Il Cagliaritano (N. 5)

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HO DATO UN CALCIO

AGLI ALTRI SPORT

Siamo andati a conoscere Giovanni Palmieri, istruttore quarto dan di kick boxing, una delle discipline più varie tra quelle da praticare in palestra. Ci ha parlato del suo passato di atleta, dei giovani emergenti e dei campioni sardi che si sono distinti in questo sport.

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di Simone Ariu · Foto, Studio Labor

rentatré anni, maestro da dieci, Giovanni Palmieri è istruttore tecnico quarto dan dell’unica disciplina riconosciuta dal Coni, la kick boxing. Una sera, dopo aver visto una delle sue tante lezioni nella palestra Athlon, ci siamo trattenuti con lui per andare alla scoperta di uno sport in continua espansione. Il tuo incontro con la kick boxing è stato quasi casuale... «Sì, prima di cimentarmi in questa disciplina praticavo tennis, ma lì non riuscivo a sfogarmi, a trovare il giusto equilibrio tra passione e divertimento. Così un giorno ho provato una lezione di karate e, subito dopo, una di kick boxing nella specialità full contact (quella dove sono ammessi più contatti, ndr). Mi è piaciuta molto e da quel giorno non ho più smesso». Ora sei istruttore tecnico e collabori anche con la Federazione. Ti aspettavi tutto questo? «Come detto, una volta provata la di-

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sciplina non ho mai pensato di fare altro. Poi con applicazione, sacrificio e tanta passione sono riuscito a trasformare il tutto in un lavoro. Dal 1989 lavoro nella palestra Athlon, a Cagliari, e sono diventato cintura nera nel 1994. Dal ’96 seguo corsi di formazione e fitness (yoga e pilates) e mi aggiorno di continuo. Però continuo anche a gareggiare: ho vinto a livello regionale, nazionale e anche internazionale. Su tutte, nel 2007 ho vinto il bronzo nella Coppa del mondo nella categoria light contact». Parlaci in generale della kick boxing. «È una disciplina completa, a dispetto di quanto si possa pensare. Aiuta il corpo e la mente a sfogare le tensioni della giornata. Ma non solo: i benefici sono a livello fisico, psicologico e sociale. Dal punto di vista fisico è completa perché lavora su tutto l’apparato cardiocircolatorio, da quello psicologico e sociale perché permette di divertirsi, scaricare e socializzare, che è ciò

che la gente ora vuole. La disciplina è in evoluzione continua proprio perché cambia l’utenza e la lezione ora è diversa, è meno difficile. Si arriva a lezione, si suda, si tirano pugni al sacco e si va via». E i giovani come rispondo? Sono interessati alla pratica agonistica? «Oggi è molto più difficile portare i ragazzi alle gare: per far questo è necessaria una vita rigorosa, comprese le rinunce alimentari, e in pochi sono disposti al sacrificio. I ragazzi di oggi sono diversi, hanno meno passione. Ma qualcuno c’è, e con il suo sorriso andiamo avanti in campo regionale e nazionale». Qual è la vostra utenza e com’è articolata una lezione? «È un bacino che va dal bimbo di 4 anni e mezzo all’uomo di 68. Con i bambini lavoriamo due volte alla settimana e facciamo propedeutica alla disciplina e attività ludica. La lezione ha una prima parte atletica, che si fa con la musica, poi si passa alla kick boxing vera e propria. Insomma una lezione semplice con la possibilità di fare anche cose più specifiche, tecniche». È una disciplina molto diffusa dunque. Quali sono state le tappe di questo successo? «La kick ha avuto il boom in questi ultimi dieci anni, ma regge nel tempo per la sua completezza sia a livello agonistico che ludico, cardiocircolatorio. Questo perché chi si allena esce sudato, ma contento. I meriti vanno dati alla FIKB, la Federazione, e a Massimo Casula, il mio ex istruttore e ora presidente della Federazione a livello regionale. Dietro l’enorme diffusione della kick boxing c’è un enorme lavoro serio: sono state riunite tutte le categorie e create società in tutta la Sardegna. Oggi sono 42 con 1600 tesserati». Chi sono gli atleti sardi che hanno ottenuto dei successi in questo sport? «Per primo Massimo Casula, che è stato campione europeo di semi-contact e campione italiano di light. Ha dovuto smettere per la rottura di un ginocchio. Poi Gianpaolo Spanu, campione del mondo di full contact che ancora combatte a 40 anni. Ma anche Alessio Rondelli, diventato poi pugile, che è stato campione del mondo di full contact nel 1981. Oggi, invece, i nostri migliori atleti sono Maria Antonietta Lovicu e Gianluca Monni, Valentina Cabras e Alessandro Pira».


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