L’enigma dello Juggernaut

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Ole Nymoen - Wolfgang M. Schmitt

L’enigma dello Juggernaut

Karl e Rosa contro le ingiustizie di Capitalia

disegni di Nick-Martin Sternitzke

traduzione di Angela Ricci

«Il nuovo potere che ha preso il sopravvento non è stato affatto una liberazione. Di sicuro i tuoi genitori sono sempre sfiniti per il troppo lavoro» disse il Vecchio Karl.

«Esatto! Ma chi è che ha in mano questo nuovo potere? Il presidente? O i proprietari delle fabbriche, forse?»

«Loro sono soltanto un prodotto delle circostanze. Il nuovo potere ha un nome, ma non ha volto. O meglio, ha tanti volti. Non importa chi è il proprietario di una o dell’altra fabbrica, né chi promulga le leggi, né chi si occupa di farle rispettare. Tutte queste cose non contano, il vero potere è uno e si chiama Capitale»

«Capitale?» ripeté il Giovane Karl. Era una parola che non aveva mai sentito. «E che significa? Che cos’è il Capitale?»

YOUNG

Ole Nymoen e Wolfgang M. Schmitt

L’enigma dello Juggernaut.

Karl e Rosa contro le ingiustizie di Capitalia disegni di Nick-Martin Sternitzke traduzione dal tedesco di Angela Ricci

ISBN 979-12-221-0861-2

Prima edizione italiana maggio 2025 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2029 2028 2027 2026 2025 © 2025 Carlo Gallucci editore srl - Roma

Titolo dell’edizione originale tedesca: Die kleinen Holzdiebe und das Rätsel des Juggernaut © 2024 Insel Verlag Berlin

Gallucci e il logo sono marchi registrati

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Ole Nymoen – Wolfgang M. Schmitt

L’enigma dello Juggernaut

Karl e Rosa contro le ingiustizie di Capitalia

disegni di Nick-Martin Sternitzke traduzione di Angela Ricci

PARTE I PRIMA…

NESSUNA VIA DI FUGA

Una mostruosità di legno, nel bel mezzo del bosco. Karl non aveva mai visto niente del genere. Voleva solo raccogliere un po’ di legna da ardere durante la sua passeggiata del mattino, ma qualcosa lo aveva spinto a salire in cima alla collina, dalla quale si poteva vedere tutto il villaggio e il bosco che lo circondava.

Nei giorni normali, gli piaceva starsene lì per ore, sdraiato al sole a guardare il paesaggio punteggiato qua e là dai comignoli fumanti di qualche casetta. Quel giorno, però, era diverso. Ad attirare la sua attenzione non era stato ciò che accadeva nel villaggio sotto di lui, ma quello stranissimo aggeggio che troneggiava sulla collina. Karl conosceva bene i carretti con cui i contadini della zona portavano il loro raccolto in cit-

tà quando era giorno di mercato. E visto che suo padre a volte gli permetteva di accompagnarlo, sapeva anche com’era fatta la lussuosa carrozza

sulla quale la regina si faceva trasportare in giro dai suoi sudditi. Ma nemmeno nelle fiabe aveva mai sentito parlare di un veicolo mostruoso come quello che aveva davanti adesso.

Karl si avvicinò con cautela all’aggeggio di legno, aveva una gran paura che potesse partire da un momento all’altro e schiacciarlo. Ma quello rimase immobile, come se volesse lasciarsi ispezionare da lui. Era alto quasi come gli alberi tutto intorno, e largo quanto la minuscola capanna in cui Karl abitava con la sua famiglia.

Era anche pieno di decorazioni, erano dappertutto, tanto che Karl non sapeva da dove cominciare a guardare: sul tetto a piramide sventolavano delle bandierine colorate, all’interno c’era un trono tutto d’oro. Davanti spiccavano due robusti cavalli di legno, che sembravano sul punto di partire al galoppo e trascinare il carro giù per la collina. Però le possenti zampe di quegli animali, sollevate di circa un metro da terra, non si muovevano, e quindi il carro restava fermo lì, come se avesse messo radici.

