante.

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L’invaso di Bilancino si presenta agli occhi del visitatore come un enorme bacino idrico. La sua natura artificiale è evidente e dichiarata dalla presenza della lunga diga e della torre di presa, visibili da quasi ogni punto della riva. I numerosi immissari hanno permesso la formazione di anfratti unici e peculiari, che fanno leggere questo lago come un insieme di laghi.

Questo luogo, come qualsiasi paesaggio d’acqua, è di difficile definizione. Mutevole, instabile, solo in parte controllabile dalla precisione di una ingegneria idraulica che deve però fare i conti con il dissesto idrogeologico e la cattiva gestione dei deflussi superficiali. A Barberino del Mugello l’invaso artificiale nasce per la fornitura di acqua potabile in un contesto montuoso, che ne rende ancora più difficile l’inserimento nel paesaggio. Le sponde ripide ne limitano l’accesso, lo rendono lontano ed estraneo agli stessi cittadini dei vicini centri abitati. Gli immissari sono torrenti con forti escursioni di portata e quindi elevato trasporto di detriti. La soluzione trovata per far fronte a questo problema, nei primi anni 90, si limitava al contenimento dei terreni più fragili, per limitare l’erosione spondale. Grandi gabbionature ed estesi tratti di calcestruzzo armato hanno rivestito i bordi del lago definitivamente, decretandone l’impossibilità futura di una riqualificazione naturale nonché estetica. Il rapporto acqua-terra è diventato così stridente.

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Quando l’acqua è arrivata a Bilancino, in modo del tutto artificiale, la terra, quella fertile della pianura del Sieve, è stata invasa, lasciando margini, residui, frammenti privi di una propria identità e funzionalità. Questi frammenti sono oggi luoghi in stato di abbandono, espropriati ai proprietari per poi esser lasciati a morire.

Eppure il Mugello vive ancora nei suoi tratti più isolati, proprio all’orizzonte del lago, tra le colline e le montagne che lo circondano. A Montecarelli, Pietramala e nelle rilittuali aree montane di Prati Piani si conserva il paesaggio agricolo tradizionale, attivo e funzionale.

Per questo non servono Piani delle Funzioni, a posizionare servizi e strutture su una carta del lago che non ne rappresenta le interazioni più delicate, gli aspetti ecologici, e morfologici, il senso comunitario, il genius loci.

Serve invece una strategia paesaggistica che consideri il difficile rapporto terra-acqua, nelle sue più varie declinazioni, quale unico filo conduttore, che deve essere in grado però, di potersi adattare ai più diversi ambienti che si affacciano sul lago.

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Non vi è la necessità di pensare ad una riqualificazione puntuale che si limiti alla sistemazione e gestione dei tratti spondali usurati o distrutti.

Integrando il lago in un complesso paesaggio di equilibri agronomici ed ecologici, si permetterà allo sguardo attento di scivolare dalla superficie dell’acqua fino alle aree agricole collinari e poi alle montagne appenniniche che, compatte, lo racchiuderanno come un gioiello. E allora ci si renderà subito conto che quel che c’è è sufficiente.

La superficie del lago si farà sorgente scenografica di un paesaggio suggestivo e imponente, in un continuo rimando di immagini speculari in estrema trasformazione.

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Senza uno specchio ci dimenticheremmo persino il nostro volto.

Chuck Palahniuk

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Capitolo 1.

Casi studio utili all’inquadramento dei bacini idrici artificiali assimilabili all’invaso di Bilancino 

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Barrage Bin El-Ouidane, Marocco

Barragem Castelo de Bode, Portogallo!

Barragem de Bemposta, Portogallo

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1.1 Bacini idrici artificiali in contesti montuosi !

La formazione di invasi artificiali è sicuramente uno degli interventi più invasivi sull’ambiente che l’uomo possa attuare.

Si tratta sempre di un’opera corposa, che sconvolge gli equilibri profondi di un ecosistema formatosi in milioni di anni con processi stratificati, complessi e non replicabili. Con l’introduzione di un bacino artificiale se ne modifica così la geologia, la pedologia, i processi ecologici.

Le ragioni sono molteplici, approvvigionamento idrico, irrigazione, produzione di elettricità, controllo delle inondazioni. Nonostante la funzione utilitaristica dell’invaso a volte però l’uomo riesce a ricreare nell’intorno nuovi ambienti naturali, che si integrano perfettamente con il territorio circostante. In questo modo l’opera reinventa il paesaggio. Le sue regole e gli equilibri.

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50.000 le dighe nel mondo secondo L’International Commission on Large Dams, l’organismo internazionale che gestisce un registro delle grandi dighe.

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Alcune di queste attive e funzionanti anche come risorsa turistica sono simili al caso di Bilancino per tipologia delle sponde e paesaggio.

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Barrage Bin El-Ouidane, Marocco. !

Progettata da Coyne et Bellier e costruito tra il 1949 e il 1953 è la più alta diga dell’Africa, trovandosi nella catena montuosa dell’Atlante, ed ha un duplice scopo: la produzione di energia e l’irrigazione. Copre una superficie di 3755 ettari , le sue sponde rocciose sono difficilmente accessibili in molti tratti, solo sulla riva nord del bacino negli ultimi anni si è sviluppato un notevole sviluppo turistico.

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Barragem Castelo de Bode, Portogallo !

La diga di Castelo de Bode è una delle più importanti dighe portoghesi, realizzata tra il 1945 e il 1951 sotto la direzione del progettista Ing. A. Coyne, si estende su una superficie di 380 mq.

Anche questa diga è tra le più alte del Portogallo, inserita nel distretto di Santarém, ha molteplici funzioni: approvvigionamento idrico di Lisbona, produzione di energia, difesa dalle inondazioni e luogo di attività ricreative e sport acquatici. Il lago è circondato da una vegetazione lussureggiante, in cui le strutture ricettive e abitative vengono inglobate da boschi di pini. E’ stata predisposta una ampia area di riserva naturale sulla rive est e aree turistiche minute e dislocate in punti diversi, minimizzando così l’impatto turistico sul territorio.

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Barragem de Bemposta, Portogallo !

La diga di Bemposta è il 4 ° di 6 dighe del Douro, fu inaugurata nel 1964 con un bacino artificiale di 405 ettari, adibito alla produzione di energia elettrica.

Il paesaggio che circonda l’invaso è brullo e scarno. La vegetazione è principalmente arbustiva, su suoli poveri e ricchi di scheletro. Le sponde del lago sono ripide e rocciose, quasi a formare canion, nei punti in cui le rive opposte si stringono dove il fiume Douro ha scavato gole profonde. La inaccessibilità alla superficie lacustre lo rendono una riserva pressoché incontaminata per la biodiversità, con numerose zone protette facenti parte del Parco Naturale Internazionale del Douro.

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1.2 Trattamenti spondali

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I bacini artificiali, a prescindere dalla loro primaria funzione, sono tutti soggetti ad una ripetuta escursione del livello delle acque durante tutto l’anno. Spesso a causa della forte erosione spondale, è necessario ricorrere ad opere di ingegneria idraulica molto impattanti dal punto di vista ambientale ed estetico, per l’uso di calcestruzzo armato.

Questo però non significa che le sponde possano essere un dettaglio da lasciar gestire ai soli ingegneri idraulici, poiché sono margini delicati di incontro tra terra ed acqua, determinanti per la percezione di integrazione del bacino con il paesaggio circostante.

Con l’evoluzione delle tecnologie di ripristino ambientale, vi sono numerose tecniche di riqualificazione spondale adattabili a molteplici esigenze e contesti.

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Ci sono casi, in cui la forza dei fiumi o la marea, causano l’erosione delle sponde in modo tanto consistente da richiedere la costruzione di strutture in calcestruzzo armato che trasformano anche i contesti più naturali in spinti hardscape. Vi sono però casi in cui l’uso opportunamente studiato della texture, delle forme e delle superfici in calcestruzzo nello spazio lo rende elemento piacevolmente contemporaneo.

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E’ il caso dell’Havenwelten Willy-Brandt-Place, in Germania. Una ampia piazza e lungomare progettati da Latz+Partners per poter essere completamente allagate dall’alta marea. Le superfici sponsali sono completamente coperte da asfalto o pavimentazione in blocchi di calcestruzzo, alternate da blocchi nello stesso materiale che possono fungere da sedute. In poco tempo è diventato un luogo vissuto dagli abitanti, una promenade conosciuta e fotografata.

Havenwelten Willy-Brandt-Place

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Altro caso di hardscape lo si trova all’Honrbergers Strandpark in Svezia. Lo studio Nyréns Arkitektkontor ha realizzato sul litorale di Kungsholmen un parco curvilineo con appendici in legno sull’acqua. La sponda è trattata a terrazze sovrapposte in cui le aree verdi si alternano a pietrisco in diversa granulometria e percorsi sinuosi. L’incontro tra le superfici in calcestruzzo, il materiale inerte e quello vegetale è curato nei più piccoli dettagli, rendono questo tratto di costa sorprendente e molto attrattivo.

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Lo Shinkel Island Park, in Olanda, a cura di Buro St en Co, si trova lungo il canale di Schinkel, situato all'orlo di Amsterdam. La zona è un arcipelago esistente di quattro diverse isole che ospitano diverse attività ricreative. La spina dorsale del progetto è una connessione ricreativa ed ecologica tra il Vondelpark e la foresta di Amsterdam, attraverso un vecchio argine ferroviario. Utilizzando piloni, piattaforme e ponti l'area è divenuta un parco acquatico unico.

Le sponde sono totalmente trattate in calcestruzzo e ghiaie, di modo da creare una particolare texture che lo fa sembrare costituito da pietrisco di origine naturale.

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Honrbergers Strandpark

Shinkel Island Park

trattammenti spondali a Lochy à Marne la Vallée

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Bruel Delmar sono esperti nel trattamento delle sponde naturali, con inserimenti puntuali e sempre contenuti di hardscape. Nel caso del bacino artificiale ad uso agricolo di Lochy à Marne la Vallée non sono intervenuti sulle sponde, hanno solo lasciato che le superfici agricole si estendessero fino ai bordi del lago, ricreando una dinamica agricola autentica e tradizionale, e tutelato e sviluppato i canneti, quale margine di tutela e mediatore tra acqua e terra.

Quando invece si trovano in un contesto più artificiale, come nel caso della cava di Biville lavorano in modo cosciente e puntuale. A causa della rigidità delle sponde intervengono inserendo specie autoctone arbustive ed arboree per limitare l’erosione, inseriscono scalinate di accesso e pontili, per facilitare l’accesso al lago attraverso percorsi definiti. Due approcci diversi viste le origini dei contesti in cui operano, ma il risultato finale in entrambi i progetti è di una ottima riconnessione con il contesto.

Cava di Biville

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Tra l’importante letteratura che riguarda le sponde con forti escursioni del livello dell’acqua vi sono tutti i bacini artificiali (circa 22.000) della Cina. In questo paese le dighe e i loro serbatoi associati sono costruiti per diversi motivi, agricoli, idroelettrici, potabili. La presenza della stagione dei monsoni comporta una modifica notevole del livello delle acqua in tutto il paese, riccio di allagamenti ed esondazioni difficilmente arginabili. Turenscape lavora da anni nel tentativo di costituire parchi alluvionabili e ci riesce ogni volta curando proprio le sponde in modo molto naturale, riprendendo le sistemazioni agricole dei terreni di montagna o intervenendo con cura nella riqualificazione attraverso le complesse trame di tappeti erbosi, camminamenti in legno e pedane sull’acqua. Fu lui stesso alla conferenza di Open Session nel 2016 a dichiarare che “l’uomo contemporaneo ha bisogno di recuperare il contatto con l’acqua”; relazione che nelle nostre città è andata perdendosi a causa di argini, canali e condutture che hanno ingabbiato corsi d’acqua e colmato le aree umide.

Shanghai Houtan Park, Liupanshui Minghu Wetland, Minghu Wetland Park

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Capitolo 2.

Bilancino

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Stato attuale dell’invaso di

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2.1 Inquadramento geografico

L’invaso ci Bilancino è posizionato all’interno del territorio comunale di Barberino di Mugello, a ovest della statale 65 della Futa, importante asse viario di collegamento interregionale tra Toscana ed Emilia-Romagna, oltre alla vicinanza con il casello autostradale della A1. E’ il più grande lago artificiale in Toscana, con una profondità massima di trentuno metri e una superficie di 5 Kmq, è utile per aumentare l’approvvigionamento idrico di Firenze, Prato e Pistoia, oltre a ridurre il pericolo di alluvione dell’Arno.

La costa del bacino idrico si sviluppa per circa 30 Km, toccando gli abitati di Barberino di Mugello, Cavallina e Colle Barucci, oltre al borgo di Bilancino, piccolo nucleo lungo variante 65 della Futa definitosi nel XIX secolo.

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2.2 Origini dell’invaso

In seguito agli eventi catastrofici come quello del novembre del 1966, che portarono all’alluvione della piana di Firenze, le vaghe ipotesi di creare uno sbarramento sul fiume Sieve dei primi anni 50 si fecero sempre più concrete. Nel 1978 venne costituito il "Consorzio per le risorse idriche. Schema 23 Firenze” , e si procedette con gli studi e la preparazione di un progetto di invaso artificiale per uso potabile. Vista la predisposizione agricola della piana in cui si sarebbe inserito il lago, e le dinamiche ecologiche che vi insistevano, quale luogo di collegamento di matrici forestali, si aprì un periodo di manifestazioni, che si concluse nel 1984, quando venne stipulata una convenzione tra la Regione Toscana, il comune di Barberino, la Comunità Montana e la Provincia di Firenze che prevedeva la trasformazione dell'invaso in un vero e proprio lago, un centro permanente di ricerca e controllo per problemi ambientali, e un'area faunistico-venatoria.

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Nel 1988 il Piano Paesistico del Lago assume ed elabora per Bilancino il concetto di sviluppo sostenibile, anticipando, per certi aspetti, la Dichiarazione di Rio del 1992, e ponendo le basi per un progetto di pianificazione e gestione del lago innovativo e all’avanguardia.

Attraverso questo passaggio ci si proponeva di trasformare l’infrastruttura idrica in una risorsa sociale ed economica, un nuovo volano per il turismo del Mugello.

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Ortofoto storiche con la delineazione in azzurro dei limiti del futuro invaso

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Negli anni sessanta il turismo veniva considerato come una opportunità di sviluppo per aree sottosviluppate, attraverso la creazione di strutture ricettive, infrastrutture e servizi turistici. Questo ha però comportato una serie di consistenti riflessi negativi sul paesaggio a causa dell’approccio esclusivamente economicistico nella progettazione di queste nuove mete turistiche.

Solo negli anni 80 si fa strada un approccio integrato del turismo, che cerca di far dialogare li aspetti sociali ed ecologici con quelli economici, affinché il territorio abbia modo di assorbire e adattarsi ai flussi senza perdere le caratteristiche intrinseche che di quel luogo ne hanno fatto un catalizzatore.

