Phonola-Brand magazine

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EUPHONIA - PARERI

Esiste ancora la Bellezza? di Gianmario Andreani

Credo che a ogni professore di estetica o critico di arte sia capitato, dopo una conferenza, l’imbarazzante domanda: ma esiste ancora il bello? Che fine ha fatto, nel Novecento, nella nostra contemporaneità, questo antico paradigma su cui per millenni si è fondato il sistema dell’arte o, meglio, dei sui apparati giudicativi? Ora, con il libro di Federico Vercellone, ammirevole per lucidità storica e chiarezza di intenti teorica, sarà più facile per noi tutti offrire una risposta. Senza dubbio, non esiste “una sola”, ma tutte quelle possibili si innestano nel quadro che Vercellone disegna. Nel libro di Vercellone infatti ben comprendiamo che l’estetica è la disciplina filosofica che nel Novecento, assumendo totalmente l’eredità del secolo precedente, da Goethe ai Romantici, più si è interrogata su se stessa e sul suo rapporto con l’arte. Senza dubbio, sul piano storico, il rapporto è soltanto indiretto: non solo perché l’estetica significa “teoria della sensibilità”, ma in quanto i suoi rapporti si sono svolti, dal Settecento quando è stata battezzata sino ad oggi, con i concetti generali di gusto, genio, bello, sublime più che con la singolarità delle opere d’arte. E, quando ha incontrato l’arte - come con l’idea di simbolo in Kant o con la questione della morte dell’arte in Hegel - si è trovata con essa in conflitto, sempre più distante dalla sua vita concreta. Come lucidamente disegna il volume di Vercellone, il Novecento ha, se possibile, reso ancora più evidente, e dunque più drammatica, questa situazione. Forse perché l’estetica stessa

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