Più Karl osservava quella mostruosità, più grande si faceva la sua meraviglia. Fino a quel momento la sua esistenza era trascorsa senza grandi sorprese. Come tanti bambini del suo Paese conduceva una vita semplice, aiutava i genitori con il raccolto e le faccende di casa. Metteva piede fuori dal villaggio, composto da poche famiglie, solo quando accompagnava suo padre al mercato, per un paio d’ore al massimo. A parte quelle occasioni, i giorni erano più o meno tutti uguali, solo il mutare delle stagioni portava qualche cambiamento. Adesso, invece, cos’era quell’enigma?

Karl adorava gli enigmi. Sua madre se ne inventava sempre di nuovi per metterlo alla prova e lui, mentre cercava legna da ardere nel bosco o raccoglieva rape nel campo, rimuginava su quei piccoli indovinelli finché la risposta giusta non gli si accendeva nella mente. In quel modo il lavoro diventava un po’ meno monotono. Insomma, era piuttosto allenato nel trovare soluzioni agli enigmi, ma per quanto si sforzasse non riusciva proprio a capire da dove potesse essere arrivato quel mostro di legno.

“Le ruote di un veicolo così grosso devono aver lasciato per forza delle tracce” rifletté, ma il

terreno tutto intorno sembrava intatto. Non c’erano solchi a indicare da dove fosse arrivato. Più Karl ci pensava, più la posizione in cui si trovava il carro gli sembrava assurda: per far salire quel colosso lungo la lieve pendenza erbosa della collina ci sarebbe voluta almeno una dozzina di uomini belli robusti, ed era impossibile che fosse arrivato da altri lati, perché tutto intorno alla radura c’era una fitta boscaglia.

E quello non era nemmeno l’unico enigma!

“Ma di chi è questo carro?” si chiese Karl. Il trono era vuoto, non c’era traccia di un cocchiere e nemmeno di un guardiano.

“Un trono senza re?” Non riusciva proprio a immaginarselo. E poi a chi poteva venire in mente di lasciare un trono incustodito? Chiunque avrebbe potuto sedercisi sopra. A quel punto nella mente di Karl balenò un’ultima domanda, piuttosto preoccupante: com’era possibile che il carro fosse fermo, visto che stava su un terreno così ripido? Ed era proprio sopra il villaggio dove viveva anche la sua famiglia! Tutt’a un tratto ebbe l’impressione che quel veicolo fosse pronto a partire all’attacco, a rotolare giù dalla collina e a travolgere le poche case e i loro abitanti. Era come

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se ci fossero delle mani invisibili a trattenerlo e il minimo soffio di vento potesse metterlo in moto. Karl si guardò intorno allarmato. Non c’era nessuno nei paraggi, era tutto solo con il colosso. Sulla collina non si aggiravano neanche animali: niente volpi, niente uccelli, niente e nessuno. Era sempre più a disagio. A parte il rumore del suo respiro e dei suoi passi, non si sentiva volare una mosca.

All’improvviso, qualcosa cambiò: nuvole grigie coprirono il sole, il cielo sembrò richiudersi, il vento aumentò. Le bandiere sul tetto di legno cominciarono a sventolare. E poi accadde. Il carro cominciò a muoversi, all’inizio in maniera impercettibile. Poi, con un forte schiocco, le ruote si misero a girare e fecero avanzare il mostro di legno, un millimetro dopo l’altro. Karl si spostò di lato e guardò in preda al panico in che direzione il veicolo si stava muovendo. In lontananza riusciva a scorgere il villaggio: il carro sarebbe andato a finire dritto dritto lì, se nessuno lo fermava. Corse accanto a una delle ruote anteriori e tentò disperato di bloccarla. Si oppose con tutto il suo peso, si sforzò più che poteva, ma il carro era troppo pesante. Poi anche le decorazioni presero

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L’enorme carro prendeva sempre più velocità e nessuno, né uomini né forze naturali, erano in grado di fermarlo. Impotente, Karl lo guardò schiacciare rami e pietre e accelerare inesorabilmente.

