rivista trimestrale, Anno VII - Numero 3
settembre 2016
ArcheomaticA Tecnologie per i Beni Culturali
r i leva re i n do s s a n do un M o B i le M a p p i n g s y s te M
Bing Maps
per lo studio di
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and
Monitoraggio study
ostia antica
del MicrocliMa di Musei e archivi
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EDITORIALE
non
solo
3d
Con mille visitatori, 80 relatori, 28 sponsor e 19 patrocinanti, si è chiuso TECHNOLOGY for ALL 2016, cominciato nella splendida cornice dell’Area di Massenzio sulla Via Appia Antica a Roma e svoltosi nelle due giornate seguenti negli spazi articolati e nelle sale dell’Auditorium della Biblioteca Nazionale Centrale (BNCR). Nello stile anche fieristico ed istituzionale del Forum allargato alla cittadinanza e dedicato all’innovazione, ha promosso con convegni, dibattiti, incontri e discussioni aperte, un’interattività tra produttori, esperti, studiosi, ricercatori, studenti, curiosi ed operatori, disposti al confronto negli organismi conferenzieri ed espositivi che hanno aderito all’iniziativa, strumentale ad un vero e proprio campus di formazione con decine di ‘workshops’. Un festival tanto mirato alla crescita dell'arte mediatica di precisione, quanto all’espansione degli applicativi nel mondo del lavoro, nell’ambiente dei più grandi giacimenti della cultura precipuamente italiana nel mondo. Tra l’altro è da rilevare una scoperta interessante, per molti di noi che non ne conoscevano a fondo la bellezza: l’area di Massenzio è appena a ridosso della visitatissima Tomba di Cecilia Metella lungo la Via Appia Antica, che vi rientra, nei cui pressi sono state realizzate le dimostrazioni di tecnologie di ripresa anche aerea di approfondimento della sua estensione e nel duplice contatto degli utenti e del pubblico di una diretta documentaria. Risultanze che non si sono esaurite nella mera dimostrazione dei dati acquisiti, ma anche di un loro assemblaggio conservativo. Tra queste citiamo il modello 3D a nuvola di punti del Mausoleo di Romolo, la presa aerofotogrammetrica del Circo di Massenzio ed altre opere circostanti, il Laser Scanner dell’intero sviluppo del Circo, effettuato a piedi, camminando con uno zainetto, la ricezione visuale delle Torri dei ‘Carceres’ in Realtà virtuale, le analisi geodinamiche per l’archeologia, che hanno rivelato aspetti invisibili del sottosuolo dell’area e l’istituzione di punti di riferimento GNSS per futuri rilievi topografici, spettacolari anche per i visitatori casualmente intervenuti. Le tecnologie di acquisizione e riproduzione 3D non sono state pertanto le sole a guidare le dimostrazioni: la modalità di acquisizione tridimensionale degli oggetti, non più spettante alla sola fotogrammetria, è uno dei temi portanti, ma non il solo. Prodotti derivati da questa tipologia di rilievo di punti dotati delle coordinate x, y, z, hanno potuto mostrare importanti geometrie dell’Emiciclo dei Mercati di Traiano, rilevato sempre in 3D nella scorsa edizione del TECHNOLOGY for ALL 2015, per il quale approfondite analisi matematiche sono state portate a conclusione, proprio nell’occasione della manifestazione, nell’anno successivo. Sono state realizzate analisi colorimetriche su graffiti e affreschi, le cui risultanze sono oggetto di analisi che si protrarranno, analisi con magnetometria e tomografia elettrica per analizzare il sottosuolo e le fondazioni, in corso di valutazione. Una grande mole di materiali e dati rilevati, che potranno essere analizzati da studiosi e ricercatori nel corso del tempo, ma non solo, in quanto uno dei risultati più interessanti è proprio quello di avvicinare a tali attività i giovani, che attualmente non siano al corrente delle tecnologie impiegate nelle attività cui si preparano. Citerei l’esempio delle tecnologie ben conosciute ed utilizzate in settori economicamente trainanti, quali quelle finalizzate alla scoperta di risorse minerarie nel sottosuolo, che hanno subito prove, sperimentazioni ed ergonomie tali da essere proponibili anche in settori a basso reddito (apparente), come quello dei beni culturali. Ciò che ne è scaturito è anche la possibilità di inaugurare un metodo nuovo di esposizione e mostra di strumentazioni, tecnologie, metodi e procedimenti a ciclicità periodica, che si integrino in una esperienza pratica immersiva, finalizzata a superare il fascino momentaneo, con un banco di prova di effettiva acquisizione e gestione dei dati, verificata nella procedibilità. Con TECHNOLOGY for ALL molti produttori hanno dimostrato le innegabili capacità delle strumentazioni sperimentate, mentre altri hanno migliorato le tabelle di marcia e di affinamento della qualità dei loro prodotti. L’innovazione nasce così, sui tests di campo, sulle innumerevoli prove ripetute non solo nei laboratori industriali e nella casistica degli imprevisti di percorso: la realtà, è fin troppo ovvio, è fatta d’immaginazione.
Renzo Carlucci dir@archeomatica.it
IN QUESTO NUMERO DOCUMENTAZIONE 6 Il contributo di Bing Maps per lo studio della città di Ostia Antica di
davide Mastroianni
MUSEI E FRUIZIONE 12 Il Museo Salinas, paradosso del Web Marketing Culturale La comunicazione archeologica ai tempi dei social media, a museo chiuso di elisa Bonacini La nuvola di punti a falsi colori del Circo di Massenzio, nel parco dell'Appia antica, rilevato a piedi con il Leica Pegasus BackPack, durante il TECHNOLOGY for ALL 2016.
18 A Sarzana nasce il MUdeF Un viaggio immersivo lungo la storia e l’evoluzione delle fortificazioni della Lunigiana di raffaele Maurici e ugo galassi
3d target cultour active digiart ett flYtop geoMedia guardian heritage MuseuM connections noreal tQ
2 37 16 51 50 41 52 10 11 40 31
22 Il tablet NOVA per la fruizione e l’accessibilità museale di riccardo lozzi
LABORATORI 28 Shape and Semantics Modelling La ricerca dell’IMATI - CNR per la rappresentazione, l’analisi e la documentazione di modelli digitali 3D e le sue applicazioni ai Beni Culturali di
Bianca falcidieno, franca giannini, Michela spagnuolo, Marco attene, silvia
Biasotti, chiara catalano, Monica de Martino, Marina Monti, Michela Mortara e
ArcheomaticA
Tecnologie per i Beni Culturali Anno VII, N° 3 - settembre 2016
Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivista italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozione e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e, in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione avanzata del web con il suo social networking e le periferiche "smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italiani che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accademia, enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.
corrado pizzi
direttore Renzo CaRluCCi dir@archeomatica.it direttore responsaBile MiChele Fasolo michele.fasolo@archeomatica.it coMitato scientifico MauRizio FoRte, BeRnaRd FRisCheR Giovanni ettoRe GiGante, sandRo Massa, MauRa MedRi, MaRio MiCheli, steFano Monti, FRanCesCo PRosPeRetti, MaRCo RaMazzotti, antonino saGGio, FRanCesCa salveMini
redazione
redazione@archeomatica.it
Giovanna Castelli giovanna.castelli@archeomatica.it elena latini elena.latini@archeomatica.it valeRio CaRluCCi valerio.carlucci@archeomatica.it daniele PiPitone daniele.pipitone@archeomatica.it doMeniCo santaRsieRo domenico.santarsiero@archeomatica.it luCa PaPi luca.papi@archeomatica.it
GUEST PAPER
RUBRICHE
32 Analytical and Practical study of some fi tin artifact fro e en By
MohaMed M. Megahed
26 MODELLO 3D DEL MAUSOLEO DI MASSENZIO
47 AGORÀ Notizie dal mondo delle Tecnologie dei Beni Culturali
SCHEDE TECNICHE 38 Il microclima di musei e archivi Nuove tecnologie per il monitoraggio a cura
della
redazione
48 AZIENDE E
PRODOTTI Soluzioni allo Stato dell'Arte
50 EVENTI
42 Recuperare e valorizzare patrimoni documentali con accurati processi di digitalizzazione a cura di space spa
44 Cultour Active Nuovi modi, nuove tecnologie, nuovi linguaggi a cura di cultour active
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editore MediaGeo soC. CooP. Archeomatica è una testata registrata al Tribunale di Roma con il numero 395/2009 del 19 novembre 2009 ISSN 2037-2485
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DOCUMENTAZIONE
il
Bing Maps per lo città di ostia antica
contriButo di
studio della
di Davide Mastroianni
Le immagini aeree oblique di Bing stupiscono di nuovo. “Tracce” e spunti per una nuova to o rafia a iornata della città. Fig. 1 - La nuova interfaccia di Bing Maps.
N
el mio ultimo contributo pubblicato su Archeomatica (Mastroianni 2014) sono stati introdotti potenzialità e limiti della piattaforma di mappatura geospaziale Bing Maps e la modalità di funzionamento del core di sistema che sta alla base del processing di gestione dei singoli fotogrammi. Mediante l’assegnazione di un numero identificativo (ID), è possibile ruotare e visualizzare questi da N, S, E e O, grazie ad una Graphic User Interface (GUI), che interroga i fotogrammi stessi. Attraverso un excursus storico della nascita dell’Archeologia Aerea in Italia, a partire dalle primissime foto da pallone d’inizio ‘900 per arrivare agli attuali Web Map Services (WMS) di fotografie aeree ortorettificate (es. GeoPortaleNazionale) e piattaforme di dati satellitari, quali Google Earth e Bing Maps, si è giunti alla conclusione che quest’ultima, con l’introduzione della visione obliqua, sia in grado di fornire un ulteriore supporto agli studi di aerofotointepretazione del paesaggio archeologico. Veio non è stato che il primo caso di studio. Nonostante la Microsoft abbia introdotto in Bing Maps interessanti novità, volte a offrire al suo utente una diversa concezione di fare turismo, tra il Social e il Cloud, ha, a mio avviso, completamente abbandonato quello che era il suo obiettivo iniziale: la realizzazione di una alternativa, oserei dire innovazione tecnologica, a Google Earth. Tralasciando la straordinaria introduzione della visione panoramica, è rimasta senza soluzione alcuna l’assenza di un sistema di consultazione di uno storico immagini, servizio presente in Google Earth, e che consentirebbe di svolgere studi sui cambiamenti dei paesaggi e analisi di aerofotointepretazione archeologica. Si potrebbe realizzare, per esempio, un catalogo di ricerca delle foto, in modalità preview, consentendo all’utente la possibilità di acquistare o meno il prodotto desiderato.
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Tecnologie per i Beni Culturali
7 RDF, Ortho300, AirPhoto, AirPhoto SE, AutoGR Toolkit) e a pagamento (Esri ArcGis, Erdas Imagine, Global Mapper) per la rettificazione di immagini digitali in proiezioni o sistemi di riferimento specifici (Cantoro 2011).
Fig. 2 - Foto aerea Sara Nistri 1985 elaborata da M. Heinzelmann, nella quale riconosce la domus a pianta quadrata.
LE RAGIONI E GLI OBIETTIVI DELLA RICERCA Questa ricerca, esito del lavoro svolto per la redazione della tesi specialistica dal titolo Bing Maps: foto interpretazione archeologia via internet e portata avanti nel tempo, è nata dall’esigenza di testare, per la prima volta in assoluto, la piattaforma Microsoft in qualità di supporto alla topografia aerea; di comprendere il meccanismo dietro il sistema di visualizzazione e rotazione dei fotogrammi e di valutarne l’utilizzo e la praticità. Al fine di garantire una buona percentuale di riuscita dei test, sono state scelti, come aree campione, i siti archeologici di Veio, Ostia Antica, Cerveteri, Vulci e Tarquinia, certi che questi avrebbero restituito, se osservati da Bing Maps, un numero considerevole di tracce sul terreno. Per i primi due siti si sono ottenuti straordinari risultati, come abbiamo ben visto per Veio e come si vedrà a breve, per Ostia, nel presente contributo. Non si può confermare lo stesso successo nei casi di Cerveteri, Vulci e Tarquinia: queste aree erano e continuano a essere prive della copertura aerea obliqua di Bing Maps. BING MAPS OGGI. MANCA ANCORA UNO “STORICO IMMAGINI” Bing Maps, ex Virtual Earth, è nata ufficialmente nel 2009, con l’introduzione delle Bird’s Eye (Mastroianni 2014). Fino ad oggi, la Microsoft ha orientato lo sviluppo della sua piattaforma verso una direzione diversa, fornendo ai propri utenti informazioni su come organizzare le proprie mete di viaggio (Fig. 1), perdendo la sua accezione iniziale di piattaforma di mappatura geospaziale che si contraddistinse per la visualizzazione del territorio a volo d’uccello. Purtroppo, non sono state ancora implementate funzioni del tipo salva foto e visualizza precedenti, passo decisivo per la creazione di un sistema di consultazione storica dei fotogrammi. Al momento, l’unica soluzione è rimasta quella del classico screenshot. Si aggiunge, però, un ulteriore problema: eseguito lo screenshot, questo rimane privo di coordinate di riferimento geografiche, fondamentali per il processo di georeferenziazione dell’immagine che già è obliqua e di conseguenza porta con sé tutti i problemi legati alla distorsione. Oggi sono disponibili moltissimi software gratuiti (Quantum GIS,
OSTIA “AEREA” NELLA STORIA DEGLI STUDI La città di Ostia Antica cela ai nostri occhi evidenze archeologiche che hanno modo di mostrarsi unicamente da una prospettiva aerea. Nel 1911 questa intuizione ha motivato Dante Vaglieri a eseguire il Rilievo Fotografico di Ostia dal Pallone (Sheperd 2006). Nel 1995 è stato pubblicato l’Atlante di Ostia Antica, con la realizzazione di un aerofotopiano dell’intera città, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia di Ostia e la Compagnia Generale Riprese Aeree Aerofotogrammetrica Nistri (Mannucci 1995). Tra il 1996 e il 2001, un team diretto dal Prof. Michael Heinzelmann dell’Università di Köln, in collaborazione con l’American Academy di Roma, il Bayerisches Amt für Denkmalpflege Geographisches, l’Institut der Universität Bonn, l’Institut für Photogrammetrie und Fernerkundung, la Technische Universität München e la Soprintendenza Archeologica di Ostia, ha avviato un progetto mirato all’analisi dei settori non ancora scavati dell’area urbana Ostiense, attraverso l’ausilio delle prospezioni geofisiche, dell’interpretazione sistematica di foto aeree e di sondaggi di scavo stratigrafico (De Sena E., Granino Cerere M.G., Heinzelmann M. & Martin A. 2002). Sono state raccolte trenta levate fotografiche realizzate tra il 1911 e il 1998 e conservate presso l’Aerofototeca Nazionale e il Bayerisches Amt für Denkmalpflege Geographisches (Vaglieri 1911, SARA Nistri 1938, Royal Air Force 1943; IGM Volo Base 1954, Aeronautica Militare 1964, SARA Nistri 1985). Una foto, l’ultima in particolare del 1985, ha suscitato maggiore interesse, poiché mostrava chiaramente la presenza di una domus nella Regio V a sud delle Terme del Nuotatore di ca. 60 x 60 m, accessibile a nord (Fig. 2). Questa, molto probabilmente priva di atrio, è costituita da un grande peristilio quadrato, circondato da diversi vani. Al 2005 risale un lavoro multidisciplinare, condotto da Simon Keay, Martin Millett, Lidia Paroli e Kristian Strutt della University of Southampton, in collaborazione con la British School di Roma, la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha portato all’individuazione di diverse strutture e dell’acquedotto nell’area sud-occidentale del Porto di Traiano (Keay S., Millett M., Paroli L. & Strutt K. 2006). Nel gennaio 2013, il LabTAF dell'Università del Salento ha avviato il progetto PRONAO (PROgetto Nuovo Atlante di Ostia Antica), in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, con l'obiettivo di redigere una Carta Archeologica aggiornata dell'area urbana e sub-urbana di Ostia, soprattutto nei settori della città non ancora scavati (Ceraudo G. 2013). Sempre Simon Keay e Martin Millet, nel 2014, hanno riscontrato, inoltre, l’esistenza di nuove strutture a NO della Regio III, oltre il Tevere, riscontrando un’estensione della città di Ostia superiore a quella conosciuta.
Fig. 3 - Output Sharpener a e del roce o finale di sharpening di uno screenshot, con l’inserimento dei parametri standard.
L’immagine, infatti, appariva divisa in due parti. A sinistra era possibile osservare l’immagine di output e a destra l’immagine in processing, così da analizzare, in tempo reale, gli effetti di sharpening dell’immagine al variare dei parametri e, quindi, valutare le percentuali di nitidezza e accuratezza necessarie per la migliore elaborazione del dato finale. La modalità lente, una sorta di anteprima divisa zoomata, ha consentito di individuare nell’immagine in processing, durante i vari test, alcuni artefatti grafici creatisi al variare delle percentuali dei parametri; questo ha contribuito nella definizione dei parametri di sharpening standard da applicare agli screenshots di Bing Maps, ottenendo i tralcio della carta di di tri uzione delle tracce arc eolo ic e u a e carto rafica della Regione Lazio. Nell’immagine le tracce individuate nell’area della Regio IV. considerevoli risultati e individuando diverse tracce sul terreno, che sarebbero risultate impercettibili, La ricerca, che ho personalmente condotto, ha consenti- senza un opportuno trattamento delle immagini. Le numeto di individuare nuove anomalie e di confermare quelle rose tracce riscontrate all’interno delle Regiones non scagià segnalate, attraverso l’osservazione delle riprese aeree vate, dell’area suburbana meridionale e dell’area del Porto oblique di Bing Maps, opportunamente rielaborate attraver- di Traiano sono state georeferenziate e inserite all’interno so l’utilizzo della versione prova di Photoshop CC 2015 e del di una cartografia che restituisce la pianta di distribuzione plug-in Sharpener Pro della Nik Collection di Google, suite delle tracce (Fig. 4). gratuita per il ritocco e l’ottimizzazione delle immagini. Grazie allo sharpening, una tra le operazioni di post-pro- OSTIA ANTICA OSSERVATA DA BING MAPS cessing più importanti e discusse in fotografia, è possibile Le numerose immagini oblique di Bing hanno consentito di recuperare, sempre nei limiti, l’accuratezza e la nitidezza determinare la presenza di edifici e quartieri all’interno di un’immagine. dell’area urbana di Ostia e nello specifico: la Regio V, la Per il post-processing degli screenshots è stata utilizzata Regio IV e il settore immediatamente fuori la cinta muraria la modalità di Output Sharpener di Sharpener Pro. Questa orientale, la Regio III (Fig. 5) e, infine, l’area situata a SE funzionalità, modificando i valori percentuali di cinque pa- tra il Porto di Traiano e le sponde interna del Tevere. Per rametri (nitidezza adattiva, intensità della nitidezza di ou- questo contributo sono state selezionate le foto che restitutput, struttura, contrasto locale e messa a fuoco) consente ivano gli elementi in traccia più nitidi. di aumentare e regolare la definizione delle immagini. Im- Cropmarks negativi evidenziano la presenza di una strada postando la nitidezza attiva e la struttura su valori medio rettilinea che, con andamento NO-SE, conduce agli Horrea bassi, ma mai superiori al 50%, l’intensità della nitidezza di di Ortensio (Pavolini 2006). Da questa strada si distaccano output e il contrasto su valori più alti tra l’80% e il 100% e due assi di uguale spessore, in senso NE-SO, che suddividono settando la messa a fuoco tra il 5 e il 15%, si è giunti, dopo il settore orientale della Regio in due isolati di forma trapeuna numerosa serie di test, all’individuazione di parametri zoidale; un terzo asse di spessore minore e con andamento standard applicabili a tutti gli screenshots: nitidezza attiva O-E, delimita il settore occidentale in unico isolato di mag(35%), intensità della nitidezza di output (100%) struttura giori dimensioni (Fig. 6). (50%), contrasto (100%) e messa a fuoco (12%) (Fig. 3). Cropmarks positivi e negativi, presenti all’interno degli isoDi supporto alla selezione di questi parametri, è risultata fon- lati appena descritti, mostrano delle strutture sepolte: un damentale la modalità di visualizzazione anteprima divisa. edificio a pianta rettangolare e ripartito in vani di grandez-
Fig. 5 - Veduta obliqua generale dell’area occidentale e meridionale di Ostia Antica.
