ESSELUNGA
LE CAUSE CHE HANNO PORTATO ALLA CADUTA DEL MARGINE
QUOTE DI MERCATO
Prosegue il testa a testa tra Conad e Selex
VENDITE GDO
Crescono le vendite a volume
CONSUMATORI
Preferiscono supermercati o discount?
Inchiesta dell’Istituto Piepoli
ANNO I - SETTEMBRE 2023
Speciale Speciale Cura casa & persona Formaggi
MEZZOGIORNO IN TAVOLA
CENTRALI A CONFRONTO
10 Esselunga: le cifre del grande protagonista del mercato nazionale tra nuove sfide e vecchi rivali
12 Le cause che hanno portato Esselunga alla caduta del margine. Analisi del suo conto economico (2018-2022)
14 Finiper, protagonista negli Ipermercati dove possiede la stessa quota di Conad. I numeri della sua forza nel nord
16 Quote mercato GDO: Selex e Conad praticamente affiancate. Coop cresce molto con i suoi affiliati
SOCIOLOGIA DEI CONSUMI
22 Istituto Piepoli, i consumatori e le percezioni sulle diverse private label: supermercati Vs discount
LE VENDITE: ANALISI
34 Nielsen IQ, grocery: area 2 e area 4 oramai vicine nel fatturato. Quanto è cresciuto il sud!
36 Analisi NielsenIQ: Consumi e Spesa Italiani nel primo semestre 2023
40 GDO: Industria di marca perde molto terreno. Retailer abili nel gestire (e “fregare”) chi li finanzia. I dettagli del terribile calo
42 Gruppo VéGé chiude il bilancio 2022: fatturato a 12,7 miliardi di euro
44 Conad, esercizio 2022: fatturato a 18,49 miliardi di euro. Lusetti eletto presidente
48 Nel 2022 il Gruppo Nestlè ha generato in Italia 4,2 miliardi di euro di valore condiviso
52 Marca by BolognaFiere: appuntamento il 16 e il 17 gennaio per una 20esima edizione in crescita e sempre più internazionale
58 Italmopa sul raccolto di grano duro 2023: “Qualità fortemente penalizzata dagli eventi climatici”
60 NIQ e GfK hanno completato la loro unione creando la società di consumer intelligence leader a livello mondiale
62 Francesco Meroni è il nuovo direttore marketing del gruppo Mondelez International in Italia
64 Coop, Pedroni eletto Presidente ANCC-COOP
DEL MERCATO
NOVITÀ
RISULTATI 2022 NOMINE
Speciale
Cura casa & persona
68 Industria e GDO cercano i giusti equilibri per rilanciare la pressione promozionale
72 Mercato in salute: consumi in crescita nonostante la crisi
75 L’innovazione e’ la chiave per la crescita dei brand
78 I brand resistono bene all’urto della MDD
80 Massima qualità al minor prezzo possibile per la MDD
84 Alama Professional amplia la linea zero stress con tre nuovi prodotti
86 Rivoluzione sostenibile: Il nuovo comparto detersivi lavatrice aumenta i lavaggi e riduce l’impatto ambientale
88 Con Spontex qualità e sostenibilità sono al servizio della cura della casa
Speciale
Formaggi
92 Il latte spot rischia nuovi rimbalzi, politiche di Usa e Cina fattori di rischio per i derivati europei
96 Circana: l’inflazione al 20% cambia le scelte di acquisto ma il consumatore non rinuncia ai formaggi superpremium. La crisi della fascia socio-economica più bassa contribuisce al calo dei volumi del discount
100 Zanetti (Assolatte): politiche europee disincentivanti, bassa marginalità e costi aggiuntivi: per le aziende lattiero casearie
scelte obbligate fra selezione e accorpamenti
102 Pomella (Ad Lactalis): prezzo del latte resta allineato alla media del 2022. La tensione dialettica fra industria e retail trova sempre un equilibrio
104 La mozzarella di bufala ha smesso di crescere? Garofalo: “Zootecnia sempre più complicata e vessata”
107 Credit Agricole: la stretta sul credito e gli investimenti sul settore lattiero-caseario. Opportunità per l’industria
110 Arrigoni Battista: formaggi tra tradizione e innovazione da quattro generazioni
114 “Prezzi competitivi senza compromettere la qualità.” Caseificio Boi annuncia una nuova referenza
118 La Dispensa di San Salvatore: nuovi orizzonti per il latte di bufala
122 Palzola, una storia lunga 75 anni di tradizione e sviluppo attraverso il Gorgonzola
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il teatrino del Ministro e del comparto alimentare in pasto agli italiani
Di Dott. Andrea Meneghini
Bisognava fare un favore al Governo per permettergli di fare bella figura davanti agli italiani, ed il patto anti inflazione è stato siglato. Parteciperà anche l’industria. Anche chi scrive aveva spiegato e scritto che patti antinflazione con l’industria, in un momento di grandi tensioni sui prezzi, non erano possibili da firmare. Ma allora, cosa è successo?
I mesi estivi sono stati il crocevia che ci riporta verso un ritorno alla normalità (ed alla stabilità), infatti negli ultimi tre mesi l’inflazione alimentare è scesa di quasi quattro punti. La GDO sta richiamando velocemente l’industria ai tavoli della negoziazione per rivedere – al ribasso – i prezzi e quest’ultima comprende che, in effetti, un accordo per tre mesi sul mantenimento dei prezzi forse potrebbe anche fargli comodo. Francesco Mutti, Presidente di Centromarca, quello che poco più di un mese fa tuonava contro il patto il quale, a suo dire, era impossibile da firmare in un momento dove le materie prime aumentavano di prezzo ogni settimana, dopo l’accordo ha poi dichiarato: “La lotta all’inflazione e la tutela del potere d’acquisito delle famiglie, in una fase particolarmente delicata della congiuntura, è una priorità per il tessuto industriale del Paese”. Ha ragione, lo è ora e lo era anche prima quando, durante la piena inflazione dello scorso anno, con il costo energetico a livelli abnormi e la materia prima alle stelle, i bilanci del comparto in cui la sua azienda opera (conserve) crescevano sia nei ricavi che nelle marginalità (vedi articolo). L’accordo prevede il calmieramento dei
prezzi per il trimestre che va dal 1 ottobre al 31 dicembre. Uno sforzo realizzabile. Il Governo si forgia di aver fatto funzionare il “sistema Italia” davanti agli elettori, l’industria e la distribuzione fanno in modo di concedere qualcosa sperando di ricevere al momento opportuno, ma la verità è che i prezzi bloccati per tre mesi si possono tenere in un momento in cui anche l’inflazione alimentare sta scendendo rapidamente, anzi forse conviene a molti. Sono i numeri a parlare: secondo Circana l’inflazione alimentare, che agli inizi di Giugno era ancora al 14%, è scesa sotto il 10% a fine luglio, e sta continuando a scendere. Il patto aveva senso in un altro momento, lo scorso anno e sino alla primavera di questo, oggi è solo ed esclusivamente un modo per trasferire agli italiani un messaggio elettorale: il sistema Italia, come lo chiama Urso, funziona. “Vabbe”, facciamoglielo credere.
Patto antinflazione firmato:
MEZZOGIORNO IN TAVOLA
Oli premium Pantaleo. Qualità pura e cruda Oli premium Pantaleo. Qualità pura e cruda
Esselunga: le cifre del grande protagonista del mercato nazionale tra nuove sfide e vecchi rivali
Le quote di mercato nei diversi territori, nei diversi formati di vendita e le prestazioni in ogni cluster. L’analisi dettagliata desunta dai Bilanci dell’azienda a confronto con la concorrenza.
Di Massimo Schiraldi
Esselunga è la prima azienda italiana per fatturato del mass market retail nazionale. Non è la prima organizzazione (per il primato è battaglia tra Conad e Selex che sono praticamente appaiate) ma è la prima azienda intesa come ragione sociale. Esselunga è studiata a livello internazionale, i freschi a banco servito sono la nostra peculiarità ed Esselunga una fantastica rappresentante. E’ stata la prima, ed è ancora tra le poche imprese del retail, che ha saputo costruire un processo industriale con relativi costi alle merci che ripone nei suoi scaffali, e per prima ha portato in Italia la cultura della centralità della logistica e non del punto vendita, decenni prima dell’avvento dei discount. E’ ancora oggi un’azienda che è leader per redditività/mq ma molti si domandano se la sua forza propulsiva sia arrivata al culmine, ovvero se la sua fase ascendente sia arrivata al suo massimo. Una caratteristica dell’azienda di Pioltello, in ossequio a quanto prima scritto, è stata quella che nella sua storia non si è mai fatta tentare troppo dalla voglia di aprire tanti punti vendita, preferendo invece la logica del “pochi ma buoni” che, nel suo caso, potremmo ridenominare “pochi
ma buonissimi”. Da qualche anno, però, a causa della competitività del mercato, arrivata ad un livello tale che la tenuta dei ricavi dei singoli punti vendita si è fatta sempre più complicata, Esselunga si trova nella situazione di dover investire,
10 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO
aprire nuovi negozi ed espandersi. Entrando nel merito di questo articolo, prima di addentarci nell’analisi dei numeri e delle quote di Esselunga, facciamo un breve passaggio proprio sul suo business model e sulle tentazioni non soddisfatte alle quali si è fatto riferimento. Innanzitutto, Esselunga è un’azienda che si focalizza in particolar modo sui prodotti alimentari e, per farlo, ha bisogno del giusto spazio, ovvero di metrature che permettano l’espressione dei freschi e dei freschissimi, l’esaltazione delle produzioni proprie, un percorso cliente agevole e guidato, la possibilità di inserire nel LayOut servizi correlati al punto vendita (come i bar ad insegna “Bar Atlantic” o l’area dedicata ai palmari per la spesa veloce) e, in ultimo ma non per importanza, di presentare un’offerta assortimentale completa e tarata sulle esigenze del cliente (ma non ridondante). Questo è il core di Esselunga che, infatti, occupa superfici di circa 2/3.000 mq. E qui veniamo alla prima tentazione a cui altri hanno ceduto, ovvero quella degli ipermercati. Mentre Coop (in primis) ma anche Carrefour, Pam, Conad etc. cercavano di cavalcare l’onda delle grandi strutture generaliste (food e no-food), Esselunga rimaneva sul suo terreno, consapevole di poter dare al cliente il massimo livello di servizio solo specializzandosi sull’alimentare (e sul no-food strettamente necessario per completare l’offerta). Come ormai noto, la strategia di Caprotti è stata azzeccata perché gli ipermercati generalisti, alla fine, sono stati grandemente vulnerati dai category killer del non alimentare. Lo stesso principio vale per i negozi di estrema prossimità perché, sebbene oggi anche Esselunga, con il marchio “LaEsse” stia approcciando metrature ridotte, storicamente non ha mai voluto aprire piccoli negozi per evitare, appunto, di ridurre la propria offerta, snaturando il suo modello vincente. Gli altri retailers, invece, hanno approfittato dei piccoli
supermercati per presidiare il territorio ed ottenere flussi di cassa attivi grazie alla leva del franchising, strumento mai usato da Esselunga che, sempre per rimanere fedele al proprio standard, preferisce non demandare la soddisfazione dei clienti a soggetti terzi sui quali, comunque, si ha sempre un controllo limitato. Anche in termini di presenza regionale, Esselunga ha deciso di limitare (soprattutto inizialmente) la propria estensione alle regioni limitrofe a quella d’origine, prevedendo un fenomeno che si è puntualmente verificato. E sì perché l’Italia è cambiata, trasformandosi dal Paese delle grandi aziende nazionali a quello dei fortissimi player locali, aggregati poi in centrali e super centrali. Non bisogna dimenticare, infatti, che operatori localizzati in poche regioni come Iperal, Alì, Esselunga, Dimar, Unes, Tosano, Gros etc. sono diventati, col passare degli anni, imprese leader nei propri territori, con fatturati eccezionali. Non da ultimo, al fine di mantenere competitività (prezzi bassi) e vendite/mq elevate, Esselunga ha sempre inserito in assortimento ciò che rimane sullo scaffale il minor tempo possibile, evitando dunque di ampliare l’offerta a dismisura solo per ottenere maggiori contributi da parte dei fornitori. Grazie a questa logica, sono le esigenze del cliente a governare l’assortimento dell’insegna e non quelle dei fornitori i quali, dovendo ottimizzare la produzione o liberare il magazzino, concedono spesso ingenti sconti extra alla distribuzione su articoli a bassa rotazione. Nelle seguenti righe entreremo nel merito di tutti i dati che riguardano l’azienda. Lo studio è il frutto delle analisi dell’Istituto Georetail Italia che incrocia i bilanci di esercizio di oltre 6.000 partite IVA in tutta Italia nel solo settore del mass market retail [continua]
11 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO GDOnews | Settembre 2023
Le cause che hanno portato Esselunga
alla caduta del margine.
Analisi del conto economico (2018-2022)
Di Dott. Andrea Meneghini
Tra le ancora poche imprese della GDO che hanno pubblicato il bilancio del 2022 c’è Esselunga, l’azienda più grande di tutta la grande distribuzione nazionale, una SPA che è obbligata a presentare il bilancio semestrale. E proprio nel settembre dello scorso anno la semestrale del retailer di Pioltello aveva messo in allarme tutto il mercato a causa della caduta degli utili, evento che avrebbe potuto coinvolgere tutti i retailer.
Esselunga, in quell’occasione, spiegò che la depressione degli utili era stata determinata dalla volontà di andare incontro ai consumatori, accollandosi una parte rilevante degli incrementi che l’industria gli aveva imposto. Ciò che è certo che è, dopo la doccia fredda dei numeri, l’azienda ha cambiato atteggiamento sul mercato adeguando i listini alle esigenze del mercato.
Quali sono, quindi, i risultati
12 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO
Il conto economico della prima azienda italiana per prestazioni e per fatturato: le dinamiche dell’anno che ha riportato l’inflazione
dell’annus horribilis di Esselunga?
Quali sono gli indicatori che sono cambiati rispetto agli anni passati? Qual è l’area su cui l’azienda deve intervenire?
Attraverso una comparazione di tutti gli indicatori dei bilanci dell’azienda negli anni che vanno dal 2018 al 2022 è possibile mettere a fuoco ogni dettaglio del conto economico della prima azienda italiana per prestazioni e per fatturato e comprenderne le esatte dinamiche dell’anno che ha riportato l’inflazione. Lo studio è stato realizzaro attraverso il software presente nel portale GDONews “Benchmark On Line”. Primo dato: Esselunga nel 2022 è cresciuta nel fatturato , passando
da 8,437 miliardi a 8,534 (+1,15%).
Il segno più, però, non è sufficiente a spiegare la qualità della crescita dei ricavi del gruppo, in anni passati si sarebbe potuto pensare ad un risultato positivo, ma non è così, anzi, i problemi di Esselunga iniziano da qui, dai ricavi [continua]
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protagonista negli Ipermercati dove possiede la stessa quota di Conad.
I numeri della sua forza nel nord
Analisi delle quote di mercato di Finiper suddivide per territorio e formato di vendita. L’analisi si estende al confronto con le altre insegne nazionali che si cimentano sul ramo ipermercati. L’articolo è ricco di tabelle e grafici offrendo un panorama completo della distribuzione della GDO nazionale
Di Massimo Schiraldi
Oggi parliamo di un particolare attore del mercato o meglio di un’azienda che ha sempre valorizzato in modo importante il segmento degli ipermercati, continuando a garantire performance eccezionali: Finiper che si sostanzia nella società Iper Montebello Spa. Ciò anche quando tale formato veniva inficiato dai cambiamenti del mercato, a partire dalla contrazione dei consumi fino all’avvento dei vari specialisti no-food che, nell’insieme, si sono “mangiati” fette importanti di ciò che, un tempo, costituiva un asset importante per le grandi superfici. Quest’azienda, negli anni, ha investito sul fresco e sul freschissimo, due bastioni fondamentali per fidelizzare la clientela ed ha sempre ricercato la bellezza espositiva, rendendo i propri negozi delle vere e proprie piazze mercatali. Con i suoi ipermercati, sebbene anch’essa non sia uscita completamente indenne dalla crisi che “perseguita” il formato, riesce a mantenere un grado di competitività che gli consente di occupare una posizione di primo piano sul mercato in termini di livello di servizio e di performance generale. Partiamo dal dato sulla numerica dei punti vendita e sul fatturato complessivo per
vedere come Finiper, nonostante abbia ridotto numericamente i propri presidi sul territorio: 22 punti di vendita (si veda foto sopra estratta dalla Mappa della GDO di GDONews) che presidiano principalmente la Lombardia, estendendosi dal confine con il Piemonte verso il Veneto, regione in cui ha due presidi, e poi scendendo verso la dorsale romagnole, dove ancora possiede il punto vendita di Savignano sul Rubicone. Il fatturato prodotto da questi punti vendita nella ragione sociale Iper Montebello Spa è passato da 1.47 miliardi di euro nel 2020 a 1.50 del 2021, Covid-19 permettendo. Entriamo nel merito delle quote di mercato nei vari territori ed al confronto con la concorrenza [continua]
14 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO
Finiper,
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QUESTO STUDIO È REALIZZATO IN COLLABORAZIONE CON
Quote mercato GDO: Selex e Conad praticamente affiancate. Coop cresce molto con gli affiliati
Di Dott. Andrea Meneghini
Chi è il leader della grande distribuzione?
È Conad? Secondo i dati che sommano le vendite dei codici EAN del largo consumo confezionato (LCC) si. Ma siamo in Italia: i freschi a peso variabile in molte regioni del centro e sud Italia valgono circa il 50% delle vendite, i freschi a peso variabile in molte regioni del centro e sud Italia valgono circa il 50% delle vendite Non vi sono certezze. Non solo: i dati relativi al LCC sono molto influenzati dalla pressione promozionale, pertanto se un retailer ha una forte incidenza della pressione promozionale del suo fatturato, e magari le sue vendite dei freschi a peso variabile non sono così rilevanti, ugualmente viene indicato con una quota di mercato eccezionale (LCC) senza tener conto del fatturato totale. Se poi leggiamo i comunicati stampa delle varie insegne sul mercato, i numeri che dichiarano non trovano nessuna attinenza scientifica con le quote di mercato. Se Conad include nel suo fatturato un centinaio di distributori di benzina, negozi di articoli per animali, bar e bistrot, parafarmacie, non è quota GDO. È un fatturato del gruppo che si consolida
derivando da molti business. Se Selex dichiara un fatturato dove include anche i tantissimi C+C ed il catering non si può definire un fatturato della GDO in senso stretto. Insomma, in Italia la confusione
16 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO
regna sovrana. Questa premessa, concettuale ma fondamentale, è per spiegare che GDONews nei primi sette mesi dell’anno ha pubblicato le quote di mercato che risultano dalle somme dei fatturati (a bilancio) di tutte le ragioni sociali della GDO che abbiano una pertinenza nel solo mercato del mass market reatil (LS+super+iper+D), siano essi gruppi con negozi diretti (di proprietà) o affiliati/soci di Cedi distributivi, delineando le “vere” quote di mercato desunte dalle vendite sia del LCC che dei freschi a banco servito. Da qui la domanda:
È Conad il leader di mercato?
Un altro esercizio realizzato durante i primi sette mesi dell’anno è stato quello
di entrare nel merito dei diversi cluster di vendita, soprattutto all’interno del (troppo) vasto mondo dei supermercati. Vale a dire: le logiche che accompagnano le strategie di un negozio di 400 mq sono molto diverse da quelle di un 2500 mq. Evidenziare un trend di un formato di vendita così ampio non serve a molto. Sono realtà differenti. Pertanto, se è vero che il vasto mondo dei supermercati presenta quote di mercato da leader, rispetto agli altri formati, la domanda a cui abbiamo voluto rispondere in questi mesi è stata: quali sono le dinamiche evolutive (i trend) dei diversi formati di vendita, divisi in supermercato di estrema prossimità (100-400mq); supermercati di immediata prossimità (401-800mq); supermercati di moderna
17 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO GDOnews | Settembre 2023
prossimità (801-1500mq) ed infine grandi supermercati (1501-2500mq)? Le risposte a queste domande portano a quelle certezze necessarie per operare nel business della GDO. I retailer stessi, ad esempio, analizzando gli andamenti, ed analizzandoli per territorio, possono comprendere su quali investimenti dirigersi, invece di innamorarsi istintivamente di “posizioni” e di negozi che poi non portano i risultati sperati. Questo succede di frequente, e forse leggere i nostri studi potrebbe aiutare ad evitare qualche errore. Oppure, l’industria prendendo coscienza dei trend del mercato in modo scientifico, con dati alla mano, ha la possibilità di calcolare i propri investimenti sui diversi retailer tarandoli
su quello che valgono realmente, e non essere schiavi delle emotività negoziali. Questo articolo è un riassunto a tutti gli studi che realizzati in questi mesi. Ovviamente per dare una lettura completa si fa riferimento ai bilanci del 2021, dato che quelli del 2022 si potranno leggere tutti assieme da dicembre 2023 in avanti, quando tutti avranno depositato i loro bilanci. Per dare un’idea, ad oggi sono stati depositati circa il 40% dei bilanci della GDO ed il 38% dei bilanci dell’industria di produzione e trasformazione alimentare. E, a proposito di ciò, le pubblicazioni del secondo semestre saranno proprio dedicate a questo: a verificare, finalmente, chi ha guadagnato rispetto al 2021 e chi no, dopo aver
18 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO
lottato nei tavoli negoziali dichiarando possibili sofferenze aziendali se non venivano incrementati i listini, oppure dichiarando sacrifici di marginalità dei supermercati a favore dei consumatori. Ma torniamo al nostro tema: il leader di mercato dei formati dichiarati è effettivamente Conad con il 17,7% (qui e qui gli articoli dedicati nel dettaglio a tutti i cedi del gruppo e relative quote di mercato). Ha un punto di vantaggio su Selex che si ferma al 16,7% (qui e qui gli articoli con il dettaglio delle quote per gruppo) a cui segue Coop con il 16,2% (qui, qui e qui gli articoli dedicati alla cooperativa di Bologna). Al podio sorprende la quota del terzo classificato, ma la verità è che questa è ottenuta anche
con l’affiliazione che vale già circa 1,5 miliardi di euro. Ecco il perché di questo valore. Dietro questi tre troviamo il Gruppo VèGè (qui e qui) che supera Esselunga (qui). La grande distribuzione, però, deve oggi includere necessariamente anche il format discount, totalmente integrato nella competizione all’interno dei diversi bacini di utenza, alla conquista degli stessi consumatori. GDONews ha dedicato molti articoli anche a questo formato di vendita nel corso della prima parte dell’anno, due in particolare all’evoluzione delle loro quote (qui e qui). Nella seconda slide abbiamo inserito le quote di mercato dei discount desunte dai bilanci, inserendole nel contesto generale del mercato, quindi assieme a
19 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO GDOnews | Settembre 2023
COOP affiliato Sicilia New FDM
liberi servizi, super, iper. Questo esercizio porta ad una trasformazione rilevante dei numeri che abbiamo sopra indicato. Ad esempio, la cosa più eclatante che si legge è l’estrema vicinanza che esiste tra Conad e Selex che sono praticamente appaiate. Li separa uno 0,1%. Nulla. Allora la domanda che ci dobbiamo porre è: chi è il leader di mercato? Come abbiamo appena spiegato non si può separare l’offerta dei discount da quella dei supermercati ed ipermercati. Lo stesso Istituto Piepoli, in due interessantissime ricerche condotte per GDONews in questi mesi (qui e qui) che hanno come focus la relazione tra consumatori ed i discount Vs supermercati, ha certificato che oramai le differenze sono quasi colmate tra le due offerte, non del tutto, ma siamo vicini. E sul campo la presenza dei punti vendita, siano essi supermercati o discount, è tale da renderli completamente in competizione gli uni con gli altri. È un unico mercato, ed in questa unicità le quote di mercato dei formati liberi servizi, supermercati, superstore, ipermercati e discount è la più vicina alla realtà. Quindi i leader in Italia sono due, non uno. Togliamo i distributori di benzina, i pet stores, i bar, le parafarmacie, i negozi di catering, i C+C, consideriamo il totale venduto dei punti vendita libero servizio, supermercati (vasto tema), superstore, ipermercati e discount, ed ecco che in Italia i leaders sono due: Selex e Conad [continua]
20 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO
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GRANDI BONTÀ DOVE NASCONO
Da un grande sogno nasce GranTerre come riferimento delle eccellenze gastronomiche italiane di salumi e formaggi stagionati.
