

Periodico Trimestrale Gratuito di divulgazione Medico Scientifica
GIUGNO 2022 ANNO 7 N. 2
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GIUGNO 2022 ANNO 7 N. 2
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Eradicare l’Epatite C: si può, ma solo se si vuole C. Barbati
Improve C ommunications
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Hanno collaborato a questo numero:
Chiara Barbati Giornalista
La testata MTD - More Than Drug è registrata presso il Tribunale di Napoli - reg. n° 49 del 17 ottobre 2016
L’Epatite C è una malattia infettiva silente
L’Epatite C è una malattia infiammatoria del fegato causata dal Hepatitis C Virus (HCV). È diffusa in tutto il mondo e rappresenta una delle principali cause di trapianto di fegato, nonché la principale responsabile dello sviluppo di malattie croniche come l’epatite cronica, la cirrosi epatica, il cancro al fegato e l’epatocarcinoma.
Il primo incontro con il virus non genera disturbi né sintomi, eppure l’HCV persiste all’inte rno dell’organismo, portando ad una forma cronica nel 50-80% dei casi. La manifestazione dei sintomi, però, avviene solo quando il decorso della malattia ha iniziato a creare danni irreparabili al fegato o complicazioni gravi in altri organi.
Sono circa 100 milioni per persone affette da un’infezione cronica nel mondo, e circa 400mi la i decessi annuali causati dalle conseguenze dell’Epatite C. In Italia si registrano circa 100 nuovi casi all’anno, ma è impossibile stabilire quante siano le persone affette da una forma ancora silente della malattia che non ne sono ancora a conoscenza. Le più recenti stime immaginano una percentuale superiore al 3% della popolazione nata prima del 1950, con un’incidenza che aumenta con l’età.
Le terapie per l’Epatite C un tempo erano insoddisfacenti, ma negli ultimi anni sono stati fatti notevoli progressi e lo sviluppo dei farmaci antivirali ad azione diretta oggi permette un’ottima percentuale di cura. Se, però, generalmente i sintomi di questa malattia iniziano a presentarsi solo quando le funzionalità del fegato risultano compromesse, è individuare le persone infette prima che presentino i sintomi la vera sfida. Solo effettuando test di screening nella popolazione più a rischio di aver contratto la malattia, è possibile offrire a tutti la possi bilità di guarire completamente, prima che il virus comprometta la salute del paziente.
Le terapie contro l’HCV sono relativamente recenti e, a differenza dei medicinali utilizzati fino a pochi anni fa, non sono debilitanti per l’organismo e promettono un’elevata probabili tà di guarigione. A questo punto, dunque, l’Epatite C può essere completamente eradicata, tant’è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato l’obiettivo di eradicazione mondiale entro il 2030.
L’OMS ha infatti individuato questa data come il momento in cui le morti legate alle epatiti virali dovranno ridursi sensibilmente, così come il numero dei nuovi casi di infezione. Per perseguire tale obiettivo, è stato pubblicato un documento programmatico che detta le linee strategiche per l’eradicazione dell’HCV e per far rientrare l’emergenza, riducendo dell’80%
il tasso di infezione e del 65% il tasso di mortalità.
A queste linee guida tutti i Paesi, compresa l’Italia, devono adeguarsi il prima possibile, in modo da perseguire gli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In vista degli obiettivi prefissati, gli allora Ministro della Salute Roberto Speranza e Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco hanno firmato il Decreto Milleproroghe 2021, grazie al quale sono stati stanziati circa 70 milioni di euro per finanziare lo screening nazionale dell’HCV per la popolazione a rischio.
Il provvedimento è rivolto alla popolazione nata tra il 1969 e il 1989, ai soggetti ospitati o seguiti dai SerD, i servizi pubblici per le dipendenze, ai detenuti e a tutta la popolazione considerata a rischio.
Il picco dell’infezione è avvenuto prima degli anni Novanta, quando non si conosceva ancora la malattia e il virus non era ricercato nelle analisi del sangue: all’epoca, dunque, le trasfusioni sono diventate il veicolo di contagio per eccellenza, poiché il sangue infetto non era riconosciuto come tale e utilizzato nelle trasfusioni.
In più, in quel periodo la sterilizzazione in autoclave non era ancora diffusa, e la semplice sterilizzazione tramite bollitura non era in grado di neutralizzare il virus dell’Epatite C. Per questo, anche operazioni effettuate con strumenti chirurgici contaminati, siringhe di vetro infette, o strumenti da lavoro di estetiste e barbieri, sono diventati veicolo di contagio. Per questi motivi, dunque, è fondamentale concentrare l’attività di screening su tutta la popolazione che ha vissuto nei periodi in cui mancavano le conoscenze e le relative cautele riguardo la prevenzione dell’Epatite C, per permettere a tutti di guarire e per sconfiggere questo virus una volta per tutte.
Il Decreto Milleproroghe prevedeva un’azione mirata durante gli anni 2020-2021. Ad oggi, però, gli screening in molte regioni non sono partiti, rischiando non solo di perdere i fondi stanziati, ma di precludere a molte persone la guarigione e di disattendere gli obiettivi fissati per il 2030 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sono poche le Regioni che si sono adeguate alle linee guida, sfruttando i fondi, effettuando gli screening mirati e curando la popolazione infetta. Ora, però, si rischia entro il 2022 di perdere i fondi stanziati, a meno di una proroga da parte dello Stato, che non è detto che arrivi. Perché, quando si parla di salute, non c’è efficienza e si sprecano opportunità e risorse?
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