Edificio Teixeira Soares - M. Arch. Thesis

Page 102

rispettano una determinata zonizzazione e determinate regole di sicurezza. Tuttavia, diverso è il punto di vista dei fruitori di quei grattacieli, che, proprio negli anni '90, li vedono come oggetti fissi, edificati su una ripetitiva griglia strutturale e saturati da una interminabile ripetitività di postazioni di lavoro, che, negli ultimi decenni ha organizzato i loro stili di vita e di lavoro. Questo punto di vista lo riassume bene Aaron Bensky1 scrivendo: "The building where our office is was designed to last, to look like an office building, not to fall down or otherwise harm us, to work as efficiently as possible, and to be there when we return to work tomorrow." Ciò che davvero importa, per descrivere la condizione del cittadino degli anni '90, è che l'architettura di quel periodo sembrava interessare poco o nulla ai sui fruitori che spendevano il loro tempo seduti davanti ad una scrivania, navigando in uno spazio virtuale che esisteva a prescindere dall'edificio in cui ci si trovava. In quegli anni gli edifici non erano accoglienti luoghi di lavoro che miravano al benessere dei dipendenti, ma semplicemente postazioni fisse di lavoro in cui svolgere le ore di lavoro quotidiane prima di tornare a casa. Questi luoghi divennero cosi simbolo della sedentarietà urbana. Ma il nomadismo in realtà ha sempre vissuto in osmosi con la sedentarietà e la città attuale contiene al suo interno spazi nomadi (i vuoti) e spazi sedentari (i pieni), che vivono gli uni accanto agli altri in un delicato equilibrio. Tuttavia, fino a pochi anni fa, ancora si attendeva il momento in cui gli spazi sedentari avrebbero aperto le porte dei loro confini per generare una rete di nuove relazioni sociali con lo spazio esterno, momento che ha dato origine alla formazione del nomade digitale. Anche il nomade digitale, come il cittadino degli anni '90, si muove da un luogo ad un altro, ma nel farlo può compiere una scelta, come avviene per il beduino. Il territorio in cui si muove il nomade digitale è proprio l'informational territory, ovvero quegli spazi fisici metropolitani, informati dalle nuove tecnologie. Il nomade digitale combina quindi ad un movimento fisico attraverso gli spazi pubblici, una navigazione attraverso l'Internet delle cose, ridefinendo lo spazio tradizionalmente pensato. Ma ciononostante la possibilità di muoversi sempre e ovunque, il luogo più significativo per questo nuovo utente non è dunque l'intermezzo, come per il beduino, ma quella rete di spazi che gli permettono di creare sempre nuove relazioni. Possiamo così riassumere che se il beduino compie la scelta di muoversi da un punto A (punto in cui si trova) a un punto X, che sia in grado di rispondere alle sue necessità primarie, come la ricerca d' acqua, diversamente l'urban dweller of yesterday, che può venir identificato come un generico impiegato d'ufficio, doveva muoversi da un stazione fissa A(casa) ad una stazione fissa B, luogo di lavoro, considerando la direzione del percorso

1   Aaron Betsky (nato nel 1958) è un critico, curatore, docente e scrittore di testi di architettura e design. Ex direttore del Cincinnati Art Museum è l'attuale direttore della Frank Lloyd Wright School of Architecture.

102


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.