GranTerre è il tagliere delle grandi bontà, espressione di diverse regioni e territori, ciascuna custode delle proprie tipicità, delle proprie eccellenze.
Tutto il saper fare e la specializzazione tramandati nel tempo da Parmareggio, Gran Tenerone, Teneroni, Senfter e LiberaMente si ritrovano uniti in GranTerre.
21 SPECIALE CENTRALI A CONFRONTO GDOnews | Settembre 2023
www.granterre.it
Istituto Piepoli, i consumatori e le percezioni sulle diverse private label: supermercati Vs discount
Qual è la percezione dei consumatori nei confronti delle private label e nei confronti delle marche industriali? Come cambia la percezione dei consumatori tra le private label dei supermercati e quelle dei discount. Un’indagine di Istituto Piepoli mette a nudo l’evoluzione dei discount nelle preferenze, ma anche la consapevolezza che esiste ancora un forte gap.
Di Dott. Andrea Meneghini
In un articolo, analizzando i dati delle vendite della prima parte dell’anno abbiamo avuto modo di sottolineare cosa sta accadendo all’interno del confronto tra GDO tradizionale (super+iper+LSP) e discount, impegnati in una serrata battaglia di prezzi con le rispettive Marche del Distributore (MDD). Si è scritto che la genesi di questo “nuovo” confronto è stata determinata dalla diminuzione della pressione promozionale delle Grandi Marche in conseguenza della minor marginalità erosa dal continuo incremento dei costi di gestione e dalla difficile battaglia per gli aggiornamenti dei listini di vendita. In questo quadro strategico l’unica arma rimasta ai “tradizionali”, ovvero supermercati e sue declinazioni, è quella del confronto diretto tra le MDD (o private label), coscienti del fatto che la numerica degli SKU delle contrapposte MDD è molto simile, così come il referenziamento e, non ultimo,
i fornitori.Se, però, ci rivolgiamo con lo sguardo verso il consumatore finale ci accorgiamo subito che, in realtà, queste solide differenze tra un formato di vendita e l’altro, non le percepisce più di tanto. GDONews collabora attivamente con diversi Istituti di ricerca, sia quelli che analizzano gli andamenti delle vendite
GDOnews | Settembre 2023
del mercato (Nielsen, Circana) sia quelli svolgono inchieste sulle preferenze dei consumatori finali (Istituto Piepoli), ed in questo contesto abbiamo coinvolto quest’ultimo in uno studio che cercasse di comprendere qual è il sentimento del consumatore nei confronti delle diverse MDD, quella dei supermercati e quella dei discount.
I consumatori distinguono ancora offerta discount e supermercato?
Il risultato dell’inchiesta è quantomai interessante perchè da un lato evidenzia come questa distinzione in parte ancora esista nella testa dei consumatori . E’ vero che i discount sono cambiati, così come la loro percezione, ma non è vero che per il consumatore sono la stessa cosa . E lo vedremo. E poi lo studio mette in evidenza anche qual è il suo approccio verso una MDD (super+iper)
oppure verso l’altra (discount) e come questa stia, oggettivamente, cambiando. Entriamo quindi nel dettaglio dello studio recentemente (giugno 2023) realizzato da Istituto Piepoli in esclusiva per GDONews.
Istituto Piepoli ha iniziato la ricerca domandando ad un rilevante campione di consumatori dove si recano prevalentemente a fare la spesa?
La risposta, come si può notare nella slide sotto, è indicativamente in linea con quelle che sono la rappresentazione delle quote di mercato nazionale, con una eccedenza sul canale e-commerce, ma giustificata dal fatto che gli interpellati rispondono sulla base del loro sentimento. Il 57% degli italiani dichiara di fare PRINCIPALMENTE la spesa presso
GDOnews | Settembre 2023
super ed ipermercati. L’avverbio “principalmente” è cruciale nella lettura del dato, che attorno ad esso va interpretato. Come si è poc’anzi scritto, il consumatore ha meno nette le differenze tra supermercati e discount e si rivolge indistintamente a sia ai supermercati/iper che ai discount per realizzare i suoi acquisti. Però, è importante comprendere che i principali punti di destinazione siano differenti: nel 57% dei casi continua ad essere il supermercato il luogo di preferenza , ed in subordine nel 19% dei casi il discount. Interessante il dato che attribuisce il 19% ai piccoli negozi di alimentari, che non sono da intendere come il nostro tecnico LSP o Libero Servizio, ma più banalmente i
supermercati piccoli o medio piccoli sotto casa . La lettura del 5% attribuito all’Ecommerce, invece, è da leggere in modo meno religioso, sembra più una risposta generazionale di chi non è colui che ha il compito di fare gli acquisti di casa e quelle poche volte che acquista lo fa on line. Stabilita la preferenza sul principale riferimento per gli acquisti in termini di format, la ricerca si addentra sull’aspetto principale, ovvero sulla relazione tra Marca del Distributore e consumatore. Ovviamente la stragrande maggioranza dei consumatori (73%) acquista indistintamente sia MDD che prodotti della IdM (Industria di Marca. Semmai, la curiosità sta nel fatto che chi acquista esclusivamente IDM oppure
Quando fa la spesa al supermercato/iper/discount quali prodotti acquista?
GDOnews | Settembre 2023
esclusivamente MDD sono praticamente la stessa percentuale di consumatori (il 9%). E se era praticamente scontato l’esito della domanda precedente, lo è meno quella successiva. Istituto Piepoli ha, quindi, domandato ai consumatori se sanno indicare una percentuale che scomponga la loro spesa alimentare dividendola tra MDD e IDM. La risposta degli italiani sul loro carrello della spesa è chiara: nella percezione dei consumatori i prodotti MDD e quelli IdM sono acquistati indistintamente al 50% circa. Praticamente la preferenza si divide a metà tra marche Industriali e MDD (51,5% contro 48,5%).
26 GDOnews | Settembre 2023
Ce lo potevamo aspettare? Forse. E’ un’indicazione che non trova attinenza con i numeri? Certo! Istituto Piepoli deve trasferire il sentimento, non un risultato “ex post” condizionato da diversi fattori. Il sentimento del consumatore italiano è quella dell’indistinta capacità di acquisto della MDD e della Marca Industriale. Se, poi, vogliamo entrare nel merito di questo risultato, le marche industriali trovano maggior potenziale di acquisto nel nord e nella popolazione più anziana, ma con differenziali irrilevanti rispetto alla media. Come spiegato al principio, i supermercati tradizionali stanno incrementando le vendite della MDD, come certificato sia da Circana che da NIQ in articoli da noi pubblicati di recente ma, nonostante ciò, seppur un cambio sembra che si stia riscontrando su un aggiornamento delle abitudini, questo non è così radicale.
La domanda che Istituto Piepoli
rivolge agli italiani tocca proprio questo tema: rispetto allo scorso anno, quando lei fa la spesa al supermercato/iper/discount, acquista prodotti a marchio del supermercato?
Il consumatore nel 61% dei casi dice che non ha cambiato le proprie abitudini nell’ultimo difficile anno di inflazione. Il 28% dice che acquista maggiormente i prodotti a marchio rispetto allo scorso anno e solo l’11% afferma che ne acquista meno. E se il 28% è un’incidenza apprezzabile, sicuramente il 61% dei consumatori che non ha cambiato abitudini di consumo nel senso che gli è stato chiesto ha un peso rilevante.
Quando fa la spesa al supermercato/ipermercato/discount a cosa presta maggiormente attenzione quando acquista i prodotti con marca dei supermercati e di marche famose?
GDOnews | Settembre 2023
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Quando fa la spesa al supermercato/ ipermercato/discount a cosa presta maggiormente attenzione quando acquista i prodotti con marca dei supermercati e di marche famose? quali sono i driver di acquisto dei prodotti a marchio del distributore , e se l’intensità di questi sono differenti nel caso in cui acquistino a prodotti di marca. Il prezzo è importantissimo in entrambi i casi però nel caso della marca industriale sembra pesare leggermente di più. La ragione? Forse è una sorta di inflazione delle attività promozionali, un’abitudine che si è radicata nei consumatori che oramai associano la marca famose all’opportunità di comprarla in promozione, e quindi fanno molto caso al prezzo prima di acquistare. Nel caso della MDD, invece, la verifica più profonda viene svolta dal consumatore sulla qualità del prodotto. In buona sostanza
si da per presupposto che un prodotto con una marca industriale sia di buona qualità, un pò meno nel caso della MDD. La terza voce per importanza sono le indicazioni sull’etichetta: l’attenzione verso queste è assolutamente identica sia che si tratti di
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marca famose che di marca del distributore.
Se il terreno di scontro tra Discount e supermercati tradizionali dovesse basarsi sulle rispettive offerte di MDD, verso quale si rivolgerebbero i consumatori?
Questa è la direzione verso cui si rivolge l’indagine di Istituto Piepoli. Pensando ad uno stesso prodotto (es. biscotti confezione da 400 grammi, oppure prosciutto di Parma confezione da 120 gr.) con il marchio proprio, per Lei sono più buoni i prodotti del marchio del supermercato o quelli del marchio del discount?
Il 43% degli italiani non distingue la qualità tra gli uni e gli altri. E’ questo il segnale più forte che spiega quanto il consumatore assimili i due tipi di offerta. Il processo evolutivo dell’offerta dei format privi di grandi marche, come si potrebbero oggi denominare i discount, è stato in questi anni decisamente rilevante, ma non
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è ancora giunto a conclusione. Lo dimostra la preferenza del 36% dei consumatori che considerano ancora meglio i prodotti MDD dei supermercati tradizionali. L’ultima domanda affronta un tema poco dibattuto ma decisamente attuale: il consumatore vede una forbice di prezzo tra la MDD dei discount e quella
dei supermercati? Le risposte non sono affatto scontate per una serie di ragioni: prima fra tutte non sono chiamate in causa le marche industriali, bensì solo i prodotti MDD dei supermercati che, come abbiamo visto in una slide precedente, oramai sono scelti nel 50% dei casi. Secondo Lei, sempre pensando ad uno
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stesso prodotto (es. biscotti confezione da 400 grammi, oppure prosciutto di Parma confezione da 120 gr.), qual’è la differenza di prezzo tra i prodotti a marchio del supermercato e i prodotti a marchio dei discount? Per tutti i consumatori esiste una differenza di prezzo tra le due MDD, addirittura il 30,2% degli intervistati considera una forbice del 20% , il 25,4% pensa che la differenza sia attorno al 25,4% e, addirittura, del 30% per il 23,3% dei consumatori. In buona sostanza questa inchiesta ha messo a nudo lo stato dell’essere attuale della percezione dei consumatori sulla marca commerciale dei due grandi competitor del momento (supermercati e discount). Come si è sottolineato, la percezione è che il livello qualitativo delle due MDD sia molto vicino, con una leggera propensione della fiducia verso le marche del distributore del supermercato. Questa leggera propensione verso la MDD dei supermercati, o se si vuole leggere al contrario, questa leggera diffidenza, oramai poco percettibile, per i prodotti MDD dei discount, porta il consumatore a fare maggiore attenzione alla qualità del prodotto della MDD e maggior attenzione al prezzo delle marche industriali. Il fatto sorprendente, dentro il mondo private label italiano, è che i consumatori italiani pensano che esista una forbice di convenienza a favore della MDD dei discount, addirittura la maggioranza relativa la individua nel 20%, ovvero quella che, in realtà, esiste tra marche industriali dei supermercati e le MDD dei discount. Insomma, i supermercati (ipermercati e LSP) devono ancora lavorare in termini di comunicazione per trasferire la percezione di convenienza sulla propria MDD. Pertanto, se la sfida di
oggi, all’interno del mass market retail nazionale, è tutta concentrata sulle due offerte MDD, i supermercati godono di maggior fiducia ma questa, secondo il consumatore, ha un costo, nonostante gli sforzi in atto da parte delle principali insegne tradizionali (super+iper) nel pareggiare il gap di prezzo su un paniere rilevante di bisogni essenziali. Insomma, le strategie sono esatte non solo quando vengono applicate in modo corretto, ma quando la loro comunicazione svolge un valido supporto. E se ci pensiamo bene, questo principio ce lo ha insegnato Lidl quando oltre 10 anni fa, in un processo di cambio evolutivo che era ancora agli albori, realizzò fortissimi investimenti su tutti i canali di comunicazione, spiegando all’Italia intera di “non cambiare stile di vita, cambia supermercato”.
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, grocery: area 2 e area 4 oramai vicine nel fatturato.
Quanto e’ cresciuto il sud!
Il vasto mondo del grocery continua a spingere le vendite soprattutto su due grandi aree dei Freschi e del Food confezionato, che rappresentano di fatto gran parte del settore. Abbiamo già visto anche in altre pubblicazioni come quest’area sia, al momento, il principale traino alla crescita del fatturato in gdo. Ebbene, l’analisi Nielsen IQ sui dati del grocery nel mese di maggio delinea una fotografia molto interessante relativa agli andamenti delle prestazioni a valore e a volume suddivise per formato di vendita. Nel grafico sotto notiamo subito come il grocery – totale Italia Omnichannel –nei primi cinque mesi del 2023 abbia realizzato un incremento a valore del 10,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, un dato superiore al totale negozio che come abbiamo visto era 9,7%. Una crescita a valore a cui corrisponde a un decremento dei volumi del [continua]
34 GDOnews | Settembre 2023 LE VENDITE: ANALISI L’ARTICOLO COMPLETO, I RELATIVI GRAFICI, IMMAGINI ED ALTRI CONTENUTI SONO RISERVATI AGLI ABBONATI Nielsen IQ
Analisi NielsenIQ: Consumi e Spesa Italiani nel primo semestre 2023
Nell’indagine “ Lo stato del Largo
Consumo in Italia” NielsenIQ (NIQ) fotografa lo scenario della Grande Distribuzione Organizzata nel nostro Paese e analizza l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di giugno 2023. Stando ai dati di NIQ, nel mese appena trascorso il fatturato della Grande Distribuzione Organizzata in Italia a totale Omnichannel è cresciuto del +8,7% rispetto alla performance dello scorso anno, registrando un giro d’affari pari a 9.2 miliardi di €. L’indice di inflazione teorica nel Largo Consumo Confezionato (LCC) – ovvero il settore di mercato che comprende tutti i beni di consumo primario e i prodotti confezionati dall’industria – registra un ulteriore calo rispetto al valore di
maggio, fermandosi al 12,7% . Le scelte di acquisto dei consumatori per contrastare gli effetti dell’inflazione si traducono, a giugno, in una riduzione del 1,2% del mix del carrello della spesa, portando la variazione reale dei prezzi al 11,5%.
L’indagine di NielsenIQ evidenzia che tutti i canali distributivi registrano un trend positivo rispetto allo stesso periodo del 2022. In particolare, guidano la crescita gli Specialisti Drug (+12,2%), seguiti da Discount (+11,1%), Superstore (+10,9%), Supermercati (+7,5%) e infine da Liberi Servizi e Iper>4.500mq (+6,1%). Per quanto riguarda l’incidenza promozionale , si interrompe il trend negativo dei mesi precedenti. Stando ai dati di NielsenIQ (NIQ), infatti, la percentuale di vendite in promozione a totale Italia nel mese di giugno 2023
36 GDOnews | Settembre 2023 LE VENDITE: ANALISI
è pari al 23,3%, in lieve crescita rispetto al mese di maggio 2023 (23,2%, +0,1 pp) e soprattutto se confrontato con lo stesso periodo del 2022 (23%, +0,3 pp). Infine, a giugno la quota di prodotti a marchio del distributore (MDD) si attesta al 22,2% del LCC nel perimetro Iper, Super e Liberi Servizi mentre a Totale Italia Omnichannel – inclusi i Discount – sale al 31,5% (vs 30,8% dello stesso periodo del 2022). Un valore inferiore rispetto al mese di maggio 2023, quando la Marca del Distributore aveva raggiunto quota 31,9%.
Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Non si ferma nemmeno a giugno 2023 la crescita dei prodotti dedicati agli Animali Domestici (+15,7%) e del Cibo Confezionato (+14,4%), categorie merceologiche che già da molti mesi mostrano l’incremento a valore più significativo. Per quanto riguarda invece l’andamento a volume, il Food
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Confezionato rimane ancora l’unica categoria con un andamento positivo (+1,8%), mentre in tutte le altre si osserva un trend negativo, specialmente nelle Bevande (-8,7%) e nel Freddo (-7,3%). In merito alla relazione tra valore e volume in ambito Grocery, a totale Italia Omnichannel nel mese di giugno 2023 l’andamento a valore è positivo (+9,2% vs 2022), mentre si conferma la contrazione dei volumi (-2,3%) anche se meno consistente rispetto al mese di maggio. Il Fresco (Peso Fisso + Peso Variabile) risulta in crescita in tutti i format
distributivi: la performance migliore è quella dei Discount (+12,1%), mentre i Liberi Servizi registrano l’incremento meno consistente (+6,6%). A livello di categoria, le più dinamiche sono Pane & Pasticceria & Pasta (+14,1%), Formaggi (+12,7%) e Frutta e Verdura (+9,5%), mentre la Salumeria è quella in cui si osserva il trend di crescita più basso (+2,4%). Infine, Zucchero (46%), Passate (37,5%) e Surgelati Vegetali – Patate (36,3%) sono i prodotti Grocery che guidano la classifica TOP10 del mese di giugno 2023.
38 GDOnews | Settembre 2023 LE VENDITE: ANALISI
in-salute.it | @insalute_food
GDO: Industria di marca perde molto terreno. Retailer abili nel gestire (e “fregare”) chi li finanzia.
Di Dott. Andrea Meneghini
Nelle dinamiche delle vendite in grande distribuzione la crescita dell’incidenza dei prodotti MDD coincide con la diminuzione delle vendite delle marche industriali. Qual è la ragione? Una disaffezione del consumatore verso le marche conosciute? Un rinnovato interesse per quei prodotti a marchio del distributore con prezzi competitivi e qualità riscontrata? Oppure c’è altro? L’industria di marca si vede perdere vendite a volume ed è preoccupata per l’andamento dell’economia, l’impoverimento del consumatore, la fine degli aiuti di Stato soprattutto nelle regioni del sud e, preoccupandosi, inizia di nuovo ad incrementare la pressione promozionale, nonostante i costi di gestione non siano in calo, salvo il gas. È come se tra il prodotto branded da un lato ed il consumatore finale dall’altro lato non esistesse un filtro capace di variare il corso degli eventi e del fatturato. In verità un filtro esiste eccome e si chiama Retailer. Nel mondo Retail si sta consumando una guerra che non tutti hanno ancora messo a fuoco, e che si sta materializzando in strategie che danneggiano inesorabilmente, ed inevitabilmente, la IDM. Il format discount cresce da diversi anni ma, dal Covid in avanti, il ritmo della sua evoluzione ha preoccupato fortemente le insegne tradizionali. Coop, tra le principali insegne del mercato, ha addirittura cambiato le sue politiche commerciali e sta gradatamente incrementando la quota di
MDD all’interno del suo assortimento, per arrivare sino ad una quota di incidenza vicina al 50% del fatturato totale. Ma il fenomeno ancor più interessante è quello che si sta caratterizzando in questi mesi: la maggior parte delle insegne sta utilizzando la MDD nel suo mainstream come baluardo contro i discount. Guardiamo il seguente grafico di Circana, relativo alle vendite in GDO nei Supermercati, Ipermercati, Libero Servizio-Piccolo, Specialisti casa e persona, Discount, tradizionale e E-Commerce, aggiornato a maggio 2023 ed analizziamo le dinamiche in atto [continua]
40 GDOnews | Settembre 2023 LE VENDITE: ANALISI
La MDD dei supermercati Vs quella dei discount: una sale e l’altra scende. Ed i margini si stanno riducendo?
La MDD è il terreno di battaglia tra discount e supermercati a colpi di tagli di marginalità.
