Interno corte

Francesco La Rocca Nazarena, la nonnina ribelle che ama i bagni d’aria, abita al primo piano. Sullo stesso pianerottolo c’è Nina, che insieme al fratello immagina i dinosauri in orbita nello spazio. E poi Mattia, che colleziona fossili di montagna, e Ayyoub che origlia i discorsi dal ricevitore del citofono: le storie degli inquilini di un palazzo di ringhiera si snodano una dopo l’altra durante l’esplosivo appuntamento che periodicamente la vita impone: l’assemblea condominiale.

Francesco La Rocca

Francesco La Rocca è nato a Torino nel 1983. Ha studiato Diritti Umani e lavora nel sociale. L’esperienza lo ha portato a scrivere storie del quotidiano declinato al fantastico. Interno corte è la sua prima pubblicazione. I disegni sono di Moisi Guga (Shkodër, Albania, 1988). Laureato in grafica d’arte all’Accademia Albertina, vive anche lui a Torino, dividendosi tra il disegno e una cooperativa sociale.

INTERNO CORTE

INTERNO CORTE

Le tre scale si aprono sul limite interno dell’androne: diciotto gradini per rampa, due rampe per piano, tre piani per scala.

Ogni pianerottolo è pavimentato con la stessa pietra del cortile tagliata, levigata e composta a mosaico con decori geometrici differenziati per piano. Dal primo all’ultimo: esagono, fiore, picca.

disegni di Moisi Guga

Francesco La Rocca Nazarena, la nonnina ribelle che ama i bagni d’aria, abita al primo piano. Sullo stesso pianerottolo c’è Nina, che insieme al fratello immagina i dinosauri in orbita nello spazio. E poi Mattia, che colleziona fossili di montagna, e Ayyoub che origlia i discorsi dal ricevitore del citofono: le storie degli inquilini di un palazzo di ringhiera si snodano una dopo l’altra durante l’esplosivo appuntamento che periodicamente la vita impone: l’assemblea condominiale.

Francesco La Rocca

Francesco La Rocca è nato a Torino nel 1983. Ha studiato Diritti Umani e lavora nel sociale. L’esperienza lo ha portato a scrivere storie del quotidiano declinato al fantastico. Interno corte è la sua prima pubblicazione. I disegni sono di Moisi Guga (Shkodër, Albania, 1988). Laureato in grafica d’arte all’Accademia Albertina, vive anche lui a Torino, dividendosi tra il disegno e una cooperativa sociale.

INTERNO CORTE

INTERNO CORTE

Le tre scale si aprono sul limite interno dell’androne: diciotto gradini per rampa, due rampe per piano, tre piani per scala.

Ogni pianerottolo è pavimentato con la stessa pietra del cortile tagliata, levigata e composta a mosaico con decori geometrici differenziati per piano. Dal primo all’ultimo: esagono, fiore, picca.

disegni di Moisi Guga

uG universale Gallucci

Francesco La Rocca Interno corte disegni di Moisi Guga ISBN 978-88-3624-298-6 Prima edizione settembre 2021 ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 anno 2025 2024 2023 2022 2021 © 2021 Carlo Gallucci editore srl - Roma Opera selezionata dalla redazione tra i progetti inviati a proposte@galluccieditore.com per lo spazio della “Bacheca delle storie” su: g a l l u c c i e d i t o r e. c o m Gallucci e il logo

sono marchi depositati

Il marchio FSC® garantisce che questo volume è realizzato con carta proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile e da altre fonti controllate, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. L’FSC® (Forest Stewardship Council®) è una Organizzazione non governativa internazionale, indipendente e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri gruppi ambientalisti e sociali, proprietari forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione delle foreste in tutto il mondo. Per maggiori informazioni vai su https://ic.fsc.org/en e https://it.fsc.org/it-it Tutti i diritti riservati. Senza il consenso scritto dell’editore nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma e da qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, né fotocopiata, registrata o trattata da sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni.