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Fig. 6 - Regio V. Le tracce evidenziano l’organizzazione in isolati del settore occidentale della Regio e la presenza di strutture lungo la strada di accesso alle insulae.
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Tecnologie per i Beni Culturali
Fig. 7 - Regio eduta da dell’edificio i ediata ente a rido o delle er e del uotatore e e nalato arzial ente da einzel ann nel
za variabile, in senso NE-SO, che si affaccia sulla strada d’ingresso agli Horrea e una serie di ambienti quadrangolari situati lungo il margine NO dello stesso asse viario ed evidenziati da cropmarks negativi più scuri. Un grande edificio a pianta rettangolare, suddiviso in numerosi ambienti di dimensioni differenti e da un probabile atrium di forma quadrata, messo in evidenza da un cropmark negativo più scuro della stessa forma, è individuabile nella zona settentrionale dell’isolato occidentale di maggiori dimensioni citato precedentemente (Fig. 7). La struttura, con orientamento NS, è da mettere in relazione con il complesso delle Terme del Nuotatore, scavato dall’Istituto Italiano di Archeologia tra il 1966 e il 1975 (Pavolini 2006). Dall’immagine aerea appare come la struttura termale prosegua planimetricamente con le tracce dell’edificio rettangolare sepolto. Questo fu individuato in parte da M. Heinzelmann nella foto aerea della SARA Nistri del 1985. Numerose e nitide sono le tracce nell’area compresa tra la Regio IV e il settore esterno a ridosso della linea di cinta muraria. Tra queste ne spicca una in particolare per la sua chiarezza e la sua leggibilità. La traccia mostra una struttura d’imponenti dimensioni orientata in senso EO (Fig. 8). L’edificio, segnalato parzialmente da Heinzelmann (De Sena E., Granino Cerere M.G., Heinzelmann M. & Martin A. 2002), è caratterizzato da un corridoio di accesso, posta nell’angolo a N, e delimitato da una fila di tabernae disposta su entrambi i lati; da questo ingresso, si accede, proseguendo verso S, all’interno di diversi ambienti di dimensioni differenti tra loro. Superati questi, sempre verso S, si ha accesso a un edificio più grande a pianta rettangolare, suddiviso a sua volta in due ambienti: il primo più piccolo a O, ripartito in vani e il secondo immediatamente a E orientato in senso OE. Quest’ultimo risulta essere a prima vista un ampio cortile esterno, con impluvium a pianta circolare, evidenziato da un cropmark negativo più scuro della medesima forma. Lasciandosi alla spalle il cortile, e proseguendo verso E, si accede a un edificio di forma rettangolare, molto più ampio del precedente; questo presenta, sul lato E, una serie di ambienti di forma rettangolare delimitati alle estremità da due vani absidati. Lungo il lato N, si osservano un ambiente rettangolare e una struttura di forma quadrata (base di un podio?). A margine del lato S, e con orientamento OE, è possibile rilevare la presenza di fori circolari, evidenziati da cropmarks negativi di colore più scuro, distribuiti in maniera regolare ed equidistanti l’uno dall’altro. I buchi delineano una perimetro di forma rettangolare, disponendosi come segue: quattro sui lati corti e nove sui lati lunghi. Un approccio d’identificazione appare azzardata. Appare chiaro, invece, come l’intero edificio sia in asse con il Foro di Porta Marina e, probabilmente, come mostra l’immagine aerea, i due edifici facevano, forse, parte di un unico grande complesso pubblico. Heinzelmann presuppone possa trattarsi di una villa suburbana (De Sena E., Granino Cerere M.G., Heinzelmann M. & Martin A. 2002).
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Fig. 8 - Regio IV. Settore Meridionale. Villa suburbana nei pressi del Foro di Porta arina arte dell’edificio fu individuato e re da einzel ann nel
All’interno della Regio III, e nello specifico lungo il tracciato di Via della Foce, che verso NO conduce allo sbocco del Tevere, e nei pressi del quartiere di Via Serapide, una serie di cropmarks positivi e negativi evidenziano chiaramente una fitta occupazione dell’area, organizzata in insulae e isolati. Diverse strutture, molto probabilmente legate ad attività di scambio e di commercio fluviale e marittimo tra la città di Ostia e il Mar Mediterraneo, si dispongono lungo le sponde del Tevere, a NO della Regio III (Fig. 9) (Heinzelmann M. & Martin A. 2002). Situazione simile si riscontra nei pressi del Porto di Traiano, tra il settore immediatamente a E del area portuale e le sponde interne del Tevere. Dampmarks, cropmarks e soilmarks rivelano la presenza dell’acquedotto romano, con orientamento EO, con diverse strutture disposte lungo i suoi margini (Fig. 10) e un edificio di forma quadrangolare nell’angolo N dell’acquedotto (Fig. 11). In prossimità del settore sud occidentale dell’area portuale, a ridosso della sponda interna del Tevere, è visibile una struttura a pianta rettangolare, disposta in asse con le mura sud occidentali, suddivisa in due ambienti: il primo da NE ha al suo interno una stanza quadrata divisa longitudinalmente in due vani, mentre il secondo, a seguire, presenta un cortile interno (Fig. 12).
Fig. 9 - Regio III. Veduta generale della Regio III e dei quartieri a ridosso dell’area ortuale della citt e tracce o trano la re enza di edifici lun o le sponde del Tevere e la suddivisione in isolati della Regio.
i Portus di Traiano. Cropmarks positivi e negativi, indicati dalla freccia verde, mostrano le tracce dell’acquedotto e degli ambienti di servizio disposti su entrambi i suoi lati. Il proseguimento dell’acquedotto, indicato dalla freccia rossa, è evidenziato dai soilmarks.
Fig. 11 - Portus di Traiano. Dampmarks freccia azzurra evidenziano un edificio a pianta quadrangolare ubicato a NO dell’acquedotto. Questo è nuovamente mostrato dai cropmarks (frecce verdi)
CONCLUSIONI Come è accaduto per la città di Veio, e ora anche per Ostia Antica, Bing Maps si è mostrato ancora una volta uno strumento di grande supporto per gli studi di archeologia aerea e di aerofotointepretazione archeologica. La tecnica dello sharpening, che permette di variare la nitidezza delle immagini per una migliore resa visiva, ha consentito, individuando dei valori percentuali standard, di riscontrare, oltre alle tracce visibili da una prima analisi, ulteriori anomalie sul terreno che sarebbero risultate nascoste senza l’elaborazione digitale degli screenshots. I dati pubblicati in questa sede non vogliono che fornire, per ora, un contributo parziale, ma di notevole e fondamentale importanza, per comprendere lo sviluppo topografico e le dinamiche di trasformazione antiche di una delle città romane più importanti del panorama archeologico internazionale e mondiale.
Fig. 12 - Portus di Traiano. Settore Sud Occidentale. Dampmarks rivelano un edificio a ianta rettan olare in a e con le ura freccia azzurra
BiBliografia Heinzelmann M. & Martin A. (2002) River port, navalia and a harbour temple at Ostia – new results of a joint DAI-AAR project. JRA 15, 5-29. Keay S., Millett M., Paroli L. & Strutt K., (2006) Portus: An Archaeological Survey of the Port of Imperial Rome. Roma: Archaeological Monographs of the British School at Rome. Mannucci V. (1995) Atlante di Ostia antica. La forma della città antica in scala 1:500 nel
fotopiano e nella carta numerica, Venezia: Marsilio. Mastroianni D. (2014) Bing Maps: aerofotointepretazione archeologica online. La visione panoramica “made in Microsoft”. Archeomatica 4, 10-14. Pavolini C. (2006) Ostia, Bari: Laterza. Shepherd J. E. (2006) Il rilievo topofotografico di Ostia dal pallone (1911). AAerea II, 15-38. Ceraudo G. (2013) PRONAO. PROgetto Nuovo Atlante di Ostia Antica. AAerea VII, 13-17.
aBstract
In the last years Bing Maps has been updated to offer new ways for tourism, but it has abandoned the primary aim: be a real alternative to Google Earth. Microsoft has not yet solved the problems of how to save the images; a screenshot is the only method. After the case study of Veio, Bing Maps returns and shows a hidden “Ostia”, revealing buried structures and building of not excavated areas (Regio III, Regio IV, Regio V and the Harbour of Trajan). Through the use of Photoshop CC 2015 Trial and the plug-in Sharpener Pro, it was possible to improve the sharpness of screenshots, identifying additional anomalies that were invisible from a first interpretation.
parole
chiave
BING MAPS; ARCHEOLOGIA AEREA; SHARPENING; OUTPUT SHARPENER; OSTIA ANTICA.
autore davide MastRoianni,
davide.MastRoianni@unina2.it
sun - seConda univeRsità deGli studi di naPoli diPaRtiMento di aRChitettuRa e diseGno industRiale “luiGi vanvitelli”
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coMunicazione archeologica ai teMpi dei social Media, a Museo chiuso
di Elisa Bonacini
Il caso del Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” a Palermo, chiuso per molti anni a causa del restauro della Casa dei Padri Filippini all’Olivella struttura che ospita il museo, e le nuove strategie di comunicazione utilizzate per rilanciare il complesso museale. Fig. 1 - Il chiostro minore della Casa conventuale dove ha sede il Museo Archeologico “Antonino Salinas”.
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social media hanno ormai definitivamente trasformato il Museo in un’entità aperta, partecipata e connessa (Drotner, Schrøder 2014; Laws 2015); questo cambiamento, complici anche iniziative nate dal basso come #InvasioniDigitali, #SvegliaMuseo (De Gottardi et al. 2015) e #MuseumWeek, o più istituzionalizzate come le Notti dei Musei e le Giornate del FAI, è stato definitivamente percepito anche in Italia, stante il peso loro attribuito dall’ultimo rapporto di Civita (De Biase, Valentino 2016). In questo contributo viene presentato il case study del Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” e delle strategie che sono state adottate, sin dal marzo 2014, per rilanciarne l’immagine in prospettiva della sua prossima riapertura. Le strategie di comunicazione adottate dal museo, infatti, seppur rientrino appieno nella letteratura museologica che da tempo riconosce ormai i social media come strumento privilegiato di coinvolgimento e partecipazione dei visitatori (Proctor 2010, Simon 2010), hanno una specificità legata soprattutto alla rimodulazione del linguaggio, non più tecnicisticamente archeologico, e alla creazione di una reputazione e della audience engagement di una comunità, sia fisica che online, molto forti.
ArcheomaticA N°3 settembre 2016
Tecnologie per i Beni Culturali SEO NAZIONALE Il complesso museale presso la Casa dei Padri Filippini all’Olivella (1598) dal 1866 è la sede del museo, fondato nel 1814 grazie alla donazione di quadri, disegni e stampe disposta da Giuseppe Emanuele Ventimiglia principe di Belmonte a favore dell’Università. Divenuto presto Real Museo di Palermo, incrementò la propria collezione con le opere provenienti dalle collezioni reali, da donazioni, acquisti o acquisizioni e dagli scavi condotti dalla Commissione di Antichità e Belle Arti per la Sicilia. Ad arricchire la già cospicua collezione giunsero nel 1823 delle metope del tempio C di Selinunte, cui si aggiunse la collezione etrusca di Casuccini, acquistata nel 1865. Divenuto Museo Nazionale nel 1873, per l’importanza delle collezioni, fu affidato ad Antonino Salinas, professore di archeologia dell’Università di Palermo, che lo resse fino alla morte nel 1914. Nel corso del secolo scorso la sua collezione fu smistata: qui all’Olivella rimase solo la collezione archeologica. Divenuto Museo Archeologico Nazionale e intanto intestato a Salinas, nel 1987 il Museo divenne Regionale per il passaggio di competenza sui beni culturali alla Regione Sicilia. Chiuso da più di cinque anni per il restauro del complesso che lo ospita e per un riallestimento delle collezioni, fino agli inizi del 2014 il Museo Salinas languiva nell’oblio: gli stessi palermitani sembravano essersi rassegnati alla sua chiusura. Nel frattempo la rotazione delle nomine dirigenziali portava l’archeologa Francesca Spatafora alla Direzione del Museo, con il compito di traghettarlo, attraverso gli anni di restauro rimanenti, fino alla sua inaugurazione. COME NASCE E COME FUNZIONA IL “PARADOSSO” DELLA Quegli anni non sono passati invano per il Museo. Anziché languire, come s’era fatto fino a quel momento, nel passare di mesi e anni, Francesca Spatafora ha deciso di supportare il progetto di rilancio sui social media propostole nel febbraio 2014 da uno dei catalogatori del Museo (categoria di personale “stabilmente” non di ruolo nel settore dei beni culturali siciliani da vent’anni), Sandro Garrubbo. Rivelatosi presto un grande comunicatore, Garrubbo teneva già pronte da lanciare le pagine Facebook e Twitter del museo e il canale Youtube e già chiara la strategia da adottare. Già nel corso del 2014 si è rivelato subito evidente che nella comunicazione archeologica e museale sui social media stava cambiando qualcosa, tanto da diventare presto un case study (Bonacini 2015; Bonacini 2016) ed essere stato recentemente presentato al Convegno Internazionale Comunicare il Museo Oggi a Roma (Bonacini cds) e alla giornata di formazione #ColtiNellaRete, a Trieste. Garrubbo è ormai comunemente indicato come il social media manager del museo, senza che tuttavia questa qualifica o questo ruolo sia mai stato preso in considerazione nell’organigramma dei musei siciliani. È necessario precisare che in Sicilia non è stato ancora recepito il “Decreto Musei” del 23 dicembre 2014, con il quale si indica necessaria la presenza di un esperto comunicatore nello staff di un museo. Tale recepimento legislativo, peraltro, sembra assai lontano, considerando che nella riorganizzazione dipartimentale in corso proprio in questi mesi nulla viene indicato a tal proposito. Perché tanto clamore sta suscitando questo Museo nel mondo della comunicazione museale? Perché l’esperimento condotto nella piena assenza di tutto (museo chiuso, linee telefoniche disabilitate alla fonia, connessione adsl incompatibile per gestire con efficienza i social - lenta e limitata dal proxy della Regione Sicilia -, tanto da essere costretto a usare una chiavetta a proprie
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Fig. 3 - Il post su Facebook di lancio della mostra Del Museo di Palermo e del suo avvenire.
spese), come lo stesso Garrubbo ama definirlo, è stato quello di rilanciare attraverso una serie di iniziative culturali un museo chiuso, uno dei musei archeologici più ricchi d’Italia, trasformandolo in un esempio virtuoso di strategie di comunicazione culturale in grado di creare affiliazione, senso di appartenenza, riconoscibilità e, appunto, attesa della riapertura. Dandosi una visione strategica a lungo termine (in una terra in cui le visioni strategiche paiono dolorosamente assenti), il Museo si è rilanciato sul mercato culturale nel marzo del 2014, approfittando della doppia ricorrenza del bicentenario dalla fondazione del Museo e del centenario dalla morte di Salinas. Lo slogan con cui Garrubbo ha lanciato il Museo sui social media è stato “Chiusi per restauro, aperti per vocazione”, rimasto “Aperti per vocazione” per eliminare il concetto stesso di chiusura. Grazie a una community di Amici del Museo, subito agguerrita nell’affiancare in questa sfida la Direttrice e il suo comunicatore, il Museo ha lanciato un nuovo logo e una nuova linea grafica, ideate dal designer Marcello Costa. Ma come attirare il pubblico, quello in carne e ossa? Attraverso tutta una serie di iniziative: mostre, conferenze, seminari (anche in collaborazione con l’Università di Palermo), adesione a manifestazioni internazionali, nazionali e locali di vario genere (#archeoday, #invasionidigitali, #museumweek, Fatti un giro bellezza, con alcuni reperti portati al Carcere Malaspina, Notte al Museo, Le vie dei Tesori; etc.).
Fig. 4 - Screenshot di uno dei video-lancio della mostra Del Museo di Palermo e del suo avvenire.
Con la mostra Gli Etruschi a Palermo, allestita già da qualche anno al Real Albergo dei Poveri decentrando la collezione etrusca, il Museo ha aderito alle #invasionidigitali del 2014, risvegliando sia i palermitani, che hanno riscoperto un allestimento dimenticato, che la stampa nazionale. Il Salinas ha riaperto i battenti, seppur parzialmente, con la mostra Del Museo di Palermo e del suo avvenire. Il Salinas ricorda Salinas 1914-2014, promuovendola con un “Bentornato professore!”. La mostra ha attualizzato il museo e la sua collezione partendo dalla lezione di assoluta modernità del concetto di appartenenza e di accessibilità al patrimonio culturale che aveva il suo grande direttore. Alcune frasi sono state rubate al testo della Prolusione all’inizio dell’Anno Accademico che Salinas pronunciò nel 1873: “Al di sopra della proprietà privata ci sta la proprietà direi quasi della civiltà”, “Egli è evidente o signori che i musei non abbiano a servire di vana pompa ma sì di pubblica utilità”, “Secondo il mio concetto il museo ha da essere scuola; se ne vogliono fare un carcere di monumenti, allora comprino chiavistelli e chiamino un buon carceriere come il mio predecessore” (Spatafora, Gandolfo 2014: 26-27). Ecco cosa il Museo non voleva più essere, di fronte alla difficoltà di mostrare aperto e accogliente un museo chiuso: un “carcere di monumenti”. Per lanciare la mostra sono stati creati dei brevi video di pochi secondi, realizzati nello stile dello spaghetti thriller, in cui il lancio di una di quelle frasi diventava escamotage di attualizzazione del messaggio di Salinas. Con la mostra LIKE - Restauri e scatti. Il volto inedito del Salinas il Museo ha definito la propria intenzione di rompere gli schemi del linguaggio archeologico tradizionalmente impaludato. Il significato stesso - finora impensabile! - del titolo (approfittando del pollice verso della magnifica statua appena restaurata dello Zeus di Solunto, immortalato dal fotografo Angelo Macaluso) rimanda al nuovo approccio comunicazionale del museo. Con gli studenti delle cattedre di Rilievo tridimensionale dei corsi di Ingegneria Civile e Architettura delle Università di Palermo (prof.ssa Laura Inzerillo) e di Catania (prof. Cettina Santagati), in occasione della terza edizione delle #InvasioniDigitali del 2015 sono stati portati avanti due esperimenti pilota di laboratori didattico-sperimentali di produzione di modelli 3D (Bonacini et alii 2015), lanciando le #invasionidigitali3D: una proprio in occasione della mostra Like e una presso l’Area archeologica e naturalistica di Santa Venera al Pozzo ad Acicatena (Ct).
i e nva ioni i itali or anizzate nel durante la mostra LIKE - Restauri e scatti.
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Questo approccio sperimentale, ideato per creare nuove esperienze durante le visite culturali che consentano ai visitatori di essere personalmente coinvolti in un processo specifico di creazione di contenuti creati dagli utenti (UGC), è stato ripetuto nell’edizione del 2016. Questi modelli 3D sono stati forniti alle amministrazioni pubbliche coinvolte che, secondo il paradigma di open access, possono condividerli su siti web e social media, come ha fatto il Museo Salinas con alcuni video (www.youtube.com/watch?v=EdsTiWTn_ xo; www.youtube.com/watch?v=FJCbpKiLsss). Un video promozionale, che ha avuto oltre 17.500 visualizzazioni, ha lanciato la mostra Nutrire la città. A tavola nella Palermo antica, inserita tra le iniziative collaterali di Expo Milano. Quale peso per il museo abbia questo risultato può comprendersi dal confronto, ad esempio, con il Maxxi, che con i suoi video raggiunge una media di quasi 5.300 visualizzazioni (pur avendo una pagina Facebook con oltre 130.000 mi piace).
Fig. 6 - La locandina provocatoria della mostra LIKE - Restauri e scatti.