Nell’articolo lo stato dell’essere
I supermercati tradizionali hanno compreso che la loro MDD può essere un baluardo contro la crescita dei discount. E se per molti anni la grande industria di marca (IDM) per non perdere volumi di fatturato a consegnato al retailer l’arma della pressione promozionale sui propri prodotti, e con successo ha affievolito l’evoluzione dell’offerta di convenienza e senza marca industriale, dal Covid-19 in avanti la ritirata dell’aggressività dell’industria di produzione ha obbligato supermercati ed ipermercati a trovare nuove soluzioni. La MDD corre conquistando quote di mercato ma questa evoluzione non è propriamente figlia di un cambio delle abitudini dei consumatori, bensì è conseguenza di precise scelte della GDO che condizionano i consumi. Le analisi che GDONews produce in collaborazione con Istituto Piepoli sono di grandissimo interesse proprio per la ragione che esulano dai condizionamenti dello scaffale, quindi consegnano la vera opinione degli italiani senza che questi siano condizionati dai prezzi, dalle offerte e dai posizionamenti a scaffale delle merci. La prossima settimana pubblicheremo i risultati di un’inchiesta condotta da istituto piepoli sulla percezione delle MDD dei discount e quelle dei supermercati viste dal punto di vista dei consumatori
Tornando al tema dell’articolo, oggi verificheremo le vendite della MDD dei discount e dei supermercati supportati anche dai dati che ci fornisce un altro nostro partner, Circana e metteremo in luce come la MDD dei discount non stia perfomando (si leggerà il calo dei volumi di questo comparto) e come invece stia crescendo la MDD dei super ed ipermercati, realizzata con le stesse referenze dei discount, con gli stessi produttori (condivisi almeno al 50%) e con prezzi al pubblico molto simili. Perchè la novità è questa: i prezzi della MDD su prodotti confrontabili con i discount non molto vicini, a volte più convenienti. E se l’offerta portata a competere è fatta di quasi 2000 referenze, ecco che la forza dei discount si può affievolire. Entriamo nel merito dei numeri [continua]
41 LE VENDITE: ANALISI GDOnews | Settembre 2023
Gruppo VéGé chiude il bilancio 2022: fatturato a 12,7 miliardi di euro
Gruppo VéGé, raggiunge un nuovo importante traguardo e chiude il bilancio 2022 in forte crescita, confermando il trend in atto da 9 anni. Il primo Gruppo della Distribuzione Moderna nato in Italia, infatti, ha raggiunto una quota di mercato del 7,9%, mentre il fatturato al consumo è salito da 11,95 a oltre 12,7 miliardi di € (+6,7% rispetto al 2021). Il risultato più importante, in linea con la mission di garantire sempre più convenienza nella qualità, è stato il risparmio reale trasferito ai propri clienti, che è stato di circa 677 milioni. Risparmio per gli italiani, ottenuto attraverso il Piano Promozionale Nazionale, composto da centinaia di prodotti scontati, ogni settimana dell’anno e applicato a tutta la rete sull’intero territorio italiano. Il bilancio annunciato nel corso dell’Assemblea dei Soci tenutasi nel fine settimana presso la Cantine Antinori, in San Casciano Val di Pesa, conferma Gruppo VéGé come quinto player (esclusa la quota afferente ai C&C) nel panorama della GDO italiana e ribadisce anche la solidità di un network nazionale multiinsegna e multi-format che conta 32 imprese associate, 3052 punti vendita ed oltre 2,3 milioni di mq di superficie di vendita. All’interno del gruppo ha 103 ipermercati, oltre 1020 supermercati, 1345 superette, 22 discount, 437 punti vendita specializzati, oltre a 110 Cash&Carry.ç Inoltre, con 214 punti di ritiro click&collect, la presenza in 15 regioni dell’attività di home delivery e l’accordo nazionale con Glovo ed Everli, Gruppo VéGé rappresenta una realtà di primissimo piano anche nelle vendite online. Inoltre, con 214 punti di ritiro click&collect,
la presenza in 15 regioni dell’attività di home delivery e l’accordo nazionale con Glovo ed Everli, Gruppo VéGé rappresenta una realtà di primissimo piano anche nelle vendite online. “Confermare ancora una volta il trend di crescita è motivo di grande soddisfazione, tanto più nel contesto di un 2022 che definire complesso è usare un eufemismo” commenta Giovanni Arena, Presidente di Gruppo VéGé. “Nonostante le pressioni a rivedere al rialzo i listini e la contrazione nei volumi di acquisto che ha interessato circa il 28% delle famiglie italiane, le nostre imprese hanno scelto responsabilmente di investire per attutire gli effetti della spirale inflattiva confermando, allo stesso tempo, gli interventi programmati di ammodernamento e potenziamento delle reti di vendita. Non solo, ma in futuro, accentueremo l’interesse verso il canale dei consumi fuori casa, oltre ad acquisizioni e ristrutturazione della rete di vendita esistente” Il focus sull’impegno di Gruppo VéGé nel contenere l’inflazione assicurando nel contempo ai clienti sia la convenienza sia un’esperienza d’acquisto sempre migliore e accessibile a tutti è ribadito da Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé: Il risultato più significativo, coerente con la mission di garantire sempre più convenienza nella qualità alle famiglie, è stato il risparmio reale trasferito ai nostri clienti, pari nel 2022 a 677 milioni di Euro. Si tratta di un risparmio tangibile ottenuto attraverso il Piano Promozionale Nazionale, composto da centinaia di prodotti proposti a prezzi scontati ogni settimana dell’anno e applicato a tutta la rete sull’intero territorio nazionale.”
42 GDOnews | Settembre 2023 RISULTATI 2022
“I risultati raggiunti dal Gruppo sono notevoli, soprattutto tenendo conto del difficile contesto economico in cui ci siamo trovati tutti, dagli operatori del settore ai consumatori” commenta Edoardo Gamboni, Direttore Commerciale di Gruppo VéGé “Il nostro rapporto con l’Industria di Marca è positivo, in quanto tutti i fornitori riconoscono alle imprese del nostro Gruppo, una lealtà commerciale encomiabile. Certo, non mancano a volte elementi dialettici, derivanti sostanzialmente dalla nostra richiesta ai fornitori di non esagerare con gli aumenti di listino, che mettono in crisi innanzitutto la già esigua marginalità delle nostre imprese e poi, in seconda battuta, non contribuiscono al raffreddamento della dinamica inflativa, penalizzando i cittadini. Dal dialogo con i fornitori, ci attendiamo le migliori opportunità che possono presentarci, per ricominciare a crescere anche a volume e non solo a valore.
Prospettive di crescita
In prospettiva futura, Gruppo VéGé è determinato a proseguire nel proprio percorso di crescita lineare e organica secondo tre direttrici chiave. In primis, puntare all’aumento delle vendite, possibilmente per ogni unità di vendita, attuando politiche che attraggano la clientela e marchino la differenza rispetto ai punti vendita della concorrenza mediante tutta una serie di servizi nell’area convenience. Contemporaneamente, Gruppo VéGé mira ad alimentare la crescita attraverso il lancio di punti di vendita intra impresa creati ex novo o con il restyling di supermercati, ipermercati, drugstore o superette esistenti, in modo da renderli più caldi, accoglienti e captive, con un focus particolare su freschi e freschissimi. L’obiettivo è quello di fare delle insegne del Gruppo un riferimento eminente nella mappa mentale del
cliente e nei processi decisionali finalizzati al soddisfacimento delle sue esigenze. La terza direttrice di crescita consiste nel far entrare nuove imprese all’interno della compagine del Gruppo. e, allo stesso tempo, aiutare le imprese con dimensioni minori ad accorparsi e a sviluppare maggiori sinergie allo scopo di combattere il livello dei costi della supply chain.
Aicube 4.0 e le alleanze future.
Nell’assemblea dei Soci è stato fatto il punto anche sul destino dell’alleanza con Carrefour nella centrale d’acquisto Aicube 4.0. I vertici della Centrale hanno confermato la dismissione di Aicube 4.0, che cesserà formalmente di operare il prossimo 31 dicembre. Alle origini della decisione consensuale di non rinnovare ulteriormente l’accordo c’è la scelta di Carrefour France di creare una super centrale d’acquisto internazionale interna a Carrefour, con sede a Madrid e denominata Eureka: un progetto del tutto legittimo, ma che di fatto ha reso impraticabile la prosecuzione di una collaborazione che è stata mutualmente più che soddisfacente. Gruppo VéGé ha mantenuto il riserbo su eventuali trattative in corso per una nuova aggregazione, lasciando solo intendere che a breve ci saranno importanti novità in merito.
43 RISULTATI 2022 GDOnews | Settembre 2023
Giorgio Santambrogio, Giovanni Arena, Edoardo Gamboni
Conad, esercizio 2022: fatturato a 18,49 miliardi di euro. Lusetti eletto presidente
Conad Consorzio Nazionale Soc.
Cooperativa comunica i dati economico finanziari del sistema Conad dell’esercizio 2022 e il riassetto organizzativo dell’azienda. Nelle scorse settimane si sono svolte le Assemblee dei Soci delle cinque Cooperative che compongono il Consorzio Conad per l’approvazione dei bilanci relativi al 2022. I dati del Sistema Conad evidenziano una solida crescita nei loro elementi fondamentali, che consente a Conad di confermarsi leader della GDO italiana con una quota del 14,96%. Il fatturato della rete Conad è arrivato a 18,49 miliardi di euro, in aumento dell’8,7% rispetto all’anno precedente, continuando una crescita iniziata 16 anni fa. Il patrimonio netto è salito a 3,25 miliardi di euro (+5% sul 2021), mentre la marca del distributore è salita al 32,2% (+1,2 punti percentuali sull’anno precedente) nel canale ‘super’ (Fonte Circana), circa 10 punti al di sopra della media del mercato italiano. Prosegue il piano di investimenti triennale 2022/2024 da 2,08 miliardi di euro per gli interventi di modernizzazione della rete di vendita e per i progetti di digitalizzazione, mentre è già in preparazione il nuovo piano triennale di investimenti 2025/2027. La rete Conad mette oggi a disposizione dei consumatori 3.328 punti vendita, con 74.432 i collaboratori, di cui oltre 66.000 collaboratori di rete. Completano la struttura del Sistema Conad 54 Centri Logistici. Conad comunica anche il riassetto organizzativo voluto dal nuovo Consiglio di Amministrazione, che prevede una governance dell’azienda semplificata: il
Presidente Mauro Lusetti e il Direttore Generale Operativo Francesco Avanzini hanno assunto la guida dell’azienda, con una nuova definizione degli ambiti di attività. Sono stati confermati nei loro incarichi e nelle loro responsabilità i Direttori e i Dirigenti, con l’obiettivo di confermare più a lungo possibile il primato nella GDO italiana conseguito dal 2019. “Conad cresce e si conferma leader di mercato anche in un anno attraversato da eventi drammatici come la guerra in Ucraina, l’impennata dei costi dell’energia e la conseguente inflazione – ha dichiarato Mauro Lusetti, Presidente Conad – Il sistema Conad è solido in ogni sua componente, come dimostrano i dati. L’impegno dei nostri Soci e delle Cooperative ha affermato un modello che meglio di altri è in grado di soddisfare le
“Il sistema Conad è solido in ogni sua componente, come dimostrano i dati. L’impegno dei nostri Soci e delle Cooperative ha affermato un
44 GDOnews | Settembre 2023 RISULTATI 2022
modello che meglio di altri è in grado di soddisfare le attese dei consumatori, anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo”.
Mauro Lusetti, Presidente Conad
MEZZOGIORNO IN TAVOLA
attese dei consumatori, anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo”. “Mi fa piacere sottolineare come la nostra organizzazione, grazie all’impegno e alla generosità di Soci e Cooperative e di tutti i collaboratori, sia stata anche capace di avviare un piano di lungo periodo per la sostenibilità – continua Lusetti – con la creazione della Fondazione Conad ETS che, già nei suoi primi sei mesi di vita, ha sostenuto molte iniziative in favore delle persone più fragili, come le donne vittime di violenza, dei giovani, con il coinvolgimento di quasi 150 mila studenti in lezioni su legalità, educazione alimentare, ambientale e di rispetto dell’altro, delle comunità locali, con il sostegno a varie importanti iniziative culturali. Mi piace anche ricordare che ci confermiamo come il primo datore di lavoro italiano del commercio, il terzo del settore privato in Italia”. “Abbiamo avviato, al termine del mandato triennale del precedente Consiglio di Amministrazione, un riassetto organizzativo che mette a disposizione del Sistema Conad la forza dei team manageriali per continuare il percorso di crescita che ha caratterizzato i nostri ultimi anni. La nuova organizzazione è più snella, per dare un nuovo impulso ai progetti in corso e ai nostri manager una più ampia capacità di sviluppare strategie per la crescita dell’intero Sistema. Lavoreremo insieme – conclude Lusetti – con la volontà di ritrovare a pieno la completa unità delle nostre componenti, perché abbiamo idee, strategie, progetti importanti e le competenze e le risorse per continuare il percorso di crescita che ha
sempre caratterizzato il Sistema Conad”. “Negli ultimi anni la squadra di Direttori e Dirigenti del Consorzio ha contribuito all’affermazione del piano strategico pluriennale dell’insegna, fondato su quattro elementi: multicanalità, marche proprie, sostenibilità e digitalizzazione – sostiene Francesco Avanzini, Direttore Generale Operativo di Conad – Nel 2022 abbiamo dato vita a un nuovo canale di prossimità urbana, TuDay Conad; ampliato la nostra offerta di prodotti a marchio del distributore, considerando sia l’innovazione di prodotto sia il rapporto con i prodotti dei territori dove operiamo; avviato decine di progetti di sostenibilità ambientale, economica e sociale con il programma “Sosteniamo il futuro”; creato l’app “Hey Conad”, un ecosistema digitale che ci consentirà di avviare un dialogo sempre più personalizzato con i nostri clienti. Infine – conclude Avanzini – stiamo allargando i nostri orizzonti, entrando in nuovi segmenti di offerta di servizi, forti della fiducia che 11,6 milioni di clienti ci danno ogni settimana entrando nei negozi con la nostra insegna”
“Stiamo allargando i nostri orizzonti, entrando in nuovi segmenti di offerta di servizi, forti della fiducia che 11,6 milioni di clienti ci danno ogni settimana entrando nei negozi con la nostra insegna”
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Francesco Avanzini, Direttore Generale Operativo di Conad
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Nel 2022 il Gruppo Nestlè ha generato in Italia 4,2 miliardi di euro di valore condiviso
Nel 2022 il Gruppo Nestlé ha generato 4,2 miliardi di euro di valore condiviso in Italia, pari allo 0,22% del PIL , registrando un incremento del 5,5% rispetto al 2020. In un anno fortemente condizionato da diverse urgenze e continui cambiamenti, Nestlé ha saputo fornire un contributo importante al sistema-Paese: rispetto al totale del valore generato dal Gruppo in Italia, ben il 9 4% delle ricadute risulta distribuito tra Stato, lavoratori e attori esterni coinvolti nella filiera. Sono questi alcuni dei dati emersi dalla nuova edizione dello studio “Nestlé crea valore per l’Italia” presentato da Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé in Italia e Alessandro Marangoni, Amministratore Delegato di Althesys , durante l’incontro che si è tenuto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per celebrare i 110 anni di Nestlé in Italia. L’analisi evidenzia il significativo impulso che il Gruppo Nestlé fornisce all’Italia in termini di occupazione. Infatti, o gni suo dipendente genera indirettamente 8 posti di lavoro in Italia, per un totale di 43.040 addetti. Grazie alle sue attività produttive, nel 2022 Nestlé ha determinato la creazione di 1.257 milioni di euro di salari lungo la filiera, pari allo 0,8% delle retribuzioni dell’industria manifatturiera ed equiparabile al consumo annuale medio di 43.596 famiglie.
“Nestlé riveste un ruolo sempre più centrale nell’economia del nostro Paese, generando un valore condiviso di cui beneficiano l’intera nazione e le piccole comunità locali. Nel corso dei nostri 110 anni di presenza in Italia abbiamo costruito un solido e radicato legame con il territorio, contraddistinto da caratteristiche uniche che vogliamo continuare a valorizzare” – ha dichiarato Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé in Italia – “Continuiamo a credere e a scommettere sull’Italia attraverso investimenti costanti sull’intero comparto, sviluppando progetti che riescono ad avere impatti sociali positivi e mettendo a disposizione
“Nestlé riveste un ruolo sempre più centrale nell’economia del nostro Paese, generando un valore condiviso di cui beneficiano l’intera nazione e le piccole comunità locali. Nel corso dei nostri 110 anni di presenza in Italia abbiamo costruito un solido e radicato legame con il territorio, contraddistinto da caratteristiche uniche che vogliamo continuare a valorizzare”
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Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé in Italia
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di istituzioni, enti e aziende la nostra capacità di innovare costantemente.” Dei 4,2 miliardi di euro di valore condiviso generati dal Gruppo Nestlé in Italia dal 2022, le ricadute dirette ammontano a 816 milioni di euro, quelle indirette a 2.018 milioni di euro e le indotte a 1.394 milioni di euro. Inoltre, lo scorso anno Nestlé ha contribuito a versare 1.537 milioni di euro di tasse nel nostro Paese , pari allo 0,3% delle entrate fiscali italiane, e ha elargito donazioni per un valore pari a 3,4 milioni di euro.
110 anni di Nestlé in Italia
La storia di Nestlé in Italia inizia 110 anni fa, nel 1913 , quando viene depositata a Milano l’etichetta?“Farina Lattea Nestlé”. Allora il Gruppo vendeva due prodotti ancora oggi presenti sulle nostre tavole: il latte in polvere e Il Latte Condensato. In tutti questi anni, Nestlé ha lasciato una significativa impronta sul territorio italiano, diventando un punto di riferimento per milioni di famiglie in tutto il Paese. Il Gruppo è presente nel nostro Paese con 10
stabilimenti e 74 punti vendita che impiegano circa 4.600 persone . Da sempre, grazie alla missione di Good food, Good life, la strategia di crescita dell’azienda si fonda sul concetto della creazione di valore condiviso che oggi si sviluppa su: costante ricerca per migliorare la nutrizione, la salute e il benessere, progetti a impatto sociale positivo presso le comunità in cui opera e sostenibilità ambientale, volendo continuare a investire su economia circolare e rigenerazione delle risorse che utilizza. Tradizione e capacità internazionale sono i due valori che contraddistinguono principalmente il Gruppo al giorno d’oggi e che vengono, tra gli altri marchi, interpretati nel migliore dei modi da Baci Perugina e S. Pellegrino a cui è dedicata l’esposizione patrocinata da Altagamma di cui proprio S. Pellegrino è socia e allestita presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy per celebrare l’importante anniversario dell’azienda. Con il suo valore storico, Baci Perugina rappresenta per il Gruppo l’appartenenza e il radicamento sul territorio: sin dalla sua nascita, infatti, Baci Perugina ha sempre rispettato la sua tradizione sperimentando e innovandosi continuamente. Conosciuta in tutto il mondo, S. Pellegrino è icona di italianità nel mondo. Con le sue radici italiane e la sua anima internazionale, infatti, il brand rappresenta al meglio il Made in Italy e il saper vivere all’italiana in tutto il mondo.
50 GDOnews | Settembre 2023 RISULTATI 2022
Marco Travaglia Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé Italia
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Marca by BolognaFiere:
appuntamento il 16 e il 17 gennaio per una 20esima edizione in crescita e sempre più internazionale
Dopo il successo dell’edizione di gennaio 2023, Marca by BolognaFiere si prepara a spegnere le candeline del suo ventesimo compleanno consapevole di essere punto di riferimento imprescindibile per aziende, professionisti e buyer che operano nel mercato della marca del distributore e della Distribuzione Moderna Organizzata, nazionale e internazionale.
MARCA DEL DISTRIBUTORE: UNO SGUARDO AL VALORE
Una crescita e un posizionamento strategico quello di Marca by BolognaFiere che negli ultimi cinque anni è andato di pari passo con il
progressivo imporsi della marca del distributore in Italia. La crescita della MDD è stata anche al centro dal XIX Rapporto Marca by BolognaFiere curato da Circana, ex IRi, presentato durante l’ultima edizione della manifestazione. Nonostante un contesto complesso, caratterizzato da alti livelli di inflazione e dal taglio della pressione promozionale, la marca del distributore ha chiuso il 2022 con un f atturato complessivo di 13,1 miliardi di euro, in aumento del 12% sull’anno precedente e una quota del 20,9% sul LCC (+1,2% sul 2021). La marca del distributore cresce anche in termini “reali”, registrando un trend a volume pari al +2,9% nonostante l’impatto del caro prezzi.
52 GDOnews | Settembre 2023 NOVITÀ DEL MERCATO
L’andamento positivo della MDD si affianca a una contestuale crescita dell’offerta, che raggiunge la quota assortimentale del 15,5%, in aumento di 0,5 punti. Guardando alle merceologie, la MDD migliora il posizionamento competitivo in tutti i reparti e in particolare nel Fresco e nel Pet Care dove, oltre a un’elevata crescita a valore, si osserva anche una decisa crescita a volume (Fresco +5,7% e Pet Care +5,9%). La marca del distributore cresce anche in termini “reali”, registrando un trend a volume pari al +2,9% nonostante l’impatto del caro prezzi. L’andamento positivo della MDD si
affianca a una contestuale crescita dell’offerta , che raggiunge la quota assortimentale del 15,5%, in aumento di 0,5 punti. Guardando alle merceologie, la MDD migliora il posizionamento competitivo in tutti i reparti e in particolare nel Fresco e nel Pet Care dove, oltre a un’elevata crescita a valore, si osserva anche una decisa crescita a volume (Fresco +5,7% e Pet Care +5,9%).
VERSO MARCA BY BOLOGNAFIERE 2024
Sono già in corso le attività di programmazione in vista della
53 NOVITÀ DEL MERCATO GDOnews | Settembre 2023
HA FATTO IL PEST
54 GDOnews | Settembre 2023 NOVITÀ DEL MERCATO
ventesima edizione, finalizzate a incrementare ulteriormente la rappresentanza di buyer nazionali e internazionali, per i quali Marca by BolognaFiere si qualifica come appuntamento chiave per scoprire il meglio dell’offerta per i prodotti a marchio del distributore.
Confermata la presenza in manifestazione delle principali insegne della GDO grazie alla collaborazione con ADM – Associazione Distribuzione Moderna; la business community del comparto, per il 2024, avrà a disposizione un padiglione in più – per un totale di 7 – a ulteriore conferma della crescita attesa per l’evento e dell’ottimo andamento della marca privata sia in Italia sia in Europa. Un nuovo layout, con spazi più ampi, fruibili e ben organizzati (3 gli ingressi per i visitatori), dove il segmento Food continuerà a ricoprire un ruolo di rilievo, con una significativa rappresentanza di aziende che porteranno in fiera novità e prodotti di tendenza. Un’ulteriore espansione è attesa anche per il Non Food , dove si farà più ricco il paniere dei prodotti per la cura della casa e di quelli per la cura della persona, con attenzione ai temi dell’efficacia e della sostenibilità, specialmente per le soluzioni legate al packaging, ai servizi e alla logistica. Confermati per il 2024 i due format tematici, in crescita sia in termini di superficie espositiva sia di espositori. Marca Fresh , organizzato da BolognaFiere in collaborazione con SGMarketing, è l’area dedicata all’innovazione sostenibile nel segmento del fresco che, forte degli ottimi risultati raggiunti nel 2023 ( 900 mq con oltre 50 espositori ), festeggerà la quarta edizione continuando a dare spazio alla condivisione e all’approfondimento tematico con incontri, presentazioni e
case history di successo. Trend positivo anche per Marca Tech che a gennaio spegnerà le dieci candeline, dopo essersi confermato, con 1.500 mq e più di 60 aziende , hub fondamentale per la supply chain MDD: packaging, logistica, materie prime, ingredienti, tecnologia e servizi in chiave innovativa e sostenibile.
