Sarò una stella. Prima, o niente!

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UAO Universale d’Avventure e d’Osservazioni

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Si ringraziano per il prezioso aiuto: Élisabeth Platel, direttrice della Scuola di ballo dell’Opéra di Parigi Astrid Boitel, assistente alla direzione della Scuola di ballo dell’Opéra di Parigi Benjamin Beytout, vice direttore commerciale e dello sviluppo dell’Opéra di Parigi

Elizabeth Barféty Sarò una stella. Prima, o niente! disegni di Magalie Foutrier traduzione dal francese di Camilla Diez della stessa serie: Amiche e rivali Perfetta… o quasi Sfide in famiglia Piccola ribelle La più timida spicca il volo A tutti i costi La tournée in Giappone ISBN 978-88-3624-140-8 Prima edizione italiana maggio 2021 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2025 2024 2023 2022 2021 © 2021 Carlo Gallucci editore srl - Roma Titolo dell’edizione originale francese: 20, allée de la Danse. Première ou rien! © 2017 Éditions Nathan, Sejer - Parigi, Francia g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.


Sarò una stella Prima, o niente!

Elizabeth Barféty disegni di Magalie Foutrier traduzione dal francese di Camilla Diez



1 In piedi di fronte allo specchio,

Constance osserva la sua gamba perfettamente tesa. Tiene il piede in mano e alcune gocce di sudore le imperlano la fronte. I lunghi capelli sono legati in un tiratissimo chignon bruno. Constance è un topolino1 anche nei giorni festivi. I piccoli allievi della Scuola di ballo dell’Opéra vengono chiamati affettuosamente petits rats, “topolini”. 1

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Si esercita da mezz’ora davanti alla sbarra mobile che Mamita, sua nonna, ha finalmente acconsentito a regalarle. La giovane ballerina però ha dovuto prometterle di essere ragionevole. Trascorrere i fine settimana e le vacanze a lavorare è fuori discussione! «È assurdo dover dire alla propria nipotina di riposarsi!» aveva esclamato Mamita con una risatina quando le avevano consegnato la sbarra. “Mica tanto” aveva pensato la brunetta. “Con una madre che lavora praticamente tutti i fine settimana, deve essere ereditario!” Helena, la madre di Constance, è dottoranda all’università ed è spesso assente la sera o nel fine settimana per via di lezioni o conferenze. Quindi in genere è

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Mamita a occuparsi della nipotina. Ed è lei che assiste agli eventi della Scuola di ballo dell’Opéra di Parigi, di cui Constance è allieva. Tra poco terminerà il primo anno, chiamato “sesta divisione”. La giovane ballerina si appresta a riprendere gli esercizi quando bussano alla porta della stanza. «È l’ora della merenda!» La voce di Mamita risuona allegramente. «Arrivo!» Constance si asciuga alla svelta la fronte e corre ad aprire la porta. Sua nonna è lì fuori, con un vassoio in mano. «Poi andiamo a fare una passeggiata! C’è un tempo magnifico!» dichiara posando la merenda sul letto.

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La brunetta getta un’occhiata fuori dalla finestra. È vero, splende il sole. Niente di così sorprendente, visto che è giugno, mese sinonimo di caldo e vacanze imminenti… Per Constance, però, quel periodo significa tutt’altro. Sospira: «Non so… Devo lavorare. Mancano solo due settimane agli esami» «Lo so» risponde Mamita. «Ma è stata la stessa direttrice della Scuola a dire che bisognava concedersi un po’ di riposo per recuperare le forze». Tra poco più di quindici giorni Constance farà l’esame di fine anno, quello che deciderà se passerà in quinta divisione, se dovrà ripetere l’anno… o se dovrà addirittura lasciare la Scuola. La posta in gioco è quindi altissima: se fallisce, la

