11 Hungarian Writers

ESITI DELLE VENDITE:

1997-2007

I LIBRI PIÙ VENDUTI E PIÙ LETTI DI

Per ulteriori informazioni e modulo di partecipazione si prega di rivolgersi a Dóra Károlyi – Fondazione del Libro Ungherese, Ufficio delle Sovvenzioni alla Traduzione e dell’Informazione Letteraria H-1146 Budapest, Hermina út 57-59.

Tel/fax [+36 1] 384 56 76 e-mail: dora.karolyi@t-online.hu www.hungarianbookfoundation.hu informazioni su autori: www.hunlit.hu Editore: Fondazione del Libro Ungherese, Budapest, 2007 Testi: Éva Cserháti e Tomas Escuder Traduzione: Jolanda Guardi Design: Gergely Soós

1

Traduzioni in preparazione: russo, italiano

Un romanzo storico che narra le peripezie del popolo ebraico nel primo secolo della nostra era? Un romanzo picaresco che racconta la vita di un ebreo goffo, miope e brutto che riesce a fare carriera importante grazie alla sua astuzia, la sua intelligenza e la sua cultura?

Un romanzo classico e tradizionale, semplice e ameno scritto in uno stile eccellente e con molto humor? Sì, Prigionia, del grande drammaturgo ungherese György Spiró, aveva tutti i numeri per essere l’opera di maggior successo del 2005.

La trama si svolge in diverse città importanti del Mediterraneo prima e dopo la morte di Cristo. Il protagonista Uri, inizialmente del tutto insignificante, viaggia per le terre e i mari dell’antichità e, grazie a diversi malintesi, entra in contatto con i personaggi più importanti dell’epoca. Uri è un letterato, conosce molte lingue e si guadagna la simpatia di tutti grazie alla sua abilità diplomatica. Inizia un viaggio da Roma a Gerusalemme e da lì ad Alessandria, perché per lui viaggiare non è solamente un’avventura, ma anche l’unica possibilità di sopravvivere.

Forse la ragione del successo di questo romanzo di circa 800 pagine è lo stile di Spiró, che, con la buona vena del drammaturgo, crea dialoghi divertenti e choccanti, personaggi verosimili e perfettamente tratteggiati fin nel più piccolo dettaglio e offre una visione fresca e orignale della storia ebraica che risulta interessante a qualunque tipo di lettore. Sia a coloro che cercano un romanzo di intrigo come a coloro che desiderano immergersi nel mondo pericoloso, affascinante e oscuro del Mediterraneo del primo secolo.

SPIRÓ, György: Fogság (800 p.)

Magvető, Budapest, 2005, 2006 www.hunlit.hu/spirogyorgy www.magveto.hu - magveto@lira.hu

Prigionia

2

Traduzioni: tedesco, rumeno, polacco

Una donna esce di casa tutti i giorni quando cala la notte con due ceste tra le braccia e si dirige verso il bosco.

Nel patio della sua cascina, nascosto sotto il pergolato, si apre un pozzo asciutto in attesa che Ilka Szendy lo riempia di pietre. La piccola città, Jajdon, il cui nome ricorda le grida di dolore “ay” racchiude crimini mai puniti. Siamo all’epoca delle grandi migrazioni, all’inizio del ventesimo secolo, in un luogo sperduto della Transilvania, dove Ilka Szendy, donna indipendente e ricca, ma giovane e ansiosa di essere amata, cerca di trovare la propria identità e un’alternativa al destino femminile che la vuole sottomessa a un marito e dedita ad allevare figli. Ilka ha una relazione con uno dei suoi giornalieri sposati, e, quando questi decide di cercar fortuna negli Stati Uniti, lo uccide. Nei mesi successivi all’omicidio cerca di rifugiarsi nella storia familiare, di incontrare antenati esemplari, qualcosa o qualcuno a cui aggrapparsi. Ma durante questa ricerca Ilka scopre solamente crimini sconosciuti e non riesce a sfuggire al suo presente e ai rimorsi. La sua solitudine per essere più intelligente, più decisa e per avere più vigne che nessun altro in città è sempre più totale, perché la paura la rende estranea e aggressiva. La sua unica ossessione è far scomparire le ossa dell’assassinato e coprire il cadavere del suo amante che giace in fondo al pozzo asciutto sotto migliaia di pietre. Il romanzo, il cui finale è sorprendente e conseguente a un tempo, è un gioiello della lingua ungherese. Quest’emozionante favola realista fino alla crudeltà ha reso famoso lo scrittore originario della Transilvania, István Szilágyi.

