Spagnulo, Giuseppe. Cantico

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GIUSEPPE SPAGNULO. IL CANTICO DELLA MATERIA “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco…” Cantico dei Cantici, VIII, 6

fecondo con i segni liberi e violenti che hanno alla loro origine il fuoco. Fuoco e materia, quindi, solidità della terra e imprevedibilità della fiamma che domina e plasma la terra. La sabbia vulcanica con cui Giuseppe Spagnulo segna e “scrive” le sue carte, o il ferro fuso e solidificato… Materiali investiti dalla passione e dalla violenza creatrice. Il lavoro di Spagnulo ci trasmette un’intensa sensualità: la profonda immersione dello scultore nella materia, nel suo pulsare vitale che si addensa intorno alle possenti armature plastiche, dona alla sua arte una profonda essenza erotica.

“Non c’è nulla di più bello del Cantico dei Cantici”. Le parole che Robert Musil fa esclamare a uno dei personaggi de L’Uomo senza qualità testimoniano l’ammirazione incondizionata di cui da sempre gode questo libretto biblico. Un testo poetico che ha meritato appunto il titolo di Cantico dei Cantici, cioè il “Cantico” per eccellenza, il “canto sublime” dell’amore e della vita. 1.250 parole ebraiche, 117 versetti di dialogo tra un giovane pastore (lo Sposo) e una pastorella (la Sposa). Attribuito simbolicamente a Salomone, padre della poesia sapienziale di Israele, il sovrano della gloria e dello splendore di Gerusalemme, il Cantico dei Cantici è stato verosimilmente redatto in età posteriore, dopo il VI-V secolo a. C. È prima di tutto la celebrazione dell’amore umano, oltre ad essere diventato il testo fondamentale della mistica cristiana, e in esso si intrecciano inscindibilmente sessualità, eros e amore. “Forte come la morte è l’amore”, sono le parole in cui culmina. Meraviglioso impasto di colori e tonalità, il Cantico è un testo ‘mobile’, che non si lascia ridurre o comprimere in uno stampo freddo e fisso. Come l’arte di Spagnulo. Spagnulo lavora nello spazio al confine fra tradizione e innovazione. Tradizione di un fare che conosce empaticamente la materia che tratta, e innovazione nel rinnovare continuamente il concetto di forma. Il caso e il metodo, l’ordine e il disordine: nelle opere di Spagnulo una scabra, arcaica classicità crea un attrito

Provo una grande soddisfazione a lavorare sia con la terracotta sia con l’acciaio, perché in entrambi i casi è il fuoco – sia pure in modo antitetico, là indurendo, qua ammorbidendo – il vero anello di congiunzione della mia ricerca. È questo che mi interessa di più, perché attribuisce all’intervento una dimensione quasi erotica.

Sono parole dello stesso Spagnulo. Non stupisce quindi che l’artista abbia scelto di ispirarsi al poemetto biblico per la sua ultima “opera ambiente”, concepita per questa mostra alla Galleria Il Ponte: Cantico, appunto. Quattro grandi carte dai colori primari: nero intenso, giallo e rosso di cadmio, blu cobalto. Raro è l’uso del colore, in Spagnulo: lo si era già visto, ad esempio, nella splendida Antigone (1980) dove si sprigionava e si espandeva in vibrazioni di luce e d’ombra, in misteriose metamorfosi, nelle 13 carte che

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