La direzione indicata dal piano è quella di un “soft tourism” che tuteli le particolari condizioni ambientali, sociali ed economiche, e disponga come prioritario la conservazione delle risorse locali. In questa ottica nuova “il turismo viene considerato come supporto dell’identità locale e non più come stravolgimento di un’area” dice Ermanno Bonomi, expresidente della Bilancino SPA. Già nel 1988 era chiaro il ruolo che avrebbe potuto svolgere il turismo se il lago fosse diventato una risorsa, con le 40.000 presenze alberghiere di Barberino di Mugello, in previsione di aumento.

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Vennero individuate le politiche per favorire un turismo compatibile, come quello agrituristico, che prediligesse uno sviluppo ridotto di servizi e apprezzasse un sistema integrato di ricezione.

Il lago sarebbe diventato il “cuore” del sistema turistico attraverso: 1. la stima di soglie di sviluppo turistico-alberghiero in linea con il concetto di soft-tourism 2. un sistema di difesa del territorio: veniva lanciato per la prima volta il termine di “comune ecologico” 3. un sistema di fruibilità delle risorse naturali basato su una rete di itinerari per forme diverse di turismo 4. una sistema di offerta differenziata (turismo sportivo, escursionistico, naturalistico, didattico..)

5. un sistema di valorizzazione delle risorse faunistiche 6. un sistema promozionale, in grado di controllare e guidare i flussi turistici, richiamando un forte ruolo da parte della città di Firenze

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2.3 Fasi di realizzazione dell’invaso

Il territorio dell’ambito è sempre stato considerato di grande valore, e la storia dell’equilibrio tra attività antropiche e paesaggio è lunga e complessa. Le dinamiche di espansione degli insediamenti agricoli e dell’utilizzazione massiccia del patrimonio forestale hanno raggiunto il culmine all’inizio del ventesimo secolo, con la massima espansione delle coltivazioni e un disboscamento intenso, favorito da ottimi livelli di accessibilità e dalle comunicazioni efficienti.

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Negli anni venti, il Mugello era un paesaggio di pendii brulli e campi arrampicati su pendenze incredibili. Il carico solido della Sieve e dei suoi affluenti era tale da intasare i ponti principali.

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A partire dall’Unità, e sotto lo stimolo della catastrofica alluvione del 1844, era stato invece realizzato un sistema di gestione delle acque e difesa idraulica nelle aree di pianura che, insieme ad interventi sui torrenti montani, aveva in una qualche misura contenuto il rischio idraulico.

Gli effetti a lungo termine di questi interventi, il progressivo ritiro delle coltivazioni, la riduzione dello sfruttamento indiscriminato dei boschi e gli sforzi di rimboschimento hanno portato ad una situazione più equilibrata. Tuttavia, nel frattempo si sono verificate trasformazioni a carico delle aree coltivate di collina e di pianura, che hanno visto la cancellazione della maglia agraria e la progressiva obliterazione dei sistemi idraulici della pianura. Queste trasformazioni hanno contribuito agli eventi del Novembre 1966, che hanno colpito duramente anche Borgo San Lorenzo.

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Come si evidenzia dalle ortofoto storiche, l’area in cui si è inserito il lago era una piana agricola attraversata dal fiume Sieve.

Sono evidenti le parcelle agrarie che rimandano al sistema agrario a prode, con piccoli appezzamenti rettangolari che accoglievano coltivazioni erbacee e un sistema di filari con alberi da frutto e prode che ne definiscono i limiti. In collina vite, olivi e boschi di castagno, occupano invece superfici più estese.

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Dalla foto del 1963 si cominciano a notare dilatazioni della maglia agraria a causa delle prime macchine agricole e la vendita di terre da parte di molti contadini determinato dal graduale esodo dalle campagne . Le politiche dei successivi anni incidono su un’agricoltura già povera e in un contesto così difficile come il Mugello.

Il territorio frammentato e vario, viene sostituito dai grandi appezzamenti e da aree incolte.

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Nel 1988 si possono giĂ notare i primi lavori di sbancamento e risistemazione che furono avviati nel 1984 procedendo speditamente. I lavori per la torre di presa e della casa di guardia furono avviati nel luglio 1991 e conclusi ufficialmente il 21 febbraio 1996.

La diga venne poi ufficialmente inaugurata con l'apertura al pubblico nell'ottobre 1999.

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2.4 Permanenze storiche ! !

Il sistema agricolo !

Il Mugello è una valle alluvionale attraversata da Ovest ad Est dal fiume Sieve, il più grande affluente dell’Arno, e a parte piccole aree in prossimità del fiume, è priva di terreno pianeggiante. Questa condizione ha comportato la scarsa competitività dell’agricoltura mugellana anche in periodi storici recenti e con mezzi meccanici che massimizzano le produzioni. La mancanza di pianure ha perciò favorito un’agricoltura di sussistenza dove ogni singolo contadino coltivava nel suo appezzamento di terreno ciò che gli occorreva: dal grano,alla vite spesso addirittura nello stesso campo. Sul ridotto sviluppo dell’agricoltura mugellana essendo di origine alluvionale, la vallata è caratterizzata da un terreno spesso ciottoloso e quindi di difficile lavorazione.

Il sistema dell’“appoderamento” nel regime mezzadrile ha fortemente caratterizzato il paesaggio mugellano, con i caratteristici appezzamenti delimitati da “ciglioni”, da canali di scolo e da prode vitate. Lungo i margini delle prode venivano piantati filari di viti, olivi, salici, gelsi o alberi da frutto. Questa disposizione delle coltivazioni dava luogo alla classica “alberata toscana”, cioè l’alternanza di filari specie arboree e i cereali. La coltivazione di mais, introdotto all’inizio dellOttocento, si spingeva fino ai terreni montagnosi dove era accompagnata dalla coltivazione di fave, fagioli e patate.

Assieme agli olivi si sistemavano gli alberi da frutto, come peri, meli, ciliegi, susini e noci che integravano i redditi delle famiglie coloniche anche se non erano presenti sul territorio frutteti specializzati. Fondamentale la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta, quale ulteriore entrata per le famiglie contadine nei periodi più magri.

Nei terreni pianeggianti veniva effettuata l’aratura con l’aiuto dei buoi e l’aratro di legno, a doppio orecchio con vomere in metallo, e privo di versoio. Con un aratro più piccolo si preparava il terreno alla semina ed era per questo chiamato “sementino”. Dopo l’aratura si provvedeva ad una semplice erpicatura che serviva solo a pareggiare il terreno. La semina avveniva “a spaglio”, oppure direttamente sui solchi. Il taglio dei cereali avveniva, prima dell’avvento delle macchine a raso terra e senza lasciar stoppie nel campo e finchè non furono introdotte le prime trebbiatrici, il grano si batteva con il classico “correggiato” costituito da due bastoni raccordati fra loro. La fertilizzazione dei campi era eseguita fino a metà del Novecento esclusivamente con letame e con semi di lupino che venivano cotti e sparsi nei campi.

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Villa Le Maschere

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La famiglia Bettini costruì questa residenza nella seconda metà del ‘500, fu acquistata dalla famiglia fiorentina Gerini all'inizio del XVII secolo, che avviò interventi di ampliamento e ristrutturazione, e riorganizzò il parco con viali e giardino all'italiana. Alla fine del '600 lasciò la sua firma artistica a Villa Le Maschere Giovanni Battista Foggini, scultore e architetto di corte del Granduca di Toscana Cosimo III de' Medici e progettista di molti palazzi fiorentini dell'epoca, tra i quali lo “scalone” di Palazzo Medici-Riccardi.

Nel Settecento e nell'Ottocento, già considerata una delle più belle ville della Toscana, ospitò pontefici (Pio IX nel 1857), regnanti (Carlo Emanuele IV re di Sardegna nel 1801, re Carlo Felice nel 1821), nobili e artisti, che ne fecero teatro di feste e cerimonie, come quella per le nozze del marchese Carlo Gerini con Isabella Magnani, nel 1832, che portò a eseguire decori e abbellimenti. Gli stemmi delle nobildonne che vissero nella Villa, tra cui Caterina de' Medici sposata con Ottavio Gerini, splendono oggi nell’atrio del resort. Il giardino all’italiana si completò protraendosi in un parco romantico di 18 ettari costellato di specie di querce ed essenze rare, secondo il gusto dell’epoca.

Nel 1963 Villa Le Maschere fu abbandonata e iniziò il degrado che portò al crollo dei tetti e alla perdita di affreschi, decori e stucchi, tanto da farla considerare dal Ministero dei Beni culturali un monumento nazionale “ormai irrecuperabile”.

Fu invece iniziato nel 2003 un accurato recupero durato cinque anni, realizzato in accordo con la Soprintendenza per i Beni architettonici di Firenze, che ha permesso di riportare a nuova vita la residenza, i preziosi affreschi della scuola di Francesco Furini, le ventidue maschere in pietra serena, classiche e grottesche, che decorano la facciata di una delle più belle dimore di campagna del tardo Rinascimento fiorentino.

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Villa Torre il Palagio !

Dell'antico Palagio fortificato del XV secolo, di proprietà della famiglia Pulci, dove soggiornava Lorenzo il Magnifico in compagnia dei suoi amici letterati e poeti, ben poco rimane. Attualmente la villa si presenta con le caratteristiche assunte dopo il rifacimento ottocentesco, con una bella facciata decorata da disegni geometrici monocromatici e ampie sale.

Le prime notizie sulla villa si ritrovano in un documento datato 1427 nel quale Jacopo di Francesco Pulci denuncia al catasto fiorentino la proprietà di una fortezza posta nel Comune di Latera di Mugello. Dell'antico palagio fortificato rimane una corte quadrata, un loggiato con colonnette, un antico pozzo e un frammento di torre. Dal 1457 al 1466 la fortezza fu ritrovo di letterati e dotti umanisti quali Luigi Pulci, Lorenzo il Magnifico, Mariotto Davanzati, Bernardo Gianbullari.

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Qui furono scritte canzoni d'amore e poemi tra cui: La Nencia da Barberino e La Beca da Dicomano. Nel 1490 Antonia, vedova di Bernardo Pulci, vendette la proprietà a Piero di Francesco Bettini e questi ai Marchesi Guadagni che la trasformarono in una villa come è indicato da una lapide sul portone d'ingresso.

La villa è stata ristrutturata nel XIX secolo presentandosi come la possiamo vedere oggi.

La maestosa facciata frontale della villa è stata ristrutturata nel '800 e si presenta con delle suggestive forme geometriche monocromate.

Il parco fu ridisegnato nel 1800 dal famoso architetto francese Cambray-Digny, sfruttando perfettamente l'altimetria del luogo per un parco romantico di specie rare. Nel prato troneggia un maestoso Cedro del Libano, nella parte laterale della villa il boschetto di "noccioli" racchiude la Cappella consacrata della villa. Tra i numerosi esemplari troviamo: Acero, Cedro dell'Atlante, Cephalotaxus-fortunei-hok, Cipresso di Lawson, Diospyros, Faggio, Tuja gigante, Picea abies, Picea orientalis, Opercus petra, Sequoia sempervirens e giganthea.

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Villa di Cafaggiolo !

Residenza tra le preferite di Lorenzo il Magnifico, realizzata da Michelozzo Michelozzi intorno al 1451 per la famiglia dei Medici, su commissione di Cosimo il Vecchio. L'architetto trasformò il vecchio maniero adeguandolo al nuovo gusto della residenza di villa.

Quel che si ritrova dell'edificio è il frutto di numerosi interventi realizzati nell'Ottocento, ma si possono ancora distinguere le parti in cui operò l'architetto Michelozzo. Evidenti i merli e i beccatelli, che si trasformano in elementi decorativi e si fondono con le semplici cornici delle finestre, sorrette da mensole, e con gli elementi di arredo interno.

La villa fu luogo di adunanze di gentildonne e mercanti, capitani e letterati, artisti, cardinali, principi e papi, per convegni di caccia, simposi e feste contadine e dimora per soggiorni estivi e autunnali della casata dei Medici. Alla mensa Luigi Pulci leggeva il suo Morgante, Lorenzo componeva canti carnascialeschi; vi soggiornarono il Poliziano, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e vi sostò Leone X nel 1515. Passato ai Lorenesi, nel 1778 il Granduca vi ricevette il fratello Giuseppe, Imperatore d'Austria. Fu poi posta all'asta dal governo italiano e acquistata dal principe Marcantonio Borghese.

Cafaggiolo, nel periodo di maggior fulgore, tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, ospitò anche la fabbrica delle famose maioliche, che si serviva di una fornace nella quale più tardi Ferdinando I avviò una manifattura di specchi e vetri con maestri francesi.

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Dietro la villa c'è un vasto e folto bosco selvatico cinto da mura e destinato agli svaghi della caccia in cui si dedicavano i membri della famiglia medicea, le terre della proprietà si estendono per molti ettari toccando ora le rive del lago.

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San Giovanni in Petroio !

Percorrendo la strada a sud che da Cavallina conduce all’abitato di Bilancino, sulla destra si trova una strada che conduce alla Pieve di S. Giovanni in Petroio della quale si hanno notizie sin dal 1049.

Ci si trova davanti una bella facciata a capanna, in pietra, decorata in gronda da un disegno di mattoni, il porticato asimmetrico, aggiunto successivamente scandisce gli spazi prospicienti il rosone, nel quale troneggia lo stemma mediceo.

Per l’intero Medioevo è stata luogo di pellegrinaggi, tuttora è tappa importante, anche per la vista privilegiata sula lago.

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Vie di collegamento !

Nell'antichità e nell'Alto Medioevo attraverso le numerose mulattiere del Mugello e i valici tosco-romagnoli, commercianti e pellegrini raggiungevano il nord Italia. L'unico punto di accesso alle valli del Santerno e del Senio per le provenienze dalla Toscana era il passo della Futa. Dal 1361 fu affiancato, nei collegamenti tra Toscana e Romagna, dal Passo del Giogo.

Nel 1759 fu ultimata la Strada della Futa (Firenze-Bologna) e da allora il passo divenne uno tra i più frequentati per l'attraversamento dell’Appennino.

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Mercato del Bestiame di Vicchio !

Diffuso in tutta la toscana era il cosiddetto “giro” del bestiame in base al quale i contadini compravano in primavera i giovenchi o i buoi necessari alla lavorazione del podere e li rivendevano alla fine della semina dopo averli rimessi un po’ in carne con una alimentazione più abbondante del solito.

Attraverso i valici, due volte l’anno gli animali dal Nord Italia giungevano alla Fiera del Bestiame a Vicchio. Contadini, sensali, bifolchi, notai si incontravano da ogni grande città per questo momento fondamentale nell’agricoltura toscana.

Tuttora il Mercato di Vicchio si svolge ogni anno, l'ultimo mercoledì di agosto, con rievocazioni storiche che ne tramandano la memoria.

