MISTERO A PANCAKE COURT
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Annie Barrows + disegni di Sophie Blackall traduzione di Paola Mazzarelli
Annie Barrows
Ely + Bea. Mistero a Pancake Court
disegni di Sophie Blackall
traduzione dall’inglese di Paola Mazzarelli
979-12-221-0080-7
Prima edizione italiana giugno 2016
Seconda edizione ottobre 2020
Nuova edizione luglio 2023
ristampa 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0
anno 2027 2026 2025 2024 2023
© 2016 Carlo Gallucci editore srl - Roma
A Victoria Rock, mentore, stratega e compagna di ribellioni, con gratitudine
A. B. + S. B.
Ivy + Bean take the case testo © 2013 Annie Barrows illustrazioni © 2013 Sophie Blackall
Pubblicato per la prima volta in lingua inglese da Chronicle Books LLC, San Francisco, California
Gallucci e il logo sono marchi registrati
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g a l l u c c i e d i t o r e . c o m
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INDICE IN BIANCO E NERO E SUPERTOSTO 5 INVETISGATORE PIRVATO 15 SOTTO COPERTURA 27 CONSEGNE URGENTI 34 CHE C’È DI NUOVO? 45 FIATO SOSPESO A PANCAKE COURT 54 VISITE 63 CERCASI PIANO 70 IL MISTERO SI INFITTISCE 83 IL PERICOLO FA SBADIGLIARE 95 LA FINE DELLA CORDA 107 TROVATO! 117
IN BIANCO E NERO E SUPERTOSTO
Bea non aveva il permesso di guardare la televisione. E nemmeno i video. La mamma le lasciava vedere due film a settimana, ma dovevano essere film in cui tutti erano buoni. Non ci dovevano essere parolacce. Né gente cattiva. E nessuno che fumasse, né che andasse in giro mezzo nudo. C’era solo una decina di film che rispettavano tutte quelle regole. Per fortuna a Bea piacevano tutti e dieci. Li guardava e riguardava in continuazione.
La mamma diceva che dieci film non sono mica pochi. E che i bambini dell’età di Bea devono usare la fantasia invece di star sempre incollati alla televisione. Diceva anche che stare fuori all’aria aperta è meglio di un film.
E poi cosa era successo?
L e a v e v a f a t t o g u a r d a r e u n f i l m ! Av e v a detto che era il suo preferito. E che dovevano vederlo tutti almeno una volta nella vita. Si
i n t i t o l a v a S e v e n è c o l p i t o a l c u o r e , m a n o n
c’erano morti e ammazzamenti, e nemmeno gente che duellava con le spade, come aveva
i m m a g i n a t o B e a . E r a l a s t o r i a di un tizio che si chiamava
Al Seven. Un tipo tostiss i m o ! Ta l m e n t e t o s t o
c h e p a r l a v a s e n z a muovere le labbra. E tra le cose che diceva
c ’ e r a n o a n c h e p a r olacce. E poi era un po’ cattivo. Erano tutti un po’ cattivi, in quel film.
E per di più fumavano.
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Non andavano in giro mezzi nudi, questo è vero, ma quella era l’unica regola che rispettavano.
«
C o m e m a i m i f a i v e d e r e q u e s t o f i l m ? » chiese Bea.
«È un grande classico» rispose la mamma. «Uno dei migliori film della storia del cinema»
«Non fare il cacasotto» disse Al Seven a un a l t r o t i z i o n e l f i l m . N o n e r a u n a c o s a m o l t o
gentile da dire, ma Bea finse di non aver senti to, per c hé quel l o er a uno dei m i gl i or i fi l m d e l l a s t o r i a d e l c i n e m a . E r a a n c h e t u t t o i n bianco e nero, ma Bea sapeva che i colori doveva immaginarseli lei. «Cos’hanno di tanto speciale le donne?» si domandava Al Seven
a n d a n d o s e n e m e s t a m e n t e s o t t o l a p i o g g i a .
«Che ti colpiscono al cuore, ecco cos’hanno»
si rispondeva da solo.
E quella era la fine del film.
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La mamma fece un gran sospiro di soddisfazione. «Magnifico, vero? L’hai capito?»
C o s a c ’ e r a d a c a p i r e ? B e a n o n n e a v e v a idea, ma disse di sì. «Da grande voglio essere tale e quale ad Al Seven».
L a m a m m a l e l a n c i ò u n ’ o c c h i a t a s e v e r a . «Spero proprio di no».