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Il Museo è riuscito a trovare una propria identità e un proprio marchio nella comunicazione sui social media mettendo a frutto strategie di pianificazione dei contenuti basate su parole chiave come incuriosire, attirare, coinvolgere e ispirare e su strumenti quali l’indizio, la metafora, l’allusione, le emoticon e gli hashtag. Nei post la descrizione dell’oggetto diviene racconto, adottando tecniche specifiche dello storytelling diretto. Qualche esempio: 4 una scena di inseguimento fra un guerriero e una donna, tipica della ceramografia attica, è introdotto da un “Curre curre guagliona” che, richiamandosi alla canzone dei 99 Posse e ironizzando sul tema (inseguimento di tipo amoroso spesso compiuto da un dio nei confronti di una fanciulla), invita alla lettura descrittiva dell’opera; 4 la famosa metopa del Tempio C di Selinunte, rinvenuta nel 1823, raffigurante Perseo che taglia la testa alla Gorgone Medusa alla presenza di Atena si intitola “Trio Medusa”, dal nome del gruppo di comici della nota trasmissione televisiva Le Iene; Il Museo approfitta anche di celebrazioni particolari per comunicare, in modo alternativo, l’archeologia: un semplice frammento di un vaso a figure nere, in cui sono ritratti un uomo e una donna nell’atto di baciarsi, con il titolo “Un bacio lungo 2.500 anni” diventa simbolo della Giornata Mondiale del Bacio e i risultati del post sono davvero notevoli (quasi 62.000 persone raggiunte, oltre 200 mi piace e 400 condivisioni). L’analisi dei mi piace ai post e degli insights (i post hanno copertura esclusivamente organica) ci ha confermato come la scelta di un buon titolo favorisca la curiosità e la disponibilità alla lettura da parte dell’utenza e come sia alta e altrettanto gradita la qualità delle conversazioni che si svolgono in bacheca (innumerevoli i casi di esplicito gradimento dei contenuti culturali e del linguaggio con cui sono comunicati). Dall’altro sono estremamente significativi i dati sulla provenienza dell’utenza. Su oltre 7.000 mi piace, solo un terzo proviene da Palermo e solo la metà in tutto è relativa a residenti in Sicilia, dimostrando di avere raggiunto una utenza extraregionale e persino estera: dall’estero provengono circa 1.700 utenti, quasi un terzo di chi si collega da qualche città al di fuori della Sicilia. Conclusioni Tutta questa attività sui social media, alla fine, ha avuto i suoi risultati, non solo nella creazione di una nuova immagine del museo e di una propria comunità attiva e partecipe,
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Fig. 9 - Esempio di storytelling con la metopa di Perseo e la Medusa da Selinunte.
ma nei risultati di affluenza fisica agli eventi organizzati dal museo. Nel 2014 con la sola affluenza alle mostre sugli Etruschi (16.459) e su Salinas (23.255) il museo ha ottenuto un totale di 39.714 visitatori, per quanto gratuiti (l’unico dato utile per un confronto risale al 2008, quando si registravano 39.477 visitatori, gratuiti e paganti). Nel 2015, con la mostra “Nutrire la città. A tavola nella Palermo antica” si sono superate le 29.000 presenze, ma in totale 51.431 visitatori hanno visitato il Museo, registrando un incremento rispetto al 2014 pari a + 23,5%. Il risultato concreto di questo nuovo approccio, in termini di affluenza di pubblico anche pagante, si potrà avere solo all’apertura definitiva. Da quel momento in poi, la sfida non sarà più solo quella di crearsi un pubblico e una reputazione digitale ma di mantenerli, facendo coincidere il luogo di interazione, comunicazione e accoglienza digitale con quello reale e continuando a favorire la creazione intorno al museo di una community fisica e partecipativa, che si riconosca nei suoi valori culturali. Insieme al Museo Salinas, ci auguriamo che questa “ventata” travolga in maniera definitiva anche tutte le altre istituzioni regionali. Per far questo, c’è bisogno di “visioni” e di “strategie” che sono mancate.
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BiBliografia
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aBstract The aim of this paper is to offer the case study of the archaeological museum Antonino Salinas in Palermo, that - closed for many years for the restoration of the architectural complex that houses it, the seventeenth-century Olivella’ s House of the Philippine Fathers - has invented new strategies of the archaeological communication on the social media. After two years, waiting for its reopening, the museum has been able to create a real brand and to renovate the museum’s reputation. The solutions adopted by the Museum could “inspire� other institutions to adopt those web marketing cultural strategies.
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chiave
Museo aRCheoloGiCo; teCnoloGie; soCial Media; stoRytellinG; linGuaGGi; CoMuniCazione
autore elisa BonaCini asseGnista di RiCeRCa Piazza dante 32, 95100, Catania diPaRtiMento di sCienze uManistiChe, univeRsitĂ e_BonaCini@hotMail.CoM
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MUSEI E FRUIZIONE
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viaggio iMMersivo lungo la storia e l’evoluzione delle fortificazioni della
lunigiana
di Raffaele Maurici e Ugo Galassi
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stato inaugurato il primo settembre il MUdeF, Museo delle Fortezze-Museo Multimediale delle Fortificazioni di Lunigiana. Il nuovo centro museale multimediale ha trovato sede presso l’antica Fortezza Firmafede che sorge all’interno del centro storico di Sarzana in prossimità della cinta muraria della città. La fortificazione, detta anche Cittadella, fu eretta nel XIII secolo dai Pisani e successivamente distrutta e ricostruita dai Fiorentini, sotto Lorenzo de’ Medici. Successivamente la fortezza passò alla Repubblica di Genova, rimanendovi fino all’annessione della repubblica al regno Sabaudo, nel XIX secolo a seguito dei profondi mutamenti delle strategie difensive, venne adibita a nuovi usi, inizialmente come caserma di polizia e poi come carcere. Tra il 1985 ed il 2003 una serie di restauri ha reso nuovamente fruibile al pubblico la Fortezza che oggi costituisce un polo culturale per molteplici attività di richiamo locale e nazionale. Il nuovo museo prevede un percorso interattivo ed emozionale che si snoda lungo 27 sale, narrando la storia e gli elementi distintivi della Lunigiana, colti attraverso i mutamenti delle costruzioni ivi fortificate, l’evolversi degli usi e costumi del territorio e lo scorrere nel tempo dei numerosi personaggi che le popolarono. Il museo si colloca nell’ambito territoriale del complesso architettonico delle due fortezze sarzanesi, la Firmafede e la Fortezza di Sarzanello, che per la loro stretta interrelazione rappresentano una testimonianza significativa ed unica in Europa, di costruzioni dell’epoca della transizione dai castelli medioevali alle fortezze rinascimentali. Con l’inaugurazione del MudeF, la Fortezza Firmafede può proporre un’offerta culturale articolata, ospitando un percorso multimediale pensato per “far entrare” a pieno il visitatore nel mondo dei castelli medievali e rinascimentali.
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Il progetto, finanziato con fondi europei, rende oggi fruibili al pubblico aree della Fortezza Firmafede in precedenza inutilizzate, offrendo ai cittadini locali ed ai turisti, attraverso tecnologie innovative e coinvolgenti, uno sguardo d’insieme sull’evoluzione delle fortificazioni della Lunigiana, ma anche la possibilità di immergersi in prima persona nel mondo dei castelli medievali e rinascimentali, esplorandone la vita quotidiana e i contesti abitativi. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria ha svolto un ruolo essenziale negli anni permettendo alla Fortezza Firmafede, attraverso vari restauri, di proporsi oggi come un polo per molteplici attività culturali. L’intervento di valorizzazione del patrimonio storico di Sarzana è stato reso possibile grazie ai finanziamenti ottenuto con le risorse del POR Liguria FESR 2007/2013. Tra le diverse professionalità che hanno partecipato alla realizzazione del MudeF, il progetto ha potuto avvalersi dei contributi dell’esperto di beni culturali Stefano Milano, dei progettisti Roberto Ghelfi, Giorgio Rossini e Daniela Scarponi, della direttrice del Polo Museale Serena Bertolucci e del direttore delle due fortezze Raffaele Colombo. L’allestimento multimediale del MudeF è stato ideato e realizzato da ETT S.p.A., azienda creativa e digitale genovese che propone una integrazione innovativa tra i saperi umanisti e tecnologici. Schermi olografici, quadri parlanti, videomapping sono alcune delle numerose soluzioni innovative adottate nel percorso museale e orientate alla valorizzazione di un rigoroso e innovativo storytelling di ultima generazione che permette ai visitatori di immergersi in un’epoca passata, rivivendo la storia e le vicissitudini di Sarzana dei tempi medievali, sperimentandone la vita quotidiana e i grandi eventi con un’ampia offerta di stimoli culturali e una ricca stimolazione dei sensi. Uno speciale braccialetto tecnologico, fornito all’ingresso, facilita la profilazione del visitatore, selezionando la lingua di fruizione e permettendo di accompagnarlo lungo tutto il percorso museale e di facilitarlo nell’attivazione di contenuti multimediali come proiezioni, audio e video. Particolare attenzione è stata dedicata anche ai visitatori più piccoli, mettendo a loro disposizio-
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ne una sala interamente dedicata, in cui poter cimentarsi con le fasi di costruzione di un castello e ricostruire una fortezza grazie ad un puzzle 3D. Tra le soluzioni tecnologiche adottate il braccialetto NFC (Near Field Communication) costituisce un elemento centrale per la fruizione del percorso museale. Il braccialetto viene consegnato alla biglietteria in funzione della lingua prescelta dal visitatore e permette all’ingresso nelle sale di attivare i contenuti delle proiezioni e dello storytelling secondo la tempistica ideale per il visitatore. Oltre che nei braccialetti per la selezione della lingua, la tecnologia NFC viene utilizzata anche in diverse sale del percorso museale, dove alcune schede rigide, dotate di tag NFC, accostate ad appositi dispositivi, consentono di attivarne contenuti di dettaglio. Analogamente in alcuni punti d’interesse del percorso, specifici sensori NFC possono avviare il mapping di contenuti multimediali su appositi schermi olografici. L’uso delle diverse soluzioni tecnologiche – NFC, sensori capacitativi e di prossimità, projection mapping, videoproiezioni a 360 gradi, quadri parlanti – coordinate fra loro attraverso uno storytelling di nuova generazione, permette di integrare l’esperienza di apprendimento con una esperienza di visita sempre più coinvolgente e immersiva. Il percorso espositivo del museo si articola su più livelli e prende avvio al piano inferiore della fortezza. Nella prima sala, il visitatore è accolto da un video introduttivo che lo introduce alla fortificazione medioevale. Il braccialetto NFC, ricevuto in dotazione all’ingresso, permette di avviare una videoproiezione sul fondo della sala, fornendo al visitatore un’anteprima del percorso museale, aiutandolo a formarsi una prima visione d’insieme della fortezza. Una seconda sala, posta l’interno del maschio centrale della fortezza, introduce al tema del territorio della Lunigiana. Un plastico collocato su una superficie piana circolare offre una rappresentazione in rilievo visiva dell’intera regione della Lunigiana. Quattro sensori disposti attorno al plastico guidano un dispositivo che proietta sul plastico apposite grafiche animate,
articolando la rappresentazione visiva lungo quattro distinte tematiche: “Polarità e direttrici naturali”, “Percorsi e insediamenti collinari”, “Percorsi e insediamenti di fondovalle”, e “Sequenza degli assetti politico amministrativi”. Sulla parete circolare del maschio è possibile ammirare i disegni dei castelli in Lunigiana, illustrati con diverse tecniche, dalla china all’acquerello. Le due sale successive affrontano il tema della “strada”, mostrando i percorsi della via Francigena e delle vie di pellegrinaggio, i loro mutamenti nel corso degli anni e lo sviluppo, anche in Lunigiana, dei diversi ordini ospitalieri. Le sale propongono un’inedita combinazione di teli retroilluminati e punti di interazione audio, con lettura di stralci di testi medievali. Il percorso espositivo prosegue con una sala dedicata al Codice Pelavicino. La storia del Codice viene proposta attraverso una gigantografia 3D del Codice ricostruita sul pavimento sui cui vengono proiettate immagini originali del manoscritto e un pannello olografico che offre al visitatore la fruizione di un video dove un attore impersona Enrico da Fucecchio, vescovo di Luni che contribuì al Codice. Nella sala successiva una lavagna graficata è messa a disposizione dei visitatori più piccoli perché scrivendo con gessetti possano apprendere le diverse fasi di costruzione delle fortificazioni, guidandoli nella ricostruzione di un puzzle 3D di un castello di Lerici. Il percorso prosegue con una serie di sale dedicate al tema dei castelli della Lunigiana e dei borghi fortificati, 65 schede tematiche illustrano ai visitatori i castelli e i borghi fortificati della Lunigiana, delle valli interne del Vara e del Magra, della bassa Val di Magra e della Riviera. Ciascuna scheda è dotata di un codice di riconoscimento o tag NFC, in grado di interagire i sensori con un apposito leggio, avviando su un monitor la descrizione
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dei relativi contenuti di dettaglio: collocazione, planimetrie, rappresentazioni e notizie generali sulla struttura, fondatori e data di costruzione, i mutamenti nel corso degli anni. Altre due sale sono dedicate alla testimonianza di personaggi storici. Attraverso pannelli olografici, il marchese Moroello Malaspina introduce il tema della Lunigiana tra feudi malaspiniani e dominio vescovile, mentre Opizzo Spinola, condottiero genovese, offre al visitatore la propria testimonianza sull’evoluzione del potere di Genova sulla Lunigiana. Giunti al piano superiore della Fortezza, i visitatori incontrano una serie di sale che illustrano la vita nel castello. Una sala propone un grande seggio, simile a un trono, dove il visitatore viene invitato a sedersi, accompagnato da un sottofondo di musica cortese del XIV secolo. La seduta del visitatore aziona uno schermo olografico dove appare Alagia Fieschi, marchesa Malaspina, in abito trecentesco, che, si rivolge al visitatore come ad un ipotetico servitore pizzicato mentre si riposava sul suo trono, invitandolo a sbrigarsi perché c’è una festa da preparare. Attraverso questo escamotage il visitatore viene coinvolto nella descrizione della vita nel castello e accompagnato alla comprensione della cura con cui era organizzato lo svolgimento delle mansioni quotidiane, dall’approvvigionamento dell’acqua e del cibo all’allestimento dei tavoli per i lunghi pranzi che animavano la vita nel castello. Proseguendo nel percorso museale si incontra la sala dedicata al tema della cucina. La sala è una commistione di oggetti fisici, pannelli stampati e proiezioni. Una struttura di un camino in muratura è posta in un angolo della sala, sulle pareti adiacenti alcuni pannelli interattivi replicano le sagome di oggetti da cucina completando l’ambientazione della cucina medievale. Pannelli illustrati dotate di aree sensibili e sensori capacitativi permettono al visitatore di avviare una animazione interattiva sui diversi tagli di macelleria destinati alle classi nobiliari e popolari. Un videomapping su schermi olografici all’interno di due pentole mostra le fasi di cottura e l’avanzamento di due ricette medievali. Segue una sala dedicata alla biblioteca. Sulle pareti è proiettata l’immagine degli scaffali di una libreria piena di libri. Al centro della sala il visitatore incontra uno scrittoio multimediale con riprodotti alcuni libri rilegati, toccandoli si attiva sulla parete un’animazione del libro prescelto che esce virtualmente dallo scaffale e si apre, rimanendo sospeso nell’aria. Il visitatore con il dito può sfogliare le pagine del “libro animato”. La “festa” è il tema successivo del percorso. Una parete graficata come fosse damascata cela all’occhio del visitatore parte dell’ambiente. Il visitatore viene guidato da una musica che sembra provenire al di là della parete, ad esplorare cinque fessure di una porta, attraverso cui poter “sbirciare” e vedere immagini di una festa in corso a corte con balli e musiche tipiche dell’epoca.
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Le due sale successive operano insieme e introducono il tema della vita nel borgo e nella campagna. Entrambe contengono un armadio dove alloggiano due vestiti medioevali ed uno specchio. Appositi sensori attivano proiezioni animate sulla parete graficata che offrono due rappresentazioni tematiche, una per stanza: le quattro stagioni e quattro feste pubbliche. Segue la sala del Mercato dove, tramite riconoscimento del tag del braccialetto, è possibile ammirare su pannello olografico la figura di Dante Alighieri che narra di aver ricevuto proprio nella piazza del mercato l’incarico dal Marchese Malaspina di trattare la pace con il Vescovo di Luni. Sullo sfondo alcune silhouette di persone che vivono quotidianamente il mercato del borgo accompagnano la narrazione. Il percorso prosegue con il tema della “Lunigiana del mare”. Una apposita sala offre la videoproiezione di una mappa animata della Lunigiana e delle rotte d’epoca. Il visitatore giunge quindi alla galleria di personaggi dove quattro quadri parlanti gli propongono altrettanti personaggi storici: Spinetta Malaspina, Castruccio Castracani, Ludovico di Campofregoso e il Cardinale Calandri. Attivati da appositi sensori di prossimità, all’ingresso del visitatore nella sala, i ritratti prendono vita e iniziano a narrare. Una lunga sala conduce poi al tema della caduta di Costantinopoli. Tramite il tag del braccialetto, alcuni videoproiettori si attivano in sincrono dando vita a una proiezione coordinata sulla silhouette del castello, sulle mura vengono proiettate, a grandi dimensioni, le scene del film “Istanbul’ un Fethi” del regista turco Aydin Arakon (1951). Successivamente una videoproiezione mostra l’evoluzione della pianta di Sarzana nel corso dei secoli. Una struttura a teli retroilluminati propone i ritratti di grandi personaggi storici: Machiavelli, Giustiniani, Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Di Giorgio Martini e Leonardo da Vinci. In corrispondenza delle figure sono posti ricevitori NFC e casse acustiche direzionali che attivano la voce dei personaggi che illustrano i propri progetti architettonici. Ciascun personaggio è affiancato da un monitor in cui scorrono i rispettivi progetti e disegni di fortificazioni. Le sale dell’ultimo piano conducono alla parte conclusiva del percorso museale, dedicata alle dominazioni del territorio nei secoli attraverso la cartografia e i grandi eventi della storia. Le sale, una conseguente all’altra, sono tutte dotate di sensori di prossimità PIR, totem e proiettore con relative sedute. Una sala circolare è ospitata al primo piano del maschio centrale. Su una struttura centrale sono collocati sei proiettori che attivano un mapping a 360° lungo le pareti circolari della stanza illustrando una scena, con attori in costume ed effetti speciali in computer graphics dell’assedio a Sarzana. Il progetto si avvale inoltre di un innovativo studio scientifico del livello di gradimento del visitatore nell’ambito della fruizione del percorso allestitivo, tramite una apposita sperimentazione realizzata dal Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, con il supporto dell’unità di ricerca in Neuroscienze sociali e delle emozioni. La ricerca prevede, mediante l’impiego di appositi caschetti wireless e altri apparati “mobili”, la rilevazione di dati biometrici (EEG e autonomici) in
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wireless sulla responsività emotiva, attentiva e di gradimento dei visitatori impegnati in un percorso museale e multimediale. Il MudeF rappresenta oggi un interessante caso di studio di come l’uso esteso ma equilibrato delle nuove tecnologie in ambito museale permetta di valorizzare appieno quella tipologia di complessi storico-archittettonici che, pur non disponendo al loro interno di opere o collezioni così “carismatiche” da competere con i principali attrattori turistici di oggi, possono offrire ai visitatori innumerevoli spunti di esperienza e approfondimento culturale attraverso la narrazione della propria storia secolare e del profondo legame identitario con i territori circostanti. Il miglioramento della fruizione dei beni culturali costituisce il nuovo orizzonte per la sfida della valorizzazione del nostro patrimonio, individuando il giusto punto d’incontro tra le potenzialità delle tecnologie e l’efficacia dello storytelling di ultima generazione è oggi possibile offrire al visitatore esperienze in cui poter rivivere, in prima persona, frammenti di vita del passato e immergersi all’interno dei grandi eventi della storia, avvicinandolo, in modo rigoroso ma coinvolgente, alla grande varietà di contenuti culturali che il nostro paese può offrire.
aBstract The MUdeF - Multimedia Museum of the Fortresses of Lunigiana, recently opened in the old Firmafede Fortress in Sarzana, offers an overview, significant and unique in Europe, on buildings dating back to the period of transition from medieval castles to Renaissance ones. The new museum is an interactive and emotional journey that winds along 27 rooms, narrating the history and the distinctive elements of Lunigiana, captured through the changes of the fortified buildings, the evolution of customs and traditions and the stories of some historical figures connected to the area. The multimedia exhibition of MudeF was designed and developed by ETT S.p.A., a Genoese creative and digital company that has integration of humanistic and technological knowledge as hallmark. The integration of various technological solutions - NFC, capacitive and proximity sensors, projection mapping, 360° video projections, talking pictures – and new generation storytelling, creates an engaging and immersive visit and learning experience. The project is an interesting case study of how the targeted use of new technologies in museums allows to fully enhance historical-architectural complexes that, despite not owning works or collections enough "charismatic" to compete with the main tourist attractors today, can offer visitors interesting experiences and cultural enrichment through the narration of their long history and connection with the surrounding territories.