PAROLA D’ORDINE: INTERNAZIONALIZZAZIONE
Con l’obiettivo di assicurarsi un numero sempre più cospicuo di catene internazionali presenti a gennaio 2024 e di agevolare l’ingresso delle aziende italiane sui mercati esteri sono
55 NOVITÀ DEL MERCATO GDOnews | Settembre 2023
diverse le azioni messe in campo da BolognaFiere per dare ulteriore slancio al processo di internazionalizzazione della manifestazione, che già nel 2023 ha organizzato oltre 3.000 incontri B2B tra le aziende espositrici e le delegazioni straniere in visita: più di 200 i buyer stranieri coinvolti, con significative presenze dal Nord e dal Sud America, da alcuni Paesi dell’est (Romania e Slovenia), dall’Europa occidentale (Francia, Danimarca, Germania e Inghilterra), da Israele e dall’Arabia Saudita. In questo senso particolare attenzione sarà riservata alla nuova edizione del Private Label Selection (IPLS) Award , per individuare i dieci prodotti a marchio più interessanti e innovativi per i mercati internazionali. Prenderà il via il 20 e 21 settembre MarcaMarocco , il nuovo progetto di Marca by BolognaFiere per supportare le aziende italiane interessate a espandere il proprio business verso il Nord Africa. Due giorni che consentiranno a buyer e rappresentanti della GDO marocchina e nordafricana
tra cui LaBel’Vie – Carrefour, Marjane Asswak Assalam, Bim e Acima – di conoscere l’offerta di prodotti italiani, proponendo la commercializzazione a marca privata delle referenze più linea con i consumi locali, sempre più richieste dai consumatori. Continuerà a favorire l’incoming di operatori stranieri la partnership con ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane , insieme allo specifico know-how di BolognaFiere in questo ambito e ai rinnovati accordi con la capillare rete di agenti esteri già operativa sui principali mercati europei e pronta ad attivarsi in altri Paesi Ue ed Extra-Ue anche attraverso l’organizzazione di eventi e iniziative, come la seconda edizione di Marca
China, International Private Label Fair, che si è svolta dal 7 al 9 giugno in presso lo Shenzhen Convention and Exhibition Center (Futian).
Organizzata in collaborazione con la Shenzhen Retail Business Association e con la Camera di commercio cinese, Marca China si è chiusa con numeri decisamente positivi, registrando la partecipazione di circa 300 espositori nazionali ed esteri e attirando circa 9.000 visitatori professionali . Ha preso parte a Marca China una collettiva di aziende italiane , insieme ai 1 0 prodotti vincitori dell’IPLS Award dell’edizione 2023 di Marca By BolognaFiere, arrivati dall’Italia insieme agli esponenti della società internazionale di consulenza per il marchio del distributore (IPLC).
IL SUCCESSO IN NUMERI: I DATI DELL’EDIZIONE 2023
L’ultima edizione di Marca by BolognaFiere ha visto la partecipazione di oltre 1 7.000 operatori (+40% rispetto al 2022 ) impegnati nella visita agli oltre 24.000 mq espositivi netti (+15% sul 2022) e alle 862 aziende espositrici (+10% ), presenti in fiera con più di 2.500 brand e un enorme investimento qualitativo per i propri stand. Sempre più soddisfatti della proposta merceologica i buyer internazionali che, con oltre 200 delegazioni straniere da oltre 50 Paesi, a gennaio hanno dato vita a oltre 3.000 incontri B2B con le aziende espositrici.
56 GDOnews | Settembre 2023 NOVITÀ DEL MERCATO
–
L’appuntamento con tutte le novità della ventesima edizione di Marca by BolognaFiere è presso il quartiere fieristico di Bologna il 16 e 17 gennaio 2024.
“
Qualità fortemente penalizzata dagli eventi climatici”
La produzione nazionale 2023 di frumento duro presenta, purtroppo, significative criticità sotto il profilo qualitativo. Così ITALMOPA -Associazione Industriali Mugnai d’Italia, aderente a Confindustria, in merito alle specifiche tecnologiche e merceologiche del nuovo raccolto. “L’andamento climatico costatato nel corso degli ultimi due mesi ha gradualmente e profondamente mutato il quadro di una prospettiva che invece risultava, sino alla fine di aprile, particolarmente favorevole per quanto concerne l’esito quantitativo e qualitativo del raccolto” evidenzia Enzo Martinelli, Presidente della sezione Molini a frumento duro Italmopa “I volumi produttivi, che stimiamo in circa 4,15 milioni di tonnellate, appaiono certamente ridimensionati rispetto alle iniziali aspettative. Ma sono i risultati qualitativi del raccolto a destare grandi preoccupazioni visto che tutti i principali parametri, dal tenore proteico
al peso ettolitrico, devono purtroppo essere considerati chiaramente insoddisfacenti. Una situazione che non potrà non influire sulle strategie di approvvigionamento dell’Industria molitoria italiana, con necessità di un maggior ricorso ad onerose importazioni da parte della medesima che, da sempre, trasforma le migliori varietà di frumento, a prescindere dalla loro origine, per produrre semole rispondenti alle esigenze dei pastai italiani e dei consumatori”.
“La situazione determinatasi” prosegue Martinelli “avvalora in ogni modo, e ulteriormente, il concetto secondo il quale la qualità della materia prima non può essere semplicemente ricondotta soltanto alla sua origine ma piuttosto alle condizioni agronomiche e climatiche, oltre alla necessaria professionalità dell’imprenditore agricolo, costatate negli areali di produzione”.
Italmopa sul raccolto di grano duro 2023:
58 GDOnews | Settembre 2023
SVUOTA la confezione e rimuovi eventuali residui di cibo
E GARANZIA
SEPARA l’eventuale assorbente e conferiscilo nell’indifferenziato
CONFERISCI separatamente nella plastica il vassoio e il film
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NIQ e GfK hanno completato la loro unione creando la società di consumer intelligence leader a livello mondiale
NielsenIQ (NIQ) e GfK SE (GfK) oggi hanno annunciato il completamento della loro unione strategica, creando l’azienda leader mondiale nel settore della consumer intelligence. Questa transazione unisce due leader del settore, consolidandone i punti di forza e le competenze complementari, per fornire ai clienti una suite impareggiabile di soluzioni complete e innovative. L’accesso alla comprensione più completa e chiara del comportamento d’acquisto degli acquirenti, fornito grazie alle migliori piattaforme tecnologiche, consentirà ai principali distributori e marchi del mondo di scoprire nuovi percorsi di crescita sostenibile. L’unione strategica di NIQ e GfK combina due aziende che hanno effettuato investimenti indipendenti e significativi sulla copertura omnichannel, sugli strumenti di business intelligence e sull’analisi predittiva. Con una portata globale e un’esperienza senza pari nel settore, l’azienda è in grado di accelerare la propria crescita offrendo la visione completa, The Full View™, del comportamento dei consumatori in tutto il mondo. L’azienda risultante dall’unione mette insieme aree di competenza complementari, fondendo gli insight di NIQ leader nel settore dei beni di largo consumo e la profonda conoscenza di GfK del settore consumer technology e dei beni durevoli. Insieme, migliaia di clienti attuali e potenziali avranno un accesso più ampio a insight azionabili su tutto il punto vendita. “Siamo estremamente entusiasti di unire i punti di forza di queste due grandi aziende per creare il futuro della consumer intelligence,” ha affermato Jim Peck, CEO. “Insieme, siamo in grado di offrire di più, una portata globale ancora più ampia, una copertura omnichannel più estesa, dati più granulari, maggiori informazioni provenienti dai consumatori e più analisi predittive che si traducono in un maggior numero di
informazioni azionabili e in una maggiore crescita per i nostri clienti. E soprattutto, stiamo unendo esperti del settore innovativi e culture complementari guidati dall’integrità e dall’incessante ricerca della massima qualità in ogni momento.” “GfK e NIQ condividono la stessa costante dedizione verso i propri clienti. I clienti attuali e futuri, possono confidare nel fatto che i nostri quasi 200 anni di esperienza combinata nel settore, supportati da una tecnologia all’avanguardia e dall’impegno per una nuova copertura, forniranno una visione senza pari
60 GDOnews | Settembre 2023 NOVITÀ DEL MERCATO
“Siamo estremamente entusiasti di grandi aziende per creare il futuro affermato Jim
che consentirà loro di prendere decisioni critiche con sicurezza per far crescere il loro business”, ha dichiarato Lars Nordmark, Chief Executive Officer e Chief Financial Officer ad Interim di GfK L’unione NIQ-GfK rappresenta la parte più importante degli sforzi strategici dell’azienda per offrire una visione completa, The Full View™. Questo risultato fa seguito a una serie di importanti investimenti volti a
ancora più ampia di settori, canali e prodotti. La firma dell’accordo per la cessione a YouGov delle attività di GfK nel settore dei panel di consumatori europei ha segnato un’altra importante pietra miliare verso la prevista unione di GfK e NIQ. La complementarità dell’offerta di GfK con il portafoglio di NIQ – che aggiunge informazioni di market intelligence e analisi di mercato complete
di unire i punti di forza di queste due futuro della consumer intelligence,” ha Jim Peck, CEO.
migliorare la performance e a promuovere una crescita sostenibile non solo per i settori in cui operiamo, ma anche per l’intera azienda NIQ-GfK. Questa nuova azienda è in grado di guidare la misurazione attraverso una piattaforma cloud-nativa globale. Attingendo a un patrimonio di dati ancora più completo, gli strumenti intuitivi di business intelligence offrono letture di mercato granulari e analisi predittive alimentate dall’IA generativa e da una scienza dei dati autorevole. Questi progressi tecnologici consentono di individuare rapidamente i trend di una serie
sul settore della consumer technology e dei beni di consumo durevoli, oltre a informazioni trasversali su marchi, marketing e consumatori – è ciò che rende questa transazione così interessante per entrambe le società, per i nostri clienti e per i nostri dipendenti. La cessione di GfK CP, un business che ha generato circa il 15% del fatturato annuale di GfK, non-cambia sostanzialmente l’attrattiva complessiva della nostra unione. Il leadership team è stato accuratamente selezionato sia da NIQ che da GfK. Il CEO di NIQ, Jim Peck, guiderà l’azienda risultante dall’unione supportato dal team di leadership più esperto e capace del settore. L’azienda unita manterrà i punti di riferimento operativi a Chicago, negli Stati Uniti, a Norimberga, in Germania, e a Ginevra, in Svizzera.
61 NOVITÀ DEL MERCATO GDOnews | Settembre 2023
Francesco Meroni è il nuovo direttore marketing del gruppo Mondelez International in Italia
Francesco Meroni è stato nominato nuovo Direttore Marketing di Mondelez International in Italia, azienda di riferimento dell’industria alimentare con brand di eccellenza come Philadelphia, Oro Saiwa, Sottilette®, Milka, Fattorie Osella, Tuc, Oreo, Cipster, Fonzies, Halls, Mikado. Il manager milanese, laureato in Bocconi, ha ricoperto diverse posizioni all’interno delle divisioni commerciali di importanti aziende nel largo consumo prima di approdare in Mondelez international. Qui ha portato a termine incarichi di crescente responsabilità in area marketing fino a diventare responsabile Marketing Italia e Iberia per la categoria cioccolato. Dal 2019 al 2023 ha svolto il ruolo di direttore marketing della divisione snack Italia e Grecia. Mondelez International, Inc. (Nasdaq: MDLZ) offre alle persone la possibilità di fare uno spuntino giusto in oltre 150
paesi del mondo. Con un fatturato netto di circa 31 miliardi di dollari nel 2022, MDLZ è alla guida del futuro degli snack con marchi iconici a livello globale e locale come i biscotti Oreo, BelVita e LU; i prodotti da forno Ritz e Tate’s Bake Shop; il cioccolato Cadbury Dairy Milk, Milka e Toblerone. Mondelez International è un membro orgoglioso dello Standard and Poor’s 500, del Nasdaq 100 e del Dow Jones Sustainability Index. Visita il nostro sito www.mondelezinternational. com e segui l’azienda su Twitter all’indirizzo www.twitter.com/MDLZ. In Italia Mondelez International è protagonista nel panorama dell’industria alimentare, ha sede a Milano e stabilimenti produttivi a Caramagna Piemonte (Cuneo) e Capriata D’Orba (Alessandria). Vanta un ampio portafoglio di marchi di riconosciuta eccellenza come Philadelphia, Sottilette®, Oro Saiwa, Milka, Fattorie Osella, Tuc, Oreo, Cipster, Fonzies, Ritz, Mikado e Côte d’Or.
62 GDOnews | Settembre 2023 NOMINE
Francesco Meroni, nuovo direttore di Mondalez International
63 NOMINE GDOnews | Settembre 2023 MEZZOGIORNO IN TAVOLA
Coop, Pedroni eletto Presidente ANCC-COOP
Marco Pedroni è stato eletto Presidente dell’Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di ConsumatoriCoop), l’organismo nazionale di rappresentanza istituzionale di Coop. Confermato il nuovo assetto di governance delle strutture nazionali del sistema Coop avviato con l’Assemblea di Coop Italia di fine giugno. Al fianco di Marco Pedroni, in qualità di vicepresidente Renato Dalpalù, Presidente Sait.
64 GDOnews | Settembre 2023 NOMINE
“Coop è per natura e per missione un attore originale del mercato.”
Una conferma e una novità. E’ il risultato della due giorni che ha visto a Roma svolgersi il 13 e 14 luglio 2023 la 5ª Assemblea Nazionale dei Delegati Coop dal titolo “Creare il futuro. Una buona spesa può cambiare il mondo”. Oltre 250 fra rappresentanti dei soci, quadri e dirigenti delle più importanti cooperative di consumatori italiane riunite a Congresso. Obiettivo: procedere alla ratifica del nuovo assetto di governance delle strutture nazionali e in questo specifico caso dell’organismo di rappresentanza istituzionale di Coop e rinnovare gli organismi dirigenti. Confermato come Presidente alla guida dell’Ancc-Coop Marco Pedroni, rieletto in Ancc-Coop dopo aver ricoperto dal 2013 il ruolo di
Presidente di Coop Italia a cui nel dicembre 2020 si era aggiunto l’incarico come Presidente di Ancc-Coop. Lo affiancherà in qualità di vicepresidente Renato Dalpalù, Presidente Sait. Varata anche la nuova Direzione e il nuovo Comitato di Presidenza di Ancc-Coop composto dai Presidenti delle principali cooperative. Alla base delle decisioni prese e degli orientamenti per il prossimo futuro c’è la volontà di meglio definire le funzioni dell’Associazione Nazionale (ANCCCoop). ANCC-Coop, oltre alle funzioni di rappresentanza e di gestione dei contratti di lavoro, sarà luogo del confronto strategico per progetti comuni delle Cooperative e per l’elaborazione delle politiche ambientali e sociali di Coop. Questa scelta comporta anche la costituzione di un comitato di Presidenza dell’Associazione dove si confronteranno i Presidenti delle maggiori cooperative in quanto rappresentanti della proprietà sociale, mentre nel Cda di Coop Italia recentemente rinnovato sono presenti figure manageriali importanti delle cooperative (direttori generali, amministratori delegati o ruoli analoghi). Nella sessione pubblica dell’Assemblea sono intervenuti il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e ha mandato un messaggio il Vice Premier Antonio Tajani. Hanno portato importanti contributi sul tema del futuro al centro dell’Assemblea l’economista
Lucrezia Reichlin, l’architetto e urbanista
Carlo Ratti, il videdirettore della FAO Maurizio Martina e lo scienziato direttore dell’ESA Tommaso Ghidini. Gli interventi di Chiara Bartoletti di UNHCR, di Marco Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio, di Laura Perrotta di Medici Senza Frontiere e dell’attivista iraniana Parisa Nazari hanno testimoniato i numerosi progetti di solidarietà che vedono coinvolta Coop
65 NOMINE GDOnews | Settembre 2023
Marco Pedroni Presidente ANCC- COOP
come partner delle diverse organizzazioni. Marco Pedroni nella sua relazione ha preso le mosse dal quadro di grande incertezza economica e geopolitica, di perdurante inflazione e di aggravamento delle diseguaglianze in cui ci troviamo a operare, chiedendo al Governo una incisiva politica di sostegno della domanda interna (oggi in netta riduzione a causa dell’inflazione da costi) a favore soprattutto delle fasce più deboli e del lavoro dipendente. “E’ rilevante che si agisca in modo strutturale sulla riduzione del cuneo fiscale; la flat tax non è una buona idea, è iniqua e inefficace e speriamo non venga assunta come perno delle politiche fiscali” ha detto il Presidente. Aggiungendo anche un riferimento all’opportunità di una normativa sul salario minimo. “Non ci riguarda direttamente – ha affermatoperché i nostri contratti di lavoro sono regolari e garantiscono ai lavoratori ben di più del salario minimo, ma una norma ben fatta ed equilibrata andrebbe
a sostenere alcuni milioni di persone (soprattutto giovani) che lavorano in precarietà e aiuterebbe a combattere le distorsioni del mercato dei subappalti”.
Tra gli altri temi affrontati nella sua Relazione il ruolo che Coop dovrà svolgere in futuro per sostenere i consumatori, per offrire un cibo buono, sicuro, sostenibile e accessibile a tutti. Ha difeso il ruolo della distribuzione ed ha aggiunto che “Coop è per natura e per missione un attore originale del mercato. C’è GDO e GDO. Noi Coop non abbiamo mai fatto e non facciamo aste al doppio ribasso, gestiamo le filiere con forti integrazioni e garanzie per i produttori agricoli e per le PMI di trasformazione, assicuriamo eticità dei processi e giusta retribuzione dei fattori della produzione. Per noi il prezzo giusto è quello migliore per i consumatori, ma con il rispetto assoluto di lavoro e ambiente. Non tutti possono dire lo stesso”.
66 GDOnews | Settembre 2023 NOMINE
GDOnews | Settembre 2023
Industria e GDO cercano i giusti equilibri per rilanciare la pressione promozionale
Strumento strategico per il mantenimento e l’incremento dei volumi dell’industria, e leva imprescindibile per incentivare le vendite della GDO a discapito di Mdd e discount, la pressione promozionale nella fase post Covid ha vissuto fasi altalenanti fortemente influenzate dall’andamento dell’inflazione. Solo negli ultimi mesi il dato medio sembra essere tornato su livelli che non si vedevano da quasi un anno, ma per capire meglio gli effetti di questo andamento sul comparto del Cura casa e Cura persona – dove rappresenta da sempre un leva rilevante – abbiamo chiesto ai protagonisti dell’industria
e della Grande Distribuzione se, e come, sono cambiate le dinamiche e quali saranno gli scenari futuri. “La pressione inflazionistica – esordisce Manlio De Filpo, direttore vendite di Italchimica – ha effettivamente ridotto la possibilità per gli operatori di utilizzare la leva promozionale che è molto più presente sul settore Cura casa dato che nel Cura persone si riscontra una fedeltà maggiore al marchio.
Attualmente i produttori hanno pochi margini di manovra, sia che si tratti di sconti sui prezzi dei prodotti, sia che si tratti di omaggi, coupon o altre iniziative. Potremmo dire che il settore
68 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CURA CASA E PERSONA
Cura
commerciale ha ridotto gli aumenti dei prezzi di listino e, di conseguenza anche la leva promozionale si è contratta. Per questo motivo sarà necessario tendere a un maggiore equilibrio”. Per Laura Lisanti, marketing director consumer Italy di Freudenberg , “la pressione promozionale rappresenta uno strumento strategico che ha un impatto rilevante sia sulle vendite della Grande Distribuzione sia sul mantenimento e sull’incremento dei volumi per l’azienda fornitrice. Nelle nostre quotidiane negoziazioni con la GDO – sottolinea – manteniamo un forte rapporto di fiducia e dialogo, con il chiaro obiettivo di dare continuità al business, ma in una logica win-win, all’interno di uno scenario variabile che suppone accordi e massima collaborazione da entrambe le parti”. “Le promozioni rimangono un elemento importante nel carrello dei consumatori” per Luana Rossolini della divisione Cura casa di Unilever. “La leva promozionale – osserva – ha
però cambiato alcune dinamiche, con meno articoli in promozione e una minore intensità soprattutto sulle fasce di sconto più alte”. Questo ha quindi favorito “un nuovo equilibrio non più basato su forti pressioni promozionali che non generano valore sul mercato, ma sulla scelta più accurata della
69 SPECIALE CURA CASA E PERSONA GDOnews | Settembre 2023
Cura casa & persona
meccanica e della qualità delle promozioni stesse”. Dinamiche che, per la divisione Cura persona della multinazionale britannica, Ugo De Giovanni inquadra così: “Sicuramente il Covid prima e la fortissima inflazione delle materie prime dopo, hanno spinto sia l’azienda di marca che la Grande Distribuzione ad una revisione delle loro politiche promozionali con una conseguente riduzione dei volumi venduti. La leva promozionale tuttavia rimarrà un elemento importante per guidare i consumi. Ritengo infatti che l’enfasi si stia spostando, e continuerà a farlo anche in futuro, più sulla qualità del momento promozionale che sulla quantità, con la conseguente diffusione di nuove meccaniche promozionali volte ad aumentare maggiormente l’efficacia al consumo di questa leva”. Infine il punto di vista della GDO con Laura Giuliani, responsabile acquisti drug di Risparmio Casa : “La pressione promozionale è senza dubbio una leva importantissima nel comparto Cura casa e Cura persona. La nostra fortuna e, soprattutto, la nostra bravura, ci portano a vendere anche a scaffale e non solo in promozione dove abbiamo un’incidenza di poco superiore al 30%. La crisi inflazionistica ha cambiato le dinamiche della promo portandoci a diminuire la numerica degli articoli in promozione per evitare di aumentare troppo quest’ultima. Per quanto riguarda la nostra strategia commerciale –conclude – la marginalità promozionale è veramente irrisoria, il vero business è rappresentato dal restante portafoglio prodotti non in promo che il cliente acquista quotidianamente”.