“ M a p o i , p e r c h é a s p e t t a r e ? ” p e n s ò B e a . Poteva cominciare a essere Al Seven da subito. Si stravaccò sul divano e mise i piedi sul tavolino. «Ce lo guardiamo di nuovo, compare?» disse.
L’occhiata severa diventò un’occhiataccia. «Non chiamarmi compare e tira giù i piedi dal tavolino».
Non aveva funzionato. Bea tirò giù i piedi. «Le donne» morm o r ò t r a s é « t i c o l p i s c o n o a l cuore».
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A l t r a o c c h i a t a c c i a . « O s s i g n o r e ! » d i s s e l a mamma.
Quella sera Bea stentò a prendere sonno. Continuava a pensare ad Al Seven e al suo mondo in bianco e nero. Non sembrava il mondo vero, quello di Pancake Court in cui viveva lei. Nel mondo di Al Seven erano tutti tostissimi
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e non ridevano quasi mai. Non facevano cose normali, tipo andare a scuola e al supermercato. Camminavano in vicoli bui e tenevano sempre il cappello in testa. Ma la cosa meno normale nel mondo di Al Seven erano i misteri. C’erano misteri dappertutto.
Bea si disattorcigliò dal pigiama e ci pensò su. Un mistero è una domanda di cui non sai la risposta. Nel mondo di Al Seven le domande erano: “Chi ha preso i gioielli di Ester?” oppure: “Dov’era Sammy La Barba la sera del 12 maggio?” Cose così. Lei gioielli non ne aveva e, poco ma sicuro, non conosceva nessuno che si chiamasse Sammy La Barba, però c’erano un mucchio di domande a cui non sapeva rispondere. Milioni di domande. Per esempio: “Chi ha inventato i soldi?” A quella non sap e v a n o r i s p o n d e r e n e m m e n o i g r a n d i . D omande ne aveva molte anche di altro genere.
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Ti po: “Che c os a c ’è dentr o quel c os o di c emento davanti a casa?” “Che cosa c’è dietro il muro di recinzione dei Teng e perché tengono sempre il cancello sbarrato?” “E che cos ’ h a i l p o s t i n o ? ” Q u a n d o f a c e v a q u e l l e d omande, i suoi genitori di solito rispondevano qualcosa tipo: “Non sono fatti tuoi”. Il che voleva dire che una risposta c’era, ma non volevano che lei la sapesse.
B e a f e c e u n s o r r i s o t o s t i s s i m o a l s o f f i t t o buio. C’erano cose che i suoi genitori non volevano farle sapere. Come Sammy La Barba n o n v o l e v a f a r s a p e r e a d A l S e v e n d o v ’ e r a stato la sera del 12 maggio. Ma Al Seven lo aveva scoperto, perché era un investigatore privato. Gli investigatori privati vanno fino in fondo alle cose. Sciolgono gli enigmi, svelano i misteri. Perché si infilano dappertutto. Spiano tutti. Fanno domande a bruciapelo. E poi se
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ne stanno seduti in macchina ad accarezzarsi i l m e n t o f i n c h é n o n t r o v a n o l a r i s p o s t a c h e cercano. E alla fine se ne vanno giù per un vicolo, sotto la pioggia.
B e n e , l e i a v r e b b e f a t t o a l t r e t t a n t o . A c o -
minciare dall’indomani mattina, appena sveglia. «Non sono fatti miei, eh?» mormorò tra sé. «Vedremo!»
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Stampato per conto di Carlo Gallucci editore srl presso Rotomail Italia spa (Vignate, MI) nel mese di giugno 2023
«Un tocco lieve e ironico […] Le protagoniste hanno quell’aria sbarazzina che le rende subito amabili, mai zuccherose»
* Grazia Gotti Zazienews
«Perno della trama sono le due fanciullette, il loro rapporto, la loro curiosità, la capacità di combinare guai, colpa di un’immaginazione assai fervida»
* Alessandra Rota la Repubblica
«Libri scalpitanti di invenzioni e avventure finemente architettate […] Il successo della saga si deve allo stile asciutto e incalzante del racconto e al tocco di perfidia del disegno»
* Giuseppe Lisciani Libero
«Ely + Bea: due ragazzine opposte ma amicissime, oltre 1,5 milioni di copie negli Stati Uniti, serie best-seller nella classifica del “New York Times”»
* Panorama
«Impossibile non amare queste due piccole pesti, sempre ironiche e avventurose»
* Il Tempo
«La delizia è nei dettagli, nella leggerezza e precisione del tratto con cui sono raffigurate le due bambine»
* Booklist