Il Cagliaritano - N. 3 ANNO XXXVI

Page 20

Ada Lai, dirigente Area Servizi al Cittadino “L’utilizzo di scale di valutazione degli item proposti, volti ad esprimere il proprio grado di soddisfazione da parte dell’intervistato, è stato utile per mettere in luce anche un altro elemento degno d’attenzione: tra le esigenze considerate prioritarie, in relazione al contesto urbano e ambientale, risultano la manutenzione degli edifici e una maggior disponibilità di piazze e attrezzature per il tempo libero e per i momenti di aggregazione, da cui bisognerebbe partire per avviare una revisione nella gestione del tempo libero in questi luoghi. La maggioranza degli intervistati ha infatti dichiarato di intrattenersi a casa a guardare la tv o nei centri commerciali della città, sintomo dell’assenza di strutture adeguate all’incontro nelle vicinanze. Ma ciò che più preme risulta essere l’attenzione per le cose materiali, il bisogno di maggior manutenzione, il rispetto per ciò che si cerca di costruire per migliorare il loro territorio. Città decorosa significa maggiori servizi pubblici, e maggiori servizi significano maggiore lavoro: questo i cittadini del quartiere l’hanno capito, soprattutto le donne che più che mai hanno rivelato la loro concretezza. Non deve sorprendere che tra le opere pubbliche più attese emerga proprio la realizzazione del lungomare, che costituirà per i cittadini del borgo un primo passo concreto verso l’obiettivo della continuità e dell’integrazione con il resto della città. Quella di Sant’Elia è, perciò, una storia completamente diversa da quella che abbiamo sempre immaginato. Una storia di cultura, turismo, ambiente, di valori positivi. Una storia di sicurezza e di formazione lavoro, che attende solo che tutti vedano dietro la maschera della criminalità l’esigenza di crescita e di definitivo decollo di questo quartiere”.

Don Marco Lai, parroco della chiesa di Sant’Elia “Queste ricerche hanno messo in luce due esigenze basilari perché il progetto di ristrutturazione sociale possa

20

il Cagliaritano

andare a buon fine: in primo luogo, la volontà del quartiere di conoscersi meglio per capire e per consentire a tutti di superare i luoghi comuni, e in secondo luogo il desiderio di non agire solo per sentito dire, ma con maggiore consapevolezza. Non si possono fare politiche importanti senza conoscere la gente, è necessario partire dalla base per tutti i quartieri di Cagliari. Anche per i più grandi progetti c’è bisogno di partire dal basso. Già due esperienze similari abbiano profondamente deluso gli abitanti di Sant’Elia: il contratto di quartiere 1 e il contratto di quartiere 2. Il primo ha conosciuto solo un momento d’avvio ma poi si sono lasciati i cittadini al far da sé. Si voleva rimuovere il degrado delle strade, ma soprattutto il degrado sociale. È fallito, così, un primo progetto che doveva coinvolgere tutti. Il secondo solo in minima misura è riuscito. Contratto a Sant’Elia significa concordare le cose, farle insieme. Il problema più grosso è il lavoro, trovare il modo affinché l’impresa faccia lavorare queste persone, agendo, e non soltanto dicendo. Collaborare, lavorare insieme. Questa è la volontà condivisa da amministrazione e quartiere. Scegliamo il Lazzaretto come simbolo del contratto di quartiere e proseguiamo in questa direzione”. Non dissimile il punto di vista di DANIELA PIRAS, che dal 1986 ad oggi è stata testimone dei vari fenomeni che in questo quartiere sono intervenuti apportando costanti mutamenti. “Negli ultimi dieci anni in particolar modo amministrazione, scuola e Chiesa hanno aiutato queste persone con interventi culturali, sostegno scolastico ma il problema principale resta che questi giovani non hanno nessuno cui ispirarsi, sono figli del nostro tempo e della tv. Dicono che non intendono studiare perché tanto non serve a niente. Per questo risultano necessari interventi normativi come il contratto di quartiere, affinché non sia illecito

chiedere di assumere un padre disoccupato, quando i lavori vengono intrapresi in aree così disagiate. Solo così i ragazzi, vedendo la fatica degli adulti capiranno il peso dell’istruzione. È solo a partire dalle leggi che possiamo cambiare la mentalità del posto”.

Giovanni Maria Campus, assessore all’Urbanistica “Sant’Elia è sempre un’opportunità. Rappresenta il paradigma di come la città debba sempre confrontarsi con elementi umani e con la consapevolezza. Il passaggio è da operare: è durata troppo a lungo la concezione tardo-positivistica secondo cui le cose concrete, come le opere, i nuovi palazzi, possano cambiare le società. A Sant’Elia quel sogno non era andato a buon fine perché quelle questioni non erano solo materiali. Quella visione demiurgica del fare ingegneristico è mutata. Oggi bisogna partire da altro perché non ci si può aspettare che le costruzioni modifichino l’assetto sociale. Qualunque tentativo di agire a tavolino è inutile, bisogna concertare passo dopo passo. Fino ad oggi gli equivoci hanno impedito che il meglio potesse esprimersi. Servono anche gli apparati materiali ma prima è necessario partire dalla conoscenza, da un laboratorio di conoscenza reciproca. Questa conoscenza va rappresentata attraverso l’interpretazione e l’elaborazione dei dati, senza dare nulla per scontato perché sulle cose già rifiutate si basa la patologia. È necessario avviare una stagione di continuo confronto”.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.