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chiave
Musei; Beni CultuRali; FRuizione; teCnoloGie diGitali; teCnoloGie inteRattive; tuRisMo CultuRale; valoRizzazione; valoRizzazione PatRiMonio
autore RaFFaele MauRiCi RaFFaele.MauRiCi@ettsolutions.CoM ett stRateGy & CoMMuniCation uGo Galassi uGo.Galassi@ettsolutions.CoM ett ResPonsaBile MaRketinG & CoMuniCazione
MUSEI E FRUIZIONE
il
nova per la fruizione e l’accessiBilità Museale
taBlet
di Riccardo Lozzi
Sviluppare prodotti e servizi per valorizzare al meglio lo straordinario patrimonio culturale italiano. Da questa idea la multinazionale Orpheo progetta e realizza soluzioni innovative per la visita di musei e luoghi culturali, riuscendo a proporre un’offerta su misura per tutte le esigenze. Fig. 1 - Le app Orpheo per una visita guidata.
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al 1992, anno della sua nascita, il Gruppo Orpheo ha installato le proprie audioguide, radioguide, videoguide e tecnologie mobili in oltre 5 mila siti culturali e museali in tutto il mondo. Grazie a numerose filiali e partner nei 5 continenti, Orpheo è presente in oltre 47 diversi paesi. In quest’ottica è stato promosso da Orpheo il progetto “Arte per Tutti” dedicato all’accessibilità museale, offrendo una serie di servizi e tecnologie pensati appositamente per le persone con disabilità. PER SITI CULTURALI E MUSEI L’unicità di produrre in-house tutti i dispositivi e di aver dedicato un settore dell’azienda esclusivamente alla ricerca, ha permesso di progettare soluzioni sempre più innovative dal punto di vista tecnologico, il cui esempio emblematico è la produzione di un mini-tablet destinato ad app culturali e museali. Si tratta dell’Orpheo NOVA che, grazie alle funzioni di guida multimediale, videoguida, navigatore GPS, Wi-Fi, Bluetooth, fotocamera integrata, è la soluzione ideale per visite guidate in musei e siti culturali, permettendo l’utilizzo di app e software tra i più innovativi, tra cui quelli di realtà aumentata, virtuale e immersiva. Garantisce, inoltre, l’offerta di percorsi ad hoc, come ad esempio la possibilità ai non uden-
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ti di essere accompagnati nel tour da spiegazioni realizzate nella lingua dei segni. Utilizzando il sistema operativo Android, il più diffuso sul mercato di smartphone e tablet, l’NOVA è compatibile con tutte le applicazioni iOS e Android. L’hardware è composto da una scheda elettronica, marchio Orpheo, e da una custodia protettiva realizzata con materiali resistenti agli urti. Inoltre, proprio perché pensato per un utilizzo intensivo da parte di un grande pubblico, questo prodotto è dotato di caricatori rack che permettono una ricarica di molteplici dispositivi contemporaneamente, mentre per gli altri tablet questo servizio non è disponibile se non in forma adattata. A differenza dei normali smartphone e tablet, nati per un uso individuale e adattati ad un utilizzo intensivo in musei e siti culturali, la videoguida Orpheo NOVA è stata concepita per le visite turistiche e per un uso continuato da parte di numerosi visitatori ogni giorno. L’apparecchio è robusto e dura nel tempo. Inoltre, l’utilizzo del NOVA è legato esclusivamente al percorso guidato e alle app svilluppate per il museo e il sito culturale. Il fatto di essere produttori e di seguire tutta la filiera dalla fabbrica al clientei, garantisce, oltre a una manutenzione e un supporto tecnico unico sempre costante, la possibilità per Orpheo di garantire pezzi di ricambio e prodotti sostitutivi ben oltre gli anni di garanzia offerti.
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Fig. 2 - L’app Itinerio, un esempio di valorizzazione del territorio.
GPS E APP Gli usi dell’Orpheo NOVA sono molteplici e possono arricchirsi di continuo grazie alle differenti funzionalità e caratteristiche tecniche che lo compongono. Ad esempio, grazie al GPS integrato, il NOVA permette anche di essere impiegato per percorsi all’aperto e per la valorizzazione del territorio. Questo è infatti il caso, tra gli altri, del progetto “Itinerio”: un progetto territoriale che sottolinea l’unità geografica dei quattro comuni della valle di Chamonix e che rappresenta uno dei più importanti progetti interattivi di promozione di un luogo naturale presenti sul territorio francese. L’app ha l’ambizione di sostenere una scoperta consapevole dell’ambiente culturale e naturale della valle e, allo stesso tempo, di fornire un legame tra il grande pubblico e le diverse professionalità presenti sul territorio, come le guide turistiche e i produttori locali. Il tablet NOVA permette quindi, grazie alle sue caratteristiche tecniche, di sfruttare a pieno l’app Itinerio garantendo un’esperienza immersiva e una visita eco-turistica della valle. Altro utilizzo del NOVA, sempre in correlazione alla funzione GPS attiva sul dispositivo, riguarda il settore delle visite turistiche in bus, trenino o battello. In questo caso è sufficiente installare la guida multimediale vicino al conducente e il software “Caminò” capterà il segnale dei punti d’interesse geolocalizzati durante tutto il percorso, permettendo l’avvio automatico delle tracce. Le audioguide, distribuite ai passeggeri o installate sul mezzo, riproducono quindi il commento audio attraverso l’ordine ricevuto dalla videoguida, tramite tecnologia infrarossi
Fig. 4 - Il commento nella lingua dei segni sul NOVA.
23 o radiofrequenze, evitando così un costoso cablaggio del veicolo. L’Orpheo Caminò già installato in numerose città estere come Parigi, Barcellona, Atene, Montreal e Porto, sta per essere sviluppata anche a Palermo nell’ambito di un progetto che coinvolgerà i principali luoghi di attrazione del capoluogo siciliano. Durante il tour, i visitatori non dovranno quindi far altro che rilassarsi e ascoltare le descrizioni nella loro lingua attivate automaticamente al passaggio del bus davanti ai monumenti e i luoghi storici di Palermo. L’ACCESSIBILITÀ Nel gennaio 2016, Orpheo ha lanciato il programma “Arte per Tutti”, un progetto pioFig. 3 - Il tablet NOVA di Orpheo. nieristico ideato nell’ambito dell’accessibilità dei musei e dei siti culturali, cui obiettivo è di rendere fruibile il patrimonio culturale a tutti i visitatori attraverso lo sviluppo di diversi supporti tecnologici per le visite guidate e prodotti su misura per le diverse esigenze. Tutte le soluzioni realizzate da Orpheo sono, quindi, accessibili alle persone con disabilità. Alcuni esempi sono: le audioguide e le radioguide con marcatore di rilievo che permettono ai non vedenti di orientarsi durante il percorso guidato, l’adattamento dei contenuti per persone con disabilità cognitive, l’attivazione automatica delle tracce audio attraverso l’utilizzo della tecnologia beacon per facilitare le persone con disabilità motorie, i cavi a induzione per i visitatori ipo-udenti. Questi ultimi sono delle fibbie a induzione che, emettendo un campo magnetico, permettono di far recepire il commento direttamente attraverso l’apparecchio acustico, consentendo all’utente di beneficiare di una migliore qualità del suono ed evitare la fastidiosa sovrapposizione delle cuffie all’apparecchio acustico. Anche il mini-tablet NOVA si inscrive nel Programma “Arte per Tutti” e Orpheo ha sfruttato le sue funzioni di videoguida per offrire un servizio di visita alle persone con disabilità in modo innovativo. Se il tablet è la soluzione migliore per le persone sorde che possono fruire di uno schermo ampio a colori per video-commenti nella lingua dei segni, Orpheo ha adattato il NOVA anche alle esigenze delle persone cieche creando una speciale tastiera in rilievo da sovrapporre allo schermo touch-screen per permettere alle persone non vedenti di utilizzare al meglio le app di visita. Best practice in materia di accessibilità museale è il “Memoriale di Caen”, situato nell’omonima città della Normandia e facente parte dell’International Network of Museums for Peace. Il memoriale, unico nel suo genere e collocato in una regione simbolo della Seconda Guerra Mondiale, ripercorre le fasi più importanti del XX secolo e, allo stesso tempo, vede la pace come soggetto principale della mostra permanente. In questo museo, tra i più visitati della Francia, è disponibile sul NOVA la video descrizione del percorso di visita nella Lingua dei Segni Francese permettendo alle persone non udenti di usufruire a pieno di questa speciale collezione. Un altro fulgido esempio di accessibilità è il Museo Olimpico
Fig. 5 - La tastiera in rilievo per i non vedenti
di Losanna. Questo sito dedicato alle Olimpiadi e inaugurato nel 1993 è allo stesso tempo sede del Comitato Olimpico Internazionale, il quale ha deciso di procedere a un rinnovamento completo riguardante non solo l’architettura, il parco olimpico e gli spazi museali, ma anche i servizi educativi del museo. Per le visite guidate della nuova esposizione permanente è stato scelto quindi di sviluppare una app innovativa per accompagnare tutti i visitatori nel percorso. Orpheo ha quindi proposto una soluzione chiavi in mano comprendente anche la fornitura del NOVA e la realizzazione di una app mobile per la visita guidata del sito. Inoltre, per rispondere alle esigenze di questo museo unico al mondo è stato creato un supporto ad hoc per i non vedenti. Si tratta di una soluzione altamente innovativa che permette ai ciechi di potersi orientare in maniera autonoma all’interno del percorso.
Fig. 7 - Il cavo a induzione di Orpheo per gli ipo-udenti.
Per consentire una fruizione completa è stata creata e applicata sullo schermo touch screen una pellicola trasparente con tastiera in rilievo, che assieme ad un software che consente la lettura automatica dei contenuti della app museale, permette alle persone non vedenti di utilizzare il tablet per la visita. Questo supporto è stato realizzato in collaborazione con un’azienda specializzata in soluzioni per persone con disabilità e testata da persone non vedenti che, attraverso la loro esperienza diretta, hanno potuto offrire una consulenza determinante nello sviluppo di questo dispositivo unico nel panorama dell’accessibilità museale. CONCLUSIONI NOVA rappresenta quindi un unicum nel mondo delle tecnologie culturali, permettendo, al tempo stesso, una maggiore fruibilità e accessibilità dei diversi siti culturali. Inoltre, garantisce per ogni museo la possibilità di realizzare un progetto ad hoc per la diffusione di contenuti multimediali e interattivi in grado di coinvolgere a pieno il pubblico nel percorso di visita.
aBstract Since 1992, Orpheo designs and manufactures audio guides, tablet and information systems for museums and cultural sites. The Orpheo NOVA is the new tablet created for museums and cultural sites. It is an hardware companion to any mobile audio guide application, allowing visitors to take advantage of content regardless of whether they have a mobile device of their own or not. The NOVA can be used as audio guide hardware, video guide, GPS navigator and uch more. Orpheo’s know-how in the field of cultural tour and visitor solutions has always been used for the development of technologies and systems for disabled people. Recently, in January 2016, Orpheo has launched the program “Art for All”, which aim is to promote accessibility in the Italian museums.
parole
chiave
Musei; taBlet; video Guida; aCCessiBilità
autore
Fig. 6 - L'app di Orpheo per il Musée Olympique di Losanna.
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RiCCaRdo lozzi oRPheo GRouP RiCCaRdo@oRPheoGRouP.CoM
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Tecnologie per i Beni Culturali Tecnologie per i Beni Culturali
E-RIHS: un'infrastruttura di ricerca europea per la scienza del patrimonio culturale La Commissione Europea ha approvato il finanziamento di 4 milioni di euro sul programma di ricerca e sviluppo Horizon 2020 per l’avvio della fase preparatoria della creazione dell’infrastruttura di ricerca europea per la scienza del patrimonio, E-RIHS PP—European Research Infrastructure for Heritage Science Preparatory Phase. L’Italia con il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) è il capofila di E-RIHS PP, il cui consorzio conta 15 Stati membri più Israele. Per l’Italia partecipano anche l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) per le metodologie fisiche applicate ai beni culturali, il Consorzio universitario per lo sviluppo dei sistemi a grande interfase (Csgi) per i nuovi materiali per la conservazione e il restauro e il Polo universitario Città di Prato (Pin Scarl) per l’archeologia digitale. E-RIHS PP unisce studiosi e professionisti delle scienze umane e naturali – archeologi, storici dell’arte, paleo-antropologi e paleontologi, restauratori, scienziati della conservazione, solo per citarne alcuni – che riconoscono la necessità di un approccio integrato, attuabile sviluppando insieme la scienza del patrimonio (Heritage Science). Lo scopo di E-RIHS PP è fondare un’unica infrastruttura di ricerca, con strutture distribuite in tutta Europa e aggregate in nodi nazionali che offrano accesso a strumenti di alto livello scientifico, metodologie innovative e dati, organizzate in quattro piattaforme: Molab per gli strumenti mobili per analisi non-invasive sul patrimonio da realizzare in-situ; Fixlab
AGORÀ costituito dalle grandi infrastrutture quali sincrotroni, sorgenti di neutroni, acceleratori per datazioni e caratterizzazione dei materiali d’interesse storico-artistico, archeologico e antropologico; Archlab che comprende archivi di dati fisici in gran parte inediti, contenuti in prestigiosi musei, gallerie e istituti di ricerca europei; Digilab per l’accesso diretto alle informazioni sull’oggetto disponibili in banche dati e biblioteche digitali. Per guidare efficacemente il nodo italiano di E-RIHS, il Cnr sta costituendo una rete distribuita nazionale assieme a Infn ed Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, con l’obiettivo di raccordare sul territorio le università e tutti gli attori locali dei tre ministeri coinvolti che per l’Italia sostengono l’iniziativa: Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBact), Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) e Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). La fase operativa di E-RIHS PP, supportata dal progetto europeo approvato, avrà inizio nel gennaio 2017 e avrà una durata di tre anni (2017-2019). Nel corso del progetto saranno discussi e definiti importanti assetti del funzionamento dell’infrastruttura europea quali la governance, il piano economico, i regolamenti e la logistica ma soprattutto la sede legale e operativa del consorzio europeo d’infrastruttura di ricerca (Eric) di cui sono state avviate le procedure per la sua fondazione da parte dei Paesi europei coinvolti con il coordinamento dell’Italia. Con la guida del Cnr, il patrocinio della Regio-
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ne Toscana e del Comune di Firenze e il supporto di Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la candidata europea è la città di Firenze che aggregherà le eccellenze scientifiche della scienza del patrimonio di Cnr, Infn, Enea e Università di Firenze intorno all’Opificio delle pietre dure (Opd), che vanta un indiscusso prestigio internazionale nel settore e che fin dal 1999 è coinvolto nelle iniziative europee che hanno portato alla vittoria di E-RIHS PP per l’Italia. Anche l’Iccrom, Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, è parte dell’iniziativa per quanto riguarda il coinvolgimento dei Paesi extra-europei in E-RIHS per farne un’infrastruttura di ricerca globale a guida italiana. Sito di E-RIHS: www.e-rihs.eu Fonte: CNR
YOCOCU presenta TeACH – TalK About Cultural Heritage TeACH – TalK About Cultural Heritage è un progetto di divulgazione nato durante l'ultimo incontro internazionale Yococu, tenutosi a Madrid nel settembre 2016. Il progetto è basato su brevi video (interviste di 10 minuti, tutoriale e aggiornamenti) dove i professionisti e gli studenti discutono di idee, descrivono metodi e prodotti e riportano notizie nel campo dei beni culturali. Lo scopo è contribuire alla divulgazione della conoscenza sulla conservazione dei bei culturali attraverso la comunicazione e le dimostrazioni pratiche. Il progetto si rivolge a chiunque è interessato alla conservazione dei beni culturali, a chi vuole contribuire attivamente ad esso e ha la capacità di pensare in modo critico. Ogni argomento sarà analizzato e spiegato nei dettagli e il messaggio sarà essere preciso, anche se la lingua sarà facilmente comprensibile da tutti. TEACH deriva dalla necessità di riempire una serie di lacune nel campo della conservazione dei beni culturali: 4 4 4 4
essere in linea con le ultime notizie provenienti dall'interno all'esterno del settore; migliorare la comunicazione e la collaborazione tra esperti; rispondere al desiderio di studenti e giovani ricercatori di partecipare attivamente allo sviluppo e al miglioramento del settore; coinvolgere il grande pubblico al fine di promuovere la figura dei conservatori del patrimonio culturale.
Come funziona Se si vuole prendere parte si può inviare un video o registrare un'intervista in lingua inglese o nella propria lingua utilizzando Google hangout. Per maggiori informazioni e istruzioni si prega di inviare una email a yococu.yococu@gmail.com. I video saranno caricati sul sito Yococu www.yococu. com a partire da settembre 2016. Ogni anno al video più votato verrà assegnato un premio di 500 €. Fonte: YOCOCU
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MAUSOLEO DI ROMOLO - AREA DI MASSENZIO IN VIA APPIA ANTICA ROMA Il modello 3D del Mausoleo di Romolo nell'area di Massenzio a Roma, lungo la via Appia, tato realizzato con tecnica la er canner durante il or o del for il otto re l odello co o to da ilioni di unti con colorazione derivata dalle i a ini foto rafic e e la vi ta in fi ura tata realizzata con il software Revit di Autodesk. L'acquisizione laser scanner con progetto e realizzazione o con o itionin tal arco elfino
LABORATORI
shape and seMantics Modelling la ricerca dell'iMati-cnr per la rappresentazione, l'analisi e la docuMentazione di Modelli digitali
3d e le sue applicazioni ai Beni culturali
di Bianca Falcidieno, Franca Giannini, Michela Spagnuolo, Marco Attene, Silvia Biasotti, Chiara Catalano, Monica De Martino, Marina Monti, Michela Mortara e Corrado Pizzi
Fig. 1 - Rappresentazione di uno scenario di annotazione e ricerca di parti simili su modelli digitali per i Beni Culturali. Il sistema di annotazione sviluppato presso IMATI tt a eannotator.sourceforge. net forni ce la possibilità di analizzare i risultati ottenuti da strumenti di analisi e strutturazione di forme e la cla ificazione delle varie parti secondo concetti formalizzati in ontologie di dominio.
La missione dell’Istituto di Matematica Applicata e Tecnologie Informatiche "E. Magenes" (IMATI), con le sue tre sezioni di Pavia, Milano e Genova, è quella di fornire le conoscenze e le infrastrutture per lo sviluppo e la diffusione della matematica applicata e dell’informatica come strumenti per affrontare le fide rovenienti dalle a
licazioni in ca
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edicina e la iolo ia l in e neria le
scienze sociali, il clima e l’ambiente e i beni culturali.