70 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CURA CASA E PERSONA
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Mercato in salute: consumi in crescita nonostante la crisi
Il mercato dei prodotti per la cura della casa e della persona vive una condizione generale di salute, sulla quale pesa (come per qualsiasi segmento del consumo in questo momento) la grande incognita del potere d’acquisto progressivamente eroso dall’inflazione. Nell’anno terminante ad aprile 2023, secondo uno studio realizzato da Assocasa (Associazione Nazionale detergenti e specialità per l’industria e per la casa, che fa parte di Federchimica) in collaborazione con NielsenIQ, il Cura casa ha registrato un tasso di crescita pari al +6,4%, raggiungendo un giro d’affari di 4 miliardi di euro, in crescita di circa 240 milioni rispetto all’anno precedente. Tutti i comparti del cura casa registrano una crescita, specialmente Detergenti (+5,6%), Disinfestanti (+21,8%) e Coadiuvanti di lavaggio (+7,4%). Il comparto dei Detergenti, generante il 55% del fatturato del cura casa, è guidato dalla crescita del segmento Bucato (+5,6%), che raggiunge i 52 milioni. I detergenti bucato crescono grazie al loro principale sotto segmento lavatrice liquido (+6%), in cui si conferma buona la performance anno su anno delle caps (+2,2%), ma riprendono a crescere anche i liquidi (+7%). Buone nuove anche per il comparto Cura Persona, almeno fino ai dati preconsuntivi 2022, secondo i quali il fatturato totale ha
raggiunto i 13,3 miliardi di euro, in crescita del 12,1% rispetto al 2021. Un dato superiore del +10,5% a quello prepandemia del 2019. Positive anche le stime per il 2023 che vedono il fatturato salire a 14,4 miliardi di euro (+7,7% sul 2022). I consumi nel mercato italiano valgono 11,5 miliardi con un trend positivo dell’8,1% sul 2021. La GDO resta il canale più diffuso con una quota di circa il 42%, seguita da profumerie (19,3%) e farmacia (17%). L’e-commerce, grazie alla forte accelerazione impressa dal lockdown, ha quasi raddoppiato il proprio valore dal 2019, arrivando a coprire nel 2022 l’8,6% dei consumi cosmetici degli italiani. Le categorie merceologiche trainanti sono la cura viso (16,4%), la cura corpo (15,3%) e la profumeria alcolica (13,6%) mentre le variazioni percentuali più significative anno su anno si scontrano su cura delle labbra (+21,4%), trucco viso (+18%), profumeria alcolica (+16,3%) e trucco occhi (+11,7%). Un andamento positivo che trova conferma nelle parole di Ugo di Giovanni di Unilever : “Il mercato dei prodotti per la cura della persona cresce YTD Maggio 2023 di circa l’5,7% a valore, trainato dalla categoria dei deodoranti (+16%) mentre crescite più contenute, seppure ancora elevate rispetto ai trend storici, si registrano nel comparto dell’igiene orale ed igiene corpo”. Un contesto dunque
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complessivamente positivo, sul quale però pesano alcune ombre, come fa notare Laura Lisanti, Marketing Director Consumer Italy per Vileda (gruppo Freudenberg Home and Cleaning Solutions): “ FHP Italia registra una crescita a valore maggiore rispetto al mercato (+0,9% Vendite a Valore Progressivo Maggio 2023 vs AP, dati IRI tot. Italia + discount), rafforzando dunque la propria posizione con una quota in crescita. La grande incognita è rappresentata dall’attuale momento macroeconomico e se l’inflazione proseguirà, sarà fondamentale capire come influirà sui consumi”. Manlio De Filpo, Direttore Vendite Consumer di Italchimica , nota invece come il mercato si dimostri talvolta imprevedibile e cita il caso del sapone per le mani: “Dopo il covid-19, il sapone mani ha registrato una crescita significativa poiché le persone hanno acquisito l’abitudine di lavarsi le mani più frequentemente. Tuttavia, questa tendenza non si è consolidata e negli ultimi tre mesi di quest’anno si è registrato un calo significativo. Le interpretazioni che si possono dare sono diverse: potrebbe essere che i consumatori abbiano già acquistato abbastanza prodotti e li hanno già in casa, oppure potremmo aver dato per scontata un’abitudine che in realtà non si era ancora formata” , osserva. I cambiamenti investono non soltanto le tipologie di prodotto, ma anche i canali di vendita. “I discount stanno perdendo terreno a favore dei drugstore, tornando a svolgere il loro ruolo più tradizionale. Questo vale soprattutto per il cura-persona, forse anche a seguito della pandemia:
le persone hanno avuto più tempo per prendersi cura di sé e oggi c’è questa tendenza a tornare al negozio specializzato in prodotti di bellezza” aggiunge De Filpo. Se è vero che i consumatori stanno sempre più attenti alle spese, ci sono però anche altre leve potenti che spingono all’acquisto, come spiega Luana Rossolini per l’Home Care di Unilever : “Gli italiani hanno sicuramente cambiato il modo in cui acquistano e utilizzano i prodotti di uso quotidiano ed il consumatore è sempre più attento alla “Convenience”. Soprattutto nella scelta dei prodotti per la Cura della Casa, il consumatore vuole risparmiare tempo ed energia più che cercare un risparmio economico. Questo, anche grazie alla presenza di brand innovativi e affidabili, ha portato il reparto Cura della Casa di Unilever a viaggiare positivamente, raggiungendo un trend di crescita a valore del +10,1% rispetto al 2022”.
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ASCIUTTE PULITE
L’innovazione e’ la chiave per la crescita dei brand
Il buon andamento del mercato dei prodotti per la cura della casa e della persona è trainato dall’innovazione che deve essere capace di intercettare i nuovi bisogni dei consumatori, oggi guidati da due leve fondamentali: l’insicurezza (legata alla guerra e ai timori che essa genera) e una grande quota di tempo vissuta dentro le mura domestiche (trend innescato dalla pandemia e che, seppur in flessione, è destinato a perdurare). E’ questa l’analisi che emerge dal report annuale di Cosmetica Italia, nella parte dedicata alle evoluzioni attese da qui ai prossimi tre anni, secondo il quale “la ricerca della soddisfazione e del benessere emotivo si intensificherà da parte dei consumatori, sempre più stressati e in costante ansia per il divenire”. Inoltre, dice il rapporto, “i rapidi e continui progressi della tecnologia influenzeranno profondamente le aspettative dei consumatori nei confronti di prodotti e servizi in diverse categorie e tendenze”. Gli investimenti in innovazione saranno quindi cruciali per le imprese che si troveranno a dover gestire anche le probabili conseguenze determinate dall’impatto dell’inflazione e di una possibile recessione. L’innovazione oggi non può prescindere dalla ricerca di benessere e, soprattutto, di sostenibilità. Questo vale non solo per la cura della persona, ma anche per la cura della casa, come ha osservato Assocasa –Federchimica nel suo ultimo rapporto, dove si evidenzia una crescita del 6,4% (aprile 2023 su aprile 2022): “Benessere e sostenibilità restano due importanti elementi di traino di questa crescita. In questo contesto l’industria della detergenza ha guardato,
con molta più attenzione, non soltanto alla soddisfazione dei bisogni delle famiglie in termini di igiene e pulizia della casa, ma anche alla sostenibilità per combattere sprechi e promuovere la convenienza, la praticità d’uso e il benessere in generale”. Che siano proprio i consumatori a chiedere alle imprese di andare in questa direzione lo dice anche Manlio De Filpo, Direttore Vendite Consumer di Italchimica, che nota una interessante crescita nelle vendite delle ricariche: “Ritengo sia motivata da da diversi fattori, tra cui la convenienza economica, una maggiore consapevolezza ambientale e il conseguente desiderio di ridurre l’uso di plastica monouso. È un segmento importante a cui abbiamo pensato quando abbiamo deciso il lancio della nuova Box Ricarica per la crema di sapone mani Dermomed. L’indicazione ci è arrivata dai consumatori stessi attraverso i nostri test di mercato, che hanno recepito molto favorevolmente la nostra Box Ricarica in materiale a prevalenza cellulosica privilegiandola rispetto alle buste in plastica, considerate poco maneggevoli, esteticamente poco gradevoli e anche poco sostenibili. La Box Ricarica Dermomed non è solo funzionale, è anche esteticamente piacevole. Questo è ciò che ci riferiscono i risultati dei test condotti su oltre 600 consumatori e i riconoscimenti e premi ricevuti ci danno ragione. Ed infatti notiamo che molte altre marche stanno ora entrando nel mercato delle ricariche”. Le grandi aziende hanno compreso da tempo il desiderio di sostenibilità dei consumatori e ad essa hanno ancorato i propri investimenti in innovazione, per
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offrire prodotti evoluti che intercettino i nuovi trend. Per il comparto Home Care, ad esempio, Unilever ha recentemente messo sul mercato l’ultima versione del celeberrimo Svelto, che “combina una formulazione con più del 99% di ingredienti biodegradabili, attenta all’ambiente senza rinunciare all’efficacia sgrassante”, dice Luana Rossolini dell’Home Care di Unilever. Più in generale, spiega che “da decenni Unilever si impegna ogni giorno per sviluppare innovazioni di successo e sostenibili. Per questo, anche Unilever Home Care ha avviato Clean Future, un programma innovativo progettato per cambiare radicalmente il modo in cui i prodotti per la pulizia e il bucato vengono creati, prodotti e confezionati. L’intento è di risolvere i problemi dei consumatori, di ridurre significativamente il loro impatto sull’ambiente e contribuire a migliorare lo stile di vita sostenibile”. Per presidiare efficacemente il mercato, bisogna essere in grado di cogliere e intercettare tutti i cambiamenti di approccio manifestati dai consumatori: attenzione all’ambiente e al benessere, rapidità, convenienza economica. Lo spiega Laura Lisanti, Marketing Director Consumer Italy per Vileda: “L’innovazione è un elemento imprescindibile se si vuole continuare ad essere rilevanti per il consumatore proponendo soluzioni sempre nuove e dalle prestazioni superiori. In FHP, resta infatti il principale driver di crescita che mette al centro il consumatore, i suoi bisogni e le tendenze del momento. Ogni giorno lavoriamo sul continuo miglioramento dei prodotti core e sul lancio di novità per offrire articoli di qualità, con tecnologie e funzionalità all’avanguardia, generando così valore attraverso una reale differenziazione dell’offerta. Le nostre più recenti innovazioni recepiscono tutti i trend attualmente diffusi: garanzia di massima igiene, attenzione alla sostenibilità e soluzioni sempre più smart, pratiche e veloci da usare, in grado di
assicurare elevate performance di pulizia. Per esempio, i sistemi lavapavimenti Vileda – 1-2 Spray Max, Turbo Smart, Revolution e SuperMocio – sono leader di mercato nelle rispettive categorie; tutti progettati per rendere le pulizie semplici e veloci, alleggerire il lavoro e offrire al tempo stesso prestazioni superiori”. Quello che vale per la cura della casa, vale all’ennesima potenza per la cura di sé, dove entrano in modo più incisivo anche altri fattori che orientano i consumatori, come l’impegno etico e sociale. “L’innovazione, spinta da forti investimenti in R&D, volti a sviluppare prodotti e tecnologie superiori, rimane vitale per noi, come per l’industria di marca in generale. Oggi la ricerca e sviluppo devono recuperare un ruolo ancora più centrale, poiché rappresentano sempre di più il fattore differenziante e vincente rispetto alla competizione sul mercato. Utilizzo di ingredienti a livello funzionale per dare al consumatore benefici maggiori ed apprezzabili in uso, sviluppo di test e studi clinici che consentano di esprimere al meglio al consumatore tali benefici, sono alcune delle aree di maggiore attenzione – dice Ugo di Giovanni del Personal Care di Unilever -. Oltre all’innovazione mi preme sottolineare come l’investimento in comunicazione ed attività sociali, cosiddette di “purpose”, sia un elemento per noi prioritario. I grandi marchi sono infatti in grado di raggiungere un numero elevato di consumatori e nel farlo, possono promuovere cambiamenti importanti con un impatto positivo sulla società. Noi abbiamo vari esempi come l’impegno di Mentadent lungo oltre 40 anni nella prevenzione dentale o l’impegno di DOVE per promuovere la bellezza autentica e l’autostima. Molteplici ricerche confermano come ormai i consumatori chiedono ai brand un impegno sociale e varie analisi confermano anche come i brand che si adoperano in questa direzione abbiano una crescita significativamente più sostenuta della media mercato”.
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I N°1 PER EFFICACIA nella cura del bucato
La nuova linea STIRA e AMMIRA si fa notare per la qualità dei suoi prodotti.
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Test di laboratorio INNOVHUB effettuato in lavatrice con tessuto standard, detersivo per bucato tradizionale, colore disperso (blu) e STIRA e AMMIRA CATTURACOLORE.
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I brand resistono bene all’urto della MDD
I prodotti per la cura della casa e della persona resistono all’onda di piena della MDD il cui impatto cresce, ma di certo non con a forza che mostra in altri settori merceologici, a partire da quello dei prodotti freschi. Per la cura della persona – e soprattutto della casa – il potere dei grandi brand continua a funzionare presso i consumatori, nonostante le esigenze di risparmio sia siano fatte nel corso dei mesi sempre più pressanti.
“La MDD rappresenta circa il 20% del mercato della cura della persona ed è in significativa crescita rispetto all’anno scorso. L’industria in generale è stata fortemente impattata dalla crescita dei costi di produzione e delle materie prime – dice Ugo di Giovanni del Personal Care di Unilever -. In un contesto di difficoltà economica per le famiglie, la marca industriale deve continuare a interpretare, accentuandolo ulteriormente, il ruolo di innovatrice del mercato, rispondendo al meglio alle esigenze dei consumatori. E’ inoltre fondamentale continuare ad investire sui prodotti iconici, garantendo un livello di qualità sempre più alto e percepibile come tale, proprio per offrire ai consumatori un ventaglio di opzioni che passi da prodotti più premium a prodotti più economici”. Nel comparto cura della casa e della persona, secondo un recente studio di
NIQ (Nielsen IQ) nel primo trimestre del 2023 c’è stato un andamento positivo della MDD rispetto allo stesso periodo del 2022: l’incidenza della MDD nella cura della casa è cresciuta dal 21,8% al 24,9, mentre nella cura della persona è salita di tre punti, dal 14,1% al 17,1%. Già nel 2022, stando ai dati IRI diffusi in occasione di Marca, la cura della persona aveva visto un avanzamento della MDD, crescendo del 14,5% in valore e del 4,8% in volume rispetto al 2021. Ma la cura della casa aveva mostrato un andamento inverso: qui, nel 2022, la MDD è sì cresciuta del 6,9% in valore, ma ha ceduto il 5,1% in volume. A dimostrazione del fatto che il fattore prezzo è rilevante nell’orientare le scelte dei consumatori, ma in questo comparto il mainstream, con il forte impatto del brand, rimane determinante. Proprio per continuare a contenere l’impatto della MDD, i brand devono rimanere ancorati a ciò che li contraddistingue, ovvero una massiccia e continua dose di innovazione. “Con la tendenza delle marche del distributore a coprire sempre più segmenti di prodotti, ai produttori industriali spetta il compito di non limitarsi ad offrire prodotti standard, ma di puntare invece su una forte innovazione di prodotto”, dice Manlio De Filpo, Direttore Vendite Consumer di Italchimica . “Solo l’innovazione conferisce un vero valore aggiunto e permette alle
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marche industriali, come la nostra, di mantenere quote di vendita significative. La velocità nella presentazione di prodotti innovativi è un altro fattore fondamentale ed è anche uno dei valori di Italchimica, che considera la rapidità nella creazione di nuovi prodotti come la chiave di un successo duraturo. L’innovazione portata dalla marca piace e sostiene i produttori nella competizione con le marche del distributore nei punti vendita”. Della stessa opinione Luana Rossolini, dell’ Home
Care Unilever : “Le marche del distributore hanno sicuramente guadagnato mercato, essendo considerate di buona qualità e andando a coprire con la loro offerta bisogni di consumo differenti. Il ruolo delle marche industriali è quello di innovare, offrendo sempre un miglior risultato, fornendo un portafoglio più ampio e creando prodotti coerenti con i trend di
mercato. Creare e sostenere brand forti e affidabili è un requisito indispensabile”. Altra leva fondamentale per conservare il forte ruolo della marca nell’orientare il processo d’acquisto è la comunicazione, come spiega Laura Lisanti, Marketing Director Consumer Italy per Vileda:
“Lo shopper premia il brand quando riconosce la capacità di offrire prodotti di qualità elevata che soddisfano a pieno le sue esigenze, portandogli un reale valore aggiunto. Noi sosteniamo la categoria con un articolato piano media che, oltre a valorizzare il brand, trasmette con chiarezza i benefit e le caratteristiche delle singole innovazioni. La soddisfazione del consumatore e l’intento di offrire prodotti unici e differenziati sono le motivazioni principali che ci portano a essere leader assoluti nei prodotti per la pulizia della casa”.
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Massima qualità al minor prezzo possibile per la mdd
Nel mondo della grande distribuzione i Drugstore hanno raggiunto la crescita più sostenuta tra tutti i canali distributivi, a questo proposito abbiamo intervistato Laura Giuliani, responsabile acquisti Drug di Risparmio Casa che afferma “I drugstore sono un’importante realtà del mass market retail, si tratta di un mercato rilevante con molti player che operano in esso e che, secondo NIQ (NielsenIQ) negli anni ultimi anni è cresciuto quasi più dei discount”. La crescita costante di questo mercato porta a considerare anche un ipotetico un punto di saturazione, che in questo ambito risulta però ancora lontano. La stima, oltre ai dati prende in considerazione le abitudini del
cliente che nel tempo sono cambiate, indirizzandosi fortemente verso store specializzati che offrono una vasta scelta di prodotti ad un prezzo conveniente “Il cliente trova rassicurante affidarsi agli store specializzati. Il costante sviluppo ed i costanti successi riscontrati in ognuno di questi ci porta a pensare che la saturazione sia ancora lontana – continua Giuliani - ci sono tantissimi territori ancora da conquistare e sicuramente c’è tanto spazio e spazio per tutti”. Facendo riferimento al mercato tedesco dove i Drugstore occupano una quota di mercato particolarmente rilevante afferma “possiamo facilmente considerare che abbiamo ancora circa
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20 punti di crescita canale da poter raggiungere”. Ad influire su questa crescita è stato anche il contesto covid e post-covid che ha inevitabilmente modificato la percezione del consumatore rispetto all’attenzione alla pulizia, all’igiene e alla cura del sé “un cambiamento dovuto non solo alla pandemia ma anche a tutto ciò che è accaduto post pandemia. I prezzi sono lievitati e il consumatore si è trovato ad acquistare prodotti con un’inflazione media del 12%. Questo lo ha portato a considerare diversamente i consumi e le scelte di acquisto si sono modificate. Non è più fedele alla marca, compra in base alle opportunità di acquisto, nella maggior parte dei casi si è spostato sulla marca privata o sui brand coleader” afferma Giuliani. Ad incidere sulle vendite è anche la Marca del Distributore (MDD) presente all’interno di Drugstore come Risparmio Casa che “ha da sempre rappresentato un punto forte. La nostra mission riguardo alla marca privata è quella di dare la massima qualità al minor prezzo possibile ed il consumatore riconosce in noi questo plus”. La MDD infatti incide sulle vendite a valore superando il 30% e a volume il 36% con una crescita a valore rispetto al 2022 del 20% “questo ci porta a credere sempre di più nella marca privata ed a sviluppare progetti importanti nel 2023 e negli anni a venire”. Da prendere in esame anche la pressione promozionale, una condizione di rilevante importanza nell’ambito del cura casa e persona, che però non risulta un grande problema come afferma la responsabile “riusciamo a vendere anche in scaffale e non solo in promozione. Abbiamo un’incidenza
promozionale di poco superiore al 30%. La crisi inflazionistica ne ha cambiato le dinamiche in quanto ci ha portato a diminuire la numerica degli articoli in promozione onde evitare di aumentare troppo quest’ ultima”. A confermare questo dato anche il margine per tenere alto il libello di scontistica promozionale “si tratta di una marginalità promozionale veramente irrisoria – conclude Giuliani - il vero business è rappresentato dal restante portafoglio prodotti non in promozione che il cliente acquista quotidianamente”.
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Detershop: qualità e giusto prezzo per fidelizzare il consumatore
La crescita dei Drugstore inizia nella prima crisi dei consumi intorno al 2010 quando si rafforza nel consumatore la convinzione che ad un sicuro risparmio trova una profondità assortimentale fino ad ora assente nel mondo Retail, vuoi per problemi di spazio a scaffale, vuoi per una questione di rotazione alle vendite. La crescita si è rafforzata enormemente nel periodo Covid, dove la maggior parte dei clienti trova gli articoli necessari (alcool, gel, detergenti sanitari, ecc.) e questa situazione cosi drammatica ha trasmesso in ognuno la voglia di essere cliente “affezionato“ di un nuovo Gruppo che non sia anche Food. Non è facile prevedere una saturazione nei consumi, le industrie cavalcano questa “positività” di mercato con forti innovazioni, apportanto notevoli migliorie su prodotti gia esistenti. Un ruolo importante sullo scaffale viene dato dai prodotti a marchio la cui incidenza cresce sempre di più, la nostra insegna Detershop ha iniziato
da poco questo percorso creando due marchi: Blixy articoli per la cura persona e Kleans per la cura casa. E’ nostro obiettivo presidiare i maggiori gruppi merceologici cercando di fidelizzare al massimo e garantendo una grande qualità a giusto prezzo. La pressione promozionale è una leva importante ma non deve essere la più importante, il cliente deve avvicinarsi al volantino con la voglia e la garanzia di trovare sempre il prodotto alto vendente, ma anche quella nicchia di mercato che un prezzo decisamente accettabile lo porti all’acquisto.
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amplia la linea zero stress con tre nuovi prodotti
Pensata per contrastare i problemi legati all’inquinamento atmosferico, agli elevati livelli di stress e ai sintomi del long Covid, la linea Zero Stress quest’anno si arricchisce di tre nuovi prodotti allineati con i trend del settore che vedono, anche a lungo termine, sempre più centrale l’attenzione alla cura della cute. Mirati e specifici, per uomo e donna e per tutte le tipologie di capello, il pre-shampoo, lo shampoo sebo regolatore e lo shampoo anti-forfora sono progettati per offrire una soluzione completa di trattamento e detersione cutanea per la prevenzione e le problematiche legate alle problematiche cutanee sempre più diffuse. La gamma ZeroStress raggiunge così un nuovo livello di servizio, andando a coprire tutte le esigenze legate alla cura della cute.
Le nuove referenze sono:
Il trattamento Pre-Shampoo Zero Stress
rappresenta un passo importante nella cura del cuoio capelluto e nella prevenzione dell’insorgenza di problematiche cutanee. Grazie al complesso Balance Technology, un concentrato di oli essenziali tra cui Tea Tree, arnica, rosmarino, lavanda, eucalipto, salvia, camomilla e bergamotto, ha un’azione detossinante e purificante, che riattiva il metabolisto e la microcircolazione cutanea e riequilibra il film idrolipidico, donando vitalità a cute e capelli. Una soluzione delicata ideale per tutte le tipologie di pelle, anche le più derivate, soprattutto per il cambio di stagione nel contrastare le impurità derivanti dal cambiamento delle condizioni climatiche e ambientali. 99% di ingredienti naturali, e 0% di Solfati, Siliconi, SLE/SLES, Coloranti e Paraffina. Lo shampoo sebo regolatore Zero Stress
è perfetto per coloro che cercano una soluzione anti-sebo senza compromettere
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Alama Professional
la salute della cute, tutelando il mantenimento del corretto film lipidico cutaneo. Da utilizzare almeno due volte a settimana, questo shampoo è adatto anche per un uso frequente. Lenisce la cute attenuando in modo progressivo la formazione di sebo, senza stressare o aggredire la pelle della cute. Grazie a Physio Scalp Balance, una miscela di attivi purificanti derivati dal Cocco e dal Miele, è possibile controllare ed equilibrare il livello di sebo sulla pelle, mantenendo al contempo i benefici previsti e prevenendo gli effetti collaterali negativi associati. Questo prodotto lava delicatamente la cute e ripristina il normale film protettivo, ristabilendo così l’equilibrio naturale del cuoio capelluto. 95% di ingredienti Naturali e 93% di ingredienti biodegradabili. 0% di Siliconi, SLE/SLES, Coloranti. Gluten Free. Zero Stress shampoo anti-forfora che a base di Piroctone Olamina, ha un’efficacia significativa contro la forfora.
Raccomandato per almeno due lavaggi a settimana, questo prodotto non solo attenua l’irritazione e il prurito cutaneo, ma riduce anche visibilmente la formazione di nuova forfora del 60% in soli 5 settimane di utilizzo distruggendo l’infezione fungina.