SZILÁGYI, István: Kő hull apadó kútba (380 p.)

Kriterion, Bucharest, 1975 Magvető, Budapest, 1980, 1999, 2001, 2002 www.hunlit.hu/szilágyiistvan www.magveto.hu - magveto@lira.hu

La pietra che riempie il pozzo

Für Elise (Per Elisa)

3

Traduzioni: in preparazione lettone

SZABÓ, Magda: Für Elise (410 p.)

Európa, Budapest, 2002, (2007: 10th edition) www.hunlit.hu/szabomagda www.europakiado.hu – info@europakiado.hu

Scrivere le proprie memorie è un esercizio inutile, afferma uno scrittore ungherese, perché la materia prima della propria letteratura dev’essere viva. Magda Szabó, la più famosa autrice della letteratura ungherese del ventesimo secolo, senza dubbio, ha saputo usare la materia prima delle esperiente personali. La sua opera completa, romanzi, saggi, poesie, libri per ragazzi e bambini, supera i venti volumi. Diverse generazioni hanno letto le sue storie in lingue diverse in tutta Europa e, nel 2003, ha vinto il Premio Femina di Francia con il romanzo La Porta (Mondadori, 2005; La porta, RBA, 2005), che narra la storia della strana relazione fra l’autrice e la sua misteriosa domestica.

Magda Szabó ha pubblicato a 85 anni la prima parte della sua biografia, che in Ungheria ha avuto un successo senza precedenti. Le memorie abbracciano gli anni della sua infanzia e prima govinezza, tra il 1917 e il 1935, e parlano – attraverso la storia della sorella adottiva Cili rimasta orfana di padre e di madre durante la fuga dai territori separati - dell’Ungheria traumatizzata dal trattato di Pace del Trianon che pose termine alla Prima Guerra Mondiale. La piccola Magda cresce in una famiglia eccezionale; il padre le parla in latino a partire dall’età di tre anni e la madre modifica storie infantili e storie bibliche secondo il gusto della bambina. Gli anni della formazione scolastica sono pieni di successi, delusioni e stizza, perché Magda è ribelle e ben conosce il suo talento insolito nel narrare storie. Il libro evoca la figura della sorellastra Cili, morta in giovane età, che compie un enorme sacrificio per il suo amore di adolescenza.

L’autobiografia di Magda Szabó è un’opera magistrale; supera i suoi romanzi, e pone un sigillo dorato a una vita artistica straordinaria. Come ella stessa afferma: “Sono abbastanza grande per non aver vergogna del passato”.

Nel 2007 la sua opera Via Katalin, romanzo sulla sopravvivenza e la morte e le relazioni nate nell’infanzia, ha vinto il prestigioso premio letterario Cévennes.

Harmonia caelestis

4

Traduzioni: in 13 lingue

Armonia celeste, la storia (parzialmente inventata) della sua famiglia, è stato pubblicato nel 2000. La prima parte delle due che compongono questo denso libro – Frasi numerate sulla vita della famiglia Esterházy – è un susseguirsi di capitoli brevi, sciolti, senza ordine cronologico, sulla famiglia e la storia in generale. La seconda – Confessioni di una famiglia Esterházy – è più simile a un romanzo tradizionale, e racconta le avversità della famiglia comitale nella voragine dei cataclismi storici sofferti dall’Europa Centrale nel XX secolo, che la colpirono con particolare gravità, ma lo fa senza cadere mai nello scoramento e nell’amarezza. La narrazione riveste grande interesse, poiché tratta di una stirpe storica che ha dato alla nazione molte figure importanti. Ed è anche un omaggio al padre. L’omaggio al padre è stato distrutto quando l’autore ha scoperto che il genitore era stato delatore del sistema comunista. Dalla terribile disillusione nasce L’edizione corretta.

In quest’occasione l’autore utilizza con pudore gli elementi tipici del postmodernismo, cosa che senza dubbio fornisce agilità all’opera, nonostante contenga numerose citazioni da testi di altri autori ungheresi e stranieri. Il libro, grazie anche al ricorso ampiamente utilizzato all’ironia e allo humor, è stato accolto molto positivamente sia in Ungheria che all’estero.