I
MATI nasce nel 2002 dalla fusione di 3 Istituti CNR: IAN di Pavia, IMA di Genova e IAMI di Milano, ma l’attività di ricerca in grafica e modellazione inizia a metà degli anni ’70 presso l’IMA di Genova per lo sviluppo di un progetto CNR per l’insegnamento a distanza dell’Analisi Matematica nei corsi universitari. Il progetto prevedeva l’utilizzo di periferiche grafiche interattive per la rappresentazione e l’interrogazione di grafici di funzioni e curve bidimensionali. Da questa esperienza, assolutamente innovativa anche a livello internazionale, si acquisirono competenze di modellazione geometrica e informatica grafica che portarono nel 1980 alla costituzione di una linea di ricerca del CNR denominata Grafica Computazionale e Modellazione Geometrica, sotto la responsabilità di Bianca Falcidieno. All’epoca erano pochissime le ricerche attive in questo settore, per il costo quasi proibitivo dei dispositivi grafici, per l’assenza di sistemi software per la grafica interattiva di tipo general purpose e per la difficoltà di reperire testi e corsi di formazione adatti a utenti non ancora esperti in Computer Graphics. In questo panorama, decisamente pionieristico, al CNR di Genova si affrontarono da subito problemi sia teorici che applicativi in grafica e modellazione geometrica. Lo spunto di partenza venne dall’osservazione che gran parte dell’infor-
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mazione grafica è geometrica, e quindi un forte background matematico era sicuramente un punto di forza, soprattutto nella definizione ed elaborazione di modelli computazionali. Da qui nacque un primo fruttuoso filone di ricerca in modellazione geometrica, geometria e topologia computazionale, applicato alla sintesi e analisi di superfici e oggetti tridimensionali. In parallelo, vista la carenza di sistemi software per la grafica, la ricerca venne dedicata allo studio e sviluppo di software per la rappresentazione, l’elaborazione e l’archiviazione dell’informazione grafica 3D. Negli anni ‘80, i ricercatori dell’IMA parteciparono alla definizione delle specifiche ISO dei primi standard grafici 3D, GKS e PHIGS. Oltre agli aspetti di matematica computazionale e di informatica il gruppo genovese si è dedicato agli aspetti applicativi delle ricerche sviluppate. Le prime applicazioni furono rivolte alla rappresentazione del territorio e dell’ambiente con lo sviluppo di modelli digitali di terreno basati su mesh triangolari per sistemi informativi geografici (GIS), e alla progettazione e analisi di prodotti industriali in sistemi di Computer Aided Design and Manufacturing (CAD, CAM). Dagli anni ’90 in poi, ci si rese conto che i modelli puramente geometrici, arricchiti solo da attributi grafici erano validi solo
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i icono ci ento di caratteri tic e i nificative in un fra viso e loro caratterizzazioni quantitative.
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ento di
per applicazioni finalizzate alla pura visualizzazione, e non venivano utilizzati dalle applicazioni reali come strumenti di indagine e di comunicazione delle conoscenze ad essi associate. In questi anni quindi il gruppo introdusse il concetto di shape, che oltre alla forma geometrica e agli aspetti visuali includeva caratteristiche di struttura, significato ed evoluzione nel tempo. È di quegli anni infatti l’organizzazione da parte di IMATI delle prime conferenze internazionali di Shape Modelling e l’avvio di progetti in collaborazione con gruppi di ricerca e industrie in Giappone. È all’inizio degli anni 2000 che IMATI consolida la sua posizione di leadership internazionale sui temi della modellazione semantica della forma. Dal 2004 al 2008, infatti, l’IMATI coordina la rete di eccellenza FP6 AIM@SHAPE cui partecipano 13 prestigiosi centri di ricerca e università in Europa (http:// cordis.europa.eu/ist/kct/aimatshape_synopsis.htm). Questo progetto ha costituito una pietra miliare per la ricerca internazionale: l’annotazione semantica di modelli 3D viene proposta per la prima volta come chiave per costruire, processare, trasmettere, e archiviare rappresentazioni basate sulla semantica, formalizzata nei diversi contesti applicativi. Inoltre è stata sviluppata un’architettura per l’archiviazione di forme certificate e annotate, e strumenti per la loro manipolazione: il Digital Shape Workbench (DSW), diventato subito un riferimento per la comunità scientifica, e attualmente migrato in una nuova infrastruttura creata nell’ambito del progetto europeo FP7 VISIONAIR di cui IMATI è stato partner dal 2011 al 2015 (http://visionair.ge.imati.cnr.it/). Dal 2008 i Beni Culturali entrano a far parte dei settori di riferimento per la ricerca del gruppo. IMATI coordina FOCUS K3D, nato per promuovere la comprensione e l’utilizzo di tecnologie della conoscenza per contenuti digitali 3D in ambiti in cui l’utilizzo di 3D media era già importante: Medicina, Bioinformatica, Produzione Industriale, Edutainment e Beni Culturali (http://cordis.europa.eu/fp7/ict/content-knowledge/ projects-focus-k3d_en.html). Per il patrimonio culturale, il progetto ha evidenziato i benefici di integrare geometria e semantica, attraverso l’annotazione semantica: ad esempio le zone corrose di una statua possono essere identificate sul modello e informazioni sulle operazioni di restauro possono essere archiviate insieme alla geometria (Fig. 1). Nell’ottica della condivisione di contenuti, l’annotazione del modello digitale e delle sue parti facilita una ricerca di modelli o parti simili più significativa dell’attuale ricerca per parole chiave. In seguito si sono sperimentate altre possibili modalità di interazione con contenuti relativi al patrimonio culturale nell’ambito dei serious game, con la partecipazione alla rete europea GALA (FP7, 2012-2014). Tra i vari gruppi di interesse istituiti nel progetto, IMATI ha coordinato quello sui beni culturali che ha portato all’analisi, classificazione e valutazione di vari giochi digitali in base all’argomento (storia, archeologia, arte,..) e allo scopo educativo (informazione, sensibilizzazione, coinvolgimento,..).
i nnotazione e antica co e a e er la cla ificazione e la ricostruzione virtuale di oggetti danneggiati.
L’evoluzione delle ricerche è sintetizzata dal nome assunto dal gruppo IMATI, Shape and Semantics Modelling Group, che riflette come la modellazione debba riguardare ed integrare sia gli aspetti geometrici che semantici, ovvero legati alla formalizzazione della conoscenza e del contesto di utilizzo degli oggetti. La ricerca relativa alla gestione della conoscenza include l’analisi semantica di dati multi-dimensionali e, in generale, di risorse informative disponibili nel WEB, quali sono i dati esposti rispetto al paradigma Linked Data. Il gruppo attualmente annovera al suo interno 12 tra ricercatori e tecnologi e 10 tra dottorandi, postdoc e altro personale in formazione. ATTIVITÀ DI RICERCA CORRENTE CON FOCUS SUI BENI CULTURALI Analisi e Similarità di Forma Un tema di ricerca distintivo dell’IMATI di Genova è sicuramente l’analisi di forma, che va dall’identificazione di caratteristiche geometriche peculiari degli oggetti rappresentati, al riconoscimento di particolari configurazioni o strutture, fino alla identificazione e classificazione di parti a cui è associata una certa funzionalità. Questa ricca base metodologica ha permesso nel corso degli ultimi anni, di sviluppare e consolidare approcci per la classificazione, la ricerca e il confronto di oggetti guidate dalla similarità di forma, declinato per le diverse sfaccettature che tale termine suggerisce: similarità geometrica, strutturale, funzionale o semantica in senso ampio. Questa capacità di elaborazione del concetto di similarità ha portato a risultati molto interessanti in ambito Beni Culturali, in particolare in archeologia, dove i processi di analisi si basano appunto su diverse modalità di confronto di forma, come attualmente sviluppato nell’ambito del progetto Horizon 2020 GRAVITATE (http://gravitate-project.eu/).
Fig. 4 - Esempi di ricerca di reperti archeologici ottenuti combinando informazioni eo etrico to olo ic e e colori etric e celto un odello i ri ultati ottenuti sono ordinati rispetto alla valutazione di similarità ottenuta.
Fig. 5 - Acquisizione della Tavola di Polcevera mediante scanner laser e costruzione del modello 3D.
Un aspetto che caratterizza i manufatti provenienti da scavi archeologici è la loro frammentazione: in questo contesto è dunque necessario interpretare frammenti che sono inevitabilmente corrosi, danneggiati e, spesso, incompleti. A questo proposito si stanno sviluppando strumenti per l’identificazione di parti significative, anche incomplete, di frammenti di statuine, quali ad esempio occhi, bocca, naso, decorazioni (Fig. 2). L’analisi geometrica e semantica arricchisce la descrizione dei frammenti attraverso l’annotazione semantica per parti, e diventa in GRAVITATE lo strumento principale per la classificazione e la ricostruzione virtuale di oggetti danneggiati (Fig. 3). Infine da sottolineare come gli aspetti legati al colore, tessitura e decorazioni siano basilari in analisi stilistiche e archeologiche. La possibilità di trattare il colore con una proprietà di forma ulteriore è un argomento estremamente interessante che si sta studiando per lo sviluppo di una migliore navigazione in database archeologici che permetta una modulazione delle proprietà ricercate guidata dalle esigenze dell’utente, dalla forma, al colore, fino alle caratteristiche semantiche (Fig. 4). Metodologie innovative per la valorizzazione del patrimonio culturale L’esperienza del gruppo nell’utilizzo delle tecnologie della conoscenza per la documentazione, condivisione e analisi semantica di risorse informative ha permesso lo sviluppo di metodologie innovative per l’annotazione di risorse con concetti, relazioni e attributi codificati in un’ontologia di dominio. Per supportare le attività di browsing e retrieval di contenuti vengono sviluppati metodi di analisi semantica delle risorse attraverso un confronto di similarità tra le informazioni correlate. Inoltre per sfruttare le possibilità fornite dalla condivisione delle risorse nel web of data attraverso il paradigma Linked Data vengono definite tecniche per il loro consumo. Nello specifico si studiano algoritmi per l’analisi di qualità delle risorse interlincate e metodi per esplorare (consumare) i dataset interlincati. Il progetto R.I.C.E.R.C.A finanziato dalla Regione Liguria co-
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stituisce un esempio di come l’applicazione delle metodologie di gestione della conoscenza possa avere un impatto positivo nella valorizzazione del patrimonio culturale. In questo progetto, IMATI ha contribuito alla realizzazione di una piattaforma tecnologica per la consultazione in rete dell’archivio storico industriale della Fondazione Ansaldo, accessibile e consultabile con facilità da un’utenza eterogenea e non solo specialistica. Modellazione geometrica dall’acquisizione alla stampa 3D I laboratori dell’IMATI di Genova sono dotati di uno scanner laser per la digitalizzazione di oggetti e di una stampante 3D per la fabbricazione di prototipi a partire da modelli digitali. Grazie a questi strumenti il gruppo ha potuto sviluppare un know how relativo a tutte le fasi della transizione da reale a virtuale e viceversa. La ricerca ha prodotto strumenti innovativi, sia teorici che pratici (es. software), per l’elaborazione della geometria di forme 3D con focus sullo sviluppo di nuove tecniche per colmare il gap esistente fra i processi che creano modelli geometrici e i processi che utilizzano tali modelli, fino alla loro riproduzione fisica con stampa 3D. Esempi di questo tipo di elaborazione sono il cosiddetto “mesh repairing” (https://sourceforge.net/projects/ meshfix/) fondamentale per trasformare modelli 3D grezzi in oggetti che racchiudono un volume ben definito. Le moderne tecniche di acquisizione permettono di digitalizzare oggetti 3D anche molto complessi, ma in molti casi le rappresentazioni geometriche risultanti non sono direttamente utilizzabili per applicazioni di stampa 3D e richiedono una pre-elaborazione particolare. Nel corso del progetto “Tavola di Polcevera”, le tecniche di elaborazione hanno permesso di produrre un modello 3D ad altissima risoluzione usato per la stampa 3D di una riproduzione della tavola di Polcevera (Fig. 5). Questa riproduzione è attualmente custodita dal Museo archeologico di Genova. Inoltre, qualora l’oggetto dovesse essere più grande del vo-
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Tecnologie per i Beni Culturali lume di stampa, una ricerca del gruppo presentata a Eurographics 2016 mostra come scomporre modelli in parti più piccole che possono essere impacchettate all’interno del volume di stampa per una produzione più rapida ed efficace, che avrebbe nell’ambito dei Beni Culturali una grande importanza. La stampa 3D, e la possibilità di simulare in digitale processi complessi, apre infatti diversi scenari di utilizzo molto interessanti che hanno nelle applicazioni industriali una ricaduta potenziale enorme. La ricerca dell’IMATI all’interno del progetto Europeo CAxMan (http://www.caxman. eu/), ad esempio, studia processi automatici per trasformare un modello di design in istruzioni di stampa ottimizzate che tengono conto dei risultati di simulazioni sia strutturali che termiche. RISULTATI E RICONOSCIMENTI Il gruppo è riconosciuto a livello nazionale e internazionale per le sue competenze, e ha attivato importanti collaborazioni a carattere interdisciplinare con importanti enti di ricerca e università con scambio di giovani ricercatori, tesisti e dottorandi. Inoltre sono attive collaborazioni progettuali con musei ed enti nel contesto dei Beni Culturali. Negli ultimi 3 anni il gruppo partecipa a 11 progetti europei (di cui 3 H2020, e 1 ERC da ottobre 2016) e a 15 progetti nazionali/regionali. Inoltre sono state organizzate 8 conferenze o workshop internazionali, l’ultimo dei quali è il workshop EUROGRAPHICS su Computer Graphics e Cultural Heritage, Genova 5-7 ottobre 2016. I risultati ottenuti sono di rilievo. Delle numerose pubblicazioni scientifiche, alcune sono state premiate come best paper. I ricercatori dell’IMATI hanno avuto riconoscimenti individuali come conferenzieri e inviti in comitati internazionali. Alla fondatrice del gruppo, Bianca Falcidieno, è stato riconosciuto il ruolo di pioniera e innovatrice per le ricerche in modellazione e analisi di forme 3D. È stata infatti nominata tra le 12 scienziate della storia del CNR al femminile, in occasione degli 80 anni del CNR e ha ricevuto il titolo di pioneer dall’associazione internazionale del Solid Modeling (SMA).
L‘articolo “Shape and Semantics Modelling: la ricerca dell’IMATI – CNR per la rappresentazione, l’analisi e la documentazione di modelli digitali 3D e le sue applicazioni ai Beni Culturali” è il quinto della serie tematica curata da Luca Papi (CNR) dedicata a cinque laboratori del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il più grande Ente Pubblico di Ricerca italiano. I direttori dei singoli laboratori sono chiamati a descrivere le competenze, le attività di ricerca, i progetti, le collaborazioni nazionali e internazionali delle strutture di cui sono responsabili.
aBstract
The Shape and Semantics Modelling Group of CNR-IMATI (an Institute of the Italian National Research Council) is active on several research topics related to shape modelling and retrieval. They include geometric modelling, shape analysis and similarity with applications to Cultural Heritage, Product Modelling, Geographical Data Processing, Fabrication and Medicine. The group is characterized by a unique mix of theoretical, computational and applied expertise in mathematics and computer science. It has an internationally recognized leading role in shape modelling and analysis, and in semantics-based technologies as proven by the scientific results and by the many EU projects and international/national collaborations. In Cultural Heritage and Archaeology the team is applying its specific expertise in the acquisition and reconstruction of surfaces and objects, in the analysis of 3D models, and point clouds and in the similarity evaluation and classification of digital heritage objects.
parole
chiave
3d; shaPe ModellinG; seMantiCs ModellinG
autore BianCa FalCidieno, BianCa.FalCidieno@Ge.iMati.CnR.it FRanCa Giannini, MiChela sPaGnuolo, MaRCo attene, silvia Biasotti, ChiaRa Catalano, MoniCa de MaRtino, MaRina Monti, MiChela MoRtaRa, CoRRado Pizzi CnR-iMati, Genova
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GUEST PAPER
analytical and practical study of soMe fighting artifacts froM yeMen by Mohamed M. Megahed
This paper aims to know the effects of microstructure and chemical composition on mechanical properties of Cu-based alloys, to know the effects of weight percentage of tin (and other ele ent in u n dia ra
te
on t e
aterial tructure and
mechanical properties, to know the role of microstructure and chemical composition in deterioration process and to identify the types of corrosion products of selected objects as well as their con titutin
etal in order to carr out cientific treat ent and conservation to avoid the further deterioration.
O
ver centuries, foundry workers tried, mostly by trials and errors, to determine the most favourable amount of tin, according to the kind of artifact and its using, also they used to improve the quality of their productions [1]. Ancient bronze consisted of tin that ranged from about 2% to about 16%, it has been known since ancient times that tin increases the strength of copper and that lead improves fluidity of the cast. However, it should be noted that apart from the generally recognized and widely accepted Cu-Sn diagram/system that allows to link the weight percentage of tin with different phase structures and corresponding strength and elongation to rupture for tin bronzes, the influence of additional alloying elements such as iron (Fe), nickel (Ni), antimony (Sb), silver (Ag), bismuth (Bi), zinc (Zn), phosphorus (P) and sulphur (S) on the final quality of artifact materials and their effects on the mechanical properties including failure and fracture of tin bronzes has only scarcely been studied and rarely reported. There are a lot of studies on ancient and historical bronzes have tried to establish the chemical characteristics and structure of natural patinas grown on artifacts exposed for long periods of time to soil atmosphere, water or sea water, the long term corrosion of bronzes is accompanied by structural transformations leading to a steady state. Different surface patterns have then been observed, depending on the corrosive environment (chemical composition, pH, resistivity, etc.) but also on other non-negligible parameters such as historical periods, metallurgical techniques or even kind and size of the artifact (monuments, large sized statues, smaller objects). Furthermore most of the published studies have also been carried out in view of improving conservation methods in order to prevent the so-called bronze disease, a post burial cyclic corrosion phenomenon occurring in the atmosphere, due to the presence of cuprous chloride within the patinas rather than to get a deeper insight into the corrosion behavior of Cu-Sn alloys in natural environments [2-14]. This study aims to know the effects of microstructure and
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chemical composition on mechanical properties of tin bronzes were studied from different types of fighting artifacts materials produced in Yemen in ancient days, to know the effects of weight percentage of tin (and other elements in Cu-Sn diagram/ system) on the material structure and mechanical properties, to know the role of microstructure and chemical composition in deterioration process and to identify the types of corrosion products of selected objects as well as their constituting metals in order to carry out scientific treatment and conservation to avoid the further deterioration. To achieve that multivariate analysis were performed on some selected artifacts by means of the combined use of metallographic microscope, scanning electron microscopy combined with energy dispersive spectrometry (SEM&EDS), X-ray diffraction (XRD) techniques. MATERIALS AND METHODS DESCRIPTION AND CONDITIONS The investigations were conducted on four front parts of spears; they were discovered by the Yemeni mission in El-Shab El-Aswad site, Jahran, Yemen, season 2006. They date back to Qatabanian period in Yemen (1500 B.C) and they can classify as the following: 4 The spear a, is separated into two parts, the completely length of the spread is 26 cm ( the length of hand 16.5 cm with thickness 0.5 cm, the length of the head is 11.5 cm, the maximum width of the head is 1.7 cm and the minimum 0.5 cm). It suffered from deterioration factors, covered with a thick layer of black corrosion products mixed with soil dirt’s (Figs. no1a, 2). 4The spear b, the completely length of it is 19 cm (the
Figs. 1, 2 - Shows the spears before the treatment.