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2.5 Caratteri geo-morfologici

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Il territorio di questo ambito è costituito dalla conca del Mugello e dalle principali dorsali e versanti di questa porzione dell’appennino settentrionale Tosco-emiliano-romagnolo: la catena del Falterona che si raccorda con la parte settentrionale della dorsale del Monte Pratomagno, fino ai crinali di Monte Morello e della Calvana a sud, che separano il Mugello dalla pianura Fiorentina e dal Valdarno.

L’ambito del Mugello rappresenta uno spaccato tipico della catena appenninica e dei suoi contrafforti. L’elemento centrale dell’ambito è rappresentato dalla “conca intermontana del Mugello”, che ha la particolarità di essere di essere posizionata molto vicino allo spartiacque e di confinare pressoché direttamente con una delle poche porzioni di Appennino “frontale” comprese nel territorio toscano. La presenza di forme dolci e insolite con facilità di accesso e di transito spiega come in questo luogo vi sia una lunga storia di comunicazioni, insediamenti e territorializzazione attraverso le vie principali di attraversamento dell’Appennino.

La conca del Mugello è stata riempita da un notevole volume di sedimenti fini, che testimoniano la prolungata fase lacustre iniziata con lo sprofondamento della conca e terminata con l’apertura di vie di drenaggio. Dopo questo evento, al di sopra del riempimento lacustre si sono formate ampie conoidi alluvionali e terrazzate.

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Il Mugello, come bacino della Sieve, rappresenta un sistema idrogeologico critico. La dinamicità della Sieve, infatti, rappresenta un rischio per l’ambito in se, ma anche per l’Arno a valle della confluenza, essendo noto il ruolo fondamentale del contributo della Sieve nell’indurre eventi critici nel bacino a valle. I sistemi agricoli della collina a versanti dolci sono una parte fondamentale del paesaggio agricolo toscano, e sono soggetti al fenomeno degli abbandoni, anche a causa dell’impossibilità di impiantare la coltura della vite, salvo in alcune aree limitate. Nell’ambito, sono presenti numerose aree di collina con elevate produzioni di deflusso e di sedimento, rappresentate nel- la carta della criticità della prima invariante, che debbono essere gestite in modo da ridurre al massimo entrambi i fenomeni. L’abbandono di aree coltivate mantiene un livello di criticità.

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2.6 Elementi strutturali della rete ecologica

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Il Lago di Bilancino si sviluppa a Ovest del bacino del Fiume Sieve con asse ovest-est, ed è dominato dal paesaggio agricolo di collina e dai caratteristici ripiani fluvio-lacustri e boschi di latifoglie.

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Il territorio dell’ambito presenta due intense e opposte dinamiche di trasformazione, relative all’aumento dei livelli di naturalità delle aree montane e dei livelli di artificialità della pianura alluvionale. A tali dinamiche si sommano gli effetti legati alla realizzazione di grandi opere infrastrutturali e di specializzati bacini estrattivi.

I nuclei di Roverella e Farnia, con esemplari monumentali, situati a Bosco ai Frati e nel territorio di Vicchio e Borgo San Lorenzo sono un fondamentale nucleo di connessione forestale nella matrice agricola delle aree ad Est. Di rilevante interesse risulta la presenza di corridoi ripariali, con importanti formazioni arboree a salici e pioppi lungo i fiumi immissari, le ontanete e saliceti arbustivi e arborei dei corsi d’acqua montani. L’area a Sud del lago presenta un’importante estensione della matrice forestale ad alta connettività, con i querceti di Roverella e Cerro, che costituiscono l’elemento dominante del paesaggio vegetale di ambito collinare. Su questo si inseriscono importanti nodi degli ecosistemi, in punti cruciali che facilitano gli spostamenti della fauna fino alle rive del lago, nonostante aree frammentate in abbandono che stanno però volgendo verso la ricolonizzazione arbustiva e arborea.

Agroecosistemi intensivi urbanizzati si sviluppano principalmente tra Cavallina e Barberino del Mugello, a Nord prevale invece una matrice agroecosistema frammentato attivo ricopre quasi l’intera superficie, con brevi interruzioni boscate.

La realizzazione dell’invaso di Bilancino ha costituito un elemento fortemente caratterizzante, con la creazione di un vasto specchio lacustre e di una importante area umida, poi interessata dalla istituzione di un’area protetta (ANPIL Gabbianello Boscotondo), sulle sponde nord-orientali del lago. Al contempo la presenza della diga ha consentito una migliore gestione dei deflussi del Fiume Sieve, costituendo però oggi anche un centro di attrazione per nuovi processi di artificializzazione dell’alta Val di Sieve oltre che un luogo ad elevata concentrazione di specie aliene invasive.

Tra le aree critiche per la funzionalità della rete ecologica si individua a pianura di Barberino del Mugello per l’elevata pressione turistica sulle sponde del lago, presenza di infrastrutture stradali notevolmente impattanti, lo scarso livello di qualità delle acque ed l’elevata diffusione di specie animali alloctone.

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2.7 Caratteristiche del soprasuolo !

La maggior parte della copertura dei terreni intorno all’invaso di Bilancino consta di boschi misti a prevalenza di Quercus cerris e Quercus pubescens. Nel succedersi delle stagioni le caducifoglie si colorano di tinte giallo-arancio,mentre le conifere scure scandiscono le altitudini. Il lago si arricchisce di una scenografia sorprendente. Le coltivazioni arboree di olivi e viti in collina lasciano il posto alle coltivazioni erbacee nelle aree pianeggianti, le poche rimaste in seguito alla formazione dell’invaso. Purtroppo la presenza della vegetazione ripariale lungo torrenti e immissari del lago è in molti tratti non continua e danneggiata dalle opere di ingegneria idraulica che non hanno tutelato questo elemento di connessione ecologica. Le aree incolte e quelle pubbliche di pertinenza dell’invaso sono in stato di abbandono, nonostante lo sfalcio annuale che vi si effettua per evitare una rapida evoluzione verso uno stadio di climax arboreo ed arbustivo che non ne permetterebbe la fruizione, presentano problemi di ruscellamento ed erosione del terreno.

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Sistema Territoriale del Lago dal Piano delle Funzioni del Lago di Bilancino

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2.8 Limiti normativi

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Per quanto concerne la definizione dei limiti normativi di tutela e gestione dell’intorno dell’invaso di Bilancino, le indicazioni del Comune di Barberino del Mugello non sono molto chiare, oltre ad essere in certi punti contraddittorie.

Purtroppo in molte occasioni tali limiti sono segni grafici che non hanno considerano la complessa relazione del tessuto circostante e che comprende dinamiche non nettamente tracciabili; di conseguenza escludono la possibilità di una corretta lettura del delicato rapporto tra il lago e i territori contigui.

Ad esempio all’interno delle Norme di Attuazione del Regolamento Urbanistico (all’art.47) si fa riferimento al Parco di Bilancino esplicandone le linee strategiche, gli obiettivi e gli indirizzi, citando l’area dell’Andolaccio come luogo adibito a servizi e con la funzione di collegamento col sistema insediativo di Barberino del Mugello. Se però si va analizzare la carte tecnica dei limiti del Parco di Bilancino si nota che la stessa area dell’Andolaccio è esclusa dai limiti normativi del Parco di Bilancino.

Inoltre all’Art. 31 delle Norme di Attuazione dal Piano Strutturale si indicano gli obiettivi di un Sistema del Lago di Bilancino, dal nome diverso da quello del Parco ma coincidente a questo punto Limiti del Sistema Lago.

Quindi viene da domandarsi in che modo queste prescrizioni possano essere attuate perché escluse dall’area definita dalle norme stesse, oppure quale sia la necessità di discernere il Sistema del Lago dal Parco di Bilancino.

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Si riportano a seguito i singoli articoli di riferimento nella loro interezza. ! !

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Dalle Norme di Attuazione del Piano Strutturale:

Art. 31 Il sistema del Lago di Bilancino: obiettivi ed indirizzi.

1. Per il governo del territorio del lago si individuano i seguenti obiettivi: - la valorizzazione e la tutela della risorsa, attraverso un insieme coordinato di interventi pubblici e privati 2. Per il conseguimento degli obiettivi di governo del territorio, si individuano le seguenti azioni come indirizzo per il R.U.: - la rinaturalizzazione estesa delle rive - la definizione di poli attrezzati in cui concentrare i servizi per la valorizzazione turistica del lago - la promozione del recupero e del riuso del patrimonio edilizio esistente, con particolare riguardo a quello monumentale (ville e parchi), per accogliere strutture turistiche, nel rispetto e nella tutela degli organismi architettonici nonché dei caratteri tipologici, vegetazionali e formali dei parchi - la connessione del lago col sistema insediativo di Barberino, attraverso l’organizzazione dell’area di Andolaccio, come polo di servizio e di parco urbano, che trovi continuità con quello previsto sul torrente Stura - la definizione di un sistema di percorsi e piste, pedonali, ciclabili ed equestri, che circondi il lago e lo connetta ai sistemi circostanti - la tutela della qualità della risorsa idrica, attraverso la previsione di interventi per la riduzione degli apporti solidi, per la prevenzione di versamenti inquinanti, per indirizzare le colture delle aree, interne al sistema ed a quelli circostanti, verso forme biologiche e/o integrate.

Il Piano Strutturale individua quindi Bilancino come risorsa primaria del territorio, non solo in quanto riserva idrica fondamentale per l’intera area metropolitana fiorentina, ma in quanto risorsa ambientale, naturalistica, ed economica per l’indotto che può produrre sul territorio.

Bilancino è individuato anche come parte del Sistema funzionale delle Attrezzature di livello sovracomunale, quindi come parco attrezzato i cui caratteri sono descritti nell’art. 49 delle N.t.A.:

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Dalle Norme di Attuazione del Regolamento Urbanistico: Art. 47 Aree per servizi di livello sovracomunale: Parco del Lago di Bilancino 34

1. Il Parco del Lago di Bilancino comprende le aree pubbliche circostanti il Lago di Bilancino, espropriate nel contesto della formazione dell’Invaso di Bilancino fino alla quota di a ml. 255 s.l.m., e le aree private ad esse strettamente collegate.

2. Il Parco del Lago di Bilancino è classificato zona F ai sensi del D.M. 2 aprile 1968, n. 1444.

3. Nelle aree di cui al presente articolo il Piano Strutturale prescrive una diffusa rinaturalizzazione delle sponde, concentrando i servizi prevalentemente in due poli: quello del vecchio borgo di Bilancino, dove potranno fra l’altro essere localizzati una fermata della eventuale linea ferroviaria ed una centrale idroelettrica collegata all'invaso, e quello di Andolaccio, come elemento di connessione e di integrazione col sistema insediativo urbano di Barberino e Cavallina. Al di fuori di questi poli, le attività legate alla valorizzazione del lago dovranno avere un carattere minuto, ricavando i servizi turistici prioritariamente all'interno del patrimonio edilizio esistente, spesso anche di alto pregio. I vari ambiti intorno al lago non possono costituire un unico parco, ma dovranno essere trattati come ambiti specializzati, con parchi tematici e servizi.

4. Per le aree private comprese nel Parco del Lago di Bilancino non è ammessa l'installazione degli annessi agricoli per le aziende minori di cui all'art. 57, e di quelli reversibili per il tempo libero di cui all'art. 58; saranno ammessi esclusivamente gli annessi agricoli a servizio di Aziende Agricole previa approvazione di un P.M.A.A. come disciplinato dalla L.R. 65/2014.

5. All'interno del Parco del Lago di Bilancino sono ammesse attività non agricole, di natura tale da essere compatibili con le caratteristiche funzionali e paesistiche del Parco.

6. La presenza di queste attività non comporta mutamento della destinazione urbanistica delle aree interessate, che rimangono classificate in zona omogenea E ai fini del D.M. 2 aprile 1968 n. 1444.

7. Le attività consentite sono quelle che si svolgono prevalentemente all'aperto in stretta relazione con l'ambiente naturale nel quale trovano la loro sede e con questo sono compatibili. Fra queste sono da considerare a puro titolo di esempio quelle: nautiche, ittiche, balneari, ricreative, di equitazione, cicloturistiche, di trekking. Non sono ritenute compatibili quelle che producono inquinamento, anche acustico, o la manomissione dell'ambiente con opere rilevanti. Le recinzioni dovranno rispettare le condizioni e prescrizioni di cui all'Art. 63, fatti salvi diversi materiali e maggiori altezze che si dimostrino strettamente necessari all'esercizio della specifica funzione.

8. La realizzazione degli interventi è subordinata all'approvazione di un piano attuativo ai sensi dell'art. 7 delle presenti Norme, ed alla stipula di una convenzione nella quale sia garantito il ripristino dello stato dei luoghi al momento in cui venga meno l'attività proposta.

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9. Nel caso che l'attività proposta comporti l'accesso alle acque del Lago e/o l'utilizzo di porzioni del litorale, la convenzione dovrà essere estesa anche alla Società di Gestione cui il Comune di Barberino ha conferito il diritto d'uso sulle aree pubbliche, ivi comprese le sponde del Lago.

10. E' consentita la realizzazione delle opere, delle infrastrutture e dei servizi strettamente necessari al funzionamento delle attività di cui sopra, ivi compresi servizi di ristoro, purché accessori all'attività primaria. In caso di cessazione della attività tutte le strutture eventualmente realizzate dovranno essere integralmente demolite, con ripristino della funzione agricola sui suoli interessati. In tal senso saranno da privilegiare le costruzioni realizzate con strutture precarie, purché con criteri qualitativi compatibili con l'ambiente nel quale sono collocate.

11. Nella realizzazione di aree scoperte quali piazzali, parcheggi etc. dovranno essere utilizzate sistemazioni permeabili ed integrate con il verde.

12. Per le attività esistenti, nel caso siano richiesti interventi di modifica della attuale conformazione, si dovrà procedere alla verifica delle condizioni generali di compatibilità e alla successiva attuazione degli interventi necessari con le modalità di cui al presente comma.

13. La trasformazione degli edifici esistenti all'interno del Parco in funzione turistico-ricettiva potrà essere consentita, mediante apposita variante al Regolamento Urbanistico, dietro richieste che verranno valutate in base ai seguenti criteri preferenziali: a. Strutture che propongano servizi atti a garantire l'allungamento della stagionalità (spazi convegnistici, attività sportive praticabili anche in bassa stagione, attività di studio e ricerca scientifica, etc) b. Strutture in grado di soddisfare una esigenza di dislocazione territoriale nei 4 punti cardinali del lago, per evitare forme di concentrazione su singole aree; c. Strutture sostenute da progetti di fattibilità e da business plan; d. Strutture che possono offrire spazi anche per servizi collettivi, compresi quelli di accoglienza dei flussi turistici; e. Strutture disposte a convenzionarsi con il Comune per la gestione e manutenzione di tratti delle sponde, ovvero delle aree adiacenti ad esse; f. Strutture polivalenti e rispondenti ad una domanda di turismo sociale e giovanile.