Péter Esterházy è nato a Budapest nel 1950, nel periodo più oscuro del comunismo, in seno a una famiglia aristoratica. Laureato in matematica, in seguito passò dalle scienze alla letteratura. Con la sua prosa postmoderna molto personale, è uno dei massimi esponenti della letteratura ungherese di oggi.

ESTERHÁZY, Péter: Harmonia Caelestis (700 p.)

Magvető, Budapest, 2000 (2006: 11ª edizione) ESTERHÁZY, Péter: Javított kiadás (450 p.), Magvető, Budapest www.hunlit.hu/esterhazypeter, www.magveto.hu - magveto@lira.hu www.berlinverlag.de

(Harmonia caelestis, Feltrinelli, Milano, 2003, trad. Giorgio Pressburger, Antonio Sciacovelli / L’edizione corretta, Feltrinelli, Milano, 2006, trad. Marinella D’Alessandro)

5

Traduzioni in preparazione: tedesco, francese

Il monumentale romanzo Storie parallele è stato pubblicato nel 2005. L’autore, che ha impiegato diciotto anni a scriverlo, ha dichiarato al riguardo: “La struttura è caotica, perché caotico è l’ordine del mondo...

Io, come molti, registro gli elementi e i principi che formano strutture dentro il caos”. L’opera – di circa 1500 pagine – presenta una trentina di protagonisti, l’azione si svolge su cinque piani temporali e infiniti scenari tedeschi e ungheresi che risorgono in periodi distinti della storia – a volte vincolati a personaggi secondari - l’Olocausto, il 1956 e gli anni Ottanta-Novanta.

Il romanzo termina senza fine, lasciando quasi tutti i bandoli sciolti.

L’autore descrive i rapporti umani con sensibilità singolare e offre descrizioni straordinarie della vita della città di Budapest e dei suoi elementi architettonici. Gli istinti, la sessualità, l’omosessualità hanno un peso eccezionale nell’opera. Le scene erotiche, i coiti, le masturbazioni vengono descritti ampiamente e in modo naturalistico.

Quanto allo stile, nei dialoghi non sono utilizzati segni di interpunzione né viene segnalato quale dei personaggi parli; molte volte non è nemmeno chiaro chi lo faccia, se il narratore o uno dei personaggi. Questo, tuttavia, non impedisce che la lettura sia d’effetto e indimenticabile.

Péter Nádas è nato nel 1942 a Budapest, in seno a una famiglia perseguitata durante la seconda Guerra Mondiale e nel periodo comunista. Attualmente vive in un villaggio lontano dalla capitale.

NÁDAS, Péter: Párhuzamos történetek 1-3. (1500 p.)

Jelenkor, Pécs, 2005, 2006 www.hunlit.hu/nadaspeter www.jelenkor.com - gabor@jelenkor.com

Storie parallele

6

Ervin Lázár è noto al pubblico ungherese innanzitutto come autore di libri per bambini. Le sue favole piene di fantasia e ingegnosità linguistica, sono fra le più lette del genere.

Tuttavia, l’opera di Ervin Lázár supera i confini della letteratura infantile. La cascina delle stelle è un libro di racconti concepito per adulti che, ciononostante, conserva molto del mondo e della visione infantili.

Le storie dei racconti che compongono il volume si svolgono in un paesino della puszta ungherese: rappresentano un mondo in rovina, caduto nell’oblio, che viene recuperato dalla memoria narrativa.

I racconti di La cascina delle stelle, letti da un documentarista diligente, rappresentano fedelmente il mondo lontano della puszta del Transdanubio e allo stesso tempo sono ricchi di elementi fantastici che danno luogo a un originale “realismo magico” ungherese. Nei racconti appaiono giganti, buoi che raddrizzano la schiena curva di una dama, una coppia che, per sfuggire alle mani dei soldati, si trasforma in erba sanguinaria.

Anche se la grande maggioranza dei testi si caratterizza per un’atmosfera intima e un certo tono nostalgico, il libro non è la rappresentazione fantastica di un mondo idealizzato. Nel mondo ermetico del paesino irrompe il mondo esterno, lasciando intravedere momenti cruciali e molte volte tragici della storia del paese.