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Tecnologie per i Beni Culturali length of hand 15 cm, the length of the head is 4 cm, the maximum width of the head is 0.7 cm). It suffered from deterioration factors, covered with a thick layer of black corrosion products mixed with soil dirt’s (Figs. no.1b). 4 The spear c, the completely length of the spread is 14.5 cm ( the length of hand 12 cm with thickness 0.5 cm, the length of the head is 2.5 cm). It suffered from deterioration factors, covered with a thick layer of black corrosion products mixed with soil dirt’s (Figs. no.1 c). 4 Ahead of spear d, the completely length of the spread is 9.5 cm ( the length of hand 2.5 cm, the length of the head is 7 cm, the maximum width of the head is 1.5 cm), it has a geometric decorations in the middle. It suffered from deterioration factors and covered with a layer of black corrosion products (Figs. no.1d). Physio-chemical Characterization The physical and chemical characterization of the objects was performed by metallographic microscope (ME), scanning electron microscope & energy dispersive spectrometry (SEM&EDS) and x-ray diffraction (XRD). ME was used to show the microstructure of the metal and aspects of deterioration which spread on the metal surface, SEM&EDS was used to more actually examination for the spears and to determine the chemical composition of the spears and X-Ray Diffraction analysis was used to investigate the corrosion products, it can provide valuable information related to the burial condition of the spears as well as the composition of the metal or the alloy. Metallographic Microscope Examination (ME) Metallographic examination for samples of the spears were performed to show the microstructure of metal and aspects of deterioration which dispersed on the metal surface. It allows a great deal of information to be obtained about the quality of the material used for manufacturing as well as information related to the technology of fabrication [15]. Unfortunately accessing this information normally requires an invasive intervention on the artifact: a small fragments need to be detached from the spears and mounted as a cross section by an embedding procedure, then they were polished using silicon carbide papers of 400, 600, 800 and 1200 grit. The polished samples were washed with distilled water, degreased with ethanol. Ferric chloride aqueous solution was used as etching reagent for metallography; the samples were mopped dry with soft clean cloth followed by observation under a metallographic microscope (Figs. no. 3- 6). Scanning Electron Microscope Examination and Energy Dispersive Spectrometry (SEM&EDS) Four small samples were taken from the spears and examined by SEM&EDS to show the microstructure, the appearance of deterioration spots and the chemical composition of the spears, by using an Inspect S50 (FEI), image size: 1000 x1000, HV: 20.0kV. The obtained examination photos are given in (Figs. 7-10), Scans and the identified elements are given in (Figs.11-14 and Table 1).
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Fig. 3 - ME ex., for a sample from the spear a, shows crevice corrosion dispersed in the alloy.
Fig. 5 - ME ex., for a sample from the spear c, shows the pitting corrosion.
Fig. 4 - ME ex., for a sample from the spear b, shows the micro cracks disturbing of the surface.
Fig.6 - ME ex., for a sample from the spear d, shows the crevice corrosion dispersed in the alloy.
information can assist in choosing the best environment for the selected spears in storage or in show-cases. The obtained diffraction scan given in (Figs. no.15-18) and the identified compounds represented in the (table 2). Treatment and conservation of the spears According to the obtained examination results the spears have a good metallic state, but they are covered with thick layers of corrosion products, chemical treatment was chosen assisted by skilled mechanical cleaning, this helped us to reveal and discover the original surface topography. After searching in the previous studies [16,17] and a serial of tests were carried out to determine which chemical compounds would be effective without damage the objects the least by varying the concentration and time of contact, it was found that solution of Sodium Hexametaphosphate, Calgon, is the least damaging and fastest acting solutions. It is recommended as being safe for removing calcareous deposits, cupric oxide and cuprous oxide.
Fig. 7 - SEM ex., for the spear a, shows the stress corrosion and crac
Fig. 8 - SEM ex., for the spear b, shows cracks and distorting of the ed e of t e allo
Fig. 9 - SEM ex., for the spear c, shows the cracks and distorting the urface
i e for t e ear d shows the pitting corrosion and ditortin t e ed e
X-Ray Diffraction Analysis (XRD) X-Ray diffraction analysis was carried out for corrosion product. Four samples represent all the corrosion products on the surface of the spears were taken and analyzed by using a Philips X-Ray, Diffract meter type: pw1840 with Cu k& Radiation. The aim of this analysis is identification the corrosion compounds in order to decide whether it is authentic, stable and suited to certain kinds of conservation treatment. This
Fig. 11 - Shows SEM&EDS ex., of the spear a, the photo shows consist of the alloy, tin appears in a light color, pitting corrosion and SEM&EDS Scan shows the elemental composition of the spear a.
Fig. 12 - Shows SEM&EDS ex., of the spear b, the photo shows the spots of sulfate appears in a white color and SEM&EDS Scan shows the elemental composition of the spear b.
Fig. 13 - Shows SEM&EDS ex., of the spear c, the photo shows consist of the alloy, pitting corrosion dispersed in the alloy and SEM&EDS Scan shows the elemental composition of the spear c.
Fig. 14 - Shows SEM&EDS ex., of the spear d, the photo shows the consist of the alloy, tin appears in a white color, pitting corrosion and SEM&EDS Scan shows the elemental composition of the spear d.
The treatment procedures included the following steps: 4 Soaking the spears completely in dilute solution of Calgon [Sodium Hexametaphosphate Na(PO3)n], that was changed many times assisted by gentle mechanical cleaning with silk brush from time to time to dissolve the corrosion layers and the calcareous sediments. This step succeeded in removing the calcareous sediments, cupric oxide and cuprous oxide. 4 After that the spears were soaked in water and washed by a tooth brush to dislodge residue from crevices.
Elements
4 Repeated washing in hot deionized water baths with altering heating and cooling to ensure flushing capillaries to remove any chemical residues. 4 Drying in repeated baths of ether and ethanol followed by drying in hot saw dust and mopped dry with soft, clean cloth. 4 Finally the spears were isolated with paraloid B-72 dissolved in Acetone 3% by using a brush (Figs. no.19, 20). RESULTS AND DISCUSSION Metallographic examination of the spears indicated a non-homogenous structure, localized corrosion spots dispersed on the metal surface represent in pitting corrosion and disbursing the surface of spear a, crevice corrosion dispersed in the alloy of spear b, pitting corrosion in the spear c and crevice corrosion in the spear d. In addition to the elongation of the bronze grains revealed the use of the hammering method after casting to manufacture the spears, this played a negative role in their deterioration due to the existed strains inside the metallic structure (Figs.3-6). SEM examination showed the microstructure, the content of the alloy and corrosion aspects of the spears, Tin appears in a whited areas disperse in the alloy of spears a and d (Figs.7, 10, 11, 14), sulphide and Oxygen appear in a white spots in the alloy of spear b (Fig.12), the corrosion aspects such as pitting corrosion, stress corrosion, crevice corrosion and micro cracks dispersed in the alloy. All of these corrosion aspects disbursed the surfaces of the objects (Fig.7- 14); SEM examination confirms metallographic examination results. SEM&EDS investigation results indicated that the majority of the investigated spears were made of Tin bronze; all spears had a large content of copper and one of the alloying metals such as tin, with some traces from Oxygen and Sulphide. Tin content varied from about 1.24% to 57.04%, the presence of tin could be likely enhanced via cycles of oxidation and selective copper corrosion processes, thus resulting in a tin surface enrichment as a semi-transparent amorphous-like tin oxide (Sn2O) film, as well as a copper depletion at the outer surfaces [18-19]. Furthermore the bulk alloy structure of these bronze spears clearly indicates a non-homogeneous that can be preferentially attacked by aggressive agents. Tin bronze for the selected objects were Cu/Sn alloy, with the tin content ranging from as low as 1.24% in the spear c, 1.68% in the spear b, 8.44% in the spear a and as high in the spear d about 57.04%. The structure was therefore created by the alpha phase in spears a, b, c influenced by
Cu%
Sn%
Pb%
Fe%
O%
S%
Sb%
Total%
Spear a
91.50
8.44
00.0
0.06
00.0
00.0
00.0
100.00
Spear b
80.54
1.68
00.0
00.0
1.85
15.92
00.0
100.00
Samples
34
Spear c
98.21
1.24
0.55
00.0
00.0
00.0
00.0
100.00
Spear d
42.17
57.04
00.0
0.19
00.0
00.0
0.60
100.00
Table 1 shows SEM&EDS analysis results of the spears
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Fig. 15 - Shows XRD scan for the corrosion products of the spear a.
Fig. 19 - Shows the spears after treatment and conservation .
i o the second side of the spears after treatment and conservation.
Fig. 16 - Shows XRD scan for the corrosion products of the spear b.
Fig. 17 - Shows XRD scan for the corrosion products of the spear c.
Fig. 18 - Shows XRD scan for the corrosion products of the spear d.
tin about 57.04%, the structure was therefore created by the delta phase, so the alloy was a non-homogenous and has bad mechanical properties including brittleness, failure and fracture of tin bronze. The influence of alloying and harmful elements on the mechanical properties and qualitative are shown in (Figs. no 3-10). Analytical investigations revealed that the main corroding agent is represented by chlorine containing species that induce the formation of dangerous copper chlorides and Oxy-chlorides at the interface between the metal surface and the outer most corrosion products layers via a continuously occurring reaction (Figs.15-18 & Table 2). For many archaeological objects the reactive cuprous chloride (CuCl) species is considered as the principal agent of the so called bronze disease, the process of interaction of chloride- containing species within the bronze "Patina" with moisture and air, often accompanied by corrosion of the copper alloy itself [20-21]. X-Ray diffraction analysis of the corrosion products of spears ( Figs.15-18 and Table 2), revealed the presence of different minerals including Atacamite(Cu2(OH)3Cl), Paratacamite(Cu2(OH)3Cl), Cuprite (Cu2O), Monohydrocalcite (CaCO3.H2O), Domeykite (AsCu3 ), a minor compounds of Cassiterite (SnO2), Sodium Nitrate(NaNO3), Tenorite (CuO), Calcite (CaCO3), Lime CaO, Brochantite (CuSO4.3Cu(OH)2), Gypsum (CaSO4.2H2O), Tephroite (Mn2SiO4 ), Hematite (H2O3), Vashegyite (Al2(PO4)3 (OH)3.xH2O) and traces from Sodium Oxide (Na2O), Quartz (SiO2), Anhydrite (CaSO4), Digenite(Cu9S5). Naturally, the corrosion products are dependent on water-soluble salts in the soil, inversely, the surrounding soil has been enriched in copper and other metals
Major Minor Traces the wt % of Cu and influenced by the wt % of tin, cooling The spear Atacamite(Cu (OH) Cl) Hematite (H2O3) rate in the spear d, (Table2 1). 3 aSEM&EDS data Paratacamite(Cu (OH) Cl) Tephroite helped us to2 determine three different (Mn2SiO4) 3 Cuprite types of spears materials, the first type represented in the(Cu2O) spear a, which has a favorable amount of tin 8.44%, the Calcite (CaCO3) structure was therefore created by the alpha phase, so it The Cuprite (Cuproperties O) Brochantite has spear good mechanical such as tensile strength 2 bvalues, impact toughness and hardness. The second (CuSO .3Cu(OH)2) type 4 Tenorite represented in the two spears b, c, which have a small(Cu O) amounts of tin 1.24% in the spears c, 1.68% in the spear The spear Cuprite (Cu2O) in the two spears lessSodium b, we note that tin amount than 2%Nitrate(NaNO3) cand we can considered the two spears b, c wereTenorite made of(Cu O) copper, also the structure was therefore created by the alpha phaseMonohydrocalcite with a homogenous alloy but they Gypsum hasn’t a(CaSO4.2H2O) The Vashegyite goodspear mechanical properties, specially the tensile strength (CaCO3.H2O) dvalues, impact toughness (Al2(PO ) (OH) 3.xH2O) and hardness. The third type 4 3 Domeykite( AsCu ) Lime (CaO) represented in the spear d 3which has a high amount of Cassiterite (SnO2 )
Table 2 shows XRD analysis results of corrosion products of the spears.
Sodium Oxide (Na2O) Quartz (SiO2) Quartz (SiO2) Anhydrite (CaSO4) Digenite(Cu9S5) paratacamite(Cu2(OH)3Cl) -------
-------
from the degrading object. As shown in Table 2, cuprite was dominating among the corrosion products. The presence of Cuprite (Cu2O) is due to selective corrosion of the main alloying element, which is re-deposited after dissolution onto the surface of the objects, thus forming a copper enriched layer. The presence of basic copper chloride is related to the sandy and saline nature of the soil, whereas the spears were buried. It played an important role in their severe corrosion, this soil which is porous and changed from Sub-saturation to saturation with water, had different salt ions, specially the dangerous chlorine ion; this circulation of saline water in the soil had a serious effect on the objects. The most frequent copper hydroxide salt was Atacamite, formed through reaction between the spears and Chlorine Ion in the soil. The cuprous chloride “CuCl” cyclically reacts with Oxygen and atmosphere water “humidity”, thus giving rise to formation of 2(Cu2 (OH) 3Cl), Atacamite and its polymorphs. These Oxy-chloride compounds react with copper to form cuprous chloride and water, and in this way Cu, Cl, O2 and H2O are converted in Cuprite Cu2O and Atacamite in a cyclical and continuous process [20-21]. The final products of the reactions are light green powdery, voluminous basic chlorides of copper, which disrupt the surface and many disfigure the artifacts. Also, the nature and composition of the soil from the excavation site is of great importance for the degradation of the archaeological artifacts, but in the case of metal bronze objects, humidity and chlorides are the key factors. In order to stop the above reported cyclic reaction and to ensure a long life for the bronze artifacts, suitable materials and methods to transform copper chlorides in stable and inert phases are required. The presence of Brochantite (CuSO4.3Cu (OH) 2), Anhydrite (CaSO4) and Digenite (Cu9S5) in corrosion products of the spear b (Fig. 16 &Table 2) reflected the chemical composition of the spear b, which has a high amount of Sulphide reaches to 15.92% as it shown in SEM&EDS analysis results (Fig. 12&Table 1), it indicated that there is a strong relation between the chemical composition of the alloy and the kind of corrosion products. The sulphide corrosion has, however been produced while the selected objects has been in the care of Dhamar museum, Yemen. Many authors have studied the form of sulphide formation on bronze which occur in museums and the reaction between copper and hydrogen sulphide [22-28], in most cases it is described as resulting in an even layer. Sulphide may be come from the industrial pollution, an unfortunate choice of showcase materials or the presence of Carbon Sulphide which, as pointed out recently, is quite wide spread and in comparatively large quantities, finally Sulphide may become from the first step of extraction copper from its ores. The presence of Calcite (CaCO3), Lime (Ca O) and Monohydrocalcite (CaCO3.H2O) in the XRD analysis results of spears b and d (Fig.16, 18 &Table 2) corrosion products is most probably formed by the reaction of soluble calcium bicarbonate with hydroxide ions produced in the Cathodic reaction of Oxygen, indicated that the soil usually has high Carbon dioxide contents and may be chemically very aggressive because the Carbon dioxide may react with water to form Carbonic acid, which may attack metals directly and prevent the formation of a protective film surface. A calcareous soil may also act in a quite benign, however, especially if Carbon dioxide and water produce the soluble Calcium bicarbonate. This may act to protect the objects from corrosion, since Calcium bicarbonate is a salt of a weak acid, its aqueous solution is very alkaline and by binding with Carbon dioxide, it prevents the extensive dissolution of Copper (1) ions. At values of pH ›8Calcium Carbonate precipitates
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as Carbonate, and in subsequent acidic condition, this may dissolve instead of Copper (11) compound, the overall PH in dilute natural ground water is principally controlled by this CaCO3-H2O-Co2 equilibrium. The presence of Tin Oxide in (SEM-EDX, Fig. no. 14 &XRD, Fig. no. 18) reflected the chemical composition of the spear d. and indicated that there is a strong relation between the chemical composition of the alloy and the kind of corrosion products. The existence of Sodium Oxide Na2O in corrosion products analysis results of spear a, and Sodium Nitrate (NaNO3) in spear c (Figs. 15, 17 & Table no. 2) indicated that the burial environment was rich with sodium salts. Also the existence of Hematite Fe2O3 in a minor amounts in corrosion products of the spear a, (Fig.15 and Table 2), may be as a result of migration of Iron corrosion from adjacent iron objects to the selected bronze spears in the burial environment or from the buried environment itself as it is very rich with Iron compounds, this indicates the strong interaction between soil components and corrosion products. CONCLUSION 4The combined used of ME, SEM-EDS and XRD analytical techniques have provided good insight into the bulk nature and surface corrosion products grown on the objects during the archaeological burial. 4The spears are made of a binary alloy, composed of copper and tin. The Sn content lies between (8.44% in spear a, 1.68% in spear b, 1.24% in spear c and 57.04% in spear d). 4The study indicates that soil conditions allowing access for air and water to the object at the same time increases the corrosively, because the soil where the spears were found is a sandy soil, conditions will be especially corrosive for metals in soil within an area just above the ground water table (where the soil pores are partly filled with water). The extension of the corrosive soil zone will depend on the grain size distribution among the soil particles, which affects the capillary rise of the ground water and also the hydraulic flow through the soil. 4The formation of copper sulphide on bronze objects is caused by the presence of sulphur compounds in the surrounding air or from the first processes of extracting the copper (spears based material) from its ores. 4To stop the cyclic reaction of corrosion process and to ensure a long life for the bronze artifacts, suitable materials and methods to transform copper chlorides in stable and inert phases are required. aBstract
This paper aims to know the effects of microstructure and chemical composition on mechanical properties of Cu-based alloys, to know the effects of weight percentage of tin (and other elements in Cu-Sn diagram/ system) on the material structure and mechanical properties, to know the role of microstructure and chemical composition in deterioration process and to identify the types of corrosion products of selected objects as well as their constituting metals in order to carry out scientific treatment and conservation to avoid the further deterioration. The chemical composition analysis declared that the artifacts are made of bronze alloy. The patina of the examined artifacts were consisted of two layers and composed of Cuprite, Atacamite, Paratacamite, Tenorite and Quartz. Metallographic microscopy, Scanning electron microscopy with energy dispersive spectrometry (SEM&EDS) and X-ray diffraction were used to describe the main properties of patina layers and identified the chemical composition. The results were interpreted and classified according to chemical composition of the artifacts. Finally the obtained results helped us in treatment and conservation the selected objects. keywords
Cu-Based alloys; lonG-teRM CoRRosion; MultivaRiate analysis; MiCRostRuCtuRe; CheMiCal CoMPosition; ConseRvation
author MohaMed M. MeGahed, MMM03FayouM.edu.eG ConseRvation dePaRtMent, FaCulty oF aRChaeoloGy, FaiyouM univeRsity, eGyPt
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references
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MOSTRA EVENTO
13 MARZO - 25 SETTEMBRE ESTE
(PD) MUSEO NAZIONALE ATESTINO
ADRIA
(RO) MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE VENEZIA MUSEO D’ARTE ORIENTALE CA’ PESARO
INFO WWW.MOSTRACHU.IT
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SCHEDA TECNICA
il
MicrocliMa di Musei e archivi
nuove
tecnologie per il Monitoraggio
A cura della Redazione
Conservare i beni culturali i nifica assicurare le corrette condizioni dell’ambiente in cui le opere d’arte e i beni archivisti librari sono custoditi ed è pertanto fondamentale controllare costantemente i parametri ambientali.