A quel punto si rese conto che nessun altro si era accorto della minaccia! Cominciò a scendere lungo il pendio urlando come un pazzo per svegliare gli abitanti del villaggio addormentati e avvisarli. Ma era troppo lontano, nessuno poteva sentirlo. Disperato, si mise a rincorrere il carro, che nel frattempo rotolava giù per la collina a tutta velocità. Prima superò il ruscello che scorreva tra il bosco e il villaggio, poi travolse gli alberi da frutta ai margini dell’abitato. I meli e i ciliegi sotto ai quali Karl si era sdraiato tante volte nei caldi pomeriggi d’estate furono abbattuti e sradicati nel giro di un istante. Ma lui non aveva tempo per piangerli, per-

- 13vita. Come per magia, le bandiere in cima si unirono a formare una vela, che fu gonfiata dal vento e permise al veicolo di accelerare. I cavalli di legno si svegliarono dal loro immobile sonno. Non arrivavano fino a terra con gli zoccoli, ma provarono a colpire Karl, che li schivò all’ultimo secondo e si gettò a terra accanto al mostro. Era troppo tardi, non poteva più fare nulla.

ché il carro non accennava a fermarsi. Non sembrava danneggiato dagli urti, tutto il contrario: era come se avesse incorporato in sé gli alberi, e infatti era diventato ancora più grande. Quando la polvere che aveva sollevato si diradò, Karl lo vide sfondare un recinto in lontananza. Le assi furono sbalzate in aria e il mostro di legno le inglobò. Quel recinto era l’ultimo ostacolo che lo separava dalle case. Nel frattempo Karl era arrivato abbastanza vicino al villaggio da farsi udire.

«Attenzione, allarme!» gridò con tutto il fiato che aveva. Nel sentire le sue urla terrorizzate, i contadini aprirono le porte delle case e, ancora assonnati, si affacciarono a guardare la strada. Ma era troppo tardi. Il carro aveva già abbattuto i primi edifici e si apprestava a radere al suolo tutto il villaggio. Quando giunse davanti alla casa della famiglia di Karl si udì uno schianto… e Karl si svegliò.

Ole Nymoen è un giornalista esperto di temi sociali ed economici, di cui parla nel podcast che conduce insieme a Wolfgang M. Schmitt.

Wolfgang M. Schmitt è un critico letterario e cinematografico, con Ole Nymoen si è occupato anche del fenomeno degli influencer, al quale ha dedicato un libro.

Nick-Martin Sternitzke è giornalista e autore radiotelevisivo. L’enigma dello Juggernaut è il suo esordio come illustratore.

I più forti siamo noi, perché siamo tanti. Siamo in grado di cambiare le cose

Nel regno di Feudalia la vita segue il ritmo delle stagioni. Adulti e bambini mandano avanti le fattorie e le giornate trascorrono senza sorprese. Ma le cose stanno per cambiare. Dalla vicina isola di Capitalia è arrivato il progresso, che promette benessere per tutti, una vita cittadina più emozionante e un lavoro meno faticoso di quello nei campi. Sembra tutto perfetto, ma Karl e Rosa, due intraprendenti ragazzini di Feudalia, cominciano a sospettare che si tratti di un gigantesco inganno. Nessuno degli adulti sembra essersene accorto, perciò spetterà ai ragazzi lottare per riconquistare la libertà perduta, risolvendo il misterioso e terribile “enigma dello Juggernaut”.

“Un libro nella migliore tradizione della letteratura per ragazzi“

Die Zeit

“Una storia avvincente, che sarebbe piaciuta a Karl Marx“ Bayerischer Rundfunk KulturWelt

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