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Legare l’anima di un djinni alla propria è una magia carica di pericoli che non riesco neanche a immaginare. Se lo facessi, Qayn potrebbe vivere tutto attraverso di me. Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni azione. E io potrei fare lo stesso con lui. Non è un semplice accordo, ma una fusione per diventare una cosa sola.
Maiya Ibrahim
Spice Road. L’ombra del tradimento traduzione dall’inglese di Sandro Ristori
ISBN 979-12-221-0664-9
Prima edizione italiana ottobre 2025 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2029 2028 2027 2026 2025 © 2025 Carlo Gallucci editore srl - Roma
Titolo dell’edizione originale inglese: Spice Road
Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti da Delacorte Press, un marchio Random House Children’s Books, divisione di Penguin Random House LLC, New York.
Testo © 2023 Maiya Ibrahim
Copertina © 2023 Carlos Quevedo
Gallucci e il logo g sono marchi registrati
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Combattiamo. Ma prima prendiamo il tè.
Non è proprio il motto degli Scudi, ma il concetto è quello. Di solito a quest’ora sarei fuori dalle mura di Qalia insieme alla mia squadra, a difendere le nostre terre dall’eterna invasione dei mostri: djinn, ghoul, serpenti della sabbia e qualsiasi altro incubo possibile e immaginabile, di quelli che la mente può partorire solo quando la febbre la attanaglia. Persino oggi che siamo dentro le mura per il riposo obbligatorio, ci tocca una dura giornata di addestramento. E scommetto che Taha ibn Bayek del clan Al-Baz non vede l’ora.
Ogni volta che siamo in caserma insieme, i suoi compagni di squadra mi sfidano a duellare con lui. Un patetico tentativo di stabilire chi sia lo Scudo migliore, anche se Taha non si è mai espresso su questa strisciante rivalità. Ci conosciamo da due anni e, a parte qualche commento sprezzante, si è sempre comportato come se non esistessi. Di sicuro i suoi ci riproveranno, dopo la cerimonia del tè. Finora ho rifiutato perché mi sembrava una gran perdita di tempo, e non cambierò idea proprio adesso, anche se lui continua a fissarmi con quel suo sguardo gelido dall’altra parte della sala delle cerimonie. Chiunque conosca la sua fama di arciere talentuoso e veggente, capace di controllare la mente dei falchi –e a Qalia la conoscono tutti –, si immaginerebbe un giovane uomo dallo sguardo affilato. E invece gli occhi di Taha so-
Spice Road
no placidi in modo a dir poco disturbante, dello stesso verde sbiadito delle praterie che hanno visto troppo sole e poca pioggia.
La cerimonia del tè prevede che i presenti osservino con attenzione i gesti della persona incaricata di preparare la Spezia, ma vorrei che giusto per questa volta Taha mettesse da parte la tradizione e la piantasse di controllare ogni mia singola mossa. Sciolgo il cordoncino del sacchetto di seta che contiene la misra e prendo dei bastoncini di corteccia. Sono stati prelevati con cura dall’antico albero di misra che si trova nel Santuario di Qalia, non molto distante da qui. Si fa così ormai da un millennio. Ho celebrato talmente tante volte la cerimonia del tè che potrei farlo a occhi chiusi, eppure ciò che stringo tra le mani non smette mai di suscitare la mia meraviglia. È pura magia.
La luce delle lanterne si riflette sulle striature dorate della corteccia. La porto al naso e inspiro a fondo, prima di passarla a tutti gli altri Scudi nella stanza. Forse anche loro sperano di decifrare il vero profumo della misra. Una volta ho pensato avesse l’odore della vita stessa. Un’altra, che profumasse di stelle e di sogni. Questa mattina è amara come la cenere spenta di un fuoco bruciato da tempo. L’odore di una persona scomparsa ma non dimenticata. Mi fa pensare ad Atheer.
È passato un anno dall’ultima volta che ho visto il mio fratello maggiore e mio migliore amico. Ero inginocchiata a preparare la misra, proprio come adesso, ma a casa mia. Al tempo, la Spezia aveva ancora un buon odore. Atheer si era avvicinato, voleva parlarmi. Come sempre, si portava dietro quella sua vaga e misteriosa aria di disperazione.
«Nella vita esistono cose più importanti del dovere e delle regole, Imani»
Capitolo 1
«Per esempio?» A quel punto nei suoi occhi si era acceso un bagliore cupo, arido come le ultime luci del giorno che si riflettono su una spada smussata.
«La verità» mi aveva spiegato a bassa voce. «La verità è la cosa più importante, e infatti vale la pena sacrificare tutto per ottenerla. E io l’ho vista». Dopo quella frase, era rimasto in attesa. Di cosa, non lo so. Ma nei mesi prima della sua scomparsa sembrava che non facesse altro. Perennemente in attesa di qualcosa. Quel giorno, però, io ero rimasta in silenzio. Dopo un po’, Atheer era uscito di casa e non era più tornato. Non gli ho mai chiesto quale fosse, quella verità. Non volevo saperlo.
Poso la corteccia nel mortaio di pietra. Stringo i pugni per fermare il tremito delle dita, poi prendo il pestello e inizio a macinare. L’aroma inonda la stanza, sale fino al soffitto e si insinua tra le fibre del tappeto. Arriccio il naso, mi brucia la gola. Trattengo un colpo di tosse. La mia caposquadra, Sara, è inginocchiata in prima fila e aspira a pieni polmoni. Per lei la Spezia è gradevole, come la savana dopo un temporale o il profumo al gelsomino di sua madre. Non sa di roba appassita e parole non dette. Una volta ho chiesto a mia zia Aziza, che è capo dell’Ordine degli Stregoni, perché la Spezia ha un odore diverso da persona a persona, da cerimonia a cerimonia. «Per lo stesso motivo per cui stregoni diversi possiedono affinità diverse: la magia è uno specchio» mi ha spiegato. E allora chissà cosa rivela di me questa amarezza, considerando che è l’unico odore che sento da un po’.