Questo prodotto è poi ideale per tutti coloro che desiderano mantenere un cuoio capelluto sano. Testato clinicamente e arricchito da una piacevole profumazione unisex ai fiori di cotone, deterge garantendo risultati efficaci e duraturi. 94% di ingredienti Naturali e 93% di ingredienti biodegradabili. 0% di Siliconi, SLE/SLES, Coloranti. Vegan e Gluten Free.
L’obbiettivo come sempre per Alama Professional con le sue linee è di portare la qualità professionale,100% made in Italy, a portata di scaffale. Con Zero Stress continua il desiderio per il brand Veneto di volere soddisfare anche le esigenze più problematiche di cute e capello offrendo soluzioni innovative e sempre di altissima qualità!
85 SPECIALE CURA CASA E PERSONA GDOnews | Settembre 2023
Il nuovo comparto detersivi lavatrice aumenta i lavaggi e riduce l’impatto ambientale
Nell’era in cui la sostenibilità ambientale è diventata una priorità per molte aziende, il settore dei prodotti per la pulizia sta facendo grandi passi in avanti e secondo un recente studio Eurisko per i consumatori italiani, i temi della sostenibilità e della responsabilità sociale devono essere parte dell’operato di un’impresa. Lo studio pone l’accento su quanto siano ritenuti essenziali i comportamenti virtuosi, soprattutto nei confronti dell’ambiente e della società in generale. Per questo motivo, la Fiorillo Detergenza, ha abbracciato l’obiettivo di rendere i propri prodotti sempre più ecologici, tenendo conto delle esigenze della società moderna, orientata alla sostenibilità. Il nostro reparto R&D, già dall’anno scorso ha iniziato a lavorare per sviluppare una formula innovativa per il detersivo lavatrice, che permettesse di ridurre l’uso di risorse, senza compromettere l’efficacia del prodotto e da gennaio 2023 si è presentata sul mercato con il nuovo detersivo liquido da 2.5LT con cui si realizzano addirittura fino a 42 lavaggi. Il nostro viaggio nello sviluppo del comparto lavatrice si è concluso a giugno di quest’anno con la presentazione della nuova formulazione del detersivo in polvere, progettata per essere più concentrata e potente, grazie al suo “SISTEMA ECO-30°”, che consente
di utilizzare una quantità inferiore di prodotto per ogni lavaggio mantenendo la massima efficacia. Di conseguenza, un packaging più compatto di Fiorillo Polvere passa da 86 lavaggi della versione precedente ai 98 della nuova formulazione. L’aumento del numero dei lavaggi per tutto il comparto lavatrice è solo la punta dell’iceberg del nostro impegno verso l’ambiente, infatti la sostenibilità ambientale non riguarda solo il risparmio economico del cliente finale, ma anche l’utilizzo di risorse preziose come l’acqua. Le nuove formulazioni dei detersivi Fiorillo Lavatrice sono state progettate per richiedere meno acqua durante il processo di lavaggio e grazie al 30% di efficacia in più, contribuiscono così a ridurre il consumo idrico complessivo rappresentando un importante passo in avanti nella direzione della sostenibilità ambientale. Con un aumento del numero di lavaggi per confezione, la riduzione di plastica, carta e acqua, l’azienda dimostra il proprio impegno a fare la differenza nell’ambito della tutela ambientale. Questa iniziativa è un chiaro segnale di come sia possibile conciliare la qualità del prodotto e la riduzione dell’impatto ambientale, offrendo una prospettiva positiva per un futuro più sostenibile e rispettoso dell’ambiente.
86 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CURA CASA E PERSONA Rivoluzione
sostenibile:
Con Spontex qualità e sostenibilità sono al servizio della cura della casa
Da oltre novant’anni Mapa Spontex fornisce soluzioni innovative ed efficaci per rendere le pulizie domestiche veloci e meno faticose, garantendo al tempo stesso un risultato ottimale. Caratteristiche che l’hanno resa leader di mercato nelle spugne e nei panni cellulosa grazie a prodotti storici di grande qualità come la spugna abrasiva, i Panni Spugna e la spugna Samba. Una gamma in costante evoluzione grazie ad un team di ricerca e sviluppo che lavora quotidianamente per mettere al servizio del consumatore prodotti intelligenti e ideali per ogni necessità, come le tre novità realizzate da Spontex in questo 2023, ad iniziare dalla Spugna DoppioUso Flexy in cellulosa vegetale rivestita da particelle abrasive con superficie dall’esclusiva forma a onde. Flessibile ed ergonomica, è super efficace contro lo sporco, arrivando anche negli angoli più difficili da pulire, senza graffiare le
superfici più delicate. Inoltre, grazie al lato in cellulosa vegetale, la spugna è ultra assorbente e facile da risciacquare. La cellulosa vegetale utilizzata per il lato assorbente della spugna è inoltre ricavata da foreste gestite in modo sostenibile e da fonti controllate. È stata realizzata e presentata in questi mesi anche la nuova Microfibra Maxi Fresh che, grazie al suo trattamento antibatterico agli ioni d’argento, agisce come uno scudo protettivo uccidendo il 99% dei batteri presenti nel panno e impedisce lo sviluppo di cattivi odori. Può essere usata bagnata ed è efficace anche solo con l’acqua rimuovendo lo sporco dalle superfici anche senza il bisogno di alcun detergente, e può infine adattarsi a tutte le attività della casa garantendo risultati brillanti. Ma Spontex è da sempre anche sinonimo di protezione delle mani e fra le ultime novità lanciate sul mercato troviamo anche i guanti monouso in
88 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CURA CASA E PERSONA
SPECIALE CURA CASA E PERSONA
nitrile blu nel medio formato da quaranta che permette di avere un prodotto qualitativo ad un prezzo competitivo. Privi di lattice e ipoallergenici i guanti sono indicati anche per le pelli più sensibili e in caso allergie alle proteine del lattice naturale, mentre la loro formulazione senza polvere non lascia residui sulla pelle garantendo ottimo comfort quando indossati. La resa è ovviamente ottimale, dalle pulizie domestiche alla cura degli animali, dal fai da te alla cura delle persona, senza dimenticare i lavori delicati e di precisione grazie al microgrip sulle dita che assicura una migliore presa e manualità. Sul fronte della sostenibilità invece l’azienda - nata in Francia nel 1932 dalla fusione di Spontex e Mapa ed entrata dal 2016 in Newell Brands, uno dei più grandi gruppi americani del largo consumo – è impegnata in prima linea grazie a prodotti in pura cellulosa e cotone, lavabili e riutilizzabili, biodegradabili ed efficaci anche senza detergenti. Ormai da cinque anni inoltre sviluppa una gamma di prodotti più responsabili, ad iniziare dalle materie prime fino all’imballaggio. La cellulosa delle spugne, come detto, è realizzata con materiale naturale di origine vegetale proveniente da foreste gestite in maniera sostenibile mentre le fibre sono riciclate al 100% così come il cotone usato all’interno di tutti i guanti riutilizzabili. Innovazione e attenzione all’ambiente che nei prossimi mesi si tradurranno anche nel lancio di Effetto Seta in lattice certificato FSC con un nuovo pack totalmente privo di plastica. Un altro passo verso l’obiettivo di arrivare al 2025 con imballaggi interamente riciclabili e soluzioni alternative alla plastica. Ma
l’impegno di Spontex non si ferma qui dato che insieme a Let’s Do it! Italy ha promosso il programma “Per un mondo più pulito” donando diecimila guanti per la protezione delle mani durante il World Clean Up Day a cui ogni anno nel mondo partecipano oltre 21 milioni di persone, mentre in collaborazione con Regusto partecipa al progetto “Impatto positivo” nel territorio italiano con l’utilizzo di Impact Token – tracciati in blockchain e identificati da un NFT - che certificano l’impatto positivo sociale e ambientale grazie al recupero di prodotti a rischio spreco. Buone pratiche diffuse anche grazie ad una capillare comunicazione su tv e Web dove Spontex ha diffuso, in particolare, una campagna dedicata alla protezione e all’igiene delle mani, senza dimenticare la promozione della propria spugna Universale accompagnata dall’immancabile riccio mascotte del brand. Proseguirà invece fino al 31 dicembre il concorso “Vinci con Spontex”.
90 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE CURA CASA E PERSONA
BUCATO EXTRA FRESCO CON
DUAL POWER
Detersivo e ammorbidente insieme per una profumazione persistente
La combinazione di Dual Power, detersivo e ammorbidente con la stessa fragranza, garantisce un profumo duraturo sui tessuti. Grazie alla sua potente azione detergente, Dual Power rimuove macchie ostinate e impurità difficili, offrendo risultati
sorprendenti: capi che ritrovano la loro bellezza, colori vibranti e tessuti morbidi al tatto. Prova l’efficacia straordinaria che solo Dual Power può offrire, per tessuti piacevolmente freschi, più a lungo.
Dualpower.it
Il latte spot rischia nuovi rimbalzi, politiche di Usa e Cina fattori di rischio per i derivati europei
Come molte altre sul mercato internazionale anche quella del latte è una commodity che da tempo sta vivendo turbolenze importanti. Dalla pandemia in avanti ha infatti affrontato numerose vicissitudini che hanno determinato rialzi importanti dei prezzi e successivi saliscendi che hanno portato a durissime battaglie negoziali che proseguono ancora oggi. Dinamiche che seguono le logiche dei mercati, in un mondo sempre dipendente dalle relazioni fra Cina e Stati Uniti, e in particolare dell’Unione Europea, determinante nella formazione dei prezzi essendo uno dei maggiori produttori di latte bovino con offerta e domanda plafonate sempre alle prese con eventi e minacce esterne. Aspetti di una situazione complessa,
illustrati dal Commodity Market Analyst di Aretè Agrifood Filippo Roda nel corso del Cibus Lab di GDO News dedicato al latte e i suoi derivati, grazie ai dati raccolti dalla società che dal 2002 è al fianco dell’agroindustria per l’analisi degli scenari e la definizione di strategie competitive.
La crisi dell’offerta
Negli ultimi anni il trend produttivo del latte, tipicamente crescente, ha visto una brusca interruzione. Dopo un decennio, caratterizzato in Europa da un aumento della produzione di circa il 10% - con incrementi annui che hanno superato anche l’1,5% -, il recente triennio ha visto una battuta d’arresto con cali apprezzabili. Uno shock che si è abbattuto sul
92 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE FORMAGGI
Formaggi
mercato dei trasformati portando a volatilità e inflazione soprattutto nel 2022. “Fra i principali motivi di questo rallentamento c’è sicuramente il calo dei capi produttivi in Europa- spiega Roda -con l’aumento delle macellazioni per andare incontro alle politiche di riduzione delle emissioni dell’Unione Europea. Abbattimenti cresciuti anche per la crisi energetica e quella dei mangimi con la “tempesta perfetta” che ha portato mais e soia a livelli di prezzi senza precedenti, oltre ad una situazione climatica poco favorevole per lo sviluppo dei pascoli. L’inflazione che ha caratterizzato i mangimi ha poi avuto un impatto anche sulle rese andando nella direzione di un ammanco di latte a livello europeo, in un mercato che ha una domanda lenta ad aggiustarsi e tendenzialmente rigida”. Questa è stata la principale causa dell’inflazione avvertita soprattutto nel 2022, con trend analoghi anche in altri paesi produttori ed esportatori di vari derivati del latte come Nuova Zelanda e Stati Uniti.
L’evoluzione della domanda
In generale, a livello storico, la domanda
è tendenzialmente crescente a livello globale ma in una prima fase di ammanco dell’offerta è rimasta rigida soprattutto in UE, scatenando la grande rincorsa che ha portato a livelli record senza precedenti i prezzi del latte e delle sue trasformazioni come scremato, burro o formaggi che hanno avuto incrementi anche fra 5060% rispetto ai valori del 2020. Con questa spinta inflattiva la domanda ha iniziato gradualmente ad aggiustarsi al ribasso, tant’è che sui mercati europei tipicamente da esportazione come le polveri, siamo arrivati nel 2022 ad un calo della domanda più che proporzionale rispetto alla produzione. Congiunture particolari come, ad esempio, la pandemia in Asia (dove la Cina è un grande importatore di latte in polvere capace di stravolgere gli equilibri) o il calo della domanda dell’Algeria, altro importatore rilevante di latte in polvere scremato, hanno favorito la contrazione. “Paradossalmente – afferma l’analista – siamo arrivati ad una seconda metà del 2022 nella quale, complici i livelli di inflazione raggiunti, la domanda ha iniziato ad aggiustarsi mentre i prezzi sono tornati scendere. Abbiamo visto come
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su polvere di latte scremata, ma anche burro e formaggi più generici (Cheddar, Emmental, Edammer) l’aggiustamento della domanda ha determinato una deflazione del 20-25% nei primi mesi del 2023. Ciò non comporta però un ritorno a mercati equilibrati perché i prezzi si mantengono a livelli più elevati rispetto alla media. Con un po’ di ritardo abbiamo visto un aggiustamento e un calo della domanda industriale anche a livello nazionale ed europeo e non dobbiamo dimenticare di essere in un periodo di inflazione crescente con politiche monetarie restrittive nei principali paesi”.
Il trend dei prezzi della materia prima negli anni 2020-2023
“Abbiamo avuto un 2022 in forte deflazione con prezzi record – prosegue Roda –ricordiamo infatti che veniamo da minimi durante la prima fase del 2020 che sul latte spot hanno visto prezzi attorno a 2829 euro per cento chili, con picchi di oltre 65 euro raggiunti invece l’anno scorso. Più del doppio rispetto ai minimi toccati nella prima fase della pandemia e nel corso della contrattazione della domanda con l’incertezza dei consumi fuori casa. Poi, complice anche un po’ di stagionalità produttiva durante la primavera e un po’ di contrazione della domanda, i prezzi sono tornati a calare anche se oggi sul latte Italia siamo attorno ai 50 euro per cento chili sul mercato spot, cifra che è enormemente superiore a quei 28-29 euro del 2020”. Numeri che rispecchiano quando detto in precedenza, con il latte contrattualizzato, che deriva da accordi fra conferitori e trasformatori, di fatto già fissato a fine 2022 per il primo semestre 2023 a 55,7 euro per cento chili. Prezzo che verrà poi rinegoziato per la seconda parte dell’anno.
Il caso Cina. La domanda che ha portato alla crisi dei prezzi
A cavallo fra il 2021 e il 2022 i mercati
sono stati caratterizzati da un ammanco dell’offerta derivato in particolare da difficoltà produzione e trasformazione nei paesi europei più grandi e importanti a livelli di volumi, a partire dalla Germania. Si tratta infatti del primo produttore e trasformatore a livello continentale che insieme alla Francia supera il 40%. L’Italia, che rappresenta circa il 9%, paradossalmente in quel biennio aveva prodotto meglio riscontrando anche alcuni incrementi in quanto meno colpita da eventi atmosferici o problematiche di trasformazione come quelle tedesche. Ci sono stati momenti in cui il latte spot nazionale è quindi andato a quotare meno rispetto alla Germania che di fatto non è in una situazione di equilibrio sul mercato data anche la premialità che il nostro latte possiede per le trasformazioni dei nostri formaggi e delle specialità italiane. Il trend, che fra il 2021 e 2022 ha portato la Germania addirittura ad importare dal nostro paese, è venuto meno a partire dalla seconda metà dell’anno scorso e oggi il prodotto italiano è tornato a premiare in maniera abbastanza importante sul listino di Milano a 52,5 euro a fronte dei 46,2 di quello tedesco. “Tendenzialmente – afferma l’esperto di Aretè – escludo che si possa ripresentare una situazione analoga anche se questa congiuntura ci ha dimostrato la fragilità del mercato a livello internazionale e comunitario ma anche all’interno dei singoli stati membri, con una conseguente volatilità anche su prezzi che tendenzialmente seguono differenziali stabili”.
Proiezioni fine 2023 inizio 2024
Con una proiezione di produzione che fatica ad aumentare, allontanandosi dai picchi primaverili, c’è il rischio di un prosieguo dei rimbalzi del latte spot. Per capire meglio quello che accadrà nel 2024 bisognerà attendere il primo trimestre del nuovo anno. “Da qui ad allora – sottolinea Roda – sarà necessario monitorare ciò che
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succederà sui mangimi perché, anche per quanto riguarda soia e mais, abbiamo visto che con la deflazione degli ultimi mesi siamo lontani dai picchi di prezzo del 2022. In alcune aree però ci sono problematiche perché i raccolti del 2023 devono ancora arrivare (principalmente da Europa e Stati Uniti) ed esistono diverse criticità date ad esempio dalla forte siccità nella Corn Belt americana (regione medio occidentale) che sta causando forte volatilità sui mercati – la soia ultimamente è aumentata molto – ma anche l’incertezza su qualità e quantità del raccolto europeo. Secondo l’analista dunque “i fattori di rischio sono tanti, sul mondo dei derivati penso alla trasformazione di burro, polveri e formaggi. Abbiamo detto come nonostante la contrazione della domanda negli ultimi mesi, il livello di approvvigionamento del mercato rimane debole rispetto allo storico e i prezzi faticano ad andare molto più in deflazione di quanto già fatto. In questo contesto – aggiunge – il vero rischio è la resilienza dell’economia asiatica perché la Cina – che sta attraversando una congiuntura economica difficile – tra il 2020 e il 2021 con la sua ripartenza scatenò quella che noi analisti chiamammo “tempesta perfetta” sui mercati, con ripercussioni su mais, soia e comparto di latte e derivati. Vedo una seconda parte dell’anno ancora abbastanza delicata, soprattutto sul prezzo del latte spot ma, potenzialmente, ci sono anche dei rischi di rialzo sul mercato dei trasformati che potrebbero poi avere strascichi anche sul primo trimestre 2024, in attesa di capire le proiezioni europee durante i picchi primaverili”.
Le minacce che potrebbero far incrementare la domanda
Con l’attuale livello di stock un ritorno della domanda asiatica un pochino più in linea rispetto a quella che è la sua richiesta storica, avrebbe un impatto importante in termini di prezzo. Già nei primi mesi dell’anno la Cina
è tornata ad affacciarsi un po’ sul mercato di latte e derivati visto che fra gennaio e marzo la Commissione Europea segnalava un aumento di oltre il 60% della domanda cinese rispetto all’anno precedente. “Non siamo ancora in linea con la richiesta cinese pre 2022 – premette Roda – ma sta iniziando a muoversi qualcosa anche se attualmente è difficile mettere a fuoco il timing di questa ripartenza. Credo che se l’economia asiatica dovesse rimanere un pochino rallentata, in generale gli stock non lascerebbero grandi margini a un’ulteriore deflazione. Quindi restano i rischi ma le tempistiche dipenderanno dai movimenti dell’economia americana anche in termini di politiche monetarie e aumenti dei tassi di interesse”.
Le conseguenze del costo del denaro sulle dinamiche del mercato del latte Tendenzialmente la stretta monetaria è uno strumento che ha la Banca Centrale per provare a calmierare un pochino l’inflazione aumentando il costo del denaro ma, generalmente, tende un po’ a calare un po’ anche quella che può essere la domanda a rafforzare il dollaro, spesso senza grande stimolo per l’economia. Questo significa che anche nei rapporti fra Stati Uniti e Cina gli Usa sono meno incentivati all’acquisto di beni orientali e a dare una spinta alla ripartenza dell’economia asiatica. Al di là del mondo agrofood non è uno stimolo per tornare a veder crescere una Cina che conseguentemente torna a domandare tanta polvere di latte scremato con un effetto sul mondo di latte e derivati. “In generale –conclude l’analista Aretè – una situazione di inflazione di politiche monetarie restrittive anche a livello europeo è banalmente un limite a quella che può essere la domanda. Tendenzialmente ha un effetto ribassista che innesca elementi di volatilità sui mercati valutari e una competizione differente – e non sempre di facile lettura - fra prodotto europeo e nazionale”.
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Circana: l’inflazione al 20% cambia le scelte di acquisto ma
il consumatore non rinuncia ai formaggi superpremium.
La crisi della fascia socio-economica più bassa contribuisce al calo dei volumi del discount
Il comparto del latte e dei suoi derivati rappresenta la prima filiera dell’agroalimentare italiano con gli oltre 13,5 miliardi di euro sviluppati nel 2022. Oggi al suo interno troviamo anche una categoria di consumatore che sta soffrendo molto più delle altre il particolare momento storico. Si tratta della fascia socioeconomica più bassa che, con le sue scelte pressoché obbligate, sta contribuendo al calo dei consumi nei discount. È quanto emerge dal report “Il mercato dei formaggi alla prova dell’inflazione” realizzato da Circana e illustrato dal CPG director Alessandro Poli nel CibusLab di GDO News dedicato a latte e derivati. La tendenza generale del Largo Consumo dei prodotti alimentari in generale e dei formaggi, fino ad un anno fa identificava nei discount un punto di riferimento nelle strategie deflattive dei consumatori per fronteggiare gli aumenti e difendere i consumi. Nel 2022 la GDO aveva chiuso con un -2,7% sui volumi mentre il canale
del risparmio per eccellenza aveva tenuto, ma oggi la situazione sta cambiando perché con l’inflazione ancora alta, ci sono target di consumatori che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Sono quelli elettivi del discount che stanno contraendo i propri consumi perché impossibilitati a spendere. I dati raccolti da Circana indicano chiaramente come sia proprio la fascia più bassa, zoccolo duro del canale, ad aver tagliato i consumi. Questo avviene in un contesto generale del canale retail nel quale l’inflazione continua a correre, con un indice Circana nel settore dei consumi alimentari pari al 12,2% (AT Giugno 2023), ben superiore a quello Istat (7,54%) e a quello dei prezzi di produzione (7,6%). “C’è stato qualche calmieramento nel breve periodo a maggio – sottolinea Poli – ma siamo costantemente vicini al 15% da quasi otto mesi. Per questo motivo i consumatori dall’inizio del periodo inflattivo, a gennaio dell’anno scorso, hanno trovato una
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serie di strategie deflattive per tutelare i consumi alimentari in uno scenario di reddito disponibile in calo a causa dell’aumento dei costi obbligati. Hanno cercato di resistere ma quando i livelli sono diventati insostenibili i consumi sono entrati in una fase di contrazione”. Un tasso d’inflazione che per i formaggi è ancora più alto, visto che a cavallo fra novembre e aprile ha viaggiato sopra il 20%. Consumi dei prodotti LCC che dopo un 2022 chiuso in pari sono oggi in calo del 3% perché molte famiglie non ce la fanno a reggere un’inflazione così alta a fronte di redditi che non si stanno adeguando. Una situazione tradotta nel mondo di latte e derivati con una crescita vicina al 10% in questa prima parte dell’anno per via dell’inflazione, e di un calo dei consumi del 1,5%. All’interno di questo comparto i formaggi rappresentano la voce più importante con 7,76 miliardi di euro del 2022, periodo in cui hanno cominciato a soffrire di un’inflazione che non è esplosa molto presto anche se è stata ben superiore alla media, chiudendo con il -2,7% a cui si aggiunge il -2,4% dei primi cinque mesi di quest’anno. Dinamica simile a quella di latte e sostitutivi che nel breve sono in accelerazione, presentando una miglior tenuta ma palesando i primi segnali negativi dopo il -1,5% di un anno fa e l’attuale -1,2%. Discorso diverso per il mondo di yogurt e dessert solitamente più dinamico e innovativo e che anche negli scorsi dodici mesi è stato l’unico a chiudere con una crescita dei volumi, cedendo qualcosa (-1,6%) solo dopo l’accelerata dell’inflazione. Fra i condimenti freschi il burro continua invece a farla da padrone nonostante un incremento fortissimo del prezzo che lo ha penalizzato facendogli chiudere il 2022 con -7,2%. Quest’anno – come come panna e besciamella – si sta stabilizzando avendo una solida base di consumatori. Il report di Circana mette poi in evidenza una
altro aspetto molto importante in merito alle scelte di acquisto dei consumatori e alla relazione fra aumenti dei prezzi delle singole tipologie di formaggi e volumi.