15. Per incentivare la localizzazione di attività di tipo turistico-ricettivo potranno essere consentiti gli ampliamenti necessari alla localizzazione di servizi tecnici e logistici, o di attività accessorie non collocabili negli immobili esistenti.

16. Nelle aree di cui al presente articolo tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia con addizioni volumetriche di cui all’art. 134 c.1g) LR 65/2014 e interventi pertinenziali di cui all’art. 135 c.2e) LR 65/2014, addizione volumetrica, 36

sostituzione edilizia, ristrutturazione urbanistica, restauro con modifiche esterne, nuova costruzione con esclusione degli annessi agricoli di cui all'art.58 delle NtA, devono preventivamente ottenere il parere della Commissione per il Paesaggio.

17. All'interno del Parco del Lago di Bilancino sono identificate alcune aree con specifiche funzioni: a. ZONA F1 - Aree Pubbliche del Parco di Bilancino E' costituita dalla somma delle aree pubbliche comprese tra la quota di massimo invaso, pari a m. 252.00 s.l.m., e il limite di esproprio delle aree connesse alla realizzazione dell'invaso stesso, pari a m. 255.00 s.l.m. per le quali la L.R. 8 marzo 1993, n. 12, art. 2 bis, 3° comma, attribuisce al Comune di Barberino di Mugello "un diritto d'uso, anche mediante concessione a terzi, relativamente a quelle attività che non contrastino con la destinazione dell'invaso ai fini idrici, ai sensi della Legge Regionale 21 luglio 1995 n. 81, (Norme di attuazione della legge 5 gennaio 1994. n.

36 "Disposizioni in materia di risorse idriche")".

In queste aree sono ammesse le seguenti destinazioni d'uso, come definite dall'art. 10 delle presenti NtA: a. commerciale, limitatamente ad attività di vicinato, di ristorazione e/o somministrazione , a condizione che sia verificata la presenza di una dotazione di parcheggi pertinenziali pari a quanto stabilito dall'art. 78, comma 3, punto 4 delle presenti NtA. b. turistico-ricettivo; c. direzionale; d. di servizio;

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Gli interventi edilizi a carattere permanente che si rendano necessari per rispondere alle finalità di cui sopra potranno essere realizzati nella fascia compresa tra la quota di massimo invaso, pari a m. 254.50 s.l.m., e il limite di esproprio pari a m. 255.00 s.l.m.

Per l'attuazione di detti interventi si potrà procedere mediante l'approvazione di progetti con le procedure di legge per le opere pubbliche; qualora i progetti si discostino in misura significativa dal Piano delle Funzioni del Parco di Bilancino di cui all'art. 5, comma 6 delle presenti NtA, dovranno essere preceduti dall'approvazione di strumenti urbanistici attuativi; dette attività potranno essere oggetto di convenzionamento con i privati per la loro realizzazione e concessione in gestione.

Nelle porzioni poste al disotto della quota di m. 254.50 potranno essere realizzate infrastrutture e sistemazioni superficiali, purché non producano ostacolo al deflusso delle acque le quali, in caso di piena millenaria, potranno 37

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giungere fino alla quota di m. 254.50 s.l.m.

Potranno essere inoltre attuate, con le stesse modalità di cui sopra, tutte le opere necessarie ai fini del mantenimento e della valorizzazione dell'invaso e delle sue sponde, quali gli interventi necessari ad assicurare la sua stabilità, il corretto regime delle acque superficiali, le necessarie proprietà ambientali quali inerbimenti, drenaggi, piantumazioni arboree.

Le recinzioni dovranno rispettare le condizioni e prescrizioni di cui all'Art. 63, fatti salvi diversi materiali e maggiori altezze che si dimostrino strettamente necessari all'esercizio della specifica funzione. b. ZONA F2 di Gabbianello-Boscotondo Quest'area è destinata alla realizzazione ed al completamento di un parco per gli uccelli acquatici che può essere oggetto di convenzionamento con privati o enti pubblici per la sua realizzazione e concessione in gestione.

All'interno della zona F2 è compresa l'ANPIL di Gabbianello, di cui all'art. 17 delle presenti Norme.

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2.9 Criticità degli elementi puntuali del Piano delle Funzioni

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Dalla carta di individuazione delle funzioni allegata al Piano delle Funzioni, si fa riferimento in molti punti del lago, ad aree adibite a indirizzi molto specifici, che non sembrano considerare la particolarità dei contesti ambientali in cui sono state posizionate. Simboli identificano parcheggi, aree per spettacoli, teatri all’aperto, giardini botanici, come se una qualsiasi di queste funzioni si potesse realizzare in un contesto urbano da progettare ex novo, in cui non vi sono vincoli di tipo ambientale, problemi di fruizione o integrazione con l’intorno estremamente naturale. Il lago ha dinamiche con le sue rive delicate e complesse, le visuali che includono colline e montagne sono forti e caratteristiche, così come le unità di paesaggio numerosissime. Non è corretto dal punto di vista della pianificazione paesaggistica l’inserimento lottizzato di funzioni tanto specifiche e che necessitano di una serie di servizi complementari fortemente impattanti sull’ambiente in cui si inseriscono. Tanti servizi, spazi rigidi strutturati per accogliere una particolare fruizione, senza prevedere una necessaria multifunzionalità che nel tempo potesse tutelare questi luoghi dall’abbandono o da una modificazione delle discriminanti in gioco. Il Piano delle Funzioni attraverso i documenti riesce a considerare sempre il fattore ecologico, nonostante alcune discordanze, quale importante elemento da rivalutare e tutelare. Eppure nel Quadro Progettuale di individuazione delle Funzioni, gli elementi puntuali inseriti sembrano totalmente slegati da questo tipo di considerazioni. Sembra piuttosto il risultato di un gioco da tavolo di chi non si è soffermato a valutare il contesto in cui un elemento veniva inserito.

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Un esempio sono le aree adibite a parcheggio, che evidenziano molte problematiche, a partire dalla totale integrazione di questi col paesaggio. Vengono posizionati parcheggi secondo standard urbanistici in tutto il contorno del lago, senza minimizzarne l’impatto visivo con l’ambiente anche molto naturale, nel caso dell’area sud. La pavimentazione dei parcheggi è in parte impermeabile, e la cartellonistica abbondante diviene preponderante sul paesaggio, limitando la vista sul lago.

La presenza dei contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti non è in alcun modo minimizzata, e questo comporta una prima valutazione del luogo quale area di smaltimento rifiuti, piuttosto che di godibile area di sosta sul lago.

Ulteriore disagio è causato dalla totale mancanza di percorsi di accesso dai parcheggi alle rive del lago. Col tempo questa inadempienza ha comportato la formazione di processi erosivi lungo le scarpate a causa del passaggio ripetuto dei fruitori del lago, oltre alla difficoltà percettiva di sentire il lago come risorsa turistica importante e valorizzata.

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Una delle localizzazioni più critica è un’area di sosta per auto e caravan da 2700mq nell’area di Galliano, per fortuna ancora non realizzata. L’area di Galliano si trova protetta ad Ovest da un bosco di lecci diffusosi in seguito all’abbandono di Villa Le Maschere; due torrenti si immettono nel lago, permettendo la vicinanza, e quasi il contatto di due sistemi di corridoi ecologici costituiti da vegetazione ripariale; ad Est l’area di Bosco ai Frati, nucleo di connessione forestale nella matrice agricola, e quindi utile nella dinamica di spostamento delle specie faunistiche; a Sud-Est infine l’oasi del WWF di Gabbianello, sito di sosta per le specie migratorie.

La scelta esplicitata dal Piano delle Funzioni, di creare un’area sosta così consistente e ricca di servizi annessi alla presenza di caravan, viene messa in dubbio dalla necessità di tutelare questo luogo da una fruizione intensa. Visto il potenziale di nodo degli ecosistemi, e area buffer per l’Oasi WWF, sarebbe necessario limitare l’impatto antropico. Oltretutto l’area è allagata in alcuni punti per gran parte dell’anno, e sarebbe quindi consigliabile assecondare questo andamento, invece che eliminarlo per la creazione di parcheggi accompagnati da sistemazioni idrauliche consistenti.

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Altra zona critica per la dislocazione di funzioni non integrate col contesto è l’Andolaccio, un altipiano vicino a Barberino di Mugello le cui dimensioni notevoli, ne rendono difficile la gestione e la fruizione. In qualità di parco urbano per Barberino, sono state posizionate un’area giochi, parcheggi, aree per attività sportive, un’area ristoro e un “luogo centrale infopoint”, senza considerare la mancanza di attrattività del luogo. Infatti il posizionamento sulla carta di queste funzioni, e la loro quasi totale realizzazione non è stata sufficiente al loro funzionamento. L’accesso ai parcheggi dell’Andolaccio è unico, non segnalato e della dimensione di un sottopasso alla circonvallazione della statale 65 della Futa. Impossibile da notare per turisti e visitatori saltuari, risulta inoltre nel suo tratto di accesso una strada secondaria senza sfondo, dissestata e con alberature danneggiate gravemente.

All’interno del parco la sensazione non migliora, poiché le grandi radure e le siepi alte posizionate secondo uno schema radiante non percepito dal visitatore, disorientano oltre che creare prospettive e visuali che andrebbero invece nascoste, a causa della presenza imponente dei tralicci per l’alta tensione. Il luogo centrale definito dalla carta non viene percepito come tale, e si configura come un cerchio creato con siepi interrotte. Stupisce che non vi siano sedute, né aree attrezzate; la pavimentazione del percorso in asfalto è dissestata e non curata nei dettagli. L’illuminazione non segue il percorso pavimentato, ed è stata inglobata dalla vegetazione o manca completamente. La sensazione di spaesamento è continua all’interno del parco, nel suo susseguirsi di enormi aree a prato, finché non si raggiunge il percorso bordo lago, in cui l’orientamento può riacquistare riferimenti e distanze.

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Anche nell’area vicino al borgo di Cavallina viene inserito dal Piano delle Funzioni un’area parco con particolare indirizzo di giardino botanico. Viene da chiedersi nuovamente quanto una tale indicazione del quadro progettuale possa essere stata ragionata e verificata. L’area si presenta come un luogo di facile accesso, con strada carrabile, e vicina all’uscita dell’autostrada. Ma è un luogo vissuto dai cittadini di Cavallina prima ancora che dai turisti, e sarebbe quindi logico predisporre per loro un parco dalle dimensioni ridotte, curato nei dettagli, in cui sentano la possibilità di svolgere attività sportive e ricreative durante tutto l’anno, instaurare un nuovo legame con quel territorio che ha cambiato notevolmente la sua identità e con cui ora serve riallacciare legami profondi di appartenenza. L’attuale stato del giardino botanico è un’area incolta in cui le specie erbacee hanno instaurato processi di colonizzazione e successione, in cui alberi di specie diverse stanno crescendo robusti. Un giardino botanico, perché possa essere funzionale, sottintende ad un lavoro di ricerca, propagazione e cura delle specie vegetali che è legittima in ambienti solitamente legati alle università o enti. Quello che a Cavallina questo tratto di parco assume è forse più vicino alla definizione di Arboretum, ossia un'area boschiva realizzata artificialmente per la tutela della biodiversità, aperto al pubblico e con finalità didattico-pedagogiche.

Una traccia significativa della necessità di avere un luogo accogliente è la presenza di sedute create con tronchi di legno, accuratamente posizionati, ritrovati in molti punti vicini alle sponde. In questi casi sarebbe semplice per il progettista o da parte dello stesso Comune di Barberino provvedere alla sostituzione di questi arredi improvvisati e non sicuri, con panchine create magari con gli stessi tronchi lavorati dall’acqua del lago.

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Per quanto riguarda l’Area Sud non vengono definite funzioni specifiche dal quadro progettuale, se non la collocazione di una spiaggia attrezzata presso l’area del Bahia, che già da anni è il luogo più conosciuto del lago, e accoglie turisti in tutto il periodo estivo. Sarebbe opportuno cercare di integrare meglio questo bagno attrezzato nel profilo del lago, poiché dalle rive opposte risulta molto discorde con i tratti boscati vicini.

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C’è la necessità di ripensare ad una carta di Individuazione delle Funzioni che: - tenga prima di tutto conto della naturalità dei luoghi e integri i soli servizi che non ledano le dinamiche ecologiche potenziali o in atto - sposti aree di maggiore fruizione, per eventi spettacoli e fiere verso i centri abitati, di modo che la fruibilità e i servizi connessi siano già totalmente o in parte presenti - integri le aree di sosta secondo standard paesaggistici, con superfici permeabili ed inerbite, in cui i margini adesso netti, diventino invisibili e colonizzati da specie autoctone

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2.10 Vincoli paesaggistici e ambientali e previsioni di piano !

Nel territorio del lago di Bilancino si inseriscono quattro vincoli che è necessario considerare per definire una strategia paesaggistica efficace e realistica. Dal momento della formazione dell’invaso tutti i territori contermini ai laghi vengono inseriti nel vincolo paesaggistico-ambientale, ex legge 491/85 della Legge Galasso.

La Legge n. 431/85 integra in maniera sostanziale l’art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24-7-1977, n. 616 definendo innanzitutto le aree sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29-6-1939, n. 1497.

La norma classifica come bellezze naturali soggette a vincolo tutta una serie di territori individuati in blocco e per categorie morfologiche senza la necessità di alcun ulteriore provvedimento formale da parte della pubblica amministrazione. Tra queste categorie sono inclusi “i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi”.

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Gran parte dei territori a sud del lago sono totalmente sotto vincolo idrogeologico, per la presenza di versanti ripidi e convessi. Il Vincolo idrogeologico, istituito con il Regio Decreto-Legge 30 dicembre 1923, n. 3267, ha come scopo principale quello di preservare l’ambiente fisico dei versanti montani impedendo forme di utilizzazione che possano determinare denudamento, innesco di fenomeni erosivi, perdita di stabilità, turbamento del regime delle acque, ecc., con possibilità di danno pubblico.

Il Vincolo in generale non preclude la possibilità di intervenire sul territorio, ma qualsiasi attività che comporti una trasformazione d’uso nei terreni sottoposti al Vincolo è soggetta ad autorizzazione. La proprietà privata può essere sottoposta a limitazioni derivanti da imposizione fissate dall’autorità pubblica.