Francesco La Rocca

Interno corte

disegni di Moisi Guga

INGRESSO

“Il cane si chiama Bonarda, è dell’enoteca di via Silvio Pellico: è innamorato”.

Un pezzo di carta pende sotto l’ultimo nome inciso nella placca dorata del citofono Occhipinti/Marcon. Il portone è in legno di castagno, alto tre metri e venti, largo due. Sul battente destro è inciso un piccolo portale per l’ingresso pedonale, fissato ai lati da quattro cerniere. La bordatura è in ottone, come maniglie, batacchi, paracolpi e citofono. La serratura a scatto è del 1994.

Tetto in coppi rossi con tegole fermaneve, muri esterni in materiale litocementizio con inserti decorativi in gesso bianco.

Bonarda è alto quaranta centimetri, ha le zampe anteriori poco più corte di quelle posteriori e leggermente ricurve verso l’esterno. Il muso bianco e tozzo si allun-

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ga fino a un tartufo rosa, mentre il capo, piccolo ma proporzionato, è sormontato da due morbide orecchie, beige come il resto del corpo. Dall’età di quattro anni Bonarda si siede davanti al portone del palazzo di via Silvio Pellico in attesa di un suo abitante. Il foglio è stato appeso per evitare che sia chiamata nuovamente la protezione animali.

Il marciapiede oltrepassa il portone e raggiunge i tre gradini interni in pietra di Luserna. La madonnina in gesso nella nicchia dell’androne è stata illuminata da una lampadina a incandescenza fino al 2005; oggi è spenta.

Ai lati due portici conducono alle scale padronali con affaccio su strada. La terza, quella per gli appartamenti di servizio, parte dal fondo del cortile lastricato con ciottolato in pietra di fiume. Al centro un tombino per lo scolo delle acque reflue gorgoglia più del dovuto il lunedì e il venerdì mattina, probabilmente a causa della lavanderia a gettoni. Le tre scale si aprono sul limite interno dell’androne: diciotto gradini per rampa, due rampe per piano, tre piani per scala. Ogni pianerottolo è pavimentato con la stessa pietra del cortile tagliata, levigata e composta a mosaico con decori geometrici differenziati per piano. Dal primo all’ultimo: esagono, fiore, picca. Le inferriate laterali in ferro battuto sono

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identiche per tutte le scale del palazzo, mentre il legno del mancorrente è più consumato su quella interna, dove manca l’ascensore. Le balaustre sono interrotte su ogni pianerottolo da un pesante putto in ghisa nera.

Sulla scala destra i gradini sono vistosamente consumati fino al primo piano, a causa del mancato pagamento del nuovo impianto di risalita (installato su delibera condominiale dalla ditta Calligaris) da parte del dottor Merlo.

Primo pianerottolo, appartamenti 1 e 2 Scala A. Porta destra in noce a due battenti con decori liberty e sportellino mobile in metallo. Dalla fessura posta a mezza altezza fuoriescono due opuscoli pubblicitari e una busta bianca: “Studio Gioè Maurizio: per convocazione Assemblea ordinaria - Appartamento 1A, Suppo”.

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SCALA A

PRIMO PIANO Appartamento 1A - Fam. Suppo

I cosmosauri

L’universo è l’insieme di quel che è, di quel che è stato e di quel che sarà…

«Mamma, posso cambiare adesso?»

«No» le aveva detto per la terza volta.

Il documentario sul terzo canale era cominciato già da un po’, aveva pensato che fosse una buona idea. E poi lei doveva andare all’Assemblea, questa volta non poteva proprio saltare; l’ordine del giorno prevedeva ben tre voci di spesa, e non voleva pagare per delle nuove applique nell’androne. «Ragazzi, devo uscire, Nina gioca con tuo fratello per favore. Io tra un’oretta al massimo sono a casa, va bene?» aveva urlato alla figlia dall’ingresso mentre raccoglieva le chiavi sul comò.

«Ok» aveva risposto con indifferenza la ragazzina, tentando inutilmente di cambiare canale.