“Più l’inflazione è alta in alcuni comparti – osserva l’analista – più il segmento contrae, su una media che è fatta dal +20% dei prezzi e -2,4% dei volumi, con il consumatore che cambia i propri gusti adattandosi su quello che costa meno. La particolarità del momento però ci mette anche di fronte a casi interessanti perché il Parmigiano Reggiano, con tutta la sua storia e il suo valore, pur essendo un prodotto superpremium della categoria con un indice prezzo più alto del 62% rispetto a un formaggio medio acquistato, sta portando a casa una crescita del 15%. Assistiamo – aggiunge – a situazioni mai vissute con il consumatore orientato verso i prodotti che costano meno ma di fronte a quelli ritenuti irrinunciabili – come, ad esempio, il Grana oltre al Reggiano – fa delle scelte precise. Non voglio essere provocatorio nel sostenere una competizione diretta fra mozzarella e Parmigiano perché sono prodotti diversissimi, però il
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secondo non ha di fatto mosso il prezzo essendo l’unico a non aver subito una dinamica inflattiva, crescendo solo del 3% rispetto ad una media del 20%. Oggi non è cosa rara vedere un consumatore che di fronte allo scaffale si trova mozzarelle di qualità medio-alta, e non in promo, fra i 12 e i 13 euro, mentre nel banco delle promozioni può optare per un trancio di Parmigiano Reggiano allo stesso prezzo. Fa senza dubbio delle scelte e ovviamente la mozzarella non perde quasi il 4% a volume perché tutti scelgono il Parmigiano ma sicuramente ci sono dinamiche di questo tipo”. Quanto alle tipologie che stanno crescendo, sono poche e possono essere mappate all’interno di tre grandi mondi: tipicità, formaggi esteri e contenuti di servizio. Il Provolone ottiene +3% mentre Emmental è sempre pari e il grattugiato si difende grazie alla sua insostituibile comodità come il pre affettato. Gioca una partita a sé il Tofu, nicchia che si lega ad altre dinamiche riferite a stili alimentari poco orientati.
Alla luce di questo quadro, dunque, cosa potrebbe succedere da qui a fine
anno nel mondo del Largo Consumo Confezionato?
“Il primo scenario è di continuità con quello che stiamo vedendo oggi – è il parere di Poli – con un rallentamento dell’inflazione che non sarà veloce nella GDO continuando a penalizzare molto l’attività promozionale e a ridurre gli investimenti in innovazione con un impatto anche sugli assortimenti. Previsione molto simile a quella del fresco che potrebbe chiudere l’anno con -2% in termini di volumi e consumi veri e propri. Un ipotetico scenario di rilancio – conclude – prevede invece di andare a chiudere il gap e arrivare alla fine dell’anno con una situazione stabile come nel 2022, con il rientro dell’inflazione un po’ più rapido e un conseguente rilancio della parte promozionale. Ciò andrebbe a sostenere i consumi, portando – con inflazione media al 6,4% contro 8,9% - a una crescita a valore del fatturato e dei volumi. La situazione resta molto fluida in ogni caso perché gli ultimi due anni ci hanno abituati a scenari che si evolvono continuamente ma che nei prossimi mesi dovrebbero contenere la proiezione corretta di quelli che saranno i consumi della GDO”.
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europee disincentivanti, bassa marginalità e costi aggiuntivi: per le aziende lattiero casearie
scelte obbligate fra selezione e accorpamenti
Gli Stati Uniti stanno aumentando notevolmente la loro produzione di latte con l’obiettivo di diventare un grande paese esportatore, la Cina nel primo trimestre 2023 ha aumentato del 9% la propria produzione a fronte di consumi abbastanza stagnanti, e l’Europa? C’è il rischio concreto che possa diventare marginale perdendo la sua centralità, cedendo quote di mercato importanti ai due colossi americani e asiatici. Ne è convinto Paolo Zanetti, da poco riconfermato alla guida di Assolatte per il triennio 2023-2025, che nel Cibus Lab di GDO News dedicato a latte e suoi derivati parla chiaramente di “politiche europee totalmente sbagliate che disincentivano la produzione”, per un settore che “vive su relazioni ormai non più solo continentali ma influenzate da variabili globali”. Un punto di vista quello dell’imprenditore della Zanetti Spa – leader in Italia e nel mondo nella produzione di formaggi italiani – che parte anche da quanto accaduto negli ultimi due anni, con il latte spot passato da 28 euro per cento chili fino ai picchi dell’anno scorso di 68 euro. “Ad un tratto – osserva – la materia prima ci è esplosa in mano, in un 2022 che di fatto è stato una lenta e tardiva rincorsa
all’aumento dei listini visti gli aumenti notevolissimi non solo per il latte ma anche per l’energia, i noli e tutto il resto. Questo ha influito molto sui nostri conti economici ma abbiamo dimostrato grande responsabilità come durante la pandemia quando non abbiamo mai smesso di lavorare né versato un litro di latte “a terra”, proseguendo la nostra attività nonostante i prodotti lattierocaseari si trasformino principalmente in ambienti chiusi. Stessa responsabilità dimostrata anche lo scorso anno quando, con fatica e lungaggini, abbiamo dovuto trasferire con grande ritardo gli aumenti dei quali non potevamo fare a meno”. Quanto alle prospettive per la seconda metà dell’anno Zanetti sottolinea: “Rispetto ai picchi massimi raggiunti assistiamo oggi a un leggero riposizionamento della materia prima ma parliamo sempre di valori molto alti, che non sono sicuramente su quelli pandemici o pre pandemici. Nel trimestrale i prezzi di gas ed energia sono si calati, ma non stiamo certo parlando di valori pre shock energetico. Stesso discorso che vale anche per le plastiche, il cartone e tutto il materiale per gli imballi. Quest’anno tutto ciò che la mia azienda risparmierà in gas ed
100 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE FORMAGGI Zanetti (Assolatte):
politiche
energia lo perderà in oneri finanziari”. Costi sui quali il numero uno di Assolate offre anche un ulteriore punto di vista: “Girando per il mondo mi sono reso conto di come in Italia siamo abituati a dar da mangiare ai nostri cittadini a basso costo ma con altissima qualità. Nel nostro paese il dibattito è troppo focalizzato sull’aumento della spesa alimentare: ci sono statistiche Assolate che dicono che un italiano spende meno di un euro al giorno per i prodotti lattiero caseari, meno di un caffè. Per questo faccio fatica a giustificare un eventuale calo dei consumi in conseguenza di un nostro contenutissimo aumento.
Aggiungo un’altra verità scolpita nella pietra: i prezzi del Grana Padano e del Parmigiano Reggiano, al netto di alcune contingenze, sono gli stessi di trent’anni fa. Ritengo quindi che si dovrebbe parlare maggiormente di prezzi non negoziabili che noi non possiamo trattare al di là del caro spesa. Il nostro settore alla fine offre sempre prodotti sicuri, a basso colto e altissimo contenuto proteico”. Così, invece sull’impatto di un passaggio inevitabile come quello della transizione ecologica con i suoi costi: “Alla bassa marginalità del nostro settore dobbiamo aggiungere anche gli investimenti obbligati per stare al passo con questi processi. Vedo purtroppo una grandissima selezione –conclude Zanetti
ambito con margini bassi e prodotti tradizionali, la necessità di determinati investimenti alla fine porta a scelte obbligate fra selezione e accorpamenti, a meno che l’azienda non sia altamente
innovativa”.
Assolate, che rappresenta e tutela le industrie attive in Italia nel settore lattiero caseario, a fine luglio ha infine siglato un accordo con i colossi americani US Dairy Export Council (USDEC) e National Milk Producers Federation (NMPF) per stringere ulteriormente la collaborazione fra i tre gruppi e promuovere così i benefici nutrizionali dei prodotti e tutelare il settore nei forum internazionali. Nell’occasione Zanetti ha parlato di “un accordo ambizioso e di vasta portata fra due giganti dell’industria lattiero casearia come Italia e Stati Uniti. Una cooperazione che speriamo possa rimuovere eventuali ostacoli alla produzione e alla commercializzazione di latte e derivati”.
101 SPECIALE FORMAGGI GDOnews | Settembre 2023
Pomella (Ad Lactalis): prezzo del latte resta allineato alla media del 2022.
La tensione dialettica fra industria e retail trova sempre un equilibrio
Con quasi 4.000 referenze di prodotto fra latte, salumi, formaggi e DOP, per Lactalis l’Italia rappresenta il secondo Paese più importante del Gruppo per fatturato, ma anche la prima azienda alimentare per numero di stabilimenti produttivi sul territorio nazionale dove è presente da più di trent’anni. Componente importante di una multinazionale che in ogni realtà in cui opera deve sapersi adattare alle dinamiche economiche affrontando anche eventuali tensioni come quelle in atto, ad esempio, legate agli inevitabili incrementi dei listini. “Nelle questioni negoziali – ammette Giovanni Pomella , amministratore delegato di Lactalis Italia – ognuno prova a guardare gli elementi dalla propria parte e ad interpretarli a proprio favore. Il fatto che, alla fine, si trovino sempre punti di equilibrio su listini e aumenti significa però che c’è un rapporto corretto con il retail che va al di là delle tattiche di discussione e negoziazione. Esiste una fiducia reciproca su ciò che racconta l’industria e quello che effettivamente avviene sui mercati”. Questo avviene in una fase nella quale si avvertono inevitabilmente effetti di traslazione legate anche all’aumento di stock da parte di molte aziende nei momenti di disponibilità limitate di alcune materie prime, con conseguente allungamento sull’impatto dei costi che erano magari maggiori nel momento dell’approvvigionamento.
“Si tratta – aggiunge – di cicli di circa sei mesi all’interno di dinamiche che poi tendono comunque ad equilibrarsi. Senza dubbio su molti componenti delle materie prime la media di costo del 2023 sarà allineata a quelle del 2022, latte compreso. Questo fa si che ci siano alcune dinamiche deflattive per quanto il sistema non abbia ancora intrapreso un percorso di diminuzione chiaro”. Una tensione “sempre dialettica” secondo Pomella, che prosegue : “La spirale dei costi è iniziata nella seconda parte del 2021 quando le aziende hanno cercato di compensare all’interno aumenti già evidenziati fra giugno e luglio, sia nel mondo dei cereali che dell’energia. Le dinamiche inflattive poi sono esplose a inizio 2022 con l’aggravamento della guerra e il delinearsi di un contesto che ha portato a tensioni molto forti sulle materie prime dei mercati internazionali e alle note difficoltà di reperimento. L’essere entrati poi nell’anno scorso con
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un carico inflattivo già pendente dal 2021 ha quindi portato ad una fase di discussione abbastanza accesa con la Grande Distribuzione. C’è da dire, però, che nel momento in cui le aziende si presentano con aumenti di listino è evidente che si debba avviare una negoziazione per cercare di dilazionare gli incrementi, così come cerchiamo di fare anche noi con i fornitori. È una dinamica abbastanza trasparente, c’è un adeguamento da parte della distribuzione che progressivamente accetta i listini con effetto di dilazione ulteriore nel passaggio fino all’arrivo sui mercati con gli aumenti. Una situazione simile a quella che stiamo vivendo oggi – dice l’Ad di Lactalis – per sei mesi li hanno trattenuti le aziende e per altri sei mesi la distribuzione: nella seconda parte del 2022 gli aumenti sono arrivati sul mercato riversandosi sui consumatori. Attualmente la fase è più interlocutoria perché quando guardiamo ai costi notiamo che alcuni hanno iniziato a regredire mentre il latte – elemento principale all’interno di un prodotto lattiero caseario – nel 2023 ha una media assolutamente allineata a quella del 2022. Ciò significa il 35% più alto rispetto a quello che è stato fra il 2019 e il 2021 in cui il costo è stato sostanzialmente allineato. In termini di interazione al momento si sta
cercando di portare un po’ di deflazione sul mercato, soprattutto attraverso la ripresa dell’attività promozionale, leva nella quale lo scorso anno eravamo rimasti un po’ incastrati con un’inflazione molto forte. Sotto questo punto di vista si sta cercando di trovare una progressiva diminuzione dei prezzi medi in funzione di un ribilanciamento dei consumi da rotazione e promozione”.
L’utilizzo della leva promozionale nel prossimo futuro sarà quindi sufficiente per mantenere volumi e vendite?
Questo il parere di Giovanni Pomella: “Serve a portare in evidenza i prodotti in determinati momenti e aiutare il sell out anche attraverso altre leve di comunicazione. Sicuramente le promozioni avranno sempre un ruolo rilevante all’interno delle dinamiche delle vendite anche se restano elementi basilari la qualità e la capacità di innovare e realizzare prodotti in linea con le aspettative del mercato e dei consumatori. Quando guardiamo alle dinamiche dei mercati in modo un po’ più ampio notiamo che l’Italia rispetto al resto dell’Europa ha un bilanciamento fra prodotto dell’industria di marca e prodotto della Mdd che oggi è ancora premiante per quella di marca. Può darsi che alcune derive portino la marca del distributore a crescere, ma resta il fatto che ognuno poi gioca il proprio ruolo all’interno di un sistema competitivo nel quale i trend non sono necessariamente segnati. Basta pensare – conclude Pomella – a quello che sta accadendo in questa prima parte dell’anno con i discount che perdono più volume rispetto al trend della distribuzione nazionale, una prova ulteriore della difficoltà di interpretazione delle dinamiche future”.
103 SPECIALE FORMAGGI GDOnews | Settembre 2023
La mozzarella di bufala ha smesso di crescere? Garofalo: “Zootecnia sempre più
“Nonostante i volumi si mantengano su buoni livelli non siamo abbastanza ottimisti sulla riduzione dei costi di produzione”. Così Raffaele Garofalo, Ceo di Fattorie Garofalo realtà che da sessant’anni è attiva nel settore lattiero-caseario con numeri che ne fanno il più grande gruppo allevatore di capi bufalini, circa 15mila, e produttore di latte di bufala nel mondo con quindici milioni di litri all’anno. Un’eccellenza tutta italiana che arriva in più di 40 paesi, assicurando freschezza, qualità e sapore a ogni latitudine. “Noi siamo molto attivi sulla parte allevatoriale – o sserva Garofalo in merito al tema del Cibus Lab dedicato a latte e derivati – quindi seguiamo puntualmente l’andamento delle commodity. Pur operando in un settore tradizionale con una filiera molto endogena, che negli ultimi anni ha avuto una crescita costante, sul fronte dei costi avvertiamo le conseguenze di tutti i fattori più attuali anche perché gran parte dell’alimentazione del bestiame arriva dall’estero e l’inflazione si sta comportando come nel 2022”. Uno scenario nel quale non mancano tensioni negoziali che secondo Garofalo potranno essere ancora più aspre: “Negli ultimi cinque mesi i volumi si sono fermati. Noi veniamo
da sei anni di grossa crescita perché insieme alla burrata siamo il formaggio che è cresciuto maggiormente con un ottimo 22%. Come detto però da febbraio abbiamo assistito a un fenomeno in controtendenza che ha arrestato la crescita della mozzarella di bufala, probabilmente anche a causa di una Primavera abbastanza fredda con conseguenze inevitabili per un prodotto il cui consumo è fortemente influenzato dalla temperatura”. Le tensioni sono dunque destinate a proseguire in un ambito, come quello in cui opera Garofalo, in cui la filiera è molto lunga e dalla terra arriva direttamente al consumatore finale. “Una filiera integrata è favorevole su alcune dinamiche – specifica il Ceo – basta prendere ad esempio quella bufalina che negli ultimi sei anni ha visto aumentare il prezzo del 30% con l’inflazione che è stata completamente assorbita dal prezzo del latte. Allo stesso tempo però le aziende sono abbastanza complesse perché devono avere multifunzionalità lungo tutta la filiera, con inevitabili criticità. Le problematiche comunitarie sulla zootecnia sono note a tutti perché le cose sono cambiate repentinamente sia in Italia che in Europa
104 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE FORMAGGI
complicata e vessata”
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a causa degli obiettivi abbastanza esigenti dati dalla Comunità Europea. La zootecnia è stata quasi vessata dal legislatore europeo per quanto riguarda le tematiche climatiche e la transizione ecologica. Parliamo – aggiunge – di aziende complesse che hanno però il vantaggio di essere integrate se si vuol fare una politica di marca. Hanno più contenuti da offrire al consumatore finale e sono più credibili”. Un settore che, secondo Raffaele Garofalo, necessita di una più solida rappresentanza nei tavoli che contano, anche a fronte della volontà di alcuni paesi del Nord Europa di adottare alcune politiche di cui però Olanda e Germania hanno già pagato le conseguenze con una drastica riduzione della produzione di latte. Un andamento in controtendenza rispetto all’Italia che dal canto suo negli ultimi anni ha aumentato la produzione diventando quasi autosufficiente ed esportando addirittura il suo prodotto. “C’è stato sicuramente uno stravolgimento perché vent’anni fa nella Penisola c’erano 250mila aziende che producevano latte fra bovini, caprini e bufalini, adesso non sono nemmeno trentamila. Abbiamo assistito ad una rivoluzione – conclude –perché il nostro è diventato un settore molto specialistico, oserei dire capitalistico perché oggi per fare zootecnia ci vogliono capitali enormi visto anche il costo dei terreni. È diventato un settore molto difficile, selettivo, che è cambiato molto come quello della produzione del latte”.
106 GDOnews | Settembre 2023 SPECIALE FORMAGGI
Credit Agricole: la stretta sul credito e gli investimenti sul settore lattiero-caseario. Opportunità per l’industria
Tema pressoché dimenticato per quasi un decennio, il costo della materia prima negli ultimi dodici mesi è diventato terreno di confronto serrato fra banche e imprese, anche per la forte pressione della Banca Centrale Europea decisa a combattere a tutti i costi con azioni di lotta all’inflazione tutta la politica monetaria. L’obiettivo sarà quello di ridurre fino ad un ritorno dell’inflazione al 2%, ma mentre negli Usa stanno arrivando i primi risultati, in Europa l’inflazione – soprattutto core – non accenna a calare con il ritmo auspicato. Gli analisti infatti intravedono una discesa per la fine del prossimo anno mentre il 2023 oltre allo scaglione di salita di luglio dovrà assistere ancora a quello preventivato per fine anno. Per tutti, mondo lattiero caseario compreso, saranno necessari altri sforzi, con la consapevolezza di aver assistito al più repentino aumento dei tassi dagli anni Ottanta, passati da zero al 4%. Specie l’inflazione core era stata immaginata più elastica, invece l’innalzamento dei tassi si è rivelato più resistente per cui prima di poter iniziare a parlare di politiche di riduzione si dovrà percepire una discesa significativa.
Ma qual è l’impatto di queste politiche sul mercato di latte e derivati?
Michele Bocelli, Responsabile Business
Unit Agricoltura e Agroalimentare Credit Agricole, spiega in proposito: “Senza dubbio le politiche monetarie hanno generato un innalzamento delle spese per gli interessi delle aziende che negli ultimi anni, in modo anomalo, si erano quasi ridotte a zero. Abbiamo vissuto a lungo con fattori macroeconomici in cui di fatto il costo di una materia prima, che è importante e che tutti dobbiamo gestire, non aveva un valore. Ovviamente – aggiunge – non siamo di fronte a tassi spropositati perché ricordo che sul finire del 2007 questi erano applicati alle aziende oltre il 5,4%, quindi attualmente siamo ancora di fronte a percentuali gestibili. Certamente la così rapida discontinuità sta portando nei bilanci delle aziende un impatto del costo del denaro molto forte. Da un punto di vista più positivo possiamo dire però che un pezzo di strada importante è già stato fatto, e se banche e imprese saranno capaci di fare insieme l’ultimo miglio, la discesa dei tassi sarà più rapida. Non tornerà a zero ma avrà almeno una discesa evitando che questo degeneri in un fenomeno di controtendenza depressivo sul mercato che potrebbe avere conseguenze ben più gravi di un costo della liquidità ai
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livelli a cui lo stiamo gestendo ora”. Credit Agricole dal canto suo è da sempre, per posizione e vocazione, al fianco della zona produttiva di alcuni dei formaggi più importanti come Parmigiano Reggiano. Una vicinanza storica a un mercato che l’istituto vive e supporta. “Le analisi fatte – prosegue Stefano Berni, coordinatore agro Credit Agricole – denotano sempre più il legame con le analisi internazionali perché ciò che succede in Cina o negli Stati Uniti influenza anche ciò che ci sta intorno. Quando mi capita di lavorare in Francia per analisi sui vari settori, compreso il latte, spesso trovo colleghi un po’ invidiosi della qualità e del numero di Dop che produciamo e che ci permettono di uscire da un mercato di pura commodity, per quanto il nostro paese sia comunque legato a tutti i tipi e le produzioni di latte.
Viviamo il settore molto positivamente, ben consci di quanto sia stato colpito dai costi e la tendenza è quella di continuare a seguirlo in vari modi e fornirgli supporto anche in futuro”.
“Ciò che caratterizza la nostra attività –osserva ancora Bocelli – insieme a quella di altre banche che vivono un territorio chiave per tutta la produzione lattiero casearia, è il poter lavorare sull’intera filiera integrata, dall’azienda agricola fino ai trasformatori più piccoli o più grandi. Un ottimo esempio è anche
l’approccio alla filiera del Parmigiano
Reggiano dove cerchiamo di favorire l’accesso al credito delle aziende allevatrici con strumenti anche nuovi che valorizzano il pegno sulle quote, fino ad arrivare a tutte le anticipazioni che storicamente siamo in grado di garantire per chi si occupa di trasformazione
della caseificazione. Ci adoperiamo per integrare la filiera guardando con gli stessi occhi sia la parte primaria che quella di trasformazione. Perciò tutti gli strumenti che servono ad aumentare i collaterali per l’accesso al credito si rivelano fondamentali e garantiscono un aiuto per le aziende. Seppur il pegno sia considerato un tema notoriamente non bello, per noi è invece un sistema che può aiutare notevolmente le realtà imprenditoriali ad aumentare il livello die collaterali e quindi ad estendere l’accesso al credito senza bloccare la merce ma facendola ruotare per avere sempre diversi collaterali sotto le linee di finanziamento. Questo anche in seguito a sviluppi normativi degli ultimi quattro anni che hanno allargato il respiro sui prodotti lattiero caseari Dop nel quale sono i principi di queste forme di utilizzo e accesso al credito”. “Cerchiamo di valutare e sviluppare specializzazioni in modo da poter parlare con le controparti nel modo più specifico e dedicato possibile nei vari settori dell’agroindustria. D’altra parte – conclude Berni – ci siamo dotati di strutture specializzate sia per l’agricoltura che per l’agro industria, operando ad esempio con dei gestori che lavorano solo con aziende agroindustriali. Cerchiamo di parlare sempre la stessa lingua con chi ci sta di fronte perché strutture, specializzazioni e prodotti sono un plus con nel rapporto con i client.”