Fig. 1 - Archivio comunale
È
sempre più diffusa la consapevolezza che la conservazione del patrimonio culturale vada affrontata non solo mediante interventi d’urgenza, come restauri d’emergenza, ma in maniera preventiva attraverso il monitoraggio continuo delle condizioni di conservazione dei beni e degli ambienti dove essi sono esposti o conservati e mediante attività di manutenzione costante delle opere. Il monitoraggio dei parametri termoigrometrici, temperatura ed umidità di sale espositive, laboratori e magazzini, rientra tra queste attività preventive regolamentate da norme tecniche come la UNI 10829:1999 e da leggi come il D.M. n.10 Maggio 2001 proprio per definire alcuni standard nella conservazione dei beni culturali e le condizioni microclimatiche ideali e nelle misurazioni che devono essere eseguite. La tecnologia testo Saveris viene incontro alle necessità di ambienti adibiti alla conservazione per controllare le condizioni climatiche delle opere d’arte proteggendole da possibili fenomeni di attacchi funginei, corrosioni e deformazioni che nascono a seguito di eccessive variazioni delle condizioni di temperatura ed umidità. I cambiamenti dell’ambiente che ospita le opere d’arte possono influire in maniera significativa nella loro conservazione, in particolare nei processi di deterioramento che possono avvenire nei materiali che le compongono. Tali processi si innescano a livello microscopico per poi evidenziarsi in danni visibili a livello macroscopico. Variazioni nella temperatura e oscillazioni importanti dei valori di umidità possono sottoporre i manufatti a grosse
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sollecitazioni causando degrado di tipo meccanico o accelerando fenomeni di tipo fisico chimico come la cristallizzazione o solubilizzazione di sali nelle murature, la creazione di crepe o di saponi metallici nelle pitture, macchie funginee, la variazione dei volumi di porzioni lignee in dipinti su tavola. Anche l’illuminazione gioca un ruolo decisivo spesso intervenendo su fattori chimici (ad esempio ingiallimento di vernici protettive su dipinti) e la polvere nuoce anch’essa alla conservazione delle opere. La temperatura e l’umidità sono due fattori importanti e strettamente connessi. Ogni materiale, infatti, ha un proprio range di valori ottimali che se mantenuti tali aiutano la conservazione. Alcuni materiali, ad esempio, necessitano di un livello di umidità appropriato. Materiali organici come pelle, pergamena, carta o legno sono igroscopici, ed interagiscono strettamente con l’umidità. Ad esempio, le pagine di antichi manufatti cartacei, sono costituite da fibre cellulosiche che, in quanto sensibili all’umidità atmosferica, possono restringersi o allargarsi cedendo o assorbendo umidità dall’aria. Anche i materiali inorganici possono subire danni dovuti a un’umidità ambiente in perenne mutamento. È questo il caso di murature, sculture o decorazioni architettoniche che sono sensibili all’umidità da risalita capillare, creando fenomeni di degrado come crepe e fessurazioni che necessitano di interventi di restauro. Negli ambienti espositivi il controllo dei parametri ambien-
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Tecnologie per i Beni Culturali
Fig. 2 Monitoraggio del clima in un archivio comunale.
tali si complica poiché il flusso dei visitatori modifica in maniera importante il clima delle sale di un museo e il controllo del clima deve rispondere alla esigenze dei visitatori oltre che a quelle di conservazione. I requisiti a cui rispondere sono quindi sempre maggiori, considerando anche l’importanza di garantire l’efficienza energetica ovvero di ridurre i costi energetici e gli impatti ambientali. STRUTTURA DEL SISTEMA DI CONTROLLO Testo Saveris è un sistema di monitoraggio che consente il controllo del clima degli ambienti di conservazione e quindi di garantire la durevolezza di collezioni, archivi e l’efficienza energetica per il sistema di controllo climatico assicurando anche un clima piacevole per i lavoratori o i visitatori. I dati acquisiti sono trasferiti mediante sistema wireless o sonde Ethernet ad una stazione base che monitorizza e gestisce tutti i dati di misura. La tecnologia si adatta a specifiche necessità come quelle di alcuni materiali per i quali è possibile impostare valori di soglia personalizzati per le sollecitazioni di temperatura e umidità. Uno dei vantaggi del sistema è la possibilità di usufruire di diverse opzioni di allarme: è possibile ricevere una notifica mediante SMS o tramite e-mail e in questo modo il controllo è possibile anche da mobile. Gli allarmi remoti possono essere trasmessi anche quando il sistema non è collegato a un PC acceso. Se manca la corrente, la registrazione dei dati continua senza interruzioni senza perdere il controllo della misurazione. I datalogger possono essere inseriti nelle sale espositive, vicino a manufatti, nelle vetrine, nei depositi e negli armadi. La tecnologia wireless viene incontro alla necessità di non installare cavi che possono creare problemi di tipo estetico oltre che non essere realizzabile in quegli edifici storici vincolati da normative conservative.
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Fig. 3 - Monitoraggio del clima durante il restauro di dipinti antichi.
Oppure può essere facilmente integrato, in una rete esistente via Ethernet. La stazione base può memorizzare fino a 18 milioni di letture. I dati sono trasferiti a un PC e archiviati in una banca dati fruibile in qualsiasi momento. I vantaggi di testo Saveris sono riassumibili in: • Monitoraggio continuo centralizzato dei livelli di temperatura e umidità • Installazione del sistema senza cablaggi eccessivi o danni alla struttura dell’edificio • Gestione completa degli allarmi via SMS, e-mail o relè d’allarme • Sistema automatico di reporting ALCUNI CASI APPLICATIVI Testo Saveris è già stato applicato con successo in diversi musei in tutto il mondo tra i quali il Museo di Stato Pavlovsk a San Pietroburgo e il Museo Pera di Istanbul. IL MONITORAGGIO DEL CLIMA NEL MUSEO L’impiego della tecnologia Testo Saveris ha permesso di proteggere le collezioni del Museo di Stato Pavlovsk a San Pietroburgo, sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità dal 1991. Il Palazzo fu costruito nel XVIII secolo da Charles Cameron, architetto personale di corte di Caterina la Grande per lo zar Paolo I e sua moglie Maria Feodorovna. Oggi conserva più di 45.000 manufatti in 4.924 metri quadri di area espositiva e accogliendo ogni anno oltre un milione di visitatori. L’esigenza del Museo era proprio quella di dotarsi di un sistema di monitoraggio dei dati in grado di registrare, salvare e analizzare i dati relativi alla temperatura e all’umidità. Allo stesso tempo l’installazione avrebbe dovuto interferire il meno possibile con la struttura dell’edificio ed il trasferi-
Fig. 4 - Il sistema di monitoraggio dei dati di misura testo Saveris con i suoi componenti.
Fig. 5 - Sistema di monitoraggio dei dati di misura testo Saveris
mento wireless dei dati è risultato un requisito centrale. Il sistema avrebbe dovuto anche garantire la comunicazione senza ostacoli delle letture, nonostante muri spessi fino a un metro e il cablaggio esistente, e le componenti del sistema avrebbero dovuto essere installate nel modo meno appariscente possibile, così da non interferire con l’integrità culturale dell’edificio. In totale sono state impiegate 40 sonde testo Saveris e dieci converter. Il cablaggio ha coperto un percorso nel piano interrato del museo per un totale di 600 m. Per consentire la comunicazione dei dati digitali attraverso la rete elettrica esistente sono stati utilizzati adattatori PLC (Power Line Communication). I componenti del sistema sono stati alimentati via PoE (Power over Ethernet). Per risolvere il problema dello spessore della pareti per il quale il trasferimento dei dati mediante wireless poteva avvenire solo tra una o due stanza adiacenti, sono stati impiegati pavimenti intermedi in legno. Infine, il software testo Saveris Professional ha permesso l’analisi dei dati raccolti. IL MUSEO PERA DI ISTANBUL Il Museo Pera nasce nel 2005 nel quartiere Tepebaşı di Istanbul per offrire un’ampia gamma di servizi culturali e artistici. La Fondazione Suna espone permanentemente le collezioni “Orientalist Paintings”, “Anatolian Weights and
Fig. 6 - Sistema di monitoraggio dei dati di misura testo Saveris
Measures” e “Kütahya Tiles and Ceramics” ed organizza altri eventi ed attività didattiche. Nel Museo sono conservate opere costituite da diverse tipologie di materiali. Per questo motivo è stato decisivo mantenere un clima ottimale per tutte le opere del Museo e studiare un controllo del microclima specifico per ogni ambiente. Nel Museo Pera porcellane, ceramiche e bilance anatoliche sono tutte esposte sullo stesso piano e per questo motivo l’umidità e la temperatura dovevano essere monitorate continuamente. Stessa esigenza al secondo piano del museo dove sono esposti i dipinti, costituiti da materiali organici igroscopici, molto sensibili all’umidità. Allo stesso tempo oltre che alle opere d’arte occorreva prestare attenzione anche ai visitatori per i quali occorre garantire un microclima ugualmente piacevole. Anche nelle sale e nei depositi del Museo Pera il sistema di monitoraggio testo Saveris è risultato adatto ad offrire un sistema di misura preciso e a lungo termine per la conservazione di manufatti sensibili a temperatura ed umidità. Tendendo conto della diversa composizione materiale delle opere esposte sono stati definiti dei valori soglia personalizzati per le sollecitazioni di temperatura e umidità. Superati tali valori il sistema di gestione degli allarmi garantisce per tempo la protezione contro eventuali danni. Il sistema di monitoraggio dei dati di misura testo Saveris offre un’alta flessibilità permettendo di registrare in maniera precisa ed affidabile i valori di temperatura ed umidità grazie a sistemi di controllo situati nelle sale espositive all’interno, sopra o dietro ai manufatti o all’interno di vetrine e armadi dei depositi. aBstract
Preserving cultural heritage means today to ensure appropriate environmental conditions to be monitored trough state of- the-art technologies. Testo Saveris technology ensures continuous control, even at a distance, of the main environmental parameters, relativity humidity and temperature, in museums and archives.
parole
chiave
Musei; archivi; Monitoraggio terMoigroMetrico; MicrocliMa
autore a CuRa della Redazione - Redazione@aRCheoMatiCa.it in CollaBoRazione Con testo sPa via F.lli Rosselli 3/2 - 20019 settiMo Milanese (Mi) e-Mail: inFo@testo.it - www.testo.it
www.noreal.it info@noreal.it via Ugo Foscolo 4 - 10126 Torino - Italy Tel. 011 5786823 Skype: NoReal.it
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ArcheomaticA N°3 settembre 2016 “AUGUSTA VR” - Ambiente immersivo interattivo in Realtà Virtuale.
Tecnologie per i Beni Culturali
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SCHEDA TECNICA
recuperare
e valorizzare patriMoni docuMentali
con accurati processi di digitalizzazione A cura di Space SpA
ace
da
anni
partecipa alle più ambiziose campagne di digitalizzazione bibliotecaria e archivistica, proponendo standard certificati ed attrezzature di ultima generazione per acquisire.
B
iblioteche, archivi, enti ed istituzioni private in possesso di fondi documentali antichi e di pregio, anche di grandi dimensioni, possono renderli accessibili e finalmente consultabili da parte del grande pubblico, grazie a progetti di digitalizzazione che prevedono l’acquisizione ottica, l’indicizzazione dei file con la produzione di metadati, e la post produzione dei file con la consegna di diversi formati dell’immagine. Volumi antichi, codici miniati, carte topografiche, riviste storiche, pergamene o manoscritti possono essere così recuperati per una loro adeguata salvaguardia, valorizzazione e per una completa fruizione. Le campagne di acquisizio-
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ne ottica sono condotte con l’uso di scanner planetari, macchinari indispensabili per la protezione degli originali dalle sollecitazioni meccaniche e dalla luce: gli scanner permettono la scansione di formati molto diversi senza danneggiare gli originali, spesso a rischio di deperimento ed usura, sono dotati di piani basculanti per il posizionamento di volumi rilegati o di carte sciolte, e di un sistema di illuminazione led a luce fredda priva di componenti ultraviolette e infrarosse. Gli scanner utilizzati consentono un’estrema accuratezza sia in termini di risoluzione, rendendo possibile lo studio e la stampa dei sostituti digitali, sia in termini cromatici, grazie alle prestazioni
elettroniche dei dispositivi di ripresa, alla sofisticata calibrazione, e ai meccanismi di workflow che consentono di monitorare ogni fase del processo di acquisizione. Operatori esperti gestiscono con cura gli originali collocandoli sullo scanner e sfogliando le pagine manualmente; acquisiscono a 600 dpi ottici (24bit RGB) o a 400dpi ottici in base al formato dell’originale; agiscono poi sull’immagine effettuando il ritaglio, e operando sulla bordatura della pagina con software per il fotoritocco. Il salvataggio delle immagini avviene in diversi formati di consegna: Tiff 6.0, con risoluzione a 400/600 dpi ottici per la conservazione digitale; Jpeg compresso a 300dpi per la
gestione del file intranet; Jpeg compresso a 150 dpi per la pubblicazione su web dell’immagine. L’indicizzazione di ciascun file, passaggio di estrema importanza nell’intero processo di digitalizzazione, viene effettuata da esperti di catalogazione e produzione di Metadati; per ciascuna immagine digitalizzata vengono prodotti file MAG (metadati gestionale-amministrativi e strutturali per le risorse digitali), e si generano i record XML-MAG relativi alle immagini prodotte, corrispondenti al MAG Schema versione 2.0.1., conformi agli standard ICCU o METS. Per rendere il patrimonio documentale acquisito adeguatamente valorizzato, le immagini vengono collezio-
ArcheomaticA N°3 settembre 2016
Tecnologie per i Beni Culturali nate all’interno di un software di pubblicazione: un leggio elettronico, che consente di sfogliare interattivamente le pagine dei documenti digitali e che integra funzionalità per lo studio e l’analisi dei documenti, come lo zoom e la rotazione delle immagini, la visualizzazione di annotazioni e di indici testuali e visivi, consentendo la fruizione sia di tipo professionale che di tipo didattico e amatoriale. Per rendere più agevole la selezione delle proprie offerte e l’acquisto, Space si propone sul Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione con una serie di offerte per biblioteche, archivi ed istituzioni interessati a digitalizzare documenti antichi e di pregio di formati standard e di grandi dimensioni, documentazione di archivio corrente, materiale fotografico. Alcune delle esperienze di digitalizzazione più recenti che rappresentano best practice per l’azienda: GRANDE PROGETTO POMPEI - Fornitura di beni e servizi per il condizionamento, la digitalizzazione e la catalogazione degli archivi fotografici e cartacei della Soprintendenza Speciale Pompei, Ercolano e Stabia Il progetto ha previsto il condizionamento, la digitalizzazione e la catalogazione di un archivio fotografico e cartaceo di straordinaria originalità e di indubbio valore storico: negativi su pellicola, negativi su lastre di vetro, diapositive, diacolor, video, accostati a inventari
dei reperti, note di spedizione, diari di scavo, un totale di circa 183.500 originali fotografici e di circa 27.700 pagine di originali cartacei. Materiale fotografico, databile tra inizio Novecento fino al primo decennio del Duemila, che documenta le numerose attività di scavo e di restauro, proponendo vedute delle insulae di Pompei, dettagli di pitture parietali, particolari dei reperti o di resti scheletrici che affiorano, scatti dei danni dopo terremoti, furti o durante le guerre: una documentazione di grande pregio non solo per conoscere la storia degli scavi in questo straordinario sito archeologico, ma anche come testimonianza delle tecniche, delle imprese, ed anche delle curiosità sulle attività di scavo attraverso i secoli. Dopo una preliminare attività di spolveratura e condizionamento, ha seguito la digitalizzazione e la catalogazione del materiale. La post-elaborazione delle immagini ha consentito di valorizzare e mantenere nel tempo il patrimonio fotografico, g razie ad immagini digitalizzate che evidenziano tutti i particolari effettivamente presenti nello scatto. DIGITALIZZAZIONE DI MATE-
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l’Ar-chivio di Stato di Como; la Biblioteca civica A. Mai di Ber-gamo; la Biblioteca civica U. Pozzoli di Lecco; la Biblioteca civica di Varese; la Biblioteca comunale Sormani di Milano; la Biblioteca comunale Teresiana di Mantova; la Biblioteca d’Arte e Biblioteca Archeologica e Numismatica CASVA di Milano; l’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia di Milano; il Touring Club Italiano e l’Università degli studi di SERVIZIO DI DIGITAL Brescia. LIBRARY Le immagini acquisite dalle 26 collezioni di tipologie Digitalizzazione e disponibilità in linea di documenta- ed epoca molto diverse, zione scientifica e formativa provengono da manoscritti per Regione Lombardia. duecenteschi, codici ed incunaboli miniati, pregiate La ricerca, lo studio e la didattica della storia del ter- cinquecentine, almanacchi e periodici locali di vari peritorio sono il focus del proriodi storici, ruoli matricolagetto che ha previsto, dopo l’analisi, la digitalizzazione e ri dei soldati, volumi dell’epoca fascista, fino ad arrivala post produzione delle immagini, la loro pubblica- re a riviste contemporanee. zione su un portale dedicato, che costituisce la Biblioteca Digitale Lombarda, la prima dettagliata banca dati sui documenti storici della regione, predisposta aBstract per essere fruita in RIALE DOCUMENTALE DELL'ARCHIVIO STORICO DI INTESA SAN PAOLO Più di 385.000 pagine provenienti dai registri manoscritti e dattiloscritti, oltre ad altri documenti di archivio, conservati in diverse sedi di Banca Intesa San Paolo sono stati digitalizzate, indicizzate e generati i file Tiff per la conservazione e formati derivati Jpeg a singola pagina e PDF multipagina con OCR. 4.
rete senza restrizioni. Un progetto che ha previsto l’acquisizione ottica di oltre 2.050.000 pagine provenienti da dieci Istituti lombardi, selezionati in base alle loro caratteristiche storiche e al valore delle raccolte possedute:
FoR 20 yeaRs sPaCe s.P.a. PaRtiCiPates in the Most aMBitious liBRaRy and aRChive
diGitization CaMPaiGns, oFFeRinG CeRtiFiCate standaRds and the latest eQuiPMent.
parole
chiave
liBRi; ManosCRitti; BiBlioteChe; aRChivi; diGitalizzazione
autore a CuRa di sPaCe s.P.a. via toRelli, 24 59100 PRato www.sPaCesPa.it
SCHEDA TECNICA
cultour active nuovi
Modi,nuove tecnologie, nuovi linguaggi
A cura di Cultour Active
Sempre più in questi ultimi anni il nostro modo di fruire del patrimonio storicoculturale si sta trasformando, come allo stesso modo sono cambiate le aspettative di coloro che desiderano goderne.
L
a tecnologia è oggi un ingrediente onnipresente nel nostro quotidiano, ed è ormai pressoché impensabile che essa venga esclusa da un ambito così rilevante come la sfera culturale, ma è anzi auspicabile se non essenziale un inserimento capillare del digitale nei musei e nei luoghi di interesse culturale. Sebbene la tecnologia non riesca a sostituire il reperto, può sicuramente affiancarsi a esso, per aiutare a raccontarne la storia in maniera più esaustiva, dettagliata, ma soprattutto coinvolgente. Proprio questo è l’obiettivo di Cultour Active: trovare il modo migliore di raccontare una storia o LA storia. Con idee innovative e tecnologie
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di avanguardia, realizzando e promuovendo progetti culturali e allestimenti museali, le esposizioni e i percorsi museali prodotti dall’azienda trevigiana assumono una forma inedita, con una particolare cura e attenzione non solo alla rigorosità del contenuto scientifico divulgato, ma anche alla valorizzazione del patrimonio culturale stesso, in modo tale da renderlo interessante, seducente, anche per un pubblico non specializzato, cercando di risvegliare la curiosità nel visitatore. Agli albori dell’ambizioso cammino intrapreso da Cultour Active c’è il CEMA, Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia situato all’interno del Designer Outlet di Noventa di Piave.