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Secondo recenti studi sono gli uccelli, non i rettili, i discendenti del Tyrannosaurus Rex… Il più piccolo non si era neanche accorto della porta che sbatteva dietro le spalle della madre. Era rimasto seduto davanti allo schermo per tutto il tempo.

«Nina, hai sentito? Tu lo sapevi che erano uccelli?»

«Ma chi, i dinosauri? Certo che lo sapevo» gli aveva risposto lei in tono convinto. «Lo sapevo perché una volta c’era un dinosauro viola con tre corna bianche, e tutta una corona che era viola più scuro. Camminava così: destra, sinistra, e poi destra e sinistra, perché era sulla sabbia e lui pesava molto e faceva fatica. E poi aveva anche caldo perché aveva le piume addosso, come quelle che tengono caldo» «Non è vero che aveva le piume» «Sì invece» l’aveva zittito lei prima di continuare. «E infatti poi a un certo punto cade per terra, e così fa un gran rumore che tutti gli animali intorno scappano. Ha la lingua di fuori, perché vuole l’acqua ma non la trova e ha molta sete. C’era molto caldo perché era caduto un meteorite dal cielo che aveva alzato un sacco di polvere, e tutti tossivano fortissimo. Poi i vulcani avevano cominciato a fare la lava. E la lava aveva fatto diventare ancora più caldo, come se fosse sempre d’estate, che

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però non era bello come oggi, ma molto più caldo. E siccome lui era tanto pesante, non era riuscito a volare via come gli altri dinosauri. Perché non è che sono morti tutti, i dinosauri, solo qualcuno è morto. Gli altri, quando hanno sentito il rumore del meteorite, sono volati via spaventati. Come quando i piccioni volano via perché batti i piedi» «Quindi i piccioni quando batto i piedi credono che è un meteorite che cade?»

«Sì, per quello scappano» gli aveva risposto la sorella rapida. «E tu non lo sai, perché sei ancora piccolo, ma quelli che sono volati via erano un sacco, molti più di quegli altri che poi sono morti. C’erano quelli con le piume rosa e anche quelli con le piume gialle e azzurre insieme; però non stavano qui da noi. Vivevano lontano, in quei posti dove gli animali sono colorati, tipo la giungla o la Terra di Ooo. E mentre loro volavano nel cielo, sotto veniva sempre più caldo e c’era sempre più lava, che non potevano mai scendere perché se tocchi la lava anche solo con un dito poi ti trasformi tutto in pietra. E allora non sapevano come fare, perché dovevano sempre stare in aria e non potevano mai riposarsi. Per bere stavano con il muso in su e la bocca aperta, che se pioveva così bevevano. Per mangiare ogni tanto davano

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dei morsi in aria, e se erano fortunati trovavano degli insetti; che gli insetti quando c’erano loro non erano come adesso, ma molto più grandi, e quindi era come mangiare il pollo. Però non potevano stare in cielo per sempre, anche se ci sono stati un sacco, più di un anno» «E dopo, come hanno fatto?»

«E dopo hanno fatto, che adesso non mi ricordo bene» aveva replicato lei, girando lo sguardo verso l’alto. «Ma credo che quando finisce anche l’ultimo albero e si scioglie anche la montagna più alta, allora i dinosauri non hanno più nessun posto dove posarsi, e decidono che l’unica cosa da fare è volare ancora più su. Però a un certo punto vanno così in alto che non sanno più dove sono, perché è tutto buio e ci sono solo le stelle intorno e riescono a volare senza dover usare le ali perché sono arrivati fino allo spazio. Alcuni si spaventano tanto e poi muoiono e cadono giù, altri invece sono così contenti che decidono di rimanere lì per sempre, anche se devono trattenere il fiato per tantissimo. E quindi vanno ancora più in alto nello spazio e prendono un gran respiro, come quando si fa il bagno nella vasca e si mette la testa sotto».

Il bambino era rimasto nella stessa posizione ad ascoltare per tutto il tempo. Con le gambe incrociate e

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la luce dello schermo ormai lasciata a se stessa, fissava la sorella ammutolito.

