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Gaspare Landi (Piacenza 1765 - ivi 1830)
Ritratto di dama Olio su tela cm. 63 x 50
Dopo un irrilevante ingresso nel mondo degli artisti avvenuto a Piacenza, Gaspare Landi che quivi era nato, ebbe la buona ventura di formarsi a Roma, a partire dal 1781, alla scuola di Pompeo Batoni, maestro della cui grandezza il Landi dimostra di prendere atto nei suoi copiosi scritti (un ricco epistolario e un’autobiografia), pur dichiarando di non aver tratto significativi vantaggi da tale discepolato. Il Landi appare come un talento che traendo origine da spiccate doti innate si risolva a compiere uno studioso corso autodidattico, fondato sull’osservazione dei grandi capolavori del passato, fruibili a Roma per la cultura tardo settecentesca meglio che in qualsiasi altro luogo al mondo. Da quella città sostanzialmente non doveva più muoversi, pur con numerosi e prolungati ritorni, soggiorni e spostamenti a Milano e Piacenza dove, d’altronde, ebbe a concludere la sua lunga esistenza operosa. Il Landi reca inoltre al suo attivo un singolare tributo di ammirazione in un’epoca avversissima al Neoclassicismo: una sala retrospettiva alla Biennale di Venezia del 1926. In effetti il Landi tutto teso a cimentarsi in que-
gli esercizi di soggetto elevato e tono aulico accede ad alcune prove come l’Ebe coppiera della Pinacoteca Tosio Martinengo a Brescia, l’Antioco e Stratonice della collezione Mellini a Firenze e la Morte di Camilla custodito nel palazzo Taverna di Roma, e tante altre che non menziono per non protrarre l’enumerazione, in cui si accredita detentore di quella grazia alessandrina, di quella squisitezza idealmente ellenistica che costituisce l’aspetto più nobilmente gratificante dello stile che suole dirsi neoclassico. Un alessandrinismo che non è da intendersi come coacervo di lambiccate minutaglie ma come racchiuso in Landi in una colata fluida di pittura smaltata, animata da quel tanto di aderenza alla realtà che ne corrobora l'immagine. Il fruitore contemporaneo può, a questo punto, aborrire le monumentali composizioni sacre, con figure più grandi del vero, che il Landi si impegnò a compiere per vari duomi, collegiate e cappelle (Piacenza, Bergamo e altrove. Le si può vedere menzionate e illustrate nel catalogo della mostra GaG. Landi, Ritratto di Corona Scotti di Fombio, collezione privata