Nel 1996 il libro ha ricevuto il prestigioso premio Libro dell’anno.

LÁZÁR, Ervin: Csillagmajor (185 p.)

Osiris, Budapest, 1996, 1998, 2005, 2006 www.hunlit.hu/lazarervin www.osiriskiado.hu – kiado@osirismail.hu

La cascina delle stelle

7

Traduzioni: tedesco, francese, spagnolo, bulgaro, rumeno, polacco, turco, inglese

La calma, pubblicato nel 2001, è il secondo romanzo di Attila Bartis, un giovane talento della letteratura ungherese. Il volume ha suscitato molte polemiche, ma quasi tutti sono concordi nell’affermare che si tratta di un romanzo cruciale per la letteratura ungherese dell’ultimo decennio. Il pubblico lo ha accolto con grande entusiasmo, dimostrato anche dagli elevati indici di vendita.

La calma racconta la storia di una famiglia di artisti negli anni 70 e 80, focalizzandosi sul rapporto conflittuale e soffocante tra madre e figlio, condannati a trascorrere la vita insieme, rinchiusi nello stesso appartamento in una tormentosa relazione di amore e odio.

L’io narrante della storia è il figlio, uno scrittore sulla trentina, sottomesso alla pazzia e alla brutalità della madre, che non esce di casa da quindici anni, una volta una bellissima attrice che per ragioni politiche ha dovuto abbandonare le scene, e che da allora ha deciso di rinchiudersi per sempre nel suo appartamento nel centro di Budapest. La convivenza patologica dei due e le menzogne accumulate negli gli anni li rendono ogni volta più crudeli, più lontani dalla vita normale.

Nemmeno Eszter Fehér, l’unico amore del protagonista dopo innumerevoli avventure sessuali, riesce a liberarlo dalla servitù domestica.

Il romanzo si sviluppa nel turbolento ambiente politico del cambio di regime alla fine degli anni ottanta. Il linguaggio è crudo, crudele e sincero, come le scene molte volte choccanti e portatrici di turbamento.

BARTIS, Attila: A nyugalom (320 p.)

Magvető, Budapest, 2001, 2003, 2004 www.hunlit.hu/bartisattila www.magveto.hu - magveto@lira.hu

La calma

8

Traduzioni: tedesco, slovacco, ceco, olandese, russo

Sin dalla pubblicazione de Il cuscino di Jadviga nel 1997, Pál Závada è diventato uno degli autori più acclamati del panorama letterario ungherese contemporaneo. Il romanzo è stato celebrato unanimemente dalla critica, e ha conquistato un pubblico insolitamente ampio nel campo della letteratura contemporanea. Lo straordinario successo de Il cuscino di Jadviga risiede in parte nel ritorno ai modelli classici del romanzo, cosa che permette al lettore di cogliere un’opportunità che sembrava persa per sempre, secondo quanto afferma uno dei critici. Allo stesso tempo l’originale tecnica narrativa, la complessità linguistica e gli elementi autoriflessivi del testo rendono Il cuscino di Jadviga un esempio eccezionale della prosa centroeuropea della fine del XX secolo.

Il romanzo, scritto in forma di diario, racconta la storia degli amori e disamori di una coppia slovacca che vive in un villaggio ungherese all’inizio del XX secolo.

L’autore del diario è András Osztatní, marito ingannato e debole, ma sempre disposto a perdonare la sua adorata, ma mai compresa, Jadviga. Il diario segreto, che termina nel 1922, quando il matrimonio si scioglie definitivamente, verrà ritrovato da Jadviga dopo la morte di András. Ella aggiungerà commenti e note al testo, instaurando in tal modo una sorta di conversazione con il marito. La versione finale del diario viene fornita dal figlio di Jadviga, che viene a conoscenza della vera identità del suo progenitore leggendo il diario di quello che credeva essere suo padre.

Il libro, oltre ad essere un’emozionante saga familiare, è uno splendido romanzo storico che riflette la storia dell’Ungheria dagli albori del XX secolo fino al recente passato.

ZÁVADA, Pál: Jadviga párnája (450 p.)