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sua vita intera potrebbe cambiare. Il suo sogno potrebbe spezzarsi. La brunetta non si immagina proprio a riprendere un percorso scolastico tradizionale. E così, più la data fatidica si avvicina, più l’angoscia cresce… e più lei lavora! “Non sarà certo riposandomi che farò progressi” pensa tra sé. «Oggi è lunedì, in teoria devo lavorare» risponde infine alla nonna. «Non è colpa mia se capita in un giorno festivo!» Il sorriso indulgente di Mamita addolcisce un pochino l’umore di Constance, che accetta di fare una pausa. Si siede sul letto e addenta una mela. Sa bene che Mamita si preoccupa per lei e cerca solo di aiutarla. Ma a volte ha l’impressione che, al di fuori degli allievi e degli insegnanti della Scuola, nessuno la

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capisca. Sua madre e sua nonna sembrano pensare che gli esami siano solo una formalità, una specie di conferma delle competenze acquisite durante l’anno, e che Constance non dovrebbe ingigantire le cose a quel modo. “Invece è proprio come un altro esame di ammissione!” si dice. A Scuola i topolini dedicano tutti i pomeriggi alla danza. Come per le lezioni scolastiche normali, vengono valutati regolarmente e ricevono tre pagelle all’anno. Ma contrariamente a quanto accade per le lezioni normali, la media generale ottenuta nella danza conta solo per metà del voto finale, quello che determina il passaggio al corso superiore. L’altra metà è composta dal voto ottenuto il giorno dell’esame finale. È quin-

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di possibile rovinare lunghi mesi di sforzi in pochi minuti… Come se leggesse sul viso della nipote, Mamita le posa una mano sul braccio e dichiara con voce incoraggiante: «Andrà tutto bene. Ricevi solo complimenti, lavori sodo. Ti basterà danzare come fai sempre e andrà tutto liscio». La giovane ballerina fa una smorfia. “Non posso accontentarmi di essere semplicemente nella media il giorno dell’esame. Devo dare il massimo, affinché la signorina Hetter sia fiera di me. Affinché la signorina Pita sappia che mi merito davvero il mio posto nella Scuola”. Annuisce per rassicurare la nonna. Tuttavia, sa già che riprenderà gli esercizi non appena potrà. Anche a costo di lavorare di sera.

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Perché ciò che non dice a Mamita è che ha paura di perdere il controllo nel giorno fatidico. Ha un carattere ansioso. All’inizio dell’anno, durante le Dimostrazioni della Scuola – uno spettacolo all’Opéra Garnier col quale i topolini presentano i loro corsi al pubblico – è andata completamente in confusione e ha lasciato il palcoscenico. Il medico che l’ha visitata in seguito le ha parlato di attacco di panico, di gestione dell’ansia. È stato così che ha incontrato Mila, un’allieva della terza divisione con cui ha legato moltissimo e che le ha fatto scoprire la danza contemporanea. Negli ultimi tempi è riuscita a gestire meglio l’ansia, ha partecipato agli spettacoli, insomma ha fatto tutto come gli altri topolini.

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Ma non per questo si sente al riparo. Teme sempre di lasciarsi sopraffare dall’angoscia. “E poi per gli esami è diverso” si dice. “Non danzerò davanti a un pubblico venuto ad assistere a uno spettacolo, ma davanti a una commissione che osserverà soltanto me. E che mi darà un voto!” Mentre finisce il bicchiere di latte, Mamita batte le mani ed esclama: «Su, hai dieci minuti per cambiarti, poi ce ne andiamo a spasso!» Constance annuisce. Quando sua nonna si mette in testa un’idea… Ma è vero che un po’ d’aria le farà bene. “Le dirò che devo fare i compiti, e riprenderò gli esercizi” decide. Non vede l’ora che arrivi l’indomani, è impaziente di tornare a Scuola. Lì non

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avrà bisogno di nascondersi per lavorare. Lì potrà condividere le sue preoccupazioni con chi la capisce davvero, con chi la ascolta e la sostiene. Con la banda. “La banda” è il soprannome del suo gruppetto di amici. Sei topolini, tutti in sesta divisione, che nonostante i caratteri molto diversi sono davvero inseparabili. Ci sono le due compagne di stanza di Constance all’internato: la dolce Maina e la buffa Zoe. Ma anche Sofia, la timida italiana, Niky, il bel biondino riservato, e infine Jamal, il moretto divertente. “Non vedo l’ora che sia domani!” pensa per la decima volta dalla mattina, dirigendosi verso il bagno. «Mi faccio una doccia veloce e andiamo!» dice a Mamita.