È necessario che la cerimonia si celebri in silenzio, per permettere a coloro che bevono il tè di meditare sul dono del Grande Spirito e di prepararsi a ricevere la magia. Nella stanza ci sono più di venti Scudi, tutti in silenzio, ma la mia mente
Spice Road
non smette di blaterare, e per qualche strana ragione ho paura che loro se ne siano accorti. Come se i pensieri mi scappassero dalle orecchie.
Mentre verso la Spezia nella teiera d’argento, mi viene in mente Atheer.
E mentre il tè riposa in infusione e gli altri meditano, immagino il mondo selvaggio in cui è misteriosamente scomparso. Cosa ha decretato la sua fine? Il sole implacabile, le rabbiose tempeste di sabbia, il gelo della notte? Oppure, come sussurrano alcune lingue crudeli, è stato lui stesso a togliersi la vita, prima che potesse farlo qualcun altro?
Taha si schiarisce la gola. Apro gli occhi. Tutti gli sguardi sono puntati su di me, in attesa. Sento le orecchie andarmi a fuoco. Ondate di calore montano sotto l’armatura di cuoio.
Verso il tè nelle piccole tazze allineate sul vassoio e faccio il giro, distribuendole agli Scudi, poi torno al centro della stanza. È consuetudine aspettare la persona che conduce la cerimonia, perciò gli Scudi si portano la tazza alle labbra solo quando lo faccio io.
Il tè caldo mi scende in gola, pungente, iroso. La magia che contiene è un antico dono del Grande Spirito del Sahir. Serve a proteggere il nostro popolo, e in cambio noi proteggiamo il Sahir dai mostri e dagli estranei. Il patto è questo. Per un certo tempo, la misra permette a chi la beve di controllare un’affinità della terra su cui veglia il Grande Spirito. Per alcuni l’affinità è con la sabbia o il vento. Il mio defunto fratello era un mutapelle, capace di trasformarsi in leone, mentre la mia affinità è con il ferro, in particolare con il pugnale che porto sempre con me. La durata dell’effetto di una tazza di misra dipende dallo stregone: più è versato nella sua arte, più sarà efficiente nell’uso della magia.
Capitolo 1
«Il tè risveglierà in voi un’affinità in armonia con le vostre doti naturali» ci aveva spiegato la zia alla nostra prima lezione privata di magia. «La misra è come una sarta che prende un drappo di seta e confeziona un vestito su misura, cucito solo ed esclusivamente per voi. All’inizio non vi farà una grande impressione, ma col tempo diventerà qualcosa di nuovo eppure del tutto consueto. L’affinità che la misra fa scorrere nelle vostre vene funziona allo stesso modo. Se vorrete padroneggiarla al meglio, dovrete dedicarle anni di studio, allenamento e riflessione».
Sono a metà della mia tazza quando dei colpi veloci da fuori spezzano il silenzio che ci circonda. Una delle porte ad arco della sala delle cerimonie si spalanca. Sulla soglia compare Dalila, la migliore amica della mia sorella minore. Il sudore che le imperla la pelle color mogano e le spalle tese mi mettono subito in allarme.
«Chiedo scusa» ansima, guardando le espressioni solenni degli Scudi riuniti in cerchio.
«Perché interrompi la nostra cerimonia?» la sgrida Taha, alzandosi.
Dalila si fa piccola piccola e si aggrappa alla porta come se ne andasse della sua stessa vita. «Mi dispiace. È solo che… Imani, posso parlarti?»
Finisco al volo il tè, mentre Taha già le si avvicina a passo di marcia. Proprio come il suo famigerato padre, è alto e muscoloso e non si fa scrupoli a usare la sua stazza per intimidire gli altri. Come se non bastasse, con quei lucidi capelli color ebano e la mascella scolpita, è anche attraente. E lo sa benissimo.
«Il silenzio durante la cerimonia del tè è sacro» le ricorda con voce severa, impietosa. «O forse non conosci neppure un principio tanto basilare, ragazzina? Chiudi la porta e aspetta fuori, come avresti dovuto fare sin dall’inizio»
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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2022
con un processo di stampa e rilegatura certificato
100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI
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This book is manufactured by Grafica Veneta S.p.A. with a printing and binding process certified 100% carbon neutral based on PAS 2060 BSI
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Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di febbraio 2022
Stampato e fabbricato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Grafica Veneta spa (Trebaseleghe, PD) nel mese di ottobre 2025
con un processo di stampa e rilegatura certificato
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100% carbon neutral in accordo con PAS 2060 BSI
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A soli diciassette anni, Imani è già una delle guerriere più forti della città di Qalia, impegnata a proteggere il suo popolo dalle creature magiche che infestano le sabbie del deserto. Proprio l’incontro con una di esse, il misterioso djinn Qayn, mette in discussione tutto quello che credeva di sapere su ciò che esiste fuori dai confini della sua terra e sul destino del fratello Atheer, morto da traditore. Insieme a Qayn e all’arrogante guerriero Taha, da sempre suo rivale, Imani parte per un viaggio che farà crollare tutte le sue certezze, donandole in cambio un indomabile spirito di ribellione e la volontà di lottare per la giustizia e la libertà di tutti i popoli del deserto.
























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