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Arrigoni Battista: formaggi tra tradizione e innovazione da quattro generazioni
I formaggi Arrigoni Battista hanno nel gusto la storia di un territorio e quella di un’azienda familiare arrivata alla quarta generazione. Il caseificio lombardo, che nel 2024 spegnerà 110 candeline, affonda le proprie radici a Pagazzano nel Bergamasco, ma guarda a tutta Italia (a livello nazionale spicca nelle Private Label fin dagli anni ’80 e, a proprio brand, nei banchi e sugli scaffali delle più importanti catene della distribuzione tradizionale) e all’estero, dove attualmente sono una cinquantina i Paesi del mondo in cui esporta i propri formaggi. L’attività di export di Arrigoni, che vale fra il 25-30% del fatturato, si distingue anche grazie ad un ruolo preminente sul mercato della sua Linea Biologica, dove ha assunto negli ultimi anni un ruolo di leader. I successi di Arrigoni Battista sono stati ampiamente riconosciuti con numerosi premi internazionali: 86 le medaglie conquistate solo negli ultimi vent’anni. Gli International Cheese & Dairy Awards 2023 che si sono svolti in Gran Bretagna, hanno arricchito il palmares Arrigoni Battista di 7 riconoscimenti assegnati al suo Taleggio
DOP e alle diverse varianti di Gorgonzola
DOP, confermando il caseificio sulla scena internazionale come eccellenza del settore caseario italiano.
“I premi fanno sempre piacere e gratificano per il lavoro svolto con passione e competenza da tutti i dipendenti e i collaboratori dell’azienda – sottolinea a GDO News Marco Arrigoni, Presidente
del caseificio –. Agli International Cheese & Dairy Awards abbiamo partecipato volentieri su spinta del nostro importatore Bradburys Cheese, così come facciamo ai World Cheese Awards, altra competizione che ci ha dato grandi soddisfazioni anche non scontate come la medaglia d’Oro vinta nel 2022 dal nostro Stracchino. Riconoscimenti che hanno ritorni commerciali e appeal in particolare all’estero dove il nostro export è in crescita
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e che, soprattutto, premiano la bontà della scelta di mantenere una gamma ampia e articolata, cosa non facile, ma che indubbiamente assicura dei risultati”.
Per garantire un’offerta così ricca quanto è importante coniugare un tipo di produzione più tradizionale ad una più moderna?
“Per la mia famiglia resta fondamentale il legame con la tradizione, ne è riprova il percorso fatto in quasi 110 anni di vita in cui ci siamo contraddistinti principalmente per la produzione di formaggi DOP che ancora oggi rappresentano più del 70% dei nostri prodotti. Tutti i nostri formaggi vengono realizzati con latte certificato, grazie a rapporti quarantennali con i conferenti di zona. Accanto alla tradizione, che è il nostro faro, è molto
importante per noi seguire processi di innovazione per dare al consumatore le migliori tutele e preservare il gusto che la maestria dei nostri casari regala ai formaggi. Il passaggio a due linee produttive, vent’anni fa, ci ha consentito di migliorare la produzione degli erborinati - prima realizzati prevalentemente a mano -, dei Freschi e dei Tradizionali, con automazioni innovative, senza mai prescindere il continuo controllo da parte dei nostri addetti. Inoltre, attraverso l’innovazione abbiamo creato nuovi prodotti che oggi fanno parte della linea Unici, frutto della nostra continua ricerca basata sull’esperienza che ci contraddistingue. Questo significa, ad esempio, affiancare a un Quartirolo Dop o un Taleggio Dop formaggi come il Lucifero, il Rossini e il BerghemBlu che
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oggi identificano fortemente la nostra produzione. Il nostro Gorgonzola DOP Dolce “da servire al cucchiaio” è molto amato per la sua eccezionale cremosità e recupera una tradizione locale di circa mezzo secolo fa che noi abbiamo voluto riscoprire e pensare per il banco taglio e il libero servizio nella Grande Distribuzione, agevolando il lavoro dei banconieri anche grazie ad un pack take-away 100% riciclabile”.
Nella vasta gamma di Arrigoni i formaggi BIO hanno un ruolo importante. Come andate incontro alle richieste di una clientela sempre più attenta ed esigente anche sotto il profilo etico?
“Possiamo dire di essere stati dei precursori perché abbiamo iniziato a produrre formaggi Bio in Italia quando nel nostro Paese c’era veramente poco. Abbiamo effettuato tutti i test necessari per far adattare le fasi di lavorazione alle differenze organolettiche e strutturali del latte biologico, mantenendo intatta la qualità. Oggi la linea organic incide per circa il 5% del fatturato complessivo,
con una produzione che è destinata soprattutto all’estero (70%), in particolare in Germania dove c’è un maggior sviluppo culturale in tal senso”.
Come si è sviluppato questo mercato negli ultimi anni?
“Sul biologico non assistiamo a un particolare trend di crescita. C’è stato un picco abbastanza forte nel periodo della pandemia che ha acceso l’attenzione su questo tipo di prodotti. Nella fase successiva la situazione è rientrata perché il Bio ha un costo maggiore e le note e diffuse problematiche economiche dell’ultimo anno hanno portato il consumatore standard ad orientarsi diversamente. Assistiamo sicuramente ad una crescita dei “free from”, ambito in cui lanceremo a breve un’importante novità. C’è sicuramente una grande attenzione su tutte queste varianti, così come sul tema degli imballi che vede il consumatore particolarmente sensibile alle sorti dell’ambiente. Noi proponiamo per alcuni tipi di prodotti vaschette e imballi con il 30% di materiale riciclato e
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interamente riciclabili”.
Qual è infine l’impatto degli effetti dei cambiamenti climatici, dalle mancate piogge alle ondate di calore, sull’approvvigionamento del latte per i vostri prodotti?
“Assistiamo negli ultimi anni a eventi atmosferici di particolare intensità che, anche nell’ambito agricolo, hanno creato notevoli problematiche, basti pensare alla siccità del 2022 e ai violenti nubifragi di quest’anno. Queste oscillazioni atmosferiche rischiano di creare seri problemi a un’azienda energivora come la nostra; per fronteggiare quelle che si stanno rivelando vere e proprie emergenze e per soddisfare l’esigenza globale di un futuro più “green” stiamo proprio in questi giorni mettendo in funzione un cogeneratore e, a breve, l’implementazione anche di un impianto fotovoltaico. Abbiamo messo e continueremo a mettere in campo tutto ciò che è necessario per preservare il lavoro, i valori e le
buone pratiche della nostra azienda che da quattro generazioni coniuga tradizione e progresso. Nei prossimi mesi presenteremo nuovi prodotti realizzati nel rispetto della tradizione e dell’eccellenza casearia e continueremo a realizzare iniziative di Public Relation offline e online per coinvolgere sempre di più il pubblico.
Guardiamo con fiducia al traguardo nel 2024 dei 110 anni di storia, raggiunti con passione e – permettetemi l’ironia - rigore bergamasco”.
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Caseificio Boi annuncia una nuova referenza
Caseificio Boi vanta una lunga storia nel mondo latterio-caseario: il caseificio, nato 70 anni fa, è stato tra i primi a nascere nella regione Sardegna, specializzandosi nell’ovi-caprino e consolidando il proprio know-how. La tradizione è un elemento imprescindibile per Caseificio Boi, che ancora oggi adotta la tecnica della “Frugatura”, un metodo manuale che esalta le qualità organolettiche del prodotto mantenendone le caratteristiche artigianali. L’intera filiera pascoli di Caseificio Boi ha lungo in Ogliastra, conosciuta come la “Terra dei Centenari”; Carlo Murgia, direttore generale dell’azienda, a tale proposito specifica: “La nostra parte di Sardegna è famosa per essere una delle 3 zone nel mondo in cui è presente la più alta concentrazione di persone ad aver superato i 100 anni di vita. E’ forte la correlazione agli sterminati pascoli a cui gli allevatori mandano gli animali allo stato brado e semibrado, (ad inquinamento “0” per via dell’industrializzazione pressoché assente), che garantisce agli animali stessi un’alimentazione ed un benessere di primissimo livello, con conseguente innalzamento della qualità del latte, rendendolo unico.” Caseificio Boi, inoltre, è uno dei soci fondatori del Consorzio Pecorino Sardo DOP: “Non semplicemente lo produciamo, ma abbiamo svolto parte
attiva nella costituzione e redazione del disciplinare a cui tutte le aziende facente parti del consorzio devono attenersi”, chiarisce Carlo Murgia, da noi recentemente intervistato.
Alla luce degli stravolgimenti commerciali verificatesi nell’ultimo anno, come ha vissuto la vostra azienda tali eventi?
Questa è una domanda fondamentale. Gli stravolgimenti commerciali sono parte integrante dell’evoluzione del nostro settore, e noi li vediamo come opportunità per crescere e adattarci. Nel corso degli anni, abbiamo investito significativamente nella diversificazione dei nostri canali di vendita e nell’espansione della nostra presenza online. Questo ci ha permesso di raggiungere una clientela più ampia, sia a livello nazionale che internazionale, e di ridurre la nostra dipendenza da canali di distribuzione tradizionali. Inoltre, abbiamo stretto collaborazioni strategiche con altre aziende del settore alimentare per ampliare la nostra offerta e sfruttare sinergie.
Abbiamo anche intensificato i nostri sforzi per garantire un servizio anche ai clienti strutturati e con le richieste più stringenti, abbiamo sviluppato il marketing e la promozione per mettere in risalto la nostra unicità e il valore dei formaggi
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“Prezzi competitivi senza compromettere la qualità.”
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www.caseificiosilvioboi.it
100% Latte sardo
Zen Caprino ZenFONDeNTE AGGIUNGI
Formaggio Caprino Testo finto qui alibus vidi aut voles acculparum quo corrovitat alictium remposs itiumen dipsum nam et fugiate custrum erianis.
tipici sardi. Questo ci ha aiutato a costruire una solida base di nuovi clienti fedeli che apprezzano la nostra autenticità e la nostra tradizione. Nel complesso, è stato fondamentale dotarci di agilità e capacità nell’adattarci alle mutevoli condizioni di mercato, permettendoci di costruire una posizione di forza sempre crescente, ed è su questa base che guardiamo con fiducia al futuro.
In che modo state gestendo le criticità generate dall’inflazione?
L’inflazione è una sfida che coinvolge molte aziende, compresa la nostra. Tuttavia, abbiamo affrontato questa sfida in modo proattivo. Innanzitutto, abbiamo riveduto attentamente la nostra catena di approvvigionamento per identificare possibili efficienze e risparmi. Allo stesso tempo, abbiamo cercato di mantenere i nostri prezzi competitivi senza compromettere la qualità dei nostri prodotti. Inoltre, abbiamo rafforzato le
nostre relazioni con i nostri fornitori, lavorando insieme per trovare soluzioni sostenibili per contenere i costi. Stiamo investendo nella formazione e nello sviluppo del nostro team per massimizzare l’efficienza operativa. Siamo consapevoli che queste sfide possono richiedere tempo per essere superate, ma siamo anche determinati a mantenere la nostra posizione nel settore dei formaggi tipici sardi, fornendo prodotti di alta qualità ai nostri clienti e mantenendo la nostra competitività sul mercato.
Siete in procinto di lanciare nuove referenze sul mercato?
Il 6 settembre si è tenuta in una location esclusiva a Cagliari la presentazione alle autorità e alla stampa di “Abisso”, un prodotto innovativo frutto della ricerca degli ultimi 36 mesi, che unisce due chiavi della Sardegna nel mondo: il nostro formaggio tipico, e il nostro bellissimo mare.
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Carlo Murgia Direttore Generale Caseificio Boi
www.caseificiosilvioboi.it
La Dispensa di San Salvatore: nuovi orizzonti per il latte di bufala
La Dispensa di San Salvatore , azienda leader nella produzione di dessert e yogurt a base di latte di bufala , con sede nel Cilento dove possiede un allevamento bufalino di circa 700 capi, si sta preparando per rivoluzionare ancora una volta il settore con numerose novità. A raccontare lo stato dell’arte è Marco Di Bello, Brand e Marketing Manager dell’Azienda.
Sin qui come descrivete il vostro 2023?
“L’ultimo anno è stato fondamentale per i prodotti de La Dispensa. Già all’inizio del 2023, con il conferimento del Premio Quality Award, sia da parte dei consumatori che dei nutrizionisti, abbiamo avuto la conferma del lavoro svolto. A maggio, in occasione di TuttoFood, abbiamo presentato i nuovi Cremosi, i nostri dessert al latte di bufala, nei gusti pistacchio, caramello, cocco e fragola. Quattro referenze che accompagnano quelle già presenti: vaniglia, cappuccino, cacao e nocciola. La nuova proposta di Cremosi ha raccolto un ottimo risultato sul mercato nazionale, spingendoci ad ampliare ulteriormente la nostra offerta. Auspichiamo una chiusura di anno in positivo, con numerose novità” .
Quali sono le novità che avete in programma?
“In primo luogo, stiamo programmando l’uscita di nuove referenze per quanto riguarda gli Yogurt di bufala. Questo prodotto, pensato per la colazione, è particolarmente apprezzato dal settore ho.re.ca., ma anche dai clienti della GDO. Si tratta di un prodotto che ha grandi potenzialità e per cui stiamo studiando nuove referenze. La novità più importante, però, è quella che riguarda il nuovo impianto produttivo. A giorni termineranno i lavori di realizzazione di uno degli impianti più avanzati del settore. Dalla nostra continueremo a mettere l’esperienza nella lavorazione del latte di bufala, le nostre materie prime
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a km 0 e in filiera chiusa e l’artigianalità delle ricette. D’altra parte, avremo a disposizione macchine di industria 4.0, che ci daranno la possibilità di realizzare prodotti ancora più buoni e sicuri”.
Qualche anticipazione del nuovo progetto?
“Il nuovo impianto, completamente immerso in una collina verde con una struttura dotata di pannelli fotovoltaici sia a copertura che a parete, è stato progettato per esprimere al massimo l’artigianalità, ma anche il meglio dell’industria. Per questo, abbiamo installato macchinari di grandi aziende, alcuni dei quali brevettati appositamente. Attrezzature che rispettano la salute dell’operatore e che assicurano anche la salubrità degli ambienti. Abbiamo diviso completamente gli ambienti di produzione del caseificio dalla yogurteria e saremo in grado di monitorare ogni passaggio, dalla mungitura delle bufale all’invasettamento del prodotto.
Una novità importante, però, è quella dell’automazione della fase di lavaggio dei vasetti: grazie a questo saremo in grado di assicurare standard di sicurezza ancora più elevati, ma anche di ridurre gli sprechi dannosi per l’ambiente, in linea con la nostra filosofia di ecosostenibilità”.
Quali altre novità avete in programma per il prossimo anno?
“Il nostro desiderio è quello di affermarci ancor di più come una delle realtà mondiali dello yogurt e dei dessert al latte di bufala. Per questo, a breve intavoleremo un progetto di marketing che ci permetterà di valorizzare ancor di più i nostri prodotti. Saremo così sempre più in grado di attirare l’attenzione del consumatore sullo scaffale, ma anche - e questo è il nostro obiettivo – di raccontare al meglio la particolarità di un’Azienda del Cilento, che è sempre più portatrice nel mondo di un messaggio di sostenibilità, di educazione alimentare e di rispetto”.
Marco Di Bello Brand e Marketing Manager
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YOGURT E CREMOSI AL LATTE DI BUFALA, BONTA A PORTATA
CERTIFICATI BLOCKCHAIN
Dalla tradizione del Cilento al futuro dell’innovazione. San Salvatore porta sul mercato i primi prodotti al latte di bufala tracciati in blockchain. Con la massima attenzione per la sostenibilità: tutti i nostri prodotti sono plastic free, riciclabili o riutilizzabili.
Yogurt e Cremosi al latte di bufala La Dispensa San Salvatore, un’eccellenza artigiana con i processi dell’industria 4.0.
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120 GDOnews | Settembre 2023 NUOVI GUSTI NUOVI COLORI
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Palzola, una storia lunga 75 anni di tradizione e sviluppo attraverso il Gorgonzola
Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere. Da 75 anni a questa parte, la Palzola ha messo in pratica questo aforisma di un grande personaggio della realtà artigianale italiana. Con salde radici nel passato, la Palzola nel 2023 celebra un traguardo importante: 75 anni.
Nata nel 1948 , con lo spirito della rinascita sociale in un paese devasto dal secondo conflitto bellico, per volontà della famiglia Paltrinieri, da subito è una realtà che guarda al futuro con entusiasmo anche se i mezzi a disposizione per la produzione dell’erborinato, dalla raccolta del latte alla sua trasformazione, sono artigianali. C’è il grande impegno, la forza di volontà per imporsi a un mercato che sta muovendo i primi passi. Volontà e sacrificio certamente non mancano e sono il sale di ogni azione quotidiana del fondatore Renato Paltrinieri.
Così da Prato Sesia, la produzione si sposta a Cavallirio, in una piccola realtà strutturale nel centro del paese per poi configurarsi in quella sede che, ancora oggi, vede il quartier generale della Palzola.
I passi verso la costruzione di una solida azienda sono stati molteplici: nel 1988 l’azienda fondata da Renato Paltrinieri viene venduta ad una nuova società amministrata oggi da Giacomo Poletti.
E gli investimenti non sono mancati. Nel 1999 un primo imponente investimento porta ad ampliare lo stabilimento di Cavallirio con la costruzione di due nuovi reparti che hanno affiancato il caseificio esistente: il reparto confezionamento e il reparto stagionatura, le cui celle di raffreddamento garantiscono la maturazione di oltre 50.000 forme di Gorgonzola.
Nel 2011 un secondo importante investimento porta alla costruzione di un nuovo reparto di produzione dei fermenti lattici utilizzati come ingrediente del Gorgonzola e al rinnovamento totale degli impianti di lavorazione del latte. Impianti dove il ricevimento del latte, la pastorizzazione e il lavaggio delle linee produttive è completamente
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automatizzato.
Infine nel 2018 sono iniziati i lavori per un nuovo ampiamento di 3.600 mq destinati in buona parte a potenziare i reparti di stagionatura e confezionamento oggi pienamente operativi.
Ma questi grandi investimenti in tecnologia non hanno fatto perdere il senso antico dell’arte e della tradizione casearia; il territorio ad esempio, è unito alla Palzola da un legame indissolubile e vive in simbiosi con essa. Le radici di cui si parlava all’inizio: la qualità del bestiame e del latte conferito sono alla base del Gorgonzola. Risultato di questa preziosa opera sono i meravigliosi prodotti che ogni giorno Palzola porta sulle tavole di tanti consumatori. Il Gorgonzola dolce, che può
superare anche i 3 mesi di stagionatura e che raggiunge così l’eccellenza del gusto e della cremosità. Il Gorgonzola piccante, autentico gioiello che con i suoi 5 mesi e oltre di stagionatura raggiunge la perfezione dell’affinamento. Il Palfuoco, un erborinato cremoso dove la dolcezza della pasta si sposa e si completa con la piccantezza del peperoncino. Le gustose tome tradizionali, i tomini aromatizzati alle erbe, al peperoncino, al caffè, allo zafferano, tutti disponibili anche presso lo spaccio Palzola interno al caseificio. Una novità sono i Palciok , cioccolatini ripieni di Gorgonzola dolce, Gorgonzola piccante e Palfuoco, autentici piaceri per il palato, mentre le ultime nate sono le gustosissime creme al Gorgonzola dolce, al Palfuoco e al tartufo.
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Oggi in Palzola lavorano cinquanta dipendenti, nessuno dei quali assunto a tempo determinato, o con contratti di formazione o interinali. Palzola ha ottenuto tre importanti certificazioni internazionali di Qualità e Sicurezza
Alimentare:
• la ISO 9001:2015, lo standard di riferimento, riconosciuto a livello mondiale per la gestione della qualità;
• la ISO 22000:2005, lo standard per la certificazione di sistemi di gestione della sicurezza in campo alimentare;
• la ISO 22005:2008, il documento di riferimento internazionale per la certificazione di sistemi di rintracciabilità agroalimentari.
Inoltre Palzola, negli ultimi anni, ha avuto una grande evoluzione nel rispetto dell’ambiente. Dal 2008 gran parte dell’energia necessaria alle diverse fasi di lavorazione è prodotta grazie ad un impianto fotovoltaico da 110 kilowatt ad impatto visivo e ambientale zero situato sulla sommità dello stabilimento.
In questi ultimi anni, Palzola, ha ricevuto riconoscimenti importanti. Il premio Blu Novara per il miglior Gorgonzola piccante; per due edizioni consecutive la Grolla d’Oro a Saint Vincent per il miglior Gorgonzola dolce; il diploma di eccellenza assegnato al Gorgonzola dop piccante dai maestri assaggiatori dell’Onaf nel contesto del sesto concorso caseario nazionale “Infiniti Blu”. Infine, il premio Cheese for People –Awards 2018 assegnato il 10 Maggio 2018 a Palazzo Giureconsulti a Milano al miglior Gorgonzola dolce in concorso.
Nell’ambito del 12° Concorso Caseario
“Infiniti Blu” promosso da Slow Food Gorgonzola con la supervisione tecnica di una giuria di Maestri Assaggiatori dell’ONAF, Palzola ha ricevuto ben due targhe di eccellenza per un Gorgonzola piccante con 115 giorni di stagionatura e un Gorgonzola piccante con 149 giorni di stagionatura.
La politica aziendale ha grande attenzione per la comunicazione: dal 2008 la celebre compagnia dei Legnanesi, prima compagnia dialettale in Italia, è testimonial di Palzola. Sono stati girati anche due dvd, autentiche e spassosissime sit commedy, dove protagonisti sono la Teresa, il Giùan e la Mabilia oltre alla simpatica mascotte Nino il vitellino.
Non mancano le partecipazioni a manifestazioni e fiere di carattere internazionale: a Milano per il Tuttofood con i grandi protagonisti della cucina italiana; a Parma con Cibus, ma anche grandi collaborazioni con l’Associazione Italiana Sommelier nei prestigiosi appuntamenti del Ba&Ba di Torino o della presentazione della guida Vitae a Milano.
Oggi Palzola è una realtà consolidata nel panorama aziendale italiano sempre perennemente, come deve essere, in espansione. Grazie al lavoro dei vertici della struttura, il futuro non sembra essere una sfida, ma una naturale prosecuzione di un impegno che accomuna tutti coloro che operano nella realtà di viale Europa a Cavallirio, per onorare la storia di un grande formaggio.
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