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L’Oasi Naturalistica di Gabbianello è un’Area Naturale Protetta d’Interesse Locale (A.N.P.I.L.) e fa parte del Sistema Regionale delle Aree Protette della Toscana e del Sistema delle Oasi del WWF. Le ANPIL sono aree inserite in ambiti territoriali intensamente antropizzati, che necessitano di azioni di conservazione, restauro o ricostituzione delle originarie caratteristiche ambientali e che possono essere oggetto di progetti di sviluppo ecocompatibile. Le ANPIL sono istituite e gestite in base alla Legge della Regione Toscana n. 49/1995, e sono inserite nella rete di aree protette assieme a parchi regionali e provinciali e riserve naturali, e regolamentata dall’Art. 17. delle norme tecniche di attuazione del Regolamento Urbanistico, Variante n.4

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Quest'area è destinata al completamento dell’esistente Oasi Faunistica per gli uccelli acquatici,che può essere oggetto di convenzione con privati o enti pubblici per la sua attuazione e concessione in gestione. All'interno di questa zona sono ammessi tutti gli interventi necessari alla realizzazione di una stazione ornitologica comprese tutte le sistemazioni superficiali delle aree, realizzazione di specchi di acqua, recinzioni, percorsi carrabili e pedonabili, parcheggi, nonché i volumi necessari all’esercizio dell’attività di gestione dell’Oasi Faunistica.

Al momento in questa area umida, unica nel suo genere all’interno della catena appenninica, sostano uccelli tipici degli ambienti umidi e in gran parte specie protette e in via di estinzione.

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Altro vincolo evidente appena giunti sulle rive del lago è dovuto alla presenza importante di elettrodotti per l’alta tensione e tralicci metallici di notevoli dimensioni in tutte le aree ad Ovest ed Nord del lago. Questi creano problemi dovuti alla presenza del campo elettromagnetico prodotto, la cui intensità è direttamente proporzionale alla tensione di linea, oltre che ad un impatto visivo che dovrebbe essere mediato o sfruttato. Molti paesaggi sono diventati famosi proprio per la presenza dei tralicci che si fanno caratteristici elementi verticali su paesaggi lineari. Immortalati nelle fotografie di Richard Pellietier in un lavoro che porta il nome di un nuovo quanto attuale stato del paesaggio: “High Tension Earthscape”. In altri casi strutture metalliche imponenti diventano landmark inconfondibili. E’ questo il caso del Landschaftspark Duisburg-Nord in cui l’autore Tobias Arnst, invece di nascondere il passato industriale di una industria abbandonata, ne ha reinventato le linee e i significati attraverso installazioni luminose: “Art lights up the night sky" ogni finesettimana diviene luogo di aggregazione per i molteplici eventi che godono di una scenografia surreale.

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A partire dai vincoli e dalle caratteristiche dei luoghi, all’interno del Piano delle Funzioni vi è stato inserito un Progetto Direttore dell’Area di Bilancino che va a definire cinque macro-aree di intervento, indicandone gli obiettivi e le potenzialità da sviluppare.

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Galliano è definita come oasi, con indirizzo verso un turismo naturalistico e balneare, area sosta caravan e teatro all’aperto, con servizi commerciali per vendita prodotti tipici e ospitalità extralberghiera (campeggio).

L’Area Sud, meno antropizzata è più disponibile ad un turismo ambientale, attraverso interventi adeguati al ricreare, lunghe le sponde, l’habitat di diverse specie faunistiche. Tale area risulta quindi meno interessata alla dislocazione di strutture e servizi turistici, almeno vicine alle sponde, se non per un’area già esistente per il turismo balneare.

Se ne propone una estesa naturalizzazione, fino a ricostituire una omogeneità paesistica del fronte lago sud

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Cavallina, da rivalutare il centro urbano, in grado di interessare flussi turistici, anche attraverso i suoi collegamenti con l’Andolaccio; da prevedere spazi per attività sportive(turismo equestre), area sosta caravan e balneari di interesse prevalentemente locale, attrezzata con parcheggio e una piccola area per picnic. L’area sosta caravan potrebbe accogliere i turisti di transito senza possibilità di pernottamento, in particolare in occasione di eventi e con un massimo di 15 posticaravan per un totale circa di 1000 mq.

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L’Andolaccio rappresenta una delle Porte del Lago, sicuramente la più importante per la sua dislocazione, vicino al Paese, al nodo autostradale e al sistema viario del Lago.

Viene individuato come prioritario un sistema di verde urbano (Parco del torrente Stura) che si estenderà alla zona del cimitero e si riconnetterà al parco dell’Andolaccio. Ciò fino a sospingere la struttura urbana di Barberino ad “incontrarsi” con il Lago.

L’Andolaccio potrebbe essere sede ideale per gli eventi culturali, anche per una larga partecipazione di pubblico e attività sportive.

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L’area Bellavista, Moriano, Turlaccio, si caratterizza come area multifunzionale è in particolare interessata principalmente a servizi sportivi (nautica, piste per trekking, cicloturismo, turismo equestre, pista di ghiaccio), servizi del benessere, spazi convegnistici, strutture alberghiere e agrituristiche.

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Capitolo 3 Strategia paesaggistica per il lago di Bilancino

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3.1 Masterplan Strategico

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Il masterplan strategico per la riqualificazione dell’Invaso di Bilancino si definisce come un mosaico paesaggistico, che nasce dalla riattivazione delle sistemazioni idraulico agrarie.

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Il nuovo mosaico, che considera prioritario il rispetto dei deflussi superficiali quali meccanismo antico e irrinunciabile per la corretta gestione di terreni fertili, favorisce l’instaurarsi di un nuovo rapporto terra-acqua, in alcun modo mediato in seguito all’allagamento dei terreni agricoli.

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In seguito alla creazione del lago estese aree sono state espropriate e rese pubbliche secondo logiche urbanistiche che collidono con la possibilità di gestione degli stessi appezzamenti. In molti casi l’esproprio di più unità agricole vicine, ha comportato la creazione, almeno sulla carta, di aree a parco di dimensioni notevoli, con la conseguente eliminazione delle sistemazioni idrauliche di gestione dello scorrimento superficiale delle acque. Non si tratta di un evento trascurabile.

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Nei terreni agrari è fondamentale la messa in atto di opere ed interventi tecnici che hanno lo scopo di regolare il deflusso della massa idrica eccedente. L’importanza della regimazione delle acque in eccesso si riscontra anche in aree non agricole, e trae origine dalla necessità di difendere il territorio dall’erosione e dalle inondazioni.

La difesa del suolo è un’attività che non ammette distrazioni o interruzioni: va iniziata in aree in pendio e continuata a valle, secondo una gestione organica e coerente dei terreni.

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Nel caso di Bilancino sono ben evidenti dalle ortofoto i tratti che hanno assunto forme evidentemente discordi rispetto al contesto; si tratta di residui tra la superficie del lago e le unità agricole, che hanno anche le dimensioni di appezzamenti agricoli stessi, senza assumerne la funzione.

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Quasi la totalità delle aree nell’intorno del lago è sottoposta a vincolo idrogeologico, ed è quindi fondamentale per l’amministrazione porsi l’obiettivo primario di regolamentare i deflussi, difendere i terreni dalle erosioni superficiali che possono portare detriti fino all’interno dell’invaso. Oltre a contribuire alla definizione spaziale coerente degli appezzamenti, le scoline e i sistemi di drenaggio svolgono importanti funzioni ecologiche, se corredati di un consistente 52

apparato vegetazionale. In questo modo siepi di confine, campi coltivati e canali di scolo diventerebbero l’alfabeto per un linguaggio del territorio assolutamente non estraneo al Mugello. Infatti la funzionalità di questo dialogo terra-acqua-terra è già presente in molte aree agricole. Nelle relittuali aree agricole montane in loc. Prati Piani, immerse nella matrice forestale dei versanti meridionali del M.te Giovi, o agricoli tradizionali presso Pietramala, tra il Monte Beni e il Monte Canda, nell’ambito del vasto sistema di nodi degli agroecosistemi dell’alto Mugello è riscontrabile questa definizione delle superfici agricole come permanenza di un antico uso del suolo agricolo, ma ancora vivo e attivo.

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Attraverso la riattivazione del sistema di gestione delle acque superficiali e la conseguente ridefinizione dello spazio secondo opportune sistemazioni idraulico agrarie, il territorio di Bilancino riacquisterà la funzionalità e l’identità del paesaggio agricolo locale in ogni punto del sistema.

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Un’attenta osservazione della morfologia e delle dinamiche ecologiche, può permettere alla strategia paesaggistica di adattarsi coerentemente alla natura profonda del luogo, mediando ogni volta tra la necessità di conservare e quella di rendere produttiva, fertile o stabile i terreni. Unica la strategia e sempre diverso l’approccio. Perché se questa infrastruttura vuole trasformarsi in risorsa, non può prescindere dai sistemi connessi di ricezione, accesso e fruibilità. L’attrattività sarà la base su cui costruire il nuovo sviluppo socio-economico dell’area. Ma è certo che questa spinta attrattiva verso il lago non la si può comprare o si costruire artificialmente.

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Non sono le immagini-cartolina a rendere i territori agricoli come la val d’Orcia o il Barolo, paesaggi conosciuti in tutto il mondo. Sono invece il lavoro degli uomini, la percezione di un radicato legame col territorioe e le riconoscibilità di caratteristiche uniche, e non riproducibili altrove, a lasciare nel turista la sensazione vivida di un contatto. Se le aree abbandonate venissero reintegrate, tornando a partecipare alle dinamiche agricole, si riallaccerebbero i rapporti terraacqua andati perduti, e il lago assumerebbe finalmente il ruolo ipotizzato di vettore per il turismo del Mugello, a questo punto in un rapporto sinergico inscindibile con le terre circostanti.

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“L’accento va posto sul nesso tra l’azione necessaria per superare i fattori di crisi e contrastare i rischi di decadimento dell’attività produttiva agricola - in particolare i fenomeni di abbandono, di vaste aree collinari e montane cui conseguono eventi drammatici di dissesto idrogeologico - e un rinnovato impegno a puntare sulla potenzialità offerte dal nostro patrimonio storico di civiltà e di bellezza per la crescita degli scambi tra l’Italia e il resto del mondo e per lo sviluppo diffuso di un turismo di qualità” Giorgio Napolitano

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3.2 Gestione

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Il mosaico agricolo è riconducibile ad un’unica struttura agricola formalmente simile in ogni punto dell’intorno del lago, ma necessariamente diversa nelle sue declinazioni gestionali.

La proprietà dei terreni, la loro copertura vegetale, l’incidenza di vincoli e la vicinanza agli abitati sono condizioni importanti da considerare ai fini di una efficace strategia paesaggistica. Sono state identificate quattro casistiche che richiedono modalità diverse di gestione ed indirizzo progettuale.

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3.2.1 Zona agricola

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Vi rientrano aree agricole, attive o in stato di abbandono la cui proprietà è privata.

Si tratta della maggior parte delle superfici visibili dalle sponde, ed hanno quindi una considerabile importanza nella percezione estetica del lago. La gestione di queste aree da parte degli agricoltori sarà agricola, con un indirizzo fortemente produttivo. L’agricoltura intensiva dovrà essere sostituita da quella biologica od integrata come già definito nel Piano delle Funzioni. La conversione verso il biologico permetterà a questi terreni di riacquistare una notevole fertilità, e contribuirà ad una sana gestione delle risorse offerte dall’ambiente, nonché la tutela dell’entomofauna, della qualità delle acque e non ultimo la salvaguardia degli ultimi livelli delle catene trofiche che sul lago si instaurano per la presenza degli uccelli migratori. Con una conversione all’agricoltura biologica inoltre verranno inseriti i processi di rotazione delle colture, che permetteranno una variazione annuale delle colture sui singoli appezzamenti. Nella strategia paesaggistica queste aree coltivate di diverse colture, variopinte nei colori, scendendo declivi fin quasi sul bordo dell’acqua, creeranno nuove e suggestive scenografie con cui il lago acquisterà un’identità forte.

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3.2.2 Parco Agricolo !

Ne fanno parte aree ex-agricole divenute pubbliche in seguito agli espropri per la formazione dell’invaso, che sono in uno stato di degrado o abbandono. Essendo lontane dei centri abitati, non sono facilmente raggiungibili né fruite. L’aspetto è quello di vaste aree inerbite con alberature danneggiate, in cui gli agricoltori dei campi vicini si prendono l’onere di provvedere allo sfalcio dei tappeti erbosi con trinciatrici attaccate ai propri trattori, poiché l’amministrazione non riesce a gestirle correttamente come parchi, per mancanza di risorse e mezzi. E’ fondamentale che questi ritagli di appezzamenti tornino a godere di una logica funzione nel sistema territoriale del lago.

Nonostante la loro proprietà pubblica queste aree verrebbero gestite secondo un accordo sottoscritto da imprenditori agricoli locali e amministrazioni. I primi usufruirebbero degli introiti derivanti dalla produzione agricola di terreni non tassati, e la pubblica amministrazione godrebbe di una gestione/manutenzione efficace dei terreni oltre che dell’aumento del valore estetico, ambientale e paesaggistico di aree attualmente relitte. La particolarità aggiunta a queste aree, rispetto a quelle solamente agricole, sarebbe la definizione di piccoli percorsi in terra battuta attraverso i campi coltivati, che permetterebbero ai turisti e visitatori di godere di queste aree come parchi agricoli,senza interferire con le dinamiche produttive.

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L’aggiunta di arredi in misura contenuta ed integrata con il paesaggio rurale, e di una cartellonistica riguardante le tradizioni agricole del Mugello attirerebbero il turista verso la scoperta di un paesaggio che vive anche distante dal lago, ma con cui si rapporta continuamente in un gioco di riflessi.

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3.2.3 Parco pubblico !

Le aree adibite a parco pubblico, seconde per estensione a quelle agricole, sono di proprietà pubblica e dovranno intuire ed assecondare le caratteristiche ambientali e le necessità di fruizione di turisti e abitanti di Barberino e Cavallina. Le superfici saranno trattate come campi agricoli, con l’inserimento di ampie aree che potranno accogliere prati polifiti o colture monospecifiche seminate attraverso eventi che prevedano la partecipazione della cittadinanza. Altre unità agricole saranno piantumati per la formazione di boschi di specie endemiche, che permettano la continuità con le superfici boscate collinari e montane, e creino luoghi di sosta freschi vicino al lago.

I percorsi assumeranno dimensioni ampie, carrabili, capaci di accogliere eventi, mercati e fiere. Le aree predisposte a parco pubblico di Cavallina e l’Andolaccio svolgeranno la funzione di parchi urbani strettamente connessi con la cittadinanza, mentre nell’area di Galliano sarà fondamentale prediligere la continuità con l’oasi del WWF, per la creazione di un parco naturalistico che permetta l’osservazione delle specie faunistiche. Nell’area della diga, in accordo con la società che gestisce l’accesso all’area, si potrà provvedere alla creazione di un parco giochi non convenzionale, che assuma la funzione di museo interattivo all’area aperta, per approfondire la tematica della gestione dell’acqua.

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3.2.4 Boschi !

Le superfici boscate, per la maggior parte di proprietà privata, sono una importante risorsa del Mugello. Dovranno quindi essere salvaguardate attraverso una gestione forestale sostenibile, che implica l’uso delle foreste e dei terreni forestali nelle forme e ad un tasso di utilizzo che consentano di mantenerne la biodiversità, produttività, capacità di rinnovazione, vitalità e potenzialità di adempiere, ora e nel futuro, a rilevanti funzioni ecologiche, economiche e sociali a livello locale, nazionale e globale, senza comportare danni ad altri ecosistemi.