Un punto di partenza importante, dove l’ausilio della multimedialità si è rivelato indispensabile per la creazione di un percorso narrativo che, cominciando da una panoramica sui preziosi tesori del Veneto, trasportava i visitatori nel cuore dei musei e delle più importanti aree archeologiche regionali. Un luogo di incontro virtuale, pensato e allestito in stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, dove il pubblico veniva guidato in una coinvolgente interazione alla scoperta delle storiche origini della città di Noventa di Piave e del Complesso Archeologico di San Mauro, attraverso un viaggio nel passato valorizzato da pareti e pavimenti animati,
proiezioni e tour virtuali, immagini reali e tridimensionali. Un modo nuovo di raccontare la storia. Dopo il CEMA, l’azienda ha proseguito con altri progetti legati al mondo della storia e dell’archeologia, uno tra i molti il percorso espositivo dal nome ‘Mare Nostrum – Augusto e la Potenza di Roma’, tenutosi a Caorle presso il Museo Archeologico del Mare nell’estate del 2014, che ha visto di nuovo la collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Oltre alle ambientazioni virtuali, alle proiezioni di antiche imbarcazioni ritrovate nei nostri mari e alla possibilità di interazione offerta ai visitatori, l’allestimento offriva l’opportunità di osser-
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Tecnologie per i Beni Culturali vare da vicino le imponenti installazioni realizzate dalla Special Effects Creatures Studio srl per le grandi produzioni cinematografiche passate e altre più recenti, tra le quali spiccavano quelle utilizzate per il kolossal Cleopatra (1960), il film premio oscar Il Gladiatore (2000) e la fortunata serie televisiva prodotta da HBO, Rome (2005-2007). Dall’Antica Roma all’antica Cina: nel Marzo 2016 Cultour Active ha spalancato le porte verso l’Oriente con una mostra fuori dal comune, frutto di un accordo tra il Veneto e la provincia cinese del Hubei, intitolata ‘Meraviglie dello Stato di Chu’. È proprio dal Museo provinciale dell’Hubei che provengono i reperti, rinvenuti da recenti scavi archeologici nella Cina Orientale ed esposti per la prima volta in Europa nei musei archeologici di Este e Adria, con una finestra al Museo d’Arte Orientale di Venezia. La straordinaria bellezza e raffinatezza dei pezzi esposti, testimonianze di un popolo che si credeva leggendario, quello appunto dello Stato di Chu, non sono però sempre di facile interpretazione data la loro distanza culturale, geografica e temporale. Cultour Active tramite postazioni interattive, angoli tattili, proiezioni e le incredibili sale immersive, una dedicata alla musica, l’altra all’antica arte della guerra, è riuscita a trasportare il visitatore in una narrazione accessibile, coinvolgente e intuitiva, adatta a un pubblico specializzato e non, ma soprattutto di ogni età. In occasione della visita della delegazione cinese, arrivata direttamente da Wuhan per visitare la mostra, sono state effettuate delle implementazioni in base anche ai consigli e ai desideri del pubblico. Isole di approfondimento e nuovi monitor touch sono ora presenti nel percorso espositivo, e invitano all’esplorazione di diverse aree tematiche e alla scoperta di nuove curiosità
riguardanti i reperti, in particolare informazioni relative ai materiali di cui sono composti, tra cui il legno laccato, il bronzo e la seta. Ma non è finita qui: mappe animate, video emozionali e il divertente gioco “Indovina Chu”, uno strumento ludico interattivo che sfida la memoria del pubblico con quesiti relativi alla mostra appena visitata, rendono l’esperienza piacevole, originale e indimenticabile. ‘Meraviglie dello stato di Chu’ sarà visitabile fino alla fine del mese di Novembre 2016. Dopo di che, i reperti torneranno nella loro terra, e saranno seguiti a breve da una selezione di pezzi provenienti dai musei archeo-
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logici del territorio Veneto, che verranno esposti in Cina convalidando così uno scambio culturalmente fruttuoso e di reciproca scoperta tra due realtà così distanti, ma allo stesso tempo così vicine, con la speranza che un numero sempre maggiore di progetti analoghi possano essere promossi in futuro. Non solo archeologia ma anche paleontologia: a breve l’ inaugurazione di una grande mostra dal titolo ‘Dinosauri – Giganti dall’Argentina’, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova e ideata dal Sole 24 ore Cultura, dove verrà narrato il percorso evolutivo dei grandi rettili del passato tramite fossili originali e
copie accurate. All’interno della mostra, che si svolgerà presso il centro culturale Altinate San Gaetano dall’8 Ottobre 2016 al 26 Febbraio 2017, Cultour Active allestirà una saletta multimediale che fungerà da area integrante all’allestimento principale, collocando quattro strutture di monitor touch interattivi che offriranno al pubblico delle schede di approfondimento, e uno sguardo sui collegamenti tra l’ambiente preistorico e il territorio del Veneto, elencandone i siti e le realtà museali dedicati alla paleontologia, spesso sconosciuti e poco frequentati. Molto interessante infine il collegamento tra Cultour
Active e il mondo del retail, un singolare ma fortunato binomio cominciato appunto nel 2010 con il CEMA e che nel corso del 2014 si è evoluto con il format Cultour Mall: imponenti riproduzioni affiancate da multimedialità ed eventi, il tutto posto all’interno di shopping mall per raccontare al grande pubblico la storia antica. La cultura viene in questo modo trasportata in nuove piazze, i centri commerciali, contemporanee agorà di aggregazione e socialità dove sempre più persone decidono si spendere il proprio tempo libero e dove una sempre maggiore attenzione viene data alle aree che prescindono dai negozi offrendo invece altri servizi, come ad esempio le food court. Attualmente, l’azienda trevigiana sta lavorando allo sviluppo di Cultour Box, un progetto nuovo ma sempre inerente all’ambito del retailtainment, neologismo che indica appunto le forme di intrattenimento che si inseriscono in un contesto commerciale. Ricalcherà l’idea e le caratteristiche
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di base di Cultour Mall, ma in formato ridotto e in uno spazio racchiuso. Dall’allestimento open-space si passerà a un vero e proprio museo in miniatura, uno spazio contenuto che potrà inserirsi nell’ambiente circostante senza risultare invasivo: una “scatola di cultura”. Al suo interno non sono previsti reperti, anche per ragioni di sicurezza, l’allestimento sarà invece interamente multimediale e garantirà al pubblico una visita completamente autonoma. Sarà l’allestimento stesso, tramite contenuti scientificamente garantiti e presentati in un linguaggio divulgativo e facilmente assimilabile, assieme alle postazioni interattive e a una tecnologia user-friendly, a fornire tutti gli strumenti necessari. Ma non è finita qui: ogni Box sarà provvista di una sala immersiva, punto finale e focale del percorso, e che regalerà meravigliose esperienze conoscitive. Cultour Box ospiterà mostre temporanee, che verranno scelte a rotazione tra una vasta varietà di tematiche, garantendo così al centro
commerciale un posto nella sfera d’azione della divulgazione culturale, ma soprattutto creando sinergie con altre realtà di interesse storico, artistico e culturale del territorio, portando la cultura alle persone, e confidando in un ritorno delle persone alla cultura. ‘Per poter muovere il mondo è fondamentale muovere la cultura nel mondo’, questa la filosofia che sta alla base della progettualità di Cultour Active, e che negli ultimi anni si è rivelata vincente. Come non è statica la cultura, non può essere statico il modo di fare cultura. Le storie che sono già state narrate devono essere raccontate ancora, perché ogni generazione ha il diritto e il dovere di riscoprirle, ma è essenziale che si trovino metodi narrativi nuovi, adatti a tempi nuovi. Purtroppo il binomio culturatecnologia non viene sempre visto di buon occhio, forse perchè ancora si ritiene che dietro di esso si celi il rischio di uno stravolgimento, o peggio ancora di un osvilimento del patrimonio culturale. La multimediali-
tà non è sostituzione, ma supporto e valorizzazione. L’esperienza di Cultour Active tramite le sue iniziative dimostra proprio questo, ed è testimonianza di come sia possibile andare a pari passo con i tempi, senza per questo distruggere la rigorosità scientifica, ne i metodi didattici tradizionali.
aBstract new teChnoloGies and CultuRe: the exPeRienCe oF CultouR aCtive to exPloit Retail sPaCe, to PRoMote CultuRe and exhiBitions, to enGaGe PuBliC tRouGh iMMeRsive and MultiMedia teChnoloGies.
parole
chiave
teCnoloGie; Musei; MultiMedia; CeMa
autore CultouR aCtive www.CultouRaCtive.CoM inFo@CultouRaCtive.CoM
ArcheomaticA N°3 settembre 2016
Tecnologie per i Beni Culturali
sul prossiMo di nuMero di47 archeoMatica international: intervista a yves uBelMann, ceo di iconeM ave t e
rian erita e
technologies to document Palmyra and endangered world heritage
AZIENDE E PRODOTTI
UN RACCONTO IN REALTÀ AUMENTATA DEL MUSEO DELL’ARA PACIS Storia e tecnologia si incontrano per una visita immersiva e multisensoriale dell’Ara Pacis. L’ARA COM’ERA è il primo intervento sistematico di valorizzazione in realtà aumentata e virtuale del patrimonio culturale di Roma Capitale, nello specifico di uno dei più importanti capolavori dell’arte romana, costruito tra il 13 e il 9 a.C. per celebrare la Pace instaurata da Augusto sui territori dell'impero. Sovrapponendo elementi virtuali alla percezione visiva, sarà possibile assistere ad un racconto multimediale, comprendere l’aspetto originario e la funzione dell’altare e osservare le trasformazioni del Campo Marzio settentrionale, l’area di Roma prescelta da Augusto per celebrare il proprio potere. L’ARA COM’ERA parte il 14 ottobre, la visita avrà la durata di circa 45 minuti e sarà disponibile in 5 lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco. Il progetto, promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzato da Zètema Progetto Cultura, è stato affidato ad ETT SpA attraverso un bando di gara. L’ARA COM’ERA presenterà in anteprima una innovativa esperienza di Augmented Reality (Realtà Aumentata) unica nel suo genere. Utilizzando particolari visori AR (Samsung Gear VR) e la fotocamera dei device in essi inseriti, elementi virtuali ed elementi reali si fonderanno direttamente nel campo visivo dei visitatori. La particolare applicazione AR riconoscerà la tridimensionalità dei bassorilievi e delle sculture, effettuando un tracking in tempo reale. I contenuti virtuali appariranno al visitatore come “ancorati” agli oggetti reali, contribuendo all’efficacia, all’immersività e al senso di magia dell’intera esperienza. In questo percorso di scoperta, il visitatore sarà invitato a svolgere una serie di gesti e azioni che coinvolgeranno più canali percettivi. E così, osservando da varie angolazioni i plastici e i modellini, i visitatori li vedranno popolarsi di personaggi, intenti a celebrare il sacrificio, ascoltando suoni e voci come in uno spaccato dell’epoca, mentre i calchi raffiguranti la famiglia imperiale prenderanno vita e si racconteranno in prima persona. L’interpretazione dei personaggi sarà affidata alle voci di Luca Ward e Manuela Mandracchia.
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IL PERCORSO DI VISITA Il percorso, suddiviso in 9 punti di interesse (POI), inizierà davanti al plastico del Campo Marzio Settentrionale (POI 1). Osservando il plastico ricostruttivo dell’Ara Pacis (POI 2) sarà possibile assistere al rito sacro, raccontato nel dettaglio sulla base di diverse fonti letterarie e delle rappresentazioni nella scultura antica. Secondo la tradizione dell’epoca, infatti, le interiora della vittima immolata, dopo essere state lette e interpretate, erano offerte alla divinità. Il plastico del monumento consentirà di mostrare, inoltre, le trasformazioni e i danni che l’altare ha subito nel corso dei secoli, dalla sua costruzione fino alla sua totale scomparsa sotto spessi strati di terreno su cui furono costruiti gli edifici della Roma medievale e rinascimentale. I calchi raffiguranti i membri della famiglia imperiale (POI 3) permetteranno di esporre i meccanismi di potere e gli intrighi che hanno consentito alla dinastia giulioclaudia di reggere a lungo le sorti di Roma. Infine si osserveranno i dettagli dell’Ara Pacis (POI 4-9). Il passato mitico dell’Urbe prenderà vita attraverso la restituzione del colore sui marmi dei monumento, ricostruito in via ipotetica ma con la massima approssimazione consentita, sulla base di uno studio e di una sperimentazione realizzati dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali nel corso di oltre un decennio. Pochi monumenti sono riusciti a trasmettere, come fa l'Ara Pacis, storia, credenze, ideali e ambizioni di un’intera epoca. A partire dai rilievi con la raffigurazione del sacrificio di Enea e a quelli con la nascita di Romolo e Remo, personaggi, gesti, divinità e animali illustreranno le origini di Roma e della famiglia di Augusto. Osservando i diversi restauri sulle lastre con raffigurazioni di sacerdoti rivolte verso il Lungotevere, sarà invece possibile ripercorrere le complesse vicende subite dal monumento in tempi moderni. Dal loro ritrovamento nel ‘500 al trasporto a Firenze fino alla ricomposizione di tutti i frammenti poco prima della seconda guerra mondiale. Si passerà poi ad ammirare la dea Tellus, portatrice di prosperità, e la dea Roma, seduta sulle armi dei vinti, due immagini rappresentative del mondo trasformato dalla pace augustea. Qui il colore renderà chiari funzioni e significati di personaggi e oggetti rappresentati. Ricco di simboli è anche lo splendido fregio vegetale composto da una moltitudine di piante che nascono da cespi d’acanto, simbolo d'immortalità. Attraverso la colorazione del pannello sotto il quadro della dea Roma, una natura ordinata e rigogliosa, abitata da animali e insetti, potrà essere interpretata così come facevano gli antichi romani, che in questo giardino lussureggiante erano invitati a dimenticare gli orrori della guerra. Al termine del percorso, lungo la processione rivolta ora verso il Mausoleo, tra gli augures, i littori, i sacerdoti, apparirà Augusto seguito dalla sua famiglia. Il corteo solenne accompagna l’imperatore, lo circonda e lo protegge mentre compie il gesto sacro. Qui si ritrova non la semplice rappresentazione di un rito di Stato, ma l’immagine del presente e del futuro di Roma che vive attraverso le sue istituzioni, Augusto e la sua famiglia, inclusi i bambini, rappresentati tutti insieme per la prima volta nella storia su un monumento pubblico. Per maggiori informazioni visitare il sito: www.arapacis.it Fonte: ETT SpA (www.ettsolutions.com)
ArcheomaticA settembre 2016 2016 ArcheomaticA N° N°33 settembre
Tecnologie per per ii Beni Beni Culturali Culturali Tecnologie
RINASCERE DALLE DISTRUZIONI. I MONUMENTI RICOSTRUITI DI EBLA, NIMRUD, PALMIRA IN MOSTRA AL COLOSSEO Il Toro di Nimrud con la testa dalle fattezze umane non esiste più. Polverizzato. Del soffitto del Tempio di Bel a Palmira restano frammenti. La sala dell’archivio di Stato del Palazzo di Ebla, che custodiva 17.000 tavolette cuneiformi, versa in grave stato di abbandono. Con un eccezionale lavoro di ricostruzione in scala 1:1 realizzato in Italia, i tre monumenti rivivono al Colosseo - dal 7 ottobre all’11 dicembre 2016 - nella mostra “Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira”. Questi tre importantissimi manufatti distrutti, danneggiati o sviliti dalle guerre e dalla furia iconoclasta nel vicino Oriente si ergono nuovamente davanti ai milioni di visitatori del Colosseo. Lo scopo è sensibilizzare il pubblico internazionale alla conoscenza, alla cultura e alla salvaguardia di luoghi e monumenti, patrimonio dell’umanità. Un modo anche per favorire il dibattito sulla ricostruzione di quanto viene distrutto, e sul restauro di quanto resta. L’esposizione, che ha il Patrocinio dell’Unesco, è ideata e curata da Francesco Rutelli e Paolo Matthiae con l’impegno dell’Associazione Incontro di Civiltà e il fondamentale sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, promossa e realizzata dalla Soprintendenza Speciale per Il Colosseo e l’area archeologica centrale di Roma, con Electa. Il significato della mostra, che va oltre la sfera culturale, è sottolineato dalla visita in anteprima del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presenza del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni e del Ministro dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini. La rinascita di questi monumenti, clamorose testimonianze delle antiche civiltà del Medio Oriente e del loro profondo rapporto culturale con il Mediterraneo, è stata possibile grazie al lavoro altamente qualificato e specializzato svolto da tre aziende italiane, con il ricorso a tecnologie innovative. Tutta la lavorazione è stata eseguita sotto la guida di un comitato scientifico di archeologi e storici dell’arte. A tale proposito un eccezionale prestito suggella la riflessione che la mostra propone. Sono due altorilievi provenienti da Palmira, violentemente danneggiati dalla furia iconoclasta. I ritratti panneggiati di un uomo e una donna, scolpiti nella pietra, riportano profonde ferite. Dopo la mostra saranno presi in consegna dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per essere restaurati e riconsegnati poi al Museo Nazionale di Damasco. La mostra si completa con un affascinante video installazione firmata da Studio Azzurro, che contribuisce a immerge-
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re lo spettatore nelle atmosfere assolate dei paesi dei tre monumenti ricostruiti: Siria e Iraq. Gli occhi delle persone incontrate e riprese in quelle terre, da custodi di una memoria condivisa, sono adesso divenuti gli attoniti testimoni della sua distruzione. Media Partner della mostra è Sky ARTE HD. La Mostra sarà aperta al pubblico dal 7 ottobre fino all’11 dicembre. La “rinascita” di questi fulcri delle Civiltà del Mediterraneo e del Medio Oriente avviene a seguito di un originale lavoro svolto da tre aziende italiane, attraverso l’uso delle più moderne tecnologie (modelli e tecniche di costruzione digitale, stampante 3D, utilizzo di sofisticati materiali) e il lavoro di società italiane specializzate nel settore: Ditta Nicola Salvioli, Arte Idea Srl, TryeCo 2.0. Le opere ricostruite: - Toro androcefalo alato dell’antica città di Nimrud; le sue dimensioni erano imponenti (480 x 494 x 85 cm). Distrutto dall’ ISIS nel marzo del 2015; - Archivio di Stato di Ebla del 2300 a.C., portato complessivamente alla luce tra il 1974 e il 1976;rappresenta un ritrovamento di importanza rivoluzionaria che si inserisce, per l’antichità e la qualità dei testi del mondo cuneiforme, tra le massime scoperte delle civiltà della scrittura. La sala dell’archivio misura 16mq e ha un alzato massimo delle pareti di 120cm. - Ricostruzione di 1/2 del soffitto del Tempio di Bel a Palmira. Le misure originarie erano 4,275x2,59 cm. Distrutto dall’ISIS nell’agosto 2015. Fonte: Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l'Area Archeologica di Roma, Tryeco.
EVENTI
10 -12 NOVEMBRE 2016 Lipsia International Trade Fair for Museum and Exhibition Technology Web: www.mutec.de 16 NOVEMBRE 2016 Roma Tecnologie per i Beni Cutlturali https://goo.gl/s0PzXm 16-18 NOVEMBRE 2016 Girona IMAGE AND RESEARCH 14th International Conference https://goo.gl/Y5uxjz
27 NOVEMBRE - 1 DICEMBRE Naples 3rd International Workshop on Visions on Internet of Cultural Things and Applications http://www.sitis-conf.org/ 11- 14 DICEMBRE 2016 2nd International Conference on Art & Archaeology 2016 Jerusalem, Israel Web: https://www.isas.co.il/artarcheology2016/
26-28 GENNAIO 2017 ROMA AIUCD 2017 Il telescopio inverso: big data e distant reading nelle discipline umanistiche http://aiucd2017.aiucd.it/ 1-3 MARZO 2017 Nafplio, Greece 7th International Workshop 3D ARCH - 3D Virtual Reconstruction and Visualization of Complex Architectures www.3d-arch.org
12 – 13 DICEMBRE 2016 Lucca Le domande alla diagnostica per una corretta conservazione Web: http://www.igiic.org/?p=2186
4-5MARZO 2017 Winchester CAA-UK 2017 Computer Applications and Quantitative Methods in Archaeology - UK -– Through the looking glass http://uk.caa-international.org/
15 - 16 DICEMBRE 2016 Napoli Settimo Convegno Diagnosi, Conservazione e Valorizzazione del Patrimonio Culturale Web: http://diagnosisculturalheritage. com/
20-23 MARZO 2017 Càdiz TechnoHeritage 2017 - 3rd International Congress: Science and Technology for the Conservation of Cultural Heritagehttp:// technoheritage2017.uca.es/
24-25 NOVEMBRE 2016 Faenza 9th Worskhop Mosaic: Archaeometry, Technology and Conservation. https://goo.gl/cQQPpm
10-12 GENNAIO 2017 Parigi SITEM 2017 SalonInternational des musées, des lieux de culture et du tourisme: équipment et valorisation web: http://www.museumexperts.com
22-26 MARZO 2017 Laval, France Laval Virtual 2017 http://www.laval-virtual.org/
24-25 NOVEMBRE 2016 Prague, Czech Republic DIGI 2016 International Conference http://www.digiheritage.cz/en/index.html
18 - 19 GENNAIO 2017 Parigi, Francia Museum Connections Web: http://www.museumconnections.com/
21 - 23 NOVEMBRE 2016 Vienna 21th International Conference on Cultural Heritage and New Technologies (CHNT) Web: www.chnt.at 23 NOVEMBRE 2016 Roma Progetto COBRA:nuove opportunità https://goo.gl/e4Ys8c
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22 – 24 MARZO 2017 Ferrara Restauro – Musei - XXIV Edizione del Salone dell’Economia, della Conservazione delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali
ArcheomaticA N°3 settembre 2016
Tecnologie per i Beni Culturali
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PEOPLE AND TECHNOLOGY Il nostro tempo è quello delle novità che ci circondano, il nostro futuro è dialogare con esse. Ogni giorno la storia e la cultura si rinnovano, ogni giorno le persone cercano corrispondenze ed emozioni. Per questo i musei ci appaiono vivi, ci interrogano, ci rispondono. GENOVA
ROMA
MILANO
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