«Stai bene?» gli aveva chiesto lei a un certo punto, quasi preoccupata.

«Sì, ma io lo sapevo che erano nello spazio» aveva infine dichiarato lui con sollievo, dopo qualche minuto di silenzio. «Perché io infatti pensavo che sono andati tutti nello spazio e sono diventati anche enormi, perché lassù anche se sei grosso più di tutti non c’è problema perché tanto voli lo stesso. Sono diventati così grandi che alcuni adesso sono anche più grandi dei pianeti. E anche se non ci sono più gli insetti giganti, possono lo stesso mangiare perché morsicano i pianeti: per esempio quando vedi la luna che è solo un pezzo è perché l’ha morsicata un cosmosauro e poi quando torna rotonda è perché è ricresciuta. È così che fanno anche con tutti gli altri pianeti, e anche con le stelle».

Il rumore delle chiavi nella toppa ci aveva messo più del dovuto a raggiungere le orecchie dei bambini, seduti davanti al televisore ancora acceso. Poi la grossa porta blindata aveva fatto il suo solito pesante tonfo: mamma era tornata a casa.

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Francesco La Rocca Nazarena, la nonnina ribelle che ama i bagni d’aria, abita al primo piano. Sullo stesso pianerottolo c’è Nina, che insieme al fratello immagina i dinosauri in orbita nello spazio. E poi Mattia, che colleziona fossili di montagna, e Ayyoub che origlia i discorsi dal ricevitore del citofono: le storie degli inquilini di un palazzo di ringhiera si snodano una dopo l’altra durante l’esplosivo appuntamento che periodicamente la vita impone: l’assemblea condominiale.

Francesco La Rocca

Francesco La Rocca è nato a Torino nel 1983. Ha studiato Diritti Umani e lavora nel sociale. L’esperienza lo ha portato a scrivere storie del quotidiano declinato al fantastico. Interno corte è la sua prima pubblicazione. I disegni sono di Moisi Guga (Shkodër, Albania, 1988). Laureato in grafica d’arte all’Accademia Albertina, vive anche lui a Torino, dividendosi tra il disegno e una cooperativa sociale.

INTERNO CORTE

INTERNO CORTE

Le tre scale si aprono sul limite interno dell’androne: diciotto gradini per rampa, due rampe per piano, tre piani per scala.

Ogni pianerottolo è pavimentato con la stessa pietra del cortile tagliata, levigata e composta a mosaico con decori geometrici differenziati per piano. Dal primo all’ultimo: esagono, fiore, picca.

disegni di Moisi Guga

Francesco La Rocca Nazarena, la nonnina ribelle che ama i bagni d’aria, abita al primo piano. Sullo stesso pianerottolo c’è Nina, che insieme al fratello immagina i dinosauri in orbita nello spazio. E poi Mattia, che colleziona fossili di montagna, e Ayyoub che origlia i discorsi dal ricevitore del citofono: le storie degli inquilini di un palazzo di ringhiera si snodano una dopo l’altra durante l’esplosivo appuntamento che periodicamente la vita impone: l’assemblea condominiale.

Francesco La Rocca

Francesco La Rocca è nato a Torino nel 1983. Ha studiato Diritti Umani e lavora nel sociale. L’esperienza lo ha portato a scrivere storie del quotidiano declinato al fantastico. Interno corte è la sua prima pubblicazione. I disegni sono di Moisi Guga (Shkodër, Albania, 1988). Laureato in grafica d’arte all’Accademia Albertina, vive anche lui a Torino, dividendosi tra il disegno e una cooperativa sociale.

INTERNO CORTE

INTERNO CORTE

Le tre scale si aprono sul limite interno dell’androne: diciotto gradini per rampa, due rampe per piano, tre piani per scala.

Ogni pianerottolo è pavimentato con la stessa pietra del cortile tagliata, levigata e composta a mosaico con decori geometrici differenziati per piano. Dal primo all’ultimo: esagono, fiore, picca.

disegni di Moisi Guga