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3.3 Verso nuovi usi agricoli

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Non sono pochi i casi in cui il progetto paesaggistico integra un approccio agricolo, declinato nelle forme più varie.

Dove Paolo Burgi intuisce un paesaggio agricolo al preesistente contesto urbano del «Ruhrgebiet», decide di inserirvi una vegetazione rigogliosa negli spazi ancora liberi, tra le foreste di stabilimenti industriali e un orizzonte punteggiato da ciminiere e città. Il lavoro è suddiviso in diverse fasi e interfasi stagionali che si sviluppano nell’arco di due anni, con il progredire del calendario agricolo. Ha inserito linee vegetali monospecifiche che attraversano o incorniciano i campi di grano, come bande definite di colore. Le linee si trasformano in fasce colorate dopo il primo ciclo vitale, e la germinazione dei semi. Nella terza fase i colori sfumeranno l’uno nell’altro sui campi, dal più scuro al più chiaro, creando un’immagine complessa. Il paesaggio rurale diviene in questo modo uno spazio ricreativo, una via di fuga dall’ambiente urbano, il luogo di svago e avventure. Attraverso il paesaggio culturale di Mechtenberg-Essen, Burgi fa riscoprire la bellezza intrinseca dell’agricoltura, con un approccio che non è solo estetico, ma nel suo passaggio effimero di intervento “artistico”, permette di porsi domande sul delicato equilibrio tra produzione ed estetica. Come Paolo Burgi stesso racconta “Sfruttando il crescente interesse per l’osservazione e l’esplorazione, il progetto vuole rendere l’opera più comprensibile e in grado di essere vissuta in prima persona dal visitatore, in cui mira tra l’altro a suscitare il rispetto per la terra. Per questa ragione abbiamo lasciato che fossero visibili anche le fasi intermedie di preparazione e trattamento, trasmettendo il valore della terra come culla del seme.

Arare, seminare, estirpare e rifinire fanno parte del lavoro agricolo tanto quanto la splendida immagine di un campo di grano maturo o la gioia del raccolto.”

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Turenscape nello Shenyang Architectural University Campus ha tentato di inserire terreni coltivati con riso all’interno di un grande campus universitario. La durata dei corsi dell’università coincide con la durata del ciclo di semina, crescita e raccolta del riso, ed è per questo che le estese aree del parco intorno alla facoltà sono completamente sommerse. Gli studenti sono stati inseriti attivamente nel processo agricolturale, per avvicinarli alle dinamiche di una agricoltura tradizionale con cui si trovano ormai difficilmente in contatto.

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Di tutt’altro approccio è invece il progetto di Stephen Lenzen per il giardino di 24 ettari del Centre of Garden Art and Cultural Landscape. La superficie del parco è formata da aree rettangolari piantate con Miscanthus, che dominano il profilo visivo del sito e le forniscono una struttura spaziale decisa. All’interno dei Miscanthus si aprono come stanze 24 diversi giardini. L’estensione e la tipologia di colture comportano la sua gestione con il solo uso di macchine agricole, ma la dimensione rurale viene appena percepita dal cambiare dei colori nelle stagioni; al contrario l’impianto geometrico e la forza dei volumi vegetali diventino l’elemento distintivo del progetto.

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E’ stata l’agronoma Teresa Galí-Izard insieme al team AIC EQUIP + FOA + GPO + Arquitectura Agronomia, a presentare un ambizioso e innovativo progetto in concorso per la realizzazione di un grandioso parco centrale di Valencia. Tutta la superficie del parco sarebbe stata gestita secondo un approccio definitivamente agricolo. I trattori avrebbero pensato alla aratura, la semina, lo sfalcio delle specie erbacee che si sarebbero susseguite durante l’anno, tanto che le dimensioni dei tappeti erbosi e dei percorsi sarebbero stati uguali o multipli della ampiezza di lavoro delle macchine agricole utilizzate. Perfino l’irrigazione sarebbe stata diffusa grazie a grandi pivot, ideati negli Stati Uniti per irrigare grandi superfici con il massimo della precisione e il minimo della manodopera, che sarebbero divenuti interessanti installazioni in movimento nel parco.

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3.4 La dimensione temporale

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Il lago per gran parte dell’anno non è usufruibile dai turisti per la balneazione, e diviene quindi un ampio specchio in cui il paesaggio si riflette senza filtri. 1.

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Riportando attraverso la strategia paesaggistica dignità, e funzionalità a tutti i terreni nell’intorno del lago, e procedendo verso una agricoltura biologica, il paesaggio riflesso e quello reale diventeranno sempre mutevoli, negli anni e nelle stagioni.

Grazie all’instaurarsi delle rotazioni colturali, ogni anno il singolo appezzamento si colorerà di una veste nuova, dovuta alla successione colturale. Il turista, o passante che il primo anno vedrà stagliarsi sulla sponda prospiciente un campo di grano dorato, l’anno successivo potrà godere dei vivaci colori degli erbai ricchi di fiori spontanei, poi raccolti in rotoballe, prima di essere portate come mangime agli allevamenti vicini. L’anno seguente lo stesso appezzamento sarà rivestito di sfumature rosso vermiglio, poiché il trifoglio avrà avuto cura di non fiorire contemporaneamente per tutta la sue estensione.

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Già in questi ultimi anni molte aziende del Mugello hanno partecipato ad un’iniziativa che prende il nome di “seminare il futuro”. Ponendosi come obiettivo il riavvicinamento della propria comunità a pratiche andate scomparse alcune domeniche d’autunno da tutto il territorio del Mugello molte persone si ritrovavano in aziende biologiche per procedere alla semina a spaglio. Questo riavvicinamento con la terra, la riscoperta delle sue dinamiche di gestione, dei tempi e degli elementi necessari alla sua produttività creano un legame col territorio che è importante riattivare, soprattutto in luogo modificato tanto profondamente come quello di Bilancino, in cui il distacco dai terreni agricoli è stato repentino e voluto da politiche e decisioni sovracomunali.

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Durante tutto l’anno i campi cambieranno continuamente volto per specchiarsi sul lago e regalare cartoline.

In autunno i campi arati e fresati dai trattori, saranno poi seminati con cereali autunno-vernini o colza o lupini. Prima dell’arrivo del freddo i campi saranno rivestiti di un tappeto di germogli verdi, gli alberi avranno perso quasi tutte le foglie, e rimarranno a vegliare il lago in inverno. Le nuvole scivoleranno sul lago, portando neve e vento, e regalando immagini mozzafiato ai fotografi di passaggio, o ai poeti in cerca di ispirazione. A primavera ogni angolo del lago si riempirà di fiori, insetti ed uccelli. E di nuovo arriverà l’estate, con il frentico andirivieni di turisti e il passaggio delle macchine per raccogliere i frutti dell’attesa, i diversi prodotti della terra.

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3.5 Definizione delle unità di paesaggio

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sistema territoriale del lago, e devono essere quindi messe alla prova e studiate poiché potrebbero divenire elementi di collegamento fisico o visivo.

Ognuna delle 20 aree delimitate sulla carta è stata identificata attraverso un numero ed un nome; ne sono stati descritti i caratteri principali presenti allo stato attuale, riscontrabili anche dalla identificazione fotografica; sono poi stati assegnati obiettivi e interventi. Data la naturalità di certe unità paesaggistiche vi sono casi che non richiedono nessun tipo di intervento, ed altre in cui la gestione del bosco o la attuale manutenzione privata sono sufficienti alla loro ottimale conservazione. Per le altre aree gli interventi possono risultare molto semplici, ma è davvero importante che si proceda con piccoli interventi di arredo o riqualificazione per migliorare la fruibilità e l’accessibilità al lago, una volta riattivato il sistema.

Quel che più stupisce a chi si trova percorrere i bordi dell’invaso è la continua varietà del paesaggio. Spesso in soli 100m il soprassuolo, il tipo di terreno, la pendenza e le visuali cambiano completamente. Da ogni anfratto si percepisce un lago diverso. Tanto che dopo aver rimesso insieme i pezzi, gli schizzi o le fotografie l’immagine che ne risulta è “un lago che sono tanti laghi”. Per poter indirizzare correttamente la successiva progettazione si devono quindi scindere ed analizzare queste differenze, identificarne il ruolo specifico all’interno di una unica strategia paesaggistica.

Sono stati riscontrate 20 unità paesaggistiche e ulteriori sei punti di attenzione progettuale che riguardano l’alveo e i punti di immissione dei fiumi nell’invaso. Queste sei ulteriori aree fluviali sono punti nodali di connessione del

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Circoscrizioni delle minime unitĂ paesaggistiche presenti sui bordi del lago e punti immissione nel lago degli immissari

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3.6 Obiettivi ed interventi per unità

! !1. Andolaccio !

Caratteri principali: parco scollegato da Barberino, estremamente dispersivo, presenta spazi ampi a prato difficile da gestire per l’amministrazione. Forte presenza di hardscape sulle sponde.

Obiettivi: nuovo parco urbano di Barberino,landmark per il sistema di Bilancino Interventi: definizione di percorsi, prati e boschi, percorribili da mezzi agricoli e utili alle attività all’area aperta.

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2. Cavallina parco !

Caratteri principali: parco in prossimità di Cavallina, presenta boschi misti a prevalenza di pino, e vegetazione incolta sede di molte specie di uccelli e piccoli mammiferi.

Obiettivi: nuovo parco di Cavallina, adatta a percorsi didattici sulla fauna locale, attività turistico ricreative e alla balneazione Interventi: strutturazione di un parco con cartellonistica e cura delle specie arbustive per la riproduzione della fauna

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3. Cavallina view !

Caratteri principali: ampia e scoscesa sponda a prato, con vista sul lago di particolare rilevanza.

Obiettivi: punto panoramico per chi accede al lago da Cavallina.

Interventi: scalinata di accesso alla riva, sedute e inserimento di specie arbustive.

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4. arboretum

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Caratteri principali: orto botanico di progetto risulta un’area a prato ricca di diverse specie arboree in buone condizioni di salute.

Obiettivi: parco per la didattica e l’approfondimento delle specie arboree.

Interventi: sfalcio dell’erba secondo percorsi fluidi, targhette di identificazione per gli alberi presenti, panchine e tavoli per pic-nic.

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5. dock !

Caratteri principali: sponda ripida lungo la strada ad ovest del lago, con ottima vista sul lago e presenza di indizi ambientali che evidenziano un passaggio antropico in ogni stagione.

Obiettivi: punto di vista panoramico con facile accesso dalla strada a sud.

Interventi: inserimento di un camminamento in legno a bordo lago su più livelli di altezza dell’acqua nell’invaso e miglioramento dell’accesso dalla strada sovrastante.

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6. ginestra !

Caratteri principali: sentiero ricco di specie endemiche, dal particolare valore paesaggistico-ambientale.

Accessibile alle auotomobili.

Obiettivi: luogo caratteristico per la flora endemica rigogliosa.

Interventi: mantenimento della flora locale e limitazione di accesso alle auto.

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7. prati !

Caratteri principali: area privata non accessibile con estesi prati polifiti che degradano sul lago.

Obiettivi: mantenimento dell’agricoltura tradizionale.

Interventi: nessun intervento necessario.

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8. bosco

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Caratteri principali: area boscata non facilmente accessibile dalla strada.

Obiettivi: mantenimento del valore ecologico del bosco quale nodo degli ecosistemi.

Interventi: normale gestione forestale del bosco.

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9. la fonte !

Caratteri principali: tratto declive ripopolato da specie endemiche utili al consolidamento del terreno.

Presenza un vecchio selciato storico in pietra e fonte lungo la sponda.

Obiettivi: rivalutazione delle aree non turistiche attraverso la manutenzione e la facilitazione dell’accesso dai parcheggi.

Interventi: rafforzamento dei tratti declivi con inserimento di arbusti e alberi autoctoni. Creazione di un percorso accessibile che colleghi la spiaggia ai numerosi parcheggi soprastanti.

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10. bahia !

Caratteri principali: area attrezzata per la ricezione turistica e la balneazione.

Obiettivi: integrazione maggiore nel paesaggio Interventi: inserimento di specie arboree nei parcheggi e nelle aree declive antecedenti la spiaggia.

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11. pescatori !

Caratteri principali: tratto con sponde ripide e bosco a prevalenza di pino. Luogo di pesca di difficile accessibilitĂ .

Obiettivi: mantenimento del paesaggio estremamente tipico di questa piccola insenatura.

Interventi: nessun intervento necessario.

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12-13. diga !

Caratteri principali: corpo sfioratore e diga compongono una zona interdetta al pubblico sotto il controllo di Publiacque.

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Obiettivi: luogo di didattica e approfondimento attraverso percorsi guidati ad accesso limitato sotto la supervisione di Publiacque.

Interventi: sistemazione di un museo-parco giochi all’aperto sull’acqua, la sua gestione e conservazione.

!14. anpil !

Caratteri principali: area protetta di particolare interesse per la sosta delle specie migratorie. L’area umida artificiale è di circa 8 ettari.

Obiettivi: mantenimento dell’oasi WWF di Gabbianello.

Interventi: supporto all’oasi nella corretta sistemazione e gestione dell’intorno

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15. galliano !

Caratteri principali: area a parco con manutenzione scarsa e mancanza di indicazioni per l’accesso dalla strada principale. Molte delle aree a prato sono soggette ad allagamento.

Obiettivi: parco in notevole continuità con l’oasi, assecondando la tendenza all’allagamento e favorendo un turismo ambientale-naturalistico e la presenza di uccelli migratori.

Interventi: creazione di aree umide e percorsi, aree pic nic e punti di vista panoramici sul lago.

! !16. le maschere !

Caratteri principali: area boschiva di Roverella con percorsi di collegamento al lago.

Obiettivi: mantenimento del caratteristico bosco di Roverella.

Interventi: gestione del bosco e riqualificazione del sentiero di collegamento tra Le Maschere e il parco di Galliano, secondo l’antico asse della villa.

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17. colle barucci

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Caratteri principali: zona collinare ad indirizzo agricolo con insediamenti.

Obiettivi: zone agricole da riqualificare Interventi: sistemazione di un percorso di bordo lago in terra battuta, riconnessione dei tratti di siepi.

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18. greti del lago !

Caratteri principali: vasta area agricola di forte importanza strategica nel collegamento non carrabile della città di Barberino con il lago.

Obiettivi: riconnessione di queste aree agricole con il lago e la città di Barberino Interventi: strutturazione di percorsi ciclabili suggestivi diffusi nelle aree agricole,con l’assorbimento delle aree pubbliche ora abbandonate.

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19. bellavista !

Caratteri principali: suggestivo percorso bordo lago disconnesso e degradato da incuria e tempo, confinante con appezzamenti agricoli caratteristici della vecchia maglia agraria.