Magvető, Budapest, 1997 (2005: 17ª edizione) www.hunlit.hu/zavadapal www.magveto.hu - magveto@lira.hu

Il cuscino di Jadviga

9

“Il fatto è che sono abituato all’amore. L’amore è come una specie di dubbio e tu puoi abituarti – così pare, anche se sembra ridicolo – all’amore. Ti abitui a che non ci siano problemi, e che non ce ne saranno, zero pericolo, solchi felici, noiosi, sicuri...” – afferma Kukorelly, scrittore ungherese che scrive di uno scrittore ungherese che, in un castello presso Berlino, evoca i ricordi dell’infanzia analizzando se esista la felicità familiare mentre ricorda com’era quella della sua famiglia negli anni 50 e 60, in piena epoca comunista, in un quartiere del centro di Budapest dove vivevano nella stessa scala operai, giudici e famiglie modeste e cattoliche come la sua. L’io narrante racconta in prima persona i ricordi della sua infanzia, gli anni del comunismo: le primavere sulle rive del Danubio, i pietosi tentativi di amoreggiare, le partite di pallone con i ragazzi del vicinato togliendosi le scarpe sportive (quelli che le avevano) per essere tutti uguali, le lezioni di russo che non servivano a niente al momento di partire per l’Unione Sovietica in vacanza, il colore di morte delle auto marca Trabant, il grembiule uniforme e obbligatorio che tutti portavano a scuola, gli anni del militare... I ricordi mutano con il procedere della narrazione, tuttavia alcune immagini e alcune figure riappaiono costantemente sotto la stessa forma, come il padre, ex soldato convertito in ufficiale stanziale o “C”, la donna simbolica e eterna con la quale il protagonista non si sposerà mai. Kukorelly, con un linguaggio “appena sufficiente”, pieno di tautologie ed espressioni colloquiali, crea un testo quasi poetico, molto ironico e al tempo stesso nostalgico, a volte triste, anche se molto divertente.

KUKORELLY, Endre: TündérVölgy (370 p.)

Kalligram, Bratislava, 2003, 2004, 2007 www.hunlit.hu/kukorellyendre www.kalligram.sk –kalligram@kalligram.sk Traduzioni: slovacco

La valle delle fate o Dei misteri del cuore umano

10

La pubblicazione de L’ombra del serpente nel 2002 fu un autentico evento letterario. L’autrice, Zsuzsa Rakovszky, è un’eccellente poetessa laureata con i premi di poesia più prestigiosi. L’ombra del serpente è il suo primo lavoro in prosa, e tuttavia porta il sigillo di una narrativa matura, elaborata e avvincente.

Il libro, una sorta di autobiografia romanzata, ci conduce all’inizio del tormentato secolo XVIII, nell’Ungheria sofferente per la dominazione turca in gran parte del paese e per le guerre tra cattolici e protestanti nel nordest. Le città sono devastate da incendi, assedi e epidemie. In questo ambiente oscuro e minaccioso, pieno di superstizione e paura, affida le sue memorie alla carta la vecchia Orsolya Lehmann. Ella narra minuziosamente le peripezie dei primi trent’anni della sua vita, ricchi di segreti e passioni, avvenimenti tragici e insoliti. La vita di Orsolya è dominata dal terrore del capestro: per occultare una vergognosa gravidanza extramatrimoniale si vedrà obbligata a trasferirsi nella città di Sopron con il padre, che si converte, e non solo agli occhi del mondo, in suo marito. A partire da allora nella vita di Orsolya, trasformata in incubo, si susseguono inseguimenti, assassinii, tentativi di fuga, fino a quando, un giorno, riesce a fuggire dalla casa del padre con un medico con cui passerà il resto della sua vita.

L’affascinante romanzo di Zsuzsa Rakovszky presenta, inframezzo a un telaio storico, le pene e le passioni di una giovane donna sottomessa all’azzardo del destino e parla magistralmente di problemi umani eterni come l’amore, l’odio, la dipendeza sentimentale, la menzogna, il peccato e il rimorso.

RAKOVSZKY, Zsuzsa: A kígyó árnyéka (450 p.)

Magvető, Budapest, 2002 (2005: 7ª edizione) www.hunlit.hu/rakovszkyzsuzsa www.magveto.hu www.sback.de Traduzioni: tedesco, olandese, francese, italiano

L’ombra del serpente

Il libro dei padri

11

Il Libro dei padri è l’opera più nota del polivalente Miklós Vámos, – scrittore, opinionista, editore e popolare presentatore di programmi culturali – una saga familiare sotto forma di romanzo originale e sorprendente.