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Il martedì mattina, quando arriva a Scuola, Constance trova rapidamente la banda. I suoi amici stanno disputando una partita di biliardino nel cortile interno che separa l’edificio della danza da quello delle lezioni scolastiche. «Ciao a tutti!» esclama allegra posando la borsa ai suoi piedi. «Allora, chi vince?» «Ah no, non chiederglielo!» le risponde Maina, appoggiata dietro una delle porte. «Oggi non sanno proprio giocare…» Constance ride, pensando che gli altri facciano lo stesso. Ma Jamal brontola: «Che cavolo dici!» Stupita, la brunetta osserva la squadra avversaria: Sofia e Niky restano in silen-

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zio. L’italiana ha i tratti del viso tirati, e anche il biondino ha il volto contratto. Dopo quel lungo fine settimana, Cons­ tance si aspettava un ricongiungimento più entusiasta. “Pare proprio che io non sia l’unica a preoccuparmi per gli esami…” pensa. «Avete finito di monopolizzare il biliardino, nani?» Thomas, un allievo della quinta divisione, li osserva, con le mani sui fianchi. Cons­tance spalanca gli occhi. “Perché è così aggressivo?” si chiede. “Non è da lui”. D’un tratto suona la campanella, impedendo a Jamal di rispondere. Ma lo sguardo torvo che gli lancia è piuttosto eloquente… Constance e Maina si scambiano un sorriso dispiaciuto e si avviano verso la

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loro classe. C’è una strana atmosfera. Elettrica. Atmosfera che si conferma durante la pausa della mattina. La banda scende nel grande parco che circonda la Scuola. Il tempo è bello e gli amici hanno voglia di godersi qualche minuto di sole. Ma non fanno in tempo a uscire che alcune voci attirano la loro attenzione. Due allievi della quarta divisione, che Constance conosce solo di nome, stanno litigando animatamente… «Smettila! Ammetti piuttosto che non è all’altezza!» dice arrabbiato Balthazar, un ragazzo dai capelli ricci. «Anche se è il tuo padrino puoi essere obiettivo, no?» Constance aggrotta le sopracciglia cercando di capire di chi parlano i due

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ballerini. A Scuola vengono chiamati “padrino” e “madrina” gli allievi più grandi, o perfino i membri del Corpo di ballo, che i più giovani scelgono come punto di riferimento. È una tradizione che permette ai nuovi arrivati di essere guidati, sostenuti… e che li aiuta a tenere duro lontano da casa. Spesso tra padrino e figlioccio si crea un legame molto forte, quindi Cons­tance non è stupita del fatto che l’altro allievo, Arthur, un ragazzone biondo dalla carnagione pallidissima, si senta ferito per le frasi dell’amico. «Credi davvero che la tua opinione interessi a qualcuno?» ribatte Arthur con tono sprezzante. «Ti ricordo che la tua variazione è un disastro. Forse è questo, il vero problema! Sei invidioso!»

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L’altro stringe i pugni e bofonchia: «Pensi di essere il migliore di tutti, eh?» «Non sono il peggiore, poco ma sicuro» dice Arthur. «Che significa?» domanda Balthazar facendo un passo avanti, minaccioso. L’amico sta per rispondere quando interviene Sébastien, un sorvegliante della Scuola. Ha notato l’assembramento formatosi attorno ai due giovani ballerini. «Che succede qui?» chiede con tono severo. I due ragazzi si voltano verso di lui, sorpresi. «Niente, tutto bene!» assicura Balthazar. «Nessun problema» aggiunge Arthur. Sébastien li osserva diffidente, poi alla fine annuisce.

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«A ogni modo, è ora di tornare in classe. E vale per tutti quanti! Forza, andate, e in silenzio!» aggiunge girandosi verso gli spettatori. I topolini si disperdono. “Sembrava che stessero per fare a botte” pensa Constance turbata, seguendo gli amici all’interno dell’edificio. “Questo genere di alterco in pubblico è molto raro qui a Scuola…”



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