Obiettivi: miglioramento dell’attrattività del luogo.

Interventi: riqualificazione del percorso bordo lago.

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20. moriano !

Caratteri principali: parco con percorsi alberati e molto vissuto dagli abitanti di Barberino per le attività sportive all’aperto.

Obiettivi: riqualificazione del parco secondo la maglia agricola preesistente, convertendolo a parco agricolo.

Interventi: riapertura canali di deflusso delle acque e siepi annesse, con delineazione di percorsi in terra battuta.

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punti nodali degli immissari

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Caratteri principali: aree non sottoposte a manutenzioni se non ordinarie, che le rendono luogo di ricettacolo di rifiuti con vegetazione ripariale scarsa.

Obiettivi: luogo di confine tra terra e acqua, gli immissari permettono di creare punti di vista cruciali nel sistema di funzionamento del lago Interventi: miglioramento dei tratti sponsali attraverso tecniche di ingegneria naturalistica che permettano l’eliminazione degli alvei in cemento.

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3.7 Approfondimenti progettuali per unità campione

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3.7.1 LA FONTE

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Un’arena naturale, esuberante di vegetazione offrirà scorci inattesi, come sospesi sull’acqua… ! !

Proprio al centro dell’area sud del lago, tra i boschi di Cerro che scendono fino sulle rive del lago, si trova una radura, declive e ricca di specie erbacee ed arbustive spontanee.

Provenendo da Cavallina lungo la strada a sud del lago la si può trovare prospiciente al secondo parcheggio. Dal piano della strada ci si trova su una terrazza panoramica, da cui si gode di una vista privilegiata del lago che scivola sul lago, risale sulle colline e ha per ultimo sfondo i profili delle montagne. Questo belvedere è però difficilmente apprezzabile dai visitatori. Il parcheggio risulta un luogo degradato ed inospitale,assolutamente non in linea con gli standard paesaggistici.

Privo di punti di accesso al lago, ricettacolo di rifiuti, e assolutamente non integrato col paesaggio naturale dell’intorno.

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Attraverso la radura, che scende ripida dal parcheggio al lago, sono visibili le tracce sul terreno, dovute al passaggio ripetuto dei fruitori del lago. La terra nuda e priva di vegetazione ha creato solchi e attivato processi erosivi che ne minano la stabilità. Scendendo questo tratto declive, la prospettiva sul lago continua ad essere protagonista indiscussa. Al di sotto della radura, un tracciato antecedente all’invaso, parallelo alla strada superiore, mostra ancora il selciato in pietre originario.

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Arbusti colorati di Euonymus europaeus, Acer campestre e Rosa canina circondano il tracciato, da cui si raggiunge una piccola fonte, in cui acqua di sorgente scorre copiosa anche in estate.

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La radura è una proprietà privata con diritto di accesso. Data la pendenza eccessiva, questo tratto ha messo in atto processi di rinaturalizzazione a causa dello stato di abbandono. Dal Piano delle Funzioni “se ne propone una estesa naturalizzazione, volta a ricostituire una omogeneità paesistica del fronte lago sud; una fruizione naturalistica potrà avvenire attraverso la ciclabile lungo riva, ed attraverso la riattivazione delle numerose vicinali esistenti.”

Se l’attivazione di una pista ciclabile lungo la riva si scontra con un terreno difficile ed impervio, che ne limita la fruizione a sportivi ed esperti, la riattivazione delle strade vicinali esistenti, può facilmente mediare il passaggio tra la strada e il lago, nonostante le pendenze notevoli ed il vincolo idrogeologico.

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In questo tratto la strategia paesaggistica prevederebbe la riattivazione delle aree agricole e boschive, per poter controllare al meglio i deflussi delle acque meteoriche e ridurre ai minimi termini l’erosione dei terreni. Però in aree così piccole e declive, come quella della Fonte, è praticamente impossibile coltivare, e diventa quindi prioritario inserire una copertura del suolo capace di intercettare l’acqua con l’apparato vegetale superiore e trattenere il terreno con quello inferiore.

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Sarà previsto quindi l’impianto di specie arbustive ed arboree endemiche, composte a macchie irregolari, che seguano le curve di livello, e scansionino l’area declive in morbidi ciglionamenti.

Anche il parcheggio potrà ritrovare uniformità al contesto con il solo inserimento di vegetazione arbustiva e arborea sui contorni e nelle aree non occupate dalle auto in sosta. Le formazioni arboree comprenderanno Aceri, Olmi, Frassini, Carpini neri, Pioppi, Querce, Prunus spinosa, Salici e Sorbi.

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Nelle formazioni arbustive Coronilla emerus, Cornus mas, Cornus sanguinea,tutte specie già presenti e utili alla fauna. Poi biancospini, rose selvatiche, ed enormi ginestre sorprenderanno per le loro fioriture.

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Dove non saranno presenti le specie arboree o arbustive si manterranno prati spontanei, il cui sfalcio verrà effettuato per un massimo di due volte l’anno, di modo che si possa far terminare il ciclo riproduttivo per seme alla maggior parte delle specie presenti.

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Per permettere la fruizione al lago saranno predisposti due modalità di accesso. La prima sarà una scalinata in cemento o pietra, che si dispone sul percorso prioritario lasciato come traccia dai fruitori.

Estremamente ripida, sarà più volte interrotta da tratti pianeggianti con panchine integrate, come continuazione degli scalini stessi, per permettere di sostare e godere di una delle viste più belle del lago. Altre panchine lineari e monolitiche saranno disposte ai lati della prima, per creare luoghi suggestivi immersi nella vegetazione. Infatti il forte impatto materico della scalinata dovrà essere attenuato dalla presenza dirompente della vegetazione, che ne romperà completamente i limiti, e convoglierà lo sguardo del visitatore verso la superficie del lago. Un secondo percorso, più fluido e pianeggiante, scenderà dolcemente il versante, fino alla fonte.

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Con interventi puntuali e l’inserimento di fasce di vegetazione discontinue, questo piccolo tratto scosceso diventerà un’arena naturale che si affaccia sul grandioso spettacolo del lago.

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Vista in sezione dell’area declive della Fonte

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3.7.2 MORIANO - BELLAVISTA

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Campi colorati accompagneranno il visitatore alla scoperta del parco agricolo. ! !

L’area di Moriano si presenta come una dolce collina che si immerge nel lago. I campi coltivati scendono fino alla metà, poi incontrano le aree pubbliche a parco. Mentre le aree agricole funzionano e caratterizzano il luogo nelle stagioni, quelle pubbliche dopo l’impianto di grandi filari di pioppi italici (specie assolutamente non endemica) e alberature bordo lago, sono in uno stato di incuria evidente. Alla difficoltà di gestione corrisponde una scarsa fruizione, nonostante la vicinanza con l’abitato di Barberino.

La suddivisione netta, creata con il sistema agricolo adiacente non permette a chi visita questo luogo di sentirsi parte di un paesaggio unico, indentitario e caratteristico. La sensazione è invece di camminare in uno spazio isolato sia dal lago che dalle campagne.

Ulteriore criticità nella delimitazione delle aree pubbliche è stata la eliminazione dei deflussi delle acque secondo le linee di massima pendenza. Infatti l’acqua superficiale segue i canali di scolo fino al limite superiore dell’area pubblica e viene poi condotta verso il lago in direzione orizzontale, in parte all’aperto in parte sotterranea, interrompendo le antiche linee d’acqua, che oltre ad essere fondamentali nel controllo dell’erosione, fungono da corridoi ecologici fondamentali per la fauna.

Dal Piano delle Funzioni questo spazio voleva essere luogo per “servizi sportivi, servizi del benessere, spazio convegnistici e per strutture alberghiere”, tante attività che difficilmente possono essere ubicate senza un intervento massiccio sul territorio che ne supporti le strutture e i servizi annessi. Per fortuna a parte la delimitazione di un parcheggio, non vi sono stati realizzati ulteriori interventi di trasformazione.

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E’ fondamentale che in questa zona deturpata dall’intervento disattento di pianificatori ed urbanisti, si ristabiliscano gli equilibri di un ecosistema agricolo che permetterebbe la riqualificazione paesaggistica, la gestione corretta dei deflussi, oltre che un forte impatto visivo per i fruitori. Seppur pubbliche queste aree potrebbero tornare sotto la gestione degli agricoltori più vicini, di modo che vengano reinserite in un sistema funzionale di gestione del territorio.

Recuperando la vecchia maglia agraria preesistente alla formazione dell’invaso e convertendola a parco agricolo, si darebbe la possibilità a questi terreni di tornare ad essere produttivi, anziché in un limbo tra parco e degrado, che non ne riconosce la valenza ecologica né quella estetica. L’obiettivo è quello di valorizzare e riqualificare le aree agricole come identitarie del sistema territoriale di Bilancino, farne conoscere le caratteristiche attraverso un turismo sostenibile poco impattante, e legare invece i cittadini a questo territorio in modo più radicale e profondo. Tra percorsi battuti, e strade di servizio di trattori e mezzi meccanici, i visitatori potrebbero godere di un contatto diretto ed intimo con le colture, che si alterneranno nelle stagioni e negli anni. E’ già presente un accordo tra agricoltori ed amministrazione, in cui i primi si occupano dello sfalcio annuale di tutte le aree a prato, a causa della mancanza di fondi e mezzi da parte del comune. Al momento questo accordo non prevede altro che il rimborso del carburante, ed è quindi svantaggioso per i contadini, che impiegano mezzi meccanici propri, non recuperando neppure i costi di ammortamento complessivi derivati dall’uso su estensioni notevoli. Parlando con Rodolfo, un gentile signore incontrato per caso durante un sopralluogo, mentre si stava occupando dello sfalcio dell’area di Bellavista col suo vecchio trattore con barra falciante, traspariva il suo forte attaccamento al luogo, e la voglia di prendersene cura nonostante la mancata equità negli accordi. Bisognerebbe dare l’intera area pubblica in gestione ai contadini, di modo che possano occuparsi dei terreni in modo autonomo, e potendo raccoglierne i frutti. L’amministrazione dall’altra parte potrebbe contare su un esteso parco agricolo che diventerebbe un nuovo punto attrattivo sulle sponde del lago per i turisti, oltre che luogo di passeggiate e attività sportive come corsa, cicloturismo, mountain-bike, percorsi trekking e equiturismo.

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Attraverso la riattivazione delle sistemazioni idraulico agrarie le siepi campestri assumerebbero la importante funzione di corridoi ecologici. Basterà strutturare una vegetazione su diversi livelli, di specie arbustive ed arboree si andrebbe a ricreare il paesaggio agrario tradizionale; migliorerebbero i livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica, poiché si andrebbero a connettere le più distanti aree agricole di Barberino con la risorsa idrica; sarebbe notevolmente ridotta la frammentazione ecologica; si permettere la autodepurazione dei reticoli idrografici prima dell’immissione dell’acqua nel bacino di Bilancino; aumenterebbe la mitigazione e la compensazione ambientale.

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La formazione dei corridoi ecologici sarà composta da specie arboree che ne formeranno lo scheletro e altre per lo strato inferiore:

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Acer camperstre Alnus glutinosa Carpinus betulus Cercis siliquastrum Fraxinus oxycarpa Prunus cerasifera Prunus spinosa Ulmus minor

Salix purpurea Salix trianda Salix viminalis Cornus mas Cornus sanguinea Sambucus nigra Euonymus europaeus Viburnum opalus

Tratto di siepe mista con la funzione di corridoio ecologico

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Nelle aree coltivate a rotazione si potrebbero trovare frumento, segale, orzo, avena, mais, sorgo, panico, miglio, erba medica, trifoglio, sulla, favino, lupino.

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Se l’attuale zona di Bellavista diventasse un continuum di campi agricoli in rotazione, con il susseguirsi delle culture tipiche del Mugello, senza che la zona parco fosse definita, delimitata o recinta in nessun modo, si sovrapporrebbe oltre all’uso agricolo quello ricreativo, esaltando in modo nuovo la bellezza del paesaggio, “l’estetica dell’agricoltura” come la chiama Paolo L. Bürgi per il paesaggio agricolo di Mechtenberg.

Sfruttando il crescente interesse per l’osservazione e l’esplorazione, attraverso l’attuazione di questa strategia paesaggistica si riuscirebbe a coinvolgere il visitatore al rispetto e all’approfondimento delle dinamiche agricole. Attraverso piccole tracce, su cartelli informativi o incisioni sugli arredi, poche definizioni possono portare alla luce dinamiche antiche perse e poi riscoperte dalla attuale agricoltura biologica (all’art. 31 del Piano delle Funzioni si precisa di “indirizzare le colture delle aree, interne al sistema ed a quelli circostanti, verso forme biologiche e/o integrate”).

Un esempio di avvicinamento alla terra come culla del seme è l’iniziativa “Seminare il Futuro”, che già da anni viene effettuata in alcune aziende del Mugello. Estesa alle aziende che si affacciano sul lago tutta la comunità potrebbe essere coinvolta nella pratica antica e suggestiva della semina. Un evento per residenti e turisti che permetterebbe di vivere il lago non solo come risorsa balneare, ma come opportunità di approfondire le tradizioni, avvicinare la comunità.

Arare, seminare, estirpare e rifinire fanno parte del lavoro agricolo tanto quanto la splendida immagine di un campo di grano o la gioia della comunità nel momento del raccolto.

E’ necessario che i turisti sollevino lo sguardo dalla superficie del lago per osservare la potenza visiva di questo paesaggio racchiuso tra le montagne. A quel punto la funzionalità di un sistema agricolo tradizionale e la scoperta di ogni unità di paesaggio riflesso sull’acqua, permetterebbero ad un bacino idrico artificiale, di trasformarsi un lago che è inscindibile dal paesaggio.

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bambini partecipanti all’evento “Seminare il futuro” tenutasi negli anni in molte aziende agricole del mugello

percorsi creati dal passaggio delle macchine agricole tra i campi di foraggio, che potranno diventare sentieri fruibili per la scoperta del paesaggio agricolo

il gentile agricoltore Rodolfo, che si (pre)occupa della manutenzione delle aree pubbliche dell’Andolaccio con il proprio vecchio trattore

andanatura del fieno in seguito allo sfalcio estivo tra impianti arborei specializzati e boschi di querce nel paesaggio collinare nell’intorno del lago

3.7.3 ANDOLACCIO

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Un nuovo rapporto dialogico con l’acqua attende chi, attraversando i campi colorati del parco, si troverà a raggiungerne i limiti.

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L’Andolaccio si presenta come un grande parco su una penisola artificiale, collocata a sud dell’abitato di Barberino di Mugello. Il suo limite è la statale 65 della Futa, che passa sopraelevata rispetto al piano di campagna, determinandone un forte isolamento. L’unico accesso al parco è uno stretto sottovia di ridotte dimensioni.