Il volume è la biografia particolare ed emozionante di dodici personaggi, per la precisione di dodici padri della stessa famiglia che, oltre alle gioie e ai dolori della vita, parlano dell’epoca in cui nacquero dal 1705 fino al 2000. A ognuno è toccato un destino diverso: uno è attore all’epoca in cui nasce il primo teatro nazionale, un altro è un linguista che riforma la lingua ungherese, un terzo è un famoso cantante d’opera che muore in un campo di concentramento. È il figlio dell’ultima generazione nato negli Stati Uniti – i suoi antenati hanno dovuto emigrare a causa dell’antisemitismo imperante – che scrive la cronaca e ritorna in Ungheria dopo il cambio di regime per scoprire il paese e le tracce della storia familiare.

I figli ereditano i problemi e il destino dei padri, insieme a oggetti di gran valore simbolico: il tomo ogni volta più voluminoso della storia familiare e un orologio del mondo. I due oggetti servono allo stesso scopo: non lasciare che i ricordi cadano nell’oblio.

Il Libro dei padri è una saga europea, un romanzo storico di avventura, non è un caso che sia il libro più popolare e di maggior successo di Miklós Vámos sia in Ungheria che all’estero.

VÁMOS, Miklós: Apák könyve (446 p.)

Ab Ovo, Budapest, 2000 (2007: 21ª edizione) www.hunlit.hu/vamosmiklos, www.vamos.hp.hu www.abovo.hu – kiado@abovo.hu Traduzioni: inglese, tedesco, italiano, francese, serbo, olandese in preparazione: greco, ebraico, lituano, polacco, spagnolo

(Il libro dei padri, Einaudi, Torino, 2006, trad. Bruno Ventavoli)

Gli editori italiani interessati a pubblicare opere ungheresi possono presentarsi alle gare della Fondazione Ungherese del Libro che sovvenzionano le spese di traduzione. Le condizioni e le scadenze sono reperibili all’indirizzo www. hungarianbookfoundation.hu. Un altro link utile è la base di dati www.hunlit. hu che fornisce informazioni in inglese e tedesco su oltre 200 autori ungheresi.

Sovvenzioni concesse per le opere tradotte dall’ungherese L’Ufficio per le Sovvenzioni alla Traduzione e l’Informazione letteraria opera nell’ambito dei margini di azione della Fondazione del Libro Ungherese ed ha le seguenti finalità: (1) concedere sovvenzioni a case editrici straniere per la traduzione (2) fungere da centro d’informazione letteraria.

Sovvenzione alla traduzione: Le domande di sovvenzione possono esser presentate da case editrici con sede all’estero le quali vogliano pubblicare opere letterarie tradotte dall’ungherese. La sovvenzione può coprire fino al 60-100% del compenso del traduttore, ammontare da rimborsare all’editore in seguito alla pubblicazione del libro, a seconda della decisione del Consiglio dei curatori.

Le domande di sovvenzione vanno presentate dall’editore, e devono contenere: modulo di partecipazione, breve presentazione dell’autore, del libro, del traduttore e della casa editrice (ultimo catalogo), copia del contratto con indicazione del proprietario dei diritti d’autore, copia del contratto di traduzione concluso con il traduttore.

Le domande vengono accolte ogni anno tra il 31 marzo e il 31 ottobre. Vengono concesse sovvenzioni solo per le opere ancora non pubblicate alla data in questione. Il Consiglio dei curatori rende note le proprie decisioni entro approssimatamente sei settimane dal termine di presentazione. Ogni editore verra’ informato al massimo entro dieci giorni dalla decisione.

I criteri di selezione sono i seguenti: qualità letteraria dell’opera, possibilità di successo dell’edizione (traduzione eccellente, buona distribuzione) L’ammontare concesso verrà trasmesso direttamente alla casa editrice straniera, ricevuti i tre (3) esemplari dell’edizione in lingua straniera e la conferma, da parte del traduttore, concernente la ricevuta del compenso. L’opera tradotta dev’esser pubblicata entro due (2) anni dalla decisione, altrimenti la sovvenzione verrà annullata automaticamente.