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Il parco dell’Andolaccio nasce su un terrapieno artificiale, tra i punti di immissione del lago dello Stura e del Lora. A causa dell’elevato trasporto di detriti l’intero limite del parco è stato strutturato attraverso tre gradonate, con l’alternanza di gabbioni metallici, percorsi in autobloccanti e una massiccia presenza di calcestruzzo armato.

Questa struttura sull’acqua, che per decine di metri si spinge all’interno dell’invaso è decisamente visibile da quasi ogni punto del lago, e certamente lo differenzia e identifica rispetto a qualsiasi altro invaso artificiale.

Osservandolo da questa prospettiva, l’Andolaccio, con il suo imponente hardscape, potrebbe divenire il protagonista del lago, attraverso una riqualificazione che non ne cancelli l’impatto, ma ne attenui le linee rigide e dure. Camminando lungo il margine la percezione è di estrema freddezza a causa dei materiali e delle forme. La natura però ha iniziato da sola a coprire le lacune e attenuare i limiti rigidi di questi tratti.

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Sulle gabbionate sono cresciute erbe spontanee, papaveri, equiseti, graminacee, brassicacee, e salici i cui tronchi hanno inglobato la rete metallica di contenimento del pietrisco. Sulle aree pianeggianti in autobloccanti si assiste addirittura ad un capolavoro. Flotte di lupini rosa, ginestrine e sedum gialli vivaci hanno colonizzato i bordi dei percorsi. Soltanto i bordi. L’effetto sorprendente è quello di camminare in un sentiero fiorito in cui un abile giardiniere ne ha delimitato accuratamente i margini.

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Contribuendo ad un processo del tutto naturale, le rigide sponde in hardscape potrebbero diventare il nuovo landmark del lago. Il cemento armato e la rete metallica creerebbero un sorprendente contrasto con la irregolare e “selvatica” vegetazione. Delle “invasioni biologiche” controllate avrebbero la capacità di trasformare completamente la sensazione percepita dall’interno e dall’esterno dell’Andolaccio. Con minimi interventi di eliminazione della pavimentazione in autobloccanti (scoprendo la terra sottostante fertile e ricca di limo) si potranno impiantare piccoli alberi ed arbusti, e creare aree di sosta piacevoli con panchine (allagabili) che interrompano gli ampissimi 4m di passaggio che ogni gradinata mantiene per tutto il profilo. Nelle gradinate più alte, che difficilmente vengono raggiunte dall’acqua del lago, Morus alba, Acer pseudoplatanum, Sorbus domestica, Prunus spinosa con Papaver rhoeas, Sedum acre, Onobrychis viciifolia.

Nelle gradinate inferiori sottoposte ad allagamento per gran parte dell’anno Nasturtium officinale, Carex riparia, Juncus effusus, Thypha latifoglia e Iris pseudoacours accompagneranno i visitatori alla scoperta di una vegetazione che difficilmente può essere osservata in un parco pubblico.

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Al suo interno il progetto del Parco urbano dell’Andolaccio segue linee geometriche che non si adattano alla conformazione del terreno. Enormi aree a prato e alte siepi miste rendono attualmente il luogo confuso e molto dispersivo. I percorsi dissestati, mancano di illuminazione e non seguono un rapporto gerarchico intuibile.

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invasioni biologiche in atto

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ipotesi di riqualificazione della sponda artificiale dell’Andolaccio in seguito alla colonizzazione e impianto di specie vegetali

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Dato l’utilizzo della stessa strategia paesaggistica in terreni prettamente agricoli, in aree pubbliche ad indirizzo agricolo e all’interno di parchi pubblici, bisogna porre attenzione alla scala del progetto. Se ci si pone nella prospettiva di una gestione prettamente agricola delle superfici, effettuata quindi con mezzi meccanici con notevoli larghezze di lavoro e di manovra, queste stesse superfici dovranno raggiungere le dimensioni degli appezzamenti agricoli. L’idea per il Parco dell’Andolaccio è proprio quella di sfruttare le sue estensioni per la creazioni di un labirinto di campi produttivi. Se in agricoltura le forme sono spesso legate alla pendenza del terreno, nel terrapieno dell’Andolaccio non vi sono pressoché limiti morfologici. La geometria rettangolare tradizionale può distorcersi a formare un gioco contemporaneo di trapezi di differenti colture. I percorsi di diverse dimensioni, ne racconteranno i bordi, saranno anche semplicemente formati dalla terra battuta per il passaggio ripetuto di un trattore.

Alcuni appezzamenti saranno piantati con boschi di specie autoctone, scelti di diversa specie e dimensione.

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Questi permetteranno di godere del susseguirsi di colori nelle varie stagioni, e di lasciare in inverno, quando le foglie saranno completamente cadute, stanze suggestive in cui i tronchi rimarranno a vegliare sulla piatta acqua del lago come sculture verticali.

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Come per le aree pubbliche ad indirizzo agricolo, anche l’Andolaccio sarà gestito grazie ad un accordo della pubblica amministrazione con gli agricoltori. In questo modo sarà possibile svolgere, anche se non annualmente, l a ro t a z i o n e d e l l e c o l t u re n e i d i v e r s i appezzamenti.

Si potranno lasciare alcuni prati polifiti in cui far spontaneamente crescere specie erbacee spontanee, in modo da tutelare la biodiversità.

In altri appezzamenti si susseguiranno graminacee morbide al vento e leguminose dai colori eccentrici, la colza esuberante e spessa come una coltre gialla, i papaveri tra le spine di grano finalmente non trattato. Si potrà addirittura trovare il maggese,e riscoprire la terra arata, le zolle che diventeranno fango con le piogge, i lombrichi e le orme degli animali selvatici.

schema di rotazione dei campi nell’Andolaccio

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Anche la gestione cambierà il volto al parco ogni anno, poiché i prati polifiti e quelli presenti nei boschi potranno essere sfalciati totalmente, solo in alcuni periodi o soltanto in alcune zone, di modo da creare ulteriori sentieri e piccoli prati tra le erbe.Ogni residuo dello sfalcio dei prati verrà lasciato sul terreno, servirà per insetti e piccoli animali, arricchirà il terreno di sostanza organica e potrà diventare un gioco per i bambini.

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Il grande parco dell’Andolaccio diventerebbe un parco curioso, sospeso in un non-tempo. Un parco che vive oggi e lavora come in un recente passato. Un parco in cui i bambini imparerebbero molto senza bisogno di spiegazioni, i grandi potrebbero ricordare, e gli anziani commuoversi nel vedere il ruotare dei campi come in una antica danza tra la terra e gli uomini.

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vista in sezione dell’Andolaccio con la nuova gestione agricola

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3.7.4 GALLIANO

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Un parco minuto, per gli uccelli e per gli uomini. ! !

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L’area di Galliano è il luogo forse più speciale del lago. Vi si accede da una stradina quasi invisibile dalla principale strada provinciale 37 che dall’invaso conduce alla sorgente dell’acqua Panna. Non vi sono indicazioni, e difficilmente questo anfratto è raggiungibile a piedi dai centri abitati. Di nuovo ci si trova di fronte ad un lago che è un un’altro lago. Questo anfratto si ritira dietro la collina a versanti ripidi che accoglie Le Maschere, così che del lago se ne ha un cono visuale molto ristretto ed allungato verso il viadotto e l’area ballabile del Bahia.

L’area pubblica espropriata è separata dall’Oasi del WWF dal solo corso del torrente Tavaiano, tanto che la continuità visiva, seppur non fisica è sorprendente ed interessante. Non mancano infatti sorprendenti incontri con gli uccelli migratori che dalla riserva si spingono nell’area parco di Galliano per procurarsi del cibo.

Ad Ovest un fitto bosco misto a maggioranza di lecci ricopre i versanti, isola questa area pianeggiante visivamente e fisicamente dall’area di Barberino, ad Est le campagne si allungano fino al Bosco ai Frati, un convento circondato da un esteso bosco di cerri, a nord una piccola casa circondata da deliziosi campi agricoli, permanenza storica dell’appoderamento. Sorprende il silenzio e la sensazione di sentirsi in un piccolo ecosistema delicato.

Dal Piano delle Funzioni questa area, che per molti mesi dell’anno subisce fenomeni di allagamento, era stata adibita a parcheggio per caravan e automobili dalle dimensioni di 2700 mq. Sembra impensabile che agli ideatori del piano non sia venuto in mente la ampia probabilità che l’introduzione di parcheggi per caravan, teatro all’aperto e turismo balneare potessero distruggere un luogo così minuto e delicato.

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Nonostante la strategia paesaggistica sia la s t e s s a , e q u e s t ’a r e a , c o m e q u e l l a dell’Andolaccio sia pubblica ed adibita a p a r c o , l ’a p p r o c c i o d o v r à e s s e r e completamente diverso. E’ necessario in questo luogo progettare al minimo, assecondandone il più possibile le caratteristiche peculiari, e lasciando poi agire la natura. Per questo tutta la superficie sarà coperta di prati polifiti, magari con una semina iniziale di specie autoctone, che possano qui riprodursi. Lo sfalcio sarà effettuato un massimo due volte l’anno, perché in questo parco saranno per primi gli animali a dover trovare un luogo accogliente e protetto. Immersi tra le radure alte di erbacee, gli uomini potranno percorrere percorsi in terra battuta, che si dirameranno nel parco, tra alberi isolati e aree umide. Proprio assecondando un processo naturale del terreno, solo attraverso il leggero movimento di terra, sarà possibile la formazione di piccoli laghetti, con una profondità dell’acqua davvero minima. Questi specchi d’acqua una volta popolati da una vegetazione palustre, oltre ad attrarre gli uccelli migratori, potranno essere luogo di nidificazione, ricerca di cibo e passaggio per la fauna di piccola taglia.

relazione tra specie faunistiche e presenza di acqua nelle aree umide di Galliano

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A protezione ulteriore delle specie che raggiungeranno questo parco, sarà opportuna la creazione di una fascia con bosco e sottobosco, che permetta la delimitazione con le aree agricole vicine, che potrebbero utilizzare trattamenti fitosanitari pericolosi per tutta la catena alimentare. L’impianto può essere predisposto con specie di diverse età, lasciando poi la naturale evoluzione verso il climax.

A collegare i due torrenti, che sono naturali corridoi ecologici vi sarà lungo la scarpata esistente in questa area, una siepe fitta, con importanti specie arboree e arbustive che producono frutti, bacche e semi appetibili alla fauna. Sorbus aucuparia ad esempio produce bacche molto appetite agli uccelli, mentre il Prunus spinosa offre riparo per la nidificazione.

ingrandimento della sezione di una delle aree umide di Galliano

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Per permettere ai fruitori del parco di godere della straordinaria presenza degli uccelli migratori seppur a distanza opportuna potranno essere installati dei piloni in corten o metallo, sia nel lago ad una distanza di circa 6-8 metri dalla riva, oppure nelle aree a prato facenti parte dell’Oasi. Con la massima sicurezza per gli uccelli ,il visitatore attento potrà godersi la magia dell’osservazione. Lo stesso tipo di piloni, sistemati accuratamente all’ingresso della strada di accesso potrà servire come limite di accesso per le macchine. Sostituendo definitivamente le attuali sbarre qui ed in tutti gli altri punti del lago in cui si ripete questo problema.

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Il parco di Galliano diventerebbe un piccolo parco in continuità con la riserva ANPIL, in qualità di zona buffer continuerebbe la tutela e la protezione delle specie. La presenza umana dovrebbe essere comunque ridotta, se si considera la piccola strada di accesso e la lontananza dai luoghi turistici, così che questo angolo di lago possa continuare a vivere come un piccolo ecosistema.

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Capitolo 4. Conclusioni

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L’invaso di Bilancino attende paziente.

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Attende che si compia il progetto grandioso iniziale, per cui doveva diventare un lago bellissimo, una risorsa sorprendente per tutta l’area del Mugello e oltre fino a Firenze. Doveva riempire le sue sponde di turisti attenti e rispettosi dell’ambiente, che avrebbero messo in atto un sistema di accoglienza e quindi di valorizzazione socio-economica dell’area. Doveva diventare un polo attrattivo per moltissimi eventi, convegni, fiere; ospitare turisti in centri benessere e cittadini nei teatri all’aperto.

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Quel che si coglie dalla lettura del Piano delle Funzioni, e dal Progetto Direttore del Lago è la descrizione di un progetto tanto ambizioso che forse in sé dimostrava già le sue fragili basi. Tanti i servizi, tanti gli spazi rigidi strutturati per accogliere una particolare fruizione, senza prevedere una necessaria capacità, di spazi tanto grandi e lontani dai contesti urbani, di integrare una multifunzionalità che li salvaguardi dal passare del tempo, dell’abbandono e dalle crisi economiche. Chi ha scritto il Piano delle Funzioni non si è soffermato mai ad analizzare il contesto in cui queste strutture sarebbero state inserite. Come un gioco da tavolo, il posizionamento delle pedine è stato disposto osservando una carta dall’alto.

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Bisogna invece arrivare sul lago, scendere nei più piccoli anfratti, per toccare con mano la complessa e delicata sopravvivenza di ogni unità paesaggistica presente e capirne il vero potenziale.

Soltanto assecondando le dinamiche dei terreni che giungono sul lago, esaltandone le singolari qualità intrinseche e ponendo come obiettivo prioritario la tutela dei luoghi più delicati si potrà rendere questo luogo finalmente armonico e coerente. Ogni unità paesaggistica deve assumere la propria identità e quindi dignità paesaggistica. Proprio per le sue uniche qualità entrerà quindi a far parte della scenografia del lago, componendo un mosaico di paesaggi unico, che adesso si percepisce appena.

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Per renderlo esplicito bisogna solo far vivere i campi coltivati, i boschi e le radure. Un tessuto leggero fatto di piccoli appezzamenti trapezoidali rivestirà il sistema territoriale del lago, conformandosi alle dimensioni, alle pendenze e alla diversa gestione in ogni punto. Siepi esuberanti scansioneranno il paesaggio, ricucendo i punti di incontro tra ambienti differenti. Ogni margine diventerà contenitore di ricchezza ecologica, e corridoio di passaggio fondamentale per riconnettere gli ecosistemi. Le macchine agricole lavoreranno instancabili per raccoglierne i prodotti della terra, la comunità potrà ristabilire legami con il proprio territorio, ora vivace e ricco. Stanze di erbe spontanee, boschi fitti di querce e carpini, e campi di grano cosparsi di papaveri saranno un piacevole richiamo per i turisti in estate, e nel silenzio dei mesi freddi saranno il luogo di attesa degli agricoltori, incubatori di fertilità.

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La dinamica temporale sarà la chiave di tutta la strategia paesaggistica. Bisogna solo rimettere in moto meccanismi già in atto, estenderli a tutta la superficie e far rivivere questo luogo così sorprendente secondo nuovi paradigmi. Quelli dell’agricoltura, del lavoro instancabile degli uomini sulla terra.

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L’intero sistema dell’invaso deve solo ritrovare se stesso per specchiarsi orgoglioso sul lago.

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